II Domenica d'Avvento, Domenica Maggiore di II Classe, Semidoppio, colore liturgico violaceo. Commemorazione di San Saba Abate.
Ai Vespri commemorazione di San Nicola Vescovo e Confessore.
Per le peculiarità del Tempo d'Avvento:
Al Breviario
Al Mattutino: Invitatorio, Inno, Antifone (dell'Avvento), Salmi e Versetti dal Salterio, Letture e Responsori dal Proprio del Tempo.
A Lodi: tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi dal Salterio (Schema I); commemorazione dal Proprio dei Santi al 5 Dicembre.
A Prima: tutto dal Salterio tranne l'Antifona presa dal Proprio del Tempo.
A Terza, Sesta e Nona: tutto dal Proprio del Tempo coi Salmi dal Salterio.
A Vespri: tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi dal Salterio; commemorazione dal Proprio dei Santi al 6 Dicembre.
Le Antifone non si raddoppiano, si dicono le Preci a Prima ma non a Compieta.
Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):
II Domenica d'Avvento, Domenica Maggiore di II Classe, Semidoppio, colore liturgico violaceo. Commemorazione di San Saba Abate.
Primi Vespri della Festa di San Nicola Vescovo e Confessore, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione della Domenica.
All'Ufficio della Domenica:
Al Mattutino: Invitatorio, Inno, Letture e Responsori dal Proprio del Tempo, Antifone (dell'Avvento), Salmi e Versetti dal Salterio.
A Lodi: tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi dal Salterio. Commemorazione dal Proprio dei Santi al 5 Dicembre.
A Prima: tutto dal Salterio tranne l'Antifona presa dal Proprio del Tempo.
A Terza, Sesta e Nona: tutto dal Proprio del Tempo coi Salmi soliti.
Le Antifone non si raddoppiano, si dicono le Preci a Prima.
All'Ufficio di San Nicola:
Ai Vespri tutto dal Comune di un Confessore Pontefice con i Salmi indicati (che si prendono dai Primi Vespri del Comune degli Apostoli), Orazione dal Proprio dei Santi (al 6 Dicembre), commemorazione della Domenica dal Proprio del Tempo.
Le Antifone si raddoppiano, le Preci si omettono.
Al Messale
Messa della II Domenica d'Avvento:
- Asperges
- Si dicono tre Orazioni:
- La prima della Messa
- La seconda è la commemorazione di San Saba (al 5 Dicembre)
- La terza di S. Maria (Deus qui de Beatæ Mariæ)
- Credo
- Prefazio della SS. Trinità
- Benedicamus Domino
- Prologo di San Giovanni
Letture del Mattutino (in latino)
AD I NOCTURNUM
Lectio 1
De Isaía Prophéta
Isa 11:1-4
Et egrediétur virga de radíce Iesse, et flos de radíce eius ascéndet. Et requiéscet super eum Spíritus Dómini: spíritus sapiéntiæ et intelléctus, spíritus consílii et fortitúdinis, spíritus sciéntiæ et pietátis; et replébit eum spíritus timóris Dómini: non secúndum visiónem oculórum judicábit, neque secúndum audítum áurium árguet: sed judicábit in justítia páuperes, et árguet in æquitáte pro mansuétis terræ:
Lectio 2, Isa 11:4-7
Et percútiet terram virga oris sui, et spíritu labiórum suórum interfíciet ímpium. Et erit justítia cíngulum lumbórum ejus: et fides cinctórium renis ejus. Habitábit lupus cum agno, et pardus cum hædo accubábit, vitúlus et leo et ovis simul morabúntur, et puer párvulus minábit eos. Vítulus et ursus pascéntur, simul requiéscent cátuli eórum, et leo quasi bos cómedet páleas.
Lectio 3, Isa 11:8-10
Et delectábitur infans ab úbere super forámine áspidis, et in cavérna réguli, qui ablactátus fúerit, manum suam mittet. Non nocébunt, et non occídent in univérso monte sancto meo: quia repléta est terra sciéntia Dómini, sicut aquæ maris operiéntes. In die illa radix Jesse, qui stat in signum populórum, ipsum gentes deprecabúntur, et erit sepúlcrum ejus gloriósum.
AD II NOCTURNUM
Lectio 4
De Expositióne sancti Hierónymi Presbýteri in Isaíam Prophétam
Liber 4 in cap. 11 Isaíæ
Et egrediétur virga de radíce Jesse. Usque ad principium visiónis, vel pónderis Babylónis, quod vidit Isaías, fílius Amos, omnis hæc prophetía de Christo est: quam per partes vólumus explanare, ne simul propósita atque disserta lectóris confundat memóriam. Virgam et flórem de radíce Jesse ipsum Dóminum Judæi interpretántur: quod scilicet in virga regnántis poténtia, in flore pulchritúdo monstrétur.
Lectio 5
Nos autem virgam de radíce Jesse sanctam Mariam Vírginem intélligamus, quæ nullum hábuit sibi frúticem cohæréntem, de qua et supra légimus: Ecce virgo concípiet et pariet fílium. Et flórem, Dóminum Salvatórem, qui dicit in Cántico canticórum: Ego flos campi, et lílium convallium.
Lectio 6
Super hunc ígitur flórem, qui de trunco et radíce Jesse per Mariam Vírginem repénte consúrget, requiéscet Spíritus Dómini: quia in ipso complácuit omnem plenitúdinem divinitátis habitáre corporáliter: nequaquam per partes, ut in ceteris Sanctis: sed juxta Evangélium eórum, quod Hebræo sermóne conscríptum legunt Nazaræi: Descéndet super eum omnis fons Spíritus Sancti. Dóminus autem Spíritus est: et ubi Spíritus Dómini, ibi libertas.
AD III NOCTURNUM
Lectio 7
Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum
Matt 11:2-10
In illo témpore: Cum audísset Joánnes in vínculis ópera Christi, mittens duos de discípulis suis, ait illi: Tu es qui ventúrus es, an álium exspectámus? Et réliqua.
Homilía sancti Gregórii Papæ
Homilia 6 in Evangelia, post initium
Visis tot signis tantísque virtútibus, non scandalizári quisque pótuit, sed admirári. Sed infidélium mens grave in illo scándalum pértulit, cum eum post tot mirácula moriéntem vidit. Unde et Paulus dicit: Nos autem prædicámus Christum crucifíxum, Judǽis quidem scándalum, géntibus autem stultítiam. Stultum quippe homínibus visum est, ut pro homínibus Auctor vitæ morerétur: et inde contra eum homo scándalum sumpsit, unde ei ámplius débitor fíeri débuit. Nam tanto Deus ab homínibus dígnius honorándus est, quanto pro homínibus et indígna suscépit.
Lectio 8
Quid est ergo dicere: Beátus qui non fúerit scandalizátus in me; nisi apérta voce abjectiónem mortis suæ humilitátemque signare? Ac si patenter dicat: Mira quidem facio, sed abjecta pérpeti non dedignor. Quia ergo moriéndo te súbsequor, cavéndum valde est homínibus, ne in me mortem despíciant, qui signa venerántur.
Lectio 9
Sed dimissis Joánnis discípulis, quid de eodem Joánne turbis dicat, audiámus: Quid exístis in desértum vidére? Arúndinem vento agitatam? Quod videlicet non asseréndo , sed negando intulit. Arúndinem quippe mox ut aura contígerit, in partem álteram inflectit. Et quid per arúndinem, nisi carnalis animus designátur? Qui mox ut favore vel detractióne tangitur, statim in partem quámlibet inclinátur?
Traduzione italiana delle Letture del Mattutino
I NOTTURNO
Lettura 1
Dal Profeta Isaia
Isa 11:1-4
Ed uscirà un rampollo dal ceppo di Jesse, e sboccerà un fiore dalla sua radice. E su di esso riposerà lo spirito del Signore: spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà; e lo riempirà lo spirito del timor del Signore: egli non giudicherà secondo quel che si vede cogli occhi, né sentenzierà secondo quel che si ode coll'orecchie ma giudicherà con giustizia i poveri, e sentenzierà con equità in favore degli umili della terra.
Lettura 2, Isa 11:4-7
Ed egli colpirà la terra colla verga della sua bocca, e col soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. E la giustizia sarà la fascia del suoi lombi: e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi. Il lupo abiterà insieme coll'agnello, e il leopardo s'accovaccerà col capretto: il vitello e il leone e la pecora staranno insieme, e un piccolo fanciullo li guiderà. Il vitello e l'orso pascoleranno insieme: i loro piccoli si sdraieranno insieme: e il leone mangerà paglia come il bue.
Lettura 3, Isa 11:8-10
E il bambino da latte scherzerà sulla buca dell'aspide: e un bambino appena slattato introdurrà la mano nella tana del basilisco. Essi non faranno male, e non uccideranno più su tutto il mio santo monte: perché la terra sarà ripiena della cognizione del Signore, come le acque riempiono il mare. In quel giorno le genti invocheranno il rampollo di Jesse, che sta per insegna ai popoli, e il suo sepolcro sarà glorioso.
II NOTTURNO
Lettura 4
Dall'Esposizione di san Girolamo Prete sul Profeta Isaia
Libro 4 sul capo 11 d'Isaia
«Ed uscirà un rampollo dal ceppo di Jesse» Is. 11,1. Fino al principio della visione, o del castigo di Babilonia, che vide Isaia, figlio di Amos, tutta questa profezia si riferisce a Cristo: e noi vogliamo spiegarla partitamente, affinché, proposta e discussa tutta insieme, non confonda la mente del lettore. Il rampollo e il fiore del ceppo di Jesse i Giudei li interpretano per lo stesso Signore: quasi che nel rampollo sia designata la potenza regale e nel fiore la sua bellezza.
Lettura 5
Noi però pel rampollo della radice di Jesse intendiamo la santa Vergine Maria, la quale non s'è mai unita a nessun altro pollone, e della quale sopra abbiam letto: «Ecco che una vergine diventerà madre e darà alla luce un figlio» Is. 7,14. E per il fiore intendiamo il Salvatore, che dice di sé nel Cantico dei cantici: «Io sono il fiore del campo, e il giglio delle valli» Cant. 2,1.
Lettura 6
Su questo fiore dunque, che per mezzo di Maria spunta all'improvviso dal ceppo e dalla radice di Jesse, riposerà lo Spirito dei Signore: poiché «in esso si compiacque di abitare corporalmente tutta la pienezza della divinità» Coloss. 2,9: e non in parte, come negli altri Santi: ma, come leggono i Nazzareni nel loro Vangelo scritto in lingua Ebraica: Discenderà su di lui tutta la sorgente dello Spirito Santo. Ora il Signore è Spirito; e dove è lo Spirito del Signore, ivi è la libertà.
III NOTTURNO
Lettura 7
Lettura del santo Vangelo secondo Matteo
Matt 11:2-10
In quell’occasione: Giovanni udite nella prigione le opere di Cristo, mandò due dei suoi discepoli a chiedergli: Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro? Eccetera.
Omelia di san Gregorio Papa
Omelia 6 sul Vangelo, dopo il principio
Alla vista di tanti segni e di tanti miracoli, nessuno poteva scandalizzarsi, ma ognuno restar meravigliato. Eppure la mente degl'infedeli ne riportò grave scandalo, quando lo vide morire dopo tanti miracoli. Onde Paolo dice: «Noi poi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i Gentili» 1Cor. 1,23. Perché parve stoltezza agli uomini, che l'autore della vita morisse per gli uomini: e l'uomo prese motivo di scandalo in lui, proprio da ciò che doveva eccitarlo a maggior riconoscenza. Poiché tanto più degnamente Dio dev'essere onorato dagli uomini, quanto più indegne cose sostenne per gli uomini.
Lettura 8
Che vuol dire dunque: «Beato chi non si scandalizzerà in me»; se non dichiarare apertamente l'abbiezione e l'umiliazione della sua morte? Come se dicesse apertamente: Io fo, sì, prodigi, ma non disdegno di soffrire abbiezioni. Perché dunque io mi fo simile a te, morendo, gli uomini che venerano i miei miracoli, si guardino bene dal disprezzare in me la morte.
Lettura 9
Ma lasciati i discepoli di Giovanni, ascoltiamo ciò che dello stesso Giovanni dice alle turbe: «Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?». E disse ciò non per affermare (l'esattezza della comparazione) ma per negarla. Infatti la canna appena soffi un'auretta, si piega dall'altra parte. E che si designa per la canna, se non l'animo carnale? Il quale, appena è tocco dal favore o dalla disgrazia, si piega subito dall'una o dall'altra parte.
Ad Primam: il Martirologio del 6 Dicembre 2021
Octavo Idus Decembris, luna secunda.
Parti proprie della Messa (in latino)
INTROITUS
Pópulus Sion, ecce, Dóminus véniet ad salvándas gentes: et audítam fáciet Dóminus glóriam vocis suæ in lætítia cordis vestri. --- Qui regis Israël, inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph. --- Glória Patri --- Pópulus Sion, ecce, Dóminus véniet ad salvándas gentes: et audítam fáciet Dóminus glóriam vocis suæ in lætítia cordis vestri.
COLLECTAE
Orémus. Excita, Dómine, corda nostra ad præparándas Unigéniti tui vias: ut, per ejus advéntum, purificátis tibi méntibus servíre mereámur: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Orémus. Intercéssio nos, quǽsumus. Dómine, beáti Sabbæ Abbátis comméndet: ut, quod nostris méritis non valémus, ejus patrocínio assequámur.
Deus, qui de beátæ Maríæ Vírginis útero Verbum tuum, Angelo nuntiánte, carnem suscípere voluísti: præsta supplícibus tuis; ut, qui vere eam Genetrícem Dei credimus, ejus apud te intercessiónibus adjuvémur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
EPISTOLA
Lectio Epístolæ beati Pauli Apostoli ad Romános.
Rom 15:4-13
Fatres: Quæcúmque scripta sunt, ad nostram doctrínam scripta sunt: ut per patiéntiam et consolatiónem Scripturárum spem habeámus. Deus autem patiéntiæ et solácii det vobis idípsum sápere in altérutrum secúndum Jesum Christum: ut unánimes, uno ore honorificétis Deum et Patrem Dómini nostri Jesu Christi. Propter quod suscípite ínvicem, sicut et Christus suscépit vos in honórem Dei. Dico enim Christum Jesum minístrum fuísse circumcisiónis propter veritátem Dei, ad confirmándas promissiónes patrum: gentes autem super misericórdia honoráre Deum, sicut scriptum est: Proptérea confitébor tibi in géntibus, Dómine, et nómini tuo cantábo. Et íterum dicit: Lætámini, gentes, cum plebe ejus. Et iterum: Laudáte, omnes gentes, Dóminum: et magnificáte eum, omnes pópuli. Et rursus Isaías ait: Erit radix Jesse, et qui exsúrget régere gentes, in eum gentes sperábunt. Deus autem spei répleat vos omni gáudio et pace in credéndo: ut abundétis in spe et virtúte Spíritus Sancti.
GRADUALE
Ex Sion species decóris ejus: Deus maniféste véniet. Congregáte illi sanctos ejus, qui ordinavérunt testaméntum ejus super sacrifícia.
ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Lætátus sum in his, quæ dicta sunt mihi: in domum Dómini íbimus. Allelúja.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.
Matt 11:2-10
In illo tempore: Cum audísset Joánnes in vínculis ópera Christi, mittens duos de discípulis suis, ait illi: Tu es, qui ventúrus es, an alium exspectámus? Et respóndens Jesus, ait illis: Eúntes renuntiáte Joánni, quæ audístis et vidístis. Cæci vident, claudi ámbulant, leprósi mundántur, surdi áudiunt, mórtui resúrgunt, páuperes evangelizántur: et beátus est, qui non fúerit scandalizátus in me. Illis autem abeúntibus, cœpit Jesus dícere ad turbas de Joánne: Quid exístis in desértum vidére? arúndinem vento agitátam? Sed quid exístis videre? hóminem móllibus vestitum? Ecce, qui móllibus vestiúntur, in dómibus regum sunt. Sed quid exístis vidére? Prophétam? Etiam dico vobis, et plus quam Prophétam. Hic est enim, de quo scriptum est: Ecce, ego mitto Angelum meum ante fáciem tuam, qui præparábit viam tuam ante te.
OFFERTORIUM
Deus, tu convérsus vivificábis nos, et plebs tua lætábitur in te: osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam, et salutáre tuum da nobis.
SECRETAE
Placáre, quǽsumus, Dómine, humilitátis nostræ précibus et hóstiis: et, ubi nulla suppétunt suffrágia meritórum, tuis nobis succúrre præsídiis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Sacris altáribus, Dómine, hóstias superpósitas sanctus Sabbas Abbas, quǽsumus, in salútem nobis proveníre depóscat.
In mentibus nostris, quæsumus, Dómine, veræ fídei sacraménta confírma: ut, qui concéptum de Vírgine Deum verum et hóminem confitémur; per ejus salutíferæ resurrectiónis poténtiam, ad ætérnam mereámur perveníre lætítiam. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
PRAEFATIO DE SS. TRINITATE
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in unius singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne veræ sempiternǽque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur æquálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre quotídie, una voce dicéntes: (Sanctus).
COMMUNIO
Jerúsalem, surge et sta in excélso, et vide jucunditátem, quæ véniet tibi a Deo tuo.
POSTCOMMUNIO
Orémus. Repléti cibo spirituális alimóniæ, súpplices te, Dómine, deprecámur: ut, hujus participatióne mystérii, dóceas nos terréna despícere et amáre cœléstia. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Orémus. Prótegat nos, Dómine, cum tui perceptióne sacraménti beátus Sabbas, pro nobis intercedéndo: ut et conversatiónis ejus experiámur insígnia, et intercessiónis percipiámus suffrágia.
Grátiam tuam, quæsumus, Dómine, méntibus nostris infúnde: ut, qui, Angelo nuntiánte, Christi, Fílii tui, incarnatiónem cognóvimus; per passiónem ejus et crucem, ad resurrectiónis glóriam perducámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Traduzione italiana
INTROITO
Popolo di Sion, ecco il Signore verrà a salvare tutte le genti: il Signore farà udire la gloria della sua voce inondando di letizia i vostri cuori. --- Ascolta, tu che reggi Israele, tu che guidi Giuseppe come un gregge. --- Gloria --- Popolo di Sion, ecco il Signore verrà a salvare tutte le genti: il Signore farà udire la gloria della sua voce inondando di letizia i vostri cuori.
COLLETTE
Preghiamo. Eccita, o Signore, i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito, affinché, mediante la sua venuta, possiamo servirti con ànime purificate: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo. Fa', o Signore, che l'intercessione del beato Saba Abate ci ottenga di raggiungere con il suo patrocinio ciò che non possiamo avere coi nostri meriti.
O Dio, tu hai voluto che all'annuncio dell'angelo, il tuo Figlio si incarnasse nel seno della beata Vergine Maria: concedi a noi di essere aiutati presso di te dall'intercessione di Colei che crediamo vera Madre di Dio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
EPISTOLA
Lettura dell'Epistola di San Paolo Apostolo ai Romani.
Rom 15:4-13
Fratelli: Tutto ciò che è scritto lo è per nostro insegnamento: perché per la pazienza e la consolazione che ci danno le Scritture, noi abbiamo la speranza. Il Dio di pazienza e di consolazione vi conceda di avere gli stessi sentimenti tra voi secondo Gesú Cristo, affinché con una sola ànima e con una sola bocca possiate glorificare Dio, Padre del Signore nostro Gesú Cristo. E perciò accoglietevi gli uni gli altri come vi ha accolto il Cristo per la gloria di Dio. Perché io dico che il Cristo Gesú è divenuto ministro dei circoncisi per essere fedele alle promesse di Dio e mantenere quanto promise ai padri; mentre i gentili rendono gloria a Dio per la sua misericordia come è scritto: Per la qual cosa io ti loderò in mezzo ai gentili, o Signore, e inneggerò al tuo nome. Ed è anche scritto: Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo. E anche: Lodate il Signore, voi genti tutte, e voi popoli tutti celebratelo. E pure Isaia dice: Spunterà il germoglio di Iesse e Colui che sorge per regnare sui popoli, e in Lui gli uomini spereranno. Iddio della speranza vi ricolmi di ogni gioia e pace nel credere, onde abbondiate nella speranza per virtú dello Spirito Santo.
GRADUALE
Da Sion, ideale bellezza: appare Iddio raggiante. Radunategli i suoi santi, che sanciscono il suo patto col sacrificio.
ALLELUIA
Alleluia, alleluia. Mi sono rallegrato in ciò che mi è stato detto: andremo nella casa del Signore. Allelúia.
VANGELO
Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.
Matt 11:2-10
In quel tempo: Non appena Giovanni, nel carcere, sentí delle opere del Cristo, mandò due suoi discepoli a chiedergli: Sei tu quello che deve venire o attenderemo un altro? E Gesú rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete udito e visto. I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti resuscitano, i poveri sono evangelizzati: ed è beato chi non si scandalizzerà di me. Andati via quelli, Gesú incominciò a parlare di Giovanni alla folla: Cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ecco, quelli che vestono mollemente abitano nelle case dei re. Ma cosa siete andati a vedere? Un profeta? Vi dico anzi: piú che un profeta. Questi in vero è colui del quale è scritto: Ecco mando il mio angelo avanti a te, affinché ti prepari la via.
OFFERTORIO
O Dio, rivongendoti a noi ci darai la vita, e il tuo popolo si rallegrerà in Te: mostraci, o Signore, la tua misericordia, e concedici la tua salvezza.
SECRETE
O Signore, Te ne preghiamo, sii placato dalle preghiere e dalle offerte della nostra umiltà: e dove non soccorre merito alcuno, soccorra la tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Per intercessione del santo Abate Saba o Signore, queste offerte deposte sull'altare giovino alla nostra salvezza.
Conferma, o Signore, nelle nostre anime i misteri della vera fede, affinché noi che proclamiamo vero Dio e vero uomo Colui che fu concepito dalla Vergine, per la potenza della sua resurrezione salvifica meritiamo di giungere all’eterna gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PREFAZIO DELLA SS. TRINITÀ
È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigénito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Cosí che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l’unità nell’essenza e l’uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: (Sanctus).
COMUNIONE
Sorgi, o Gerusalemme, e sta in alto: osserva la felicità che ti viene dal tuo Dio.
POST-COMUNIONE
Preghiamo. Saziàti dal cibo che ci nutre spiritualmente, súpplici Ti preghiamo, o Signore, affinché, mediante la partecipazione a questo mistero, ci insegni a disprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo. Ci protegga, o Signore, insieme al tuo sacramento che abbiamo ricevuto l'intercessione del beato Saba Abate; affinché della sua vita seguiamo gli esempi e della sua protezione sentiamo gli effetti.
Infondi, Signore, nelle nostre anime la tua grazia: e poiché con l'annuncio dell'angelo abbiamo conosciuto l'Incarnazione di Cristo, tuo Figlio, concedi che per la sua passione e la sua croce giungiamo alla gloria della risurrezione. Per lo stesso nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger
SECONDA DOMENICA DI AVVENTO
L’Ufficio di questa Domenica è tutto pieno dei sentimenti di speranza e di gaudio che dà all’anima fedele il lieto annunzio del prossimo arrivo di colui che è il Salvatore e lo Sposo. La Venuta interiore, quella che si opera nelle anime, è l’oggetto quasi esclusivo delle preghiere della Chiesa in questo giorno: apriamo dunque i nostri cuori, prepariamo le nostre lampade, aspettiamo nella letizia quel grido che si farà sentire nel mezzo della notte: Gloria a Dio! Pace agli uomini!
La Chiesa Romana fa in questo giorno Stazione alla Basilica di S. Croce in Gerusalemme. In questa venerabile Chiesa, Costantino depose una parte considerevole della vera Croce, e il titolo che vi fu affisso per ordine di Pilato, e che proclamava la regalità del Salvatore degli uomini. Vi si conservano ancora quelle preziose reliquie; e, arricchita di sì glorioso deposito, la Basilica di S. Croce in Gerusalemme è considerata dalla Liturgia Romana, come Gerusalemme stessa, come si può vedere dalle allusioni che presentano le diverse Messe delle Stazioni che vi si celebrano. Nel linguaggio delle sacre Scritture e della Chiesa, Gerusalemme è il tipo dell’anima fedele; questo è anche il pensiero fondamentale che ha presieduto alla composizione dell’Ufficio e della Messa di questa Domenica. Ci dispiace di non poter svolgere qui tutto il magnifico argomento, e ci affrettiamo ad aprire il Profeta Isaia,e a leggervi, con la Chiesa, il passo da cui essa attinge oggi il motivo delle proprie speranze nel regno dolce e pacifico del Messia.
Lettura del Profeta Isaia
Il Messia sorge, animato dallo Spirito di Dio. Sua giustizia.
Spunterà un rampollo dal trono di Jesse,
e un pollone germoglierà dalle radici di lui.
Si poserà sopra di esso lo spirito del Signore,
spirito di saviezza e di discernimento,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e timor di Dio
e nel timor del Signore è la sua ispirazione.
Non secondo l’apparenza farà giustizia,
né darà sentenza secondo che sente dire,
ma con equità farà giustizia ai miseri
e sentenzierà con rettitudine per gli umili del paese;
darà addosso al violento con la verga della sua bocca
e col soffio delle sue labbra darà morte al malvagio.
Avrà giustizia per cintura ai lombi
e lealtà per fascia ai fianchi.
Staranno insieme il lupo e l’agnello
e il pardo accanto al capretto si metterà a giacere;
il giovenco e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccol fanciullo li menerà;
la vacca e l’orso si faranno compagnia
e insieme si accovacceranno i loro nati,
il leone e il bue del pari mangeranno paglia;
il lattante si trastullerà alla buca dell’aspide
e nel covo della vipera uno spoppato porrà la mano.
Non faranno male né guasto alcuno
in tutto il mio santo monte
perché la conoscenza del Signore empierà la terra,
come le acque ricopriranno il mare.
In quel tempo al rampollo di Jesse, eretto a segnale per i popoli
si volgeranno ansiose le genti
e la sua sede sarà cinta di gloria.
(Is 11,1-10)
Quante cose in queste magnifiche parole del Profeta! Il Ramo; il Fiore che ne spunta; lo Spirito che si posa su quel fiore; i sette doni dello Spirito; la pace e la sicurezza ristabilite sulla terra; una fraternità universale nell’impero del Messia. San Girolamo, dal quale la Chiesa attinge oggi le parole nelle Lezioni del secondo Notturno, ci dice “che questo Ramo senza alcun nodo che spunta dal tronco di Jesse è la Vergine Maria, e che il Fiore è lo stesso Salvatore, il quale ha detto nel Cantico: Io sono il fiore dei campi e il giglio delle valli“. Tutti i secoli cristiani hanno celebrato con trasporto il Ramo meraviglioso e il suo Fiore divino. Nel Medioevo, l’Albero di Jesse copriva con i suoi profetici rami il portale delle Cattedrali, scintillava sulle vetrate, si spandeva in ricami sugli ornamenti del santuario e la voce melodiosa dei sacerdoti cantava il dolce Responsorio composto da Fulberto di Chartres e messo in canto gregoriano dal pio re Roberto:
R). Il tronco di Jesse ha prodotto un ramo, e il ramo un fiore; * E su questo fiore si è posato lo Spirito divino.
V). La Vergine Madre di Dio è il ramo, e il suo figlio il fiore; * E su questo fiore si è posato lo Spirito divino.
E il devoto san Bernardo, commentando tale Responsorio nella sua seconda Omelia sull’Avvento, diceva: “Il Figlio della Vergine è il fiore, fiore bianco e purpureo, scelto tra mille; fiore la cui vista allieta gli Angeli, e il cui odore ridona la vita ai morti; Fiore dei campi come lo chiama ella stessa, e non fiore dei giardini; perché il fiore dei campi sboccia da se stesso senza l’aiuto dell’uomo, senza i procedimenti dell’agricoltura. Così il seno della Vergine, come un campo eternamente verde, ha prodotto quel fiore divino la cui bellezza non si corrompe mai, e il cui splendore mai si oscurerà. O Vergine, ramo sublime, a quale altezza non sei tu salita? Tu arrivi fino a colui che è assiso sul Trono, fino al Signore della maestà. E io non ne stupisco; perché tu getti profondamente in terra le radici dell’umiltà. O pianta celeste, la più preziosa e la più santa di tutte! O vero albero di vita, che sei l’unica degna di portare il frutto della salvezza!”.
Parleremo noi dello Spirito Santo e dei suoi doni, che si effondono sul Messia solo per scendere quindi su di noi, che siamo gli unici ad aver bisogno di Sapienza e di intelletto, di Consiglio e di Forza, di Scienza, di Pietà e di Timor di Dio? Imploriamo con insistenza questo divino Spirito per opera del quale Gesù è stato formato nel seno di Maria, e chiediamogli di formarlo anche nel nostro cuore. Ma consoliamoci ancora sulle meravigliose descrizioni che ci fa il Profeta, della felicità, della concordia, della dolcezza che regnano sulla Montagna santa. Da tanti secoli il mondo aspettava la pace: essa viene finalmente. Il peccato aveva tutto diviso; la grazia riunirà tutto. Un tenero fanciullo sarà il legame dell’alleanza universale. L’hanno annunciato i Profeti, l’ha dichiarato la Sibilla, e nella stessa Roma ancora immersa nelle ombre del paganesimo, il principe dei poeti latini, facendosi eco delle tradizioni antiche, ha intonato il famoso canto nel quale dice: “L’ultima età, l’età predetta dalla Sibilla di Cuma sta per aprirsi; una nuova stirpe di uomini discende dal cielo. I greggi non avranno più da temere il furore dei leoni. Il serpente perirà; e l’erba ingannatrice che dà il veleno sarà annientata”.
Vieni dunque, o Messia, a ristabilire la primitiva armonia; ma degnati di ricordarti che tale armonia è stata spezzata soprattutto nel cuore dell’uomo; vieni a guarire questo cuore, a possedere questa Gerusalemme, indegno oggetto della tua predilezione. Troppo a lungo è stata nella cattività di Babilonia; riconducila via dalla terra straniera. Ricostruisci il suo tempio; e la gloria di questo secondo tempio sia maggiore di quella del primo, per l’onore che gli farai di abitarlo tu stesso, non più in figura, ma personalmente. L’angelo l’ha detto a Maria: Il Signore Dio tuo darà al tuo figliuolo il trono di Davide suo padre: ed egli regnerà per sempre nella casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà mai fine. Che altro possiamo fare, o Gesù, se non dire come il tuo discepolo prediletto, Giovanni, al termine della sua Profezia: Amen! Così sia! Vieni, Signore Gesù?
MESSA
EPISTOLA (Rm 15,4-13). – Fratelli: Tutto ciò che è stato scritto, per nostro ammaestramento è stato scritto, affinché mediante la pazienza e la consolazione donata dalle scritture conserviamo la speranza. Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda d’aver il medesimo sentimento secondo Gesù Cristo: affinché d’un sol cuore, con una sola voce glorifichiate Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi dunque gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Gesù Cristo è stato ministro dei circoncisi per dimostrare la veracità di Dio e adempire le promesse fatte ai padri.
I Gentili invece glorificano Dio a causa della sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti loderò tra i Gentili, o Signore, e canterò al tuo nome. Dice ancora: Rallegratevi, o Gentili, col suo popolo. E ancora: Gentili, lodate tutti il Signore; o popoli tutti, celebratelo.
E anche Isaia dice: Apparirà la radice di Iesse, Colui che sorgerà a governare i Gentili; in lui i Gentili spereranno.
Il Dio della speranza vi ricolmi adunque di tutta la gioia e di tutta la pace che è nella fede, affinché abbondiate nella speranza e nella virtù dello Spirito Santo.
Abbiate dunque pazienza, o Cristiani; crescete nella speranza, e gusterete il Dio di pace che sta per venire in voi. Ma siate cordialmente uniti gli uni agli altri, poiché questo è il segno distintivo dei figli di Dio. Il Profeta ci annuncia che il Messia farà abitare insieme il lupo e l’agnello, ed ecco che l’Apostolo ce lo mostra nell’atto di riunire in una stessa famiglia l’Ebreo e il Gentile. Gloria a questo supremo Re, potente rampollo del tronco di Jesse, che ci ordina di sperare in lui!
VANGELO (Mt 11,2-10). – In quel tempo: Giovanni, avendo udite nella prigione le opere di Cristo, mandò due dei suoi discepoli a dirgli: Sei tu quello che ha da venire, o dobbiamo aspettare un altro? E Gesù rispose loro: Andate a riferire a Giovanni quel che udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella; ed è beato chi non si sarà scandalizzato di me.
Partiti quelli, Gesù incominciò a parlare alle turbe di Giovanni e a dire: Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma che siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ecco, quelli che portano quelle morbide vesti stanno nei palazzi dei re. Ma che siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando innanzi a te il mio angelo per preparare la tua via dinanzi a te.
Sei proprio tu, o Signore, che devi venire, e non dobbiamo aspettare un altro. Noi eravamo ciechi, e tu ci hai illuminati; camminavamo barcollando, e ci hai ristabiliti; la lebbra del peccato ci copriva, e ci hai guariti; eravamo sordi alla tua voce, e ci hai ridato l’udito; eravamo morti per le nostre iniquità, e ci hai tratti fuori dal sepolcro; eravamo infine poveri e abbandonati, e sei venuto a consolarci. Questi sono stati e questi saranno sempre i frutti della tua visita nelle nostre anime, o Gesù; della tua visita silenziosa, ma potente, di cui la carne e il sangue non conoscono il segreto, ma che si compie in un cuore commosso. Vieni così in me. o Salvatore! Il tuo abbassamento, la tua familiarità non mi scandalizzeranno, perché quello che operi nelle anime dimostra chiaramente che sei un Dio. Appunto perché le hai create, tu puoi anche guarirle.
PREGHIAMO
Scuoti, o Signore, i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito; affinché per la sua venuta meritiamo di servirti con animo purificato.
5 DICEMBRE COMMEMORAZIONE DI SAN SABA, ABATE
La Chiesa Romana si limita oggi all’ufficio della Feria; ma vi unisce la Commemorazione di san Saba, abate della famosa Laura [1] di Palestina, che ancor oggi esiste sotto il suo nome. Questo Santo, che morì in Gerusalemme il 5 dicembre del 532, è l’unico personaggio dell’Ordine monastico di cui la Chiesa faccia menzione nei suoi uffici in tutto il corso dell’Avvento. Si potrebbe anche dire che fra i semplici Confessori san Saba è l’unico di cui si legga il nome nel Calendario liturgico in questa parte dell’anno, poiché il glorioso titolo di Apostolo delle Indie sembra porre san Francesco Saverio in una categoria a parte. Dobbiamo vedere in ciò l’intenzione della divina Provvidenza la quale, per produrre un effetto più salutare sul popolo cristiano, ha voluto scegliere, in maniera caratteristica, i Santi che dovevano essere proposti alla nostra imitazione in questi giorni di preparazione alla venuta del Salvatore. Vi troviamo Apostoli, Pontefici, Dottori, Vergini, glorioso corteo del Cristo Dio, Re e Sposo; la semplice Confessione vi è rappresentata da un solo uomo, dall’Anacoreta e Cenobita Saba, personaggio, che, almeno con la sua professione monastica, si ricollega ad Elia e agli altri solitari dell’antica Alleanza, la cui mistica catena giunge fino a Giovanni il Precursore. Onoriamo dunque questo grande Abate, per il quale la Chiesa greca professa una filiale venerazione, e sotto la cui invocazione Roma ha posto una delle sue Chiese; e valiamoci della sua intercessione presso Dio, dicendo con la santa Liturgia:
Ci renda accetti a te, o Signore, l’intercessione del beato Abate Saba; affinché otteniamo, per il suo patrocinio, quanto non possiamo con i nostri meriti. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
Glorioso san Saba che, nell’attesa di Colui il quale ha detto ai suoi servi di vegliare fino alla sua venuta, ti sei ritirato nel deserto nel timore che i rumori del mondo potessero distrarti dalle tue speranze, abbi pietà di noi che, in mezzo al mondo e presi da tutte le sue preoccupazioni, abbiamo tuttavia ricevuto, come te, l’avvertimento di tenerci preparati per l’arrivo di Colui che tu amavi come Salvatore, e temevi come Giudice. Prega perché siamo degni di andargli incontro quando apparirà. Ricordati anche dello Stato monastico del quale sei uno dei principali ornamenti; risolleva le sue rovine in mezzo a noi; suscita uomini di preghiera e di fede come negli antichi giorni; che il tuo spirito abiti in essi, e che in tal modo la Chiesa, vedova d’una parte della sua gloria, la riacquisti per la tua intercessione!
* * *
Consideriamo ancora la Profezia del Patriarca Giacobbe, il quale non solo annunciava che il Messia deve essere l’aspettativa delle genti, ma dichiara anche che lo scettro sarà tolto a Giuda, al tempo in cui apparirà il Liberatore promesso. L’oracolo è ora compiuto. Gli stendardi di Cesare Augusto sventolano sulle mura di Gerusalemme; e se il Tempio è stato conservato fino ad oggi, se l’abominio della desolazione non è ancora caduto sul luogo santo, se il sacrificio non è ancora stato interrotto, è perché il vero Tempio di Dio, il Verbo Incarnato, non è stato puranco inaugurato; la Sinagoga non ha rinnegato Colui che aspettava; l’Ostia che deve sostituire le altre non è stata ancora immolata. Ma Giuda non ha più un capo della sua stirpe, la moneta di Cesare circola in tutta la Palestina, ed è vicino il giorno in cui i capi del popolo ebreo confesseranno, davanti ad un governatore romano, che non è lecito ad essi di uccidere chicchessia. Non vi è dunque più alcun Re sul trono di David e di Salomone, su quel trono che doveva durare per sempre. O Cristo, Figlio di David, Re Pacifico, è tempo che tu appaia e venga a prendere lo scettro tolto dalla vittoria alle mani di Giuda e posto per qualche giorno in quelle d’un Imperatore. Vieni, poiché tu sei Re, e il Salmista tuo avo ha cantato di te: “Mostra la tua beltà e la tua gloria; avanza, e regna poiché la verità, la dolcezza e la giustizia sono in te, e la potenza del tuo braccio ti aprirà la strada. Scagliate da quel braccio vittorioso, le tue frecce colpiranno il cuore dei nemici della tua Regalità, e faranno cadere ai tuoi piedi tutti i popoli. Il tuo trono sarà eterno; lo scettro del tuo Impero sarà uno scettro di equità; Dio ti ha unto, Dio tu stesso, con un unguento di letizia che scorre più abbondante su di te, o Cristo, che da esso trai il nome, più che su tutti coloro i quali si sono onorati finora del nome di Re” (Sal 44).
O Messia, quando tu sarai venuto, gli uomini non saranno più erranti come pecore senza pastore; non vi sarà più che un solo ovile nel quale tu regnerai con l’amore e la giustizia, poiché ti sarà dato ogni potere in cielo e in terra; e quando, nei giorni della tua passione, i tuoi nemici ti chiederanno: “Sei tu Re?” risponderai secondo la verità: “Sì, io sono Re”. O Re, vieni a regnare sui nostri cuori; vieni a regnare su questo mondo che e tuo, perché tu l’hai fatto, e che presto sarà doppiamente tuo, perché l’avrai riscattato. Oh, regna dunque su questo mondo, e non aspettare, per spiegarvi la tua regalità nel giorno di cui è scritto: Schianterai contro la terra il capo dei Re (Sal 109). Regna fin d’ora, e fa’ che tutti i popoli si prostrino ai tuoi piedi in un omaggio universale d’amore e di sottomissione.
[1] Monastero situato vicino a Gerusalemme.
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