02 ottobre 2021

Domenica 3 Ottobre 2021 nella liturgia



XIX Domenica dopo Pentecoste e I di Ottobre, Domenica minore, Semidoppio, colore liturgico verde. Commemorazione di Santa Teresa di Gesù Bambino Vergine.

Alla Scrittura occorrente del Mattutino incomincia il I Libro dei Maccabei.

È possibile celebrare la Messa, a condizione che non sia Messa Conventuale, della solennità esterna del SS. Rosario della Beata Vergine Maria (colore liturgico bianco), essendone la Festa fissata alla I Domenica di Ottobre secondo il computo del Proprio dei Santi prima del 1913 (cfr. AAS del 1916 pag. 74, Dubia espressi alla Sacra Congregazione dei Riti e da essa risolti il 12 Febbraio 1916). Malgrado sia una Festa di rito Doppio di II Classe, ha il privilegio di quelle di I Classe: tutte le Messe eccetto appunto quelle Conventuali possono essere della solennità esterna; in tal caso la Messa della XIX Domenica dopo Pentecoste dovrà essere recuperata Martedì 5 Ottobre.

In tutta Italia vige la pia pratica di recitare oggi (sempre I Domenica di Ottobre secondo il computo del Proprio dei Santi) a mezzogiorno la Supplica alla Regina del SS. Rosario di Pompei. Per quanto non sia di per sé liturgica, sarebbe molto auspicabile recitarla davanti al SS. Sacramento solennemente esposto.

Quanto ai Vespri:

In Italia: Primi Vespri di San Francesco d'Assisi Confessore, Patrono d'Italia, Doppio di I Classe, colore liturgico bianco. Commemorazione della Domenica.

Al di fuori dell'Italia: si celebrano regolarmente i Secondi Vespri della Domenica con le commemorazioni di San Francesco d'Assisi e di Santa Teresa di Gesù Bambino.


Nota: Santa Teresa di Gesù Bambino è stata canonizzata nel 1925 e la sua Festa, dotata di Ufficio e Messa propri, è stata estesa al calendario universale nel 1928: di conseguenza non si trova nei libri liturgici antecedenti.


Qui per le peculiarità del Tempo dopo Pentecoste:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/05/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-dopo.html


Al Breviario

Tutto dal Salterio. Le parti che si prendono dal Proprio del Tempo sono così disposte: le Letture del I e del II Notturno sono della I Domenica di Ottobre, le Letture del III Notturno, le Antifone al Benedictus e al Magnificat e l'Orazione sono della XIX Domenica dopo Pentecoste. Commemorazione dal Proprio dei Santi (al 3 Ottobre a Lodi, al 4 Ottobre ai Vespri fuori dall'Italia).

Le Antifone non si raddoppiano, il Suffragio, il Simbolo Atanasiano e le Preci si omettono.

Da notare che l'Invitatorio e gli Inni domenicali di Mattutino e Lodi cambiano, e si assumono quelli lunghi (Primo die quo Trinitas a Mattutino, AEterne rerum Conditor a Lodi), che verranno recitati dalla I Domenica di Ottobre alla XXIV e ultima dopo Pentecoste, e poi dalla II dopo l'Epifania alla Domenica di Quinquagesima.

Il Breviario non spiega perché in questi due periodi, interrotti dal Tempo di Avvento, da quello di Natale e dall'Ottava dell'Epifania, si usano degli Inni considerevolmente più lunghi rispetto a quelli delle Domeniche che vanno dalla IV dopo Pentecoste all'ultima di Settembre, ma avendo io avuto la fortuna di studiare la Regola di San Benedetto e alcuni dei suoi commentari (di Dom Guéranger, Dom Delatte e Dom Butler), vi ho trovato una similitudine e credo che si possa riferire al fatto del prolungamento delle notti: idealmente questi Inni sono recitati tra i due equinozi, da quello d'autunno a quello di primavera (e infatti la loro introduzione è preceduta dalle Quattro Tempora di Settembre e la loro cessazione seguita dalle Quattro Tempora di Quaresima). In un periodo solo vagamente simile, la Regola benedettina prevede infatti che l'Ufficio notturno sia più lungo rispetto a quello dell'estate (specifica da Pasqua a Novembre), anche se riguarda non tanto gli Inni quanto le Letture del Mattutino. È solo una mia personale opinione: non osando pretendere che una sia traccia dell'influsso del monachesimo nella liturgia romana (le differenze sono comunque considerevoli) penso che sia il medesimo principio ad ispirare entrambe le modifiche: quello di accorciare leggermente la preghiera notturna e mattutina in estate, quando le notti sono più brevi. Tuttavia recentemente, avendo comprato un libro che contiene gli Inni anteriori alle riforme di Urbano VIII, edito dai Benedettini francesi, ne ho avuto una definitiva conferma allorché esso li definisce rispettivamente come Inni Invernali ed Estivi.

In Italia: ai Vespri tutto dal Comune di un Confessore non Pontefice, Orazione dal Proprio dei Santi (al 4 Ottobre), commemorazione dal Proprio del Tempo. Compieta della Domenica.

Le Antifone si raddoppiano, il Suffragio e le Preci si omettonoLa conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Vespri è <<meruit beatas scandere sedes>>.


Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Festa del SS. Rosario della Beata Vergine Maria, Doppio di II Classe, colore liturgico bianco. Commemorazione della XIX Domenica dopo Pentecoste e I di Ottobre.

Ai Vespri commemorazioni di San Francesco d'Assisi Confessore e della Domenica.


Tutto dal Proprio dei Santi (alla I Domenica di Ottobre, che si trova all'inizio delle Feste di questo mese) con i Salmi del Comune delle Feste della Beata Vergine Maria a Mattutino e Vespri, e i Salmi domenicali a Lodi (a Prima come alle Feste). Commemorazione della Domenica dal Proprio del Tempo interamente dalla XIX Domenica dopo Pentecoste (non si prende nulla dalla I Domenica di Ottobre):  la IX Lezione del SS. Rosario può omettersi o accorparsi con l'VIII senza soluzione di continuità, e viene sostituita dalla VII Lezione della Domenica o dalle tre Lezioni del III Notturno della Domenica similmente riunite e seguite dal Te Deum; poi commemorazione della Domenica a Lodi e Vespri come al solito. Ai Vespri ancora commemorazione dal Proprio dei Santi (al 4 Ottobre).

La conclusione degli Inni è quella propria della Beata Vergine Maria: <<Jesu tibi sit gloria, qui natus es de Virgine, cum Patre et almo Spiritu, in sempiterna saecula>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<Gloria tibi Domine, qui natus es de Virgine, cum Patre et Sancto Spiritu, in sempiterna saecula>>. Le Antifone si raddoppiano, le Commemorazioni Comuni e le Preci si omettono. Il Versetto del Responsorio di Prima è <<qui natus es de Maria Virgine>>.


Al Messale

1) Per la Messa della Domenica:

Messa della XIX Domenica dopo Pentecoste.

  • Asperges
  • Gloria in excelsis
  • Si dicono due Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione di Santa Teresa di Gesù Bambino (al 3 Ottobre)
  • Credo
  • Prefazio della SS. Trinità
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni


2) Per la solennità esterna del SS. Rosario:

Messa al 7 Ottobre ma senza le due commemorazioni di San Marco e dei Santi Sergio e Compagni, che restano proprie a questo giorno.

  • Asperges (se è la Messa principale o l'unica Messa)
  • Gloria in excelsis
  • Si dicono tre Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione della XIX Domenica dopo Pentecoste
    • La terza è la commemorazione di Santa Teresa di Gesù Bambino
  • Credo
  • Prefazio della Beata Vergine (agli *** inserire Et te in Festivitate)
    • Ite Missa est
    • Come Ultimo Vangelo si legge quello della Messa della Domenica


    Pratiche

    Questa Supplica è stata composta, col nome di Atto d’amore alla Vergine, nel 1883 da Bartolo Longo, fondatore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, il quale sollecitava i fedeli a recitare un Ave Maria alla fine delle preghiere da lui composte e ad aggiungere una preghiera di suffragio per la sua anima benedetta.

    Approvata dalla Sacra Congregazione dei Riti, la Supplica fu arricchita da Leone XIII con l’indulgenza di sette anni e sette quarantene, a chi, con il cuore almeno pentito e devoto, la recita l’8 maggio e la prima Domenica di ottobre (Rescritto dell’8 giugno 1887), indulgenza confermata in perpetuo da San Pio X e resa applicabile alle anime del Purgatorio (Rescritto del 28 novembre 1903). Pio XI, con Breve Apostolico del 20 luglio 1925, ha confermato la detta indulgenza e ha concesso in più l’indulgenza plenaria a coloro che reciteranno la Supplica, confessati e comunicati, alle solite condizioni. Infine essa è stata inserita nel Preces et Pia opera indulgentiis ditata dello stesso Pio XI, testo ufficiale del 1938 che contiene tutte le indulgenze confermate dalla Santa Sede, e riedito da Pio XII nel 1952 col nome di Enchiridion Indulgentiarum.

    Ovviamente il testo è stato adulterato dai vaticansecondisti, come tutto ciò che vi è di buono, di santo e di cattolico nella Chiesa (è chiaro, non si sono fatti scrupolo né pudore di snaturare le Sacre Scritture e tutti gli atti del Culto divino in primis la Santa Messa, e si sarebbero dovuti fermare davanti a una pubblica prece?), ma qui viene fornito il testo originale di Bartolo Longo, reperibile nei già menzionati documenti.



    SUPPLICA ALLA REGINA DEL SANTISSIMO ROSARIO DI POMPEI

    DA RECITARSI NELL’ORA DI MEZZODÌ AGLI 8 DI MAGGIO E NELLA PRIMA DOMENICA DI OTTOBRE


    I. – O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl’idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.

    Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.

    Salve Regina.

    II. – È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l’ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

    Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.

    Salve Regina.

    III. – Che vi costa, o Maria, l’esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all’inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.

    Voi siete l’Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai  dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.

    Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c’ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.

    Salve Regina.

    Chiediamo la benedizione a Maria.

    Un’ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l’amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.

    Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del vostro Santuario.

    Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.

    O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d’inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia; a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.

    Salve Regina.


    Letture del Mattutino (in latino)

    AD I NOCTURNUM

    Lectio 1

    Incipit liber primus Machabæórum

    1 Mac 1:1-7

    Et factum est, postquam percússit Alexánder Philíppi Mácedo, qui primus regnávit in Grǽcia, egréssus de terra Cethim, Daríum regem Persárum et Medórum, constítuit prǽlia multa et obtínuit ómnium munitiónes et interfécit reges terræ, et pertránsiit usque ad fines terræ et accépit spólia multitúdinis géntium, et síluit terra in conspéctu ejus. Et congregávit virtútem et exércitum fortem nimis, et exaltátum est et elevátum cor ejus, et obtínuit regiónes géntium et tyránnos, et facti sunt illi in tribútum. Et post hæc décidit in lectum, et cognóvit quia morerétur, et vocávit púeros suos nóbiles, qui secum erant nutríti a juventúte, et divísit illis regnum suum, cum adhuc víveret.

    Lectio 2, 1 Mac 1:8-11

    Et regnávit Alexánder annis duódecim et mórtuus est. Et obtinuérunt púeri ejus regnum, unusquísque in loco suo, et imposuérunt omnes sibi diademáta post mortem ejus, et fílii eórum post eos annis multis. Et multiplicáta sunt mala in terra. Et éxiit ex eis radix peccátrix, Antíochus illústris, fílius Antíochi regis qui fúerat Romæ obses, et regnávit in anno centésimo trigésimo séptimo regni Græcórum.

    Lectio 3, 1 Mac 1:12-16

    In diébus illis exiérunt ex Israël fílii iníqui et suasérunt multis dicéntes: Eámus et disponámus testaméntum cum géntibus, quæ circa nos sunt, quia, ex quo recéssimus ab eis, invenérunt nos multa mala. Et bonus visus est sermo in óculis eórum. Et destinavérunt áliqui de pópulo, et abiérunt ad regem, et dedit illis potestátem ut fácerent justítiam géntium; et ædificavérunt gymnásium in Jerosólymis secúndum leges natiónum, et fecérunt sibi præpútia et recessérunt a testaménto sancto, et juncti sunt natiónibus, et venúmdati sunt ut fácerent malum.

    AD II NOCTURNUM

    Lectio 4

    Ex libro Officiórum sancti Ambrósii Epíscopi

    Lib. 1, cap. 40

    Fortásse áliquos béllica defíxos glória tenet, ut putent solam esse præliárem fortitúdinem; et ídeo me ad ista deflexísse, quia illa nostris déforet. Quam fortis Jesus Nave, ut uno prǽlio quinque reges captos stérneret cum pópulis suis! Deínde cum advérsum Gabaonítas urgéret prǽlium, et vererétur ne nox impedíret victóriam, magnitúdine mentis et fídei clamávit: Stet sol, et stetit, donec victória consummarétur. Gédeon in trecéntis viris de ingénti pópulo et acérbo hoste revéxit triúmphum. Jónathas adoléscens virtútem magnam fecit in prǽlio.

    Lectio 5

    Quid de Machabǽis loquar? Sed prius de pópulo dicam patrum; qui cum essent paráti ad repugnándum pro templo Dei et pro legítimis suis, dolo hóstium die lacessíti sábbati, maluérunt vulnéribus offérre nuda córpora, quam repugnáre, ne violárent sábbatum. Itaque omnes læti se obtulérunt morti. Sed Machabǽi considerántes quod hoc exémplo gens omnis posset períre, sábbato étiam, cum ipsi in bellum provocaréntur, ulti sunt innocéntium necem fratrum suórum. Unde póstea stimulátus rex Antíochus, cum bellum accénderet per duces suos Lýsiam, Nicánorem, Górgiam, ita cum Orientálibus suis et Assýriis attrítus est cópiis, ut quadragínta et octo míllia in médio campi a tribus míllibus prosterneréntur.

    Lectio 6

    Virtútem ducis Judæ Machabǽi de uno ejus mílite consideráte. Namque Eleázarus, cum supereminéntem céteris elephántem loríca vestítum régia advérteret, arbitrátus quod in eo esset rex, cursu cóncito in médium legiónis se prorúpit: et, abjécto clýpeo, utráque manu interficiébat, donec perveníret ad béstiam, atque intrávit sub eam, et subjécto gládio interémit eam. Itaque cadens béstia oppréssit Eleázarum, atque ita mórtuus est. Quanta ígitur virtus ánimi! primo, ut mortem non timéret; deínde, ut circumfúsus legiónibus inimicórum, in confértos raperétur hostes, médium penetráret agmen, et contémpta morte ferócior, abjécto clýpeo, utráque manu vulnerátæ molem béstiæ subíret ac sustinéret: post infra ipsam succéderet, quo plenióri feríret ictu; cujus ruína inclúsus magis quam oppréssus, suo est sepúltus triúmpho.

    AD III NOCTURNUM

    Lectio 7

    Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum

    Matt 22:1-14

    In illo témpore: Loquebátur Jesus princípibus sacerdótum et pharisǽis in parábolis, dicens: Símile factum est regnum cælórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Et réliqua.

    Homilía sancti Gregórii Papæ

    Homilia 38 in Evangelia, post initium

    Sæpe jam me dixísse mémini, quod plerúmque in sancto Evangélio regnum cælórum præsens Ecclésia nominátur: congregátio quippe justórum, regnum cælórum dícitur. Quia enim per prophétam Dóminus dicit: Cælum mihi sedes est; et Sálomon ait: Anima justi sedes sapiéntiæ; Paulus étiam dicit Christum Dei virtútem, et Dei sapiéntiam: líquido collígere debémus, quia si Deus sapiéntia, ánima autem justi, sedes sapiéntiæ, dum cælum dícitur sedes Dei, cælum ergo est ánima justi. Hinc per Psalmístam de sanctis prædicatóribus dícitur: Cæli enárrant glóriam Dei.

    Lectio 8

    Regnum ergo cælórum est Ecclésia justórum: quia dum eórum corda in terra nil ámbiunt, per hoc quod ad supérna suspírant, jam in eis Dóminus quasi in cæléstibus regnat. Dicátur ergo: Símile est regnum cælórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Jam intélligit cáritas vestra, quis est iste Rex, Regis fílii pater: ille nimírum, cui Psalmísta ait: Deus judícium tuum Regi da, et justítiam tuam fílio Regis. Qui fecit núptias fílio suo. Tunc enim Deus Pater Deo Fílio suo núptias fecit, quando hunc in útero Vírginis humánæ natúræ conjúnxit, quando Deum ante sǽcula fíeri vóluit hóminem in fine sæculórum.

    Lectio 9

    Sed quia ex duábus persónis fíeri solet ista nuptiális conjúnctio; absit hoc ab intelléctibus nostris, ut persónam Dei et hóminis Redemptóris nostri Jesu Christi, ex duábus persónis credámus unítam. Ex duábus quippe atque in duábus hunc natúris exsístere dícimus; sed ex duábus persónis compósitum credi, ut nefas vitámus. Apértius ergo atque secúrius dici potest, quia in hoc Pater Regi Fílio núptias fecit, quo ei per incarnatiónis mystérium sanctam Ecclésiam sociávit. Uterus autem Genitrícis Vírginis, hujus sponsi thálamus fuit. Unde et Psalmísta dicit: In sole pósuit tabernáculum suum, et ipse tamquam sponsus procédens de thálamo suo.


    Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

    I NOTTURNO

    Lettura 1

    Incomincia il primo libro dei Maccabei

    1 Mac 1:1-7

    Or avvenne, che Alessandro, figlio di Filippo, il Macedone, che regnò per il primo nella Grecia, uscito dal paese di Cetim, dopo aver sconfitto Dario re dei Persiani e dei Medi, ingaggiò molte battaglie ed espugnò dappertutto le città forti, uccise i re della terra, si avanzò sino all'estremità della terra, e si arricchì colle spoglie di molte Genti, e la terra ammutolì dinanzi a lui. E radunò forze e un esercito potentissimo, e il suo cuore si gonfiò e insuperbì, e sottomise le province delle Genti e i loro capi, e se li rese tributari. E dopo ciò, si mise a letto e, conoscendo che sarebbe morto, chiamò i suoi cortigiani, i nobili che erano stati educati con lui fin dalla giovinezza, e divise loro il suo regno mentre era tuttora vivo.

    Lettura 2, 1 Mac 1:8-11

    Alessandro dunque regnò dodici anni e morì. E i suoi cortigiani occuparono il regno, ciascuno nella sua provincia, e morto lui, si cinsero tutti il diadema, e dopo di essi i loro figli per molti anni. E si moltiplicarono i mali sulla terra. Da loro usci quella radice di peccato, Antioco l'illustre, figlio del re Antioco ch'era stato ostaggio a Roma, e che regnò nell'anno centotrentasette del regno dei Greci.

    Lettura 3, 1 Mac 1:12-16

    In quel tempo uscirono da Israele dei figli iniqui, che persuasero molti dicendo: Andiamo e facciamo alleanza coi Gentili circonvicini, perché, da che ci siamo ritirati da essi, ci son venuti addosso molti mali. E agli occhi loro parve giusto questo discorso. E incaricarono alcuni del popolo che andarono dal re, il quale diede loro facoltà di fare secondo il costume dei Gentili; ed essi si edificarono un ginnasio in Gerusalemme secondo i costumi pagani, abolirono il segno della circoncisione, abbandonarono la santa alleanza, si collegarono coi gentili e si venderono per fare il male.

    II NOTTURNO

    Lettura 4

    Dal libro degli Offici di sant'Ambrogio Vescovo

    Libro 1, cap. 40

    Forse alcuni son presi così dalla gloria delle armi da credere che il valore guerresco sia tutto; e che io ho evitato di parlarne perché questa virtù manchi ai nostri. Ebbene quanto valoroso Giosuè di Nave, che in una sola battaglia sconfisse e fece prigioni cinque re con tutta la loro gente! E poi incalzando la battaglia contro i Gabaoniti, temendo che la notte non impedisse la vittoria, con gran fede e coraggio gridò: Fermati, o sole, ed esso si fermò sino a vittoria completa. Gedeone con trecento uomini trionfò d'una armata numerosa e di un formidabile nemico. Gionata, ancor adolescente, si distinse per bei fatti d'arme.

    Lettura 5

    Che dire dei Maccabei? Ma prima dirò di quella turba di antenati i quali, essendo pronti a combattere per il tempio di Dio e le loro sante leggi, attaccati con inganno dai nemici in giorno di sabato, amarono piuttosto esporsi senz'armi ai loro colpi che opporre resistenza per non violare il sabato. Così tutti lieti si offrirono alla morte. Ma i Maccabei considerando che seguendo questo esempio sarebbe perita tutta la nazione, provocati pur essi di sabato a battaglia, vendicarono la strage dei virtuosi loro fratelli. Ond'è che poi irritato il re Antioco, avendo acceso la guerra per mezzo de' suoi capitani Lisia, Nicanore e Gorgia riportò tale rotta insieme colle sue truppe Orientali e Assire, che ne furono abbattuti in mezzo al campo quarantottomila da soli tremila.

    Lettura 6

    Considerate ora il valore del duce Giuda Maccabeo da ciò che fece uno de' suoi soldati. Eleazaro avendo osservato un elefante più alto di tutti gli altri, e coperto della gualdrappa reale, credendo che portasse il re, accelerata la corsa, si precipitò in mezzo alla legione: e, gettato via lo scudo, faceva strage con tutte due le mani, finché giunto alla bestia, vi si cacciò sotto e la uccise colla spada. Perciò cadendo la bestia oppresse Eleazaro, onde ne morì. Quanto coraggio in lui! prima perché non teme la morte; poi perché, circondato dalle legioni nemiche, si slancia nel folto delle file, spezza il battaglione, e reso più audace per il disprezzo della morte, getta lo scudo, prende la spada con ambe le mani, e, cacciatosi sotto il ventre dell'animale per essere più sicuro del colpo, gli immerge il ferro nel corpo; e rinchiuso più che schiacciato dalla caduta di quello, egli rimane sepolto nel suo trionfo.

    III NOTTURNO

    Lettura 7

    Lettura del santo Vangelo secondo Matteo

    Matt 22:1-14

    In quell'occasione: Gesù parlava ai capi sacerdoti e ai farisei in parabole dicendo : Il regno dei deli è simile ad un re, che celebrava le nozze del suo figlio. Eccetera.

    Omelia di san Gregorio Papa

    Omelia 38 sul Vangelo, dopo il principio

    Ricordo di aver detto più volte come spesso nel santo Vangelo sotto il regno dei cieli si designi la Chiesa presente: l'assemblea dei giusti infatti si chiama regno dei cieli. Perché il Signore ha detto per mezzo di un profeta: «Il cielo è la mia sede» Is. 66,1; e Salomone dice: «L'anima del giusto è la sede della sapienza»; e anche Paolo: dice che «Cristo è la virtù di Dio e la sapienza di Dio» 1Cor. 1,24: ora se Dio è la sapienza, e l'anima del giusto è la sede della sapienza, come d'altra parte il cielo è la sede di Dio, dobbiamo evidentemente conchiudere che l'anima del giusto è un cielo. Donde questa parola del Salmista applicata ai santi predicatori: «I cieli narrano la gloria di Dio» Ps. 18,1.

    Lettura 8

    Così il regno dei cieli è la Chiesa dei giusti: siccome i loro cuori non ambiscono nulla di terrene, e siccome sospirano verso le cose dell'alto, così il Signore regna già in essi come nei cieli. Quindi si dice: «Il regno dei cieli è simile a un re che celebrava le nozze del suo figlio» Matth. 22,1. La vostra carità comprende chi è questo Re, padre d'un figlio egualmente Re: lo stesso, senza dubbio, cui s'indirizza il Salmista: «O Dio, dà il tuo giudizio al Re, e la tua giustizia al figlio del Re» Matth. 22,2; Ps. 71,1. «Che celebrava le nozze del suo figlio». Effettivamente Dio Padre celebrò le nozze di Dio suo Figlio quando lo univa alla natura umana nel seno della Vergine, quando egli voleva che questo (Figlio), Dio avanti i secoli, si facesse uomo nel corso dei secoli.

    Lettura 9

    Ma perché l'unione nuziale ordinaria richiede due persone, lungi da noi il pensare che la personalità di Gesù Cristo, nostro Redentore, Dio e uomo insieme, risulti dall'unione di due persone. Noi affermiamo, è vero, ch'egli è di due nature e sussiste in due nature; ma crederlo composto di due persone, lo respingiamo come una bestemmia. Egli è dunque più chiaro e sicuro il dire che il Padre· ha celebrato le nozze del Re suo Figlio, allorquando, mediante il mistero dell'incarnazione, gli unì la santa Chiesa. Il seno poi della Vergine Madre fu il letto nuziale di questo sposo. Onde il Salmista canta ancora: «Nel sole ha posto la sua dimora, ed esso è come uno sposo che esce dalla sua camera nuziale» Ps. 18,5.


    Ad Primam: il Martirologio del 4 Ottobre 2021

    Quarto Nonas Octobris, luna vigesima septima.



    Nel quarto giorno alle None di Ottobre, luna ventisettesima.




    1) Parti proprie della Messa della XIX Domenica dopo Pentecoste (in latino)

    INTROITUS

    Salus pópuli ego sum, dicit Dóminus: de quacúmque tribulatióne clamáverint ad me, exáudiam eos: et ero illórum Dóminus in perpétuum. --- Attendite, pópule meus, legem meam: inclináte aurem vestram in verba oris mei. --- Glória Patri --- Salus pópuli ego sum, dicit Dóminus: de quacúmque tribulatióne clamáverint ad me, exáudiam eos: et ero illórum Dóminus in perpétuum.

    COLLECTAE

    Orémus. Omnípotens et miséricors Deus, univérsa nobis adversántia propitiátus exclúde: ut mente et córpore páriter expedíti, quæ tua sunt, líberis méntibus exsequámur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Dómine, qui dixisti: Nisi efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum cœlórum: da nobis, quǽsumus: ita sanctæ Teresiæ Vírginis in humilitáte et simplicitáte cordis vestígia sectári, ut præmia consequámur ætérna. Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    EPISTOLA

    Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Ephésios

    Ephes 4:23-28

    Fratres: Renovámini spíritu mentis vestræ, et indúite novum hóminem, qui secúndum Deum creátus est in justítia et sanctitáte veritátis. Propter quod deponéntes mendácium, loquímini veritátem unusquísque cum próximo suo: quóniam sumus ínvicem membra. Irascímini, et nolíte peccáre: sol non occídat super iracúndiam vestram. Nolíte locum dare diábolo: qui furabátur, jam non furétur; magis autem labóret, operándo mánibus suis, quod bonum est, ut hábeat, unde tríbuat necessitátem patiénti.

    GRADUALE

    Dirigátur orátio mea, sicut incénsum in conspéctu tuo, Dómine. Elevatio mánuum meárum sacrifícium vespertínum.

    ALLELUJA

    Allelúja, allelúja. Confitémini Dómino, et invocáte nomen ejus: annuntiáte inter gentes ópera ejus. Allelúja.

    EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum

    Matt 22:1-14

    In illo témpore: Loquebátur Jesus princípibus sacerdótum et pharisǽis in parábolis, dicens: Símile factum est regnum cœlórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Et misit servos suos vocáre invitátos ad nuptias, et nolébant veníre. Iterum misit álios servos, dicens: Dícite invitátis: Ecce, prándium meum parávi, tauri mei et altília occísa sunt, et ómnia paráta: veníte ad núptias. Illi autem neglexérunt: et abiérunt, álius in villam suam, álius vero ad negotiatiónem suam: réliqui vero tenuérunt servos ejus, et contuméliis afféctos occidérunt. Rex autem cum audísset, iratus est: et, missis exercítibus suis, pérdidit homicídas illos et civitátem illórum succéndit. Tunc ait servis suis: Núptiæ quidem parátæ sunt, sed, qui invitáti erant, non fuérunt digni. Ite ergo ad exitus viárum et, quoscúmque invenéritis, vocáte ad núptias. Et egréssi servi ejus in vias, congregavérunt omnes, quos invenérunt, malos et bonos: et implétæ sunt núptiæ discumbéntium. Intrávit autem rex, ut vidéret discumbéntes, et vidit ibi hóminem non vestítum veste nuptiáli. Et ait illi: Amíce, quómodo huc intrásti non habens vestem nuptiálem? At ille obmútuit. Tunc dixit rex minístris: Ligátis mánibus et pédibus ejus, míttite eum in ténebras exterióres: ibi erit fletus et stridor déntium. Multi enim sunt vocáti, pauci vero elécti.

    OFFERTORIUM

    Orémus. Si ambulávero in médio tribulatiónis, vivificábis me, Dómine: et super iram inimicórum meórum exténdes manum tuam, et salvum me fáciet déxtera tua.

    SECRETAE

    Hæc múnera, quǽsumus, Dómine, quæ óculis tuæ majestátis offérimus, salutária nobis esse concéde. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Sacrifícium nostrum tibi, Dómine, quǽsumus, sanctæ Terésiæ Vírginis tuæ precátio sancta concíliet: ut, in cujus honóre sollémniter exhibétur, ejus méritis efficiátur accéptum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE

    Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in unius singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne veræ sempiternǽque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur æquálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre quotídie, una voce dicéntes: (Sanctus).

    COMMUNIO

    Tu mandásti mandáta tua custodíri nimis: útinam dirigántur viæ meæ, ad custodiéndas justificatiónes tuas.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Tua nos, Dómine, medicinális operátio, et a nostris perversitátibus cleménter expédiat, et tuis semper fáciat inhærére mandátis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Illo nos, Dómine amóris igne cœléste mystérium inflámmet: quo sancta Teresia Virgo tua se tibi pro homínibus caritátis víctimam devóvit. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


    Traduzione italiana della Messa della XIX Domenica dopo Pentecoste

    INTROITO

    Io sono la salvezza dei popoli, dice il Signore: in qualunque calamità mi invocheranno, io li esaudirò, e sarò il loro Signore in perpetuo. --- Ascolta, o popolo mio, la mia legge: porgi orecchio alle parole della mia bocca. --- Gloria --- Io sono la salvezza dei popoli, dice il Signore: in qualunque calamità mi invocheranno, io li esaudirò, e sarò il loro Signore in perpetuo.

    COLLETTE

    Preghiamo. Onnipotente e misericordioso Iddio, allontana propizio da noi quanto ci avversa: affinché, ugualmente spediti d’ànima e di corpo, compiamo con libero cuore i tuoi comandi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. O Signore, che dicesti: Se non diventerete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli; fa', te ne preghiamo, che seguiamo le orme dell'umiltà e semplicità di cuore della santa Vergine Teresa, così da conseguire i premi eterni: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    EPISTOLA

    Lettura della Lettera di san Paolo Apostolo agli Efesini

    Ephes 4:23-28

    Fratelli: Rinnovatevi nello spirito della vostra mente, e rivestitevi dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santa verità. Per la qual cosa, rigettata la menzogna, ciascuno parli al suo prossimo secondo la verità, poiché siamo membri gli uni degli altri. Se vi adirate, guardatevi dal peccare: non tramonti il sole sopra la vostra ira. Non date luogo al diavolo: colui che rubava non rubi piú, ma anzi lavori con le proprie mani a qualche cosa di onesto, di modo che abbia da dare a chi si trova nella necessità.

    GRADUALE

    Si innalzi la mia preghiera come l’incenso al tuo cospetto, o Signore. L’elevazione delle mie mani sia come il sacrificio della sera.

    ALLELUIA

    Alleluia, alleluia. Date lode al Signore, e invocate il suo nome, fate conoscere tra le genti le sue opere. Alleluia.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo

    Matt 22:1-14

    In quel tempo: Gesú parlava ai príncipi dei sacerdoti e ai Farisei con parabole, dicendo: Il regno dei cieli è simile a un re, il quale celebrò le nozze del suo figlio: egli mandò i suoi servitori a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non volevano andare. Mandò di nuovo altri servitori a dire agli invitati: Il mio pranzo è già pronto: sono stati uccisi i miei tori e gli animali grassi, e tutto è pronto: venite alle nozze. Ma quelli non se ne curarono, e se ne andarono chi alla sua villa, chi al suo negozio. Altri poi, presi i servi di lui, li trattarono a contumelie e li uccisero. Udito ciò, il re si sdegnò: e mandate le sue milizie sterminò quegli omicidi e dette alle fiamme la loro città. Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma quelli che erano stati invitati non furono degni. Andate, dunque agli angoli delle strade e quanti incontrerete chiamateli alle nozze. E andati i servi di lui per le strade, radunarono quanti trovarono, buoni e cattivi, sí che la sala del banchetto fu piena di convitati. Entrato il re per vedere i convitati, vide un uomo che non era in abito da nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qua, non avendo la veste nuziale? Ma quegli ammutolí. Allora il re disse ai suoi ministri: Legatelo mani e piedi, e gettatelo nelle tenebre esteriori: ivi sarà pianto e stridore di denti. Poiché molti sono i chiamati, e pochi gli eletti.

    OFFERTORIO

    Preghiamo. Se cammino in mezzo alla tribolazione, Tu mi dai la vita, o Signore: contro l’ira dei miei nemici stendi la tua mano, e la tua destra mi salverà.

    SECRETE

    Concedi, o Signore, Te ne preghiamo, che questi doni, da noi offerti in onore della tua maestà, ci siano salutari. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    O Signore, la preghiera della santa Vergine Teresa ti renda gradevole il nostro sacrificio; e come viene solennemente offerto in suo onore, così a te riesca gradito per i suoi meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    PREFAZIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

    È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigénito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Cosí che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l’unità nell’essenza e l’uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: (Sanctus).

    COMUNIONE

    Tu hai ordinato che i tuoi comandamenti siano osservati con grande diligenza: fai che i miei passi siano diretti all’osservanza dei tuoi precetti.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. O Signore, l’opera medicinale del tuo sacramento ci liberi benignamente dalle nostre perversità, e ci faccia vivere sempre sinceramente fedeli ai tuoi precetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Questo celeste mistero ci infiammi, o Signore, di quel fuoco d'amore, in forza del quale santa Teresa Vergine tua si consacrò a te vittima di carità per gli uomini. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


    2) Parti proprie della Messa della solennità esterna del SS. Rosario della Beata Vergine Maria (in latino)

    INTROITUS

    Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátæ Maríæ Vírginis: de cujus sollemnitáte gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei. --- Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. --- Glória Patri. --- Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátæ Maríæ Vírginis: de cujus sollemnitáte gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei.

    COLLECTAE

    Orémus. Deus, cujus Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam nobis salútis ætérnæ præmia comparávit: concéde, quǽsumus; ut, hæc mystéria sacratíssimo beátæ Maríæ Vírginis Rosário recoléntes, et imitémur, quod cóntinent, et quod promíttunt, assequámur. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Omnípotens et miséricors Deus, univérsa nobis adversántia propitiátus exclúde: ut mente et córpore páriter expedíti, quæ tua sunt, líberis méntibus exsequámur.

    Dómine, qui dixisti: Nisi efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum cœlórum: da nobis, quǽsumus: ita sanctæ Teresiæ Vírginis in humilitáte et simplicitáte cordis vestígia sectári, ut præmia consequámur ætérna. Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    EPISTOLA

    Léctio libri Sapiéntiæ

    Prov 8:22-24; 8:32-35

    Dóminus possédit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab ætérno ordináta sum et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abýssi, et ego jam concépta eram. Nunc ergo, fílii, audíte me: Beáti, qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abjícere eam. Beátus homo, qui audit me et qui vígilat ad fores meas quotídie. et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam et háuriet salútem a Dómino.

    GRADUALE

    Propter veritátem et mansuetúdinem et justítiam, et dedúcet te mirabíliter déxtera tua. Audi, fília, et vide, et inclína aurem tuam: quia concupívit Rex spéciem tuam.

    ALLELUIA

    Allelúja, allelúja. Sollémnitas gloriósæ Vírginis Maríæ ex sémine Abrahæ, ortæ de tribu Juda, clara ex stirpe David. Alleluia.

    EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Lucam

    Luc 1:26-38

    In illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quæ cum audísset, turbáta est in sermóne ejus: et cogitábat, qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce, concípies in útero et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David, patris ejus: et regnábit in domo Jacob in ætérnum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem María ad Angelum: Quómodo fiet istud, quóniam virum non cognósco? Et respóndens Angelus, dixit ei: Spíritus Sanctus supervéniet in te, et virtus Altíssimi obumbrábit tibi. Ideóque et quod nascétur ex te Sanctum, vocábitur Fílius Dei. Et ecce, Elisabeth, cognáta tua, et ipsa concépit fílium in senectúte sua: et hic mensis sextus est illi, quæ vocátur stérilis: quia non erit impossíbile apud Deum omne verbum. Dixit autem María: Ecce ancílla Dómini, fiat mihi secúndum verbum tuum.

    OFFERTORIUM

    Orémus. In me grátia omnis viæ et veritátis, in me omnis spes vitæ et virtútis: ego quasi rosa plantáta super rivos aquárum fructificávi.

    SECRETAE

    Fac nos, quǽsumus, Dómine, his munéribus offeréndis conveniénter aptári: et per sacratíssimi Rosárii mystéria sic vitam, passiónem et glóriam Unigéniti tui recólere; ut ejus digni promissiónibus efficiámur: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Hæc múnera, quǽsumus, Dómine, quæ óculis tuæ majestátis offérimus, salutária nobis esse concéde.

    Sacrifícium nostrum tibi, Dómine, quǽsumus, sanctæ Terésiæ Vírginis tuæ precátio sancta concíliet: ut, in cujus honóre sollémniter exhibétur, ejus méritis efficiátur accéptum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    PRAEFATIO DE BEATA MARIA VIRGINE

    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Festivitate beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Iesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem maiestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti iubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus)

    COMMUNIO

    Floréte, flores, quasi lílium, et date odórem, et frondéte in grátiam, collaudáte cánticum, et benedícite Dóminum in opéribus suis.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Sacratíssimæ Genetrícis tuæ, cujus Rosárium celebrámus, quǽsumus, Dómine, précibus adjuvémur: ut et mysteriórum, quæ cólimus, virtus percipiátur; et sacramentórum, quæ súmpsimus, obtineátur efféctus: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Tua nos, Dómine, medicinális operátio, et a nostris perversitátibus cleménter expédiat, et tuis semper fáciat inhærére mandátis.

    Illo nos, Dómine amóris igne cœléste mystérium inflámmet: quo sancta Teresia Virgo tua se tibi pro homínibus caritátis víctimam devóvit. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    ULTIMUM EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum

    Matt 22:1-14

    In illo témpore: Loquebátur Jesus princípibus sacerdótum et pharisǽis in parábolis, dicens: Símile factum est regnum cœlórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Et misit servos suos vocáre invitátos ad nuptias, et nolébant veníre. Iterum misit álios servos, dicens: Dícite invitátis: Ecce, prándium meum parávi, tauri mei et altília occísa sunt, et ómnia paráta: veníte ad núptias. Illi autem neglexérunt: et abiérunt, álius in villam suam, álius vero ad negotiatiónem suam: réliqui vero tenuérunt servos ejus, et contuméliis afféctos occidérunt. Rex autem cum audísset, iratus est: et, missis exercítibus suis, pérdidit homicídas illos et civitátem illórum succéndit. Tunc ait servis suis: Núptiæ quidem parátæ sunt, sed, qui invitáti erant, non fuérunt digni. Ite ergo ad exitus viárum et, quoscúmque invenéritis, vocáte ad núptias. Et egréssi servi ejus in vias, congregavérunt omnes, quos invenérunt, malos et bonos: et implétæ sunt núptiæ discumbéntium. Intrávit autem rex, ut vidéret discumbéntes, et vidit ibi hóminem non vestítum veste nuptiáli. Et ait illi: Amíce, quómodo huc intrásti non habens vestem nuptiálem? At ille obmútuit. Tunc dixit rex minístris: Ligátis mánibus et pédibus ejus, míttite eum in ténebras exterióres: ibi erit fletus et stridor déntium. Multi enim sunt vocáti, pauci vero elécti.


    Traduzione italiana della Messa della solennità esterna del SS. Rosario della Beata Vergine Maria

    INTROITO

    Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore della beata Vergine Maria! Della sua festa gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio. --- Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema. --- Gloria --- Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore della beata Vergine Maria! Della sua festa gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio.

    COLLETTE

    Preghiamo. O Dio, il tuo Unico Figlio ci ha acquistato con la sua vita, morte e risurrezione i beni della salvezza eterna: concedi a noi che, venerando questi misteri nel sacratissimo Rosario della Vergine Maria, imitiamo ciò che contengono e otteniamo ciò che promettono. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Onnipotente e misericordioso Iddio, allontana propizio da noi quanto ci avversa: affinché, ugualmente spediti d’ànima e di corpo, compiamo con libero cuore i tuoi comandi.

    O Signore, che dicesti: Se non diventerete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli; fa', te ne preghiamo, che seguiamo le orme dell'umiltà e semplicità di cuore della santa Vergine Teresa, così da conseguire i premi eterni: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    EPISTOLA

    Lettura del Libro della Sapienza

    Prov 8:22-24; 8:32-35

    Dall'inizio delle sue vie Iddio mi ha posseduta, dal principio dei tempi, prima di ogni opera sua. Fin dall'eternità io sono stata formata; dai tempi remoti, prima che la terra fosse. Ancora non c'era l'abisso, ma io ero già stata concepita. Or dunque, figlioli, ascoltatemi: beati coloro che custodiscono le mie vie. Ascoltate l'ammonizione e diventate saggi, e non vogliate disprezzarla. Beato l'uomo che mi ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte e custodisce la soglia della mia casa. Chi trova me, trova la vita: e dal Signore attingerà la salvezza.

    GRADUALE

    Per la tua fedeltà e mitezza e giustizia la tua destra compirà prodigi. Ascolta e guarda, tendi l'orecchio, o figlia: il Re si è invaghito della tua bellezza.

    ALLELUIA

    Allelúia, allelúia. Celebriamo la gloriosa vergine Maria, della discendenza di Abramo, nata dalla tribù di Giuda, nella nobile famiglia di Davide. Alleluia.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca

    Luc 1:26-38

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea, di nome Nazareth, ad una vergine sposa di un uomo di nome Giuseppe, della stirpe di Davide; e il nome della vergine era Maria. L'angelo, entrando da lei, disse: «Ave, piena di grazia; il Signore è con te; tu sei benedetta fra le donne». Mentre l'udiva, fu turbata alle sue parole, e si domandava cosa significasse quel saluto. E l'angelo le disse: «Non temere, Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre: e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». L 'angelo le rispose, dicendo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell' Altissimo ti coprirà della sua ombra. Per questo il Santo, che nascerà da te, sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anch’essa un figlio nella sua vecchiaia ed è già al sesto mese, lei che era detta sterile: poiché niente è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: sia fatto a me secondo la tua parola».

    OFFERTORIO

    Preghiamo. In me ogni grazia di verità e dottrina in me ogni speranza di vita e di forza. Sono fiorita come una rosa, piantata lungo i corsi delle acque.

    SECRETE

    Rendici degni, Signore, di offrirti questo sacrificio: e concedi che, venerando nel sacratissimo Rosario i misteri della vita, passione e gloria del tuo unico Figlio, diventiamo partecipi dei beni da lui promessi: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Concedi, o Signore, Te ne preghiamo, che questi doni, da noi offerti in onore della tua maestà, ci siano salutari.

    O Signore, la preghiera della santa Vergine Teresa ti renda gradevole il nostro sacrificio; e come viene solennemente offerto in suo onore, così a te riesca gradito per i suoi meriti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    PREFAZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA

    È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

    COMUNIONE

    Fiorite, come gigli, o fiori, date profumo, spandetevi in bellezza: cantate in coro la lode divina e benedite Dio nelle sue opere.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. Ci aiutino, Signore, le preghiere della tua santissima Madre, nella festa del suo Rosario: concedi a noi di sentire l'efficacia dei misteri che veneriamo, e di ottenere il frutto dei sacramenti che abbiamo ricevuto: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. O Signore, l’opera medicinale del tuo sacramento ci liberi benignamente dalle nostre perversità, e ci faccia vivere sempre sinceramente fedeli ai tuoi precetti.

    Questo celeste mistero ci infiammi, o Signore, di quel fuoco d'amore, in forza del quale santa Teresa Vergine tua si consacrò a te vittima di carità per gli uomini. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    ULTIMO VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo

    Matt 22:1-14

    In quel tempo: Gesú parlava ai príncipi dei sacerdoti e ai Farisei con parabole, dicendo: Il regno dei cieli è simile a un re, il quale celebrò le nozze del suo figlio: egli mandò i suoi servitori a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non volevano andare. Mandò di nuovo altri servitori a dire agli invitati: Il mio pranzo è già pronto: sono stati uccisi i miei tori e gli animali grassi, e tutto è pronto: venite alle nozze. Ma quelli non se ne curarono, e se ne andarono chi alla sua villa, chi al suo negozio. Altri poi, presi i servi di lui, li trattarono a contumelie e li uccisero. Udito ciò, il re si sdegnò: e mandate le sue milizie sterminò quegli omicidi e dette alle fiamme la loro città. Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma quelli che erano stati invitati non furono degni. Andate, dunque agli angoli delle strade e quanti incontrerete chiamateli alle nozze. E andati i servi di lui per le strade, radunarono quanti trovarono, buoni e cattivi, sí che la sala del banchetto fu piena di convitati. Entrato il re per vedere i convitati, vide un uomo che non era in abito da nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qua, non avendo la veste nuziale? Ma quegli ammutolí. Allora il re disse ai suoi ministri: Legatelo mani e piedi, e gettatelo nelle tenebre esteriori: ivi sarà pianto e stridore di denti. Poiché molti sono i chiamati, e pochi gli eletti.


    Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

    DOMENICA  DICIANNOVESIMA  DOPO  LA  PENTECOSTE

    MESSA

    Il capo augusto del popolo di Dio è salvezza dei suoi in tutti i loro mali e lo ha dimostrato in modo evidente domenica scorsa, ridonando salute al corpo e all’anima del povero paralitico, che ci raffigurava tutti. Ascoltiamo con riconoscenza ed amore la sua voce e promettiamo la fedeltà che chiede. La sua legge osservata ci difenderà dalle ricadute.

    EPISTOLA (Efes. 4, 23-28). – Fratelli: Rinnovatevi nello spirito della vostra mente, rivestitevi dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. Lasciate quindi da parte ogni menzogna, parli ciascuno secondo la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. se vi adirate guardatevi dal peccare: il sole non tramonti sopra l’ira vostra, né fate posto al diavolo. Chi rubava non rubi più, ma faccia piuttosto con le sue mani qualche onesto lavoro in modo che abbia qualcosa da donare ai bisognosi.

    La Chiesa riprende oggi la lettura della lettera agli Efesini sospesa domenica. L’Apostolo che ha posto prima i principi della vera santità, ne deduce adesso le conseguenze morali.

    L’uomo nuovo.

    Apprendiamo nell’Epistola la morale di san Paolo, che cosa egli intenda per giustizia della verità, che è quella di Cristo (Rom. 13, 14) e dell’uomo nuovo, che chi aspira al possesso delle ricchezze enumerate nei passi precedenti della sua lettera immortale deve rivestire. Chi rilegge l’Epistola della domenica decimasettima trova che tutte le regole dell’ascetismo cristiano e della vita mistica si riassumono per l’Apostolo in queste parole: Preoccupiamoci dell’unità (Efes.  4, 3). Questa massima che egli dà ai principianti e ai perfetti è il coronamento delle vocazioni più sublimi nell’ordine della grazia, come è fondamento e ragione di tutti i comandamenti di Dio, sicché, se noi dobbiamo evitare la menzogna e dire il vero a chi ci ascolta, per l’Apostolo il motivo è questo: Perché noi siamo membra l’uno dell’altro! 

    È santo lo sdegno di cui parlava il salmista destato (Sal 4,5) in certe occasioni dallo zelo della legge divina e della carità, ma il movimento di irritazione sorto nell’anima deve anche allora calmarsi prestissimo. Il prolungarlo sarebbe far posto al diavolo e dargli modo di scuotere e rovesciare in noi l’edificio della santa unità con il rancore e l’astio.

    Prima della nostra conversione, il prossimo soffriva non meno di Dio per i nostri falli, l’ingiustizia ci toccava poco, quando passava inavvertita, l’egoismo era legge per noi ed era a garanzia del regno di Satana nelle nostre anime. Ora lo Spirito di santità ha cacciato l’indegno usurpatore e il segno migliore del dominio riconquistato è il fatto che noi non solo sentiamo che i diritti del prossimo sono sacri, ma ancora che il nostro lavoro e tutta la nostra attività si ispira al pensiero delle necessità del prossimo, alle quali occorre provvedere, e come l’Apostolo prosegue e conclude poco dopo, essendo imitatori di Dio, come figli suoi carissimi, camminiamo nell’amore (Efes. 5, 1-2).

    VANGELO (Mt. 22, 2-14). – In quel tempo: Gesù parlava ai principi dei sacerdoti e ai Farisei in parabole, dicendo: Il regno dei cieli è simile ad un re il quale fece le nozze a suo figlio. E mandò i servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò ancora altri servi, dicendo: Dite agli invitati: Ecco il mio pranzo è già apparecchiato, si sono ammazzati i buoi e gli animali ingrassati, e tutto è pronto: venite alle nozze. Ma quelli non se ne presero cura e andarono chi al suo campo e chi al suo negozio. Allora poi presero i servitori, li oltraggiarono e li uccisero. Avendo udito quanto era avvenuto, il re fu pieno d’ira e mandò le sue milizie a sterminare quegli omicidi e a dar fuoco alle loro città. Quindi disse ai suoi servi: Le nozze son pronte, ma gli invitati non erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle strade e, quanti troverete, chiamateli alle nozze. E usciti per le strade i servi di lui radunarono quanto trovarono, buoni e cattivi, e la sala delle nozze fu piena d’invitati. Or entrato il re a vederli, vi notò un uomo che non era in abito di nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qua senza la veste da nozze? E colui ammutolì. Allora disse il re ai servi: Legatelo mani e piedi, e gettatelo fuori, nel buio; ivi sarà pianto e stridor di denti. Perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.

    Le nozze del Figlio di Dio.

    Tutto quanto abbiamo veduto nelle domeniche scorse ci ha mostrato la Chiesa preoccupata soltanto di preparare l’umanità a queste meravigliose nozze, che sono l’unico fine perseguito dal Verbo, venendo sulla terra. Nell’esilio che si prolunga, la Sposa del Figlio di Dio ci è apparsa modello vivente dei suoi figli e ha sempre cercato di istruire questi figli, perché potessero capire il grande mistero della unione divina. Tre settimane or sono (XVI Domenica dopo Pentecoste) sentendo direttamente la sua sola preoccupazione di Madre e di Sposa, ricordava ai figli la chiamata ineffabile e, otto giorni dopo (XVII Domenica dopo Pentecoste) per le sue premure, lo sposo delle nozze cui erano invitati si rivelava nell’Uomo-Dio, oggetto del doppio precetto dell’amore, che riassume tutta la legge. Oggi l’insegnamento si completa e la Chiesa lo precisa nella Officiatura della notte, in cui abbiamo tutto il pensiero di san Gregorio, eminente Dottore e grande Papa che, in nome della Chiesa, spiega il Vangelo così: 

    Il commento di san Gregorio.

    “Il regno dei cieli è l’assemblea dei giusti. Il Signore dice infatti per mezzo di un profeta: Mio trono è il cielo (Is. 56, 1); e Salomone dice a sua volta: L’anima del giusto è il trono della Sapienza (Sap. 7, 27), mentre Paolo chiama il Cristo: Sapienza di Dio (I Cor. 1, 24). Se il cielo è il trono di Dio, essendo la Sapienza Dio ed essendo l’anima del giusto trono della Sapienza, dobbiamo concludere che l’anima del giusto è un cielo… e veramente il regno dei cieli è l’assemblea dei giusti… Se questo regno è detto simile a un re che celebra le nozze del figlio, il vostro amore comprende subito quale sia questo re, padre di un figlio, che è re come lui e cioè che è quello di cui nel salmo è detto: Concedi, o Dio, al Re il tuo diritto e al Figlio del Re la tua giustizia (Sal. 71, 2). Dio Padre fece le nozze di Dio, suo Figlio, quando lo unì alla natura umana e dispose che colui, che era Dio prima dei secoli, divenisse uomo alla fine dei tempi, ma noi dobbiamo evitare il pericolo che si possa intendere una dualità di persone nel nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo e perciò è più chiaro e più sicuro dire che il Padre fece le nozze del Re, suo Figlio, unendo a Lui, nel mistero dell’Incarnazione, la Santa Chiesa. In seno alla Vergine Madre fu la camera nuziale di questo Sposo di cui il salmista disse (Sal. 18, 6): Stabilì la sua tenda nel sole, egli è lo Sposo che esce dalla camera nuziale” (Omelia XXXVIII sul Vangelo).

    PREGHIAMO

    Dio onnipotente e misericordioso, togli ogni ostacolo dal nostro cammino, affinché, liberi nell’anima e nel corpo, ti serviamo con tutto lo slancio del cuore.



    3  OTTOBRE SANTA TERESA DEL BAMBINO GESÙ, VERGINE

    Santa Teresa e l’Anno Liturgico.

    “Che cosa potrei dire delle veglie invernali ai Buissonnets? Dopo la partita a dama, Maria o Paolina leggevano l’Anno Liturgico … Durante la lettura io prendevo posto sulle ginocchia di Papà, il quale terminata la lettura, cantava con la sua bella voce melodiosi ritornelli, per addormentarmi. lo poggiavo allora la testa sul suo cuore ed egli mi cullava dolcemente … “.

    Sono passati appena 62 anni dall’entrata in cielo dell’amabile Santa ed eccola prendere il suo posto in questo stesso Anno Liturgico del quale ascoltava con delizia la lettura. È lecito pensare, senza temerarietà, che l’Anno Liturgico le abbia dato il senso profondo delle feste “che tanto amava”, che le abbia fatto conoscere “i beati abitanti della città celeste ai quali chiese il loro amore moltiplicato, per amare il buon Dio”, le abbia comunicato l’amore della Chiesa nel seno della quale “voleva essere l’amore”, e, ancora “la fiducia audace di diventare una grande Santa”.

    La missione di Santa Teresa.

    Ogni giorno, sul Calendario liturgico, i Santi ci portano la loro testimonianza; ogni giorno Dio, per mezzo loro, ci fa ascoltare la sua voce, ci propone l’esempio della loro vita, ci richiama la loro missione. Teresa raccolse la testimonianza, ascoltò la voce e ora, conosciuta nel mondo intero, ci offre l’esempio della sua vita, per insegnarci a essere noi pure santi. La vita di santa Teresa del Bambino Gesù è caratterizzata dai meriti dell’infanzia spirituale. Il senso della sua missione fu precisato dalla santa stessa, poco prima della morte: “Sento che la mia missione incomincia: la mia missione è di fare amare il buon Dio come io l’amo … di offrire la mia piccola vita per le anime, è la via dell’infanzia spirituale, il sentiero dell’abbandono completo. Voglio far conoscere i mezzi che mi servirono così bene e dire che una cosa sola bisogna fare quaggiù: gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifici, ricevere i sacrifici come carezze … “.

    L’infanzia spirituale.

    Che cosa vuol dire entrare nella via dell’infanzia spirituale? Vuoi dire avere i sentimenti dei bambini, comportarsi verso il Padre, che è nei cieli, come si comportano i bambini verso il loro padre terreno. Il Signore ha insistito tanto nel Vangelo sulla necessità di farsi come piccoli bambini, per entrare nel regno dei cieli. Onde dobbiamo concluderne “che il Maestro divino vuole chiaramente che i suoi discepoli vedano nell’infanzia spirituale la condizione necessaria per ottenere la vita eterna” (Discorso di Benedetto XV per la promulgazione del Decreto sulla eroicità delle virtù, 14 agosto 1921).

    Molti forse pensano che ciò sia facilissimo, che sia un andare al cielo senza fatica, ma, in realtà, lo spirito di infanzia implica per l’orgoglio umano il più costoso sacrificio, perché è il rinnegamento totale di se stessi. “Esclude, diceva Benedetto XV, il sentimento superbo di se stessi, la presunzione di pervenire ad un fine soprannaturale con mezzi umani, la fallace pretesa di bastare, nell’ora del pericolo e della tentazione, a se stessi. Suppone una fede viva nell’esistenza di Dio, un omaggio pratico alla sua potenza e alla sua misericordia, un ricorso fiducioso alla Provvidenza di Colui, che ci concede la grazia di evitare ogni male e di operare ogni bene” (ibid.).

    Non convinciamoci che tale via sia facoltativa o almeno riservata alle anime che il peccato non ha mai macchiate, perché le parole del Signore sono precise e sono rivolte a tutti, senza eccezione: “Se non vi convertirete e non diventerete come piccoli fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Chi deve ridiventare bambino se non colui che bambino non è più? Queste parole includono l’obbligo di impegnarsi per riconquistare i doni dell’infanzia e di tornare alla pratica delle virtù dell’infanzia spirituale” (ibid.).

    L’umiltà.

    Dio e la piccola Santa ci dànno oggi un altro insegnamento. Ci insegnano che se vi è una cosa più grande dell’azione e della potenza del genio, questa è “l’umiltà, la fedeltà al dovere del proprio stato, qualunque esso sia, in qualsiasi campo e grado della gerarchia umana Dio ci abbia posti e chiamati a lavorare, la disposizione a tutti i sacrifici, l’abbandono confidente nelle mani e nel cuore di Dio e, soprattutto, la carità vera, il vero amore di Dio, la vera tenerezza per Gesù Cristo, che ricambi la tenerezza di cui egli ci ha dato prova. È questa una via, che, senza permettere a tutti di raggiungere le altezze alle quali Dio condusse Teresa, è tuttavia possibile e facile per tutti” (Discorso di Pio XI per l’approvazione dei miracoli, 11 febbraio 1923).

    La carità.

    “In un tempo, continuava Pio XI, che ha per caratteristica il movimento, l’azione febbrile e senza risposo, si dimentica troppo quello che è la sostanza intima, il valore vero di qualsiasi azione e di ogni santità: la carità. Teresa è un cuore, un’anima teneramente infantile e, nello stesso tempo apostolica fino all’eroismo. È tutta piena, tutta vibrante di amore per Dio, di un amore tenero c forte, semplice e profondo, che le ispira trasporti di filiale abbandono e meravigliose gesta di Apostola e di Martire” (Discorso per la promulgazione del Decreto “di Tuto”, 19 marzo 1923). La via che conduce all’amore, ci ripete Teresa, “è l’abbandono del piccolo bambino, che si addormenta senza paura in braccio al padre” (Storia di un’anima c. X). E aggiunge: “Oh! se le anime deboli e imperfette come la mia sentissero quello che io sento, non dispererebbero di raggiungere la vetta dell’Amore, perché Gesù non chiede azioni grandi, ma solo l’abbandono e la riconoscenza … Io mi elevo a Dio con la confidenza e con l’amore, non per il fatto di essere stata preservata dal peccato mortale. Oh! io sento che, se anche avessi sulla coscienza tutti i delitti che si possono commettere, non perderei un briciolo della mia confidenza, ma andrei, col cuore spezzato per il pentimento, a gettarmi nelle braccia del mio Salvatore. Lo so che egli ama teneramente il figlio prodigo, ho udite le sue parole a santa Maddalena, alla donna adultera, alla Samaritana e nessuno potrebbe spaventarmi, perché io so quanto confidare nella sua misericordia. Io so che tutta la moltitudine delle offese si consumerebbe in un batter d’occhio, come una goccia d’acqua gettata sopra un braciere ardente” (ibid. c. IX e X).

    “In verità, concludeva il Papa, il buon Dio ci dice molte cose per mezzo di lei, che fu la sua parola vivente, e la lezione più bella che ci dà, quella che riassume tutte le altre, è di piacere a Dio, di amare Dio, di piacergli e di amarlo facendo la sua volontà. Ciò può avvenire in mezzo al rumore del mondo, come nel silenzio del chiostro. È cosa indifferente essere ricco, avere molta intelligenza, disporre di grandi risorse di volontà e di spirito. La Santa ci ammonisce che ciò che conta davanti a Dio è ciò che ciascuno gli può offrire e che tutti possono presentarsi a Lui ricchi della pace del cuore, con l’anima piena di sentimenti sinceri, abbandonati alla sua adorabile volontà” (Discorso del 30 aprile 1923).

    “Tutto il mondo mi amerà”, diceva Teresa prima di morire. La profezia si è avverata e i pellegrini corrono a Lisieux e l’immagine della piccola carmelitana è dappertutto. La nostra divozione a santa Teresa però non sarà sincera se noi non ci sforzeremo di imitarla. “Dal profondo del chiostro, affascina oggi il mondo con la magica forza del suo esempio di santità che tutti possono e devono seguire, perché tutti devono entrare nella piccola via tutta purezza, semplicità di spirito e di cuore, amore irresistibile della bontà, della verità e della sincerità. Che cosa sarebbero la vita familiare e la vita sociale, se simile lezione fosse compresa da tutti! se tale semplicità di spirito e di cuore fosse alla base dei rapporti tra le nazioni! Come cambierebbe il mondo, se si tornasse a questa evangelica semplicità!” (Pio XI, Discorso ai pellegrini il 18 maggio 1925).

    VlTA. – Teresa nacque ad Alençon il 3 gennaio 1873. Assistita fin dall’infanzia da grazie specialissime dello Spirito Santo, ebbe il desiderio di nulla rifiutare a Dio e di consecrarsi a Lui nella vita religiosa. A nove anni fu affidata alle Benedettine di Lisieux per la sua istruzione e l’anno seguente una malattia misteriosa la fece molto soffrire, ma fu repentinamente guarita dal sorriso di una statua della Vergine delle Vittorie. Tosto poté fare la prima Comunione, che operò, come lei dice, “la fusione tra lei e Gesù”. Durante un viaggio a Roma, ebbe modo di chiedere a Leone XIII di entrare nel Carmelo a 15 anni e vi fu ammessa il 9 aprile 1888. Al Carmelo si sforzò di realizzare il desiderio del Signore: “Se volete essere perfetti, siate come bambini” e, nel suo desiderio di salvare anime, si offrì vittima di olocausto all’amore misericordioso. Il 30 settembre 1897, morì dicendo: “Mio Dio, io vi amo!”. Una moltitudine di grazie e di miracoli rivelò tosto la sua potenza presso Dio, mentre il suo libro: Storia di un’anima, fu diffuso nel mondo intero. Dietro insistenze di tutto il mondo cristiano, Pio XI beatificò l’umile carmelitana nel 1923, e due anni dopo la canonizzò e la dichiarò Patrona di tutte le Missioni, come san Francesco Saverio. Sua Santità Pio XII la dichiarò Patrona secondaria della Francia.

    L’unica ambizione.

    “Per amarti come tu mi ami, o mio Dio, mi è necessario prendere a prestito il tuo stesso amore e solo allora io trovo riposo”. Anche noi, per amare il Signore e rivolgerei a te, per festeggiarti con la Chiesa, o santa Teresa del Bambino Gesù, sentiamo il bisogno di prendere a prestito le tue espressioni e il tuo amore.

    Tu hai sempre desiderato di amare Dio, non hai desiderato altra gloria che questa. Il suo amore ti ha prevenuta fin dalla tua infanzia, è cresciuto con te, è diventato un abisso del quale noi non possiamo conoscere il fondo. Ricordati delle parole che Gesù ti fece un giorno capire dopo la Comunione: “Attirami, correremo insieme nella scia dei tuoi profumi” (Cant. 1, 3). Quando un’anima si è lasciata prendere dall’odore inebriante dei profumi divini, non sa correre sola, e trascina dietro di sé tutte le anime che ama. Tu ami tutte le anime e hai desiderato che le anime che si accosteranno alla tua “corrano spedite nella scia dei profumi del Diletto”.

    La vocazione dell’amore.

    Madre delle anime, per la tua vocazione al Carmelo, hai sentito in te tutte le vocazioni: quella del guerriero, del sacerdote, dell’apostolo, del maestro, del martire. Non potendo seguirle tutte, hai “ricercato con ardore i doni più perfetti, una via più eccellente” (I Cor. 12, 31), quella della Carità. La carità ti fornì la chiave della vocazione e tu hai compreso che l’amore racchiude tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, perché è eterno. Ti sei allora offerta vittima all’amore infinito, hai alleggerito il tuo cuore, rendendo a Gesù amore per amore.

    I piccoli sacrifici.

    Come l’amore si prova con le opere, en petite enfant, hai gettato fiori, tutti i fiori che avevi incontrato li hai sfogliati per il Signore e hai cantato, cantato sempre, e il tuo canto fu tanto più melodioso quanto le spine erano più lunghe e più pungenti. La Chiesa trionfante, raccogliendo le rose sfogliate, le ha riversate sulla Chiesa sofferente, per spegnere le fiamme, e sulla Chiesa militante, per darle la vittoria. Per molto tempo hai tenuto gli occhi fissi sull’Aquila divina, hai voluto essere affascinata dal suo sguardo, divenir preda del suo amore e una sera l’Aquila scese su di te, ti portò al focolare dell’ Amore, per fare di te per sempre la vittima beata dell’Amore.

    Ora, dal luogo della gloria e dell’amore, insegna a tutte le piccole anime la condiscendenza ineffabile del Salvatore. Insegna ad abbandonarsi con totale fiducia alla misericordia infinita. Fa’ conoscere a noi i segreti di amore e dà l’amore della Chiesa “alla quale il più piccolo movimento di puro amore è più vantaggioso che tutte le altre opere riunite insieme” (San Giovanni della Croce). Ripeti infine a Gesù senza stancarti la tua ultima e sublime preghiera, che così spesso è già stata esaudita: “Ti supplico, o mio Diletto, di volgere il tuo sguardo divino sopra un grande numero di piccole anime, ti supplico di sceglierti in questo mondo una legione di piccole vittime degne del tuo amore!”.


    ALLEGO QUI IL DECRETO CON CUI PIO XII HA PROCLAMATO I SANTI FRANCESCO D'ASSISI E CATERINA DA SIENA PATRONI D'ITALIA CONFERENDO LORO, NEL TERRITORIO ITALIANO E NELLE ISOLE ADIACENTI, IL RITO DOPPIO DI I CLASSE MA SENZA OTTAVA. CFR. AAS 31 (1939) PAG. 256-257.


    Nessun commento:

    Posta un commento