29 marzo 2022

Mercoledì 30 Marzo 2022 nella liturgia



Mercoledì nella IV Settimana di Quaresima, Feria Maggiore non privilegiata, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno.


Qui per le peculiarità del Tempo di Quaresima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/02/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


Al Breviario

Tutto dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, II Schema al III Notturno e a Lodi, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifone al Benedictus e al Magnificat e Orazioni dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e Vespri e le Preci Feriali da Lodi a Compieta.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Mercoledì nella IV Settimana di Quaresima, Feria Maggiore, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e (con la disciplina canonica del Corpus Juris Canonici, anteriore al Codice del 1917) astinenza.

Essendo oggi un Mercoledì di Quaresima libero da Uffici delle IX Lezioniprima del Mattutino si cantano i Salmi Graduali (al di fuori della recita corale non sono obbligatori).


Tutto dal Salterio (12 Salmi a Mattutino, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifone al Benedictus e al Magnificat e Orazioni dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono tutte e sei le Commemorazioni Comuni a Lodi e Vespri e le Preci Feriali da Lodi a Compieta.


Al Messale

Messa del Mercoledì nella IV Settimana di Quaresima (ha struttura analoga a quella dei Mercoledì delle Quattro Tempora).

  • Dopo il Kyrie, omettendo il Dominus vobiscum ma dicendo Flectamus genua, si dice la Colletta Deus qui et justis, che serve anche quando le Quattro Tempora sono solo commemorate ed è l'Orazione che usa il Breviario
  • Seguono la Profezia di Ezechiele e un Graduale
  • Col Dominus vobiscum e senza Flectamus genua si dice l'Orazione Presta quaesumus, cui segueono le Orazioni pro diversitate Temporum assignatae:

    • La seconda Orazione è Ad poscenda suffragia Sanctorum A cunctis
      • La terza Per i vivi e i defunti Omnipotens sempiterne Deus
      • Se ne possono aggiungere altre due o quattro a scelta del celebrante

    • Tratto Domine non secundum; ci si inginocchia al Versetto Adjuva nos

      • Alla fine del Vangelo ci si inginocchia alle parole Et procidens adoravit eum.

      • Prefazio di Quaresima
      • Oratio super populum
      • Benedicamus Domino
      • Prologo di San Giovanni


      Letture del Mattutino

      AD NOCTURNUM

      Lectio 1

      Léctio sancti Evangélii secúndum Joánnem

      Joann 9:1-38

      In illo témpore: Prætériens Jesus, vidit hóminem cæcum a nativitáte: et interrogavérunt eum discípuli ejus: Rabbi, quis peccávit, hic, aut paréntes ejus, ut cæcus nascerétur? Et réliqua.

      Homilía sancti Augustíni Epíscopi

      Tract. 44 in Joánnem, circa initium

      Ea quæ fecit Dóminus noster Jesus Christus, stupénda atque miránda, et ópera, et verba sunt: ópera, quia facta sunt: verba, quia signa sunt. Si ergo quid signíficet hoc quod factum est, cogitémus: genus humánum est iste cæcus. Hæc enim cǽcitas cóntigit in primo hómine per peccátum, de quo omnes oríginem dúximus, non solum mortis, sed étiam iniquitátis. Si enim cǽcitas est infidélitas, et illuminátio fides: quem fidélem, quando venit Christus, invénit? Quandóquidem Apóstolus natus in gente prophetárum dicit: Fúimus et nos aliquándo natúra fílii iræ, sicut et céteri. Si fílii iræ, fílii vindíctæ, fílii pœnæ, fílii gehénnæ: quómodo natúra, nisi quia peccánte primo hómine vítium pro natúra inolévit? Si vítium pro natúra inolévit, secúndum méntem omnis homo cæcus natus est.

      Lectio 2

      Venit Dóminus: quid fecit? Magnum mystérium commendávit. Exspuit in terram, de salíva sua lutum fecit: quia Verbum caro factum est, et inúnxit óculos cæci. Inúnctus erat, et nondum vidébat. Misit illum ad piscínam, quæ vocátur Síloë. Pertínuit autem ad Evangelístam commendáre nobis nomen hujus piscínæ, et ait: Quod interpretátur Missus. Jam quis sit missus agnóscitis. Nisi enim ille fuísset missus, nemo nostrum esset ab iniquitáte dimíssus. Lávit ergo óculos in ea piscína, quæ interpretátur Missus; baptizátus est in Christo. Si ergo quando eum in seípso quodámmodo baptizávit, tunc illuminávit: quando inúnxit, fortásse catechúmenum fecit.

      Lectio 3

      Audístis grande mystérium. Intérroga hóminem: Christiánus es? Respóndet tibi: Non sum. Si pagánus es, aut Judǽus? Si autem díxerit, Non sum: adhuc quæris ab eo, Catechúmenus, an fidélis? Si respónderit tibi, Catechúmenus: inúnctus est, nondum lotus. Sed unde inúnctus? Quære, et respóndet. Quære ab illo, in quem credat? Eo ipso quo catechúmenus est, dicit: In Christum. Ecce modo loquor et fidélibus et catechúmenis. Quid dixi de sputo et luto? Quia Verbum caro factum est; hoc catechúmeni áudiunt: sed non eis súfficit ad quod inúncti sunt: festínent ad lavácrum, si lumen inquírunt.


      Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

      NOTTURNO UNICO

      Lettura 1

      Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni

      Giov 9:1-38

      In quell'occasione: Gesù passando, vide un uomo cieco dalla nascita: ed i suoi discepoli gli domandarono: Maestro, è per i peccati suoi o de' suoi genitori ch'egli è nato cieco? Eccetera.

      Omelia di sant'Agostino Vescovo

      Tratt. 44 su Giovanni, circa il principio

      I fatti stupendi e meravigliosi di nostro Signore Gesù Cristo sono insieme delle opere e delle parole: delle opere, perché sono fatti realmente avvenuti; delle parole, perché sono dei segni. Se pertanto riflettiamo al significato di questo miracolo, vedremo che il cieco rappresenta il genere umano. Questa cecità fu nel primo uomo il risultato del peccato, ed egli ci ha comunicato a tutti non solo il germe della morte, ma anche quello dell'iniquità. Ora se la cecità è l'infedeltà, e se l'illuminazione è la fede: chi è che Cristo ha trovato fedele quando venne sulla terra? Perché l'Apostolo nato dalla razza dei profeti, dice: «Fummo anche noi una volta per natura figli dell'ira come tutti gli altri» Eph. 2,3. Se fummo figli dell'ira, fummo anche figli della vendetta, figli del castigo, figli dell'inferno: come per natura, se non perché per il peccato del primo uomo, il vizio passò in noi come in natura? Se il vizio è divenuto per noi una (seconda) natura, ogni uomo nasce cieco quanto all'anima.

      Lettura 2

      Il Signore è venuto: che ha fatto? Ha voluto attirare la nostra attenzione su un gran mistero. «Sputò in terra, e fece del fango colla saliva» Joann. 9,6; perché «il Verbo si è fatto uomo» Joann. 1,14, «e ne unse gli occhi del cieco» Joann. 9,6. Gli occhi di colui erano unti, ma non ci vedeva ancora. Lo mandò alla vasca chiamata di Siloe. L'Evangelista credé dover farci rilevare il nome di questa vasca, dicendo: «Che significa Messo» Joann. 9,7. Voi già sapete chi è stato mandato. Perché s'egli non fosse stato mandato, nessuno di noi sarebbe stato liberato dal peccato. Il cieco si lavò dunque gli occhi in questa vasca che significa Messo: egli fu battezzato in Cristo. Se dunque il Salvatore lo battezzò in certo modo quando gli rese la vista, si può dire ch'egli l'aveva fatto catecumeno quando gli unse gli occhi.

      Lettura 3

      Ciò che avete udito è un gran mistero. Domanda a un uomo: Sei Cristiano ? Ti risponde: No. Sei pagano, o Giudeo? S'egli ti risponde: Non lo sono: tu gli domandi ancora: Sei Catecumeno, o fedele? Se ti risponderà: Sì, son Catecumeno: egli è stato unto, ma non ancora lavato. Ma come è stato unto? Domandaglielo, e ti risponderà. Domandagli in chi crede? Dal momento che è Catecumeno, ti dirà: In Cristo. Ecco che ora io parlo a fedeli ed a catecumeni. Cosa ho detto della saliva e del fango? Che «il Verbo si è fatto uomo»; è ciò ch'è stato insegnato ai catecumeni: ma non basta loro d'essere stati unti: si affrettino al bagno salutare, se cercano la luce.


      Ad Primam: il Martirologio del 31 Marzo 2022

      Pridie Kalendas Aprilis, luna vigesima octava.



      Nel giorno precedente alle Calende di Aprile, luna ventottesima.




      Parti proprie della Messa

      INTROITUS

      Dum sanctificátus fúero in vobis, congregábo vos de univérsis terris: et effúndam super vos aquam mundam, et mundabímini ab ómnibus inquinaméntis vestris: et dabo vobis spíritum novum. --- Benedícam Dóminum in omni témpore: semper laus ejus in ore meo. --- Glória Patri --- Dum sanctificátus fúero in vobis, congregábo vos de univérsis terris: et effúndam super vos aquam mundam, et mundabímini ab ómnibus inquinaméntis vestris: et dabo vobis spíritum novum.

      COLLECTA

      Orémus.

      V. Flectámus génua.

      R. Leváte.

      Deus, qui et justis præmia meritórum et peccatóribus per jejúnium véniam præbes: miserére supplícibus tuis; ut reátus nostri conféssio indulgéntiam valeat percípere delictórum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      PROPHETIA

      Léctio Ezechiélis Prophétæ.

      Ezech 36:23-28

      Hæc dicit Dóminus Deus: Sanctificábo nomen meum magnum, quod pollútum est inter gentes, quod polluístis in médio eárum: ut sciant gentes, quia ego Dóminus, cum sanctificátus Mero in vobis coram eis. Tollam quippe vos de géntibus, et congregábo vos de univérsis terris, et addúcam vos in terram vestram. Et effúndam super vos aquam mundam, et mundabímini ab ómnibus inquinaméntis vestris, et ab univérsis ídolis vestris mundábo vos. Et dabo vobis cor novum, et spíritum novum ponam in médio vestri: et áuferam cor lapídeum de carne vestra, et dabo vobis cor cárneum. Et spíritum meum ponam in médio vestri: et fáciam, ut in præcéptis meis ambulétis, et judicia mea custodiátis et operémini. Et habitábitis in terra, quam dedi pátribus vestris: et éritis mihi in pópulum, et ego ero vobis in Deum: dicit Dóminus omnípotens.

      GRADUALE

      Veníte, fílii, audíte me: timórem Dómini docébo vos. Accédite ad eum, et illuminámini: et fácies vestræ non confundéntur.

      ORATIO

      V. Dóminus vobíscum.

      R. Et cum spiritu tuo.

      Orémus. Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, quos jejúnia votiva castígant, ipsa quoque devótio sancta lætíficet; ut, terrénis afféctibus mitigátis, facílius cœléstia capiámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      COLLECTAE PRO DIVERSITATE TEMPORUM ASSIGNATAE

      Orémus. A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salutem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclésia tua secúra tibi sérviat libertáte.

      Omnípotens sempitérne Deus, qui vivórum domináris simul et mortuórum, omniúmque miseréris, quos tuos fide et ópere futúros esse prænóscis: te súpplices exorámus; ut, pro quibus effúndere preces decrévimus, quosque vel præsens sǽculum adhuc in carne rétinet, vel futúrum jam exútos córpore suscépit, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, pietátis tuæ deméntia ómnium delictórum suórum véniam consequántur.

      Orationes ad libitum.

      EPISTOLA

      Léctio Isaíæ Prophétæ.

      Is 1:16-19

      Hæc dicit Dóminus Deus: Lavámini, mundi estóte, auférte malum cogitatiónum vestrárum ab óculis meis: quiéscite ágere pervérse, díscite benefácere: quærite judícium, subveníte opprésso, judicáte pupíllo, deféndite víduam. Et veníte et argúite me, dicit Dóminus: si fúerint peccáta vestra ut cóccinum, quasi nix dealbabúntur: et si fúerint rubra quasi vermículus, velut lana alba erunt. Si voluéritis et audiéritis me, bona terræ comedétis: dicit Dóminus omnípotens.

      GRADUALE

      Beáta gens, cujus est Dóminus Deus eórum: pópulus, quem elégit Dóminus in hereditátem sibi. Verbo Dómini cœli firmáti sunt: et spíritu oris ejus omnis virtus eórum.

      TRACTUS

      Dómine, non secúndum peccáta nostra, quæ fécimus nos: neque secúndum iniquitátes nostras retríbuas nobis. Dómine, ne memíneris iniquitátum nostrarum antiquarum: cito antícipent nos misericórdiæ tuæ, quia páuperes facti sumus nimis. Adjuva nos, Deus, salutáris noster: et propter glóriam nóminis tui, Dómine, libera nos: et propítius esto peccátis nostris, propter nomen tuum.

      EVANGELIUM

      Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

      Joann 9:1-38

      In illo témpore: Prætériens Jesus vidit hóminem cæcum a nativitáte: et interrogavérunt eum discípuli ejus: Rabbi, quis peccávit, hic aut paréntes ejus, ut cæcus nascerétur? Respóndit Jesus: Neque hic peccávit neque paréntes ejus: sed ut manifesténtur ópera Dei in illo. Me opórtet operári ópera ejus, qui misit me, donec dies est: venit nox, quando nemo potest operári. Quámdiu sum in mundo, lux sum mundi. Hæc cum dixísset, éxspuit in terram, et fecit lutum ex sputo, et linívit lutum super óculos ejus, et dixit ei: Vade, lava in natatória Síloe (quod interpretátur Missus). Abiit ergo, et lavit, et venit videns. Itaque vicíni, et qui víderant eum prius, quia mendícus erat, dicébant: Nonne hic est, qui sedébat et mendicábat? Alii dicébant: Quia hic est. Alii autem: Nequáquam, sed símilis est ei. Ille vero dicébat: Quia ego sum. Dicébant ergo ei: Quómodo apérti sunt tibi óculi? Respóndit: Ille homo, qui dícitur Jesus, lutum fecit, et unxit oculos meos, et dixit mihi: Vade ad natatória Síloe, et lava. Et ábii, et lavi, et vídeo. Et dixérunt ei: Ubi est ille? Ait: Néscio. Addúcunt eum ad pharisæos, qui cæcus fúerat. Erat autem sábbatum, quando lutum fecit Jesus, et apéruit óculos ejus. Iterum ergo interrogábant eum pharisæi, quómodo vidísset. Ille autem dixit eis: Lutum mihi posuit super oculos, et lavi, et video. Dicébant ergo ex pharisæis quidam: Non est hic homo a Deo, qui sábbatum non custódit. Alii autem dicébant: Quómodo potest homo peccator hæc signa facere ? Et schisma erat inter eos. Dicunt ergo cæco íterum: Tu quid dicis de illo, qui apéruit óculos tuos? Ille autem dixit: Quia Prophéta est. Non credidérunt ergo Judæi de illo, quia cæcus fuísset et vidísset, donec vocavérunt paréntes ejus, qui víderat: et interrogavérunt eos, dicéntes: Hic est fílius vester, quem vos dícitis, quia cæcus natus est? Quómodo ergo nunc videt? Respondérunt eis paréntes ejus, et dixérunt: Scimus, quia hic est fílius noster, et quia cæcus natus est: quómodo autem nunc vídeat, nescímus: aut quis ejus aperuit oculos, nos nescímus: ipsum interrogáte, ætatem habet, ipse de se loquatur. Hæc dixérunt paréntes ejus, quóniam timébant Judæos: jam enim conspiráverant Judæi, ut, si quis eum confiterétur esse Christum, extra synagógam fíeret. Proptérea paréntes ejus dixérunt: Quia ætatem habet, ipsum interrogáte. Vocavérunt ergo rursum hóminem, qui fúerat cæcus, et dixérunt ei: Da glóriam Deo. Nos scimus, quia hic homo peccátor est. Dixit ergo eis ille: Si peccátor est, néscio: unum scio, quia, cæcus cum essem, modo vídeo. Dixérunt ergo illi: Quid fecit tibi? quómodo apéruit tibi óculos? Respóndit eis: Dixi vobis jam, et audístis: quid íterum vultis audíre? Numquid et vos vultis discípuli ejus fíeri? Male dixérunt ergo ei, et dixérunt: Tu discípulus illíus sis: nos autem Móysi discípuli sumus. Nos scimus, quia Moysi locútus est Deus: hunc autem nescímus, unde sit. Respóndit ille homo et dixit eis: In hoc enim mirábile est, quia vos néscitis, unde sit, et apéruit meos óculos: scimus autem, quia peccatóres Deus non audit: sed, si quis Dei cultor est et voluntátem ejus facit, hunc exáudit. A sǽculo non est audítum, quia quis apéruit óculos cæci nati. Nisi esset hic a Deo, non póterat fácere quidquam. Respondérunt et dixérunt ei: In peccátis natus es totus, et tu doces nos? Et ejecérunt eum foras. Audívit Jesus, quia ejecérunt eum foras, et cum invenísset eum, dixit ei: Tu credis in Fílium Dei? Respóndit ille et dixit: Quis est, Dómine, ut credam in eum? Et dixit ei Jesus: Et vidísti eum, et qui lóquitur tecum, ipse est. At ille ait: Credo, Dómine. Hic genuflectitur Et prócidens adorávit eum.

      OFFERTORIUM

      Orémus. Benedícite, gentes, Dóminum, Deum nostrum, et obaudíte vocem laudis ejus: qui pósuit ánimam meam ad vitam, et non dedit commovéri pedes meos: benedíctus Dóminus, qui non amóvit deprecatiónem mam, et misericórdiam suam a me.

      SECRETAE

      Súpplices te rogámus, omnípotens Deus: ut his sacrifíciis peccáta nostra mundéntur; quia tunc veram nobis tríbuis et mentis et córporis sanitátem. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futúro.

      Deus, cui soli cógnitus est númerus electórum in supérna felicitáte locándus: tríbue, quǽsumus; ut, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, universórum, quos in oratióne commendátas suscépimus, et ómnium fidélium nómina beátæ prædestinatiónis liber adscrípta retíneat.

      Orationes ad libitum.

      PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA

      Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et prǽmia: per Christum Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces, ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus).

      COMMUNIO

      Lutum fecit ex sputo Dóminus, et linívit óculos meos: et ábii, et lavi, et vidi, et crédidi Deo.

      POSTCOMMUNIO

      Orémus. Sacraménta, quæ súmpsimus, Dómine, Deus noster: et spirituálibus nos répleant aliméntis, et corporálibus tueántur auxíliis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Orémus. Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

      Puríficent nos, quǽsumus, omnípotens et miséricors Deus, sacraménta quæ súmpsimus: et, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, præsta; ut hoc tuum sacraméntum non sit nobis reátus ad pœnam, sed intercéssio salutáris ad véniam: sit ablútio scélerum, sit fortitúdo fragílium, sit contra ómnia mundi perícula firmaméntum: sit vivórum atque mortuórum fidélium remíssio ómnium delictórum.

      Orationes ad libitum.

      ORATIO SUPER POPULUM

      Orémus. Humiliáte cápita vestra Deo. Páteant aures misericórdiæ tuæ. Dómine, précibus supplicántium: et, ut peténtibus desideráta concédas; fac eos, quæ tibi sunt plácita, postuláre. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


      Traduzione italiana

      INTROITO

      Quando avrò fatto conoscere tra di voi la mia santità, vi radunerò da tutte le terre, e infonderò su di voi un'acqua monda, e sarete purificati da tutte le vostre macchie; vi darò uno spirito nuovo. --- Benedirò il Signore in ogni tempo e la sua lode sarà sempre sulla mia bocca. --- Gloria --- Quando avrò fatto conoscere tra di voi la mia santità, vi radunerò da tutte le terre, e infonderò su di voi un'acqua monda, e sarete purificati da tutte le vostre macchie; vi darò uno spirito nuovo.

      COLLETTA

      Preghiamo.

      V. Flettiamo le ginocchia.

      R. Alzatevi.

      O Dio, che, per mezzo del digiuno, ai giusti concedi il premio dei meriti ed ai peccatori il perdono: abbi pietà di noi supplici; e fa' che l'umile riconoscimento dei nostri peccati ci valga la remissione delle colpe. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      PROFEZIA

      Lettura del Profeta Ezechiele.

      Ezech 36:23-28

      Queste cose dice il Signore Dio: «Io darò gloria al mio nome grande, che è disonorato tra le nazioni in mezzo alle quali voi l'avete profanato, e le nazioni sapranno che io sono il Signore, perché avranno allora la prova della mia santità da quanto opererò in vostro favore. Io vi toglierò di mezzo alle genti, vi radunerò da tutte le regioni, vi condurrò alla vostra terra. Io verserò sopra di voi acqua pura, e voi sarete purificati da tutte le vostre immondezze, da tutti i vostri idoli. Io vi purificherò; e io vi darò un nuovo cuore, io porrò dentro di voi uno spirito nuovo, e toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Io metterò dentro di voi il mio spirito, vi farò seguire i miei precetti, osservare e praticare le mie leggi. Voi abiterete nella terra che io diedi ai padri vostri, voi sarete il mio popolo, ed io sarò il vostro Dio», dice il Signore onnipotente.

      GRADUALE

      Venite, figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore. Guardate a lui, sarete luminosi, il vostro volto non arrossirà.

      ORAZIONE

      V. Il Signore sia con voi.

      R. E con il tuo spirito.

      Preghiamo. Ti preghiamo, o Signore Dio onnipotente: da' a quanti espiano con questi sacri digiuni, di essere pure rallegrati da santa devozione; affinché, mitigati gli affetti terreni, più agevolmente raggiungiamo i doni celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      COLLETTE ASSEGNATE PER I DIVERSI TEMPI

      Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

      Dio onnipotente, Signore dei vivi e dei morti, che hai pietà di quanti prevedi che saranno tuoi per la fede e le opere: umilmente ti supplichiamo, affinché coloro per i quali preghiamo, siano essi ancora in vita o già, privati del corpo, passati all'eterna vita, ottengano, per l'intercessione dei tuoi santi, la remissione di ogni peccato.

      Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

      EPISTOLA

      Lettura del Profeta Isaia.

      Is 1:16-19

      Così parla il Signore Iddio: «Lavatevi, purificatevi, togliete dai miei occhi la cattiveria dei vostri pensieri; cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, proteggete l'orfano, difendete la vedova. E poi, doletevi di Me, se potrete. Se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; e se fossero vermigli come la cocciniglia, diverranno bianchi come la lana. Se di buona volontà mi ascolterete, avrete i beni della terra», dice il Signore onnipotente.

      GRADUALE

      Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che il Signore si è scelto a eredità. Nella parola del Signore sono fatti i cieli, e nel soffio della sua bocca il loro esercito.

      TRATTO

      Signore, non ci retribuire secondo i peccati che abbiamo commessi, né secondo le nostre iniquità. Signore, non Ti ricordare delle nostre passate iniquità: ci prevenga prontamente la tua misericordia, perché siamo divenuti oltremodo miserabili. Soccorrici, o Dio nostra salvezza: e a gloria del tuo nome, o Signore, liberaci: e perdona i nostri peccati per il tuo nome.

      VANGELO

      Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

      Giov 9:1-38

      In quel tempo: Gesù vide passando un uomo cieco dalla nascita, ed i suoi discepoli gli domandarono: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, per nascere cieco?». Rispose Gesù: «Né lui né i suoi genitori han peccato ma è cosi perché in lui si manifestino le opere di Dio. Bisogna che io compia le opere di chi mi ha mandato finché è giorno; poi vien la notte, quando nessuno può operare. Finché son nel mondo son la luce del mondo». Ciò detto, sputò in terra, e, fatto del fango con la saliva, ne spalmò gli occhi del cieco, dicendogli: «Va', lavati nella vasca di Siloe, che significa l'Inviato». Andò colui a lavarsi e tornò che ci vedeva. I vicini e quelli che l'avevan veduto prima a mendicare, dicevano: «Non è quello che sedeva a chiedere l'elemosina?». Altri dicevano: «È lui». Altri·: «"No, ma uno che gli somiglia». Ma egli diceva: «Sono io: proprio quello». Gli dicevano: «Come mai ti si sono aperti gli occhi?», Rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù, fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: “Va alla vasca di Siloe e lavati·. Ci sono andato; mi sono lavato e ci vedo». Gli domandarono: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero allora il già cieco dai Farisei. Ed era di sabato, quando Gesù fece quel fango e gli aprì gli occhi. Allora i Farisei lo interrogarono di nuovo in qual modo avesse ottenuta la vista. Ed egli rispose loro: «Mi ha posto del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Ma alcuni dei Farisei osservavano: «Non è da Dio quest'uomo, che non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un uomo peccatore far tali prodigi?». E tra loro v'era disaccordo. Dicon pertanto un'altra volta al cieco: «E tu che dici di colui che t'ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta». E i Giudei però non credettero che prima fosse stato cieco e che avesse riacquistato la vista, fino a tanto che non ebbero chiamati i genitori di quello che ora ci vedeva, e li interrogarono dicendo: «È questo il vostro figlio che voi dite nato cieco? Come mai ora ci vede?». Risposero i genitori di lui: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda no lo sappiamo, e neppure sappiamo chi gli abbia aperti gli occhi; domandatene a lui; ha i suoi anni: parli lui di quanto lo riguarda». Così dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei, i quali avevan già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso dalla Sinagoga. Per questo i genitori dissero: «Ha i suoi anni: domandatene a lui». Chiamarono quindi di bel nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è peccatore». Egli disse loro: «Se sia peccatore non lo so; ma so questo solo: che ero cieco e ora ci vedo». Gli dissero ancora: «E che ti fece? Come ti aprì gli occhi?». E lui: «Ve l'ho già detto, e l'avete sentito; che volete sapere di più? Volete forse anche voi farvi suoi discepoli?». Lo caricarono allora di ingiurie e gli dissero: «Sii tu suo discepolo; quanto a noi, siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè parlò Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose il cieco guarito: «Qui appunto sta la meraviglia, che voi non sapete di dove sia e intanto mi ha aperto gli occhi. Or sappiamo che Dio non ascolta i peccatori; ma se uno ha il timor di Dio e fa la sua volontà, egli l'esaudisce. Mai s'è sentito dire che uno abbia aperti gli occhi ad un cieco nato. E se questi non fosse da Dio non avrebbe potuto far ciò». Gli risposero dicendo: « Sei nato carico di peccati e ci vuoi far da maestro?». E lo cacciarono fuori. Sentì Gesù che l'avevan cacciato fuori, e, incontratolo gli disse: «Credi tu nel Figlio di Dio?». Quegli rispose: «E chi è, Signore, affinché creda in lui?». Gli disse Gesù: «Tu lo vedi, e chi parla con te è proprio Lui». Allora egli esclamò: «Signore, io credo». E, prostratosi, l'adorò.

      OFFERTORIO

      Preghiamo. Benedite, popoli, il nostro Dio, e fate udire il canto della sua lode: Egli ha posto la nostra anima tra i viventi e non ha reso incerto il nostro piede. Benedetto sia dunque il Signore, che non ha ripudiato la mia preghiera, e non ha tolto da me il suo amore.

      SECRETE

      Dio onnipotente, ti preghiamo umilmente perché, in grazia di questi sacrifici, siano cancellati i nostri peccati; poiché solo così Tu ci doni la vera salute dell'anima e del corpo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

      O Dio, che solo conosci il numero degli eletti destinati alla superna felicità, concedici, te ne preghiamo, che, per l'intercessione di tutti i santi, i nomi di quanti ti raccomandiamo nella preghiera e di tutti i fedeli rimangano scritti nel libro della beata predestinazione.

      Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, solo l'ultima ha la conclusione.

      PREFAZIO DI QUARESIMA

      È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizii, sollevi la mente, largisci virtú e premii: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

      COMUNIONE

      Gesù fece del fango con della saliva, me ne spalmò gli occhi; io andai, li lavai, vidi e credetti in Dio.

      POST-COMUNIONE

      Preghiamo. I sacramenti ricevuti, o Signore Dio nostro, ci sazino di cibi spirituali e ci difendano con aiuti corporali. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

      O Dio onnipotente e misericordioso, i sacramenti che abbiamo ricevuto ci purifichino, e, per l'intercessione di tutti i santi tuoi fa' che questo sacramento non ci sia motivo di condanna ma salutare strumento di perdono; sia purificazione dei peccati, sostegno dei deboli; sia protezione contro tutti i pericoli del mondo sia remissione di ogni colpa per i fedeli vivi e defunti.

      Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

      ORAZIONE SOPRA IL POPOLO

      Preghiamo. Chinate il vostro capo dinanzi a Dio. O Signore, apri benigno il tuo orecchio alle nostre suppliche: e affinché tu possa concedere a chi chiede quello che desidera, fa' che domandiamo quello che Ti piace! Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen


      Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

      MERCOLEDÌ DELLA QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA

      Il grande Scrutinio.

      Questo giorno si chiama Feria del Grande Scrutinio, perché nella Chiesa Romana, dopo aver avute le debite informazioni e fatti gli esami si procedeva all’ammissione al Battesimo della maggior parte dei Catecumeni. La Basilica stazionale era a S. Paolo fuori le Mura, sia per la vastità di questo edificio, e sia per rendere omaggio all’Apostolo della Gentilità con le nuove reclute che la Chiesa si disponeva a fare in seno al paganesimo. Il lettore assisterà con interesse ed edificazione alle forme e cerimonie che si osservavano in tale circostanza.

      Il Catecumenato.

      Riuniti i fedeli e gli aspiranti al Battesimo nella Basilica, all’ora di mezzogiorno, si raccoglievano innanzi tutto i nomi di questi ultimi; poi un accolito li disponeva davanti al popolo, gli uomini a destra e le donne a sinistra. Un sacerdote recitava quindi su ciascuno di loro l’Orazione che li faceva Catecumeni; difatti noi fino adesso li abbiamo chiamati impropriamente e per antecipazione con questo nome. Egli prima li segnava in fronte col segno della croce imponendo loro la mano sul capo; quindi benediceva il sale, simbolo della Sapienza, e lo faceva gustare a ciascuno di loro.

      Prima di Messa.

      Dopo queste cerimonie preliminari, si facevano uscire dalla chiesa e sostavano sotto il portico esterno finché venivano richiamati. Usciti loro e rimasta l’assemblea dei fedeli in chiesa, si cominciava l’Introito, composto dalle parole del Profeta Ezechiele, là dove il Signore predice che sceglierà i suoi eletti fra tutte le nazioni e spanderà sopra di essi un’acqua purificatrice che laverà tutte le loro sozzure. Quindi l’accolito chiamava per nome tutti i Catecumeni e l’ostiario li faceva entrare. Si ordinavano di nuovo distinti per sessi, e i padrini e le madrine si mettevano vicini a loro. Il Pontefice allora cantava la Colletta; quindi, i padrini e le madrine, dietro invito del diacono, tracciavano il segno della croce sulla fronte di ciascun candidato del quale dovevano rispondere davanti alla chiesa. Venivano poi gli accoliti a pronunciare gli esorcismi su ciascuno degli eletti, cominciando dagli uomini e passando poi alle donne.

      Quindi un lettore leggeva un passo del Profeta Ezechiele, come appresso si vedrà; e seguiva il primo Graduale, composto dalle parole di David: “Venite, o figli, ascoltatemi: io v’insegnerò il timore del Signore. Accostatevi a lui e sarete illuminati, e i vostri volti non arrossiranno”.

      Nella Colletta che si recitava dopo questa lettura, s’invocavano per i fedeli i frutti del digiuno quaresimale: fatta questa preghiera, seguiva la lettura del Profeta Isaia, annunciante la remissione dei peccati per coloro che avrebbero ricevuto il bagno misterioso.

      Un secondo Graduale, pure estratto dai Salmi, suonava così: “Felice la nazione che ha il Signore per suo Dio, il popolo che Egli s’è scelto come suo retaggio”.

      Durante la lettura dei due Profeti e il canto dei Graduali, si svolgeva la cerimonia dell’apertura delle orecchie, nella quale i sacerdoti venivano successivamente a toccare le orecchie dei Catecumeni, imitando il gesto di Gesù Cristo sul sordo muto del Vangelo e dicendo come lui la parola: Ephpheta, cioè Apritevi. Il rito aveva lo scopo di predisporre i Catecumeni a ricevere la rivelazione dei misteri che fino allora erano stati manifestati loro soltanto sotto il velo dell’allegoria. Così, la prima loro iniziazione si conformava ai santi Vangeli.

      Dopo il secondo Graduale, uscivano dal Secretarium, preceduti dai chierici e dal turiferario, quattro diaconi recanti ciascuno un Vangelo, i quali si dirigevano al presbiterio e depositavano i sacri libri sui quattro angoli dell’altare. Quindi il Pontefice, o un sacerdote da lui incaricato, rivolgeva ai Catecumeni la seguente allocuzione come ancora si legge nel Sacramentario Gelasiano:

      Giunto il momento d’aprire davanti a voi i Vangeli, cioè la storia delle opere di Dio, dobbiamo anzitutto, figli carissimi, farvi conoscere che cosa sono, che origine hanno, di chi sono le parole che vi si leggono, perché sono quattro, chi li ha scritti; e finalmente, chi sono questi quattro uomini preannunciati dallo Spirito Santo e descritti dal Profeta. Se non vi spiegassimo tutti questi dettagli, le vostre anime rimarrebbero sorprese; ma siccome oggi siete qui venuti perché si aprano le vostre orecchie, non vogliamo trattenere i vostri spiriti nell’impossibilità di capire. Vangelo propriamente significa buona novella, perché è il messaggio di Nostro Signor Gesù Cristo; e proviene da lui, per annunciare e dimostrare che colui che parlava nei Profeti è apparso nella carne, come sta scritto: Io che parlavo, sono a voi. Dovendovi dire in breve che cos’è il Vangelo e chi sono i quattro personaggi preannunciati dai Profeti, ne riferiremo i nomi dopo che vi avremo indicate le figure che li contraddistinguono. Il profeta Ezechiele dice: Il loro aspet­to è quello d’un uomo e di un leone alla sua destra, di un bue e di un’aquila alla sua sinistra. Sappiamo che queste quattro figure rappresentano gli Evangelisti; ed ecco i loro nomi: Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

      Dopo questo discorso, un diacono, salito sull’ambone e sempre rivolto ai Catecumeni, diceva:

      Fate silenzio e ascoltate attentamente.

      Ed aprendo il Vangelo di san Matteo che aveva preso sull’altare, ne leggeva l’inizio fino al ventunesimo versetto.

      Terminata questa lettura, un sacerdote rivolgeva la parola in questi termini:

      Figli carissimi, non intendiamo tenervi oltre sospesi; vi spiegheremo perciò la figura di ciascun Evangelista. Matteo ha la figura di un Uomo, perché all’inizio del suo libro si dilunga a riportare la genealogia del Salvatore. Comincia infatti così: Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo. Vedete dunque che ben a ragione Matteo fu contrassegnato dalla figura dell’Uomo, perché comincia dalla nascita umana del Salvatore.

      Il diacono, rimasto sull’ambone, ripeteva:

      Fate silenzio e ascoltate attentamente.

      Quindi leggeva l’inizio del Vangelo di san Marco fino all’ottavo versetto; dopo di ciò, il sacerdote continuava:

      L’Evangelista Marco porta la figura del Leone, perché comincia dal deserto con le parole: Voce di colui che grida nel deserto: preparate la via del Signore; e anche perché il Salvatore regna invincibile. L’immagine del Leone torna frequente nella Scrittura, per non rimanere senza applicazione il detto: Giuda, mio figlio, tu sei un leoncello: tu sei uscito dalla mia razza. Egli si è accovacciato come un Leone, e come il piccolo della leonessa, chi ardirà destarlo?

      Il diacono, ripetuto l’avvertimento, leggeva l’esordio del Vangelo di san Luca fino al versetto decimosettimo; e il sacerdote, riprendendo la parola, diceva:

      L’Evangelista Luca è raffigurato da un Bue, per ricordare l’immolazione del nostro Salvatore. Egli comincia a parlare di Zaccaria e di Elisabetta, dai quali in età avanzata, nacque Giovanni Battista.

      dal diacono con la stessa solennità l’inizio del Vangelo di San Giovanni, e cioè i primi quattordici versetti, il sacerdote continuava:

      Giovanni ha la figura dell’Aquila, perché si libra a volare in alto. Infatti sono sue le parole: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio. Anche David, parlando della persona del Cristo, si esprime cosi: La tua giovinezza si rinnoverà come quella dell’aquila: perché risuscitando dai morti Nostro Signore Gesù Cristo salì al cielo. Così, carissimi figlioli, la Chiesa, che vi ha concepiti e vi porta ancora nel suo seno, si rallegra pensando al nuovo incremento che si recherà alla legge cristiana, quando voi, nel venerando giorno della Pasqua, rinascerete nell’acqua battesimale e riceverete da Nostro Signor Gesù Cristo, come tutti i santi, il dono d’una infanzia fedele.

      Dopo la spiegazione dei quattro Evangelisti seguiva la cerimonia chiamata della Tradizione del Simbolo, durante la quale si consegnava ai Catecumeni il Simbolo degli Apostoli, e nei secoli seguenti quello di Nicea. Ma prima un sacerdote faceva questa allocuzione:

      Ammessi a ricevere il Sacramento del Battesimo, prima di divenire una nuova creatura nello Spirito Santo, dovete in questo momento, figli carissimi, concepire nel vostro cuore la fede che vi dovrà giustificare: bisogna che, mutati ormai i vostri spiriti con l’abitudine della verità, vi accostiate a Dio luce delle vostre anime. Ricevete dunque il segreto del Simbolo evangelico ispirato dal Signore e composto dagli Apostoli. Sono poche parole, ma i misteri che contengono sono grandi; perché lo Spirito Santo che dettò queste formule ai primi maestri della Chiesa ha espresso in esse con la massima precisione di termini, la fede che ci salva, affinché le verità che dovrete sempre credere e meditare siano apprese dalla vostra intelligenza e facilmente ritenute dalla vostra memoria. Procurate dunque di imparare bene questo Simbolo, e ciò che a voi tramandiamo così come lo ricevemmo, scrivetelo, non sopra una materia corruttibile, ma sulle pagine del vostro cuore. Orbene, la confessione della fede che avete ricevuto comincia così.

      Allora veniva avanti un Catecumeno, ed all’accolito che lo accompagnava il sacerdote rivolgeva la domanda:

      – In che lingua costoro confessano Nostro Signor Gesù Cristo?

      – In greco – rispondeva l’accolito. È noto che a Roma, al tempo degl’imperatori, l’uso del greco era per così dire diffuso come il latino.

      – Annuncia loro la fede che professano – soggiungeva il sacerdote.

      E, stesa la mano sul capo del Catecumeno, in tono solenne, l’accolito recitava il Simbolo in greco. Poi veniva avanti una Catecumena di lingua greca; e l’accolito ripeteva il Simbolo come prima. Quindi il sacerdote continuava:

      Avete inteso, figli carissimi, il Simbolo in greco; ora sentitelo in latino.

      A questo punto si facevano venire avanti successivamente due Catecumeni di lingua latina, un uomo e una donna, ai quali l’accolito recitava il Simbolo in latino due volte dinanzi all’assemblea, ad alta voce, in modo che lo potessero intendere tutti gli altri.

      Terminata così la Tradizione del Simbolo, il sacerdote rivolgeva la seguente allocuzione:

      Questo è il compendio della nostra fede, figlioli carissimi, e queste sono le parole del Simbolo, disposte non secondo il pensiero della sapienza umana, ma secondo un criterio divino. Non c’è nessuno che non le possa comprendere e ritenere. Vi si esprime la stessa uguale potenza di Dio Padre e di Dio Figlio; ci si mostra il Figliolo unico di Dio, che nasce secondo la carne dalla Vergine Maria per opera, dello Spirito Santo; ci è narrata la sua crocifissione, la sepoltura e la risurrezione dopo il terzo giorno; si confessa che è asceso al cielo, che siede alla destra della maestà del Padre e che un giorno verrà a giudicare i vivi e i morti; ci si annuncia lo Spirito Santo, che ha la stessa divinità del Padre e del Figliolo; per mezzo di esso siamo finalmente istruiti sulla vocazione della Chiesa, sulla remissione dei peccati e sulla risurrezione della carne. Spogliatevi dunque dell’uomo vecchio, miei carissimi figli, per essere riformati secondo il nuovo; da carnali, cominciate a divenire spirituali; da terrestri, celesti. Credete con una fede ferma e costante, che la risurrezione compiutasi nel Cristo si compirà anche in voi, e che il prodigio che si operò nel nostro Capo si riprodurrà in ognuno delle membra del suo corpo. Il sacramento del Battesimo che state per ricevere ci offre una espressione visibile di questa speranza. Esso si manifesta a noi come una morte ed una risurrezione; si lascia l’uomo vecchio e si prende quello nuovo; il peccatore entra nell’acqua e ne esce giustificato. È cacciato via chi ci aveva condotto alla morte, e si riceve colui che ci ha guidato alla vita, e che, per la grazia che vi darà, vi farà figli di Dio, non per la carne, ma per la virtù dello Spirito Santo. Dovete dunque conservare nei vostri cuori questa breve formula, in modo che possiate fare uso in ogni occorrenza della Con­fessione ch’essa contiene, come di un rimedio. La potenza di quest’arma è invincibile contro tutte le insidie del nemico; perciò dev’essere familiare ai veri soldati di Cristo. Che il demonio, il quale non cessa mai di tentare l’uomo, vi trovi sempre armati di questo Simbolo. Trionfate dell’avversario al quale avete rinunciato; conservate, con l’aiuto del Signore, fino alla fine, incorruttibile ed immacolata la grazia che sta per farvi: affinché colui nel quale state per ricevere la remissione dei peccati vi procuri la gloria della risurrezione. Così dunque, carissimi figlioli, voi conoscete ora il Simbolo della fede cattolica; imparatelo accuratamente, senza cambiare una sola parola. La misericordia di Dio è potente; ch’essa vi conduca alla fede del Battesimo alla quale aspirate; e faccia sì che anche noi, che oggi vi scopriamo i misteri, possiamo giungere con voi nel regno dei cieli, per il medesimo Gesù Cristo Nostro Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

      Dopo la Tradizione del Simbolo, si spiegava ai Catecumeni la Orazione Domenicale. Il diacono cominciava a parlare di questo nuovo favore : quindi, imposto il silenzio e l’attenzione, un sacerdote indirizzava ai candidati questa allocuzione:

      Il Signor Nostro e Salvatore Gesù Cristo, il giorno in cui i suoi discepoli gli domandarono come dovevano pregare, fra altri salutari precetti, insegnò loro quella forma di preghiera che state per apprendere e di cui vi sarà rivelato il senso in tutta la sua pienezza. Or dunque, ascolti la Vostra Carità in quale maniera il Salvatore insegnò ai suoi discepoli che bisogna pregare Dio Padre onnipotente: Or quando tu vuoi pregare, entra nella camera, e, chiuso l’uscio, prega il tuo Padre in segreto. Per la camera dovete intendere, non un luogo materiale, ma l’intimo del vostro cuore ch’è conosciuto solo da Dio. Dicendo che si deve adorare Dio dopo aver chiuso l’uscio. ci ammonisce a chiudere il nostro cuore ai cattivi pensieri con una mistica chiave e, chiuse le labbra, parlare a Dio nella purezza della nostra anima. Dio non ascolta il mormorio delle parole, ma la nostra fede. Che il nostro cuore sia dunque chiuso alle insidie del nemico con la chiave della fede e sia solo aperto a Dio, di cui sappiamo essere il tempio; e il Signore abitando così nei nostri cuori, sarà propizio alle nostre preghiere. Il Verbo, la Sapienza di Dio, il Cristo del Signore, ci ha dunque insegnato a pregare in questo modo:

      PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI

      Notate questa parola che spira libertà e confidenza, e vivete in modo da essere i figli di Dio ed i fratelli di Gesù Cristo. Quale sarebbe la temerità di chi osasse chiamare Dio Padre suo e si mostrasse degenere verso di lui opponendosi alla sua volontà? Carissimi figlioli, mostratevi degni dell’adozione divina, perché sta scritto: Ai credenti nel suo nome diede il diritto di diventare figli di Dio.

      SIA SANTIFICATO IL NOME TUO

      Non perché Dio, eternamente santo, abbia bisogno d’essere santificato da noi; domandiamo che il suo Nome sia santificato in noi; così che, dopo essere diventati santi col Battesimo, abbiamo a perseverare nel nuovo essere ch’egli ci ha dato.

      VENGA IL TUO REGNO

      Il nostro Dio, il cui regno è immortale, non regna sempre? Certamente; ma quando diciamo: Venga il tuo regno, noi domandiamo l’avvento del regno che Dio ci ha promesso, e che ci è stato meritato col sangue e coi patimenti di Cristo.

      SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSÌ IN TERRA

      Cioè: si compia la tua volontà, in modo che ciò che tu vuoi in cielo, noi, che siamo sulla terra, fedelmente lo facciamo.

      DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO

      Dobbiamo qui intendere il cibo spirituale: infatti Gesù Cristo è il nostro pane, perché ha detto: Io sono il Pane vivo disceso dal ciclo. E lo chiamiamo quotidiano, perché dobbiamo chiedere costantemente l’esenzione dal peccato, per essere degni dell’alimento celeste.

      E RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI

      Queste parole significano che noi non possiamo aspettarci il perdono dei peccati se prima non perdoniamo agli altri ciò ch’essi hanno fatto a noi. Così infatti dice il Signore nel Vangelo: Se non rimetterete agli uomini le ingiurie fatte a voi, neppure il Padre vostro vi perdonerà i peccati.

      E NON C’INDURRE IN TENTAZIONE

      Cioè: non permettete che vi siamo indotti da colui che ci tenta, dall’autore del male. Ci dice infatti la Scrittura: Non è Dio che ci tenta al male. È il diavolo che ci tenta; e per vincerlo, il Signore ci dice: Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione.

      MA LIBERACI DAL MALE

      Queste parole si riferiscono a ciò che dice l’Apostolo: Voi non sapete quel che vi conviene domandare. Dio uno e onnipotente dev’essere da noi supplicato, affinché i mali che non possiamo evitare per l’umana fragilità, siano ugualmente vinti da noi in virtù dell’aiuto che si degnerà accordarci Nostro Signor Gesù Cristo, il quale, essendo Dio, vive e regna nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

      Dopo questa allocuzione, il diacono diceva:

      State in ordine e in silenzio, e prestate grande attenzione.

      E il sacerdote proseguiva:

      Avete compreso, carissimi figlioli, i misteri dell’Orazione Domenicale; ora imprimeteli nei vostri cuori, considerandoli, affinché giungiate ad essere perfetti nel chiedere e ricevere la misericordia di Dio. Dio Nostro Signore è potente; e voi che siete in cammino verso la fede; sarete da lui guidati nel bagno dell’acqua rigeneratrice. Ed egli ci faccia arrivare con voi al regno celeste, dopo che vi abbiamo svelato i misteri della fede cattolica; il quale vive e regna con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

      MESSA

      Dopo la lettura del Vangelo che narrava la guarigione del cieco nato, il diacono soleva fare uscire dalla chiesa tutti i Catecumeni; i padrini e le madrine li accompagnavano fuori, e rientravano subito in chiesa per assistere al Sacrificio insieme agli altri fedeli. All’Offertorio essi venivano a presentare all’altare i nomi della loro clientela spirituale, che il Pontefice recitava nelle preghiere del Canone insieme a quelli dei padrini e delle madrine. Verso la fine della Messa si facevano rientrare i Catecumeni e si dichiarava loro il giorno che dovevano ripresentarsi in chiesa a rendere conto del Simbolo e delle altre istruzioni ricevute.

      L’imponente cerimonia che abbiamo esposta per sommi capi non aveva luogo solo oggi; ma veniva ripetuta più volte, secondo il numero dei Catecumeni ed il tempo più o meno necessario a raccogliere informazioni richieste dalla Chiesa, sulla condotta di ciascuno di loro, per giudicare della loro preparazione al Battesimo. Nella Chiesa Romana si tenevano, come abbiamo già detto, fino a sette scrutini; ma il più affollato e il più solenne era oggi; e tutti si concludevano con la cerimonia che abbiamo descritta.

      PRIMA LEZIONE (Ez 36,23-28). – Queste cose dice il Signore: Io glorificherò il mio gran nome che è disonorato tra le nazioni in mezzo alle quali voi l’avete disonorato, e le nazioni sapranno che io sono il Signore, quando in voi avrò fatto conoscere la mia santità davanti ad essi. Io vi toglierò di mezzo alle genti, vi radunerò da tutte le regioni, vi condurrò alla vostra terra. Io verserò sopra di voi acqua pura e voi sarete purificati da tutte le vostre immondezze, da tutti i vostri idoli. Io vi purificherò; e io vi darò un nuovo cuore, io porrò dentro di voi uno spirito nuovo, e toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne, io metterò dentro di voi il mio spirito, vi farò seguire i miei precetti, osservare e praticare le mie leggi. Voi abiterete nella terra che io ho dato ai padri vostri, voi sarete il mio popolo ed io sarò il vostro Dio: dice il Signore onnipotente.

      I Catecumeni.

      Queste magnifiche promesse che si compiranno un giorno nella nazione giudaica, quando sarà appagata la giustizia del Signore, cominciano a realizzarsi nei nostri Catecumeni. Essi sono coloro che la divina grazia ha radunati da tutti i paesi della gentilità, per essere guidati alla vera patria, la Chiesa. Fra pochi giorni scenderà su di loro quell’acqua pura che cancellerà le immondezze dell’idolatria; riceveranno uno spirito nuovo, un cuore nuovo, e saranno per sempre il vero popolo del Signore.

      SECONDA LEZIONE (Is 1,16-19). – Queste cose dice il Signore: Lavatevi, purificatevi, togliete la malvagità dei vostri pensieri lungi dai miei occhi; cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, proteggete l’orfano, difendete la vedova. Orsù venite, accusatemi, dice il Signore. Se i vostri peccati fossero come scarlatto, imbiancheranno come la neve; e se fossero vermigli come la cocciniglia, saran bianchi come la lana. Se di buona volontà m’ascolterete, avrete i beni della terra: dice il Signore onnipotente.

      I Penitenti.

      È il momento che la Chiesa indirizza ai Penitenti questo bei passo d’Isaia. Anche per loro è preparato un bagno: un bagno affaticante, ma efficace a lavare tutte le macchie delle loro anime, se vengono con sincera contrizione e disposti a riparare il male commesso. Qual cosa più potente della promessa del Signore? I più marcati e smaglianti colori, tramutati in un istante nel puro candore della neve; ecco l’immagine della trasformazione che Dio sta per operare nell’anima del peccatore pentito. Chi non è giusto diventa giusto, le tenebre si trasformano in luce, lo schiavo di Satana diventa figlio di Dio. Rallegriamoci con la santa Madre Chiesa e raddoppiando il il fervore della preghiera e della penitenza, otteniamo che la schiera dei riconciliati, nel gran giorno della Pasqua, riesca a superare tutte e sue speranze.

      VANGELO (Gv 9,1-38). – In quel tempo: Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita. Ed i suoi discepoli gli domandarono: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori per nascere cieco? Rispose Gesù: né lui ne i suoi genitori han peccato, ma è così, perché in lui si manifestino le opere di Dio. Bisogna che io compia l’opera di chi mi ha mandato, finché è giorno poi vien la notte, quando nessuno può operare. Finché son nel mondo, sono la luce del mondo. Ciò detto, sputò in terra, fece con la saliva del fango, ne spalmò gli occhi del cieco, dicendogli: Va’, lavati nella vasca di Siloe (che significa inviato). Andò colui a lavarsi e tornò che ci vedeva. I vicini e quelli che l’avevano veduto prima a mendicare, dicevano: Non è quello che sedeva a chiedere l’elemosina? Altri dicevano: È lui. Altri: No, ma uno che gli somiglia. Ma egli diceva: Sono io: proprio quello. Gli dicevano: Come mai ti sono aperti gli occhi? Rispose: Quell’uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: Va’ alla vasca di Siloe e lavati. Ci sono andato, mi sono lavato e ci vedo. Gli domandarono: Dov’è costui? Rispose: Non lo so. Condussero colui ch’era nato cieco dai Farisei. Ed era di sabato, quando Gesù fece quel fango e gli aprì gli occhi. Allora i Farisei lo interrogarono di nuovo in qual modo avesse ottenuta la vista. Ed egli rispose loro: Mi ha posto del fango sugli occhi, mi son lavato e ci vedo. Però alcuni dei Farisei dicevano: Non è da Dio quest’uomo che non osserva il Sabato. Altri dicevano: Come può un uomo peccatore fare tali prodigi? E tra loro v’era disaccordo. Dicono pertanto un’altra volta al cieco: E tu che ne dici di colui che t’ha aperto gli occhi? E rispose: È un profeta. E i Giudei però non credettero che prima fosse stato cieco e che avesse riacquistato la vista, fino a quando non ebbero chiamati i genitori di quello che ora ci vedeva, e li interrogarono dicendo: È questo il vostro figlio che voi dite nato cieco? Come mai ora ci vede? Risposero i genitori di lui: Sap­piamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco: come poi ora ci veda non lo sappiamo; neppure sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatene a lui; ha i suoi anni: parli lui di quello che lo riguarda. Così dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei, i quali avevano stabilito che se uno riconoscesse Gesù Cristo, fosse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: Ha i suoi anni: domandatene a lui. Chiamarono quindi di bel nuovo l’uomo ch’era stato cieco e gli dissero: Da gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è peccatore. Egli disse loro: Se sia peccatore non lo so; ma so questo solo: che ero cieco e ora ci vedo. Gli dissero ancora: E che ti fece? Come t’aprì gli occhi? Ve l’ho pur detto, rispose loro, e l’avete sentito: che volete sapere di più? Volete forse anche voi farvi suoi discepoli ? Ma essi lo ingiuriarono e gli dissero: Sii tu suo discepolo; quanto a noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè parlò Dio; ma costui non sappiamo di dove sia. Quell’uomo rispose loro: Qui appunto sta la meraviglia, che voi non sapete di dove sia e intanto mi ha aperto gli occhi. Or sappiamo che Dio non ascolta i peccatori; ma se uno ha il timor di Dio e fa la sua volontà egli lo esaudisce. Da che mondo è mondo non s’è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato. E se questo non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla. Gli risposero dicendo: Sei nato nel peccato da capo a piedi e ci vuoi fare da maestro? E lo cacciarono fuori. Sentì Gesù che l’avevano cacciato fuori, e, incontratelo, gli disse: Credi tu nel Figlio di Dio? Quello rispose: E chi è, Signore, affinché creda in lui? Gli disse Gesù: L’hai veduto, e chi parla con te è quello. Allora egli esclamò: Signore, credo. E, prostratosi, l’adorò.

      Il Battesimo.

      La Chiesa dei primi secoli dava al Battesimo il nome di Illuminazione; infatti questo Sacramento conferisce all’uomo la fede soprannaturale, che lo illumina della luce divina. Per questa ragione oggi si leggeva il racconto della guarigione del cieco nato, simbolo dell’uomo che viene illuminato da Gesù Cristo. Questo motivo è spesso riprodotto sui dipinti murali delle Catacombe e sui bassorilievi degli antichi sarcofaghi cristiani.

      Tutti noi nasciamo ciechi: Gesù Cristo, per il mistero della sua incarnazione, significata nel fango che rappresenta la nostra carne, ci ha meritato il dono della vista; ma per usufruirne, dobbiamo recarci alla piscina dell’Inviato divino e lavarci nell’acqua battesimale. Allora saremo illuminati dalla stessa luce di Dio, e saranno dissipate le tenebre della nostra ragione. La docilità e la semplicità con la quale il cieco nato eseguì gli ordini del Salvatore, sono lo specchio della condotta dei Catecumeni, i quali ascoltano docilmente gl’insegnamenti della Chiesa perché anch’essi vogliono ricuperare la vista. Il cieco del Vangelo, guarito, ci mostra che cosa operi in noi, per il Battesimo, la grazia di Gesù Cristo.

      La Fede.

      Ma perché la lezione sia completa, egli ricompare alla fine del racconto per offrirci un modello della guarigione spirituale dell’anima liberata dalla cecità del peccato. Il Salvatore l’interroga, come anche noi fummo interrogati dalla Chiesa presso la sacra piscina battesimale. “Credi tu nel Figlio di Dio?” gli domanda. Ed il cieco, tutto ardore per credere, risponde prontamente: “E chi è, Signore, affinché creda in lui?” Così è la fede, che conforma la debole ragione umana alla sovrana sapienza di Dio e ci mette in possesso della sua eterna verità. Non appena Gesù afferma la sua divinità riceve l’ossequio dell’adorazione da quell’uomo; ora è cristiano. Che perfetto e lucido insegnamento per i Catecumeni! Ma nello stesso tempo quel racconto manifestava loro, e ce la ricorda anche a noi, la perversità dei nemici di Gesù. Egli, il giusto per eccellenza, sta per essere condotto alla morte; l’effusione del suo sangue meriterà la guarigione a noi, che siamo ciechi dalla nascita e più ancora per i nostri peccati personali. Sia dunque gloria, amore e riconoscenza al nostro medico divino, che, con l’unirsi alla natura umana, ci ha procurato il collirio che risana i nostri occhi dalla loro infermità e ci ha fatti capaci di contemplare in eterno gli stessi splendori divini!

      PREGHIAMO

      Siano aperte, o Signore, le orecchie della tua misericordia alle preghiere di chi ti supplica; e, affinché consegua ciò che desidera, fa’ che domandi quello che ti è gradito.

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