Festa di Sant'Ambrogio Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione del Martedì nella II Settimana d'Avvento.
Alla Messa commemorazioni della Feria e della Vigilia dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Primi Vespri della Festa dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Doppio di I Classe con Ottava Comune, colore liturgico bianco. Commemorazione della Feria.
Nota: nella devastante (per usare un immenso eufemismo) riforma di Pio XII che ha completamente distrutto quel poco che restava della disciplina canonica del digiuno e dell'astinenza, tolti quasi tutti i giorni di penitenza come se la Tradizione Apostolica fosse cosa di nessun conto - ma si sa, il modernismo non è venuto fuori come un fungo col conciliabolo, era già pienamente operante da due decadi - nel 1957 il digiuno e l'astinenza della Vigilia dell'Assunzione sono stati trasferiti a quella dell'Immacolata. Dato che tutte queste riforme sono state volute e realizzate sotto l'influenza di prelati eretici e corrotti, tutti intenti a nuocere alle anime e alla Chiesa, e a cercare di sminuire l'onore dovuto a Dio, ma che disgraziatamente godevano della mal riposta fiducia del Pontefice, personalmente posso solo consigliare di attenersi per quanto possibile al Codice di Diritto Canonico del 1917, o meglio ancora, di aggiungere il digiuno e l'astinenza di questa Vigilia a quelli da esso prescritti.
Per le peculiarità del Tempo d'Avvento:
Al Breviario
All'Ufficio di Sant'Ambrogio:
Antifone e Salmi dal Salterio (3 Notturni a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dal Comune di un Confessore Pontefice. Letture del I Notturno dal Proprio del Tempo, Letture del II Notturno e Orazione dal Proprio dei Santi (al 7 Dicembre), Letture del III Notturno dal Comune dei Dottori. Commemorazione della Feria dal Proprio del Tempo.
La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Vespri è <<meruit supremos laudis honores>>. Le Antifone si raddoppiano, le Preci si omettono.
All'Ufficio dell'Immacolata Concezione:
Ai Vespri tutto dal Proprio dei Santi (all'8 Dicembre) con i Salmi dal Comune delle Feste della Beata Vergine Maria; commemorazione della Feria dal Proprio del Tempo. Compieta della Domenica.
Le Antifone si raddoppiano, le Preci si omettono. La conclusione dell'Inno Te lucis di Compieta è quella propria della Beata Vergine Maria: <<Jesu tibi sit gloria, qui natus es de Virgine, cum Patre et almo Spiritu, in sempiterna saecula>>.
Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):
Festa di Sant'Ambrogio Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione del Martedì nella II Settimana d'Avvento.
Primi Vespri della Festa dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Doppio di I Classe con Ottava, colore liturgico bianco. Commemorazione della Feria.
All'Ufficio di Sant'Ambrogio:
Tutto dal Comune di un Confessore Pontefice con i Salmi riportati a Mattutino e quelli domenicali a Lodi (a Prima come alle Feste). Letture del I Notturno dal Comune, Letture del II Notturno e Orazione dal Proprio dei Santi (al 7 Dicembre), Letture del III Notturno dal Comune dei Dottori. Per la commemorazione della Feria a Lodi Antifona al Benedictus dal Proprio del Tempo, Versetto e Orazione dalla II Domenica d'Avvento.
La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino è <<meruit supremos laudis honores>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<hac die laetus meruit supremos laudis honores>>. Le Antifone si raddoppiano, le Preci si omettono.
All'Ufficio dell'Immacolata Concezione:
Ai Vespri tutto dal Proprio dei Santi (all'8 Dicembre) con i Salmi dal Comune delle Feste della Beata Vergine Maria. Per la commemorazione della Feria a Vespri Antifona al Magnificat dal Proprio del Tempo, Versetto e Orazione dalla II Domenica d'Avvento.
Le Antifone si raddoppiano, le Preci si omettono. La conclusione dell'Inno Te lucis di Compieta è quella propria della Beata Vergine Maria: <<Jesu tibi sit gloria, qui natus es de Virgine, cum Patre et almo Spiritu, in sempiterna saecula>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<Gloria tibi Domine, qui natus es de Virgine, cum Patre et Sancto Spiritu, in sempiterna saecula>>.
Al Messale
Messa al 7 Dicembre:
- Gloria
- Si dicono tre Orazioni:
- La prima della Messa
- La seconda è la commemorazione della Feria (dalla Messa della II Domenica d'Avvento)
- La terza è la commemorazione della Vigilia dell'Immacolata Concezione (come alla Messa seguente, sempre iscritta al 7 Dicembre)
- Credo
- Prefazio Comune
- Ite Missa est
- Come Ultimo Vangelo si legge quello della Messa della Vigilia dell'Immacolata
Le Messe private possono anche essere della Vigilia (colore liturgico violaceo): senza Gloria né Alleluia né Credo, si dicono tre Orazioni di cui la prima della Messa, seconda di Sant'Ambrogio, e la terza della Feria, Benedicamus Domino, Prologo di San Giovanni.
Oggi si celebrano due Messe Conventuali: dopo Terza quella di Sant'Ambrogio come sopra, ma senza commemorazione né della Feria né della Vigilia (nemmeno l'Ultimo Vangelo), e dopo Nona quella della Vigilia dell'Immacolata Concezione: la prima Orazione è della Messa, la seconda della Feria, e la terza è l'Orazione dello Spirito Santo, ed essendo la Vigilia di rito Semplice, se ne possono aggiungere altre due o quattro ad libitum (poiché come Messa Conventuale si omette la commemorazione di rito Doppio).
Letture del Mattutino (in latino)
AD I NOCTURNUM
Lectio 1
De Isaía Prophéta
Isa 14:1-2
Prope est ut véniat tempus ejus, et dies ejus non elongabúntur. Miserébitur enim Dóminus Jacob, et éliget adhuc de Israël, et requiéscere eos fáciet super humum suam: adjungétur ádvena ad eos, et adhærébit dómui Jacob. Et tenébunt eos pópuli, et addúcent eos in locum suum: et possidébit eos domus Israël super terram Dómini in servos et ancíllas: et erunt capiéntes eos, qui se céperant, et subícient exactóres suos.
Lectio 2, Isa 14:3-6
Et erit in die illa, cum réquiem dedérit tibi Deus a labóre tuo, et a concussióne tua, et a servitúte dura, qua ante servísti: sumes parábolam istam contra regem Babylónis, et dices: Quómodo cessávit exáctor, quiévit tribútum? Contrívit Dóminus báculum impiórum, virgam dominántium, cædéntem pópulos in indignatióne, plaga insanábili, subiciéntem in furóre gentes, persequéntem crudéliter.
Lectio 3, Isa 14:12-15
Quómodo cecidísti de cælo, lúcifer, qui mane oriébaris? corruísti in terram, qui vulnerábas gentes? Qui dicébas in corde tuo: In cælum conscéndam, super astra Dei exaltábo sólium meum, sedébo in monte testaménti, in latéribus Aquilónis. Ascéndam super altitúdinem núbium, símilis ero Altíssimo. Verúmtamen ad inférnum detrahéris in profúndum laci.
AD II NOCTURNUM
Lectio 4
Ambrosius epíscopus Mediolanénsis, Ambrósii civis Romani fílius, patre Galliæ præfecto natus est. In hujus infántis ore examen apum consedisse dícitur: quæ res divinam viri eloquéntiam præmonstrábat. Romæ liberálibus disciplinis eruditus est. Post a Probo præfecto Liguriæ et Æmíliæ præpositus: unde póstea, ejusdem Probi jussu, cum potestate Mediolanum venit; ubi, mortuo Auxentio Ariáno episcopo, pópulus de successore deligéndo dissidebat. Quare Ambrosius, pro officii sui munere ecclésiam ingréssus, ut commótam seditiónem sedaret, cum multa de quiete et tranquillitate reipublicæ præcláre dixísset, derepénte púero Ambrosium episcopum exclamante, univérsi pópuli vox erupit, Ambrosium episcopum depóscentis.
Lectio 5
Recusante illo et eórum precibus resistente, ardens pópuli studium ad Valentinianum imperatórem delátum est; cui gratíssimum fuit, a se deléctos judices ad sacerdotium postulari. Fuit id étiam Probo præfecto jucúndum, qui Ambrosio proficiscénti quasi divinans dixerat: Vade, age, non ut judex, sed ut epíscopus. Itaque cum ad pópuli desidérium imperatóris volúntas accederet, Ambrosius baptizátus (erat enim catechúmenus) sacrisque initiatus, ac servátis ómnibus ex instituto Ecclésiæ ordinum gradibus, octavo die, qui fuit septimo Idus Decembris, episcopale onus suscépit. Factus epíscopus, catholicam fidem et disciplínam ecclesiásticam acerrime deféndit; multosque Ariános, et alios hæreticos ad fidei veritátem convértit, in quibus claríssimum Ecclésiæ lumen sanctum Augustinum Jesu Christo péperit.
Lectio 6
Gratiáno imperatóre occiso, ad Maximum ejus interfectórem legátus íterum profectus est; eoque pœniténtiam ágere recusante, se ab ejus communióne semovit. Theodosium imperatórem, propter cædem Thessalonícæ factam, ingressu ecclésiæ prohibuit. Cui, cum ille David quoque regem adulterum et homicidam fuisse dixísset, respóndit Ambrosius: Qui secutus es errántem, séquere pœniténtem. Quare Theodosius sibi ab eo impositam publicam pœniténtiam humíliter egit. Ergo sanctus epíscopus pro Ecclésia Dei maximis labóribus curisque perfunctus, multis libris étiam egregie conscripsit, antequam in morbum incideret, mortis suæ diem prædixit. Ad quem ægrotum Honorátus Vercellénsis epíscopus, Dei voce ter admónitus, accurrit, eique sanctum Dómini corpus præbuit: quo ille sumpto, conformátis in crucis similitúdinem mánibus, orans, ánimam Deo réddidit pridie Nonas Aprilis, anno post Christum natum trecentésimo nonagesimo septimo.
AD III NOCTURNUM
Lectio 7
Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum
Matt 5:13-19
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terræ. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Et réliqua.
Homilía sancti Augustíni Epíscopi
Liber 1 de Sermone Domini in monte, cap. 6
Ostendit Dominus fatuos esse judicandos, qui temporalium bonorum vel copiam sectantes vel inopiam metuentes, amittunt æterna, quæ nec dari possunt ab hominibus nec auferri. Itaque, si sal infatuatum fuerit, in quo salietur? Id est, si vos, per quos condiendi sunt quodammodo populi, metu persecutionum temporalium amiseritis regna cælorum; qui erunt homines, per quos a vobis error auferatur, cum vos elegerit Deus, per quos errorem auferat ceterorum?
Lectio 8
Ergo ad nihilum valet sal infatuatum, nisi ut mittatur foras et calcetur ab hominibus. Non itaque calcatur ab hominibus qui patitur persecutionem; sed qui, persecutionem timendo, infatuatur. Calcari enim non potest nisi inferior; sed inferior non est, qui, quamvis corpore multa in terra sustineat, corde tamen fixus in cælo est.
Lectio 9
Vos estis lumen mundi. Quomodo dixit superius sal terræ, sic nunc dicit lumen mundi. Nam, neque superius ista terra accipienda est, quam pedibus corporeis calcamus; sed homines qui in terra habitant, vel étiam peccatores, quorum condiendis et exstinguendis putoribus apostolicum salem Dominus misit. Et hic mundum non cælum et terram, sed homines qui sunt in mundo vel diligunt mundum, oportet intelligi; quibus illuminandis Apostoli missi sunt. Non potest civitas abscondi super montem posita; id est, fundata super insignem magnamque justitiam, quam significat étiam ipse mons, in quo disputat Dominus.
Traduzione italiana delle Letture del Mattutino
I NOTTURNO
Lettura 1
Dal Profeta Isaia
Isa 14:1-2
Il suo tempo è prossimo a venire, e i suoi giorni non saran prolungati. Perché il Signore avrà pietà di Giacobbe, e ne sceglierà ancora da Israele, e li farà riposare nel loro paese e ad essi si aggiungerà il forestiere, e si stringerà alla casa di Giacobbe. E i popoli li accoglieranno, e li ricondurranno al loro paese e la casa d'Israele li avrà per servi e per serve nella terra del Signore: e così essi asserviranno quelli che li avevano asserviti, e si assoggetteranno i loro oppressori.
Lettura 2, Isa 14:3-6
Ed avverrà in quel giorno, quando Iddio ti avrà dato riposo dal tuo travaglio e dalla tua oppressione, e dalla dura schiavitù a cui fosti asservito, che tu intonerai questa canzone contro il re di Babilonia e dirai: Come mai è scomparso l'oppressore, è cessato il tributo? Il Signore ha spezzato il bastone degli empi, la verga dei dominatori, che rabbiosamente percuoteva i popoli con piaga incurabile, tiranneggiava furiosamente le genti, le perseguitava crudelmente.
Lettura 3, Isa 14:12-15
Come mai sei caduto dal cielo, o lucifero, tu che eri splendente come l'aurora? come sei precipitato per terra, tu che straziavi le genti? Tu che dicevi in cuor tuo: Salirò in cielo, innalzerò il mio trono al disopra degli astii di Dio, mi sederò sul monte del testamento, dal lato di Settentrione. Salirò sulla sommità delle nuvole, sarò simile all'Altissimo. Ed eccoti invece precipitato nell' inferno, nel profondo dell'abisso.
II NOTTURNO
Lettura 4
Ambrogio, vescovo di Milano, figlio di Ambrogio cittadino Romano, nacque allorché il padre era prefetto della Gallia. Si racconta che, bambino, uno sciame di api si posasse sulla sua bocca presagio della sua divina eloquenza. Fu educato a Roma nelle arti liberali. Presto fu preposto dal prefetto Probo al governo della Liguria e dell'Emilia di là poi per ordine dello stesso Probo andò a Milano con pieni poteri; dove, morto il vescovo Ariano Osenzio, il popolo era in discordia per la scelta del successore. Quindi Ambrogio essendo entrato in chiesa per calmare, secondo il dovere dei suo ufficio, la sedizione suscitatasi, dopo aver parlato a lungo con eloquenza della pace e tranquillità pubblica, ad un tratto uditosi un fanciullo gridare vescovo Ambrogio, tutto il popolo ripeté l'acclamazione domandando Ambrogio per suo vescovo.
Lettura 5
Ricusandosi egli e resistendo alle loro preghiere, l'ardente voto del popolo fu portato all'imperatore Valentiniano; al quale riuscì graditissimo veder domandati per il sacerdozio magistrati di sua scelta. E ciò tornò pure gradito al prefetto Probo, il quale alla partenza di Ambrogio, quasi divinando, gli aveva detto: Va, e diportati non da giudice ma da vescovo. Pertanto la volontà dell'imperatore accordandosi col desiderio del popolo, Ambrogio fu battezzato (perché era catecumeno), iniziato ai sacri misteri, e, passato per tutti i gradi di ordini stabiliti dalla Chiesa, ricevé, l'ottavo giorno, che fu il 7 Dicembre, la consacrazione episcopale. Divenuto vescovo, difese intrepidamente la fede cattolica e la disciplina ecclesiastica; convertì alla vera fede molti Ariani ed altri eretici, tra i quali generò a Gesù. Cristo il chiarissimo luminare della chiesa, sant'Agostino.
Lettura 6
Ucciso l'imperatore Graziano, egli si portò due volte come deputato, da Massimo suo uccisore; e, ricusando questi di far penitenza, interruppe ogni relazione con lui. Interdisse l'ingresso in chiesa all'imperatore Teodosio a cagione della strage di Tessalonica. E siccome questi gli rappresentava che anche David, re come lui, era stato adultero e omicida, Ambrogio rispose: Giacché l'hai seguito nella colpa, seguilo anche nella penitenza. Onde Teodosio compì umilmente la pubblica penitenza da lui impostagli. Il santo vescovo avendo dunque sostenuto per la Chiesa di Dio molte fatiche e sollecitudini, e scritto ancora egregiamente molti libri, prima di cader malato, predisse il giorno della sua morte. Onorato, vescovo di Vercelli, avvertito tre volte da voce divina accorse al suo capezzale, e gli amministrò il santo corpo del Signore: preso il quale, unite le mani a mo' di croce, pregando, rese l'anima a Dio il quattro Aprile, nell' anno della nascita di Cristo 397.
III NOTTURNO
Lettura 7
Lettura del santo Vangelo secondo Matteo
Matt 5:13-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra. Se il sale diventa insipido, con che cosa si salerà?". Eccetera
Omelia di sant'Agostino Vescovo
Libro 1 sul Sermone del Signore sulla montagna, cap. 6
Il Signore mostra che si devono ritenere insipidi coloro che, agognando l'abbondanza e temendo la scarsezza dei beni del tempo, perdono i beni dell'eternità che non possono esser dati né tolti dagli uomini. Quindi: Se il sale diventasse scipito, con che cosa lo si potrà render salato? Vale a dire se voi, mediante i quali si devono condire, per così dire, i popoli, per timore delle persecuzioni nel tempo perderete il regno dei cieli, quali saranno gli uomini, mediante i quali si elimini da voi l'errore, dato che il Signore vi ha scelti per eliminare l'errore degli altri?
Lettura 8
Quindi: Non serve a nulla il sale scipito, se non per essere gettato fuori e calpestato dagli uomini. Quindi non è calpestato dagli uomini chi soffre la persecuzione, ma chi diventa scipito perché teme la persecuzione. Difatti non si può calpestare se non chi è sotto, ma non è sotto colui che, pur subendo molti dolori in terra, col cuore è tuttavia rivolto al cielo.
Lettura 9
Voi siete la luce del mondo Mt 5, 14. Come prima ha detto: sale della terra, così ora dice: luce del mondo. Difatti neanche prima per terra si deve intendere quella che calpestiamo con i piedi, ma gli uomini che vivono sulla terra, o anche i peccatori, perché il Signore ha inviato il sale apostolico per condirli e impedirne la putrefazione. E qui per mondo è opportuno intendere non il cielo e la terra, ma gli uomini che sono nel mondo o amano il mondo, perché gli apostoli sono stati inviati a illuminarli. Non può rimanere nascosta una città collocata sul monte, cioè fondata su una insigne e grande onestà, simboleggiata anche dal monte in cui il Signore sta insegnando.
Ad Primam: il Martirologio dell'8 Dicembre 2021.
Sexto Idus Decembris, luna quarta.
Parti proprie della Messa di Sant'Ambrogio (in latino)
INTROITUS
In médio Ecclésiæ apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiæ et intelléctus: stolam glóriæ índuit eum. --- Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. --- Glória Patri --- In médio Ecclésiæ apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiæ et intelléctus: stolam glóriæ índuit eum.
COLLECTAE
Orémus. Deus, qui pópulo tuo ætérnæ salútis beátum Ambrósium minístrum tribuísti: præsta, quǽsumus; ut, quem Doctórem vitæ habúimus in terris, intercessórem habére mereámur in cœlis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Orémus. Excita, Dómine, corda nostra ad præparándas Unigéniti tui vias: ut, per ejus advéntum, purificátis tibi méntibus servíre mereámur.
Deus, qui Unigéniti tui Matrem ab origináli culpa in sua Conceptióne mirabíliter præservásti: da, quǽsumus; ut sua nos intercessióne munítos, corde mundos fácias suæ interésse festivitáti: Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
EPISTOLA
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum.
2 Tim 4:1-8
Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: prǽdica verbum, insta opportúne, importune: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria, coacervábunt sibi magistros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístæ, ministérium tuum ímple. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meæ instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiæ, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.
GRADUALE
Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo. Non est inventus símilis illi, qui conserváret legem Excélsi.
ALLELUJA
Allelúja, allelúja. Jurávit Dóminus, et non pænitébit eum: Tu es sacérdos in ætérnum, secúndum órdinem Melchísedech. Allelúja.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.
Matt 5:13-19
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terræ. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in cœlis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat cœlum et terra, jota unum aut unus apex non præteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solvet unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno cœlórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno cœlórum.
OFFERTORIUM
Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.
SECRETAE
Omnípotens sempitérne Deus, múnera tuæ majestáti obláta, per intercessiónem beáti Ambrósii Confessóris tui atque Pontíficis, ad perpétuam nobis fac proveníre salútem. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Placáre, quǽsumus, Dómine, humilitátis nostræ précibus et hóstiis: et, ubi nulla suppétunt suffrágia meritórum, tuis nobis succúrre præsídiis.
Múnera nostra, Dómine, apud tuam cleméntiam immaculátæ Dei Genetrícis commendet orátio: quam ab omni origináli labe præservásti; ut dignum Fílii tui habitáculum effici mererétur: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).
COMMUNIO
Semel jurávi in sancto meo: Semen ejus in ætérnum manébit, et sedes ejus sicut sol in conspéctu meo, et sicut luna perfécta in ætérnum, et testis in cœlo fidélis.
POSTCOMMUNIO
Orémus. Sacraménta salútis nostræ suscipiéntes, concéde, quǽsumus, omnípotens Deus: ut beáti Ambrósii Confessóris tui atque Pontíficis nos ubíque orátio ádjuvet; in cujus veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Orémus. Repléti cibo spirituális alimóniæ, súpplices te, Dómine, deprecámur: ut, hujus participatióne mystérii, dóceas nos terréna despícere et amáre cœléstia.
Concéde, miséricors Deus, fragilitáti nostræ præsídium: ut, qui immaculátæ Conceptiónis Genetrícis unigéniti Fílii tui festivitátem prævenímus; intercessiónis ejus auxílio a nostris iniquitátibus resurgámus. Per eúndem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
ULTIMUM EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.
Matt 1:1-16
Liber generatiónis Jesu Christi, fílii David, fílii Abraham. Abraham génuit Isaac. Isaac autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Judam et fratres ejus. Judas autem génuit Phares et Zaram de Thamar. Phares autem génuit Esron. Esron autem génuit Aram. Aram autem génuit Amínadab. Amínadab autem génuit Naásson. Naásson autem génuit Salmon. Salmon autem génuit Booz de Rahab. Booz autem génuit Obed ex Ruth. Obed autem génuit Jesse. Jesse autem génuit David regem. David autem rex génuit Salomónem ex ea, quæ fuit Uriæ. Sálomon autem génuit Róboam. Róboam autem génuit Abíam. Abías autem génuit Asa. Asa autem génuit Josaphat. Jósaphat autem génuit Joram. Joram autem génuit Ozíam. Ozías autem génuit Jóatham. Jóatham autem génuit Achaz. Achaz autem génuit Ezechíam. Ezechías autem génuit Manássen. Manásses autem génuit Amon. Amon autem génuit Josíam. Josías autem génuit Jechoníam et fratres ejus in transmigratióne Babylónis. Et post transmigratiónem Babylónis: Jechonías génuit Saláthiel. Saláthiel autem génuit Zoróbabel. Zoróbabel autem génuit Abiud. Abiud autem génuit Elíacim. Elíacim autem génuit Azor. Azor autem génuit Sadoc. Sadoc autem génuit Achim. Achim autem génuit Eliud. Eliud autem génuit Eleázar. Eleázar autem génuit Mathan. Mathan autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Joseph, virum Maríæ, de qua natus est Jesus, qui vocátur Christus.
Traduzione italiana
INTROITO
Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria. --- È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. --- Gloria --- Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo coprì col manto della gloria.
COLLETTE
Preghiamo. O Dio, tu hai concesso al tuo popolo quale ministro di salvezza il beato Ambrogio; colui che in terra ci è stato Dottore, meritiamo di averlo intercessore in cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo. Eccita, o Signore, i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito, affinché, mediante la sua venuta, possiamo servirti con ànime purificate.
Dio, che hai preservato in modo mirabile dalla colpa originale la Madre del tuo Unigenito nella sua immacolata Concezione: concedici, ti preghiamo, di far noi, difesi dalla sua intercessione, partecipare puri di cuore alla sua festività. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
EPISTOLA
Lettura della Lettera di san Paolo Apostolo a Timoteo.
2. Tim 4:1-8
Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.
GRADUALE
Ecco il grande pontefice, che nella sua vita piacque a Dio. Non si trovò alcuno simile a lui nell'osservare la legge dell'Eccelso.
ALLELUIA
Alleluia, alleluia. Il Signore ha giurato e non si ricrederà: Tu sei sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchisedech. Alleluia.
VANGELO
Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.
Matt 5:13-19
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli».
OFFERTORIO
Con lui staranno la mia fedeltà e il mio amore, e s'innalzerà nel mio Nome la sua forza.
SECRETE
O Dio onnipotente ed eterno, per l'intercessione del beato Ambrogio Confessore tuo e Vescovo, fa' che i doni offerti alla maestà tua giovino alla nostra eterna salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
O Signore, Te ne preghiamo, sii placato dalle preghiere e dalle offerte della nostra umiltà: e dove non soccorre merito alcuno, soccorra la tua grazia.
Signore, la preghiera dell'Immacolata Madre di Dio raccomandi i nostri doni presso di Te che sei clemente: ella che preservasti da ogni macchia originale, affinché meritasse di diventare degna abitazione del tuo Figlio: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PREFAZIO COMUNE
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).
COMUNIONE
Questo giuro sulla mia santità: la stirpe di lui durerà in eterno e il suo trono quanto il sole dinanzi a me; perdurerà come la luna e come i cieli sarà stabile in perpetuo.
POST-COMUNIONE
Preghiamo. Nel ricevere i sacramenti della nostra salvezza concedici, Dio onnipotente, che ci assista sempre l'orazione del tuo beato Ambrogio Vescovo e Confessore, in cui onore abbiamo offerto questo sacrificio alla tua maestà. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo. Saziàti dal cibo che ci nutre spiritualmente, súpplici Ti preghiamo, o Signore, affinché, mediante la partecipazione a questo mistero, ci insegni a disprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti.
Concedi, Dio misericordioso, aiuto alla nostra fragilità: affinché, noi che anticipiamo la festività dell'immacolata Concezione della Madre del Figlio tuo unigenito; con l'aiuto della di lei intercessione ci rialziamo dalle nostre iniquità. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
ULTIMO VANGELO
Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.
Matt 1:1-16
Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. Giuda generò Fares e Zara da Tamar. Fares generò Esron, Esron generò Aram, Aram generò Amínadab, Amínadab generò Naasson, Naasson generò Salmon, Salmon generò Booz da Raab. Booz generò Obed da Ruth, Obed generò Iesse. Iesse generò il re Davide, Davide generò Salomone da colei che era stata di Uria. Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asa, Asa generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Achaz, Achaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amon, Amon generò Giosia, Giosia generò Geconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia Geconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiud, Abiud generò Eliacim, Eliacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliud, Eliud generò Eleazar, Eleazar generò Matan, Matan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, sposo di Maria, da cui nacque Gesù chiamato il Cristo.
Parti proprie della Messa della Vigilia dell'Immacolata Concezione (in latino)
INTROITUS
Venite, audite, et narrabo, omnes qui timetis Deum, quanta fecit Dominus animæ meæ. --- Jubilate Deo omnis terra: psalmum dicite nomini ejus, date gloriam laudi ejus. --- Glória Patri --- Venite, audite, et narrabo, omnes qui timetis Deum, quanta fecit Dominus animæ meæ.
COLLECTAE
1) Orémus. Deus, qui Unigéniti tui Matrem ab origináli culpa in sua Conceptióne mirabíliter præservásti: da, quǽsumus; ut sua nos intercessióne munítos, corde mundos fácias suæ interésse festivitáti: Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Ad Missam privatam:
2) Orémus. Deus, qui pópulo tuo ætérnæ salútis beátum Ambrósium minístrum tribuísti: præsta, quǽsumus; ut, quem Doctórem vitæ habúimus in terris, intercessórem habére mereámur in cœlis.
3) Excita, Dómine, corda nostra ad præparándas Unigéniti tui vias: ut, per ejus advéntum, purificátis tibi méntibus servíre mereámur: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Ad Missam Conventualem:
2) Orémus. Excita, Dómine, corda nostra ad præparándas Unigéniti tui vias: ut, per ejus advéntum, purificátis tibi méntibus servíre mereámur.
3) Deus, qui corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti: da nobis in eódem Spíritu recta sápere; et de ejus semper consolatióne gaudére. (Per Dóminum...).
4-5) vel 4- 7) Orationes ad libitum.
EPISTOLA
Léctio libri Sapiéntiæ.
Eccli 24:23-31
Ego quasi vitis fructificávi suavitátem odóris: et flores mei fructus honóris et honestátis. Ego mater pulchræ dilectiónis et timóris et agnitiónis et sanctæ spei. In me grátia omnis viæ et veritátis: in me omnis spes vitæ et virtútis. Transíte ad me, omnes qui concupíscitis me, et a generatiónibus meis implémini. Spíritus enim meus super mel dulcis, et heréditas mea super mel et favum. Memória mea in generatiónes sæculórum. Qui edunt me, adhuc esúrient: et qui bibunt me, adhuc sítient. Qui audit me, non confundétur: et qui operántur in me, non peccábunt. Qui elúcidant me, vitam ætérnam habébunt.
GRADUALE
Sapientia ædificavit sibi domum, excidit columnas septem. Fondamenta ejus in montibus sanctis: diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Jacob.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.
Matt 1:1-16
Liber generatiónis Jesu Christi, fílii David, fílii Abraham. Abraham génuit Isaac. Isaac autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Judam et fratres ejus. Judas autem génuit Phares et Zaram de Thamar. Phares autem génuit Esron. Esron autem génuit Aram. Aram autem génuit Amínadab. Amínadab autem génuit Naásson. Naásson autem génuit Salmon. Salmon autem génuit Booz de Rahab. Booz autem génuit Obed ex Ruth. Obed autem génuit Jesse. Jesse autem génuit David regem. David autem rex génuit Salomónem ex ea, quæ fuit Uriæ. Sálomon autem génuit Róboam. Róboam autem génuit Abíam. Abías autem génuit Asa. Asa autem génuit Josaphat. Jósaphat autem génuit Joram. Joram autem génuit Ozíam. Ozías autem génuit Jóatham. Jóatham autem génuit Achaz. Achaz autem génuit Ezechíam. Ezechías autem génuit Manássen. Manásses autem génuit Amon. Amon autem génuit Josíam. Josías autem génuit Jechoníam et fratres ejus in transmigratióne Babylónis. Et post transmigratiónem Babylónis: Jechonías génuit Saláthiel. Saláthiel autem génuit Zoróbabel. Zoróbabel autem génuit Abiud. Abiud autem génuit Elíacim. Elíacim autem génuit Azor. Azor autem génuit Sadoc. Sadoc autem génuit Achim. Achim autem génuit Eliud. Eliud autem génuit Eleázar. Eleázar autem génuit Mathan. Mathan autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Joseph, virum Maríæ, de qua natus est Jesus, qui vocátur Christus.
OFFERTORIUM
Ego dilecto meo, et dilectus meus mihi, qui pascitur inter lilia.
SECRETAE
1) Múnera nostra, Dómine, apud tuam cleméntiam immaculátæ Dei Genetrícis commendet orátio: quam ab omni origináli labe præservásti; ut dignum Fílii tui habitáculum effici mererétur: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Ad Missam privatam:
2) Omnípotens sempitérne Deus, múnera tuæ majestáti obláta, per intercessiónem beáti Ambrósii Confessóris tui atque Pontíficis, ad perpétuam nobis fac proveníre salútem.
3) Placáre, quǽsumus, Dómine, humilitátis nostræ précibus et hóstiis: et, ubi nulla suppétunt suffrágia meritórum, tuis nobis succúrre præsídiis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Ad Missam Conventualem:
2) Placáre, quǽsumus, Dómine, humilitátis nostræ précibus et hóstiis: et, ubi nulla suppétunt suffrágia meritórum, tuis nobis succúrre præsídiis.
3) Múnera, quǽsumus, Dómine, obláta sanctífica: et corda nostra Sancti Spíritus illustratióne emúnda. (Per Dóminum...).
4-5) vel 4- 7) Orationes ad libitum.
PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).
COMMUNIO
Quæ est ista, quæ progreditur quasi aurora consurgens,pulchra ut luna, electa ut sol, terribilis ut castrorum acies ordinata?
POSTCOMMUNIO
1) Orémus. Concéde, miséricors Deus, fragilitáti nostræ præsídium: ut, qui immaculátæ Conceptiónis Genetrícis unigéniti Fílii tui festivitátem prævenímus; intercessiónis ejus auxílio a nostris iniquitátibus resurgámus. Per eúndem Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Ad Missam privatam:
2) Orémus. Sacraménta salútis nostræ suscipiéntes, concéde, quǽsumus, omnípotens Deus: ut beáti Ambrósii Confessóris tui atque Pontíficis nos ubíque orátio ádjuvet; in cujus veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti.
3) Repléti cibo spirituális alimóniæ, súpplices te, Dómine, deprecámur: ut, hujus participatióne mystérii, dóceas nos terréna despícere et amáre cœléstia. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Ad Missam Conventualem:
2) Orémus. Repléti cibo spirituális alimóniæ, súpplices te, Dómine, deprecámur: ut, hujus participatióne mystérii, dóceas nos terréna despícere et amáre cœléstia.
3) Sancti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio: et sui roris íntima aspersióne fecúndet. (Per Dóminum...).
4-5) vel 4- 7) Orationes ad libitum.
Traduzione italiana
INTROITO
Venite a sentire, voi tutti che temete Dio: racconterò quante cose abbia fatte il Signore per l’anima mia. --- Lodate Iddio, voi tutti della terra! Salmeggiate al suo nome, celebrate con magnificenza le sue lodi. --- Gloria --- Venite a sentire, voi tutti che temete Dio: racconterò quante cose abbia fatte il Signore per l’anima mia.
COLLETTE
1) Preghiamo. Dio, che hai preservato in modo mirabile dalla colpa originale la Madre del tuo Unigenito nella sua immacolata Concezione: concedici, ti preghiamo, di far noi, difesi dalla sua intercessione, partecipare puri di cuore alla sua festività. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Alla Messa privata:
2) Preghiamo. O Dio, tu hai concesso al tuo popolo quale ministro di salvezza il beato Ambrogio; colui che in terra ci è stato Dottore, meritiamo di averlo intercessore in cielo.
3) Eccita, o Signore, i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito, affinché, mediante la sua venuta, possiamo servirti con ànime purificate: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Alla Messa Conventuale:
2) Preghiamo. Eccita, o Signore, i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito, affinché, mediante la sua venuta, possiamo servirti con ànime purificate.
3) O Dio, che hai ammaestrato i tuoi fedeli con la luce dello Spirito Santo, concédici di sentire correttamente nello stesso Spirito, e di godere sempre della sua consolazione. (Per il nostro Signore...).
Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione).
EPISTOLA
Lettura del libro della Sapienza.
Eccli 24:23-31
Come una vite, io ho fruttificato con odore soave, e i miei fiori diedero frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore, del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me si trova ogni grazia di dottrina e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, voi tutti che mi desiderate, e dei miei frutti saziatevi. Poiché il mio spirito è più dolce del miele, e la mia eredità più dolce di un favo di miele. Il mio ricordo rimarrà per volger di secoli. Chi mangia di me, avrà ancor fame; chi beve di me, avrà ancor sete. Chi mi ascolta, non patirà vergogna; chi agisce con me, non peccherà; chi mi fa conoscere, avrà la vita eterna.
GRADUALE
La Sapienza si è fabbricata una casa: la lavorato le sue sette colonne. I suoi fondamenti sono sui monti santi: il Signore ama le porte di Sion più che tutti i tabernacoli di Giacobbe.
VANGELO
Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.
Matt 1:1-16
Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. Giuda generò Fares e Zara da Tamar. Fares generò Esron, Esron generò Aram, Aram generò Amínadab, Amínadab generò Naasson, Naasson generò Salmon, Salmon generò Booz da Raab. Booz generò Obed da Ruth, Obed generò Iesse. Iesse generò il re Davide, Davide generò Salomone da colei che era stata di Uria. Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asa, Asa generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Achaz, Achaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amon, Amon generò Giosia, Giosia generò Geconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia Geconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiud, Abiud generò Eliacim, Eliacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliud, Eliud generò Eleazar, Eleazar generò Matan, Matan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, sposo di Maria, da cui nacque Gesù chiamato il Cristo.
OFFERTORIO
Io son del mio diletto e il mio diletto è mio, egli che pascola il gregge fra i gigli.
SECRETE
1) Signore, la preghiera dell'Immacolata Madre di Dio raccomandi i nostri doni presso di Te che sei clemente: ella che preservasti da ogni macchia originale, affinché meritasse di diventare degna abitazione del tuo Figlio: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Alla Messa privata:
2) O Dio onnipotente ed eterno, per l'intercessione del beato Ambrogio Confessore tuo e Vescovo, fa' che i doni offerti alla maestà tua giovino alla nostra eterna salvezza.
3) O Signore, Te ne preghiamo, sii placato dalle preghiere e dalle offerte della nostra umiltà: e dove non soccorre merito alcuno, soccorra la tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Alla Messa Conventuale:
2) O Signore, Te ne preghiamo, sii placato dalle preghiere e dalle offerte della nostra umiltà: e dove non soccorre merito alcuno, soccorra la tua grazia.
3) Santifica, Te ne preghiamo, o Signore, i doni che Ti vengono offerti, e monda i nostri cuori con la luce dello Spirito Santo. (Per il nostro Signore...).
Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (solo l'ultima ha la conclusione).
PREFAZIO COMUNE
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).
COMUNIONE
Chi è costei che s’avanza come aurora nascente, bella come la luna, splendida come il sole e terribile come esercito schierata a battaglia?
POST-COMUNIONE
1) Preghiamo. Concedi, Dio misericordioso, aiuto alla nostra fragilità: affinché, noi che anticipiamo la festività dell'immacolata Concezione della Madre del Figlio tuo unigenito; con l'aiuto della di lei intercessione ci rialziamo dalle nostre iniquità. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Alla Messa privata:
2) Preghiamo. Nel ricevere i sacramenti della nostra salvezza concedici, Dio onnipotente, che ci assista sempre l'orazione del tuo beato Ambrogio Vescovo e Confessore, in cui onore abbiamo offerto questo sacrificio alla tua maestà.
3) Preghiamo. Saziàti dal cibo che ci nutre spiritualmente, súpplici Ti preghiamo, o Signore, affinché, mediante la partecipazione a questo mistero, ci insegni a disprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Alla Messa Conventuale:
2) Preghiamo. Saziàti dal cibo che ci nutre spiritualmente, súpplici Ti preghiamo, o Signore, affinché, mediante la partecipazione a questo mistero, ci insegni a disprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti.
3) Fa, o Signore, che l’infusione dello Spirito Santo purifichi i nostri cuori, e li fecondi con l’intima aspersione della sua grazia. (Per il nostro Signore...).
Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione).
Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger
7 DICEMBRE SANT’AMBROGIO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA
Questo illustre Pontefice figura degnamente a fianco del grande Vescovo di Mira. Questi ha confessato a Nicea, la divinità del Redentore degli uomini; quegli, in Milano, è stato alle prese con tutto il furore degli Ariani, e con coraggio invincibile ha riportato il trionfo sui nemici di Cristo. Che unisca la sua voce di dottore a quella di san Pier Crisologo, e ci annunci le grandezze e le umiliazioni del Messia. Ma questa è in particolare la gloria di Ambrogio, come Dottore: che se, fra i luminosi astri della Chiesa latina, quattro insigni Maestri della Dottrina camminano in testa al corteo dei divini interpreti della Fede, il glorioso Vescovo di Milano completa, insieme con Gregorio, Agostino, e Girolamo, il mistico numero.
Ambrogio deve l’onore di occupare un posto così nobile in questi giorni, all’antica usanza della Chiesa che, nei primi secoli, escludeva dalla quaresima le feste dei Santi. Il giorno della sua dipartita da questo mondo ed il suo ingresso in cielo fu il 4 aprile; ora, l’anniversario di quel felice trapasso si ritrova, per la maggior parte del tempo, nel corso della sacra quarantena. Si fu dunque costretti a scegliere il sette dicembre, anniversario dell’Ordinazione episcopale di Ambrogio.
Del resto, il ricordo di Ambrogio è uno dei più dolci profumi di cui possa essere adorna la strada che conduce a Betlemme. Quale più gloriosa e insieme più affascinante memoria di quella di questo santo e amabile Vescovo in cui la forza del leone si uni alla dolcezza della colomba? Invano sono passati i secoli su questa memoria: essi non hanno fatto che renderla più viva e più cara. Come si potrebbe dimenticare il giovane governatore della Liguria e dell’Emilia, così saggio, così erudito, che fa il suo ingresso a Milano ancora semplice catecumeno, e si vede d’un tratto elevato per acclamazione del popolo fedele, sul trono episcopale di quella grande città? E quei dolci presagi della sua eloquenza affascinante, nello sciame di api che secondo la leggenda, quando un giorno dormiva, lo circondò e penetrò fin nella sua bocca, come per annunciare la dolcezza della sua parola! e quella gravità profetica con la quale l’amabile adolescente presentava la mano al bacio della madre e della sorella, perché – diceva – quella mano sarebbe stata un giorno quella d’un Vescovo.
Ma quante battaglie aspettavano il neofita di Milano, presto rigenerato nell’acqua battesimale, e presto consacrato sacerdote e vescovo! Bisognava che si desse senza indugio allo studio assiduo delle sacre lettere, per accorrere come dottore in difesa della Chiesa, attaccata nel suo dogma fondamentale dalla falsa scienza degli Ariani; è fu tale in poco tempo la pienezza e la sicurezza della sua dottrina che non soltanto essa oppose un valido baluardo ai progressi dell’errore del tempo, ma in più i libri scritti da Ambrogio meriteranno di essere segnalati dalla Chiesa sino alla fine dei secoli, come uno degli arsenali della verità.
Ma l’arena della controversia non era la sola in cui dovesse scendere il nuovo Dottore; la sua vita doveva essere minacciata più d’una volta dai seguaci dell’eresia da lui combattuta. Quale sublime spettacolo vedere questo Vescovo bloccato nella sua chiesa dalle truppe dell’imperatrice Giustina, e difeso notte e giorno dal suo popolo! Quale pastore, e quale gregge! Una vita interamente spesa per la città e la provincia, aveva meritato ad Ambrogio quella fedeltà e quella fiducia da parte del suo popolo. Con il suo zelo, la sua dedizione, il suo costante oblio di se stesso, era l’immagine del Cristo che annunciava.
In mezzo ai pericoli che lo circondano, la sua grande anima rimane calma e tranquilla. E sceglie appunto questo momento per istituire, nella chiesa di Milano, il canto alternato dei Salmi. Fino allora la sola voce del lettore faceva risuonare dall’alto d’un ambone il divino Cantico; ma bastarono pochi istanti per organizzare in due cori l’assemblea, felice di poter d’ora in poi unire la sua voce ai canti ispirati del regale profeta. Nata così nel pieno della tempesta e in mezzo ad una fede eroica, la salmodia alternata è ormai di dominio per i popoli fedeli d’Occidente. Roma adotterà l’istituzione di Ambrogio, quella istituzione che accompagnerà la Chiesa sino alla fine dei secoli. In quelle ore di lotta, il grande Vescovo ha ancora un dono da fare ai fedeli cattolici che gli hanno eretto un baluardo con i loro corpi. È un poeta, e spesso ha cantato in versi pieni di dolcezza e di maestà le grandezze del Dio dei cristiani e i misteri della salvezza dell’uomo. Dedica al suo popolo devoto quei nobili inni, che non aveva ancora destinati all’uso pubblico, e presto le basiliche di Milano risuonano della loro melodia. Più tardi si udranno in tutta la Chiesa latina; e in onore del santo Vescovo, che aprì in tal modo una delle più ricche sorgenti della sacra Liturgia, si chiamerà per lungo tempo ambrosiano ciò che in seguito è stato designato con il nome di Inno. La Chiesa Romana accetterà nei suoi Uffici questa variazione della lode divina, che costituisce per la Sposa di Cristo una nuova effusione dei sentimenti che l’animano.
Così dunque, il nostro canto alternato dei salmi e i nostri stessi Inni sono altrettanti trofei della vittoria di Ambrogio. Egli era stato suscitato da Dio non soltanto per il suo tempo, ma per i secoli futuri. È così che lo Spirito Santo gli diede il sentimento del diritto cristiano con la missione di sostenerlo, fin da quell’epoca in cui il paganesimo abbattuto respirava ancora, e in cui il cesarismo in decadenza conservava ancora troppi istinti del suo passato. Ambrogio vegliava fermo sul Vangelo. Non intendeva che l’autorità imperiale potesse a suo arbitrio consegnare agli Ariani, per il bene della pace, una basilica in cui si erano radunati i cattolici. Per difendere l’eredità della Chiesa era pronto a versare il sangue. Alcuni cortigiani ardirono accusarlo di tirannide presso il principe. Rispose: “No; i vescovi non sono tiranni, ma piuttosto da parte dei tiranni essi hanno dovuto spesso soffrire persecuzioni”. L’eunuco Calligone, ciambellano di Valentiniano II, osò dire ad Ambrogio: “Come, me vivente, tu osi disprezzare Valentiniano? Io ti spaccherò il capo”. – “Che Dio te lo permetta! – rispose Ambrogio: “Io soffrirò allora ciò che soffrono i Vescovi e tu avrai fatto ciò che sanno fare gli eunuchi”.
Questa nobile costanza nel difendere i diritti della Chiesa apparve ancora con più splendore quando il Senato Romano, o piuttosto la minoranza del senato rimasta pagana, tentò, per istigazione del Prefetto di Roma Simmaco, di ottenere la ricostruzione dell’altare della vittoria in Campidoglio, con il vano pretesto di opporre un rimedio ai disastri dell’impero. Ambrogio, che diceva: “Io detesto la religione dei Neroni” si oppose come un leone a questa pretesa del politeismo agli estremi.
In eloquenti memoriali diretti a Valentiniano, protestò contro il tentativo che mirava a portare un principe cristiano a riconoscere diritti all’errore, e a distruggere le conquiste di Cristo unico maestro dei popoli. Valentiniano si arrese alle forti rimostranze del Vescovo, il quale gli aveva insegnato che “un imperatore cristiano doveva saper rispettare soltanto l’altare di Cristo”, e rispose ai senatori pagani che amava Roma come la madre sua, ma doveva obbedire a Dio come all’autore della salvezza.
Si può credere che se i decreti divini non avessero irrevocabilmente condannato l’impero a perire, influenze come quelle esercitate da Ambrogio su principi dal cuore retto, lo avrebbero preservato dalla rovina. La sua massima era ferma; ma non doveva essere applicata che nelle società nuove le quali sorgevano dopo la caduta dell’impero, e che il Cristianesimo costituì secondo la sua mente. Egli diceva ancora: “Non vi è titolo più onorevole per un imperatore che quello di Figlio della Chiesa. L’Imperatore è nella Chiesa non già al disopra di essa”.
Che cosa è più commovente del patrocinio esercitato con tanta sollecitudine da Ambrogio sul giovane Imperatore Graziano, la cui morte gli fece spargere tante lacrime?! E Teodosio, questo sublime prototipo del principe cristiano, Teodosio, in favore del quale Dio ritardò la caduta dell’impero concedendo sempre la vittoria alle sue armi, con quanta tenerezza non fu amato dal Vescovo di Milano? Un giorno, è vero, il Cesare pagano sembrò riapparire in questo figlio della Chiesa; ma Ambrogio, con una severità tanto inflessibile quanto profondo era il suo attaccamento al colpevole, restituì Teodosio a se stesso e a Dio. “Sì – disse il santo Vescovo nell’elogio funebre del grande principe – ho amato questo uomo che preferì ai suoi adulatori colui che lo riprendeva. Gettò a terra tutte le insegne delle dignità imperiali, pianse pubblicamente nella Chiesa il peccato nel quale lo si era perfidamente trascinato, e ne implorò il perdono con lacrime e gemiti. Semplici cortigiani si lasciano distogliere dalla vergogna, e un Imperatore non ha arrossito di compiere la penitenza pubblica, e da allora in poi non un sol giorno passò per lui senza che avesse deplorato la sua mancanza”. Come sono magnifici nello stesso amore della giustizia questo Cesare e questo Vescovo! Il Cesare sostiene l’Impero presso a finire, e il Vescovo sostiene il Cesare.
Ma non si creda che Ambrogio aspiri soltanto alle cose alte e risonanti. Sa essere il pastore attento ai minimi bisogni delle pecore del gregge. Possediamo la sua vita intima scritta dal suo diacono Paolino. Questo testimone ci rivela che Ambrogio quando ascoltava la confessione dei peccatori versava tante lacrime che costringeva a piangere insieme con lui chi era venuto a confessare le proprie colpe. “Sembrava – dice il biografo – che egli stesso fosse caduto insieme con chi era venuto meno”. È noto con quale commovente e paterno interessamento accolse Agostino ancora prigioniero nei lacci dell’errore e delle passioni; e chi voglia conoscere Ambrogio, può leggere nelle Confessioni del Vescovo di Ippona le effusioni della sua ammirazione e della sua riconoscenza. Ambrogio aveva già accolto Monica, la madre afflitta di Agostino; l’aveva consolata e fortificata nella speranza del ritorno del figlio. Giunse il giorno atteso con tanto ardore; e fu la mano di Ambrogio che immerse nelle acque purificatrici del battesimo colui che doveva essere il principe dei Dottori.
Un cuore così fedele ai suoi affetti non poteva mancare di effondersi su coloro che i legami del sangue gli avevano uniti. È nota l’amicizia che unì Ambrogio al fratello Satiro, del quale ha narrato le virtù con accenti di una tenerezza così commovente nel duplice elogio funebre che gli consacrò. La sorella Marcellina non gli fu meno cara. Fin dalla prima giovinezza la nobile patrizia aveva sdegnato il mondo e i suoi piaceri. Sotto il velo della verginità che aveva ricevuto dalle mani del papa Liberto, abitava in Roma in seno alla famiglia. Ma l’affetto di Ambrogio non conosceva distanze; le sue lettere andavano a cercare la serva di Dio nel suo misterioso asilo. Egli non ignorava quale zelo nutrisse la sorella per la Chiesa, con quale ardore si associasse a tutte le opere del fratello, e parecchie delle lettere che le indirizzava ci sono state conservate. Si rimane commossi a leggere la sola intestazione di quelle epistole: “il fratello alla sorella” oppure: “A Marcellina sorella mia, a me più cara dei miei occhi e della mia stessa vita”. Segue quindi il testo della lettera, rapido, animato, come le lotte che egli descrive. Ce n’è una che fu scritta proprio nelle ore in cui imperversava la bufera, mentre il coraggioso vescovo era assediato nella sua basilica dalle truppe di Giustina. I suoi discorsi al popolo di Milano, i suoi successi come le sue prove, gli eroici sentimenti della sua anima episcopale, tutto è descritto in quei fraterni dispacci, tutto vi rivela la forza e la santità del legame che unì Ambrogio a Marcellina, La basilica ambrosiana custodisce ancora la tomba del fratello e della sorella; sull’una e sull’altra viene offerto ogni giorno il divino sacrificio.
Questo fu Ambrogio, del quale Teodosio diceva un giorno: “Non c’è che un vescovo al mondo”. Glorifichiamo lo Spirito Santo che si è degnato di produrre un modello così sublime nella Chiesa, e chiediamo al santo vescovo che si degni di ottenerci una parte di quella fede viva, di quell’amore così ardente che protesta nei suoi dolci ed eloquenti scritti per il mistero della divina Incarnazione. In questi giorni che debbono condurci a quello in cui apparirà il Verbo fatto carne, Ambrogio è uno dei nostri più potenti intercessori.
La sua pietà verso Maria c’insegna anche quale ammirazione e quale amore dobbiamo avere per la Vergine benedetta. Insieme con sant’Efrem il vescovo di Milano è quello tra i Padri del IV secolo che ha più vivamente espresso le grandezze del ministero e della persona di Maria. Egli ha tutto conosciuto, tutto provato, tutto testimoniato. Maria esente per grazia da ogni macchia di peccato, Maria ai piedi della croce che si unisce al suo Figliuolo per la salvezza del genere umano, Gesù risorto che appare innanzitutto alla Madre, e tanti altri punti sui quali Ambrogio è l’eco della credenza anteriore, gli danno uno dei primi posti tra i testimoni della tradizione sui misteri della Madre di Dio.
Questa tenera predilezione per Maria spiega l’entusiasmo di cui è ripieno Ambrogio per la verginità cristiana della quale merita di essere considerato come il Dottore speciale. Nessuno dei Padri l’ha uguagliato nel fascino e nell’eloquenza con cui ha proclamato la dignità e la felicità dei vergini. Quattro dei suoi scritti sono consacrati a glorificare quello stato sublime, di cui il paganesimo morente tentava ancora un’estrema contraffazione nelle sue vestali, scelte in numero di sette, ricolme di onori e di ricchezze, e dichiarate libere dopo un certo tempo. Ambrogio oppone loro l’innumerevole stuolo delle vergini cristiane, che riempiono il mondo intero del profumo della loro umiltà, della loro costanza e della loro dedizione. Ma a questo proposito la sua parola era ancora più attraente della penna, e sappiamo, dai racconti del tempo, che, nelle città da lui visitate quando faceva risuonare la sua voce, le madri trattenevano le figlie in casa, nel timore che i discorsi di un così santo e irresistibile seduttore le persuadesse a non aspirare più ad altro se non alle nozze eterne.
VITA. – Ambrogio nacque nella prima metà del IV secolo. Il padre era prefetto della Gallia Cisalpina. Fu istruito a Roma nelle arti liberali, ed ebbe il governo della Liguria e dell’Emilia. All’atto in cui si trovava nella basilica di Milano per mantenere la calma durante l’elezione del vescovo, un fanciullo esclamò: “Ambrogio vescovo!”. Il grido fu ripetuto da tutta la folla e l’imperatore, lusingato di veder innalzato all’episcopato uno dei suoi prefetti, lo costrinse ad accettare.
Da vescovo, fu l’intrepido campione della fede e della disciplina ecclesiastica, convertì molti ariani alla verità e battezzò sant’Agostino. Amico e consigliere dell’imperatore Teodosio, non esitò ad imporgli una penitenza pubblica dopo il massacro di Tessalonica. Morì infine a Milano il quattro aprile del 397. Sant’Ambrosio è uno dei quattro grandi Dottori della Chiesa latina.
Noi ti lodiamo, benché indegni, o immortale Ambrogio, ed esaltiamo i doni magnifici che il Signore ha posti in te. Tu sei la Luce della Chiesa e il Sale della terra, con la tua dottrina celeste; sei il Pastore vigilante, il Padre tenero, il Pontefice invincibile: ma quanto il tuo cuore amò il Signore Gesù che noi aspettiamo! Con quale indomito coraggio sapesti a rischio della tua vita, opporti a coloro che bestemmiavano questo Verbo divino! Perciò hai meritato di essere scelto per iniziare, ogni anno, il popolo fedele alla conoscenza di Colui che è il Salvatore e il Capo. Fa’ dunque penetrare fino al nostro occhio il raggio della verità che ti illuminava quaggiù; fa’ gustare alla nostra bocca il sapore dolce della tua parola; tocca il nostro cuore d’un vero amore per Gesù che si avvicina di ora in ora. Ottieni, che sul tuo esempio, prendiamo con forza in mano la sua causa contro i nemici della fede, contro gli spiriti delle tenebre e contro noi stessi. Che tutto ceda, che tutto si annienti, che si pieghi ogni ginocchio, e che ogni cuore si confessi vinto, lavanti a Gesù Cristo Verbo del Padre, Figlio di Dio e figlio di Maria, nostro Redentore, nostro Giudice, nostro sommo bene.
Glorioso Ambrogio, umiliaci come hai umiliato Teodosio; rialzacì contriti e mutati, come rialzasti lui nella tua pastorale carità. prega anche per il sacerdozio cattolico, di cui sarai per sempre una delle più nobili glorie. Chiedi a Dio per i Sacerdoti e i Vescovi della Chiesa quell’umile e inflessibile vigore con il quale debbono esistere alle potenze del secolo, quando queste abusano dell’autorità che Dio ha posto nelle loro mani. Che la loro fronte – secondo s parole del Signore – sia dura come il diamante; che sappiano opporsi come un muro per la casa d’Israele, e che stimino come il supremo onore, come la più felice sorte, di poter esporre i loro beni, loro riposo, la loro vita per la libertà della Sposa di Cristo.
Valente campione della verità, armati di quella verga venditrice che la Chiesa ti ha data per attributo; e scaccia lontano dal regge di Gesù Cristo i resti impuri dell’Arianesimo che, sotto diversi nomi, si mostrano ancora ai nostri tempi. Che le nostre orecchie non siano più rattristate dalle bestemmie degli insipienti che osano misurare secondo la loro statura, giudicare, assolvere e condannare come loro simile il Dio terribile che li ha creati e che, solo per un motivo di amore per la sua creatura, si è degnato di discendere e di avvicinarsi all’uomo a rischio di esserne disprezzato.
Allontana dalle nostre menti, o Ambrogio, quelle false e imprudenti teorie che fanno dimenticare ai cristiani che Gesù è il Re di questo mondo, e li portano a pensare che una legge umana, la quale riconoscesse uguali diritti all’errore e alla verità, potrebbe essere il più alto progresso della società. Fa’ che essi comprendano, sul tuo esempio, che se i diritti del Figlio di Dio e della sua Chiesa possono essere calpestati, non per questo cessano di esistere; che la promiscuità di tutte le religioni sotto una eguale protezione è il più sanguinoso oltraggio verso Colui “al quale è stato dato ogni potere in cielo e in terra”; che i periodici disastri della società sono la risposta che dà dall’alto del cielo agli sprezzatori del Diritto cristiano, di quel Diritto che egli ha acquistato morendo sulla croce per gli uomini; che infine, se non dipende da noi di ristabilire quel sacro Diritto presso le genti che hanno avuto la disgrazia di rinnegarlo, è nostro dovere confessarlo coraggiosamente, sotto pena di essere complici di coloro i quali non hanno voluto più che Gesù regnasse su di loro.
Infine in mezzo alle ombre che gravano sul mondo, consola, o Ambrogio, la santa Chiesa che è ormai come una estranea, una pellegrina attraverso le genti di cui fu la madre che hanno rinnegata; che essa colga ancor sulla sua strada, in mezzo ai suoi fedeli, i fiori della verginità; che sia l’amante delle anime nobili le quali comprendono la dignità della sposa di Cristo. Se fu così nei tempi gloriosi delle persecuzioni che segnalarono l’inizio del suo ministero, le sia dato ancora, nella nostra epoca di umiliazioni e di diserzioni, di consacrare al suo sposo una numerosa schiera di cuori puri e generosi, affinché la sua fecondità le sia di rivincita su quanti l’hanno respinta come madre sterile, ma della quale un giorno sentiranno crudelmente l’assenza.
Consideriamo l’ultimo visibile preparativo alla venuta del Messia sulla terra: la pace universale. Al rumore delle armi è succeduto d’un tratto il silenzio, e il mondo si raccoglie nell’attesa. “Ora, ci dice san Bonaventura in uno dei suoi Sermoni sull’Avvento, dobbiamo enumerare tre specie di silenzio: il primo al tempo di Noè, dopo che tutti i peccatori furono sommersi; il secondo al tempo di Cesare Augusto, quando tutte le genti furono sottomesse; infine il terzo che avrà luogo alla morte dell’Anticristo, quando gli ebrei si saranno convertiti”. O Gesù, Re pacifico, tu vuoi che il mondo sia in pace quando discenderai. L’hai annunciato per bocca del Salmista, il tuo avo secondo la carne, allorché egli ha detto parlando di te: “Farà cessare la guerra nell’universo intero; spezzerà l’arco, infrangerà le armi e getterà al fuoco gli scudi” (Sal 45,10). Che cosa significa tutto questo o Gesù? Significa che tu ti compiaci di trovare silenziosi e attenti i cuori che visiti. Significa che prima di venire tu stesso in un’anima, tu l’agiti nella tua misericordia come fu agitato il mondo prima di quella pace universale, e presto le rendi la calma che precede il tuo possesso. Oh! vieni subito a sottomettere le nostre potenze ribelli, ad abbattere le alture della nostra mente, a crocifiggere la nostra carne, a risvegliare la debolezza della nostra volontà, affinché il tuo ingresso in noi sia solenne al pari di quello di un conquistatore nella piazzaforte che ha conquistato dopo un lungo assedio. O Gesù, Principe della Pace, donaci la pace; prendi stabile sede nei nostri cuori, come ti sei stabilito nella tua creazione, in seno alla quale il tuo regno non avrà mai più fine.
MARTEDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DI AVVENTO
Lettura del Profeta Isaia
È già presso a venire il tempo di lei
e i suoi giorni non andranno in lungo
Sì, avrà il Signore pietà di Giacobbe,
ancora mostrerà la sua predilezione per Israele,
e li riporrà nel loro paese e loro si associerà Io straniero
aggregandosi alla famiglia di Giacobbe.
Li accoglieranno le popolazioni
e li ricondurranno alla loro sede;
e se le terrà la casa d’Israele nel paese del Signore
quali serve e quali ancelle,
e così asserviranno quelli che li avevano asserviti
e comanderanno ai loro antichi tiranni.
Potrai allora, quando il Signore ti avrà alleviato
dalle tue pene e dal tuo affanno
e dalla dura servitù a te inflitta,
levar questa canzone contro il re di Babilonia:
« Com’è finito l’aguzzino,
cessata la vessazione!
Il Signore ha spezzata la verga dei malvagi,
il bastone dei dominatori,
colui che rabbiosamente percoteva i popoli
di colpi senza posa,
che con furore tiranneggiava le genti
con tirannia senza freno.
Come sei caduto dal cielo,
o lucifero, astro del mattino;
sei a terra reciso,
tu, soggiogatore di popoli.
Ben tu dicevi in cuor tuo:
Salirò sino al cielo; fiv sopra le stelle di Dio
eleverò il mio trono,
sederò nel monte del concilio,
al vertice del settentrione;
m’innalzerò sopra le più alte regioni delle nubi
mi eguaglierò all’Altissimo.
Ma invece sei precipitato nell’Abisso,
nel più fondo sotterra ! »
(Is. 14, 1-6; 12-15).
La tua rovina è infatti consumata, o Lucifero! Rifiutasti di abbassarti davanti a Dio e fosti precipitato. E poiché il tuo orgoglio cercò di rifarsi dell’umiliazione di una caduta così profonda, causasti la rovina del genere umano, per odio contro Dio e la sua opera. Riuscisti a ispirare al figlio della polvere quello stesso orgoglio che aveva causato la tua degradazione.
Per causa tua entrò nel mondo il peccato, e con il peccato la morte; il genere umano sembrava una preda votata alla tua rabbia eterna. Costretto a rinunziare alle tue speranze di una regalità celeste, pensavi di regnare almeno sull’Inferno e divorare la creazione man mano che usciva dalle mani di Dio. Ma oggi sei vinto. Il tuo tegno era nell’orgoglio; ad esso solo avresti dovuto la tua corte e i ruoi sudditi; ora, ecco che il supremo Signore di tutte le cose viene a Icalzare dalle fondamenta il tuo impero, insegnando egli stesso ‘umiltà alla sua creatura; e viene ad insegnarla, non mediante leggi promulgate con l’apparato luminoso del Sinai, ma praticandola egli stesso senza rumore; questa divina umiltà è la sola che possa risollevare i caduti per la superbia. Trema, o Lucifero! Lo scettro fra le tue mani si sta per rompere.
Nel tuo orgoglio, tu disprezzi la umile e dolce Vergine di Nazaret che custodisce il mistero della tua rovina e della nostra salvezza, Disprezzi già il Bambino che ella porta nel seno e che darà presto alla luce. Sappi che Dio non lo disprezza, perchè è Dio anche questo Bambino che non ha ancora visto la luce, e uno solo degli atti di adorazione e di devozione che egli pratica riguardo al Padre, nel seno di Maria, reca più gloria alla Divinità di quanta gliene potrebbe togliere il tuo orgoglio che cresce eternamente. Ammaestrati ormai dalle lezioni di un Dio sulla potenza del grande rimedio dell’umiltà, gli uomini sapranno trovarvi il soccorso. Invece di innalzarsi come te, in un orgoglio folle e delittuoso, si abbasseranno con gioia ed amore e più saranno umili, più egli si compiacerà di innalzarli; più si confesseranno poveri, più egli si compiacerà di colmarli di beni. È la Vergine divina che ce lo dice nel suo magnifico Cantico. Gloria ad essa, madre così tenera con i suoi figli, e così terribile con te, o Lucifero, che ti dibatti invano sotto il suo piede vittorioso.
Purtroppo mi è impossibile trovare online versioni dell'Anno Liturgico di Dom Guéranger anteriori al 1955, anno in cui, tra le perverse riforme realizzate dal massone apostata Annibale Bugnini, vi è la soppressione della quasi totalità delle Vigilie dal calendario liturgico.
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