29 gennaio 2021

Sabato 30 Gennaio 2021 nella liturgia



IV Domenica dopo l'Epifania anticipata al Sabato*, Domenica minore, Semidoppio, colore liturgico verde. Commemorazione di Santa Martina Vergine e Martire.

Questa Domenica anticipata si leggono gli Incipit dell'Epistola di San Paolo ai Filippesi, della Lettera ai Colossesi e della I Lettera ai Tessalonicesi**.

Primi Vespri della Domenica di Settuagesima, Domenica Maggiore di II Classe, Semidoppio, colore liturgico violaceo. Commemorazioni di Santa Martina e di San Giovanni Bosco Confessore.

* Immagino che questo darà gli incubi ai "sessantaduisti", adusi ad un calendario depauperato e ormai quasi del tutto avulso dalla tradizione della Chiesa; ma il calendario tradizionale prevede de jure la liturgia di 53 Domeniche (condizione che si verifica anche de facto solo quando la prima Domenica dell'anno cade il 1° Gennaio, o negli anni bisestili anche il 2), e queste devono essere tutte quante celebrate, anche quando di fatto l'anno corrente ne conta solo 52, cosa che avviene quasi sempre: la Domenica che a causa dell'arrivo della Settuagesima non trova posto tra quelle dopo l'Epifania, e che non può essere inserita tra la XXIII e la XXIV dopo Pentecoste perché il numero delle 52 Domeniche "de facto" è già completo, viene anticipata al Sabato precedente il giorno in cui essa cade, cioè il Sabato che precede la Domenica di Settuagesima. Molto più raramente, quando la Domenica di Settuagesima è estremamente tardiva (e cade il 20 o 21 Febbraio),  a quel punto il numero delle settimane dopo l'Epifania è completo e ad anticiparsi al Sabato sarà la XXIV Domenica dopo Pentecoste.

Le Domeniche anticipate godono di tutti i privilegi liturgici delle Domeniche minori eccetto il Salterio (che è del Venerdì ai Primi Vespri e alla susseguente Compieta, del Sabato da Mattutino a Nona), tuttavia, pur essendo di rito Semidoppio, hanno solo i Primi Vespri (poiché i loro Secondi Vespri coinciderebbero coi Primi della Domenica di Settuagesima o della I Domenica d'Avvento).

Per ulteriori dettagli cfr. L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris Lecoffre 1935, Tomo I, pag. 198-201.

** Nella IV Settimana dopo l'Epifania vi sono quattro Incipit: quello della Lettera ai Filippesi (Domenica), della Lettera ai Colossesi (Martedì), della I Lettera ai Tessalonicesi (Giovedì), e della II Lettera ai Tessalonicesi (Sabato). Poiché sarebbero tutti impediti insieme alle altre Epistole paoline a causa del cambio di Scrittura occorrente dovuto alla Settuagesima, allorché si passa al libro della Genesi, i primi tre Incipit si leggono nella IV Domenica anticipata al Sabato. Quello della II ai Tessalonicesi invece non si può recuperare poiché non si possono leggere più di tre incipit per volta, corrispondenti alle tre Letture del I Notturno, e per quest'anno viene omesso insieme al resto delle Lettere di San Paolo.


Qui per le peculiarità del Tempo dopo l'Epifania:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/01/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-dopo.html


Qui invece per le peculiarità del Tempo di Settuagesima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/01/introduzione-al-ciclo-di-pasqua-e.html


Al Breviario

All'Ufficio della IV Domenica dopo l'Epifania anticipata al Sabato:

Tutto dal Salterio del Sabato (3 Notturni a Mattutino, I Schema a Lodi) con il Capitolo e la Lettura Breve di Prima domenicali, le Letture del Mattutino, l'Ant. al Benedictus e l'Orazione della IV Domenica dopo l'Epifania.

Tuttavia quanto al I Notturno: alla I Lettura si legge  l'Incipit della Lettera ai Filippesi (del giorno), alla II Lettura l'Incipit della Lettera ai Colossesi (dal Martedì della IV Settimana dopo l'Epifania), alla III Lettura l'Incipit della I Lettera ai Tessalonicesi (dal Giovedì); i Responsori sono comunque tutti della Domenica. Le Letture del II e del III Notturno coi loro Responsori sono ugualmente della Domenica.

Commemorazione dal Proprio dei Santi (al 30 Gennaio). L'Ufficio della Domenica anticipata termina con Nona.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e le Preci Domenicali a Prima.

All'Ufficio della Domenica di Settuagesima:

Ai Vespri Antifone, Salmi e Inno dal Salterio del Sabato, Capitolo, Versetto, Ant. al Magn. e Orazione dal Proprio del Tempo (al Sabato prima della Settuagesima, che nel Breviario si trova dopo le Letture e i Responsori del Sabato nella VI Settimana dopo l'Epifania). Commemorazioni dal Proprio dei Santi (al 31 Gennaio). Detto Benedicamus Domino, alleluja, alleluja e Deo gratias, alleluja, alleluja ed il Fidelium animae, viene completamente sospeso l'Alleluia (nel senso che proprio letteralmente questa parola non va più pronunziata nella liturgia in nessuna circostanza) fino alla Messa del Sabato Santo.

L'Ufficio di questo giorno così liturgicamente astruso termina con la normale Compieta del Sabato. Essendo cessato l'Alleluia, al Deus in adjutorium e Gloria Patri si aggiunge Laus tibi, Domine, Rex aeternae gloriae, e così ogni giorno a tutte le Ore Canoniche fino alla Compieta del Mercoledì Santo.

Le Antifone non si raddoppiano, il Suffragio e le Preci si omettono a causa della commemorazione di San Giovanni Bosco (la cui Festa ha rito Doppio).


Al Messale

Messa della IV Domenica dopo l'Epifania celebrata normalmente.

Di fatto Introito, Graduale, Alleluia, Offertorio e Communio sono della III Domenica l'Epifania, mentre le Orazioni, l'Epistola e il Vangelo sono della IV Domenica.

  • Gloria
  • Tre Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione di Santa Martina (dalla Messa Loquebar del Comune delle Vergini
    • La terza de S. Maria (Deus qui salutis aeternae)
  • Credo 
  • Prefazio della SS. Trinità
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni


Letture del Mattutino (in latino)

AD I NOCTURNUM

Lectio 1

Incipit Epístola beáti Pauli Apóstoli ad Philippénses

Phil 1:1-7

Paulus et Timótheus, servi Jesu Christi, ómnibus sanctis in Christo Jesu, qui sunt Philíppis, cum epíscopis et diacónibus. Grátia vobis, et pax a Deo Patre nostro, et Dómino Jesu Christo. Grátias ago Deo meo in omni memória vestri, semper in cunctis oratiónibus meis pro ómnibus vobis, cum gáudio deprecatiónem fáciens, super communicatióne vestra in Evangélio Christi a prima die usque nunc. Confídens hoc ipsum, quia qui cœpit in vobis opus bonum, perfíciet usque in diem Christi Jesu: sicut est mihi justum hoc sentíre pro ómnibus vobis: eo quod hábeam vos in corde, et in vínculis meis, et in defensióne, et confirmatióne Evangélii, sócios gáudii mei omnes vos esse.

Lectio 2

Incipit Epístola beáti Pauli Apóstoli ad Colossénses

Col 1:1-8

Paulus Apóstolus Jesu Christi per voluntátem Dei, et Timótheus frater: eis, qui sunt Colóssis, sanctis, et fidélibus frátribus in Christo Jesu. Grátia vobis, et pax a Deo Patre nostro, et Dómino Iesu Christo. Grátias ágimus Deo, et Patri Dómini nostri Jesu Christi semper pro vobis orántes: audiéntes fidem vestram in Christo Jesu, et dilectiónem quam habétis in sanctos omnes propter spem, quæ repósita est vobis in cælis: quam audístis in verbo veritátis Evangélii: quod pervénit ad vos, sicut et in univérso mundo est, et fructíficat, et crescit sicut in vobis, ex ea die, qua audístis, et cognovístis grátiam Dei in veritáte, sicut didicístis ab Epaphra caríssimo consérvo nostro, qui est fidélis pro vobis miníster Christi Jesu, qui étiam manifestávit nobis dilectiónem vestram in spíritu.

Lectio 3

Incipit Epístola prima beáti Pauli Apóstoli ad Thessalonicénses

1 Thess 1:1-5

Paulus, et Silvánus, et Timótheus ecclésiæ Thessalonicénsium in Deo Patre, et Dómino Jesu Christo. Grátia vobis, et pax. Grátias ágimus Deo semper pro ómnibus vobis, memóriam vestri faciéntes in oratiónibus nostris sine intermissióne, mémores óperis fídei vestræ, et labóris, et caritátis, et sustinéntiæ spei Dómini nostri Jesu Christi, ante Deum et Patrem nostrum: sciéntes, fratres dilécti a Deo, electiónem vestram: quia Evangélium nostrum non fuit ad vos in sermóne tantum, sed et in virtúte, et in Spíritu Sancto, et in plenitúdine multa, sicut scitis quales fuérimus in vobis propter vos.

AD II NOCTURNUM

Lectio 4

Ex libro Morálium sancti Gregórii Papæ

Lib. 4. Cap. 30.

Replémus refectiónibus corpus, ne extenuátum defíciat; extenuámus abstinéntia, ne nos replétum premat: vegetámus hoc mótibus, ne situ immobilitátis intereat; sed citius hoc collocando sistimus, ne ipsa sua vegetatióne succumbat: adjuméntis hoc vestium tégimus, ne frigus intérimat; et quæsita adjuménta projicimus, ne calor exurat. Tot ígitur diversitátibus occurréntes, quid agimus, nisi corruptibilitáti servímus, ut saltem multiplícitas impénsi obsequii corpus sustineat, quod anxíetas infirmæ mutabilitátis gravat?

Lectio 5

Unde bene per Paulum dícitur: Vanitáti enim subjécta est creatura non volens, sed propter eum qui subjécit eam in spe: quia et ipsa creatura liberábitur a servitute corruptiónis, in libertátem glóriæ filiórum Dei. Vanitáti quippe creatura non volens subditur: quia homo, qui ingénitæ constantiæ státum volens deseruit, préssus justæ mortalitátis póndere, nolens mutabilitátis suæ corruptióni servit. Sed creatura hæc tunc a servitute corruptiónis erípitur, cum ad filiórum Dei glóriam incorrupta resurgéndo sublevátur.

Lectio 6

Hic itaque elécti molestia vincti sunt, quia adhuc corruptiónis suæ pœna deprimúntur: sed cum corruptibili carne exuimur, quasi ab his, quibus nunc astringimur, molestiæ vinculis relaxamur. Præsentari namque jam Deo cúpimus, sed adhuc mortalis corporis obligatióne præpedímur. Jure ergo vincti dicimur, quia adhuc incessum nostri desiderii ad Deum liberum non habemus. Unde bene Paulus, æterna desiderans, sed tamen adhuc corruptiónis suæ sárcinam portans, vinctus clamat: Cupio dissolvi, et esse cum Christo. Dissolvi enim non quæreret, nisi se proculdubio vinctum vidéret.

AD III NOCTURNUM

Lectio 7

Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum

Matt 8:23-27

In illo témpore: Ascendénte Jesu in navículam, secúti sunt eum discípuli ejus: et ecce motus magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus: ipse vero dormiébat. Et réliqua.

Homilía sancti Hierónymi Presbýteri

Liber 1 Comment. in cap. 8 Matth.

Quintum signum fecit, quando ascéndens navem de Caphárnaum, ventis imperávit et mari. Sextum, quando in regióne Gerasenórum dedit potestátem dæmónibus in porcos. Séptimum, quando ingrédiens civitátem suam, paralýticum secúndum curávit in léctulo. Primus enim paralýticus est puer centuriónis.

Lectio 8

Ipse vero dormiébat: et accessérunt ad eum, et suscitavérunt eum, dicéntes: Dómine, salva nos. Hujus signi typum in Jona légimus, quando ceteris periclitántibus, ipse securus est, et dormit, et suscitátur; et imperio ac sacraménto passiónis suæ liberat suscitantes. Tunc surgens imperávit ventis et mari. Ex hoc loco intellígimus, quod omnes creaturæ séntiant Creatórem. Quas enim increpávit, et quibus imperávit, sentiunt imperántem: non erróre hæreticórum qui ómnia putant animantia, sed majestáte Conditóris, quæ apud nos insensibília, illi sensibília sunt.

Lectio 9

Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia venti et mare obediunt ei? Non discípuli, sed nautæ, et ceteri, qui in navi erant, mirabántur. Sin autem quis contentiose volúerit, eos, qui mirabántur, fuisse discipulos: respondébimus, recte hómines appellatos, qui necdum nóverant poténtiam Salvatoris.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

I NOTTURNO

Lettura 1

Incomincia la Lettera dell'Apostolo san Paolo ai Filippesi

Fil 1:1-7

Paolo e Timoteo servi di Gesù Cristo, a tutti i fedeli in Cristo Gesù, che sono a Filippi, insieme coi Vescovi e Diaconi. Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi tutti in tutte le mie preghiere, a motivo della vostra partecipazione al Vangelo di Cristo dal primo dì fino ad ora. Essendo persuaso appunto di questo, che chi ha cominciato in voi l'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Gesù Cristo. Ed è giusto che io pensi così di tutti voi perché vi porto nel cuore, voi che, e nelle mie catene, e nella difesa e conferma del Vangelo, siete tutti compagni della mia gioia.

Lettura 2

Incomincia la Lettera dell'Apostolo san Paolo ai Colossesi

Col 1:1-8

Paolo, Apostolo di Gesù. Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timoteo: ai fratelli santi e fedeli in Cristo Gesù che sono a Colossi. Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. Noi rendiamo grazie a Dio, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, pregando sempre per voi: avendo udito la vostra fede in Gesù Cristo, e la carità che avete per tutti i fedeli, per la speranza che v'è riposta nei cieli, che avete appreso mediante la parola di verità del Vangelo: e che vi è pervenuta, come pure a tutto il mondo, dove fruttifica e cresce, come anche tra voi, fin da quel giorno che veramente avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio, secondo che avete appreso da Epafra, nostro compagno carissimo, e fedele ministro di Gesù Cristo per voi, il quale ci ha anche fatto conoscere l'affetto vostro tutto spirituale.

Lettura 3

Incomincia la prima Lettera dell'Apostolo san Paolo ai Tessalonicesi

1 Tess 1:1-5

Paolo, Silvano e Timoteo alla Chiesa dei Tessalonicesi, in Dio Padre e nel Signor Gesù Cristo. Grazia e pace a voi. Noi rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, facendo continuamente memoria di voi nelle nostre preghiere, memori dinanzi a Dio nostro Padre, dell'opera della vostra fede, e del sacrificio della vostra carità e della ferma speranza che voi avete in nostro Signore Gesù Cristo: conoscendo, o fratelli amati da Dio, come voi siete stati eletti: perché la nostra predicazione del Vangelo presso di voi non è stata fatta soltanto con parole, ma è stata accompagnata anche da miracoli, dall'effusione dello Spirito Santo e da profonda persuasione: voi del resto sapete quali siamo stati fra voi per il vostro bene.

II NOTTURNO

Lettura 4

Dal libro dei Morali di san Gregorio Papa

Libr. 4, cap. 30

Rifocilliamo il corpo con ristori, affinché, estenuato, non venga meno; lo estenuiamo coll'astinenza, affinché, ben nutrito, non ci opprima: ne manteniamo il vigore col moto, affinché, immobilizzato, non perisca; ma subito sostiamo per farlo riposare, onde non soccomba sotto lo stesso suo esercizio lo copriamo con vesti, affinché il freddo non lo uccida; e gettiam via le vesti già cercate, affinché il caldo non lo consumi. Provvedendo dunque a tante diverse necessità, che cosa facciamo noi se non vivere alla dipendenza della sua corruzione, e sostenere, con una moltitudine di cure, questo corpo che accasciano l'inquietudine, l'infermità e il cambiamento?

Lettura 5

Onde con ragione Paolo dice: «La creatura è stata assoggettata alla vanità non per volontà sua, ma di colui che ve l'assoggettò, colla speranza che anch'essa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per aver parte alla gloriosa libertà dei figli di Dio» Rom. 8, 20. La creatura dunque è soggetta alla vanità contro suo volere perché l'uomo, che rinunziò volontariamente allo stato di immortalità che gli era connaturale, assoggettato giustamente al peso della mortalità, è costretto, sebbene contro voglia, a dipendere dalla sua mutabilità e corruzione. Ma questa creatura allora sarà affrancata dalla schiavitù della corruzione, quando, risorgendo incorrotta, sarà sollevata alla gloria dei figli di Dio.

Lettura 6

Quaggiù dunque gli eletti sono incatenati nella sofferenza, perché sono ancora oppressi da questo penoso stato di corruzione: ma quando saremo spogliati di questa carne corruttibile, saremo liberati da questi molesti legami, che ora ci tengono schiavi. Noi già desideriamo di comparire alla presenza di Dio, ma ancora ne siamo impediti dall'ostacolo di questo corpo mortale. Con ragione pertanto possiamo dirci incatenati, perché noi non abbiamo ancora presso Dio il libero accesso che desideriamo. Onde rettamente Paolo, desiderando i beni eterni, ma carico ancora del fardello della mortalità e incatenato, esclama: «Bramo d'essere sciolto, ed essere con Cristo» Philipp. 1, 23. Ora, non cercherebbe d'essere sciolto, se certamente non si vedesse legato.

III NOTTURNO

Lettura 7

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo

Matt 8:23-27

In quell'occasione: Essendo Gesù montato nella barca, i suoi discepoli lo seguirono: quand'ecco si sollevò una gran tempesta nel mare, tanto che la barca era coperta dalle onde ma egli dormiva. Eccetera.

Omelia di san Girolamo Prete

Libro 1 Comm. al cap. 8 di Matteo

Gesù fece il quinto miracolo, quando, montato nella barca a Cafarnao, comandò ai venti e al mare. Il sesto, quando nella regione dei Geraseni, diede potere ai demoni sui porci. Il settimo quando, entrando nella sua città, guarì il secondo paralitico nel letto. Perché il primo paralitico guarito è il servo del centurione.

Lettura 8

«Ma egli dormiva: allora i discepoli) gli si accostarono, e lo svegliarono, dicendo: Signore, salvaci» (Matth. 8, 24. Una figura di questo prodigio l'abbiamo in Giona, quando, in mezzo al pericolo di tutti, egli dorme tranquillamente ed è svegliato: e colla potenza e il misterioso secreto della sua passione, libera quelli che lo svegliano. «Allora alzatosi, comandò ai venti e al mare» Matth. 8, 26. Da ciò comprendiamo che tutte le creature riconoscono il loro Creatore. Perché o le riprenda o comandi loro, esse sentono il suo comando: non già perché condividiamo l'errore degli eretici, che credono tutti gli esseri animati, ma perché le creature, insensibili per noi, sono sensibili alla maestà del Creatore.

Lettura 9

Ande gli uomini ne restarono ammirati, e dicevano: «Chi è mai costui, al quale ubbidiscono i venti e il mare?» Matth. 8, 27. Non i discepoli, ma i marinai e gli altri che erano nella barca si meravigliavano. Che se qualcuno volesse contestare e pretendere che quelli che si meravigliavano erano i discepoli, noi risponderemo, che giustamente sono chiamati qui «gente» quelli che ancora non conoscevano la potenza del Salvatore.


Ad Primam: il Martirologio del 31 Gennaio 2021.

Pridie Kalendas Februarii, luna decima septima.

Primo loco additur <<Dominica Septuagesimae, in qua deponitur Canticum Domini, Alleluia>>.



Nel giorno precedente le Calende di Febbraio, luna diciassettesima.




Parti proprie della Messa (in latino)

INTROITUS

Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et lætáta est Sion: et exsultavérunt fíliæ Judæ. --- Dóminus regnávit, exsúltet terra: læténtur ínsulæ multæ.  --- Glória Patri --- Adoráte Deum, omnes Angeli ejus: audívit, et lætáta est Sion: et exsultavérunt fíliæ Judæ.

COLLECTAE

Orémus. Deus, qui nos, in tantis perículis constitútos, pro humána scis fragilitáte non posse subsístere: da nobis salútem mentis et córporis; ut ea, quæ pro peccátis nostris pátimur, te adjuvánte vincámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Deus, qui inter cétera poténtiæ tuæ mirácula, étiam in sexu frágili victóriam martýrii contulísti: concéde propítius; ut, qui beátæ Martínæ Vírginis et Mártyris tuæ natalítia cólimus, per ejus ad te exémpla gradiámur.

Deus, qui salútis ætérnæ, beátæ Maríæ virginitáte fecúnda, humáno géneri prǽmia præstitísti: tríbue, quǽsumus; ut ipsam pro nobis intercédere sentiámus, per quam merúimus auctórem vitæ suscípere, Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum. Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Romános.

Rom 13:8-10

Fratres: Némini quidquam debeátis, nisi ut ínvicem diligátis: qui enim díligit próximum, legem implévit. Nam: Non adulterábis, Non occídes, Non furáberis, Non falsum testimónium dices, Non concupísces: et si quod est áliud mandátum, in hoc verbo instaurátur: Díliges próximum tuum sicut teípsum. Diléctio próximi malum non operátur. Plenitúdo ergo legis est diléctio.

GRADUALE

Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terræ glóriam tuam. Quóniam ædificávit Dóminus Sion, et vidébitur in majestáte sua.

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. Dóminus regnávit, exsúltet terra: læténtur ínsulæ multæ. Allelúja.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.

Matt 8:23-27

In illo témpore: Ascendénte Jesu in navículam, secúti sunt eum discípuli ejus: et ecce, motus magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus, ipse vero dormiébat. Et accessérunt ad eum discípuli ejus, et suscitavérunt eum, dicéntes: Dómine, salva nos, perímus. Et dicit eis Jesus: Quid tímidi estis, módicæ fídei? Tunc surgens, imperávit ventis et mari, et facta est tranquíllitas magna. Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia venti et mare obœ́diunt ei?

OFFERTORIUM

Orémus. Déxtera Dómini fecit virtutem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.

SECRETAE

Concéde, quǽsumus, omnípotens Deus: ut hujus sacrifícii munus oblátum fragilitátem nostram ab omni malo purget semper et múniat. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Súscipe, Dómine, múnera, quæ in beátæ Martínæ Vírginis et Mártyris tuæ sollemnitáte deférimus: cujus nos confídimus patrocínio liberári.

Tua, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem. Per Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in unius singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne veræ sempiternǽque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur æquálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre quotídie, una voce dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Mirabántur omnes de his, quæ procedébant de ore Dei.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Múnera tua nos, Deus, a delectatiónibus terrenis expédiant: et cœléstibus semper instáurent aliméntis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Auxiliéntur nobis, Dómine, sumpta mystéria: et, intercedénte beáta Martínæ Vírgine et Mártyre tua, sempitérna fáciant protectióne gaudére.

Hæc nos cómmunio, Dómine, purget a crímine: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, coeléstis remédii fáciat esse consórtes. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

INTROITO

Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda. --- Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. --- Gloria --- Adorate Dio, voi tutti Angeli suoi: Sion ha udito e se ne è rallegrata: ed hanno esultato le figlie di Giuda.

COLLETTE

Preghiamo. O Dio, che sai come noi, per l’umana fragilità, non possiamo sussistere fra tanti pericoli, concédici la salute dell’ànima e del corpo, affinché, col tuo aiuto, superiamo quanto ci tocca patire per i nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Dio, che fra gli altri prodigi della tua potenza compisti anche quello di dare al sesso fragile la forza del martirio; fa' che noi, che celebriamo l'anniversario della beata Martina vergine e martire tua, imitando i suoi esempi avanziamo verso di te.

O Dio, che, mediante la verginità feconda della beata Maria, hai procurato al genere umano il premio dell'eterna salvezza, concedi, te ne preghiamo, di sentire l'intercessione di lei, per cui meritammo di ricevere l'autore della vita, nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio. Che vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura della Lettera, del Beato Paolo Apostolo ai Romani.

Rom 13:8-10

Fratelli: Non abbiate con alcuno altro debito che quello dell’amore reciproco: poiché chi ama il prossimo ha adempiuta la legge. Infatti: non commettere adulterio, non ammazzare, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare, e qualunque altro comandamento, si riassumono in questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. L’amore del prossimo non fa alcun male. Dunque l’amore è il compimento della legge.

GRADUALE

Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: tutti i re della terra la tua gloria. Poiché il Signore ha edificato Sion: e si è mostrato nella sua potenza.

ALLELUIA

Alleluia, alleluia. Il Signore regna, esulti la terra: si rallegrino le molte genti. Alleluia.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo

Matt 8:23-27

In quel tempo: Gesù montò in barca, seguito dai suoi discepoli: ed ecco che una grande tempesta si levò sul mare, tanto che la barca era quasi sommersa dai flutti. Gesù intanto dormiva. Gli si accostarono i suoi discepoli e lo svegliarono, dicendogli: Signore, salvaci, siamo perduti. E Gesù rispose: Perché temete, o uomini di poca fede? Allora, alzatosi, comandò ai venti e al mare, e si fece gran bonaccia. Onde gli uomini ne furono ammirati e dicevano: Chi è costui al quale obbediscono i venti e il mare?

OFFERTORIO

Preghiamo. La destra del Signore ha fatto prodigi, la destra del Signore mi ha esaltato: non morirò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.

SECRETE

O Dio onnipotente, concedici, Te ne preghiamo, che questa offerta a Te presentata, difenda e purifichi sempre da ogni male la nostra fragilità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Accetta, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella festa della beata Martina vergine e martire tua, fiduciosi di essere salvati per il suo patrocinio.

Per tua misericordia, o Signore, e per l'intercessione della beata Maria sempre Vergine, quest'offerta giovi alla nostra prosperità e pace, nel presente e nell'eternità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigénito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Cosí che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l’unità nell’essenza e l’uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: (Sanctus).

COMUNIONE

Si meravigliavano tutti delle parole che uscivano dalla bocca di Dio.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. I tuoi doni, o Dio, ci distolgano dai diletti terreni e ci ristorino sempre coi celesti alimenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. I misteri che abbiamo ricevuto, o Signore, siano il nostro soccorso, e per l'intercessione della beata Martina vergine e martire tua, ci ottengano la gioia della tua protezione perenne.

Questa comunione, o Signore, ci purifichi dal peccato, e, per l'intercessione della beata Vergine Maria, Madre di Dio, ci renda partecipi del rimedio celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

DOMENICA QUARTA DOPO L’EPIFANIA

MESSA

EPISTOLA (Rm 13,8-10). – Fratelli: Non vi resti con nessuno che il debito dello scambievole amore; perché chi ama il prossimo ha adempito la legge. Difatti, “non commettere adulterio; non ammazzare; non rubare; non dire il falso testimonio; non desiderare” e qualunque altro comandamento che ci possa essere, si riassume in questa parola: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. L’amore non fa alcun male al prossimo: è dunque l’amore il compimento della legge.

La santa Chiesa non cessa di esortare i fedeli, per bocca dell’Apostolo, a praticare la scambievole carità, in questo tempo in cui il Figlio di Dio da una così grave prova del suo amore per gli uomini dei quali si è degnato di assumere la natura. L’Emmanuele viene a noi come legislatore: ora, egli ha riassunto tutta la sua legge nell’amore; è venuto per unire ciò che il peccato aveva diviso. Entriamo in queste intenzioni, e adempiamo volentieri la legge che ci viene imposta.

Adoriamo la potenza dell’Emmanuele che è venuto a sedare la tempesta in mezzo alla quale stava per perire il genere umano. Nella loro angoscia, tutte le generazioni l’avevano invocato, ed esclamavano: Signore, salvaci; periamo! Quando fu giunta la pienezza dei tempi, egli è uscito dal suo riposo, ed è bastato un suo ordine per infrangere la forza dei nemici. La malizia dei demoni, le tenebre dell’idolatria, la corruzione pagana, tutto ha ceduto davanti a lui. I popoli si sono convertiti a lui l’uno dopo l’altro; dal seno della loro cecità e della loro miseria, hanno detto: Chi è costui davanti al quale nessuna forza può resistere? Ed hanno abbracciato la sua legge. Questa forza dell’Emmanuele, che abbatte gli ostacoli nel momento stesso in cui gli uomini si turbano per il suo apparente riposo, si mostra spesso negli annali della sua Chiesa. Quante volte egli ha scelto, per salvare tutto, l’istante in cui gli uomini credevano che tutto fosse perduto! Lo stesso avviene nella vita del fedele. Spesso le tentazioni ci agitano, le loro onde sembrano sommergerci, e tuttavia la nostra volontà rimane saldamente attaccata a Dio. È perché Gesù dorme in fondo alla barca, e ci protegge con quel sonno. Se poi le nostre suppliche subito lo risvegliano, è piuttosto per proclamare il trionfo suo e nostro, perché egli ha già vinto, e noi abbiamo vinto con lui.

PREGHIAMO

O Dio, che conosci assai bene, l’umana fragilità, in mezzo a tanti pericoli, ai quali non possiamo resistere, donaci la salute dell’anima e del corpo affinché vinciamo col tuo aiuto ciò che soffriamo per i nostri peccati.




30 GENNAIO SANTA MARTINA, VERGINE E MARTIRE

Una terza Vergine romana, con la fronte cinta della corona del martirio, viene a condividere gli onori di Agnese e di Emerenziana. È Martina, il cui nome ricorda il dio pagano che presiedeva alle battaglie, e il cui corpo riposa ai piedi del colle Capitolino, in un antico tempio di Marte, divenuto oggi la Chiesa di S. Martina. Il desiderio di esser trovata degna dello Sposo divino scelto dal suo cuore, l’ha resa forte contro i tormenti e la morte, e la sua bianca veste è stata anche lavata nel sangue. L’Emmanuele è il Dio forte, potente nelle battaglie (Sal 33,8); ma non ha bisogno, come il falso dio Marte, del ferro per vincere. La dolcezza, la pazienza, l’innocenza d’una vergine gli bastano per abbattere i suoi nemici; e Martina ha vinto d’una vittoria più duratura di quelle che riportavano i grandi condottieri di Roma.

VITA. – Non conosciamo alcun documento antico che attesti l’esistenza di santa Martina. Si fa menzione di essa solo nel VII secolo, e appunto a quell’epoca si trova il suo culto praticato in una basilica del Foro. I suoi Atti completamente leggendari dicono che sarebbe stata martirizzata sotto l’imperatore Alessandro, nel 226, a colpi di verga. È raffigurata abitualmente con gli strumenti del suo martirio; le tenaglie e la spada.

O Vergine magnanima, Roma cristiana continua a porre nelle tue mani l’incarico della sua difesa. Se tu la proteggi, essa riprenderà possesso di se stessa e riposerà nella sicurezza. Ascolta le tue preghiere, e respingi lontano dalla città santa i nemici che la opprimono. Ma ricordati che essa non ha soltanto da temere i battaglioni che l’assalgono col ferro e che rovesciano le fortezze; anche nella pace non hanno mai cessato di essere diretti attacchi tenebrosi contro la sua libertà. Sventa, o Martina, quei perfidi progetti; e ricordati che fosti la figlia della Chiesa romana, prima di esserne la protettrice.

Chiedi per noi all’Agnello la forza per togliere dal nostro cuore i falsi dèi ai quali potrebbe essere ancora tentato di sacrificare. Negli attacchi che i nemici della nostra salvezza dirigono contro di noi, prestaci l’appoggio del tuo braccio, che ha rovesciato gli idoli nel seno stesso della Roma pagana e non sarà meno potente contro il mondo che cerca di invaderci. In premio delle tue vittorie, tu brilli presso la culla del nostro Redentore; se, al pari di te, sapremo combattere e vincere, questo Dio forte si degnerà di accogliere anche noi. Egli è venuto per sottomettere i nostri nemici, ma esige che anche noi prendiamo parte alla lotta. Fortificaci, o Martina, affinché non abbiamo mai ad indietreggiare, e la nostra fiducia in Dio sia sempre accompagnata dal timore di noi stessi.



SABATO AVANTI LA DOMENICA DI SETTUAGESIMA

Soppressione dell’Alleluia.

Il calendario sta per commemorare i dolori di Cristo e le gioie della Risurrezione. Nove settimane ci separano da queste grandi solennità. E tempo che il cristiano disponga la sua anima alla nuova visita del Signore, che sarà più santa e decisiva di quella che si degna di farci con la sua Natività.

Intanto la santa Chiesa sente il bisogno di scuoterci dal nostro assopimento e vuole dare ai nostri cuori un potente impulso alle cose celesti. Perciò sopprime l’Alleluia, il canto celeste che ci associava ai cori degli Angeli. Siamo degli uomini fragili, peccatori sempre rivolti alla terra: come abbiamo potuto con la nostra bocca pronunciare quella parola di cielo? Fu l’Emmanuele, il divino conciliatore fra Dio e gli uomini, che ce la portò da lassù fra le gioie della sua nascita; e noi osammo ripeterla. La ripeteremo ancora con rinnovato entusiasmo fra le allegrezze della sua Risurrezione; ma per cantarla degnamente dobbiamo aspirare al soggiorno donde essa discese la prima volta. Alleluia non è una parola vuota di significato, o una profana melodia: è il ricordo della patria nell’esilio e lo slancio verso il ritorno.

Significato della parola Alleluia.

La parola significa Lodate Iddio. Ma il suo accento è tale, che la Chiesa, per non potersi sottrarre al compito di lodare il Signore per ben nove settimane, la sostituirà con un’altra espressione: Laus tibi Domine, Rex aeternae gloriae! Lode a Te, Re dell’eterna gloria! Ma questa è una lode che nasce dalla terra, mentre l’altra discese dal cielo.

“La parola Alleluia, dice il pio Ruperto, è una goccia di quella gioia suprema di cui trasalì la Gerusalemme celeste. I Patriarchi e i Profeti la custodirono in fondo al cuore, finché non la emise lo Spirito Santo con maggiore pienezza sulle labbra degli Apostoli. Significa l’eterno festino degli Angeli e delle anime beate che lodano Dio, contemplano senza fine la sua faccia e cantano senza mai stancarsi le sempre nuove infinite meraviglie. La nostra limitatezza di viatori non arriva a gustare tale festino; solo possiamo partecipare alle gioie dell’attesa e sentirne la fame e la sete. Forse per questo la misteriosa parola Alleluia non fu mai tradotta dall’originale ebraico, quasi a significare, nell’insufficienza di riprodurla, ch’è un’allegrezza molto estranea alla nostra vita presente” (Des divins offices L. I, c. 35).

Austerità della Settuagesima.

Durante i giorni che dobbiamo sentire l’asprezza dell’esilio, se non vogliamo essere abbandonati come disertori in seno a Babilonia, è necessario essere premuniti contro gli allettamenti del pericoloso soggiorno nella terra della cattività. Ecco perché la Chiesa, preoccupata delle illusioni e pericoli che corriamo, ci viene incontro con un provvedimento così solenne. Togliendoci il grido della gioia, ci esorta a purificare le nostre labbra; se vogliamo un giorno tornare a ripetere la parola degli Angeli e dei Santi, dobbiamo purificare col pentimento i nostri cuori, contaminati dal peccato e dall’affetto ai beni terreni. Quindi svolge sotto ai nostri occhi il triste spettacolo della caduta originale, da cui scaturirono tutte le disgrazie, e ci fa rilevare la necessità d’una redenzione. Piange per noi e vuole che anche noi piangiamo insieme a lei.

Accettiamo dunque la legge che ci viene imposta. Sospese per breve tempo le sante gioie, comprendiamo ch’è ora di smetterla con le frivolezze del mondo. Soprattutto liberiamoci dal peccato, che ha regnato tanto tempo in noi. Cristo s’avvicina con la sua Croce e viene a riparare ogni nostro danno col frutto sovrabbondante del suo Sacrificio. Non permetteremo, no, che il suo sangue, a guisa di rugiada mattutina che piove sulla calda sabbia del deserto, cada invano sulle nostre anime. Confessiamo umilmente la nostra condizione di peccatori, e come il pubblicano del Vangelo che non osava alzar lo sguardo, riconosciamo che è giusto, almeno per poche settimane, non accennare a quei canti che furono troppo familiari alla nostra lingua di peccato, né presumere eccessivamente di quella fiducia che molte volte distrusse in noi il santo timor di Dio.

Purtroppo la negligenza delle norme liturgiche è l’indice manifesto dell’affievolimento nella fede, in una cristianità. Eppure ce n’è tanta intorno a noi, che anche molti dei cristiani abituati a frequentare la chiesa ed i Sacramenti, si accorgono ben poco e con molta indifferenza della sospensione dell’Alleluia. A stento parecchi di loro vi prestano una leggera attenzione, imbevuti come sono d’una pietà affatto privata, e forse estranea al pensiero della Chiesa. Se cadranno queste righe sotto ai loro occhi, ci auguriamo che servano a farli riflettere sulla sovrana autorità e saggezza della Chiesa, Madre comune, la quale effettivamente considera la sospensione del1′Alleluia come uno dei fatti più gravi e solenni dell’Anno Liturgico.

A tale proposito presentiamo due belle Antifone, che pare siano di origine romana, e che noi attingiamo nell’antifonario di san Cornelio di Compiègne, pubblicato da Dom Dionigi di S. Marta:

Ant. – Il buon Angelo del Signore t’accompagni, Alleluia. 

E ti faccia fare un prospero viaggio, 

affinché ritorni con noi nella gioia, Alleluia, Alleluia.

Ant. – Alleluia. Resta con noi anche oggi; domani partirai, Alleluia. 

Quando si farà giorno ti metterai in cammino, Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Le Chiese di Francia, nel XIII secolo e oltre, ai Vespri del sabato di Settuagesima cantavano quest’Inno commovente, conservato in un manoscritto del X secolo:

INNO

Alleluia è un canto di dolcezza, una voce d’eterna gioia.

Alleluia è il canto melodioso che i celesti cori non cessano di far risuonare nella casa di Dio.

Alleluia! celeste Gerusalemme, madre beata, patria alla quale abbiamo diritto di cittadinanza. Alleluia ! è il grido dei tuoi abitatori fortunati; ma noi esiliati sulle rive dei fiumi di Babilonia, non abbiamo altro che lacrime.

Alleluia ! non siamo sempre degni di cantarlo. Alleluia ! i nostri peccati ci obbligano a sospenderlo, perché è l’ora di piangere le nostre colpe.

Accogliete dunque, o Beata Trinità, questo canto per il quale vi supplichiamo di farci assistere un giorno alla Pasqua celeste, dove a gloria vostra, in seno alla felicità, canteremo l’eterno Alleluia. Amen.

Nell’attuale Liturgia l’addio all’ Alleluia che fa la Chiesa è più semplice, e consiste nel farci ripetere quattro volte la misteriosa parola alla fine dei Vespri del Sabato:

Benediciamo il Signore, Alleluia, Alleluia. 

Rendiamo grazie a Dio, Alleluia, Alleluia.

D’ora in poi, a partire dalla seguente Compieta, non sarà più udito quel canto celeste fino a quando esploderà sulla terra il grido della Risurrezione.

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