29 marzo 2022

Giovedì 31 Marzo 2022 nella liturgia



Giovedì nella IV Settimana di Quaresima, Feria Maggiore non privilegiata, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno.


Qui per le peculiarità del Tempo di Quaresima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/02/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


Al Breviario

Tutto dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, II Schema a Lodi, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifone al Benedictus e al Magnificat e Orazioni dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e Vespri e le Preci Feriali da Lodi a Compieta.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Giovedì nella IV Settimana di Quaresima, Feria Maggiore, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e (con la disciplina canonica del Corpus Juris Canonici, anteriore al Codice del 1917) astinenza.

Essendo domani il primo giorno del mese di Marzo libero da Uffici delle IX Lezioni, oggi si recitano i Vespri dell'Ufficio dei Defunti (colore liturgico nero). Fuori dal coro non è obbligatorio.


All'Ufficio del giorno:

Tutto dal Salterio (12 Salmi a Mattutino, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifone al Benedictus e al Magnificat e Orazioni dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono tutte e sei le Commemorazioni Comuni a Lodi e Vespri e le Preci Feriali da Lodi a Compieta.

All'Ufficio dei Defunti:

Avendo cantato il Benedicamus Domino dei Vespri dell'Ufficio del giorno, senza aggiungere altro si intona direttamente la prima Antifona Placebo Domino dell'Ufficio dei Defunti. Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Salmo 145 alle Preci e le tre Orazioni per tutti i fedeli defunti Deus qui inter Apostolicos SacerdotesDeus veniae largitor e Fidelium. I Vespri terminano col Requiescant in pace. Amen senza aggiungere altro, e seguirà quando stabilito Compieta del giorno.


Al Messale

Messa del Giovedì nella IV Settimana di Quaresima.

  • Si possono dire tre o cinque o sette Orazioni:

    • La prima della Messa
    • La seconda Ad poscenda suffragia Sanctorum A cunctis
    • La terza Per i vivi e i defunti Omnipotens sempiterne Deus
    • Le altre a scelta del celebrante
    • Prefazio di Quaresima
    • Oratio super populum
    • Benedicamus Domino
    • Prologo di San Giovanni


    Letture del Mattutino

    AD NOCTURNUM

    Lectio 1

    Léctio sancti Evangélii secúndum Lucam

    Luc 7:11-16

    In illo témpore: Ibat Jesus in civitátem, quæ vocátur Naim: et ibant cum eo discípuli ejus, et turba copiósa. Et réliqua.

    Homilía sancti Ambrósii Epíscopi

    Lib. 5 Comment. in Lucæ cap. 7, post initium

    Et hic locus ad utrámque redúndat grátiam; et ut cito flecti divínam misericórdiam matris víduæ lamentatióne credámus, ejus præcípue, quæ únici fílii vel labóre, vel morte frangátur; cui tamen víduæ gravitátis méritum exsequiárum turba concíliet: et ut hanc víduam populórum turba septam, plus vidéri esse quam féminam, quæ resurrectiónem únici et adulescéntis fílii suis lácrimis merúerit impetráre: eo quod sancta Ecclésia pópulum juniórem a pompa fúneris atque a suprémis sepúlcri, suárum révocet ad vitam contemplatióne lacrimárum: quæ flere prohibétur eum, cui resurréctio debebátur.

    Lectio 2

    Qui quidem mórtuus in lóculo materiálibus quátuor ad sepúlcrum ferebátur eleméntis, sed spem resurgéndi habébat, quia ferebátur in ligno. Quod etsi nobis ante non próderat, tamen posteáquam Jesus id tétigit, profícere cœpit ad vitam: ut esset indício, salútem pópulo per crucis patíbulum refundéndam. Audíto ígitur Dei verbo, stetérunt acérbi illi fúneris portitóres, qui corpus humánum letháli fluxu natúræ materiális urgébant. Quid enim áliud, nisi quasi in quodam féretro, hoc est, suprémi fúneris instruménto, jacémus exánimes, cum vel ignis immódicæ cupiditátis exǽstuat, vel frígidus humor exúndat, vel pigra quadam terréni córporis habitúdine vigor hebetátur animórum; vel concréta noster spíritus labe, puræ lucis vácuus méntem alit? Hi sunt nostri fúneris portitóres.

    Lectio 3

    Sed quamvis supréma mortis spem vitæ omnis aboléverint, et túmulo próxima córpora jáceant defunctórum: verbo tamen Dei jam mórtua resúrgunt cadávera: vox redit, rédditur fílius matri, revocátur a túmulo, erípitur a sepúlcro. Quis iste est túmulus tuus, nisi mali mores? Túmulus tuus perfídia est: sepúlcrum tuum guttur est. Sepúlcrum enim patens, est guttur eórum, unde verba mórtua proferúntur. Ab hoc sepúlcro te líberat Christus: ab hoc túmulo surges, si áudias verbum Dei. Et si grave peccátum est, quod pœniténtiæ lácrimis ipse laváre non possis; fleat pro te mater Ecclésia, quæ pro síngulis tamquam pro únicis fíliis vídua mater intérvenit. Compátitur enim quodam spiritáli dolóre natúræ, cum suos líberos lethálibus vítiis ad mortem cernit urgéri.


    Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

    NOTTURNO UNICO

    Lettura 1

    Lettura del santo Vangelo secondo Luca

    Luca 7:11-16

    In quell'occasione: Gesù andava a una città chiamata Nairn: e andavano con lui i suoi discepoli e una gran folla. Eccetera.

    Omelia di sant'Ambrogio Vescovo

    Libro 5 Commento al cap 7 di Luca, dopo il principio

    Questo luogo si riferisce all'una e all'altra grazia (di cui abbiamo parlato): esso e ci assicura che la divina misericordia si lascia piegar subito ai gemiti di una madre vedova, soprattutto d'una ch'è fiaccata dalla malattia o dalla morte dell'unico figlio; d'una vedova infine del cui merito e gravità sono prova la folla che l'accompagna ai funerali: e ci fa vedere ancor più che una semplice donna in questa vedova, circondata da una gran folla di popolo, che meritò d'ottenere colle sue lacrime la risurrezione dell'unico e giovine suo figlio: perché essa (è immagine) della Santa Chiesa, che, in considerazione delle sue lacrime, ottiene di richiamare dal seno delle pompe funebri o dalla profondità del sepolcro per farlo ritornare a vita un giovane popolo: e le è proibito di piangerlo, perché gli è stata promessa la risurrezione.

    Lettura 2

    Il morto veniva portato nella bara al sepolcro dai quattro elementi materiali, ma aveva la speranza di risorgere, perché veniva portato dentro del legno. Il quale sebbene non ci avesse giovato prima, pure, dopo che l'ebbe tocco Gesù, cominciò a servirci per la vita: affin di mostrare che la salute doveva essere resa al mondo per mezzo del patibolo della croce. Udita la voce di Dio, s'arrestarono dunque quegli spietati portatori del convoglio funebre, che spingevano il corpo umano (verso la dissoluzione) per il corso mortale della natura materiale. E noi non giacciamo forse esanimi quasi su d'una bara, cioè sopra uno strumento delle ultime pompe funebri, quando il fuoco di sregolate passioni ci brucia, o la freddezza ci inonda l'anima, o il vigore del nostro spirito s'affievolisce sotto il peso di questo corpo terreno e infingardo, o ancora quando venendo meno la pura luce al nostro spirito, esso nutrisce l'anima nostra d'un'aria pesante e viziata? Ecco i nostri portatori che ci conducono alla tomba.

    Lettura 3

    Ma sebbene gli ultimi doveri resi ai morti abbiano tolta ogni speranza di vita, e i corpi dei defunti giacciano presso alla tomba; tuttavia alla parola di Dio, i cadaveri risorgono subito, ritorna loro la voce, un figlio è reso alla madre, esso è richiamato dalla bara, è strappato al sepolcro. Quale è per te questa bara, se non le cattive abitudini? La tua bara è la perfidia: il tuo sepolcro è la gola. Infatti è scritto: «Sepolcro aperto è la loro gola» Ps. 5,10, colla quale si proferiscono parole di morte. Cristo ti libera da questo sepolcro: ti leverà da questa bara, se ascolterai la parola di Dio. E se è un peccato grave che non puoi lavare tu stesso colle lacrime della penitenza, pianga per te la madre Chiesa, la quale interviene in aiuto di ciascuno dei suoi figli come la madre vedova per il suo unico figlio. Poiché ella è piena di compassione e prova un dolore spirituale che le è proprio allorquando vede i suoi figli trascinati a perdizione da vizi mortali.


    Ad Primam: il Martirologio del 1° Aprile 2022

    Kalendis Aprilis, luna vigesima nona.



    Nel giorno delle Calende di Aprile, luna ventinovesima.




    Parti proprie della Messa

    INTROITUS

    Lætétur cor quæréntium Dóminum: quærite Dóminum, et confirmámini: quærite fáciem ejus semper. --- Confitémini Dómino, et invocáte nomen ejus: annuntiáte inter gentes ópera ejus. --- Glória Patri --- Lætétur cor quæréntium Dóminum: quærite Dóminum, et confirmámini: quærite fáciem ejus semper.

    COLLECTAE

    Orémus. Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, quos jejúnia votíva castígant, ipsa quoque devótio sancta lætíficet; ut, terrénis afféctibus mitigátis, facílius cœléstia capiámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salutem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclésia tua secúra tibi sérviat libertáte.

    Omnípotens sempitérne Deus, qui vivórum domináris simul et mortuórum, omniúmque miseréris, quos tuos fide et ópere futúros esse prænóscis: te súpplices exorámus; ut, pro quibus effúndere preces decrévimus, quosque vel præsens sǽculum adhuc in carne rétinet, vel futúrum jam exútos córpore suscépit, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, pietátis tuæ deméntia ómnium delictórum suórum véniam consequántur.

    Orationes ad libitum.

    EPISTOLA

    Léctio libri Regum.

    4 Reg 4:25-38

    In diébus illis: Venit múlier Sunamítis ad Eliséum in montem Carméli: cumque vidísset eam vir Dei e contra, ait ad Giézi púerum suum: Ecce Sunamítis illa. Vade ergo in occúrsum ejus, et dic ei: Recte ne ágitur circa te, et circa virum tuum, et circa fílium tuum? Quæ respóndit: Recte. Cumque venísset ad virum Dei in montem, apprehéndit pedes ejus: et accéssit Giézi, ut amovéret eam. Et ait homo Dei: Dimítte illam: ánima enim ejus in amaritúdine est, et Dóminus celávit a me, et non indicávit mihi. Quæ dixit illi: Numquid petívi fílium a dómino meo? Numquid non dixi tibi: Ne illúdas me? Et ille ait ad Giézi: Accínge lumbos tuos, et tolle báculum meum in manu tua, et vade. Si occurrérit tibi homo, non salútes eum: et si salutáverit te quíspiam, non respóndeas illi: et pones báculum meum super fáciem púeri. Porro mater pueri ait: Vivit Dóminus et vivit ánima tua, non dimíttam te. Surréxit ergo, et secútus est eam. Giézi autem præcésserat ante eos, et posúerat báculum super fáciem púeri, et non erat vox neque sensus: reversúsque est in occúrsum ejus, et nuntiávit ei, dicens: Non surréxit puer. Ingréssus est ergo Eliséus domum, et ecce, puer mórtuus jacébat in léctulo ejus: ingressúsque clausit óstium super se et super púerum: et orávit ad Dóminum. Et ascéndit, et incúbuit super púerum: posuítque os suum super os ejus, et óculos suos super óculos ejus, et manus suas super manus ejus: et incurvávit se super eum: et calefácta est caro púeri. At ille revérsus, de ambulávit in domo, semel huc atque illuc: et ascéndit et incúbuit super eum: et oscitávit puer sépties, aperuítque oculos. At ille vocávit Giézi, et dixit ei: Voca Sunamítidem hanc. Quæ vocáta ingréssa est ad eum. Qui ait: Tolle fílium tuum. Venit illa, et córruit ad pedes ejus, et adorávit super terram: tulítque fílium suum, et egréssa est, et Eliséus revérsus est in Gálgala.

    GRADUALE

    Réspice, Dómine, in testaméntum tuum: et ánimas páuperum tuórum ne obliviscáris in finem. Exsúrge, Dómine, júdica causam tuam: memor esto oppróbrii servórum tuórum.

    EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

    Luc 7:11-16

    In illo témpore: Ibat Jesus in civitátem, quæ vocátur Naïm: et ibant cum eo discípuli ejus et turba copiósa. Cum autem appropinquáret portæ civitátis, ecce, defúnctus efferebátur fílius únicus matris suæ: et hæc vídua erat, et turba civitátis multa cum illa. Quam cum vidísset Dóminus, misericórdia motus super eam, dixit illi: Noli flere. Et accéssit et tétigit lóculum. - Hi autem, qui portábant, stetérunt - Et ait: Adoléscens, tibi dico, surge. Et resédit, qui erat mórtuus, et cœpit loqui. Et dedit illum matri suæ. Accépit autem omnes timor: et magnificábant Deum, dicéntes: Quia Prophéta magnus surréxit in nobis: et quia Deus visitávit plebem suam.

    OFFERTORIUM

    Orémus. Dómine, ad adjuvándum me festína: confundántur omnes, qui cógitant servis tuis mala.

    SECRETAE

    Purífica nos, misericors Deus: ut Ecclésiæ tuæ preces, quæ tibi gratæ sunt, pia múnera deferéntes, fiant expiátis méntibus gratióres. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futúro.

    Deus, cui soli cógnitus est númerus electórum in supérna felicitáte locándus: tríbue, quǽsumus; ut, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, universórum, quos in oratióne commendátas suscépimus, et ómnium fidélium nómina beátæ prædestinatiónis liber adscrípta retíneat.

    Orationes ad libitum.

    PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA

    Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et prǽmia: per Christum Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces, ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus).

    COMMUNIO

    Dómine, memorábor justítiæ tuæ solíus: Deus, docuísti me a juventúte mea: et usque in senéctam et sénium, Deus, ne derelínquas me.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Cœléstia dona capiéntibus, quǽsumus, Dómine: non ad judícium proveníre patiáris, quæ fidélibus tuis ad remédium providísti. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

    Puríficent nos, quǽsumus, omnípotens et miséricors Deus, sacraménta quæ súmpsimus: et, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, præsta; ut hoc tuum sacraméntum non sit nobis reátus ad pœnam, sed intercéssio salutáris ad véniam: sit ablútio scélerum, sit fortitúdo fragílium, sit contra ómnia mundi perícula firmaméntum: sit vivórum atque mortuórum fidélium remíssio ómnium delictórum.

    Orationes ad libitum.

    ORATIO SUPER POPULUM

    Orémus. Humiliáte cápita vestra Deo. Pópuli tui, Deus, institútor et rector, peccáta, quibus impugnátur, expélle: ut semper tibi plácitus, et tuo munímine sit secúrus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


    Traduzione italiana

    INTROITO

    Chi cerca il Signore sia di lieto animo; considerate il Signore e la sua grandezza; cercate sempre di piacere a Lui. --- Rendete grazie a Dio, gridate il suo nome, fate conoscere tra i popoli le sue imprese. --- Gloria --- Chi cerca il Signore sia di lieto animo; considerate il Signore e la sua grandezza; cercate sempre di piacere a Lui.

    COLLETTE

    Preghiamo. Concedi, te ne preghiamo, o Dio onnipotente; che noi mortificati del sacro digiuno, siamo pure allietati da santa devozione; cosicché, mitigati gli affetti terreni, più facilmente raggiungiamo i celesti beni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

    Dio onnipotente, Signore dei vivi e dei morti, che hai pietà di quanti prevedi che saranno tuoi per la fede e le opere: umilmente ti supplichiamo, affinché coloro per i quali preghiamo, siano essi ancora in vita o già, privati del corpo, passati all'eterna vita, ottengano, per l'intercessione dei tuoi santi, la remissione di ogni peccato.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

    EPISTOLA

    Lettura del libro dei Re.

    4 Reg 4:25-38

    In quei giorni venne una donna Sunamita ad Eliseo sul monte Carmelo. L'uomo di Dio, avendola vista da lontano, disse a Giezi suo servo: «Ecco lì quella Sunamita: va ad incontrarla e dille: State bene tu, il .tuo marito e il tuo figlio?». Essa rispose: «Bene». Ma giunta che fu dall'uomo di Dio, sul monte, gli abbracciò i piedi. Giezi si accostò per allontanarla; ma l'uomo di Dio gli disse: «Lasciala fare; perché l'anima sua è nell'amarezza, e il Signore mi ha tenuto all'oscuro, non me l'ha fatto conoscere». Essa disse: «Avevo forse chiesto la grazia di avere un figlio al signor mio? E non ti dissi: Non m'ingannare»? Eliseo disse a Giezi: «Cingiti i fianchi, prendi il mio bastone in mano e parti. Se trovi qualcuno, non lo salutare, se uno ti saluta non gli rispondere, e metti il mio bastone sulla faccia del fanciullo». Ma la madre del fanciullo disse: «Viva il Signore e viva l'anima tua! Io non ti lascerò». Eliseo allora si mosse e le tenne dietro. Giezi, che era andato avanti, aveva messo il bastone sulla faccia del fanciullo; ma questi non dava né gemito né segno di vita. Allora egli ritornò incontro a Eliseo e l'informò dicendo: «Il fanciullo non si alzò». Eliseo dunque entrò in casa e vide il fanciullo posto a giacere sul suo letto. Ed essendo entrato, chiuse l'uscio dietro di sé e al fanciullo, e fece orazione al Signore. Salì allora sul letto e si distese sopra il fanciullo; pose la sua bocca sopra la bocca di lui, i suoi occhi sopra gli occhi di lui, le sue mani sopra le mani di lui, si curvò sopra di lui, e la carne del fanciullo prese calore. Poi essendo sceso andò qua e là per la casa; poi risalì, si distese sopra il fanciullo; e questi sbadigliò sette volte ed aprì gli occhi. Eliseo allora chiamò Giezi, e gli disse: «Chiama la Sunamita». La chiamò, e giunta che fu da lui, le disse: «Prendi il tuo figlio». Essa andò a gettarsi ai piedi di Eliseo, e si prostrò a terra, poi prese il suo figlio e usci. Eliseo se ne tornò a Gàlgala.

    GRADUALE

    Guarda, Signore la tua alleanza, non dimenticare per sempre la vita dei tuoi miseri. Sorgi, Signore, difendi la tua causa, ricorda la vergogna dei tuoi servi.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

    Luc 7:11-16

    In quel tempo, Gesù andava verso una città chiamata Nàim, e con lui i suoi discepoli e una grande folla. Mentre si avvicinava alla porta della città, ecco un morto era portato a sepoltura: un figlio unico, e sua madre era vedova. E c'era con lei moltissima gente della città. Quando l'ebbe vista, il Signore ne fu mosso a pietà, e le disse: «Non piangere». Poi si accostò e toccò la bara; i portatori si fermarono; ed egli disse: «Ragazzo, io te lo dico: alzati». E il morto si levò a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo rese a sua madre. Allora tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto in mezzo a noi, e Dio ha visitato il suo popolo».

    OFFERTORIO

    Preghiamo. Affrettati, o Signore, in mio soccorso; restino confusi quanti pensano a far del male ai tuoi servi.

    SECRETE

    O Dio misericordioso, purificaci; affinché le preci della tua Chiesa, a te sempre gradite, lo siano ancor più dopo che con l'offerta di questi doni saranno espiate le nostre colpe. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

    O Dio, che solo conosci il numero degli eletti destinati alla superna felicità, concedici, te ne preghiamo, che, per l'intercessione di tutti i santi, i nomi di quanti ti raccomandiamo nella preghiera e di tutti i fedeli rimangano scritti nel libro della beata predestinazione.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, solo l'ultima ha la conclusione.

    PREFAZIO DI QUARESIMA

    È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizii, sollevi la mente, largisci virtú e premii: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

    COMUNIONE

    Dio, solo di te ricorderò che sei giusto. Dio, mi istruisci dalla mia giovinezza, e ancor in tardi anni e nella vecchiaia, Dio, tu non mi abbandoni.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. Fa', o Signore, te ne preghiamo, che questi doni celesti non ci siano di condanna, poiché li hai istituiti. rimedio per i tuoi fedeli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

    O Dio onnipotente e misericordioso, i sacramenti che abbiamo ricevuto ci purifichino, e, per l'intercessione di tutti i santi tuoi fa' che questo sacramento non ci sia motivo di condanna ma salutare strumento di perdono; sia purificazione dei peccati, sostegno dei deboli; sia protezione contro tutti i pericoli del mondo sia remissione di ogni colpa per i fedeli vivi e defunti.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

    ORAZIONE SOPRA IL POPOLO

    Preghiamo. Chinate il vostro capo dinanzi a Dio. O Dio, del tuo popolo fondatore e guida: liberato dai peccati che l'opprimono, affinché sia sempre a te gradito, e per tua grazia sicuro. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


    Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

    GIOVEDÌ DELLA QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA

    Stazione ai SS. Silvestro e Martino ai Monti. L’antico “titulus Equitii” attribuito al Papa san Silvestro data dalla prima metà del ni secolo. Nel VI secolo Papa Simmaco (498-511) costruì a lato una basilica in onore di san Martino di Tours, primo santo non martire festeggiato in Occidente; successivamente la devozione dei Romani soppiantò questo col Papa san Martino I (+ 653). Tale chiesa fu la prima ad avere il titolo cardinalizio di san Carlo Borromeo, e nel XVIII secolo, quello del Beato Cardinale Giuseppe Maria Tommasi, dotto liturgista, il cui corpo là si venera.

    LEZIONE (4Re 4, 25-38). – In quei giorni: Una donna Sunamite andò da Eliseo sul monte Carmelo. L’uomo di Dio, avendola vista da lontano, disse a Giezi suo servo: Ecco quella Sunamite: va’ ad incontrarla e dille: state bene tu, il tuo marito ed il tuo figlio? Essa rispose: Bene. Ma giunta che fu dall’uomo di Dio, sul monte, gli abbracciò i piedi. Giezi si accostò per allontanarla; ma l’uomo di Dio gli disse: Lasciala fare, perché l’anima sua è nell’amarezza, e il Signore me l’ha nascosto, non me lo ha fatto conoscere. Essa disse: Forse lo domandai io un figlio al mio Signore? e non ti dissi: Non m’ingannare? Eliseo disse a Giezi : Cingiti i lombi, prendi il mio bastone nella tua mano e parti. Se trovi qualcuno, non lo salutare; se uno ti saluta, non gli rispondere, emetti il mio bastone sulla faccia del fanciullo. Ma la madre del’fanciullo disse: Viva il Signore e viva l’anima tua! Io non ti lascerò. Eliseo allora si mosse e le tenne dietro. Giezi, ch’era andato loro avanti, aveva messo il bastone sulla faccia del fanciullo; ma non v’era né voce, né senso. Allora egli ritornò incontro ad Eliseo e gli diede la notizia, dicendo: Il fanciullo non è risuscitato. Eliseo, entrato che fu in casa, vide il fanciullo morto steso sul suo letto. Entrò, chiuse l’uscio dietro a sé e al fanciullo, e pregò il Signore. Poi salì (sul letto), si distese sopra il fanciullo, gli pose sulla bocca la sua bocca, sugli occhi i suoi occhi, sulle mani le sue mani; stette curvo sopra di lui, e la carne del fanciullo divenne calda. Sceso e andato un po’ in qua e là per la casa, risalì, e si distese sopra il fanciullo, il quale sbadigliò sette volte e aperse gli occhi. Eliseo allora chiamò Giezi e gli disse: Chiama questa Sunamite. Essa, appena chiamata, entrò dal profeta, il quale disse alla madre: Prendi il tuo figlio. Essa andò a gettarsi ai piedi d’Eliseo e si inginocchiò per terra, poi prese il suo figlio e uscì. Ed Eliseo se ne tornò a Galgala.

    La Legge antica.

    Tutte le meraviglie del piano divino in ordine alla salvezza del genere umano sono compendiate in questo racconto. Il fanciullo morto è l’umanità, privata della vita a causa del peccato; ma Dio ha deciso di risuscitarlo. Prima, è mandato un servo presso il cadavere; questo servo è Mosè. La sua missione è divina; ma la legge di cui è latore, non da per sé la vita. Questa legge è figurata nel bastone di Giezi, del quale invano esperimenta il contatto sul corpo del fanciullo. La legge è rigida, e stabilisce un regime di timore, per la durezza del cuore d’Israele; ciò nonostante, trionfa fino a un certo punto; i giusti, per essere veramente tali, devono aspirare a qualche cosa di più perfetto e di più filiale. Il Mediatore renderà tutto più dolce, recando con sé l’elemento celeste della carità. È promesso, è figurato: ma ancora non s’è fatto carne e non è venuto ad abitare in mezzo a noi. Il morto potrà risuscitare solo quando verrà a lui il Figlio di Dio in persona.

    Il Redentore.

    Eliseo è la figura del divin Redentore. Si rimpicciolisce come il corpo di un fanciullo, e, nel silenzio d’una camera tutta chiusa, si unisce strettamente a tutte le sue membra. Così il Verbo del Padre, nascondendo i suoi splendori nel seno d’una Vergine, s’è congiunto alla nostra natura, e “prendendo la forma di servo, annichilò se stesso per divenire simile agli uomini” (Fil 2,7), “per dare loro la vita e darla in sovrabbondanza” (Gv 10,10), in misura maggiore di prima. Notiamo anche ciò che avviene nel fanciullo e quali sono i segni della risurrezione che si opera in lui: sette volte dilata il petto, soffiando; moto che indica la penetrazione nell’anima umana, tempio di Dio, dello Spirito Santo dai sette doni. Apre gli occhi, a significare la fine della sua cecità mortale; i morti infatti non godono più della luce, perché fatti partecipi delle tenebre d’una tomba. Infine consideriamo questa donna e questa madre, figura della Chiesa; la Chiesa che implora la Risurrezione dei suoi diletti Catecumeni, e di tutti gl’infedeli, che ancora giacciono nelle tenebre di morte (Is 9, z). Uniamoci alla sua preghiera e facciamo sì che la luce del Vangelo si estenda sempre più, e che gli ostacoli alla sua propagazione, suscitati dalla perfidia di Satana, complice l’umana malizia, si dissipino per sempre.

    VANGELO (Lc 7,11-16). – In quel tempo: Gesù andava ad una città chiamata Naim: ed i suoi discepoli ed una gran folla andava con lui. E quando fu vicino alla porta della città, ecco era portato al sepolcro uno ch’era figlio unico di sua madre, e questa era vedova; e con lei era molto popolo della città. E il Signore, vedutala, ne ebbe compassione e le disse: Non piangere! E accostatosi, toccò la bara. (I portatori si fermarono). Ed egli disse: Giovanotto, te lo dico io, levati! E il morto si alzò a sedere e cominciò a parlare. E lo rese alla madre. E tutti, invasi da sbigottimento, glorificarono Dio esclamando: Un gran profeta è sorto in mezzo a noi, e Dio ha visitato il suo popolo.

    Il miracolo di Naim.

    Oggi e domani la santa Chiesa continuerà ad offrirci esempi tipici della risurrezione: è come l’annuncio della Pasqua ormai vicina e nel contempo, un incoraggiamento a sperare per tutti coloro che vogliono tornare dalla morte spirituale alla vita. Prima d’entrare nelle due settimane consacrate ai dolori di Cristo, la Chiesa vuole offrire ai suoi figli la sicurezza del perdono che attendono col consolante spettacolo delle misericordie di colui che col suo sangue fu la nostra riconciliazione. Scevri da ogni timore, saremo più in grado di contemplare il sacrificio dell’augusta vittima e di compatire i suoi dolori. Apriamo dunque gli occhi dell’anima e consideriamo il meraviglioso spettacolo che ci presenta il Vangelo. Una madre in lacrime accompagna il feretro dell’unico suo figlio; il suo dolore è inconsolabile. Gesù si muove a compassione; ferma il convoglio, tocca con la sua mano divina la bara e, con la voce, richiama alla vita il giovinetto, causa, per la sua morte, di tanto pianto. Il sacro scrittore fa rilevare che Gesù lo rese alla madre. Chi è mai questa madre desolata, se non la santa Chiesa costretta da tanti suoi figli a stare sempre in lutto? Ma Gesù la consolerà: fra poco, tramite il ministero dei suoi sacerdoti, stenderà la mano su tutti questi morti e pronuncerà la parola della risurrezione; e la Chiesa, che piangeva la perdita dei suoi figli, li riceverà fra le sue materne braccia piena di giubilo e di contentezza.

    Le tre risurrezioni.

    Consideriamo il mistero delle tre risurrezioni operate dal Salvatore: quella della figlia del capo della sinagoga, quella di questo giovinetto e quella di Lazzaro, alla quale assisteremo domani. La giovane morta e non ancora sepolta è l’immagine del peccatore che non ha ancora contratto l’abitudine e l’insensibilità del male. Il giovanetto rappresenta il peccatore che non ha voluto fare nessuno sforzo per risollevarsi; la sua volontà ha perduta ogni energia. Viene perciò portato al sepolcro, e se non avesse incontrato il Salvatore, sarebbe andato a finire fra tutti gli altri cadaveri. Lazzaro è il simbolo ben più spaventoso: è già in preda alla corruzione; una grande pietra pesa sulla sua tomba e ne condanna il cadavere ad una lenta ed inevitabile dissoluzione. Potrà rivivere? Sì, se Gesù interverrà col suo divino potere. Ora, nei giorni in cui ci troviamo, la Chiesa prega e digiuna; preghiamo e digiuniamo anche noi con lei, affinché questi tre tipi di morti ascoltino la voce del Figlio di Dio e risuscitino. Il mistero della Risurrezione di Gesù Cristo produrrà i suoi meravigliosi effetti per ognuna di queste tre mortalità. Associamoci ai disegni della divina misericordia, supplicando giorno e notte il Redentore e speriamo che fra qualche giorno, alla vista di tanti morti risuscitati, possiamo esclamare anche noi come i cittadini di Naim: “Un grande Profeta è sorto in mezzo a noi, e Dio ha visitato il suo popolo!”.

    PREGHIAMO

    O Dio, che hai creato e guidi il tuo popolo, allontana i peccati da cui è assalito; affinché ti sia sempre gradito e viva sicuro sotto la tua protezione.

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