27 febbraio 2022

Mercoledì 2 Marzo 2022 nella liturgia



Mercoledì delle Ceneri, Feria Maggiore Privilegiata, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e astinenza.

Col Mattutino di oggi incomincia il Tempo di Quaresima.

A partire da oggi non si possono celebrare Messe Votive private, Nozze con pompa, e Ottave particolari. Esse saranno nuovamente permesse solo nel Tempo Pasquale. Anche la Scrittura occorrente è sospesa, e viene ripresa nelle sole Domeniche.


Qui per le peculiarità del Tempo di Quaresima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/02/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


Al Breviario

Tutto dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, II Schema al III Notturno e a Lodi, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifone al Benedictus e al Magnificat e Orazioni dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e Vespri, e le Preci Feriali da Lodi a Compieta.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Mercoledì delle Ceneri, Feria Maggiore, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e astinenza.

Col Mattutino di oggi incomincia il Tempo di Quaresima. Prima del Mattutino si cantano i Salmi Graduali (al di fuori della recita corale non sono obbligatori).

A partire da oggi non si possono celebrare le Ottave particolari. Esse saranno nuovamente permesse solo nel Tempo Pasquale. Anche la Scrittura occorrente è sospesa, e viene ripresa nelle sole Domeniche.


Tutto dal Salterio (12 Salmi a Mattutino, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifone al Benedictus e al Magnificat e Orazioni dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono tutte e sei le Commemorazioni Comuni a Lodi e Vespri e le Preci Feriali da Lodi a Compieta.


Al Messale

Prima della Messa principale si fa la Benedizione e imposizione delle Sacre Ceneri, nella quale il Sacerdote indossa il piviale, Diacono e Suddiacono le pianete plicate, di colore violaceo. Questa cerimonia è normata dal Messale per la celebrazione solenne nelle chiese dotate di sufficiente Clero, dal Memoriale Rituum per la celebrazione cantata o letta nelle piccole chiese con scarso Clero.

Similmente a quanto ho fatto per la Festa della Purificazione e spero di fare per il Triduo Sacro e la Vigilia di Pentecoste, non mi soffermerò a descrivere la Benedizione e imposizione delle Ceneri in queste varianti, su questo mi limito alle citazioni dello Stercky e del Baldeschi. Siccome il Memoriale Rituum prevede che il Sacerdote sia assistito come minimo da tre ministri di cui almeno uno tonsurato, condizioni che oggi, nella situazione di crisi dottrinale e liturgica della Chiesa non si possono sempre adempire nelle cappelle in cui spesso sono confinati coloro che celebrano la vera Messa, proverò a schematizzare al massimo la cerimonia in modo che i Sacerdoti possano celebrarla anche senza ministri. Attenzione: tutti i cerimoniali essendo stati scritti in tempi cattolici, non si poteva nemmeno concepire una cerimonia senza chierici o chierichetti: questa qui è una mia sintesi personale e opinabile motivata dallo stato di necessità e dettata dall'epikeia (stando alle rubriche non si potrebbero celebrare le cerimonie del Memoriale Rituum senza il minimo dei tre ministri richiesti, ma ai nostri giorni ciò significherebbe che moltissimi Sacerdoti dovrebbero privarsi - e privare i fedeli - di cerimonie importantissime, cosa questa insostenibile). Posso intanto rassicurare tutti garantendo, per esperienza diretta, che, con la debita preparazione liturgica (studiando le cose anche con settimane di anticipo, elaborandosi mentalmente le singole azioni come fatte tutte dal solo Sacerdote nel debito ordine), anticipando anche nella misura del possibile la preparazione fisica (acquisto tempestivo di tutti gli arredi sacri richiesti, debita disposizione degli oggetti liturgici in chiesa prima delle cerimonie, in modo che siano pronti al momento in cui serviranno), con estrema calma poiché la fretta in queste circostanze è deleteria, prendendosi il tempo che ci vuole, è possibile celebrare tutte queste sacre funzioni senza ministri, proprio tutte, anche quelle assurdamente complicate come la Messa dei Presantificati e la Vigilia Pasquale: è questione di avere schemi mentali ben definiti, ripassati ad nauseam fino a dieci secondi prima di iniziare, e di metterli in pratica con pazienza (certo è mentalmente e fisicamente spossante come poche cose al mondo, ma ne vale la pena).

  • Il Messale si trova già aperto al lato dell'Epistola ma leggermente spostato verso il centro, in modo che alla sua destra possa essere piazzato il vassoio con le ceneri, coperto con velo violaceo fino all'inizio della cerimonia; si accendono sei candele (perché anche se letta, la funzione è di sua natura solenne). Vicino l'Altare, al lato dell'Epistola, si dispongono una tavola coperta di tovaglia con il secchiello dell'acqua benedetta con l'aspersorio, e il necessario per un lavabo (mollica di pane che dopo la funzione andrà bruciata, brocca con l'acqua, catino e manutergio); il turibolo (che è meglio accendere prima) e la navetta. Alla credenza oltre al solito necessario per la Messa si dispongono i paramenti violacei nell'ordine inverso rispetto a quello in cui saranno indossati: pianeta, manipolo, piviale e stola, cingolo, alba, amitto e cotta.
  • Fatta la preparazione abituale, indossati cotta, amitto, alba, cingolo, stola e piviale violacei e la berretta, il Sacerdote, fatta la riverenza conveniente e tolta la berretta, sale a baciare l'Altare e va al Messale. Quivi, le mani giunte, dice (a bassa voce se vi è un coro che la canta, altrimenti ad alta voce) l'Antifona Exaudi nos. Sempre con le mani giunte, dice o canta il Dominus vobiscum con le quattro Orazioni. Quando deve benedire le Ceneri posa la mano sinistra sull'Altare e volgendosi alla sua destra benedice (se vi sono ministri gli sollevano l'estremità del piviale). Dopo l'ultima Orazione infonde l'incenso nel turibolo benedicendolo, asperge tre volte le Ceneri dicendo a bassa voce l'Antifona Asperges me senza il salmo, e le incensa con tre colpi. Qui, se vuole predicare, rimette la berretta e siede su uno sgabello al lato del Vangelo.
  • Finita la Benedizione o la predica, in assenza di altri Sacerdoti - solo il Sacerdote può imporre le Ceneri, non i Diaconi o altri - il celebrante si inginocchia al centro della predella, e volto verso l'Altare prende delle Ceneri dal vassoio e se le impone sulla testa in forma di croce senza dire nulla. Dopodiché torna al Messale a leggere o cantare le Antifone Immutemur e Inter vestibulum col Responsorio  Emendemus, sempre che non vi sia il coro a cantare. Infine, preso con la mano sinistra il vassoio, tornato al centro dell'Altare e rivolto verso i fedeli impone le Sacre Ceneri in forma di croce sulla testa prima ai chierici se ve ne sono, e poi ai laici, dicendo ogni volta <<Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris>>; così come alla Comunione, la distribuzione per i laici procede dal lato dell'Epistola verso quella del Vangelo, e le Ceneri sono imposte prima agli uomini e poi alle donne.
  • Finita l'imposizione il Sacerdote torna all'Altare dove, fatta la riverenza, va alla tavola posta al lato dell'Epistola per pulire le mani prima con la mollica e poi con l'acqua. Raggiunto il Messale il Sacerdote dice o canta Dominus vobiscum e l'Orazione Concede nobis. Infine, ripresa la berretta, torna alla credenza dove depone il piviale e prende la stola con la pianeta.
  • La Messa viene celebrata integralmente dall'inizio senza omissioni, con tutte le caratteristiche delle Messe di Quaresima.

Messa del Mercoledì delle Ceneri. A partire da oggi cambiano le Orazioni pro diversitate temporum assignatae e si dicono le seguenti fino al Sabato nella IV Settimana di Quaresima incluso.

  • Si possono dire tre o cinque o sette Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda Ad poscenda suffragia Sanctorum A cunctis
    • La terza Per i vivi e i defunti Omnipotens sempiterne Deus
    • Le altre a scelta del celebrante

  • Tratto Domine non secundum; ci si inginocchia al Versetto Adjuva nos
  • Prefazio di Quaresima
  • Oratio super populum
  • Benedicamus Domino
  • Prologo di San Giovanni


Bibliografia per la celebrazione della Messa del Mercoledì delle Ceneri:

  • Nelle chiese dotate di Clero numeroso, a norma del Missale Romanum e del Rituale Romanum: L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris, Lecoffre 1935, Tomo II, pag. 248-255
  • Nelle piccole chiese con scarso Clero, a norma del Memoriale Rituum: Manuel de liturgie... cit., Tomo II, pag. 420-425
  • Celebrata pontificalmente, a norma del Caeremoniale Episcoporum: L. Stercky, Les Fonctions Pontificales selon le Rit Romain, Paris Lecoffre 1932, Tomo II, pag. 29-45.
  • Per quanto il Baldeschi non sia nemmeno lontanamente completo e dettagliato quanto lo Stercky, ha comunque l'indubbio vantaggio di essere in italiano: G. Baldeschi, Esposizione delle Sacre Cerimonie per le funzioni ordinarie, straordinarie e pontificali, Roma, Desclée & C. 1931, pag. 201-206.

Al Pontificale

Il Pontificale Romanum prevede per il Mercoledì delle Ceneri l'espulsione dei penitenti pubblici dalla chiesa. Per il rito di questa cerimonia, che comunque è in disuso da molto tempo (ritengo comunque che per il fatto stesso di essere nel Pontificale, non sia di per sé proibita), rimando al seguente link:

http://www.liturgialatina.org/pontificale/085.htm


Letture del Mattutino

AD NOCTURNUM

Lectio 1

Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum

Matt 6:16-21

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Cum jejunátis, nolíte fíeri sicut hypócritæ, tristes. Et réliqua.

Homilía sancti Augustíni Epíscopi

Liber 2 de Sermone Domini in monte, cap. 12 tom. 4

Maniféstum est, his præcéptis omnem nostram intentiónem in interióra gáudia dírigi: ne foris quæréntes mercédem, huic sǽculo conformémur, et amittámus promissiónem tanto solidióris atque firmióris, quanto interióris beatitúdinis, qua nos elégit Deus confórmes fíeri imáginis Fílii sui. In hoc autem capítulo máxime adverténdum est, non in solo rerum corporeárum nitóre atque pompa, sed étiam in ipsis sórdibus luctuósis esse posse jactántiam et eo periculosiórem, quo sub nómine servitútis Dei décipit.

Lectio 2

Qui ergo immóderato cultu córporis atque vestítu, vel ceterárum rerum nitóre præfúlget, fácile convíncitur rebus ipsis, pompárum sǽculi esse sectátor, nec quemquam fallit dolósa imágine sanctitátis. Qui autem in professióne christianitátis, inusitáto squalóre ac sórdibus inténtos in se óculos hóminum facit, cum id voluntáte fáciat, non necessitáte patiátur: ex céteris ejus opéribus potest cónici, utrum hoc contémptu supérflui cultus, an ambitióne áliqua fáciat: quia et sub ovína pelle cavéndos lupos Dóminus præcépit: Sed ex frúctibus, inquit, eórum cognoscétis eos.

Lectio 3

Cum enim cœ́perint alíquibus tentatiónibus ea ipsa scílicet illis súbtrahi, vel negári, quæ isto velámine vel consecúti sunt, vel cónsequi cúpiunt: tunc necésse est ut appáreat, utrum lupus in ovína pelle sit, an ovis in sua. Non tamen proptérea ornátu supérfluo debet aspéctus hóminum mulcére Christiánus, quia illum parcum hábitum ac necessárium étiam simulatóres sǽpius usúrpant, ut incáutos decípiant: quia et illæ oves non debent pelles suas depónere, si aliquándo eis lupi se cóntegant.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

NOTTURNO UNICO

Lettura 1

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo

Matt 6:16-21

In quell'occasione: Gesù disse ai suoi discepoli: Quando digiunate non vogliate farvi malinconici come gli ipocriti. Eccetera.

Omelia di sant'Agostino Vescovo

Libro 2 sul Sermone del Signore sul monte, cap. 12, tomo 4

È chiaro che questi precetti tendono a dirigere tutta la nostra intenzione alle gioie interne; affinché, cercando la nostra ricompensa di fuori, non veniamo a conformarci al mondo e a perdere la promessa d'una felicità tanto più solida e sicura quanto è più intima, e colla quale «Dio ci ha scelti ad esser conformi alla immagine del Figlio suo» Rom. 8,29. Qui poi è da rilevare in modo speciale che ci può essere della vanità non solo nello splendore e nel lusso delle cose del corpo, ma anche nel vestire trascurato in segno di lutto; vanità tanto più pericolosa in quanto che inganna sotto il nome di pietà verso Dio.

Lettura 2

Colui pertanto che cerca di comparire con una cura smodata del corpo o con troppo lusso nelle vesti o nelle altre cose, con ciò stesso è facilmente convinto d'essere seguace delle pompe del secolo, e non ingannerà nessuno con una falsa apparenza di santità. Colui invece che nella professione di cristiano attira sopra di sé gli sguardi del pubblico per la sua negligenza e sudiceria, e fa ciò non per necessità ma volontariamente, dalle altre sue opere si potrà arguire se lo fa o per disprezzo d'un lusso superfluo, o per qualche motivo d'ostentazione: ond'è che il Signore raccomanda di guardarci dai lupi che si nascondono anche sotto pelle di pecora, dicendo: «Ma li riconoscerete dai loro frutti» Matth. 7,20.

Lettura 3

Poiché quando certe prove cominceranno a sottrarre o a negar loro quelle stesse cose che con siffatta veste o hanno conseguito o si ripromettono di conseguire; allora necessariamente apparirà se sia un lupo sotto pelle di pecora o una pecora nella sua pelle. Il Cristiano pertanto non deve attirarsi gli sguardi degli uomini con ornamenti superflui per il motivo che spesso gl'ipocriti si coprono di questo esteriore austero e povero per ingannare gl'incauti: le stesse pecore non devono spogliarsi della loro pelle perché qualche volta se ne rivestono i lupi.


Ad Primam: il Martirologio del 3 Marzo 2022

Quinto Nonas Martii, luna vigesima nona.



Nel quinto giorno alle None di Marzo, luna ventinovesima.




Parti proprie della Messa

AD BENEDICTIONEM CINERUM

Exáudi nos, Dómine, quóniam benígna est misericórdia tua: secúndum multitúdinem miseratiónum tuárum réspice nos, Dómine. --- Salvum me fac, Deus: quóniam intravérunt aquæ usque ad ánimam meam. --- Glória Patri. --- Exáudi nos, Dómine, quóniam benígna est misericórdia tua: secúndum multitúdinem miseratiónum tuárum réspice nos, Dómine.

V. Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, parce pæniténtibus, propitiáre supplicántibus: et míttere dignéris sanctum Angelum tuum de coelis, qui bene✠dícat et sanctí✠ficet hos cíneres, ut sint remédium salúbre ómnibus nomen sanctum tuum humilíter implorántibus, ac semetípsos pro consciéntia delictórum suórum accusántibus, ante conspéctum divínæ cleméntiæ tuæ facínora sua deplorántibus, vel sereníssimam pietátem tuam supplíciter obnixéque flagitántibus: et præsta per invocatiónem sanctíssimi nóminis tui; ut, quicúmque per eos aspérsi fúerint, pro redemptióne peccatórum suórum, córporis sanitátem et ánimæ tutélam percípiant. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Orémus. Deus, qui non mortem, sed pæniténtiam desíderas peccatórum: fragilitátem condiciónis humánæ benigníssime réspice; et hos cíneres, quos, causa proferéndæ humilitátis atque promeréndæ véniæ, capítibus nostris impóni decérnimus, bene✠dícere pro tua pietáte dignáre: ut, qui nos cínerem esse, et ob pravitátis nostræ deméritum in púlverem reversúros cognóscimus; peccatórum ómnium véniam, et præmia pæniténtibus repromíssa, misericórditer cónsequi mereámur. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Orémus. Deus, qui humiliatióne flécteris, et satisfactióne placáris: aurem tuæ pietátis inclína précibus nostris; et capítibus servórum tuórum, horum cínerum aspersióne contáctis, effúnde propítius grátiam tuæ benedictiónis: ut eos et spíritu compunctiónis répleas et, quæ juste postuláverint, efficáciter tríbuas; et concéssa perpétuo stabilíta et intácta manére decérnas. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, qui Ninivítis, in cínere et cilício pæniténtibus, indulgéntiæ tuæ remédia præstitísti: concéde propítius; ut sic eos imitémur hábitu, quaténus véniæ prosequámur obténtu. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

AD IMPOSITIONEM CINERUM

Immutémur habitu, in cínere et cilício: jejunémus, et plorémus ante Dóminum: quia multum miséricors est dimíttere peccáta nostra Deus noster.

Inter vestíbulum et altáre plorábunt sacerdótes minístri Dómini, et dicent: Parce, Dómine, parce pópulo tuo: et ne claudas ora canéntium te, Dómine.

Emendémus in mélius, quæ ignoránter peccávimus: ne, subito præoccupáti die mortis, quærámus spátium pæniténtiæ, et inveníre non póssimus. Atténde, Dómine, et miserére: quia peccávimus tibi. --- Adjuva nos, Deus, salutáris noster: et propter honórem nóminis tui, Dómine, líbera nos. --- Atténde, Dómine, et miserére: quia peccávimus tibi. ---- Gloria Patri. --- Atténde, Dómine, et miserére: quia peccávimus tibi.

Sacerdos Cineres imponens dicit:

Memento, homo, quia pulvis es, et in púlverem revertéris.

Postea:

V. Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

Orémus. Concéde nobis, Dómine, præsídia milítiæ christiánæ sanctis inchoáre jejúniis: ut, contra spiritáles nequítias pugnatúri, continéntiæ muniámur auxíliis. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

AD MISSAM:

INTROITUS

Miseréris ómnium, Dómine, et nihil odísti eórum quæ fecísti, dissímulans peccáta hóminum propter pæniténtiam et parcens illis: quia tu es Dóminus, Deus noster. --- Miserére mei, Deus, miserére mei: quóniam in te confídit ánima mea.  --- Glória Patri --- Miseréris ómnium, Dómine, et nihil odísti eórum quæ fecísti, dissímulans peccáta hóminum propter pæniténtiam et parcens illis: quia tu es Dóminus, Deus noster.

COLLECTAE

Orémus. Præsta, Dómine, fidélibus tuis: ut jejuniórum veneránda sollémnia, et cóngrua pietáte suscípiant, et secúra devotióne percúrrant. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salutem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclésia tua secúra tibi sérviat libertáte.

Omnípotens sempitérne Deus, qui vivórum domináris simul et mortuórum, omniúmque miseréris, quos tuos fide et ópere futúros esse prænóscis: te súpplices exorámus; ut, pro quibus effúndere preces decrévimus, quosque vel præsens sǽculum adhuc in carne rétinet, vel futúrum jam exútos córpore suscépit, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, pietátis tuæ deméntia ómnium delictórum suórum véniam consequántur.

Orationes ad libitum.

EPISTOLA

Léctio Joélis Prophétæ.

Joël 2:12-19

Hæc dicit Dóminus: Convertímini ad me in toto corde vestro, in jejúnio, et in fletu, et in planctu. Et scíndite corda vestra, et non vestiménta vestra, et convertímini ad Dóminum, Deum vestrum: quia benígnus et miséricors est, pátiens, et multæ misericórdiæ, et præstábilis super malítia. Quis scit, si convertátur, et ignóscat, et relínquat post se benedictiónem, sacrifícium et libámen Dómino, Deo vestro? Cánite tuba in Sion, sanctificáte jejúnium, vocáte coetum, congregáte pópulum, sanctificáte ecclésiam, coadunáte senes, congregáte parvulos et sugéntes úbera: egrediátur sponsus de cubíli suo, et sponsa de thálamo suo. Inter vestíbulum et altare plorábunt sacerdótes minístri Dómini, et dicent: Parce, Dómine, parce pópulo tuo: et ne des hereditátem tuam in oppróbrium, ut dominéntur eis natiónes. Quare dicunt in pópulis: Ubi est Deus eórum? Zelátus est Dóminus terram suam, et pepércit pópulo suo. Et respóndit Dóminus, et dixit populo suo: Ecce, ego mittam vobis fruméntum et vinum et óleum, et replebímini eis: et non dabo vos ultra oppróbrium in géntibus: dicit Dóminus omnípotens.

GRADUALE

Miserére mei, Deus, miserére mei: quóniam in te confídit ánima mea. Misit de coelo, et liberávit me, dedit in oppróbrium conculcántes me.

TRACTUS

Dómine, non secúndum peccáta nostra, quæ fécimus nos: neque secúndum iniquitátes nostras retríbuas nobis. Dómine, ne memíneris iniquitátum nostrarum antiquarum: cito antícipent nos misericórdiæ tuæ, quia páuperes facti sumus nimis. Adjuva nos, Deus, salutáris noster: et propter glóriam nóminis tui, Dómine, libera nos: et propítius esto peccátis nostris, propter nomen tuum.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.

Matt 6:16-21

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Cum jejunátis, nolíte fíeri, sicut hypócritæ, tristes. Extérminant enim fácies suas, ut appáreant homínibus jejunántes. Amen, dico vobis, quia recepérunt mercédem suam. Tu autem, cum jejúnas, unge caput tuum, et fáciem tuam lava, ne videáris homínibus jejúnans, sed Patri tuo, qui est in abscóndito: et Pater tuus, qui videt in abscóndito, reddet tibi. Nolíte thesaurizáre vobis thesáuros in terra: ubi ærúgo et tínea demólitur: et ubi fures effódiunt et furántur. Thesaurizáte autem vobis thesáuros in coelo: ubi neque ærúgo neque tínea demólitur; et ubi fures non effódiunt nec furántur. Ubi enim est thesáurus tuus, ibi est et cor tuum.

OFFERTORIUM

Orémus. Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me, nec delectásti inimícos meos super me: Dómine, clamávi ad te, et sanásti me.

SECRETAE

Fac nos, quǽsumus, Dómine, his munéribus offeréndis conveniénter aptári: quibus ipsíus venerábilis sacraménti celebrámus exórdium. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futúro.

Deus, cui soli cógnitus est númerus electórum in supérna felicitáte locándus: tríbue, quǽsumus; ut, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, universórum, quos in oratióne commendátas suscépimus, et ómnium fidélium nómina beátæ prædestinatiónis liber adscrípta retíneat.

Orationes ad libitum.

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et prǽmia: per Christum Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces, ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Qui meditábitur in lege Dómini die ac nocte, dabit fructum suum in témpore suo.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Percépta nobis, Dómine, præbeant sacraménta subsídium: ut tibi grata sint nostra jejúnia, et nobis profíciant ad medélam. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

Puríficent nos, quǽsumus, omnípotens et miséricors Deus, sacraménta quæ súmpsimus: et, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, præsta; ut hoc tuum sacraméntum non sit nobis reátus ad pœnam, sed intercéssio salutáris ad véniam: sit ablútio scélerum, sit fortitúdo fragílium, sit contra ómnia mundi perícula firmaméntum: sit vivórum atque mortuórum fidélium remíssio ómnium delictórum.

Orationes ad libitum.

ORATIO SUPER POPULUM

Orémus. Humiliáte cápita vestra Deo. Inclinántes se, Dómine, majestáti tuæ, propitiátus inténde: ut, qui divíno múnere sunt refécti, coeléstibus semper nutriántur auxíliis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

ALLA BENEDIZIONE DELLE CENERI

Esaudiscici, O Signore, per la tua benigna misericordia: nella tua infinita clemenza, volgiti a noi, o Signore. --- Sálvami, o Dio: poiché le onde arrivano fino all’ànima mia. --- Gloria. --- Esaudiscici, O Signore, per la tua benigna misericordia: nella tua infinita clemenza, volgiti a noi, o Signore.

V. Il Signore sia con voi.

R. E con il tuo spirito.

Preghiamo. Onnipotente sempiterno Iddio, perdona ai penitenti, sii propizio ai supplicanti: e dégnati di mandare dal cielo il tuo santo Angelo, che benedica, e santifichi queste ceneri, onde siano rimedio salutare a quanti Ti invocano umilmente, si confessano rei dei loro peccati, li deplorano innanzi alla tua divina clemenza e con, vero dolore e làcrime implorano la tua serenissima pietà: e per l’invocazione del Tuo Santissimo Nome: fa che tutti quelli che saranno cosparsi di queste ceneri in remissione dei loro peccati, ricevano la sanità del corpo e la protezione dell’ànima. Per Cristo, nostro Signore. Amen.

Preghiamo. O Dio, che non desideri la morte dei peccatori, ma il loro pentimento: guarda benignamente alla fragilità della natura umana; e queste ceneri, che intendiamo imporre sul nostro capo per umiliarci e meritarci il perdono, Tu dégnati, nella tua pietà, di benedirle, affinché noi, riconoscendo di essere cenere e di dover ritornare polvere per colpa della nostra malvagità, meritiamo di ottenere misericordiosamente il perdono di tutti i peccati e il premio promesso ai penitenti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiamo. O Dio, che Ti lasci piegare dall’umiltà e placare dalla penitenza, porgi pietoso orecchio alle nostre preghiere, e sui tuoi servi, cosparsi di queste ceneri, effondi propizio la grazia della tua benedizione; riémpili dello spirito di compunzione, esaudisci efficacemente le giuste domande, e le grazie loro concesse réndile in perpetuo confermate e stabili. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiamo. Onnipotente sempiterno Iddio, che ai Niniviti attestasti il loro pentimento con la cenere e col cilicio, e accordasti il: rimedio del tuo perdono, concédici propizio di imitarne gli atti, così da meritare anche noi gli effetti del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

ALL'IMPOSIZIONE DELLE CENERI

Mutiamo d’abito col cilicio e con la cenere: digiuniamo e piangiamo dinanzi al Signore: poiché il nostro Dio è molto misericordioso nel rimettere i nostri peccati.

Tra il vestibolo e l’altare, piangenti, i sacerdoti ministri del Signore dicano: Perdona, o Signore, perdona il tuo popolo: e non chiudere la bocca a quelli che Ti benedicono, o Signore.

Emendiamoci dai nostri peccati commessi per ignoranza: affinché, sorpresi improvvisamente dalla morte, non abbiamo a cercare tempo per fare penitenza senza trovarlo. Ascoltaci, o Signore, e abbi pietà: perché abbiamo peccato contro di Te. --- Aiutaci, o Dio, nostra salvezza: e a gloria del Tuo Nome, liberaci, o Signore. --- Ascoltaci, o Signore, e abbi pietà: perché abbiamo peccato contro di Te. ---- Gloria. --- Ascoltaci, o Signore, e abbi pietà: perché abbiamo peccato contro di Te.

Il Sacerdote mentre impone le Ceneri dice: 

Ricordati, o uomo, che sei polvere, e in polvere ritornerai.

Dopo:

V. Il Signore sia con voi.

R. E con il tuo spirito.

Preghiamo. Concedici, o Signore, di iniziare con santi digiuni i mezzi di difesa della milizia cristiana, affinché, dovendo lottare contro gli spiriti maligni, ci troviamo muniti dell’ausilio dell’astinenza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

ALLA MESSA

INTROITO

Tu hai pietà di tutti, o Signore, e non odii nulla di quanto hai fatto: dissimuli i peccati degli uomini per indurli a convertirsi: e perdoni loro, perché Tu sei il Signore Dio nostro. --- Abbi pietà di me, o Dio, abbi pietà di me: poiché in Te confida l’ànima mia. --- Gloria --- Tu hai pietà di tutti, o Signore, e non odii nulla di quanto hai fatto: dissimuli i peccati degli uomini per indurli a convertirsi: e perdoni loro, perché Tu sei il Signore Dio nostro.

COLLETTE

Preghiamo. Concedi, o Signore, ai tuoi fedeli: che questo tempo venerando, consacrato ai digiuni, venga da loro accolto con la debita pietà e trascorso con la ferma devozione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

Dio onnipotente, Signore dei vivi e dei morti, che hai pietà di quanti prevedi che saranno tuoi per la fede e le opere: umilmente ti supplichiamo, affinché coloro per i quali preghiamo, siano essi ancora in vita o già, privati del corpo, passati all'eterna vita, ottengano, per l'intercessione dei tuoi santi, la remissione di ogni peccato.

Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

EPISTOLA

Lettura del Profeta Gioele.

Gioele 2:12-19

Questo dice il Signore: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore, nel digiuno, nelle lacrime e nei sospiri. E squarciate i vostri cuori, e non le vostre vesti, e convertitevi al Signore Dio vostro, perché Egli è benigno, misericordioso, paziente, di molta clemenza, e portato a revocare il castigo. Chi sa che Egli non ritorni sulla sua decisione, vi perdoni, e lasci dopo di sé una benedizione, offerta e libagione al Signore Dio vostro? Suonate la tromba in Sion, intimate il santo digiuno, convocate l’adunanza, radunate il popolo, fate venire i fanciulli e i lattanti: esca lo sposo dal letto nuziale e la sposa dal suo tàlamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti ministri del Signore, e dicano: Perdona, o Signore, perdona al popolo tuo, e non abbandonare all’obbrobrio il tuo retaggio sotto il dominio delle nazioni. Perché si direbbe fra le genti: Dov’è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha parlato e ha detto al suo popolo: Ecco, io manderò a voi grano, vino ed olio: e ne avrete in abbondanza, e non permetterò più che voi siate lo scherno delle nazioni: dice il Signore onnipotente.

GRADUALE

Abbi pietà di me, o Dio, abbi pietà di me: poiché in Te confida l’ànima mia. Dal cielo manderà a liberarmi, svergognando coloro che mi conculcavano.

TRATTO

Signore, non ci retribuire secondo i peccati che abbiamo commessi, né secondo le nostre iniquità. Signore, non Ti ricordare delle nostre passate iniquità: ci prevenga prontamente la tua misericordia, perché siamo divenuti oltremodo miserabili. Soccorrici, o Dio nostra salvezza: e a gloria del tuo nome, o Signore, liberaci: e perdona i nostri peccati per il tuo nome.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.

Matt 6:16-21

In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Quando digiunate non fate i malinconici, come gli ipocriti, che sfigurano il proprio volto per far vedere agli uomini che digiunano. In verità, vi dico che hanno già ricevuta la loro ricompensa. Ma tu, quando digiuni, profumati la testa e lavati la faccia: che il tuo digiuno sia noto, non agli uomini, ma al Padre tuo celeste, il quale sta nel segreto: e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Non cercate di accumulare tesori sopra la terra, dove la ruggine e la tignola consumano, e dove i ladri disotterrano e rubano. Procurate di accumulare tesori nel cielo, dove la ruggine e la tignola non consumano, e dove i ladri non disotterrano e non rubano. Poiché dov’è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore.

OFFERTORIO

Preghiamo. Ti esalterò, o Signore, perché mi hai salvato, né hai permesso che i nemici godessero dei miei mali: Signore, ho gridato a Te, e mi hai salvato.

SECRETE

O Signore, Te ne preghiamo, rendici atti ad offrire questi doni con i quali celebriamo l’inizio di questo mistico tempo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

O Dio, che solo conosci il numero degli eletti destinati alla superna felicità, concedici, te ne preghiamo, che, per l'intercessione di tutti i santi, i nomi di quanti ti raccomandiamo nella preghiera e di tutti i fedeli rimangano scritti nel libro della beata predestinazione.

Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, solo l'ultima ha la conclusione.

PREFAZIO DI QUARESIMA

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizii, sollevi la mente, largisci virtú e premii: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

COMUNIONE

Chi medita giorno e notte la legge del Signore, darà a suo tempo il frutto.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Ci aiuti, o Signore, il sacramento ricevuto: onde i nostri digiuni siano a Te graditi ed a noi servano di medicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

O Dio onnipotente e misericordioso, i sacramenti che abbiamo ricevuto ci purifichino, e, per l'intercessione di tutti i santi tuoi fa' che questo sacramento non ci sia motivo di condanna ma salutare strumento di perdono; sia purificazione dei peccati, sostegno dei deboli; sia protezione contro tutti i pericoli del mondo sia remissione di ogni colpa per i fedeli vivi e defunti.

Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

ORAZIONE SOPRA IL POPOLO

Preghiamo. Chinate il vostro capo dinanzi a Dio. O Signore, rivolgi propizio lo sguardo a coloro che si prostrano dinanzi alla tua Maestà, affinché, ristorati dal dono divino, siano sempre confortati dagli aiuti celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

MERCOLEDÌ DELLE CENERI

L’appello del profeta.

Ieri il mondo s’agitava nei piaceri, e gli stessi cristiani si abbandonavano ai leciti divertimenti; ma questa mattina ha squillato la sacra tromba di cui parla il profeta Gioele (v. Epistola della Messa) per annunciare l’apertura solenne del digiuno quaresimale, il tempo dell’espiazione, l’imminente avvicinarsi dei grandi anniversari della nostra salvezza. Destiamoci, cristiani, e prepariamoci a combattere le battaglie del Signore.

L’armatura spirituale.

Ricordiamoci, però, che nella lotta dello spirito contro la carne, dobbiamo essere armati: ecco perché la santa Chiesa ci raccoglie nei suoi templi per iniziarci alla milizia spirituale. San Paolo ce ne ha già fatto conoscere i dettagli della difesa con queste parole: “Siate dunque saldi, cingendo il vostro fianco con la verità, vestiti della corazza della giustizia, avendo i piedi calzati in preparazione al Vangelo di pace. Prendete soprattutto lo scudo della fede, l’elmo della saldezza e la spada dello spirito, cioè la Parola di Dio” (Ef 6,14-17). Il principe degli Apostoli aggiunge: “Avendo Cristo patito nella carne, armatevi anche voi dello stesso pensiero” (1Pt. 4,1).

Ricordandoci oggi la Chiesa questi apostolici insegnamenti, ne aggiunge un altro non meno eloquente, obbligandoci a risalire al giorno della prevaricazione, che rese necessario quelle lotte che stiamo per intraprendere e le espiazioni attraverso le quali dobbiamo passare.

I nemici da combattere.

Noi siamo assaliti da due sorta di nemici: le passioni dentro il nostro cuore, il demonio fuori; entrambi disordini che derivano dalla superbia. L’uomo si rifiutò d’obbedire a Dio; ciò nonostante egli lo risparmiò, ma alla dura condizione di subire la morte: “Uomo, disse, tu sei polvere, ed in polvere ritornerai” (Gen 3,19). Ah! perché dimenticammo quell’avvertimento? A Dio bastò solo premunirci contro noi stessi; compresi del nostro niente, non avremmo mai dovuto infrangere la sua legge. Se ora vogliamo perseverare nel bene, al quale ci ha ricondotti la sua grazia, dobbiamo umiliarci, accettare la sentenza e considerare la vita come un viaggio più o meno breve che termina alla tomba. Sotto questa luce tutto diventa nuovo, ogni cosa si schiarisce. Nell’immensa sua bontà, Dio, che si compiacque riversare tutto il suo amore su di noi, esseri condannati alla morte, ci appare ancor più ammirabile. Nelle brevissime ore della nostra esistenza, l’ingratitudine e l’insolenza con cui ci scagliammo contro di lui ci sembrano sempre più degne del nostro disprezzo, e più legittima e salutare la riparazione che ora ci è possibile e che egli si degna d’accettare.

L’imposizione delle ceneri.

A questo pensava la santa Chiesa, quando fu indotta ad anticipare di quattro giorni il digiuno quaresimale e ad aprire questo sacro tempo cospargendo di cenere la fronte colpevole dei suoi figli, e ripetendo a ciascuno di loro le parole con cui il Signore li condannava alla morte.

Come segno d’umiliazione e penitenza, però, l’uso delle ceneri è molto anteriore a quella istituzione. Infatti lo troviamo praticato fin nell’Antico Testamento. Perfino Giobbe, che apparteneva alla gentilità, copriva di cenere la sua carne dilaniata dalla mano di Dio, per implorare così la sua misericordia (Gb 16,16). Più tardi il Salmista, nell’ardente contrizione del suo cuore, mescolava cenere nel pane che mangiava (Sal 101,10). Analoghi esempi abbondano nei Libri storici e nei Profeti dell’Antico Testamento. Si avvertiva anche allora il rapporto esistente fra la polvere d’una materia bruciata e l’uomo peccatore, il corpo del quale sarà disfatto in polvere sotto il fuoco della giustizia divina. Per salvare almeno l’anima, il peccatore ricorreva alla cenere, e nel riconoscere quella triste fraternità con essa si sentiva più al riparo dalla collera di colui che resiste ai superbi e perdona agli umili.

I pubblici penitenti.

L’uso liturgico delle Ceneri al Mercoledì di Quinquagesima non sembra che in origine sia stato imposto a tutti i fedeli, ma solo ai colpevoli di certi peccati soggetti alla pubblica penitenza della Chiesa. In questo giorno, prima della Messa, essi si presentavano in Chiesa dove stava raccolto tutto il popolo, i sacerdoti ricevevano la confessione dei loro peccati, quindi li vestivano di cilizi e spargevano sulle loro teste la cenere. Dopo questa cerimonia, il clero ed il popolo si prostravano a terra, mentre ad alta voce venivano recitati i sette salmi penitenziali. Successivamente aveva luogo la processione, durante la quale i penitenti camminavano a piedi scalzi. Di ritorno, erano solennemente cacciati fuori dalla Chiesa dal Vescovo, che diceva loro: “Vi scacciamo fuori dal recinto della Chiesa a causa dei vostri peccati e delitti, come fu scacciato fuori dal Paradiso il primo uomo Adamo a causa della sua trasgressione”. Poi il clero cantava diversi Responsori tratti dal Genesi, dov’erano ricordate le parole del Signore che condannava l’uomo ai sudori ed al lavoro sulla terra, ormai maledetta a causa sua. Quindi venivano chiuse le porte della Chiesa, affinché i penitenti non ne passassero più le soglie fino al Giovedì Santo, giorno nel quale ricevevano solennemente l’assoluzione.

Estensione del rito liturgico.

Dopo il XII secolo, la penitenza pubblica cominciò a cadere in disuso; ma l’uso d’imporre in questo giorno le ceneri a tutti i fedeli divenne sempre più generale e prese posto fra le cerimonie essenziali della Liturgia Romana. È difficile dire esattamente in quale epoca si produsse tale evoluzione. Sappiamo solo che nel Concilio di Benevento (1091) Urbano II ne fece un obbligo a tutti i fedeli. L’attuale cerimonia è descritta negli Ordines del XII secolo; le antifone, i responsori e le preghiere della benedizione delle Ceneri erano già in uso fra l’VIII e il X secolo.

Una volta i cristiani si avvicinavano a piedi nudi a ricevere l’ammonimento sul niente dell’uomo, e, ancora nel XII secolo, lo stesso Papa, per recarsi da S. Anastasia a S. Sabina, dov’è la Stazione, faceva tutto il percorso senza calzatura, come pure i Cardinali che l’accompagnavano. Poi la Chiesa mitigò questo rigore esteriore; ma continuò a dare valore ai sentimenti interni che deve produrre in noi un rito così espressivo.

Come abbiamo or ora detto, la Stazione odierna è a Roma, in S. Sabina, sul colle Aventino, aprendosi così sotto gli auspici di questa santa Martire la penitenza quaresimale.

La sacra funzione incomincia con la benedizione delle ceneri, ottenute dalle Palme benedette l’anno prima nella Domenica che precede la Pasqua. La nuova benedizione ch’esse ricevono in questa circostanza ha lo scopo di renderle più degne del mistero di contrizione e di umiltà che stanno a significare.

MESSA

EPISTOLA (Gl 2,12-19). – Queste cose dice il Signore: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore nel digiuno, nelle lacrime, nei sospiri. Lacerate i vostri cuori e non le vostre vesti; tornate al Signore, Dio vostro, che è benigno e misericordioso, paziente e ricco di clemenza, e ci pensa molto avanti di castigare. Chi sa che non cambi e perdoni, e non lasci dietro a sé la benedizione pel sacrificio e la libazione al Signore Dio vostro? Sonate la tromba in Sion, pubblicate il digiuno, convocate l’adunanza, radunate il popolo, purificate la riunione, convocate gli anziani; fate venire i fanciulli e i lattanti, lo sposo novello lasci il suo letto e la novella sposa il suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare i sacerdoti, ministri del Signore, piangano, e dicano: Perdona, Signore, perdona al tuo popolo, non abbandonare la tua eredità all’obbrobrio, non la render serva delle nazioni; che non si dica fra i popoli: Dov’è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha risposto e ha detto al suo popolo: Ecco che io vi manderò il frumento, il vino e l’olio, e ne avrete in abbondanza. e non vi farò più essere l’obbrobrio delle genti: dice il Signore onnipotente.

Efficacia del digiuno.

Questo magnifico passo del Profeta ci rivela l’importanza che il Signore dà all’espiazione fatta col digiuno. Quando l’uomo contrito dei propri peccati affligge la sua carne. Dio si commuove, come lo dimostra l’esempio di Ninive. Il Signore perdonò a una città infedele, perché i suoi abitanti imploravano pietà con l’abito della penitenza. Che non farà allora in favore del suo popolo, se questo saprà unire all’immolazione del corpo il sacrificio del cuore ?

Affrontiamo dunque coraggiosamente la via della penitenza; e se l’affievolimento della fede e del timor di Dio sembra far cadere intorno a noi pratiche antiche quanto il cristianesimo, guardiamoci dal non esagerare in un rilassamento così pregiudizievole al complesso dei costumi cristiani. Riflettiamo soprattutto ai nostri obblighi personali verso la giustizia divina, la quale ci rimetterà i peccati e le pene meritate, in misura che ci mostreremo premurosi d’offrirle la soddisfazione cui ha diritto.

VANGELO (Mt 6,16-21). – In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando digiunate, non prendete un’aria melanconica, come gl’ipocriti, che sfigurano la loro faccia per mostrare alla gente che digiunano. In verità vi dico che han già ricevuto la loro mercede. Ma tu, quando digiuni, profumati il capo e la faccia, affinché non alla gente apparisca che tu digiuni, ma al tuo Padre, che è nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Non vogliate accumulare tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e i ladri scassinano e rubano; ma fatevi dei tesori nel cielo, dove né ruggine né tignole consumano, dove i ladri né scassinano né rubano. Perché dove è il tuo tesoro, quivi è anche il tuo cuore.

La gioia della Quaresima.

Nostro Signore non vuole che i cristiani accolgano il digiuno espiatorio, con un’aria triste e lugubre. Anzi, persuasi ch’è tanto pericoloso differire i conti con la giustizia, si devono consolare e mostrarsi allegri all’avvicinarsi di quel tempo sì salutare perché sanno in anticipo che, se saranno fedeli alle prescrizioni della Chiesa, il peso del loro fardello si alleggerirà.

Queste soddisfazioni, oggi tanto mitigate dall’indulgenza della Chiesa, se offerte a Dio con quelle del Redentore e fecondate da quella comunione di opere propiziatorie che unisce in un sol fascio le opere sante di tutti i membri della Chiesa militante, purificheranno le loro anime e le faranno degne di partecipare alle purissime gioie della Pasqua. Perciò, non dobbiamo essere tristi perché digiuniamo, ma perché abbiamo col peccato reso necessario il digiuno.

Il Signore, poi, ci dà un altro consiglio, che la Chiesa ci ricorderà spesso nel corso dei quaranta giorni: quello d’aggiungere l’elemosina alle privazioni del corpo. Vuole che tesorizziamo, ma per il cielo. Abbiamo bisogno d’intercessori: li dobbiamo cercare tra i poveri. Ogni giorno di Quaresima, eccetto le Domeniche, prima di congedare l’assemblea dei fedeli, il Sacerdote recita per loro una preghiera particolare, sempre preceduta dall’esortazione del diacono: “Umiliate le vostre teste dinanzi a Dio”. La preghiera è una formula di benedizione, implorante il pegno della protezione celeste sui fedeli che ritornano alle ordinarie occupazioni (Callewaert, Sacris erudiri, p. 694).

PREGHIAMO

Riguarda placato, o Signore, il popolo prostrato dinanzi a te e, dopo averlo ristorato col dono divino, confortalo sempre con celesti aiuti.

26 febbraio 2022

Martedì 1° Marzo 2022 nella liturgia



Martedì nella Settimana di Quinquagesima, Feria minore, colore liturgico violaceo.

Oggi è l'ultimo giorno in cui si possono celebrare Messe Votive private, Nozze con pompa, e Ottave particolari. Esse saranno nuovamente permesse solo nel Tempo Pasquale. Anche la Scrittura occorrente verrà interrotta, e ripresa nelle sole Domeniche.

Con la Compieta di oggi termina il Tempo di Settuagesima. Col Mattutino dell'indomani comincia il Tempo di Quaresima.


Qui per le peculiarità del Tempo di Settuagesima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/01/introduzione-al-ciclo-di-pasqua-e.html


Al Breviario

Tutto dal Salterio (I Notturno al Mattutino, II Schema a Lodi, 4° Salmo a Prima ) con le Letture e l'Antifona al Magnificat dal Proprio del Tempo al Martedì nella Settimana di Quinquagesima; Orazione della Domenica di Quinquagesima.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e Vespri e le Preci Domenicali a Prima e Compieta.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Martedì nella Settimana di Quinquagesima, Feria minore, colore liturgico violaceo.

Oggi è l'ultimo giorno in cui si possono celebrare le Ottave particolari. Esse saranno nuovamente permesse solo nel Tempo Pasquale. Anche la Scrittura occorrente verrà interrotta, e ripresa nelle sole Domeniche.

Essendo oggi il primo giorno del mese libero da Uffici delle IX Lezioni, si recita l'Ufficio dei Defunti (colore liturgico nero). Fuori dal coro non è obbligatorio.

Con la Compieta di oggi termina il Tempo di Settuagesima. Col Mattutino dell'indomani comincia il Tempo di Quaresima.


All'Ufficio del giorno:

Tutto dal Salterio con le Letture del Mattutino e l'Antifona al Magnificat dal Proprio del Tempo al Martedì nella Settimana di Quinquagesima; Orazione della Domenica di Quinquagesima.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono tutte e sei le Commemorazioni Comuni a Lodi e Vespri e le Preci Domenicali a Prima e Compieta.

All'Ufficio dei Defunti:

Avendo cantato il Benedicamus Domino di Lodi dell'Ufficio del giorno, senza aggiungere altro si intona direttamente la prima Antifona del II Notturno del Mattutino dei Defunti. Si canta solo questo Notturno con le sue Letture e Responsori, e seguito da Lodi. Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Salmo 129 alle Preci e le tre Orazioni per tutti i fedeli defunti Deus qui inter Apostolicos SacerdotesDeus veniae largitor e Fidelium. Le Lodi terminano col Requiescant in pace. Amen senza aggiungere altro, e seguirà quando stabilito Prima del giorno.


Al Messale

Si può celebrare facoltativamente la Messa della Domenica precedente con le seguenti variazioni:

  • Si possono dire cinque o sette Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda Ad poscenda suffragia Sanctorum (A cunctis)
    • Le altre ad libitum, tuttavia essendo la prima Feria libera del mese, al penultimo posto si dice l'Orazione per i Defunti Fidelium

  • Il Tratto e il Credo sono omessi
  • Prefazio Comune
  • Benedicamus Domino
  • Prologo di San Giovanni

Altrimenti si può celebrare una Messa Votiva privata (senza il Gloria, la prima Orazione è della Messa, la seconda A cunctis, le altre ad libitum ma la penultima è sempre Fidelium, Prefazio della Messa o Comune, Benedicamus Domino; se si celebra la Messa Votiva de Angelis si dicono il Gloria e l'Ite Missa est); o  ancora una quotidiana di Requiem (con tre Orazioni).


Letture del Mattutino

AD NOCTURNUM

Lectio 1

De libro Génesis

Gen 14:8-12

Et egréssi sunt rex Sodomórum, et rex Gomórrhæ, rexque Adamæ, et rex Séboim, necnon et rex Balæ, quæ est Segor: et direxérunt áciem contra eos in valle Silvéstri: scílicet advérsus Chodorláhomor regem Elamitárum, et Thadal regem Géntium, et Amraphel regem Sénnaar, et Arioch regem Ponti: quátuor reges advérsus quinque. Vallis autem Silvéstris habébat púteos multos bitúminis. Itaque rex Sodomórum, et Gomórrhæ, terga vertérunt, ceciderúntque ibi: et qui remánserant, fugérunt ad montem. Tulérunt autem omnem substántiam Sodomórum et Gomórrhæ, et univérsa quæ ad cibum pértinent, et abiérunt: necnon et Lot, et substántiam eius, fílium fratris Abram, qui habitábat in Sódomis.

Lectio 2, Gen 14:13-16

Et ecce unus, qui eváserat, nuntiávit Abram Hebrǽo, qui habitábat in conválle Mambre Amorrhǽi, fratris Escol, et fratris Aner: hi enim pepígerant fœdus cum Abram. Quod cum audísset Abram, captum vidélicet Lot fratrem suum, numerávit expedítos vernáculos suos trecéntos decem et octo: et persecútus est usque Dan. Et divísis sóciis, írruit super eos nocte: percussítque eos, et persecútus est eos usque Hoba, quæ est ad lævam Damásci. Reduxítque omnem substántiam, et Lot fratrem suum cum substántia illíus, mulíeres quoque et pópulum.

Lectio 3, Gen 14:17-20

Egréssus est autem rex Sodomórum in occúrsum eius postquam revérsus est a cæde Chodorláhomor, et regum qui cum eo erant in valle Save, quæ est vallis regis. At vero Melchísedech rex Salem, próferens panem et vinum, erat enim sacérdos Dei altíssimi, benedíxit ei, et ait: Benedíctus Abram Deo excélso, qui creávit cælum et terram: et benedíctus Deus excélsus, quo protegénte, hostes in mánibus tuis sunt. Et dedit ei décimas ex ómnibus.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

NOTTURNO UNICO

Lettura 1

Dal libro del Genesi

Gen 14:8-12

Allora scesero in campo il re di Sodoma, il re di Gomorra, il re di Adama, il re di Seboim ed anche il re di Baia, cioè di Segor: e ordinarono la battaglia contro di quelli nella valle dei Boschi: cioè contro Codorlaomor re degli Elamiti, Tadal re delle Genti, Amrafel re di Sénnaare Arioc re di Ponto: quattro re contro cinque. Ora la valle dei Boschi aveva molti pozzi di bitume. Pertanto i re di Sodoma e di Gomorra avendo presa la fuga, vi caddero dentro: e quelli che restaron vivi, fuggirono alla montagna. E (i vincitori) presero tutte le ricchezze di Sodoma e di Gomorra, e tutti i viveri, e se n'andarono: e (presero) anche Lot, figlio del fratello di Abramo, che abitava in Sodoma, e tutte le sue sostanze.

Lettura 2, Gen 14:13-16

Ed ecco uno che s'era salvato ne portò la nuova ad Abramo Ebreo, che abitava nella valle di Mambre Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner: i quali avevano fatto lega con Abramo. E Abramo udito che Lot suo fratello era stato preso, scelse trecentodiciotto dei migliori suoi servi nati in casa: e inseguì i nemici fino a Dan. Poi, divisi i suoi, assalì quelli di notte, li sbaragliò e gl'inseguì fino ad Oba, che è alla sinistra di Damasco. E ricuperò tutta la roba, e Lot suo fratello con ogni suo avere, ed anche le donne e il popolo.

Lettura 3, Gen 14:17-20

E mentre ritornava dall'aver sconfitto Codorlaomor e i re che erano con lui, il re di Sodoma gli andò incontro nella valle di Save, cioè la valle del re. Ma Melchisedech, re di Salem, offrendo pane e vino, poiché egli era sacerdote di Dio altissimo, lo benedisse, dicendo: Benedetto Abramo da Dio altissimo, che ha creato il cielo e la terra: e benedetto Dio altissimo per la cui protezione i nemici son caduti nelle tue mani. Ed (Abramo) gli diede le decime di tutto.


Ad Primam: il Martirologio del 2 Marzo 2022

Sexto Nonas Martii, luna vigesima octava.



Nel sesto giorno alle None di Marzo, luna ventottesima.




Parti proprie della Messa

INTROITUS

Esto mihi in Deum protectórem, et in locum refúgii, ut salvum me fácias: quóniam firmaméntum meum et refúgium meum es tu: et propter nomen tuum dux mihi eris, et enútries me. --- In te, Dómine, sperávi, non confúndar in ætérnum: in justítia tua líbera me et éripe me. --- Glória Patri --- Esto mihi in Deum protectórem, et in locum refúgii, ut salvum me fácias: quóniam firmaméntum meum et refúgium meum es tu: et propter nomen tuum dux mihi eris, et enútries me.

COLLECTAE

Orémus. Preces nostras, quǽsumus, Dómine, cleménter exáudi: atque, a peccatórum vínculis absolútos, ab omni nos adversitáte custódi. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salutem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclésia tua secúra tibi sérviat libertáte.

Orationes ad libitum sed penultimo loco dicutur:

Fidélium, Deus, ómnium Cónditor et Redémptor: animábus famulórum famularúmque tuárum remissiónem cunctórum tríbue peccatórum; ut indulgéntiam, quam semper optavérunt, piis supplicatiónibus consequántur.

EPISTOLA

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Corinthios.

1 Cor 13:1-13

Fratres: Si linguis hóminum loquar et Angelórum, caritátem autem non hábeam, factus sum velut æs sonans aut cýmbalum tínniens. Et si habúero prophetíam, et nóverim mystéria ómnia et omnem sciéntiam: et si habúero omnem fidem, ita ut montes tránsferam, caritátem autem non habúero, nihil sum. Et si distribúero in cibos páuperum omnes facultátes meas, et si tradídero corpus meum, ita ut árdeam, caritátem autem non habuero, nihil mihi prodest. Cáritas patiens est, benígna est: cáritas non æmulátur, non agit pérperam, non inflátur, non est ambitiósa, non quærit quæ sua sunt, non irritátur, non cógitat malum, non gaudet super iniquitáte, congáudet autem veritáti: ómnia suffert, ómnia credit, ómnia sperat, ómnia sústinet. Cáritas numquam éxcidit: sive prophétiæ evacuabúntur, sive linguæ cessábunt, sive sciéntia destruétur. Ex parte enim cognóscimus, et ex parte prophetámus. Cum autem vénerit quod perféctum est, evacuábitur quod ex parte est. Cum essem párvulus, loquébar ut párvulus, sapiébam ut párvulus, cogitábam ut párvulus. Quando autem factus sum vir, evacuávi quæ erant párvuli. Vidémus nunc per spéculum in ænígmate: tunc autem fácie ad fáciem. Nunc cognósco ex parte: tunc autem cognóscam, sicut et cógnitus sum. Nunc autem manent fides, spes, cáritas, tria hæc: major autem horum est cáritas.

GRADUALE

Tu es Deus qui facis mirabília solus: notam fecísti in géntibus virtútem tuam. Liberásti in bráchio tuo pópulum tuum, fílios Israël et Joseph.

TRACTUS

Jubiláte Deo, omnis terra: servíte Dómino in lætítia, intráte in conspéctu ejus in exsultatióne: scitóte, quod Dóminus ipse est Deus. Ipse fecit nos, et non ipsi nos: nos autem pópulus ejus, et oves páscuæ ejus.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

Luc 18:31-43

In illo témpore: Assúmpsit Jesus duódecim, et ait illis: Ecce, ascéndimus Jerosólymam, et consummabúntur ómnia, quæ scripta sunt per Prophétas de Fílio hominis. Tradétur enim Géntibus, et illudétur, et flagellábitur, et conspuétur: et postquam flagelláverint, occídent eum, et tértia die resúrget. Et ipsi nihil horum intellexérunt, et erat verbum istud abscónditum ab eis, et non intellegébant quæ dicebántur. Factum est autem, cum appropinquáret Jéricho, cæcus quidam sedébat secus viam, mendícans. Et cum audíret turbam prætereúntem, interrogábat, quid hoc esset. Dixérunt autem ei, quod Jesus Nazarénus transíret. Et clamávit, dicens: Jesu, fili David, miserére mei. Et qui præíbant, increpábant eum, ut tacéret. Ipse vero multo magis clamábat: Fili David, miserére mei. Stans autem Jesus, jussit illum addúci ad se. Et cum appropinquásset, interrogávit illum, dicens: Quid tibi vis fáciam? At ille dixit: Dómine, ut vídeam. Et Jesus dixit illi: Réspice, fides tua te salvum fecit. Et conféstim vidit, et sequebátur illum, magníficans Deum. Et omnis plebs ut vidit, dedit laudem Deo.

OFFERTORIUM

Orémus. Benedíctus es, Dómine, doce me justificatiónes tuas: in lábiis meis pronuntiávi ómnia judícia oris tui.

SECRETAE

Hæc hóstia, Dómine, quǽsumus, emúndet nostra delícta: et, ad sacrifícium celebrándum, subditórum tibi córpora mentésque sanctíficet. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futúro.

Orationes ad libitum sed penultimo loco dicutur:

Hóstias, quǽsumus, Dómine, quas tibi pro animábus famulórum famularúmque tuárum offérimus, propitiátus inténde: ut, quibus fídei christiánæ méritum contulísti, dones et præmium.

PRAEFATIO COMMUNIS

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Manducavérunt, et saturári sunt nimis, et desidérium eórum áttulit eis Dóminus: non sunt fraudáti a desidério suo.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui coeléstia aliménta percépimus, per hæc contra ómnia adversa muniámur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

Orationes ad libitum sed penultimo loco dicutur:

Animábus, quǽsumus, Dómine, famulórum famularúmque tuárum orátio profíciat supplicántium: ut eas et a peccátis ómnibus éxuas, et tuæ redemptiónis fácias esse partícipes.


Traduzione italiana

Sii mio protettore, o Dio, e mio luogo di rifugio per salvarmi: poiché tu sei la mia fortezza e il mio riparo: per il tuo nome guídami e assistimi. --- In Te, o Signore, ho sperato, ch’io non resti confuso in eterno: nella tua giustizia líberami e sàlvami. --- Gloria --- Sii mio protettore, o Dio, e mio luogo di rifugio per salvarmi: poiché tu sei la mia fortezza e il mio riparo: per il tuo nome guídami e assistimi.

COLLETTE

Preghiamo. O Signore, Te ne preghiamo, esaudisci clemente le nostre preghiere: e liberati dai ceppi del peccato, preservaci da ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

Si possono aggiungere altre tre o cinque Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione). Tuttavia al penultimo posto si dice:

O Dio, creatore e redentore di tutti i fedeli: concedi alle anime dei tuoi servi e delle tue serve la remissione di tutti i peccati; affinché, per queste nostre pie suppliche, ottengano l’indulgenza che hanno sempre desiderato.

EPISTOLA

Lettura della Lettera del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.

1 Cor 13:1-13

Fratelli: Quand’io parlassi le lingue degli uomini e degli àngeli, se non ho la carità sono come un bronzo risonante o un cémbalo squillante. E quando avessi la profezia e intendessi tutti i misteri e ogni scienza, e se avessi tutta la fede così da spostare le montagne: se non ho la carità sono un niente. E quando distribuissi in nutrimento per i poveri tutti i miei possessi e sacrificassi il mio corpo per essere bruciato: se non ho la carità nulla mi giova. La carità è paziente, è benigna. La carità non è astiosa, non è insolente, non è tronfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non si muove ad ira, non pensa male, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità: tutto soffre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non viene mai meno: mentre invece le profezie passeranno, le lingue cesseranno e la scienza sarà abolita. Adesso conosciamo imperfettamente e profetiamo imperfettamente. Quando verrà ciò che è perfetto, verrà rimosso ciò che è imperfetto. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, avevo gusti da bambino, pensavo da bambino. Divenuto uomo, ho smesso le cose che erano dei bambini. Adesso vediamo come in uno specchio, per enigma: allora poi faccia a faccia. Ora conosco in parte: allora conoscerò come sono conosciuto. Per ora restano queste tre cose: la fede, la speranza e la carità, ma la più grande è la carità.

GRADUALE

Tu sei Dio, il solo che operi meraviglie: hai fatto conoscere tra le genti la tua potenza. Liberasti con la tua forza il tuo popolo, i figli di Israele e di Giuseppe.

TRATTO

Acclama a Dio, o terra tutta: servite il Signore in letizia. Entrate alla sua presenza con esultanza: sappiate che il Signore è Dio. Egli stesso ci ha fatti, e non noi stessi: noi siamo il suo popolo e il suo gregge.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

Luc 18:31-43

In quel tempo: Gesù prese a parte i dodici e disse loro: Ecco, andiamo a Gerusalemme, e si adempirà tutto quello che è stato scritto dai profeti sul Figlio dell’uomo. Poiché sarà dato nelle mani della gente e sarà schernito, flagellato e sputato: e dopo che l’avranno flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà. Ed essi non compresero nulla di tutto questo, un tal parlare era oscuro per essi e non comprendevano quel che diceva. E avvenne che, avvicinandosi a Gerico, un cieco se ne stava sulla strada mendicando. E udendo la folla che passava, domandava cosa accadesse. Gli dissero che passava Gesù Nazareno. E quegli gridò e disse: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me. E quelli che andavano avanti lo sgridavano perché tacesse. Ma egli gridava sempre più: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me. E Gesù, fermatosi, ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, lo interrogò dicendo: Cosa vuoi che ti faccia? E quegli disse: Signore, che io vegga. E Gesù gli disse: Vedi, la tua fede ti ha salvato. E subito vide, e lo seguiva: magnificando Dio. E tutto il popolo, vedendo ciò, rese lode a Dio.

OFFERTORIO

Preghiamo. Benedetto sei Tu, o Signore, insegnami i tuoi comandamenti: le mie labbra pronunciarono tutti i decreti della tua bocca.

SECRETE

O Signore, Te ne preghiamo, quest’ostia ci purifichi dai nostri peccati: e, santificando i corpi e le ànime dei tuoi servi, li disponga alla celebrazione del sacrificio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

Altre tre o cinque Orazioni a scelta del Sacerdote (solo l'ultima ha la conclusione). Tuttavia al penultimo posto si dice:

Guarda propizio, Te ne preghiamo, o Signore, queste ostie che Ti offriamo per le anime dei tuoi servi e delle tue serve: affinché, a coloro cui concedesti il merito della fede cristiana, ne dia anche il premio.

PREFAZIO COMUNE

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).

COMUNIONE

Mangiarono e si saziarono, e il Signore appagò i loro desiderii: non furono delusi nelle loro speranze.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Ti preghiamo, o Dio onnipotente, affinché, ricevuti i celesti alimenti, siamo muniti da questi contro ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

Altre tre o cinque Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione). Tuttavia al penultimo posto si dice:

Ti preghiamo, o Signore, le nostre supplici preghiere giovino alle anime dei tuoi servi e delle tue serve: affinché Tu le purifichi da ogni colpa e le renda partecipi della tua redenzione.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

MARTEDÌ DI QUINQUAGESIMA

Separazione dal mondo.

Secondo il Vangelo, il principio fondamentale della condotta cristiana consiste nel vivere fuori del mondo, nel separarsi dal mondo, nel far guerra al mondo. Il mondo è questa terra infedele, dalla quale Abramo, il nostro modello, s’allontanò per ordine di Dio; è questa Babilonia che ci tiene schiavi e il cui soggiorno è pieno d’insidie e pericoli.

Il Discepolo prediletto ci grida: “Non amate il mondo, né le cose del mondo: se uno ama il mondo, non è in lui la carità del Padre” (1Gv 2,15). Ricordiamo anche la terribile parola che il Salvatore, pure così misericordioso, pronunciò mentre andava ad offrire il suo Sacrificio per tutti noi al Padre: “Non prego per il mondo” (Gv 17,9).

Anche noi giurammo odio al mondo, quando fummo segnati dal glorioso indelebile carattere di cristiani, rinunciando alle sue opere ed alle sue vanità e rinnovando più volte quell’impegno solenne.

L’uso legittimo delle creature.

Ma tutto ciò vuoi forse dire che per essere buoni cristiani dobbiamo fuggire in un deserto ed isolarci dalla convivenza dei nostri simili? Non è questa l’intenzione di Dio, perché nello stesso libro dove ci ordina di fuggire il mondo e di odiarlo, c’impone dei precisi doveri verso le creature umane, sanzionando e benedicendo quei legami che la disposizione della sua divina Provvidenza ha stabilito fra essi e noi. Il suo Apostolo ci ammonisce di usare del mondo come se non ne usassimo (1Cor 7,31); dunque non ce ne viene proibito l’uso. Allora che vuoi dire odiare il mondo? c’è forse una contraddizione della celeste dottrina? o siamo condannati ad errare nelle tenebre?

Niente di tutto questo. Tutto è chiaro, se teniamo nel giusto conto le creature che ci circondano. Se intendiamo con la parola mondo tutte le cose create dalla potenza e bontà di Dio, non è indegno del suo autore questo mondo visibile, ch’egli fece per la sua gloria ed il nostro servizio; se anzi ne useremo fedelmente, le creature sono una serie di gradini che ci fanno salire al Creatore. Usiamone mostrandoci grati a lui, ma non riponiamo in esse le nostre speranze; non affezioniamoci ad esse con un amore che dobbiamo solo a Dio; infine non dimentichiamo i nostri immortali destini che non troveranno il loro compimento quaggiù.

La perversità del mondo.

Ma intanto la maggior parte degli uomini non hanno questa prudenza; invece d’elevarsi in alto, il loro cuore si ferma al basso, a tal punto che quando l’autore di questo mondo si degnò di venirlo a salvare, il mondo non lo volle conoscere (Gv 1,10). A causa di questa ingratitudine il Signore ha condannato gli uomini chiamandoli il mondo, applicando loro il nome dell’oggetto della loro cupidigia, perché hanno chiuso gli occhi alla luce e sono diventati tenebre.

In questo senso maledetto, dunque, il mondo è tutto ciò che si oppone a Gesù Cristo; sono tutti coloro che si rifiutano di conoscerlo e non si lasciano governare da lui. È quell’insieme di massime tendenti a distruggere o comprimere lo slancio soprannaturale delle anime a Dio, a far apparire più vantaggioso tutto ciò che incatena il nostro cuore coi lacci di questa fuggevole vita, a disprezzare o respingere tutto ciò che eleva l’uomo al disopra della natura imperfetta e viziata, ad incantare e sedurre la povera imprudenza umana con l’esca delle soddisfazioni pericolose che, invece d’avvicinarci al nostro ultimo fine, ci abbagliano per sviarci dalla retta via.

Necessità della lotta.

Ora questo mondo reprobo è dappertutto, ed ha le sue intese nel nostro cuore, che a causa del peccato è tutto compenetrato del mondo esterno che pure è opera di Dio. Noi dobbiamo vincere e calpestare il mondo, se non vogliamo perire con lui; è indispensabile che usciamo dal dilemma che ci viene imposto: o suoi nemici o suoi schiavi. Ai nostri giorni il mondo trionfa, ed ha assicurato il suo impero in moltissimi cristiani, che pure lo ripudiarono così solennemente il giorno che furono incorporati alla milizia di Gesù Cristo. Compiangiamoli, preghiamo per loro e tremiamo per noi; ed affinché non venga mai meno il nostro giuramento, meditiamo, ora che n’è il tempo, sulle consolanti parole del Signore a proposito dei discepoli, nell’ultima Cena: “Padre mio, io ho comunicato loro la tua parola, e il mondo li ha odiati perché non sono del mondo, come neanch’io sono del mondo. Non chiedo che tu li levi dal mondo, ma che tu li guardi dal male” (Gv 17,14-15).


CONCLUSIONE DEL TEMPO DI SETTUAGESIMA

Ora che le nostre anime sono preparate, la Chiesa può aprire la santa Quaresima. Nelle tre settimane passate abbiamo imparato a conoscere la miseria dell’uomo decaduto e l’immenso bisogno che ha di essere salvato dal suo divino Fattore; abbiamo conosciuta l’eterna giustizia contro la quale osò ribellarsi il genere umano, e il terribile castigo, prezzo di tanta audacia; finalmente abbiamo visto il Signore stringere, nella persona di Abramo, alleanza con tutti coloro che, docili alla sua voce, si sforzeranno d’allontanarsi dalle massime perverse del mondo da lui condannato.

Ora vedremo il compiersi dei misteri, per mezzo dei quali fu sanata la profonda ferita della nostra caduta, disarmata la divina giustizia e diffusa sovrabbondantemente in noi la grazia che ci affrancò dal giogo di satana e del mondo.

Per un momento abbiamo interrotto di seguire le tracce dell’Uomo-Dio, il quale ora sta per mostrarsi a noi curvo sotto la Croce e fra poco immolato per la nostra Redenzione. Sta per rinnovarsi, davanti ai nostri occhi, nel più solenne degli anniversari, la dolorosa Passione di cui lo caricarono i nostri peccati.

Siamo dunque diligenti a purificare il nostro cuore e ad intraprendere coraggiosamente il cammino della penitenza. Che ogni giorno più s’alleggerisca il pesante fardello dei nostri peccati; così che, dopo aver preso parte al calice del Redentore con una viva e sincera compassione per i suoi dolori, le nostre labbra chiuse per qualche tempo ai canti della gioia, saranno sciolte dalla Chiesa, e i nostri cuori trasaliranno tutto a un tratto giubilanti al cantico pasquale.