06 aprile 2022

Sabato 9 Aprile 2022 nella liturgia



Sabato della Settimana di Passione, Feria Maggiore non privilegiata, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e astinenza.

A partire da questi Vespri tutte le Feste di rito Doppio di I e II Classe occorrenti vengono traslate dopo la Domenica in Albis, cioè dopo il 24 Aprile. Le altre vengono commemorate fino al Mercoledì Santo incluso e dal Mercoledì nell'Ottava di Pasqua in poi. Quelle che cadono durante il Triduo Sacro, la Domenica di Pasqua e i due giorni seguenti sono completamente omesse per l'anno in corso. 

Primi Vespri della Domenica delle Palme, Domenica Maggiore di I Classe, Semidoppio, colore liturgico violaceo.


Qui per le peculiarità del Tempo di Passione:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/03/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


Al Breviario

All'Ufficio della Feria:

Tutto dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, II Schema a Lodi, 4 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifona al Benedictus e Orazione dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono le Preci Feriali da Lodi a Nona.

All'Ufficio della Domenica:

Ai Vespri Antifone e Salmi dal Salterio, il resto dal Proprio del Tempo (se il Capitolo e l'Inno si trovano anch'essi nel Salterio tanto meglio, dipende dall'edizione del Breviario).

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono le Preci a Compieta.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Sabato della Settimana di Passione, Feria Maggiore, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e astinenza.

A partire da questi Vespri tutte le Feste occorrenti di rito Doppio di I e II Classe, Doppio Maggiore, e quelle dei Dottori della Chiesa di rito Doppio minore, vengono traslate dopo la Domenica in Albis, cioè dopo il 24 Aprile. Le altre vengono commemorate fino al Mercoledì Santo incluso e dal Mercoledì nell'Ottava di Pasqua in poi. Quelle che cadono durante il Triduo Sacro, la Domenica di Pasqua e i due giorni seguenti sono completamente omesse per l'anno in corso. 

Primi Vespri della Domenica delle Palme, Domenica Maggiore di I Classe, Semidoppio, colore liturgico violaceo.


All'Ufficio della Feria:

Tutto dal Salterio (12 Salmi a Mattutino, 3 Salmi a Prima). Letture del Mattutino, Antifona al Benedictus e Orazione dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono le Preci Feriali da Lodi a Nona.

All'Ufficio della Domenica:

Ai Vespri Antifone e Salmi dal Salterio, il resto dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, le Preci si omettono.


Al Messale

Messa del Sabato della Settimana di Passione.

  • Si dicono due Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda Contra persecutores Ecclesiae oppure Pro Papa
  • Prefazio della Santa Croce
  • Oratio super populum
  • Benedicamus Domino
  • Prologo di San Giovanni


Letture del Mattutino

AD NOCTURNUM

Lectio 1

Léctio sancti Evangélii secúndum Joánnem

Joann 12:10-36

In illo témpore: Cogitavérunt príncipes sacerdótum ut et Lázarum interfícerent: quia multi propter illum abíbant ex Judǽis, et credébant in Jesum. Et réliqua.

Homilía sancti Augustíni Epíscopi

Tractatus 50 in Joannem, in fine

Viso Lázaro resuscitáto, quia tantum miráculum Dómini tanta erat evidéntia diffamátum, tanta manifestatióne declarátum, ut non possent vel occultáre quod factum est, vel negáre: quid invenérunt, vidéte. Cogitavérunt autem príncipes sacerdótum ut et Lázarum interfícerent. O stulta cogitátio, et cæca sævítia! Dóminus Christus, qui suscitáre pótuit mórtuum, non posset occísum! Quando Lázaro inferebátis necem, numquid auferebátis Dómino potestátem? Si áliud vobis vidétur mórtuus, áliud occísus: ecce Dóminus utrúmque fecit, et Lázarum mórtuum, et seípsum suscitávit occísum.

Lectio 2

In crástinum autem turba multa, quæ vénerat ad diem festum, cum audíssent quia venit Jesus Jerosólymam: accepérunt ramos palmárum, et processérunt óbviam ei, et clamábant: Hosánna, benedíctus qui venit in nómine Dómini, Rex Israël. Rami palmárum laudes sunt, significántes victóriam: quia erat Dóminus mortem moriéndo superatúrus, et trophǽo crucis de diábolo mortis príncipe triumphatúrus. Vox autem obsecrántis est Hosánna, sicut nonnúlli dicunt, qui Hebrǽam linguam novérunt, magis afféctum índicans, quam rem áliquam signíficans, sicut sunt in lingua Latína, quas interjectiónes vocant: velut cum doléntes dícimus, heu; vel cum delectámur, vah dícimus.

Lectio 3

Has ei laudes turba dicébat: Hosánna, benedíctus, qui venit in nómine Dómini, Rex Israël. Quam crucem mentis invidéntia príncipum Judæórum pérpeti potúerat, quando Regem suum Christum tanta multitúdo clamábat? Sed quid fuit Dómino Regem esse Israël? Quid magnum fuit Regi sæculórum, Regem fíeri hóminum? Non enim Rex Israël Christus ad exigéndum tribútum, vel exércitum ferro armándum, hostésque visibíliter debellándos: sed Rex Israël, quod mentes regat, quod in ætérnum cónsulat, quod in regnum cælórum credéntes, sperántes, amantésque perdúcat.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

NOTTURNO UNICO

Lettura 1

Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni

Giov 12:10-36

In quell'occasione: I capi sacerdoti deliberarono di ammazzare anche Lazzaro; perché, per cagione sua, molti Giudei li abbandonavano per seguire Gesù. Eccetera.

Omelia di sant'Agostino Vescovo

Trattato 50 su Giovanni, in fine

I Giudei, visto Lazzaro risuscitato, e che sì gran miracolo del Signore s'era sparso con tale evidenza e manifestato sì notoriamente da non potersi né dissimulare né negare: guardate che cosa trovarono. «I capi sacerdoti deliberarono d'ammazzare anche Lazzaro» Joann. 12,10. O stolto disegno e cieca crudeltà! Quasi che Cristo Signore, che poté risuscitare quest'uomo morto, non poteva risuscitarlo ucciso! Facendo morir Lazzaro, toglievate forse al Signore il suo potere? Se altra cosa è per voi risuscitare uno morto, altra uno ucciso, ecco che il Signore ha fatto l'uno e l'altro, risuscitò Lazzaro morto e se stesso ucciso.

Lettura 2

Il dì seguente, una gran folla, ch'era accorsa alla festa, sentito che Gesù era venuto a Gerusalemme, presero dei rami di palme, e uscirono ad incontrarlo, gridando: Osanna, benedetto colui che viene nel nome del Signore, il Re d'Israele» Joann. 12,12. I rami delle palme sono le lodi, e l'emblema della vittoria: il Signore infatti doveva vincere la morte morendo lui stesso, e trionfare, col trofeo della croce, del diavolo, principe della morte. Osanna poi è parola di supplica, come vogliono alcuni che conoscono la lingua Ebraica, esprimente piuttosto un sentimento del cuore che un pensiero determinato, quali sono quelle che si dicono interiezioni nella lingua Latina, come quando nel dolore diciamo: ahi; o quando nella gioia diciamo: ah!

Lettura 3

La folla lo salutava con queste acclamazioni: «Osanna, benedetto colui che viene nel nome del Signore, il Re d'Israele». Qual tortura non dovea soffrire lo spirito invidioso dei capi dei Giudei allorché tanta moltitudine acclamava Cristo per suo Re? Ma che fu per il Signore essere Re d'Israele? Che gran cosa fu per il Re dei secoli farsi Re degli uomini? Infatti Cristo non fu Re d'Israele per esigere tributo, o per armare di ferro un esercito, e debellare visibilmente i suoi nemici: ma egli è il Re d'Israele per reggere le menti, per averne cura in eterno, per introdurre nel regno dei cieli quelli che in lui credono e sperano e lo amano.


Ad Primam: il Martirologio del 10 Aprile 2022

Quarto Idus Aprilis, luna octava.



Nel quarto giorno alle Idi di Aprile, luna ottava.




Parti proprie della Messa

INTROITUS

Miserére mihi, Dómine, quóniam tríbulor: libera me, et éripe me de mánibus inimicórum meórum et a persequéntibus me: Dómine, non confúndar, quóniam invocávi te. --- In te, Dómine, sperávi, non confúndar in ætérnum: in justítia tua líbera me. --- Glória Patri --- Miserére mihi, Dómine, quóniam tríbulor: libera me, et éripe me de mánibus inimicórum meórum et a persequéntibus me: Dómine, non confúndar, quóniam invocávi te.

COLLECTAE

Orémus. Profíciat, quǽsumus, Dómine, plebs tibi dicáta piæ devotiónis afféctu: ut sacris actiónibus erudíta, quanto majestáti tuæ fit grátior, tanto donis potióribus augeátur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Ecclésiæ tuæ, quæsumus, Dómine, preces placátus admítte: ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, secúra tibi sérviat libertáte. Per Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Léctio Jeremíæ Prophétæ.

Jer 18:18-23

In diébus illis: Dixérunt ímpii Judǽi ad ínvicem: Veníte, et cogitémus contra justum cogitatiónes: non enim períbit lex a sacerdóte, neque consílium a sapiénte, nec sermo a prophéta: veníte, et percutiámus eum lingua, et non attendámus ad univérsos sermónes ejus. Atténde, Dómine, ad me, et audi vocem adversariórum meórum. Numquid rédditur pro bono malum, quia fodérunt fóveam ánimæ meæ? Recordáre, quod stéterim in conspéctu tuo, ut lóquerer pro eis bonum, et avérterem indignatiónem tuam ab eis. Proptérea da fílios eórum in famem, et deduc eos in manus gládii: fiant uxóres eórum absque líberis, et víduæ: et viri eárum interficiántur morte: júvenes eórum confodiántur gládio in prǽlio. Audiátur clamor de dómibus eórum: addúces enim super eos latrónem repénte: quia fodérunt foveam, ut cáperent me, et láqueos abscondérunt pédibus meis. Tu autem, Dómine, scis omne consílium eórum advérsum me in mortem: ne propitiéris iniquitáti eórum, et peccátum eórum a fácie tua non deleátur. Fiant corruéntes in conspéctu tuo, in témpore furóris tui abútere eis, Dómine, Deus noster.

GRADUALE

Pacífice loquebántur mihi inimíci mei: et in ira molésti erant mihi. Vidísti, Dómine, ne síleas: ne discédas a me.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

Joann 12:10-36

In illo témpore: Cogitavérunt príncipes sacerdótum, ut et Lázarum interfícerent: quia multi propter illum abíbant ex Judǽis, et credébant in Jesum. In crastínum autem turba multa, quæ vénerat ad diem festum, cum audíssent, quia venit Jesus Jerosólymam, accepérunt ramos palmárum, et processérunt óbviam ei, et clamábant: Hosánna, benedíctus, qui venit in nómine Dómini, Rex Israël. Et invénit Jesus aséllum, et sedit super eum, sicut scriptum est: Noli timére, fília Sion: ecce, Rex tuus venit sedens super pullum ásinæ. Hæc non cognovérunt discípuli ejus primum: sed quando glorificátus est Jesus, tunc recordáti sunt, quia hæc erant scripta de eo: et hæc fecérunt ei. Testimónium ergo perhibébat turba, quæ erat cum eo, quando Lázarum vocávit de monuménto, et suscitávit eum a mórtuis. Proptérea et óbviam venit ei turba: quia audiérunt eum fecísse hoc signum. Pharisǽi ergo dixérunt ad semetípsos: Vidétis, quia nihil profícimus? Ecce, mundus totus post eum ábiit. Erant autem quidam gentíles ex his, qui ascénderant, ut adorárent in die festo. Hi ergo accessérunt ad Philíppum, qui erat a Bethsáida Galilǽæ: et rogábant eum, dicéntes: Dómine, vólumus Jesum vidére. Venit Philíppus, et dicit Andréæ: Andréas rursum et Philíppus dixérunt Jesu. Jesus autem respóndit eis, dicens: Venit hora, ut clarificétur Fílius hóminis. Amen, amen, dico vobis, nisi granum fruménti cadens in terram mórtuum fúerit, ipsum solum manet: si autem mórtuum fúerit, multum fructum affert. Qui amat ánimam suam, perdet eam: et qui odit ánimam suam in hoc mundo, in vitam ætérnam custódit eam. Si quis mihi minístrat, me sequátur: et ubi sum ego, illic et miníster meus erit. Si quis mihi ministráverit, honorificábit eum Pater meus. Nunc anima mea turbáta est. Et quid dicam? Pater, salvífica me ex hac hora. Sed proptérea veni in horam hanc. Pater, clarífica nomen tuum. Venit ergo vox de cœlo: Et clarificávi, et íterum clarificábo. Turba ergo, quæ stabat et audíerat, dicebat tonítruum esse factum. Alii dicébant: Angelus ei locútus est. Respóndit Jesus et dixit: Non propter me hæc vox venit, sed propter vos. Nunc judícium est mundi, nunc princeps hujus mundi ejiciétur foras. Et ego si exaltátus fúero a terra, ómnia traham ad meípsum. - Hoc autem dicebat, signíficans, qua morte esset moritúrus. - Respóndit ei turba: Nos audívimus ex lege, quia Christus manet in ætérnum, et quómodo tu dicis: Oportet exaltári Fílium hominis? Quis est iste Fílius hominis? Dixit ergo eis Jesus: Adhuc módicum lumen in vobis est. Ambuláte, dum lucem habétis, ut non vos ténebræ comprehéndant: et qui ámbulat in ténebris, nescit, quo vadat. Dum lucem habétis, crédite in lucem: ut fílii lucis sitis. Hæc locútus est Jesus: et ábiit, et abscóndit se ab eis.

OFFERTORIUM

Orémus. Benedíctus es, Dómine, doce me justificatiónes tuas: et non tradas calumniántibus me supérbis: et respondébo exprobrántibus mihi verbum.

SECRETAE

A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, reátibus et perículis propitiátus absólve: quos tanti mystérii tríbuis esse consórtes. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Prótege nos, Dómine, tuis mystériis serviéntes: ut, divínis rebus inhæréntes, et córpore tibi famulémur et mente. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTA CRUCE

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui salútem humáni géneris in ligno Crucis constituísti: ut, unde mors oriebátur, inde vita resúrgeret: et, qui in ligno vincébat, in ligno quoque vincerétur: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Ne tradíderis me, Dómine, in ánimas persequéntium me: quóniam insurrexérunt in me testes iníqui, et mentíta est iníquitas sibi.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Divíni múneris largitáte satiáti, quǽsumus, Dómine, Deus noster: ut hujus semper participatióne vivámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, quos divína tríbuis participatióne gaudére, humánis non sinas subjacére perículis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

ORATIO SUPER POPULUM

Orémus. Humiliáte cápita vestra Deo. Tueátur, quǽsumus, Dómine, déxtera tua pópulum deprecántem: et purificátum dignánter erúdiat; ut, consolatióne præsénti, ad futúra bona profíciat. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

INTROITO

Pietà di me, Signore, ché sono molto afflitto; liberami e strappami di mano ai miei avversari e persecutori. Signore, che io non abbia mai ad arrossire di averti invocato. --- In te, Signore, confido che io non resti confuso in eterno: liberami e salvami nel tuo amore. --- Gloria --- Pietà di me, Signore, ché sono molto afflitto; liberami e strappami di mano ai miei avversari e persecutori. Signore, che io non abbia mai ad arrossire di averti invocato.

COLLETTE

Preghiamo. O Signore, il popolo a te consacrato progredisca nel sentimento di una pia devozione: e, ammaestrato dai sacri riti, quanto più riesce accetto alla maestà tua, di tanto maggiori doni venga arricchito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Accogli, placato, o Signore le preghiere della tua Chiesa perché, distrutte tutte le avversità e gli errori, ti serva in sicura libertà. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura del Profeta Geremia.

Ger 18:18-23

In quei giorni empi Giudei dissero fra di loro: «Venite, facciamo una congiura contro Geremia, perché la legge non può mancare al sacerdote, il consiglio al sapiente, la parola al profeta. Venite, mettiamolo in stato d'accusa, senza dar retta ai tanti suoi discorsi». «Signore, rivolgiti benigno a me, ascolta quanto dicono i miei avversari. Così dunque si rende male per bene, che essi hanno scavata una fossa all'anima mia? Ricordati che io sono stato nel tuo cospetto, per parlare in loro favore , per allontanare da essi il tuo sdegno. Perciò abbandona i loro figli alla fame, le loro mogli restino senza figli e vedove, i loro mariti siano messi a morte, i loro giovani sian trafitti dalla spada in battaglia. Le loro case risuonino di lamenti, quando manderai all'improvviso addosso a loro il ladrone, perché essi hanno scavata la fossa per prendermi, hanno teso dei lacci ai miei piedi. Tu infatti, o Signore, ben conosci quanto tramano contro di me per farmi morire; non perdonare la loro iniquità, non si cancelli dinanzi a te il loro peccato, cadan per terra al tuo cospetto, maltrattali nel tempo del tuo furore, o Signore Dio nostro».

GRADUALE

Mentre mi rivolgevano parole di pace, i miei avversari congiuravano. Tu hai visto, Signore; non restare muto; non allontanarti da me.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

Giov 12:10-36

In quel tempo i capi dei sacerdoti deliberarono di far perire anche Lazzaro; perché molti, per causa di lui abbandonavano i Giudei e credevano in Gesù. Il giorno dopo, una gran folla, accorsa alla festa, avendo sentito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palma, e andò ad incontrarlo, gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore: il re d'Israele». E Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra come sta scritto: «Non temere, figlia di Sion: ecco viene il tuo re, seduto sopra un puledro d'asina». Queste cose i suoi discepoli dapprima non le compresero; ma, glorificato che fu Gesù, si ricordarono che erano state scritte di lui, e che essi stessi a lui le avevano fatte. E la folla che era con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, ne rendeva testimonianza. Anche per questo gli andò incontro la folla, perché aveva sentito che egli aveva fatto un miracolo. I Farisei allora dissero fra di loro: «Vedete che non si riesce a nulla. Ecco, tutto il mondo gli va dietro». Or fra quelli accorsi per adorare il Signore nella festa, v'erano dei gentili. Questi accostatisi a Filippo, che era di Betsaida in Galilea, lo pregarono. dicendo: «Signore, desideriamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e Andrea e Filippo lo dissero a Gesù. E Gesù rispose loro: «È venuta l'ora nella quale dev'essere glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico; se il chicco di frumento caduto in terra non muore, rimane infecondo; se invece muore produce abbondante frutto. Chi ama la sua vita, la perderà; chi odia la sua vita in questo mondo, la salverà per la vita eterna. Se uno mi vuole seguire, mi segua; ed ove sono io, ci sarà pure il mio servo. Se uno mi serve, lo onorerà il Padre mio. Ma ora l'anima mia è conturbata. E che dirò? “Padre, salvami da quest'ora?”. Ma sono venuto appunto per quest'ora. Padre, glorifica il tuo nome». E dal cielo venne questa voce: «E l'ho glorificato, e di nuovo lo glorificherò». Or la folla che era presente e udì, disse che era stato il tuono. Altri dicevano: «Un Angelo gli ha parlato». Soggiunse Gesù: «Non per me, ma per voi è venuta questa voce. Ora si giudica questo mondo, ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. Ed io quando sarò innalzato da terra, allora attirerò tutti a me». E ciò diceva per significare di qual morte doveva morire. Gli rispose la gente: «oi abbiamo appreso dalla legge che il Cristo vive in eterno. Or come dici tu che il Figlio dell'uomo deve essere innalzato? Chi è questo Figlio dell'uomo?». Rispose Gesù ad essi: «Ancora un poco la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre; e chi cammina nel buio, non sa dove vada. Finché avete luce, credete nella luce, per essere figli della luce». Queste cose disse Gesù; poi se ne andò sottraendosi ad essi.

OFFERTORIO

Preghiamo. Sii benedetto, o Signore; insegnami i tuoi santi precetti; non mi lasciare in mano ai miei superbi calunniatori, e saprò rispondere a chi mi insulta.

SECRETE

Libera, te ne preghiamo, o Signore, da ogni colpa e pericolo coloro a cui hai concesso di partecipare a così grande mistero. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Proteggi, o Signore, noi che celebriamo i tuoi misteri, perché trattando le cose divine, ti serviamo col corpo e coll’anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO DELLA SANTA CROCE

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai procurato la salvezza del genere umano col legno della Croce: cosí che da dove venne la morte, di là risorgesse la vita, e chi col legno vinse, dal legno fosse vinto: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

COMUNIONE

Non darmi in preda ai miei avversari, poiché sorsero contro di me falsi testimoni, gente che spira violenza.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Saziati dal copioso dono divino, ti preghiamo, o Signore Dio nostro, di farci sempre vivere nella partecipazione di esso. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Ti preghiamo, Signore Iddio nostro, perché Tu non permetta che soggiacciano a umani pericoli coloro cui hai concesso di godere delle divina partecipazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

ORAZIONE SOPRA IL POPOLO

Preghiamo. Chinate il vostro capo dinanzi a Dio. La tua potenza, o Signore, protegga il popolo che ti invoca, e lo istruisca benevolmente; affinché mediante il conforto presente avanzi verso i beni futuri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

SABATO DELLA SETTIMANA DI PASSIONE

Oggi cominciamo, col santo Vangelo, a contare esattamente i giorni che dovranno trascorrere prima dell’immolazione del divino Agnello. Questo Sabato è il sesto giorno prima di Pasqua, secondo il computo di san Giovanni al capitolo dodicesimo.

L’unzione di Betania.

Gesù si trova a Betania, dove si tiene un festino in suo onore. Lazzaro risuscitato è presente al banchetto, che ha luogo in casa di Simone il Lebbroso. Mentre Marta si occupa nel servirli, Maria Maddalena, alla quale lo Spirito Santo fa quasi presentire l’avvicinarsi della morte e della sepoltura del suo amato Maestro, ha preparato un profumo e lo viene a spandere sopra di lui. Il santo Vangelo, che conserva sempre un misterioso riserbo sulla Madre di Gesù, non ci dice ch’era presente anche lei quel giorno a Betania ma non si può metterlo in dubbio; pure gli Apostoli presero parte al banchetto. Mentre nel villaggio di Betania, situato a due chilometri da Gerusalemme, gli amici del Signore si stringevano così intorno a lui, sulla città infedele il cielo andava sempre più ottenebrandosi. Tuttavia, Gesù, domani vi farà una sua apparizione; e i discepoli ancora non lo sanno. Il cuore di Maria è triste; Maddalena è tutta assorta in lugubri pensieri; tutto presagisce la fine imminente.

Storia di questo giorno.

La Chiesa ha però riservato il passo del Vangelo di san Giovanni che narra questi fatti, per la Messa del Lunedì prossimo. La ragione di questo particolare sta nel fatto che, fino al XII secolo, non c’era, ancora, una Stazione a Roma. Il Papa preludeva con una giornata di riposo alle fatiche della grande Settimana, le cui solenni funzioni cominceranno domani. Ma se egli non presiedeva all’assemblea dei fedeli, non trascurava di compiere in questo giorno due tradizionali prescrizioni che avevano la loro importanza negli usi liturgici della Chiesa Romana.

Nel corso dell’anno, il Papa costumava mandare ogni Domenica una porzione della santa Eucarestia, ch’egli consacrava, a ciascun sacerdote che era addetto ai titoli presbiteriali, che erano le chiese parrocchiali della città. Questo invio, o meglio distribuzione, aveva luogo da oggi per tutta la Settimana Santa, forse perché l’ufficiatura di domani non avrebbe permesso d’effettuarla comodamente. Gli antichi documenti liturgici di Roma c’informano, che la consegna del pane consacrato si faceva nel Concistoro del Laterano; il Cardinal Tommaso e Benedetto XIV inclinano a credere che i Vescovi delle Chiese suburbucarie vi prendessero parte. Abbiamo altre prove, dall’antichità, che talvolta i Vescovi s’inviavano scambievolmente la santa Eucarestia, in segno della comunione che li univa. Quanto ai sacerdoti preposti ai Titoli presbiteriali della città, ai quali ogni settimana veniva consegnata una porzione dell’Eucarestia consacrata dal Papa, essi se ne servivano all’altare, mettendo una picco­la parte di questo pane consacrato nel calice, prima di comunicarsi.

L’altra usanza di questo giorno consisteva in una elemosina generale alla quale presiedeva il Papa, e che senza dubbio, nella sua abbondanza, aveva lo scopo di supplire a quella che non avrebbe potuto aver luogo durante la Settimana Santa, troppo occupata negli Uffici divini e nelle altre cerimonie. I Liturgisti del Medio Evo spiegano la commovente relazione tra il Pontefice Romano, che esercita di persona le opere di misericordia verso i poveri, e Maria Maddalena, che pure oggi imbalsama coi suoi profumi i piedi del Salvatore.

Posteriormente al XII secolo, venne fissata una Stazione, la quale ha luogo nella chiesa di S. Giovanni a Porta Latina, che, secondo la tradizione, sorge sul luogo dove il Discepolo prediletto per ordine di Domiziano sarebbe stato immerso in una caldaia d’olio bollente.

LETTURA (Ger 18,18-23). – In quei giorni: Degli empi Giudei dissero fra di sé: Venite, facciamo una congiura contro il giusto, perché la legge non può mancare al sacerdote, il consiglio al sapiente, la parola al profeta. Venite, abbattiamolo con la lingua, senza dar retta a tanti suoi discorsi. Signore, rivolgiti verso di me, ascolta quanto dicono i miei avversari. Si rende forse il male, per il bene giacché essi hanno scavato una fossa all’anima mia? Ricordati che io sono stato nel tuo cospetto, per parlare in loro favore, per allontanare da essi il tuo sdegno. Per questo abbandona i loro figli alla fame, falli cadere sotto la spada; le loro mogli restino senza figli e vedove, i loro mariti siano messi a morte, i loro giovani siano trafitti dalla spada in battaglia. Si sentano le grida uscir dalle loro case: Manderai adunque all’improvviso, addosso a loro il ladrone, perché essi hanno scavato la fossa per prendermi, han teso dei lacci ai miei piedi. Ma tu, o Signore, ben conosci quanto tramano contro di me per farmi morire; non perdonare la loro iniquità, non si cancelli dinanzi a te il loro peccato, siano calpestati e maltrattati nel tempo del tuo furore, Signore Dio nostro.

Anatemi contro i peccatori.

Non si possono leggere senza fremere gli anatemi che Geremia, figura di Gesù Cristo, indirizza ai Giudei, suoi persecutori. Questa predizione, che s’avverò alla lettera fin dalla prima rovina di Gerusalemme, per mano degli Assiri, ebbe una conferma ancora più terribile nella seconda visita dell’ira di Dio sulla maledetta città. Non era solo un profeta, Geremia, che i Giudei avevano perseguitato col loro odio e con indegni trattamenti; ma lo stesso Figlio di Dio, che avevano rigettato e messo in croce: al loro Messia avevano “ricambiato il bene col male”. Quindi, non era stato solo Geremia “a pregare il Signore che facesse la grazia d’allontanare da essi il suo sdegno”: l’Uomo-Dio in persona aveva sempre interceduto per loro; e se alla fine loro furono abbandonati alla giustizia divina, questo avvenne dopo ch’ebbero esaurite tutte le vie della misericordia e del perdono. Ma tanto amore era rimasto sterile; e l’ingrato popolo, sempre più irritato contro il suo benefattore, nell’impeto del suo odio gridava: “Che il suo sangue ricada sopra di noi e sui nostri figli!” Quale sentenza Giuda attirava a proprio danno, formulando un tale augurio! Dio l’intese e se ne ricordò.

Il peccatore, ahimé, che conosce Gesù Cristo ed il prezzo del suo sangue, e che continua a versare a suo piacimento un sangue sì prezioso, non s’espone forse agli stessi rigori di quella giustizia, che si mostrò così tremenda verso Giuda? Tremiamo e preghiamo, implorando la divina misericordia per tanti ciechi volontari e cuori ostinati che corrono alla rovina; e con le suppliche incessanti che rivolgeremo al Cuore misericordioso del Redentore di tutti, facciamo sì che sia revocato il decreto ch’essi hanno meritato e si tramuti in una sentenza di perdono.

VANGELO (Gv 12,10-36). – In quel tempo: I prìncipi dei sacerdoti deliberarono di ammazzare anche Lazzaro; perché molti per causa di lui abbandonavano i Giudei e credevano in Gesù. Il giorno dopo, una gran folla, accorsa alla festa, avendo sentito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e andò ad incontrarlo, gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore: il Re d’Israele. E Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion; ecco il tuo Re viene seduto sopra un puledro d’asina. I suoi discepoli non compresero allora queste cose; ma glorificato che fu Gesù, si ricordarono ch’erano state scritte di lui, e che gli erano state fatte. E la folla ch’era con lui quando chiamò Lazzaro fuori del sepolcro e lo risuscitò dai morti, ne rendeva testimonianza. Anche per questo gli andò incontro la turba, perché aveva sentito che egli aveva fatto quel miracolo. I Farisei allora dissero: Vedete che non concludiamo nulla? Ecco, tutto il mondo gli va dietro. Or fra quelli accorsi ad adorare per la festa, v’erano alcuni Gentili. Questi, accostatisi a Filippo, che era di Betsaida della Galilea, lo pregarono dicendo: Signore, desideriamo vedere Gesù. Filippo andò a dirlo ad Andrea e Andrea e Filippo lo dissero a Gesù. E Gesù rispose loro: È venuta l’ora nella quale dev’essere glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane infecondo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perderà e chi odia la sua vita in questo mondo, la salverà per la vita eterna. Se uno mi vuol seguire mi segua; e dove son io, ci sarà pure il mio servo. Se uno mi serve l’onorerà mio Padre. Ma ora l’anima mia è conturbata. E che dico? Padre, salvami da quest’ora. Ma per questo son giunto a questo momento. Padre, glorifica il tuo nome. E dal cielo venne questa voce: E l’ho glorificato, e di nuovo lo glorificherò. Or la folla ch’era presente, e udì, disse ch’era stato un tuono. Altri dicevano:  Un angelo gli ha parlato. E Gesù prese a dire: Non per me, ma per voi è venuta questa voce. Or si fa giudizio di questo mondo, ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. Ed io quando sarò innalzato da terra trarrò tutti a me. Ciò diceva per significare di qual morte doveva morire. Gli rispose la gente: Noi abbiamo appreso dalla legge che il Cristo vive in eterno. Or come dici tu che il Figlio dell’uomo dev’essere innalzato? Chi è questo Figlio dell’uomo? Disse allora Gesù ad essi: Ancora un poco la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre; e chi cammina al buio non sa dove vada. Finché avete luce, credete nella luce, per essere figli della luce. Queste cose disse Gesù; poi se ne andò (a Betania coi dodici) e si nascose da loro.

L’odio dei Giudei.

I nemici del Salvatore sono giunti a tal segno di follia da perdere la ragione. È davanti a loro Lazzaro risuscitato; ma invece di riconoscere in lui la prova schiacciante della divina missione di Gesù, ed arrendersi finalmente davanti all’evidenza, pensano di far perire questo testimone incontestabile, come se Chi lo aveva risuscitato una volta non potesse di nuovo ridargli la vita. La trionfale accoglienza che il popolo fa al Signore in Gerusalemme li spinge ad inasprire la loro stizza ed il loro odio. “Vedete che non concludiamo nulla? essi mormorano; ecco che tutto il mondo gli va dietro”. Ahimé! ad una momentanea ovazione succederà immediatamente uno di quei voltafaccia ai quali il popolo è troppo abituato. Ma intanto, ecco che anche i Gentili si fanno avanti per vedere Gesù. È il preludio del prossimo avveramento della profezia del Salvatore: “Vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a gente che ne produca i frutti” (Mt 21,43). Sarà quello il momento che “il Figlio dell’Uomo sarà glorificato” e che tutte le nazioni protesteranno il loro umile omaggio al Crocifisso, contro l’accecamento dei Giudei. Ma prima bisognerà che il divino ” Frumento caduto in terra, muoia”; poi quando verrà il tempo della mietitura, darà il cento per uno.

La Redenzione.

Tuttavia Gesù non può non risentire nella sua umanità un istantaneo turbamento al pensiero di questa morte. Non è ancora l’agonia dell’Orto; ma un brivido l’assale. Ecco come grida: “Padre! salvami da quest’ora”. Cristiani, è il nostro Dio ch’è preso da paura, nel prevedere ciò che fra poco comincerà a soffrire per noi; e domanda che s’allontani il destino ch’egli ha previsto e voluto. “Ma, soggiunge, per questo son venuto al mondo; Padre, glorifica il tuo nome”. Ora il suo spirito è sereno, e torna ad accettare le condizioni della nostra salute. Sentite anche questa parola di trionfo: “Il principe di questo mondo sarà cacciato fuori”: cioè Satana sarà detronizzato, in virtù del Sacrificio che egli sta per offrire.

Ma non è solamente la disfatta del demonio, il frutto dell’immolazione del Redentore: questo essere terreno e pervertito che è l’uomo sta per distaccarsi dalla terra ed innalzarsi al cielo; e sarà il Figlio di Dio, quale amante celeste, che lo attirerà a sé: “Quando sarò innalzato da terra trarrò tutti a me”. Non si preoccupa più dei patimenti, della terribile morte che poco fa lo spaventava; non vede più che la rovina del nostro nemico, e la nostra salvezza e glorificazione per la sua Croce. In queste parole noi abbiamo tutto il Cuore del Redentore; meditiamole, perché bastano da sole a disporre le nostre anime a gustare i misteri di cui è piena la grande Settimana che si apre domani.

PREGHIAMO

La tua destra, o Signore, difenda e, dopo averlo purificato, istruisca degnamente il popolo che prega; affinchè mediante la consolazione presente avanzi verso i beni futuri.

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