20 ottobre 2021

Giovedì 21 Ottobre 2021 nella liturgia



Festa di Sant'Ilarione Abate, Semplice, colore liturgico bianco. Commemorazione delle Sante Orsola e Compagne Vergini e Martiri.

Vespri del Giovedì nella XXI Settimana dopo Pentecoste e III di Ottobre, Feria minore, colore liturgico verde.


Qui per le peculiarità del Tempo dopo Pentecoste:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/05/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-dopo.html


Al Breviario

All'Ufficio di Sant'Ilarione:

Antifone e Salmi dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dal Comune di un Confessore non Pontefice. Prime due Letture dal Proprio del Tempo al Giovedì nella III Settimana di Ottobre, III Lezione, Orazione e commemorazione dal Proprio dei Santi (al 21 Ottobre).

La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino è <<meruit beatas scandere sedes>>Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e le Preci Domenicali a Prima.

All'Ufficio della Feria:

Ai Vespri tutto dal Salterio, Orazione della XXI Domenica dopo Pentecoste.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Vespri e le Preci a Compieta.


Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Festa di Sant'Ilarione Abate, Semplice, colore liturgico bianco. Commemorazione delle Sante Orsola e Compagne Vergini e Martiri.

Vespri del Giovedì nella XXI Settimana dopo Pentecoste e III di Ottobre, Feria minore, colore liturgico verde.


All'Ufficio di Sant'Ilarione:

A Mattutino: Invitatorio dal Comune un Confessore non Pontefice, Antifone, Salmi  e Versetto dal Salterio, prime due Letture dal Proprio del Tempo al Giovedì nella III Settimana di Ottobre, III Lezione dal Proprio dei Santi (al 21 Ottobre) seguita dal Te Deum.

A Lodi: Tutto dal Comune con i Salmi domenicali, Orazione dal Proprio dei Santi.

A Prima: Antifona dal Comune, il resto dal Salterio coi Salmi festivi.

A Terza, Sesta e Nona: Tutto dal Comune coi Salmi soliti, Orazione dal Proprio dei Santi.

La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino è <<meruit beatas scandere sedes>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<hodie laetus meruit secreta scandere coeli>>. Le Antifone non si raddoppiano, si dicono cinque Commemorazioni Comuni a Lodi (tutte meno quella della Croce) e le Preci Domenicali a Prima.

All'Ufficio della Feria:

Ai Vespri tutto dal Salterio, Orazione della XXI Domenica dopo Pentecoste.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono tutte e sei le Commemorazioni Comuni a Vespri e le Preci a Compieta.


Al Messale

    Si può celebrare facoltativamente la Messa di Sant'Ilarione.

    Messa Os justi dal Comune degli Abati con le Orazioni al 21 Ottobre:

    • Gloria in excelsis
    • Si possono dire tre o cinque o sette Orazioni:
      • La prima della Messa (a volte non si trova nel Proprio e si prende dalla Messa stessa)
      • La seconda è la commemorazione delle Sante Orsola e Compagne (Orazioni proprie)

      • La terza è Ad poscenda suffragia Sanctorum (A cunctis)

      • Le altre ad libitum
    • Prefazio Comune
    • Ite Missa est
    • Prologo di San Giovanni

    Oppure è possibile celebrare la Messa delle Sante Orsola e Compagne (Messa Loquebar dal Comune delle Vergini, prima Orazione dal Proprio dei Santi, la seconda è la commemorazione di Sant'Ilarione, la terza A cunctis e le altre ad libitum, il resto come sopra), o una Messa Votiva privata (senza Gloria, tre o cinque o sette Orazioni di cui la prima della Messa, la seconda di Sant'Ilarione, la terza delle Sante Orsola e Compagne e le altre ad libitum, Prefazio della Messa o Comune, Benedicamus Domino), o ancora una Messa quotidiana di Requiem (con tre Orazioni).


    Letture del Mattutino (in latino)

    AD NOCTURNUM

    Lectio 1

    De libro primo Machabæórum

    1 Mac 13:1-6

    Et audívit Simon quod congregávit Tryphon exércitum copiósum, ut veníret in terram Juda et attéreret eam. Videns quia in tremóre pópulus est, et in timóre, ascéndit Jerúsalem, et congregávit pópulum: et adhórtans, dixit: Vos scitis quanta ego, et fratres mei, et domus patris mei, fécimus pro légibus et pro sanctis, prǽlia, et angústias quales vídimus; horum grátia periérunt fratres mei omnes propter Israël, et relíctus sum ego solus. Et nunc non mihi contíngat párcere ánimæ meæ in omni témpore tribulatiónis; non enim mélior sum frátribus meis; vindicábo ítaque gentem meam, et sancta, natos quoque nostros, et uxóres, quia congregátæ sunt univérsæ gentes contérere nos inimicítiæ grátia.

    Lectio 2, 1 Mac 13:7-13

    Et accénsus est spíritus pópuli, simul ut audívit sermónes istos, et respondérunt voce magna, dicéntes: Tu es dux noster loco Judæ, et Jónathæ fratris tui; pugna prǽlium nostrum; et ómnia, quæcúmque díxeris nobis, faciémus. Et cóngregans omnes viros bellatóres, accelerávit consummáre univérsos muros Jerúsalem, et munívit eam in gyro. Et misit Jónathan fílium Absalómi, et cum eo exércitum novum in Joppen, et, ejéctis his qui erant in ea, remánsit illic ipse. Et movit Tryphon a Ptolemáida cum exércitu multo, ut veníret in terram Juda, et Jónathas cum eo in custódia; Simon autem applícuit in Addus contra fáciem campi.

    Lectio 3

    Hilarion, ortus Tabáthæ in Palæstina ex paréntibus infidelibus, Alexandríam missus studiórum causa, ibi morum et ingenii laude flóruit; ac, Jesu Christi suscepta religióne, in fide et caritate mirabíliter profecit. Frequens enim erat in ecclésia, assiduus in jejúnio et oratióne; omnes voluptátum illécebras et terrenárum rerum cupiditates contemnebat. Cum autem Antonii nomen in Ægypto celeberrimum esset, ejus vidéndi studio in solitúdinem conténdit; apud quem duobus mensibus omnem ejus vitæ ratiónem didicit. Domum reversus, mórtuis paréntibus, facultates suas paupéribus dilargitus est; necdum quintum décimum annum egréssus, rediit in solitúdinem, ubi, exstructa exígua casa, quæ vix ipsum cáperet, humi cubábat. Nec vero saccum, quo semel amíctus est, umquam aut lavit aut mutávit, cum supervacáneum esse diceret, mundítias in cilício quærere. In sanctárum Litterárum lectióne et meditatióne multus erat. Paucas ficus et succum herbárum ad victum adhibebat; nec illis ante solis occásum vescebátur. Continéntia et humilitate fuit incredibili. Quibus aliisque virtútibus varias horribilesque tentatiónes diaboli superávit, et innumerábiles dæmones in multis orbis terræ partibus ex hóminum corpóribus ejécit. Qui, octogesimum annum agens, multis ædificátis monastériis, et clarus miraculis, in morbum incidit; cujus vi cum extremo pene spíritu conflictarétur, dicebat: Egredere, quid times? egredere, ánima mea, quid dubitas? septuagínta prope annis servísti Christo, et mortem times? Quibus in verbis spíritum exhalávit.


    Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

    NOTTURNO UNICO

    Lettura 1

    Dal primo libro dei Maccabe

    1 Mac 13:1-6

    Or Simone intese che Trifone aveva radunato un grosso esercito per entrare nella terra di Giuda e devastarla. E vedendo che il popolo era in timore e spavento, salì a Gerusalemme, radunò il popolo e animandoli disse: Voi sapete quante battaglie io e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo combattuto per la legge e per il santuario e in quali angustie ci siamo visti; per questa causa, per Israele, sono periti tutti i mie fratelli, e son rimasto io solo. Or non sia mai ch'io voglia risparmiar la mia vita in qualsiasi tempo di tribolazione; perché io non sono più prezioso dei miei fratelli, io dunque vendicherò il mio popolo e il santuario, i nostri figli e le mogli ora che le Genti si sono unite per schiacciarci, mosse dall'odio.

    Lettura 21 Mac 13:7-13

    A queste parole lo spirito del popolo s'infiammò e tutti risposero a gran voce dicendo: Tu sei il nostro duce in luogo di Giuda e di Gionata tuo fratello; combatti la nostra battaglia e tutto quello che ci comanderai lo faremo. Radunati dunque tutti gli uomini guerrieri, si affrettò a terminare tutte le mura di Gerusalemme e la fortificò tutt'intorno. Indi mandò Gionata, figlio di Absalom a Joppe con un nuovo esercito, e, cacciati quelli che c'eran dentro, vi rimase egli. E Trifone partì con grosso esercito da Tolemaide per entrare nella terra della Giudea, e con lui Gionata prigioniero; Simone invece si avvicinò ad Addus dirimpetto alla pianura.

    Lettura 3

    Ilarione, nato da genitori pagani a Tabate in Palestina, mandato ad Alessandria per gli studi, vi si distinse per virtù e talento; e, abbracciata la religione di Gesù Cristo, fece meravigliosi progressi nella fede e nella carità. Si portava frequentemente in chiesa, era assiduo al digiuno e alla preghiera; disprezzava tutte le attrattive della voluttà e i desideri di beni terreni. Essendo allora il nome di Antonio assai celebre nell'Egitto, si diresse verso ii deserto affin di vederlo; e nei due mesi che passò presso di lui, ne apprese tutto il tenore di vita. Tornato a casa e trovati morti i genitori, distribuì i suoi beni ai poveri; e, a quindici anni non ancora compiuti, se ne tornò nella solitudine, dove si costruì una piccola capanna, che poteva appena contenerlo, e dove dormiva per terra. Il sacco ond'era coperto, una volta indossatolo, non lo lavò o mutò più, dicendo ch'era superflua cercare pulizia in un cilizio. Dedicava molto tempo alla lettura e meditazione delle sacre lettere. Viveva di pochi fichi e del succo di erbe; e li prendeva soltanto dopo il tramonto del sole. La sua continenza era perfetta e la sua umiltà straordinaria. Con queste ed altre virtù superò diverse orribili tentazioni del diavolo, e scacciò i demoni dai corpi d'un'infinità di persone in molte contrade del mondo. All'età di ottant'anni, dopo aver edificati molti monasteri, e resosi illustre per miracoli, cadde malato; e la violenza del male avendolo ridotto all'estremo, diceva: Esci, che temi? esci, anima mia, perché esiti? hai servito Cristo quasi per settant'anni, e temi la morte? In queste parole rese lo spirito.


    Ad Primam: il Martirologio del 22 Ottobre 2021

    Undecimo Kalendas Novembris, luna sextadecima.



    Nell'undicesimo giorno alle Calende di Novembre, luna sedicesima.




    Parti proprie della Messa (in latino)

    INTROITUS

    Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. --- Noli æmulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. --- Glória Patri --- Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.

    COLLECTAE

    Orémus. Intercéssio nos, quǽsumus, Dómine, beáti Hilariónis Abbátis comméndet: ut, quod nostris méritis non valémus, eius patrocínio assequámur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Da nobis, quǽsumus, Dómine, Deus noster, sanctárum Vírginum et Mártyrum tuárum Ursulæ et Sociárum ejus palmas incessábili devotióne venerári: ut, quas digna mente non póssumus celebráre, humílibus saltem frequentémus obséquiis.

    A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salútem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclesia tua secúra tibi sérviat libertáte.

    Orationes ad libitum.

    EPISTOLA

    Léctio libri Sapiéntiæ

    Eccli 45:1-6

    Diléctus Deo et homínibus, cuius memória in benedictióne est. Símilem illum fecit in glória sanctórum, et magnificávit eum in timóre inimicórum, et in verbis suis monstra placávit. Gloríficávit illum in conspéctu regum, et jussit illi coram pópulo suo, et osténdit illi glóriam suam. In fide et lenitáte ipsíus sanctum fecit illum, et elégit eum; ex omni carne. Audívit enim eum et vocem ipsíus, et indúxit illum in nubem. Et dedit illi coram præcépta, et legem vitæ et disciplínæ.

    GRADUALE

    Dómine, prævenísti eum in benedictiónibus dulcédinis: posuísti in cápite eius corónam de lápide pretióso. Vitam pétiit a te, et tribuísti ei longitúdinem diérum in saeculum saeculi.

    ALLELUJA

    Allelúja, allelúja. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur. Allelúja.

    EVANGELIUM

    Sequéntia  ✠  sancti Evangélii secúndum Matthaeum

    Matt 19:27-29

    In illo témpore: Dixit Petrus ad Jesum: Ecce, nos relíquimus ómnia, et secúti sumus te: quid ergo erit nobis? Jesus autem dixit illis: Amen, dico vobis, quod vos, qui secuti estis me, in regeneratióne, cum séderit Fílius hóminis in sede majestátis suæ, sedébitis et vos super sedes duódecim, judicántes duódecim tribus Israël. Et omnis, qui relíquerit domum, vel fratres, aut soróres, aut patrem, aut matrem, aut uxórem, aut fílios, aut agros, propter nomen meum, céntuplum accípiet, et vitam ætérnam possidébit.

    OFFERTORIUM

    Orémus. Desidérium ánimæ ejus tribuísti ei, Dómine, et voluntáte labiórum ejus non fraudásti eum: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso.

    SECRETAE

    Sacris altáribus, Dómine, hóstias superpósitas sanctus Hilário Abbas, quǽsumus, in salútem nobis proveníre depóscat. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Inténde, quǽsumus, Dómine, múnera altáribus tuis pro sanctárum Virginum et Mártyrum tuárum Ursulæ et Sociárum ejus festivitáte propósita: ut, sicut per hæc beáta mystéria illis glóriam contulísti; ita nobis indulgéntiam largiáris.

    Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futúro.

    Orationes ad libitum.

    PRAEFATIO COMMUNIS

    Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).

    COMMUNIO

    Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Prótegat nos, Dómine, cum tui perceptióne sacraménti beátus Hilário Abbas, pro nobis intercedéndo: ut et conversatiónis ejus experiámur insígnia, et intercessiónis percipiámus suffrágia. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Præsta nobis, quǽsumus, Dómine: intercedéntibus sanctis Virgínibus et Martýribus tuis Ursula et Sociábus ejus: ut, quod ore contíngimus, pura mente capiámus.

    Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

    Orationes ad libitum.


    Traduzione italiana

    INTROITO

    La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. --- Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. --- Gloria --- La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

    COLLETTE

    Preghiamo. O Dio, per appianarci la via della salvezza eterna, desti alla nostra fragilità un esempio ed un presidio nei tuoi Santi; concedici di venerare il beato Ilarione Abate in modo da sperimentarne l'intercessione e seguirne le orme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Signore Dio nostro, concedici, te ne preghiamo, di celebrare con incessante devozione la vittoria delle tue sante Vergini e Martiri Orsola e le sue Compagne, così che non potendole venerare secondo il merito, almeno con umile ossequio le festeggiamo.

    Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione).

    EPISTOLA

    Lettura del Libro della Sapienza

    Eccli 45:1-6

    Egli fu amato da Dio e dagli uomini: la sua memoria è in benedizione. Dio lo rese simile ai santi nella gloria, lo fece potente e terribile per i suoi nemici, e per le sue parole fece cessare i prodigiosi castighi. Lo rese glorioso al cospetto dei re, gli diede i precetti per il suo popolo, e gli fece vedere la sua gloria. Lo santificò per la sua fedeltà e dolcezza, e lo elesse fra tutti i mortali. Gli fece udire la sua voce, e lo fece entrare nella nube; gli consegnò, a faccia a faccia, i suoi comandamenti ed una legge di vita e di saggezza.

    GRADUALE

    Lo hai prevenuto, Signore,con dolci benedizioni: hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose. Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa, lunghi giorni in eterno, senza fine.

    ALLELUIA

    Alleluia, alleluia. Il giusto fiorirà come un giglio e crescerà come un cedro del Libano. Alleluia.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo

    Matt 19:27-29

    In quel tempo Pietro disse a Gesù: «Ecco noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che cosa adunque avremo noi?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: Voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. E chiunque avrà lasciato casa, fratelli o sorelle, o padre o madre, o moglie o figli, o campi per amore del nome mio, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna».

    OFFERTORIO

    Preghiamo. Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, non hai respinto il voto delle sue labbra e hai posto sul suo capo una corona di gemme preziose.

    SECRETE

    Per intercessione del santo Abate Ilarione, o Signore, queste offerte deposte sull'altare giovino alla nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Guarda benigno, o Signore, te ne preghiamo, questi doni offerti sull'altare in onore delle tue sante Vergini e Martiri Orsola e le sue Compagne, affinché come in grazia di questi misteri a loro conferisti gloria, così a noi conceda perdono.

    O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (solo l'ultima ha la conclusione).

    PREFAZIO COMUNE

    E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).

    COMUNIONE

    Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. Ci protegga, o Signore, insieme al tuo sacramento che abbiamo ricevuto l'intercessione del beato Ilarione Abate; affinché della sua vita seguiamo gli esempi e della sua protezione sentiamo gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Concedi a noi, Signore, per l'intercessione delle tue sante Vergini e Martiri Orsola e le sue Compagne, di ricevere con anima pura ciò che tocchiamo con la bocca.

    Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

    Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione).


    Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

    21 OTTOBRE SANT’ ILARIONE, ABATE

    Il padre dei Monaci di Siria.

    “Prima di S. Ilarione – dice san Gerolamo suo storico – non si conoscevano monaci in Siria. Egli fu là il fondatore della vita monastica e il maestro di quelli che l’abbracciarono. Il Signore Gesù aveva Antonio in Egitto e Ilarione in Palestina, il primo carico di anni e l’altro ancora giovane” (Vita di sant’Ilarione, c. 2). Il Signore elevò presto Ilarione a tanta gloria che Antonio diceva ai malati che la fama dei suoi miracoli gli attirava dalla Siria: “Perché vi affaticate a venire tanto da lontano se avete vicino mio figlio Ilarione?” (ivi c. 3).

    Ilarione aveva vissuti presso Antonio soltanto due mesi, dopo i quali, il Patriarca gli aveva detto: “Persevera fino alla fine, figlio mio, e la tua costanza ti guadagnerà le delizie del cielo”. Dato poi un cilizio e un vestito di pelli a questo figlio di 15 anni, che non avrebbe veduto mai più, l’aveva mandato a santificare le solitudini della sua patria ed egli si era inoltrato nel deserto (ivi c. 1).

    La lotta con Satana.

    Il nemico del genere umano, presentendo nel nuovo arrivato nella solitudine un temibile avversario, iniziò contro di lui terribili combattimenti. Nonostante i digiuni, la carne del giovane asceta fu la prima complice dell’inferno. Ma, senza riguardi per un corpo così delicato e fragile che qualsiasi sforzo pareva avrebbe potuto annientare, Ilarione, secondo il suo biografo, gridava: “Saprò fare in modo, o asino, che tu non recalcitri più e ti domerò con la fame, ti schiaccerò con i pesi, ti farò camminare sempre e sentirai tanto la fame che non penserai più ai piaceri” (ivi c. 1).

    Vinto in questo sforzo, il nemico trovò altri alleati e tentò di riportare Ilarione in luoghi abitati. Ma ai ladri che avevano assalito la sua povera capanna, il santo diceva sorridendo: “Chi è nudo non ha paura dei ladri”. Toccati da tanta virtù, i ladri non nascosero la loro ammirazione e promisero di emendarsi (ibid.).

    Ed ecco entrare in scena Satana stesso, come aveva fatto con Antonio, ma senza miglior successo. Nessun turbamento ormai raggiungeva le regioni serene in cui la semplicità aveva portato il santo. Un giorno il demonio entrò nel corpo di un cammello reso da lui furioso e si precipitò sul santo con orribili bramiti, ma ebbe questa risposta: “Volpe o Cammello, non mi fai paura, sei la stessa cosa”. L’enorme bestia cadeva, domata, ai suoi piedi (ivi c. 2).

    Più abile l’astuzia e più dura fu la prova quando l’inferno, volendo il Santo sottrarsi all’immenso concorso di gente, che assediava continuamente la sua povera cella, si fece malizioso portavoce della fama ed esaltò le folle che opprimevano l’anima del santo. Il santo lasciò invano la Siria per percorrere in tutti i sensi l’Egitto; come inseguito di deserto in deserto, traversò il mare, sperando di nascondersi in Sicilia, in Dalmazia, a Cipro. Dalla nave, che lo porta fra le Cicladi, sente gli spiriti infernali chiamarsi dalle città e dai borghi e correre alle spiagge presso le quali egli passa. Sbarcato a Pafo, trova ancora lo stesso concorso di demoni, che portano al loro seguito moltitudini umane. Finalmente Dio, avendo pietà del suo servo, gli fa trovare un luogo inaccessibile dove egli si trova solo in compagnia di legioni di demoni, che giorno e notte lo circondano. Ma non trema, dice il suo biografo, anzi ha piacere di questa compagnia dei nemici delle lotte di un tempo e vive in pace i cinque anni che precedono la sua morte (ivi cc. 3, 4, 5).

    VITA. – Ecco il racconto della sua vita tratto da san Girolamo. Nato a Tabate, in Palestina, da genitori infedeli, Ilarione fu mandato per gli studi ad Alessandria e vi brillò per purezza di vita e per i suoi talenti, che ebbero poi maggiore risalto per i mirabili progressi nella fede e nella carità, quando abbracciò la religione di Gesù Cristo. Assiduo alla chiesa, perseverante nei digiuni, nella preghiera, disprezzava i falsi piaceri e calpestava tutti i desideri terreni. Era celebre allora in tutto l’Egitto il nome di Antonio e Ilarione intraprese un viaggio nel deserto per vederlo e due mesi passati con lui gli fecero conoscere perfettamente il metodo di vita del Santo. Tornato a casa, i genitori erano morti e Ilarione distribuì ai poveri l’eredità e, ancora quindicenne, riprese la via della solitudine. Vi costruì una capanna che appena lo conteneva e vi dormì sul nudo suolo. Non si lavò mai, né cambiò il sacco che lo vestiva dicendo che era cosa superflua mettere della ricercatezza in un cilizio.

    La lettura e lo studio delle sante Scritture assorbiva gran parte del suo tempo, mentre frutta e sughi d’erbe erano il suo cibo e non ne prendeva mai prima del cader del sole. Mortificazione e umiltà sorpassano ogni immaginazione e queste virtù e altre lo fecero trionfare di spaventose e molteplici tentazioni dell’inferno e gli diedero potere di cacciare, in vari luoghi, innumerevoli demoni dal corpo di persone, che ne erano possedute. Fondatore di numerosi monasteri, illustre per miracoli compiuti, a ottanta anni la malattia lo arrestò e sotto la violenza del male, vicino a rendere l’ultimo sospiro diceva: Esci, perché hai paura? Esci, anima mia, perché esiti? sono settanta anni che servi Cristo e temi la morte? Dicendo queste parole, il Santo spirò.

    Il timore di Dio.

    Essere Ilarione e aver paura di morire! Se avviene così del legno verde, che cosa avverrà del secco? (Lc. 23, 31). Fa’, o santo illustre che viviamo nell’attesa del giudizio di Dio. Fa’ capire anche a noi che il timore cristiano non esclude l’amore, ma è proprio vero il contrario e cioè che il timore scopre gli approdi e ci conduce, scortandoci sul cammino della vita, come una guardia attenta e fedele. Esso fu la tua sicurezza nell’ora suprema e, dopo aver reso sicuro il nostro cammino, possa introdurre anche noi direttamente in cielo.



    LO STESSO GIORNO 21 OTTOBRE SANT’ ORSOLA E COMPAGNE, MARTIRI

    Sant’Ilarione fu uno dei primi confessori, se non il primo, che ricevette un culto pubblico, come lo ricevevano i martiri. Nell’Occidente, Orsola e le sue compagne uniscono le gloriose aureole a quella del santo monaco, al quale la Chiesa ha conservato il primo posto nella Liturgia di oggi.

    Le martiri di Colonia.

    La leggenda ci informa che verso la fine del IV secolo, undicimila vergini furono uccise a Colonia dai centomila germani ancora barbari, che invasero e saccheggiarono le ricche province romane delle sponde del Reno. La critica attuale è meno generosa e ci fa sapere che fra il 350 e il 450 Clemazio, persona di rango senatoriale, restaurò una basilica, che era stata costruita a Colonia sul sepolcro di alcune vergini, che avevano versato il sangue per Cristo. L’edificio era di dimensioni modeste e non poteva contenere un numero così grande di tombe. L’iscrizione che Clemazio fece incidere è riconosciuta autentica e permette di credere che veramente a Colonia vi era un culto verso delle vergini martiri. Mancando documenti sicuri è ancora impossibile fissare la data del martirio di queste vergini, il numero delle quali apparve solo nel nono secolo, mentre il nome di Orsola apparve più tardi ancora. Le vergini erano probabilmente undici e non undicimila (Anal. Bolland., 1929, pp. 89-110).

    Patrone delle Università.

    Comunque sia, la pietà del popolo cristiano verso le vergini fu eccezionale e, patrone prima di Colonia, nel secolo VIII furono patrone della Francia, poi sant’Alberto Magno le scelse all’Università di Colonia come patrone degli alti studi teologici e il suo esempio fu seguito alla Sorbona di Parigi da san Tommaso d’Aquino, a Coimbra da Suarez e in Austria dall’Arcivescovo di Vienna. I grandi Maestri della teologia erano convinti che, presentando ai loro discepoli le eroiche virtù delle giovani martiri avrebbero potuto comunicare il necessario disprezzo della carne e del sangue, nonché l’elevazione d’anima, che rendono facile allo spirito il lavoro intellettuale.

    Patrona delle Figlie di sant’Angela Merici.

    Nel 1536, sant’Angela Merici fondò una società di vergini votate all’apostolato e all’insegnamento e diede loro il nome di Orsoline, mettendole così sotto la protezione della santa, che tutta l’Europa cristiana venerava come martire della verginità eroica ed eroina della cultura contro la barbarie.

    Recitiamo le due strofe seguenti, scritte dal beato Ermanno in onore delle martiri di Colonia: “Vergini gloriose, ascoltate la mia preghiera e, quando verrà l’ora della morte, aiutatemi prontamente; siatemi vicine nel terribile momento e difendetemi dall’assalto dei demoni.

    Nessuna di voi mi abbandoni e alla vostra testa sia la Vergine Madre. Se il fango avrà lasciato in me la sua sozzura molesta, allontanatela con la vostra preghiera. Sappia il nemico che voi siete con me e resti confuso”.

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