26 febbraio 2022

Lunedì 28 Febbraio 2022 nella liturgia



Lunedì nella Settimana di Quinquagesima, Feria minore, colore liturgico violaceo.


Qui per le peculiarità del Tempo di Settuagesima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/01/introduzione-al-ciclo-di-pasqua-e.html


Al Breviario

Tutto dal Salterio (I Notturno al Mattutino, II Schema a Lodi, 4° Salmo a Prima ) con le Letture e l'Antifona al Magnificat dal Proprio del Tempo al Lunedì nella Settimana di Quinquagesima; Orazione della Domenica di Quinquagesima.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e Vespri e le Preci Domenicali a Prima e Compieta.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Lunedì nella Settimana di Quinquagesima, Feria minore, colore liturgico violaceo.

Essendo domani il primo giorno del mese di Marzo libero da Uffici delle IX Lezioni, oggi si recitano i Vespri dell'Ufficio dei Defunti (colore liturgico nero). Fuori dal coro non è obbligatorio.


All'Ufficio del giorno:

Tutto dal Salterio con le Letture del Mattutino e l'Antifona al Magnificat dal Proprio del Tempo al Lunedì nella Settimana di Quinquagesima; Orazione della Domenica di Quinquagesima.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono tutte e sei le Commemorazioni Comuni a Lodi e Vespri e le Preci Domenicali a Prima e Compieta.

All'Ufficio dei Defunti:

Avendo cantato il Benedicamus Domino dei Vespri dell'Ufficio del giorno, senza aggiungere altro si intona direttamente la prima Antifona Placebo Domino dell'Ufficio dei Defunti. Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Salmo 145 alle Preci e le tre Orazioni per tutti i fedeli defunti Deus qui inter Apostolicos SacerdotesDeus veniae largitor e Fidelium. I Vespri terminano col Requiescant in pace. Amen senza aggiungere altro, e seguirà quando stabilito Compieta del giorno.


Al Messale

Si può celebrare facoltativamente la Messa della Domenica precedente con le seguenti variazioni:

  • Si possono dire cinque o sette Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda Ad poscenda suffragia Sanctorum (A cunctis)
    • Le altre ad libitum, tuttavia essendo un Lunedì feriale, al penultimo posto si dice l'Orazione per i Defunti Fidelium

  • Il Tratto e il Credo sono omessi
  • Prefazio Comune
  • Benedicamus Domino
  • Prologo di San Giovanni

Altrimenti si può celebrare una Messa Votiva privata (senza il Gloria, la prima Orazione è della Messa, la seconda A cunctis, le altre ad libitum ma la penultima è sempre Fidelium, Prefazio della Messa o Comune, Benedicamus Domino; se si celebra la Messa Votiva de Angelis si dicono il Gloria e l'Ite Missa est); o  ancora una quotidiana di Requiem (con tre Orazioni).


Letture del Mattutino

AD NOCTURNUM

Lectio 1

De libro Génesis

Gen 13:1-6

Ascéndit ergo Abram de Ægýpto, ipse et uxor eius, et ómnia quæ habébat, et Lot cum eo, ad austrálem plagam. Erat autem dives valde in possessióne auri et argénti. Reversúsque est per iter, quo vénerat, a merídie in Bethel, usque ad locum ubi prius fíxerat tabernáculum inter Bethel et Hai, in loco altáris quod fécerat prius: et invocávit ibi nomen Dómini. Sed et Lot qui erat cum Abram, fuérunt greges óvium, et arménta, et tabernácula. Nec póterat eos cápere terra, ut habitárent simul: erat quippe substántia eórum multa, et nequíbant habitáre commúniter.

Lectio 2, Gen 13:7-11

Unde et facta est rixa inter pastóres gregum Abram et Lot. Eo autem témpore Chananǽus et Pherezǽus habitábant in terra illa. Dixit ergo Abram ad Lot: Ne quæso sit iúrgium inter me et te, et inter pastóres meos et pastóres tuos: fratres enim sumus. Ecce univérsa terra coram te est: recéde a me, óbsecro: si ad sinístram íeris, ego déxteram tenébo: si tu déxteram elégeris, ego ad sinístram pergam. Elevátis ítaque Lot óculis, vidit omnem circa regiónem Jordánis, quæ univérsa irrigabátur ántequam subvérteret Dóminus Sódomam et Gomórrham, sicut paradísus Dómini, et sicut Ægýptus veniéntibus in Segor. Elegítque sibi Lot regiónem circa Jordánem, et recéssit ab oriénte.

Lectio 3

Faustinus et Jovita fratres, nobiles Brixiani, in multis Italiæ urbibus, quo vincti sæviente Trajani persecutione ducebantur, acerbissima supplicia perpessi, fortes in christianæ fidei confessione perstiterunt. Nam Brixiæ diu vinculis constricti, feris étiam objecti in ignemque conjecti, et a bestiis et a flamma íntegri et incolumes servati sunt. Inde vero eisdem catenis colligati Mediolanum venerunt; ubi eorum fides tentata exquisitissimis tormentis, tamquam igne aurum, in cruciatibus magis enituit. Postea Romam missi, ab Evaristo Pontifice confirmati, ibi quoque crudelissime torquentur. Denique perducti Neápolim, in ea étiam urbe varie cruciati, vinctis manibus pedibusque in mare demerguntur; unde per Angelos mirabiliter erepti sunt. Quare multos et constantia in tormentis et miraculorum virtute ad Christi fidem converterunt. Postrémo reducti Brixiam initio suscepti ab Hadriano imperii, securi percussi, illustrem martyrii coronam acceperunt.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

NOTTURNO UNICO

Lettura 1

Dal libro del Genesi

Gen 13:1-6

Abramo dunque uscì Eli dall'Egitto con sua moglie e con tutto quello che aveva, e Lot insieme con lui, e andò verso il mezzodì. Ora egli era molto ricco in possesso d'oro e d'argento. E ritornò per la strada per cui era venuto dal Mezzodì a Betel, fino al luogo dove prima aveva piantato la tenda tra Betel e Ai: nel luogo dove avea già fatto l'altare, e vi invocò il nome del Signore. Ma anche Lot, che era con Abramo, avea greggi di pecore, armenti e tende. E la terra non poteva loro bastare per abitare insieme: infatti le loro facoltà eran molte, e non potevano dimorare insieme.

Lettura 2, Gen 13:7-11

Perciò avvenne anche una rissa tra i pastori dei greggi d'Abramo e quei di Lot. Ora in quel tempo il Cananeo e il Ferezeo abitavano in quella terra. Disse dunque Abramo a Lot: Di grazia, non ci sia litigio tra me e te, e tra i miei pastori e i tuoi pastori, perché siamo fratelli. Ecco dinanzi a te tutta questa terra: separati da me, te ne prego: se tu andrai a sinistra, io terrò a destra: se tu sceglierai a destra, io andrò a sinistra. Lot adunque, alzati gli occhi, vide tutta la regione intorno al Giordano, la quale, prima che il Signore distruggesse Sodoma e Gomorra, era tutta irrigata come il paradiso del Signore, e come l'Egitto per chi viene verso Segor. E Lot si scelse il paese intorno al Giordano, e s'allontanò dall'Oriente.

Lettura 3

Faustino e Giovita, nobili fratelli Bresciani, durante la persecuzione di Traiano furono condotti, carichi di catene, in molte città d'Italia ed ebbero a soffrire crudelissimi tormenti, ma rimasero intrepidi nel confessare la fede cristiana. Difatti rimasero molto tempo imprigionati a Brescia, vi furono anche esposti alle fiere e gettati nel fuoco, ma e le fiere e le fiamme li lasciarono sani e salvi. Di là poi, sempre incatenati, furono condotti a Milano; dove la loro fede, provata coi più raffinati tormenti, nelle sofferenze brillò sempre più, come l'oro nel fuoco. Poi mandati a Roma, vi furono fortificati dal Papa Evaristo, e là pure crudelmente torturati. Infine condotti a Napoli, e anche in questa città in diverse maniere tormentati, legati mani e piedi vennero gettati in mare; ma degli Angeli ne li trassero miracolosamente. Quindi e per la costanza nei tormenti e per la virtù dei miracoli convertirono molti alla fede di Cristo. In ultimo ricondotti a Brescia al principio dell'impero d'Adriano, e decapitati, conseguirono la gloriosa corona del martirio.


Ad Primam: il Martirologio del 1° Marzo 2022

Kalendis Martii, luna vigesima septima.



Nel giorno delle Calende di Marzo, luna ventisettesima.




Parti proprie della Messa

INTROITUS

Esto mihi in Deum protectórem, et in locum refúgii, ut salvum me fácias: quóniam firmaméntum meum et refúgium meum es tu: et propter nomen tuum dux mihi eris, et enútries me. --- In te, Dómine, sperávi, non confúndar in ætérnum: in justítia tua líbera me et éripe me. --- Glória Patri --- Esto mihi in Deum protectórem, et in locum refúgii, ut salvum me fácias: quóniam firmaméntum meum et refúgium meum es tu: et propter nomen tuum dux mihi eris, et enútries me.

COLLECTAE

Orémus. Preces nostras, quǽsumus, Dómine, cleménter exáudi: atque, a peccatórum vínculis absolútos, ab omni nos adversitáte custódi. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salutem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclésia tua secúra tibi sérviat libertáte.

Orationes ad libitum sed penultimo loco dicutur:

Fidélium, Deus, ómnium Cónditor et Redémptor: animábus famulórum famularúmque tuárum remissiónem cunctórum tríbue peccatórum; ut indulgéntiam, quam semper optavérunt, piis supplicatiónibus consequántur.

EPISTOLA

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Corinthios.

1 Cor 13:1-13

Fratres: Si linguis hóminum loquar et Angelórum, caritátem autem non hábeam, factus sum velut æs sonans aut cýmbalum tínniens. Et si habúero prophetíam, et nóverim mystéria ómnia et omnem sciéntiam: et si habúero omnem fidem, ita ut montes tránsferam, caritátem autem non habúero, nihil sum. Et si distribúero in cibos páuperum omnes facultátes meas, et si tradídero corpus meum, ita ut árdeam, caritátem autem non habuero, nihil mihi prodest. Cáritas patiens est, benígna est: cáritas non æmulátur, non agit pérperam, non inflátur, non est ambitiósa, non quærit quæ sua sunt, non irritátur, non cógitat malum, non gaudet super iniquitáte, congáudet autem veritáti: ómnia suffert, ómnia credit, ómnia sperat, ómnia sústinet. Cáritas numquam éxcidit: sive prophétiæ evacuabúntur, sive linguæ cessábunt, sive sciéntia destruétur. Ex parte enim cognóscimus, et ex parte prophetámus. Cum autem vénerit quod perféctum est, evacuábitur quod ex parte est. Cum essem párvulus, loquébar ut párvulus, sapiébam ut párvulus, cogitábam ut párvulus. Quando autem factus sum vir, evacuávi quæ erant párvuli. Vidémus nunc per spéculum in ænígmate: tunc autem fácie ad fáciem. Nunc cognósco ex parte: tunc autem cognóscam, sicut et cógnitus sum. Nunc autem manent fides, spes, cáritas, tria hæc: major autem horum est cáritas.

GRADUALE

Tu es Deus qui facis mirabília solus: notam fecísti in géntibus virtútem tuam. Liberásti in bráchio tuo pópulum tuum, fílios Israël et Joseph.

TRACTUS

Jubiláte Deo, omnis terra: servíte Dómino in lætítia, intráte in conspéctu ejus in exsultatióne: scitóte, quod Dóminus ipse est Deus. Ipse fecit nos, et non ipsi nos: nos autem pópulus ejus, et oves páscuæ ejus.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

Luc 18:31-43

In illo témpore: Assúmpsit Jesus duódecim, et ait illis: Ecce, ascéndimus Jerosólymam, et consummabúntur ómnia, quæ scripta sunt per Prophétas de Fílio hominis. Tradétur enim Géntibus, et illudétur, et flagellábitur, et conspuétur: et postquam flagelláverint, occídent eum, et tértia die resúrget. Et ipsi nihil horum intellexérunt, et erat verbum istud abscónditum ab eis, et non intellegébant quæ dicebántur. Factum est autem, cum appropinquáret Jéricho, cæcus quidam sedébat secus viam, mendícans. Et cum audíret turbam prætereúntem, interrogábat, quid hoc esset. Dixérunt autem ei, quod Jesus Nazarénus transíret. Et clamávit, dicens: Jesu, fili David, miserére mei. Et qui præíbant, increpábant eum, ut tacéret. Ipse vero multo magis clamábat: Fili David, miserére mei. Stans autem Jesus, jussit illum addúci ad se. Et cum appropinquásset, interrogávit illum, dicens: Quid tibi vis fáciam? At ille dixit: Dómine, ut vídeam. Et Jesus dixit illi: Réspice, fides tua te salvum fecit. Et conféstim vidit, et sequebátur illum, magníficans Deum. Et omnis plebs ut vidit, dedit laudem Deo.

OFFERTORIUM

Orémus. Benedíctus es, Dómine, doce me justificatiónes tuas: in lábiis meis pronuntiávi ómnia judícia oris tui.

SECRETAE

Hæc hóstia, Dómine, quǽsumus, emúndet nostra delícta: et, ad sacrifícium celebrándum, subditórum tibi córpora mentésque sanctíficet. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futúro.

Orationes ad libitum sed penultimo loco dicutur:

Hóstias, quǽsumus, Dómine, quas tibi pro animábus famulórum famularúmque tuárum offérimus, propitiátus inténde: ut, quibus fídei christiánæ méritum contulísti, dones et præmium.

PRAEFATIO COMMUNIS

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Manducavérunt, et saturári sunt nimis, et desidérium eórum áttulit eis Dóminus: non sunt fraudáti a desidério suo.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui coeléstia aliménta percépimus, per hæc contra ómnia adversa muniámur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

Orationes ad libitum sed penultimo loco dicutur:

Animábus, quǽsumus, Dómine, famulórum famularúmque tuárum orátio profíciat supplicántium: ut eas et a peccátis ómnibus éxuas, et tuæ redemptiónis fácias esse partícipes.


Traduzione italiana

Sii mio protettore, o Dio, e mio luogo di rifugio per salvarmi: poiché tu sei la mia fortezza e il mio riparo: per il tuo nome guídami e assistimi. --- In Te, o Signore, ho sperato, ch’io non resti confuso in eterno: nella tua giustizia líberami e sàlvami. --- Gloria --- Sii mio protettore, o Dio, e mio luogo di rifugio per salvarmi: poiché tu sei la mia fortezza e il mio riparo: per il tuo nome guídami e assistimi.

COLLETTE

Preghiamo. O Signore, Te ne preghiamo, esaudisci clemente le nostre preghiere: e liberati dai ceppi del peccato, preservaci da ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

Si possono aggiungere altre tre o cinque Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione). Tuttavia al penultimo posto si dice:

O Dio, creatore e redentore di tutti i fedeli: concedi alle anime dei tuoi servi e delle tue serve la remissione di tutti i peccati; affinché, per queste nostre pie suppliche, ottengano l’indulgenza che hanno sempre desiderato.

EPISTOLA

Lettura della Lettera del Beato Paolo Apostolo ai Corinti.

1 Cor 13:1-13

Fratelli: Quand’io parlassi le lingue degli uomini e degli àngeli, se non ho la carità sono come un bronzo risonante o un cémbalo squillante. E quando avessi la profezia e intendessi tutti i misteri e ogni scienza, e se avessi tutta la fede così da spostare le montagne: se non ho la carità sono un niente. E quando distribuissi in nutrimento per i poveri tutti i miei possessi e sacrificassi il mio corpo per essere bruciato: se non ho la carità nulla mi giova. La carità è paziente, è benigna. La carità non è astiosa, non è insolente, non è tronfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non si muove ad ira, non pensa male, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità: tutto soffre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non viene mai meno: mentre invece le profezie passeranno, le lingue cesseranno e la scienza sarà abolita. Adesso conosciamo imperfettamente e profetiamo imperfettamente. Quando verrà ciò che è perfetto, verrà rimosso ciò che è imperfetto. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, avevo gusti da bambino, pensavo da bambino. Divenuto uomo, ho smesso le cose che erano dei bambini. Adesso vediamo come in uno specchio, per enigma: allora poi faccia a faccia. Ora conosco in parte: allora conoscerò come sono conosciuto. Per ora restano queste tre cose: la fede, la speranza e la carità, ma la più grande è la carità.

GRADUALE

Tu sei Dio, il solo che operi meraviglie: hai fatto conoscere tra le genti la tua potenza. Liberasti con la tua forza il tuo popolo, i figli di Israele e di Giuseppe.

TRATTO

Acclama a Dio, o terra tutta: servite il Signore in letizia. Entrate alla sua presenza con esultanza: sappiate che il Signore è Dio. Egli stesso ci ha fatti, e non noi stessi: noi siamo il suo popolo e il suo gregge.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

Luc 18:31-43

In quel tempo: Gesù prese a parte i dodici e disse loro: Ecco, andiamo a Gerusalemme, e si adempirà tutto quello che è stato scritto dai profeti sul Figlio dell’uomo. Poiché sarà dato nelle mani della gente e sarà schernito, flagellato e sputato: e dopo che l’avranno flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà. Ed essi non compresero nulla di tutto questo, un tal parlare era oscuro per essi e non comprendevano quel che diceva. E avvenne che, avvicinandosi a Gerico, un cieco se ne stava sulla strada mendicando. E udendo la folla che passava, domandava cosa accadesse. Gli dissero che passava Gesù Nazareno. E quegli gridò e disse: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me. E quelli che andavano avanti lo sgridavano perché tacesse. Ma egli gridava sempre più: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me. E Gesù, fermatosi, ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, lo interrogò dicendo: Cosa vuoi che ti faccia? E quegli disse: Signore, che io vegga. E Gesù gli disse: Vedi, la tua fede ti ha salvato. E subito vide, e lo seguiva: magnificando Dio. E tutto il popolo, vedendo ciò, rese lode a Dio.

OFFERTORIO

Preghiamo. Benedetto sei Tu, o Signore, insegnami i tuoi comandamenti: le mie labbra pronunciarono tutti i decreti della tua bocca.

SECRETE

O Signore, Te ne preghiamo, quest’ostia ci purifichi dai nostri peccati: e, santificando i corpi e le ànime dei tuoi servi, li disponga alla celebrazione del sacrificio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

Altre tre o cinque Orazioni a scelta del Sacerdote (solo l'ultima ha la conclusione). Tuttavia al penultimo posto si dice:

Guarda propizio, Te ne preghiamo, o Signore, queste ostie che Ti offriamo per le anime dei tuoi servi e delle tue serve: affinché, a coloro cui concedesti il merito della fede cristiana, ne dia anche il premio.

PREFAZIO COMUNE

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).

COMUNIONE

Mangiarono e si saziarono, e il Signore appagò i loro desiderii: non furono delusi nelle loro speranze.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Ti preghiamo, o Dio onnipotente, affinché, ricevuti i celesti alimenti, siamo muniti da questi contro ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

Altre tre o cinque Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione). Tuttavia al penultimo posto si dice:

Ti preghiamo, o Signore, le nostre supplici preghiere giovino alle anime dei tuoi servi e delle tue serve: affinché Tu le purifichi da ogni colpa e le renda partecipi della tua redenzione.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

LUNEDÌ DI QUINQUAGESIMA

L’esempio di Abramo.

La vita del cristiano fedele, secondo l’esempio di Abramo, non è altro che un coraggioso cammino verso il soggiorno che Dio gli ha destinato. Dobbiamo perciò superare ogni ostacolo che c’impedisce di andare avanti, e soprattutto non guardare indietro. È severa questa dottrina; ma per poco che si rifletta ai pericoli incorsi quaggiù dall’uomo decaduto, ed alle esperienze che ciascuno di noi ha potuto fare, non ci meraviglieremo nel vedere il Salvatore riporre sul rinnegamento di noi stessi la condizione essenziale della salvezza. D’altronde, noi dovremmo essere così saggi e forti, da capire che è meglio lasciare a Dio il disporre della nostra vita, che non addossarcene da noi la guida. Del resto, di fronte a Dio Nostro Signore non valgono né proteste né resistenze: e se ci lascia liberi di resistere a lui o di seguirlo, non intende mai abdicare ai suoi diritti su di noi. Il nostro rifiuto di obbedirgli non compromette che noi stessi.

Se Abramo, ascoltata la divina chiamata, avesse voluto restare nella Caldea, e non intraprendere un’emigrazione che sradicava le sua terrena esistenza, Dio avrebbe scelto in suo luogo un altro uomo, al quale affidare l’onore di diventare il padre del popolo eletto a l’antenato del Messia. Sostituzioni di tal genere sono frequenti nell’economia della grazia. Se un’anima rifiuta la salvezza, non per questo il cielo perde uno solo dei suoi eletti. Dio, disprezzato dall’uomo che egli si è degnato chiamare, si rivolge ad un altro che sarà più docile di lui.

La vita cristiana sta tutta in questa dipendenza assoluta praticata fino alla fine. Lo spirito di sottomissione prima ritira l’anima dal peccato e dalla morte in cui languiva; quindi dalle tenebre della Caldea la trasporta nella terra promessa. Dopo che ha raggiunto il retto sentiero, per tema che nuovamente si smarrisca, la tiene sempre allenata chiedendole continui sacrifici.

Anche qui abbiamo come guida luminosa l’esempio di Abramo. Quest’illustre amico di Dio riceve in ricompensa la più magnifica promessa della quale diviene pegno un figlio, e immediatamente Dio stesso, per provare il cuore del santo Patriarca, gli ordina d’immolare l’unico suo figliolo, oggetto di tante speranze.

Distacco dal peccato.

È il destino dell’uomo sulla terra: dobbiamo farci violenza per distaccarci dal male, e dobbiamo affrontare nuove lotte per rimanere nel bene. Ma alziamo lo sguardo ai colli eterni, e, sull’esempio di Abramo, consideriamo la dimora di questo mondo come la tenda per un giorno. Il Salvatore lo ha detto: Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettere la pace ma la spada (Mt 10,34). Perciò dobbiamo dare molta importanza alla prova, alla quale ci sottoporrà Colui che ci ha amati fino a farsi simile a noi, e riconoscere che essa ci è molto salutare. Ci ha pure detto: Dove è il tuo tesoro quivi è anche il tuo cuore (Mt 6,21). Possiamo avere noi cristiani il nostro tesoro sulla terra, che è più vile di noi? Impossibile. Il nostro tesoro è dunque più alto e quale mano d’uomo ce lo potrebbe rapire?

Con questi pensieri, dunque, che c’ispira l’imminenza della santa Quarantena, purifichiamo il nostro cuore da ogni bruttura, ed eleviamolo a Dio Nostro Signore. Domandiamo che il regno di Dio venga per noi e per i peccatori ciechi, pietre che, se egli vuole, può trasformare con la sua potente misericordia in figli di Abramo. Lo fa sempre; e lo farà anche per noi, che “una volta eravamo lontani, ed ora siamo diventati vicini pel sangue di Cristo” (Ef 2,13).

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