29 marzo 2022

Venerdì 1° Aprile 2022 nella liturgia



Venerdì nella IV Settimana di Quaresima, Feria Maggiore non privilegiata, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e astinenza.

Primo Venerdì del Mese: ricorre la Messa Votiva Privilegiata del Sacro Cuore (colore liturgico bianco).

Primi Vespri della Festa di San Francesco di Paola Confessore, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione della Feria.


Qui per le peculiarità del Tempo di Quaresima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/02/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


Al Breviario

All'Ufficio della Feria:

Tutto dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, II Schema a Lodi, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifona al Benedictus e Orazione dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e le Preci Feriali da Lodi a Nona.

All'Ufficio di San Francesco di Paola:

Ai Vespri Antifone e Salmi dal Salterio, Capitolo, Inno e Versetto dal Comune di un Confessore non Pontefice e Orazione dal Proprio dei Santi al 2 Aprile. Commemorazione della Feria dal Proprio del Tempo.

Le Antifone si raddoppiano, Suffragio e Preci si omettono. La prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Vespri termina con <<meruit beatas scandere sedes>>.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Venerdì nella IV Settimana di Quaresima, Feria Maggiore, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e astinenza.

Essendo oggi il primo giorno del mese libero da Uffici delle IX Lezioni, si recita l'Ufficio dei Defunti (colore liturgico nero). E poiché siamo in un Venerdì di Quaresima similmente non impedito, al termine delle Lodi dei Defunti si cantano i Salmi Penitenziali con le Litanie dei Santi. Entrambi gli Uffici addizionali nella recita privata non sono obbligatori.

Primi Vespri della Festa di San Francesco di Paola Confessore, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione della Feria.


All'Ufficio della Feria:

Tutto dal Salterio (12 Salmi a Mattutino, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifona al Benedictus e Orazione dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono tutte e sei le Commemorazioni Comuni a Lodi e le Preci Feriali da Lodi a Nona.

All'Ufficio dei Defunti:

Avendo cantato il Benedicamus Domino di Lodi dell'Ufficio del giorno, senza aggiungere altro si intona direttamente la prima Antifona del II Notturno del Mattutino dei Defunti. Si canta solo questo Notturno con le sue Letture e Responsori, e seguito da Lodi. Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Salmo 129 alle Preci e le tre Orazioni per tutti i fedeli defunti Deus qui inter Apostolicos SacerdotesDeus veniae largitor e Fidelium. Le Lodi terminano col Requiescant in pace. Amen senza aggiungere altro; seguono i Salmi Penitenziali con le Litanie e, quando stabilito, Prima del giorno.

All'Ufficio di San Francesco di Paola:

Ai Vespri tutto dal Comune di un Confessore non Pontefice con i Salmi indicati,  Orazione dal Proprio dei Santi al 2 Aprile. Commemorazione della Feria dal Proprio del Tempo.

Le Antifone si raddoppiano, le Commemorazioni Comuni e le Preci si omettono. La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Vespri è <<meruit beatas scandere sedes>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<hodie laetus meruit secreta scandere caeli>>.


Al Messale

Messa del Venerdì nella IV Settimana di Quaresima.

  • Si possono dire tre o cinque o sette Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda Ad poscenda suffragia Sanctorum A cunctis
    • La terza Per i vivi e i defunti Omnipotens sempiterne Deus
    • Le altre a scelta del celebrante

  • Tratto Domine non secundum; ci si inginocchia al Versetto Adjuva nos
    • Prefazio di Quaresima
    • Oratio super populum
    • Benedicamus Domino
    • Prologo di San Giovanni

    È particolarmente indicato celebrare la Messa Votiva Privilegiata del Sacratissimo Cuore di Gesù:

    • Gloria
    • Si dicono due Orazioni:
      • La prima della Messa
      • La seconda è la commemorazione della Feria
    • Credo
    • Prefazio del Sacro Cuore
    • Ite Missa est
    • Come Ultimo Vangelo si legge quello della Messa della Feria


    Letture del Mattutino

    AD NOCTURNUM

    Lectio 1

    Léctio sancti Evangélii secúndum Joánnem

    Joann 11:1-45

    In illo témpore: Erat quidam languens Lázarus a Bethánia, de castéllo Maríæ et Marthæ soróris ejus. Et réliqua.

    Homilía sancti Augustíni Epíscopi

    Tract. 49 in Joannem, post initium

    In superióri lectióne méministis, quod Dóminus éxiit de mánibus eórum, qui lapidáre illum volúerant, et discéssit trans Jordánem, ubi Joánnes baptizábat. Ibi ergo Dómino constitúto, infirmabátur in Bethánia Lázarus: quod castéllum erat próximum Jerosólymis. María autem erat, quæ unxit Dóminum unguénto, et extérsit pedes ejus capíllis suis, cujus frater Lázarus infirmabátur. Misérunt ergo soróres ejus ad eum. Jam intellégimus quo misérunt, ubi erat Jesus: quóniam absens erat, trans Jordánem scílicet. Misérunt ad Dóminum, nuntiántes quod ægrotáret frater eárum, ut si dignarétur, veníret, et eum ab ægritúdine liberáret. Ille dístulit sanáre, ut posset resuscitáre.

    Lectio 2

    Quid ergo nuntiavérunt soróres ejus? Dómine, ecce quem amas, infirmátur. Non dixérunt: Veni: amánti enim tantúmmodo nuntiándum fuit. Non ausæ sunt dícere: Veni, et sana. Non ausæ sunt dícere: Ibi jube, et hic fiet. Cur enim non et istæ, si fides illíus centuriónis inde laudátur? Ait enim: Non sum dignus ut intres sub tectum meum; sed tantum dic verbo, et sanábitur puer meus. Nihil horum istæ, sed tantúmmodo: Dómine, ecce quem amas, infirmátur. Súfficit ut nóveris: non enim amas, et déseris.

    Lectio 3

    Dicit áliquis: Quómodo per Lázarum peccátor significabátur, et a Dómino sic amabátur? Audiat enim dicéntem: Non veni vocáre justos, sed peccatóres. Si enim peccatóres Deus non amáret, de cælo ad terram non descénderet. Audiens autem Jesus, dixit eis: Infírmitas hæc non est ad mortem, sed pro glória Dei, ut glorificétur Fílius Dei. Talis glorificátio ipsíus non ipsum auxit, sed nobis prófuit. Hoc est ergo quod ait: Non est ad mortem, sed pótius ad miráculum: quo facto créderent hómines in Christum, et vitárent veram mortem. Sane vidéte quemádmodum tamquam ex oblíquo Dóminus Deum se dixit: propter quosdam qui negant Fílium Dei Deum esse.


    Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

    NOTTURNO UNICO

    Lettura 1

    Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni

    Giov 11:1-45

    In quell'occasione: Si era ammalato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Eccetera.

    Omelia di sant'Agostino Vescovo

    Tratt. 49 su Giovanni, dopo il principio

    Voi ricordate dalla lezione precedente che il Signore fuggì dalle mani di quelli che volevano lapidarlo, e si ritirò al di là del Giordano, dove Giovanni battezzava. Mentre dunque il Signore era là, Lazzaro si ammalava in Betania, villaggio ch'era vicino a Gerusalemme. «Or Maria era quella che aveva unto di profumo il Signore e gli aveva asciugato i piedi coi suoi capelli, e Lazzaro, il malato, era suo fratello. Le sorelle di questo mandarono dunque a lui» Joann. 11,2. Noi sappiamo già dove mandarono, là dov'era Gesù: perché era assente, cioè al di là del Giordano. Mandarono al Signore, facendogli sapere che il loro fratello era ammalato, affinché, se si fosse degnato, andasse a liberarlo dall' infermità. Ma egli differì di guarirlo, per poterlo risuscitare.

    Lettura 2

    Cosa gli mandarono a dire le sue sorelle? «Signore, ecco colui che tu ami è malato» Joann. 11,3. Non dissero: Vieni: perché colui che lo amava bastava solo d'essere avvertito. Non osarono dire: Vieni a guarirlo; non osarono dire: Comanda ivi stesso, e qui sarà fatto. E perché non gli fecero anch'esse questa preghiera) che valse gli elogi alla fede del centurione? Infatti questi disse: «Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; ma di' solo una parola, e il mio servo sarà guarito» (Matth. 8,8. Esse non dissero nulla di simile, ma soltanto: Signore, ecco colui che tu ami, è malato. Basta che tu lo sappia: perché tu non abbandoni quelli che ami.

    Lettura 3

    Qualcuno dirà: Come poteva Lazzaro essere una figura del peccatore, ed essere amato così dal Signore? Costui ricordi ch'egli dice: «Non son venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» Matth. 9,15. Se Dio non amasse i peccatori, non sarebbe disceso dal cielo in terra. «E Gesù udendo ciò, disse loro: Questa malattia non finirà colla morte, ma è venuta per la gloria di Dio, perché ne sia glorificato il Figlio di Dio» Joann. 11,4. Questa glorificazione non accrebbe punto la sua gloria, ma fu utile a noi. Egli dice dunque: «Non finirà colla morte» perché la stessa morte (di Lazzaro) non era per farlo morire, ma piuttosto per avere un miracolo, che inducesse gli uomini a credere in Cristo e ad evitare la vera morte. Di vero osservate come il Signore dà qui una prova indiretta della sua Divinità contro coloro che negano che il Figlio di Dio sia Dio.


    Ad Primam: il Martirologio del 2 Aprile 2022

    Quarto Nonas Aprilis, luna trigesima.



    Nel quarto giorno alle None di Aprile, luna trentesima.




    Parti proprie della Messa

    INTROITUS

    Meditátio cordis mei in conspéctu tuo semper: Dómine, adjútor meus, et redémptor meus. --- Cœli enárrant glóriam Dei: et ópera mánuum ejus annúntiat firmaméntum. --- Glória Patri --- Meditátio cordis mei in conspéctu tuo semper: Dómine, adjútor meus, et redémptor meus.

    COLLECTAE

    Orémus. Deus, qui ineffabílibus mundum rénovas sacraméntis: præsta, quǽsumus; ut Ecclésia tua et ætérnis profíciat institútis, et temporálibus non destituátur auxíliis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salutem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclésia tua secúra tibi sérviat libertáte.

    Omnípotens sempitérne Deus, qui vivórum domináris simul et mortuórum, omniúmque miseréris, quos tuos fide et ópere futúros esse prænóscis: te súpplices exorámus; ut, pro quibus effúndere preces decrévimus, quosque vel præsens sǽculum adhuc in carne rétinet, vel futúrum jam exútos córpore suscépit, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, pietátis tuæ deméntia ómnium delictórum suórum véniam consequántur.

    Orationes ad libitum.

    EPISTOLA

    Léctio libri Regum.

    3 Reg 17:17-24

    In diébus illis: Ægrotávit fílius mulíeris matrisfamílias, et erat lánguor fortíssimus, ita ut non remanéret in eo hálitus. Dixit ergo ad Elíam: Quid mihi et tibi, vir Dei? Ingréssus es ad me, ut rememoraréntur iniquitátes meæ, et interfíceres fílium meum? Et ait ad eam Elías: Da mihi fílium tuum. Tulítque eum de sinu ejus, et portávit in cenáculum, ubi ipse manébat, et pósuit super léctulum suum, et clamávit ad Dóminum, et dixit: Dómine, Deus meus, étiam ne víduam, apud quam ego utcúmque susténtor, afflixísti, ut interfíceres fílium ejus? Et expándit se, atque mensus est super púerum tribus vícibus, et clamávit ad Dóminum, et ait: Dómine, Deus meus, revertátur, óbsecro, ánima púeri hujus in víscera ejus. Et exaudívit Dóminus vocem Elíæ: et revérsa est ánima púeri intra eum, et revíxit. Tulítque Elías púerum, et depósuit eum de cenáculo in inferiórem domum, et trádidit matri suæ, et ait illi: En, vivit fílius tuus. Dixítque múlier ad Elíam: Nunc in isto cognóvi, quóniam vir Dei es tu, et verbum Dómini in ore tuo verum est.

    GRADUALE

    Bonum est confídere in Dómino, quam confídere in hómine. Bonum est speráre in Dómino, quam speráre in princípibus.

    TRACTUS

    Dómine, non secúndum peccáta nostra, quæ fécimus nos: neque secúndum iniquitátes nostras retríbuas nobis. Dómine, ne memíneris iniquitátum nostrarum antiquarum: cito antícipent nos misericórdiæ tuæ, quia páuperes facti sumus nimis. Adjuva nos, Deus, salutáris noster: et propter glóriam nóminis tui, Dómine, libera nos: et propítius esto peccátis nostris, propter nomen tuum.

    EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

    Joann 11:1-45

    In illo témpore: Erat quidam languens Lázarus a Bethánia, de castéllo Maríæ et Marthæ, soróris ejus. (María autem erat, quæ unxit Dóminum unguento, et extérsit pedes ejus capíllis suis: cujus frater Lázarus infirmabátur.) Misérunt ergo soróres ejus ad eum, dicéntes: Dómine, ecce, quem amas infirmátur. Audiens autem Jesus, dixit eis: Infírmitas hæc non est ad mortem, sed pro glória Dei, ut glorificétur Fílius Dei per eam. Diligébat autem Jesus Martham et sorórem ejus, Maríam, et Lázarum. Ut ergo audívit, quia infirmabátur, tunc quidem mansit in eódem loco duóbus diébus. Déinde post hæc dixit discípulis suis: Eámus in Judæam íterum. Dicunt ei discípuli: Rabbi, nunc quærébant te Judæi lapidáre, et íterum vadis illuc? Respóndit Jesus: Nonne duódecim sunt horæ diéi? Si quis ambuláverit in die, non offéndit, quia lucem hujus mundi videt: si autem ambuláverit in nocte, offéndit, quia lux non est in eo. Hæc ait, et post hæc dixit eis: Lázarus, amícus noster, dormit: sed vado, ut a somno éxcitem eum. Dixérunt ergo discípuli ejus: Dómine, si dormit, salvus erit. Díxerat autem Jesus de morte ejus: illi autem putavérunt, quia de dormitióne somni díceret. Tunc ergo Jesus dixit eis maniféste: Lazarus mórtuus est: et gáudeo propter vos, ut credátis, quóniam non eram ibi: sed eámus ad eum. Dixit ergo Thomas, qui dícitur Dídymus, ad condiscípulos: Eámus et nos, ut moriámur cum eo. Venit itaque Jesus, et invénit eum quátuor dies jam in monuménto habéntem. (Erat autem Bethánia juxta Jerosólymam quasi stádiis quíndecim.) Multi autem ex Judæis vénerant ad Martham et Maríam, ut consolaréntur eas de fratre suo. Martha ergo, ut audívit quia Jesus venit, occúrrit illi: María autem domi sedébat. Dixit ergo Martha ad Jesum: Dómine, si fuísses hic, frater meus non fuísset mórtuus: sed et nunc scio, quia, quæcúmque popósceris a Deo, dabit tibi Deus. Dicit illi Jesus: Resúrget frater tuus. Dicit ei Martha: Scio, quia resúrget in resurrectióne in novíssimo die. Dixit ei Jesus: Ego sum resurréctio et vita: qui credit in me, étiam si mórtuus fúerit, vivet: et omnis, qui vivit et credit in me, non moriétur in ætérnum. Credis hoc? Ait illi: Utique, Dómine, ego crédidi, quia tu es Christus, Fílius Dei vivi, qui in hunc mundum venísti. Et cum hæc dixísset, ábiit et vocávit Maríam, sorórem suam, siléntio, dicens: Magíster adest, et vocat te. Illa ut audívit, surgit cito, et venit ad eum: nondum enim vénerat Jesus in castéllum; sed erat adhuc in illo loco, ubi occúrrerat ei Martha. Judæi ergo, qui erant cum ea in domo et consolabántur eam, cum vidíssent Maríam, quia cito surréxit et éxiit, secúti sunt eam, dicéntes: Quia vadit ad monuméntum, ut ploret ibi. María ergo, cum venísset, ubi erat Jesus, videns eum, cécidit ad pedes ejus, et dicit ei: Dómine, si fuísses hic, non esset mórtuus frater meus. Jesus ergo, ut vidit eam plorántem, et Judæos, qui vénerant cum ea, plorántes, infrémuit spíritu, et turbávit seípsum, et dixit: Ubi posuístis eum? Dicunt ei: Dómine, veni et vide. Et lacrimátus est Jesus. Dixérunt ergo Judæi: Ecce, quómodo amábat eum. Quidam autem ex ipsis dixérunt: Non póterat hic, qui apéruit óculos cæci nati, facere, ut hic non morerétur? Jesus ergo rursum fremens in semetípso, venit, ad monuméntum. Erat autem spelúnca, et lapis superpósitus erat ei. Ait Jesus: Tóllite lápidem. Dicit ei Martha, soror ejus, qui mórtuus fuerat: Dómine, jam fetet, quatriduánus est enim. Dicit ei Jesus: Nonne dixi tibi, quóniam, si credíderis, vidébis glóriam Dei? Tulérunt ergo lápidem: Jesus autem, elevátis sursum óculis, dixit: Pater, grátias ago tibi, quóniam audísti me. Ego autem sciébam, quia semper me audis, sed propter pópulum, qui circúmstat, dixi: ut credant, quia tu me misísti. Hæc cum dixísset, voce magna clamávit: Lázare, veni foras. Et statim pródiit, qui fúerat mórtuus, ligátus pedes et manus ínstitis, et fácies illíus sudário erat ligáta. Dixit eis Jesus: Sólvite eum, et sínite abíre. Multi ergo ex Judæis, qui vénerant ad Maríam et Martham, et víderant quæ fecit Jesus, credidérunt in eum.

    OFFERTORIUM

    Orémus. Pópulum húmilem salvum fácies, Dómine, et óculos superbórum humiliábis: quóniam quis Deus præter te, Dómine?

    SECRETAE

    Múnera nos, Dómine, quǽsumus, obláta puríficent: et te nobis jugiter fáciant esse placátum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futúro.

    Deus, cui soli cógnitus est númerus electórum in supérna felicitáte locándus: tríbue, quǽsumus; ut, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, universórum, quos in oratióne commendátas suscépimus, et ómnium fidélium nómina beátæ prædestinatiónis liber adscrípta retíneat.

    Orationes ad libitum.

    PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA

    Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et prǽmia: per Christum Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces, ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus).

    COMMUNIO

    Videns Dóminus flentes soróres Lázari ad monuméntum, lacrimátus est coram Judæis, et exclamávit: Lázare, veni foras: et pródiit ligátis mánibus et pédibus, qui fúerat quatriduánus mórtuus.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Hæc nos, quǽsumus, Dómine, participátio sacraménti: et a propriis reátibus indesinénter expédiat, et ab ómnibus tueátur advérsis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

    Puríficent nos, quǽsumus, omnípotens et miséricors Deus, sacraménta quæ súmpsimus: et, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, præsta; ut hoc tuum sacraméntum non sit nobis reátus ad pœnam, sed intercéssio salutáris ad véniam: sit ablútio scélerum, sit fortitúdo fragílium, sit contra ómnia mundi perícula firmaméntum: sit vivórum atque mortuórum fidélium remíssio ómnium delictórum.

    Orationes ad libitum.

    ORATIO SUPER POPULUM

    Orémus. Humiliáte cápita vestra Deo. Da nobis, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui infirmitátis nostræ cónscii, de tua virtúte confídimus, sub tua semper pietáte gaudeámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


    Traduzione italiana

    INTROITO

    Gli affetti del mio cuore incontrino sempre il tuo favore, o Signore, mio aiuto e mio redentore. --- I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento narra l'opera delle sue mani. --- Gloria --- Gli affetti del mio cuore incontrino sempre il tuo favore, o Signore, mio aiuto e mio redentore.

    COLLETTE

    Preghiamo. O Signore, che rinnovi il mondo con ineffabili sacramenti, concedi, te ne preghiamo: che la tua Chiesa profitti dei beni eterni, ed insieme non manchi degli aiuti temporali. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

    Dio onnipotente, Signore dei vivi e dei morti, che hai pietà di quanti prevedi che saranno tuoi per la fede e le opere: umilmente ti supplichiamo, affinché coloro per i quali preghiamo, siano essi ancora in vita o già, privati del corpo, passati all'eterna vita, ottengano, per l'intercessione dei tuoi santi, la remissione di ogni peccato.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

    EPISTOLA

    Lettura del libro dei Re.

    3 Reg 17:17-24

    In quei giorni avvenne che il figlio di quella donna si ammalò d'una malattia gravissima che lo fece restare senza respiro. Essa allora disse ad Elia: «Che passa fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare la memoria delle mie iniquità e per far morire il mio figlio?». Elia le disse: «Dammi il tuo figlio». Presolo dal seno di lei, lo portò nella camera dove egli stava, e lo pose sul suo letto. Poi gridò al Signore, dicendo: «Signore Dio mio, anche questa vedova, presso la quale io son nutrito, affliggi fino a farle morire il figlio?». Si distese tutto per tre volte sopra il fanciullo, e gridò al Signore, dicendo: «Signore Dio mio, fa' che l'anima di questo fanciullo torni in lui». II Signore ascoltò la voce di Elia: essendo ritornata dentro il fanciullo l'anima di lui, egli rivisse. Ella, preso il fanciullo dalla sua camera lo portò al piano inferiore della casa, e lo consegnò a sua madre, dicendole: «Ecco, il tuo figlio vive». La donna disse ad Elia: «Or sì che riconosco in te un uomo di Dio, e che la parola di Dio nella tua bocca è verità».

    GRADUALE

    È meglio rifugiarsi nel Signore, che confidare nell'uomo. È meglio rifugiarsi nel Signore, che confidare nei potenti.

    TRATTO

    Signore, non ci retribuire secondo i peccati che abbiamo commessi, né secondo le nostre iniquità. Signore, non Ti ricordare delle nostre passate iniquità: ci prevenga prontamente la tua misericordia, perché siamo divenuti oltremodo miserabili. Soccorrici, o Dio nostra salvezza: e a gloria del tuo nome, o Signore, liberaci: e perdona i nostri peccati per il tuo nome.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

    Giov 11:1-45

    In quel tempo, era ammalato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e Marta sua sorella. Maria era quella che unse d'unguento il Signore e gli asciugò i piedi coi suoi capelli; l'infermo era Lazzaro suo fratello. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami, è ammalato?». Ciò udito, Gesù rispose: «Questa non è infermità da morirne, ma è per la gloria di Dio, affinché per essa il Figlio di Dio sia glorificato». Or Gesù voleva bene a Maria, a Marta sua sorella, e a Lazzaro. E, come ebbe sentito che era infermo, si trattenne ancora due giorni nel luogo dov'era. Dopo di che, disse ai discepoli: «Torniamo in Giudea». Ma osservarono i discepoli: «Maestro, or ora i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci torni?». E Gesù rispose: «Non è forse di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte, inciampa, perché non ha lume». Così parlò, e dopo soggiunse: «Lazzaro, il nostro amico dorme, ma vado a svegliarlo dal sonno». Dissero perciò i discepoli: «Signore, se dorme, sarà salvo». Or Gesù aveva parlato della morte di lui, ed essi credevano che avesse parlato del sonno ordinario. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto. E di non essere stato là, ho piacere per voi, affinché crediate; ma ora andiamo da lui». Disse allora Tommaso chiamato Didimo, agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morir con lui». Gesù dunque andò e trovò che da quattro giorni Lazzaro era nel sepolcro. Distava Betania circa quindici stadi da Gerusalemme. E molti Giudei eran venuti da Marta e da Maria, a consolarle del loro fratello. Or Marta sentendo che Gesù veniva, gli andò incontro, Maria invece se ne stava in casa. E Marta disse a Gesù: «Signore, se tu eri qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche adesso so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «Lo so che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». E Gesù: «Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se morto, vivrà; e chi vive e crede i me non morrà in eterno. Credi tu questo?». Rispose essa: « Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo». E, detto questo, andò a chiamare la sorella Maria, dicendole sottovoce: «Il Maestro è qui e ti chiama». Essa, ciò udito, si alzò in fretta e andò da lui. Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma stava sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Ed i Giudei che stavano con Maria in casa a consolarla, avendola veduta alzarsi in fretta ed uscire, le tennero dietro, dicendo: «Va certo al sepolcro a piangere». Quando Maria giunse ove stava Gesù, vedendolo, gli si gettò ai piedi e disse: «Signore, se tu eri qui non sarebbe morto mio fratello». Gesù allora, come la vide in lacrime, e così anche i Giudei che le eran venuti dietro, ebbe un fremito in cuor suo e turbatosi disse: «Dove l'avete posto?». Gli risposero: «Signore, vieni e vedi». E Gesù pianse. Onde i Giudei dissero: «Guarda come l'amava». Ma taluni di essi dissero: «E non poteva, lui, che aprì gli occhi al cieco nato, fare che questi non morisse?». Allora Gesù, di nuovo fremendo in se stesso, giunse al sepolcro: era questo una grotta al cui ingresso era posta una pietra. Gesù disse: «Togliete la pietra». Gli disse Marta, la sorella del morto: «Signore, già puzza; perché è di quattro giorni». E Gesù a lei: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Levarono dunque la pietra. Gesù, allora, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, ti ringrazio di avermi esaudito. Sapevo bene che mi esaudisci sempre; ma l'ho detto per il popolo che mi circonda; affinché creda che tu mi hai mandato». E detto questo, con gran voce gridò: «Lazzaro, vieni fuori». E uscì il morto, legati piedi e mani da fasce e col viso coperto da un sudario. E Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Molti Giudei, che erano venuti da Maria e da Marta, allorché mirarono quel che aveva fatto Gesù, credettero in lui.

    OFFERTORIO

    Preghiamo. Un popolo umile, Signore, tu salvi e gli occhi sprezzanti deprimi: chi è Dio all'infuori di te, Signore?

    SECRETE

    Ti preghiamo, o Signore, perché le offerte presentate ci purifichino, e ti rendano sempre benevolo verso di noi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

    O Dio, che solo conosci il numero degli eletti destinati alla superna felicità, concedici, te ne preghiamo, che, per l'intercessione di tutti i santi, i nomi di quanti ti raccomandiamo nella preghiera e di tutti i fedeli rimangano scritti nel libro della beata predestinazione.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, solo l'ultima ha la conclusione.

    PREFAZIO DI QUARESIMA

    È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizii, sollevi la mente, largisci virtú e premii: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

    COMUNIONE

    Il Signore, vedendo piangere le sorelle di Lazzaro al sepolcro, pianse anch'Egli dinanzi ai Giudei, ed esclamò: «Lazzaro, vieni fuori!». E lui che era morto da quattro giorni comparve, ancora con le mani e i piedi bendati.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. Questa sacra Comunione, o Signore, ci liberi continuamente dalle nostre colpe e ci difenda da ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

    O Dio onnipotente e misericordioso, i sacramenti che abbiamo ricevuto ci purifichino, e, per l'intercessione di tutti i santi tuoi fa' che questo sacramento non ci sia motivo di condanna ma salutare strumento di perdono; sia purificazione dei peccati, sostegno dei deboli; sia protezione contro tutti i pericoli del mondo sia remissione di ogni colpa per i fedeli vivi e defunti.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

    ORAZIONE SOPRA IL POPOLO

    Preghiamo. Chinate il vostro capo dinanzi a Dio. Dio onnipotente, ti preghiamo; concedi a noi, che ci dichiariamo consci della nostra debolezza e confidiamo nella tua potenza, di godere sempre della rua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


    Parti proprie della Messa Votiva Privilegiata del Sacratissimo Cuore di Gesù

    INTROITUS

    Cogitatiónes Cordis ejus in generatióne et generatiónem: ut éruat a morte ánimas eórum et alat eos in fame. --- Exsultáte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio. --- Glória Patri --- Cogitatiónes Cordis ejus in generatióne et generatiónem: ut éruat a morte ánimas eórum et alat eos in fame.

    COLLECTAE

    Orémus. Deus, qui nobis in Corde Fílii tui, nostris vulneráto peccátis, infinítos dilectiónis thesáuros misericórditer largíri dignáris: concéde, quaesumus; ut, illi devótum pietátis nostræ præstántes obséquium, dignæ quoque satisfactiónis exhibeámus offícium.  Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

    Orémus. Deus, qui ineffabílibus mundum rénovas sacraméntis: præsta, quǽsumus; ut Ecclésia tua et ætérnis profíciat institútis, et temporálibus non destituátur auxíliis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    EPISTOLA

    Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Ephésios.

    Eph 3:8-19

    Fratres: Mihi, ómnium sanctórum mínimo, data est grátia hæc, in géntibus evangelizáre investigábiles divítias Christi, et illumináre omnes, quæ sit dispensátio sacraménti abscónditi a saeculis in Deo, qui ómnia creávit: ut innotéscat principátibus et potestátibus in coeléstibus per Ecclésiam multifórmis sapiéntia Dei, secúndum præfinitiónem sæculórum, quam fecit in Christo Jesu, Dómino nostro, in quo habémus fidúciam et accéssum in confidéntia per fidem eius. Hujus rei grátia flecto génua mea ad Patrem Dómini nostri Jesu Christi, ex quo omnis patérnitas in coelis ei in terra nominátur, ut det vobis, secúndum divítias glóriæ suæ, virtúte corroborári per Spíritum ejus in interiórem hóminem, Christum habitáre per fidem in córdibus vestris: in caritáte radicáti et fundáti, ut póssitis comprehéndere cum ómnibus sanctis, quæ sit latitúdo, et longitúdo, et sublímitas, et profúndum: scire étiam supereminéntem sciéntiæ caritátem Christi, ut impleámini in omnem plenitúdinem Dei.

    GRADUALE

    Dulcis et rectus Dóminus: propter hoc legem dabit delinquéntibus in via. Díriget mansúetos in iudício, docébit mites vias suas.

    TRACTUS

    Misericors et miserator Dominus, longanimis et multum misericors. Non in perpetuum irascetur, neque in aeternum comminabitur. Non secundum peccata nostra fecit nobis, neque secundum iniquitates nostras retribuit nobis.

    EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Joánnem.

    Joann 19:11-37

    In illo témpore: Judaei - quóniam Parascéve erat, - ut non remanérent in cruce córpora sábbato - erat enim magnus dies ille sábbati, - rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura, et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura et alteríus, qui crucifíxus est cum eo. Ad Jesum autem cum veníssent, ut vidérunt eum jam mórtuum, non fregérunt ejus crura, sed unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit: et verum est testimónium ejus. Et ille scit quia vera dicit, ut et vos credátis. Facta sunt enim hæc ut Scriptúra implerétur: Os non comminuétis ex eo. Et íterum alia Scriptúra dicit: Vidébunt in quem transfixérunt.

    OFFERTORIUM

    Orémus. Impropérium exspectávi Cor meum et misériam: et sustínui, qui simul mecum contristarétur, et non fuit: consolántem me quæsívi, et non invéni.

    SECRETAE

    Réspice, quaesumus, Dómine, ad ineffábilem Cordis dilécti Fílii tui caritátem: ut quod offérimus sit tibi munus accéptum et nostrórum expiátio delictórum. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

    Múnera nos, Dómine, quǽsumus, obláta puríficent: et te nobis jugiter fáciant esse placátum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    PRÆFATIO DE SACRATISSIMO CORDE JESU

    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui Unigénitum tuum, in Cruce pendéntem, láncea mílitis transfígi voluísti: ut apértum Cor, divínæ largitátis sacrárium, torréntes nobis fúnderet miseratiónis et grátiæ: et, quod amóre nostri flagráre numquam déstitit, piis esset réquies et poeniténtibus pater et salútis refúgium. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes (Sanctus).

    COMMUNIO

    Unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Praebeant nobis, Dómine Jesu, divínum tua sancta fervórem: quo dulcíssimi Cordis tui suavitáte percépta; discámus terréna despícere, et amáre coeléstia: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

    Orémus. Hæc nos, quǽsumus, Dómine, participátio sacraménti: et a propriis reátibus indesinénter expédiat, et ab ómnibus tueátur advérsis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    ULTIMUM EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

    Joann 11:1-45

    In illo témpore: Erat quidam languens Lázarus a Bethánia, de castéllo Maríæ et Marthæ, soróris ejus. (María autem erat, quæ unxit Dóminum unguento, et extérsit pedes ejus capíllis suis: cujus frater Lázarus infirmabátur.) Misérunt ergo soróres ejus ad eum, dicéntes: Dómine, ecce, quem amas infirmátur. Audiens autem Jesus, dixit eis: Infírmitas hæc non est ad mortem, sed pro glória Dei, ut glorificétur Fílius Dei per eam. Diligébat autem Jesus Martham et sorórem ejus, Maríam, et Lázarum. Ut ergo audívit, quia infirmabátur, tunc quidem mansit in eódem loco duóbus diébus. Déinde post hæc dixit discípulis suis: Eámus in Judæam íterum. Dicunt ei discípuli: Rabbi, nunc quærébant te Judæi lapidáre, et íterum vadis illuc? Respóndit Jesus: Nonne duódecim sunt horæ diéi? Si quis ambuláverit in die, non offéndit, quia lucem hujus mundi videt: si autem ambuláverit in nocte, offéndit, quia lux non est in eo. Hæc ait, et post hæc dixit eis: Lázarus, amícus noster, dormit: sed vado, ut a somno éxcitem eum. Dixérunt ergo discípuli ejus: Dómine, si dormit, salvus erit. Díxerat autem Jesus de morte ejus: illi autem putavérunt, quia de dormitióne somni díceret. Tunc ergo Jesus dixit eis maniféste: Lazarus mórtuus est: et gáudeo propter vos, ut credátis, quóniam non eram ibi: sed eámus ad eum. Dixit ergo Thomas, qui dícitur Dídymus, ad condiscípulos: Eámus et nos, ut moriámur cum eo. Venit itaque Jesus, et invénit eum quátuor dies jam in monuménto habéntem. (Erat autem Bethánia juxta Jerosólymam quasi stádiis quíndecim.) Multi autem ex Judæis vénerant ad Martham et Maríam, ut consolaréntur eas de fratre suo. Martha ergo, ut audívit quia Jesus venit, occúrrit illi: María autem domi sedébat. Dixit ergo Martha ad Jesum: Dómine, si fuísses hic, frater meus non fuísset mórtuus: sed et nunc scio, quia, quæcúmque popósceris a Deo, dabit tibi Deus. Dicit illi Jesus: Resúrget frater tuus. Dicit ei Martha: Scio, quia resúrget in resurrectióne in novíssimo die. Dixit ei Jesus: Ego sum resurréctio et vita: qui credit in me, étiam si mórtuus fúerit, vivet: et omnis, qui vivit et credit in me, non moriétur in ætérnum. Credis hoc? Ait illi: Utique, Dómine, ego crédidi, quia tu es Christus, Fílius Dei vivi, qui in hunc mundum venísti. Et cum hæc dixísset, ábiit et vocávit Maríam, sorórem suam, siléntio, dicens: Magíster adest, et vocat te. Illa ut audívit, surgit cito, et venit ad eum: nondum enim vénerat Jesus in castéllum; sed erat adhuc in illo loco, ubi occúrrerat ei Martha. Judæi ergo, qui erant cum ea in domo et consolabántur eam, cum vidíssent Maríam, quia cito surréxit et éxiit, secúti sunt eam, dicéntes: Quia vadit ad monuméntum, ut ploret ibi. María ergo, cum venísset, ubi erat Jesus, videns eum, cécidit ad pedes ejus, et dicit ei: Dómine, si fuísses hic, non esset mórtuus frater meus. Jesus ergo, ut vidit eam plorántem, et Judæos, qui vénerant cum ea, plorántes, infrémuit spíritu, et turbávit seípsum, et dixit: Ubi posuístis eum? Dicunt ei: Dómine, veni et vide. Et lacrimátus est Jesus. Dixérunt ergo Judæi: Ecce, quómodo amábat eum. Quidam autem ex ipsis dixérunt: Non póterat hic, qui apéruit óculos cæci nati, facere, ut hic non morerétur? Jesus ergo rursum fremens in semetípso, venit, ad monuméntum. Erat autem spelúnca, et lapis superpósitus erat ei. Ait Jesus: Tóllite lápidem. Dicit ei Martha, soror ejus, qui mórtuus fuerat: Dómine, jam fetet, quatriduánus est enim. Dicit ei Jesus: Nonne dixi tibi, quóniam, si credíderis, vidébis glóriam Dei? Tulérunt ergo lápidem: Jesus autem, elevátis sursum óculis, dixit: Pater, grátias ago tibi, quóniam audísti me. Ego autem sciébam, quia semper me audis, sed propter pópulum, qui circúmstat, dixi: ut credant, quia tu me misísti. Hæc cum dixísset, voce magna clamávit: Lázare, veni foras. Et statim pródiit, qui fúerat mórtuus, ligátus pedes et manus ínstitis, et fácies illíus sudário erat ligáta. Dixit eis Jesus: Sólvite eum, et sínite abíre. Multi ergo ex Judæis, qui vénerant ad Maríam et Martham, et víderant quæ fecit Jesus, credidérunt in eum.


    Traduzione italiana

    INTROITO

    I disegni del Cuore del Signore durano in eterno: per strappare le anime dalla morte e sostentarle nella carestia. --- Esultate nel Signore, o giusti, la lode conviene ai retti. --- Gloria. --- I disegni del Cuore del Signore durano in eterno: per strappare le anime dalla morte e sostentarle nella carestia.

    COLLETTE

    Preghiamo. O Dio, che nella tua misericordia Ti sei degnato di elargire tesori infiniti di amore nel Cuore del Figlio Tuo, ferito per i nostri peccati: concedi, Te ne preghiamo, che, rendendogli il devoto omaggio della nostra pietà, possiamo compiere in modo degno anche il dovere della riparazione. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. O Signore, che rinnovi il mondo con ineffabili sacramenti, concedi, te ne preghiamo: che la tua Chiesa profitti dei beni eterni, ed insieme non manchi degli aiuti temporali. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    EPISTOLA

    Lettura dell'Epistola di San Paolo Apostolo agli Efesini.

    Efes 3:8-19

    Fratelli: A me, il minimo di tutti i santi è stata data questa grazia di annunziare tra le genti le incomprensibili ricchezze di Cristo, e svelare a tutti quale sia l’economia del mistero nascosto da secoli in Dio, che ha creato tutte cose: onde i principati e le potestà celesti, di fronte allo spettacolo della Chiesa, conoscano oggi la multiforme sapienza di Dio, secondo la determinazione eterna che Egli ne fece in Cristo Gesù, Signor nostro: nel quale, mediante la fede, abbiamo l’ardire di accedere fiduciosamente a Dio. A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, da cui tutta la famiglia e in cielo e in terra prende nome, affinché conceda a voi, secondo l’abbondanza della sua gloria, che siate corroborati in virtù secondo l’uomo interiore per mezzo del suo Spirito. Cristo abiti nei vostri cuori mediante la fede, affinché, ben radicati e fondati nella carità, possiate con tutti i santi comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza e l’altezza e la profondità di quella carità di Cristo che sorpassa ogni concetto, affinché siate ripieni di tutta la grazia di cui Dio è pienezza inesauribile.

    GRADUALE

    Il Signore è buono e retto, per questo addita agli erranti la via. Guida i mansueti nella giustizia e insegna ai miti le sue vie.

    TRATTO

    Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore. La sua ira non dura in perpetuo, né  si conserva in eterno. Non ci trattò secondo i nostri peccati, non ci ripagò secondo le nostre colpe.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

    Giov 19:11-37

    In quel tempo: I Giudei, siccome era la Parasceve, acciocché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era un gran giorno quel sabato - pregarono Pilato che fossero rotte loro le gambe e fossero deposti. Andarono dunque i soldati e ruppero le gambe ad entrambi i crocifissi al fianco di Gesù. Giunti a Gesù, e visto che era morto, non gli ruppero le gambe: ma uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua. E chi vide lo attesta: testimonianza verace di chi sa di dire il vero: affinché voi pure crediate. Tali cose sono avvenute affinché si adempisse la Scrittura: Non romperete alcuna delle sue ossa. E si avverasse l’altra Scrittura che dice: Volgeranno gli sguardi a colui che hanno trafitto.

    OFFERTORIO

    Preghiamo. Obbrobrii e miserie si aspettava il mio Cuore; ed attesi chi si rattristasse con me: e non vi fu; cercai che mi consolasse e non lo trovai.

    SECRETE

    Guarda, Te ne preghiamo, o Signore, all’ineffabile carità del Cuore del Tuo Figlio diletto: affinché l’offerta che Ti facciamo sia gradita a Te e giovi ad espiazione dei nostri peccati.  Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Ti preghiamo, o Signore, perché le offerte presentate ci purifichino, e ti rendano sempre benevolo verso di noi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    PREFAZIO DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

    È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai voluto che il tuo Unigenito, pendente dalla croce, fosse trafitto dalla lancia del soldato, così che quel cuore aperto, sacrario della divina clemenza, effondesse su di noi torrenti di misericordia e di grazia; e che esso, che mai ha cessato di ardere d’amore per noi, fosse pace per le anime pie e aperto rifugio di salvezza per le anime penitenti. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine (Sanctus).

    COMUNIONE

    Uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. O Signore Gesù, questi santi misteri ci conferiscano il divino fervore, mediante il quale, gustate le soavità del tuo dolcissimo Cuore, impariamo a sprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Questa sacra Comunione, o Signore, ci liberi continuamente dalle nostre colpe e ci difenda da ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    ULTIMO VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

    Giov 11:1-45

    In quel tempo, era ammalato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e Marta sua sorella. Maria era quella che unse d'unguento il Signore e gli asciugò i piedi coi suoi capelli; l'infermo era Lazzaro suo fratello. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami, è ammalato?». Ciò udito, Gesù rispose: «Questa non è infermità da morirne, ma è per la gloria di Dio, affinché per essa il Figlio di Dio sia glorificato». Or Gesù voleva bene a Maria, a Marta sua sorella, e a Lazzaro. E, come ebbe sentito che era infermo, si trattenne ancora due giorni nel luogo dov'era. Dopo di che, disse ai discepoli: «Torniamo in Giudea». Ma osservarono i discepoli: «Maestro, or ora i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci torni?». E Gesù rispose: «Non è forse di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte, inciampa, perché non ha lume». Così parlò, e dopo soggiunse: «Lazzaro, il nostro amico dorme, ma vado a svegliarlo dal sonno». Dissero perciò i discepoli: «Signore, se dorme, sarà salvo». Or Gesù aveva parlato della morte di lui, ed essi credevano che avesse parlato del sonno ordinario. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto. E di non essere stato là, ho piacere per voi, affinché crediate; ma ora andiamo da lui». Disse allora Tommaso chiamato Didimo, agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morir con lui». Gesù dunque andò e trovò che da quattro giorni Lazzaro era nel sepolcro. Distava Betania circa quindici stadi da Gerusalemme. E molti Giudei eran venuti da Marta e da Maria, a consolarle del loro fratello. Or Marta sentendo che Gesù veniva, gli andò incontro, Maria invece se ne stava in casa. E Marta disse a Gesù: «Signore, se tu eri qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche adesso so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «Lo so che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». E Gesù: «Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se morto, vivrà; e chi vive e crede i me non morrà in eterno. Credi tu questo?». Rispose essa: « Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo». E, detto questo, andò a chiamare la sorella Maria, dicendole sottovoce: «Il Maestro è qui e ti chiama». Essa, ciò udito, si alzò in fretta e andò da lui. Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma stava sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Ed i Giudei che stavano con Maria in casa a consolarla, avendola veduta alzarsi in fretta ed uscire, le tennero dietro, dicendo: «Va certo al sepolcro a piangere». Quando Maria giunse ove stava Gesù, vedendolo, gli si gettò ai piedi e disse: «Signore, se tu eri qui non sarebbe morto mio fratello». Gesù allora, come la vide in lacrime, e così anche i Giudei che le eran venuti dietro, ebbe un fremito in cuor suo e turbatosi disse: «Dove l'avete posto?». Gli risposero: «Signore, vieni e vedi». E Gesù pianse. Onde i Giudei dissero: «Guarda come l'amava». Ma taluni di essi dissero: «E non poteva, lui, che aprì gli occhi al cieco nato, fare che questi non morisse?». Allora Gesù, di nuovo fremendo in se stesso, giunse al sepolcro: era questo una grotta al cui ingresso era posta una pietra. Gesù disse: «Togliete la pietra». Gli disse Marta, la sorella del morto: «Signore, già puzza; perché è di quattro giorni». E Gesù a lei: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Levarono dunque la pietra. Gesù, allora, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, ti ringrazio di avermi esaudito. Sapevo bene che mi esaudisci sempre; ma l'ho detto per il popolo che mi circonda; affinché creda che tu mi hai mandato». E detto questo, con gran voce gridò: «Lazzaro, vieni fuori». E uscì il morto, legati piedi e mani da fasce e col viso coperto da un sudario. E Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Molti Giudei, che erano venuti da Maria e da Marta, allorché mirarono quel che aveva fatto Gesù, credettero in lui.


    Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

    VENEREDÌ DELLA QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA

    La Stazione è a S. Eusebio, presbitero romano. Egli visse nel IV secolo e soffrì per la fede durante la persecuzione degli Ariani, sotto l’imperatore Costanzo.

    LEZIONE (3Re 17,17-24). – In quei giorni: Il figlio di una madre di famiglia si ammalò d’una malattia gravissima, che lo fece restare senza respiro. Essa allora disse ad Elia: Che relazione ho io con te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare la memoria delle mie iniquità e per fare morire il mio figlio? Elia le disse: Dammi il tuo figlio. Presolo dal seno di lei, lo portò nella camera dov’egli stava, e lo pose sul suo letto. Poi gridò al Signore, dicendo: Signore Dio mio, avresti dunque afflitto anche questa vedova, presso la quale io sono nutrito, fino a farle morire il suo figlio? Si distese tutto per tre volte sopra il fanciullo, e gridò al Signore, dicendo: Signore Dio mio, ti scongiuro a far tornare nelle sue viscere l’anima di questo fanciullo. Il Signore ascoltò la voce di Elia; essendo ritornato dentro il fanciullo l’anima di lui, egli tornò alla vita. Elia, preso il fanciullo, dalla sua camera lo portò al piano inferiore della casa, e lo consegnò alla madre dicendole: Ecco, il tuo figlio vive. La donna disse ad Elia: Ora sì che riconosco in te l’uomo di Dio, e che la parola di Dio nella tua bocca è verità.

    La Risurrezione spirituale.

    Un’altra madre oggi viene piangendo a sollecitare la risurrezione del figlio. Questa madre è la vedova di Sarepta, che già conosciamo come la figura della Chiesa dei Gentili. Un tempo aveva peccato come idolatra, ed il ricordo del suo passato la inquieta; ma il Signore, dopo averla purificata ed averla chiamata all’onore d’essere sua Sposa, la consola risuscitandone il figlio. La carità di Elia è l’immagine della bontà del Figlio di Dio. Guardate come questo grande Profeta si distende sul corpo del fanciullo, facendosi piccolo come lui, come vedemmo fare Eliseo. Ravvisiamo qui ancora una volta il mistero dell’Incarnazione. Per tre volte il profeta tocca il cadavere; e per tre volte i Catecumeni saranno immersi nella piscina battesimale con l’invocazione delle tre persone dell’adorabile Trinità. Nella solenne notte di Pasqua anche Gesù dirà alla Chiesa sua sposa: “Ecco, i tuoi figli ora vivono”; e la Chiesa, in un trasporto di gioia, sentirà sempre più la verità delle promesse del Signore. Anche i pagani lo compresero alla loro maniera. Vedendo i costumi di questo nuovo popolo rigenerato con le acque del Battesimo, riconobbero che solo la divinità poteva essere principio d’una sì alta virtù negli uomini. Nel seno dell’impero romano, preda d’ogni dissolutezza, apparve una progenie tutta pura e celeste, e i figli di questa progenie così santa ai suoi albori si trovavano in mezzo a tutte le depravazioni pagane. Dove avevano attinta una tale virtù? Nella dottrina di Gesù, e nei rimedi soprannaturali ch’egli applica alla depravazione degli uomini. Si videro allora gl’infedeli accorrere in folla ad affrontare la prova del martirio, e la Chiesa dilatarsi ed aprire le braccia ad accogliere le generazioni che le dicevano con amore: “Riconosciamo che sei di Dio, e la parola del Signore è nella tua bocca”.

    VANGELO (Gv 11,1-45). – In quel tempo: Era malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria, e di Marta sua sorella. Maria era quella che unse d’unguento il Signore e gli asciugò i piedi coi suoi capelli, ed era infermo il di lei fratello, Lazzaro. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: Signore, ecco, colui che tu ami è ammalato. Ciò udito, Gesù disse loro: Questa non è infermità da morirne, ma è a gloria di Dio, affinché per essa il Figlio di Dio sia glorificato. Or Gesù voleva bene a Marta e a Maria sua sorella e a Lazzaro. E, come ebbe sentito che era infermo, si trattenne ancora due giorni nel luogo dov’era. Dopo di che disse ai discepoli: Torniamo in Giudea. Maestro, gli fecero osservare i discepoli, or ora i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci torni? E Gesù rispose: Non è forse di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte inciampa, perché non ha lume. Così parlò, e dopo soggiunse: Lazzaro, il nostro amico, dorme, ma vado a svegliarlo dal sonno. Dissero perciò i discepoli: Signore, se dorme sarà salvo. Or Gesù aveva parlato della morte di lui, ed essi credevano che avesse parlato del sonno ordinario. Allora Gesù disse loro apertamente: Lazzaro è morto. E di non essere stato là ho piacere per voi, affinché crediate; ma ora andiamo da lui. Disse allora Tommaso, chiamato Didimo, agli altri discepoli: Andiamo anche noi a morire con lui. Gesù dunque andò e trovò Lazzaro nella tomba, già da quattro giorni. Distava Betania circa quindici stadi da Gerusalemme. E molti Giudei eran venuti da Marta e da Maria a consolarle del loro fratello. Or Marta, sentendo che Gesù veniva, gli andò incontro e Maria stava seduta in casa. E Marta disse a Gesù: Signore, se tu eri qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, Dio te la darà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Gli rispose Marta: Lo so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno. E Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto, vivrà; e chi vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? Sì, o Signore, essa rispose, io credo che tu se il Cristo, il Figlio di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo. E, detto questo, andò a chiamare la sua sorella Maria, dicendole sottovoce: Il Maestro è qui e ti chiama. Essa, ciò udito, si alzò in fretta e andò da lui. Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma stava sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Ed i Giudei che stavano con Maria in casa a consolarla, avendola veduta alzarsi in fretta ed. uscire, le tennero dietro, dicendo: Va certo al sepolcro a piangere. Maria, invece, arrivata dov’era Gesù, come lo ebbe veduto, si gettò ai suoi piedi e disse: Signore, se tu eri qui, non sarebbe morto mio fratello; Gesù allora, vedendola piangere, e piangere anche i Giudei che le eran venuti dietro, fremé nello spirito, e, turbatosi in se stesso, disse: Dove l’avete posto? Gli risposero: Signore, vieni e vedi. E Gesù pianse. Onde i Giudei dicevansi: Guarda come l’amava! Ma taluni di essi dissero: E non poteva lui, che aprì gli occhi al cieco nato, fare che questi non morisse? Allora Gesù, di nuovo fremendo in se stesso, giunse al sepolcro: era questo una grotta sopra la quale era posta una pietra. Gesù disse: Togliete la pietra. Gli disse Marta, la sorella, del morto: Signore, già puzza; perché è di quattro giorni. E Gesù a lei: Non t’ho detto che, se credi, vedrai le glorie di Dio? Levarono dunque la pietra. Gesù, allora, alzati gli occhi al cielo, disse: Padre, ti ringrazio di avermi esaudito. Sapevo bene che mi esaudisci sempre; ma l’ho detto per il popolo che mi circondava; affinché credano che tu mi hai mandato. E, detto questo, con gran voce gridò: Lazzaro, vieni fuori. E il morto uscì subito legato piedi e mani con fasce e col viso coperto da un sudario. E Gesù disse loro: Scioglietelo e lasciatelo andare. Molti Giudei, che erano venuti da Maria e da Marta, allorché mirarono quel che aveva fatto Gesù, credettero in lui.

    Lazzaro immagine del peccatore.

    Rileggiamo pieni di speranza questo fatto meraviglioso che descrive ciò che Gesù opera nelle anime. Ricordiamo quello che fece per la nostra anima, e scongiuriamolo che abbia finalmente compassione dei Penitenti, che, così numerosi su tutta la terra, si preparano a ricevere il perdono che li restituirà alla vita. Oggi non è più una madre che invoca la risurrezione del figlio; ma sono due sorelle che implorano questa grazia per il loro amato fratello: con questo esempio la Chiesa ci spinge a pregare per i nostri fratelli. Ma seguiamo la narrazione evangelica.

    Lazzaro prima è malato e languente; poi muore. Il peccatore comincia a lasciarsi andare alla tiepidezza, all’indifferenza, e presto finisce con l’essere ferito mortalmente. Gesù non guarisce l’infermità di Lazzaro: per rendere inescusabili i suoi nemici, vuole operare un sorprendente prodigio proprio alle porte di Gerusalemme; a quegli stessi che fra pochi giorni rimarranno scandalizzati della sua morte vuol mostrare ch’egli è il padrone della vita. In senso morale, Dio qualche volta crede bene, nella sua sapienza, abbandonare a se stessa l’anima ingrata, anche prevedendo la sua caduta nel peccato. La rialzerà più tardi; e la sua confusione servirà a mantenerla nell’umiltà che l’avrebbe preservata.

    Le due sorelle Marta e Maria ci appaiono nei loro spiccati caratteri: piangono l’una e l’altra, e tutte e due sono unanimi nella confidenza. A Marta Gesù proclama ch’egli è la Risurrezione e la Vita; chi crede in lui non morrà della morte eterna, la sola da temere. La morte, castigo del peccato e causa di tante lacrime per l’uomo, intenerisce il suo cuore divino. Giunto presso la tomba che racchiude il corpo di Lazzaro suo amico, piange di dolore, e così santifica le lacrime che a noi cristiani strappa l’affetto sulla tomba dei nostri cari. Ma è giunto il momento di sollevare la pietra e di mostrare alla luce del sole il trionfo della morte. Lazzaro giace lì da quattro giorni: è il peccatore inveterato nel suo peccato. Non importa: Gesù non allontana un tale spettacolo. Con quella voce che comanda ad ogni creatura e fa tremare l’inferno, grida: Lazzaro, vieni fuori! e il cadavere balza fuori dal sepolcro. Il morto ha sentito la voce di Gesù; ma le sue membra sono ancora legate, e la sua faccia bendata; non può agire; i suoi occhi ancora non vedono la luce. Gesù comanda che sia sciolto, e, dietro quell’ordine, mani umane rendono alle membra di Lazzaro la libertà ed ai suoi occhi la vista del sole. È letteralmente la storia del peccatore riconciliato. Soltanto la voce di Gesù può chiamarlo alla conversione, commuovere il suo cuore e indurlo a confessare i suoi peccati; ma poi Gesù lascia alla mano dei suoi ministri di slegarlo, d’illuminarlo e restituirgli i movimenti. Grazie al Salvatore, con un simile prodigio operato proprio in questi giorni, fa giungere al colmo il furore dei suoi nemici. L’ultimo suo beneficio lo consegnò in preda alla loro rabbia. Ora non si allontanerà più da Gerusalemme; Betania, dove ha compiuto il miracolo, non è lungi di qui. Fra nove giorni l’infedele città assisterà al pacifico trionfo del Messia; quindi egli ritornerà a Betania, presso i suoi amici; ma presto rientrerà in città, dove consumerà il sacrificio, i cui meriti infiniti saranno il principio della risurrezione dei peccatori.

    Reminiscenze storiche.

    Tale consolante attesa portò i primi cristiani a moltiplicare sui dipinti delle Catacombe l’immagine di Lazzaro risuscitato; e questo esempio di riconciliazione dell’anima peccatrice, pure scolpito sui marmi dei sarcofaghi del IV e V secolo, venne anche riprodotto sulle vetrate delle nostre cattedrali. L’antica Francia onorava questo simbolo di risurrezione spirituale con un pio costume, mantenuto nell’insigne abbazia della Trinità di Venderne fino al capovolgimento delle cattoliche istituzioni. Ogni anno, in questo giorno, veniva condotto alla Chiesa Abbaziale un criminale condannato dalla giustizia umana. Egli portava una corda al collo e teneva in mano una torcia del peso di trentatre libbre, in memoria degli anni del divino Liberatore. I monaci uscivano in processione, e il criminale vi assisteva, come anche al sermone che seguiva. Quindi veniva condotto ai piedi dell’altare dove l’Abate, fatta un’esortazione, gl’ingiungeva per penitenza di fare un pellegrinaggio a S. Martino di Tours. Poi gli toglieva la corda dal collo e lo dichiarava libero. Questa liturgica usanza, così cristiana e commovente, risaliva a Luigi di Borbone, conte di Venderne, il quale durante la prigionia in Inghilterra, nel 1426, aveva fatto voto a Dio, se gli restituiva la libertà, di fondare nella chiesa della Trinità, a monumento della sua riconoscenza, un tale annuale omaggio a Cristo che liberò Lazzaro dalla tomba. Il cielo gradì la pietà del principe, che non tardò a ricevere la grazia implorata con tanta fede.

    PREGHIAMO

    A noi che consapevoli della nostra infermità, confidiamo nella tua virtù, concedi, o Dio onnipotente, di rallegrarci sempre della tua bontà.