25 febbraio 2021

Venerdì 26 Febbraio 2021 nella liturgia



Venerdì delle Quattro Tempora di Quaresima, Feria Maggiore non privilegiata, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e astinenza.

Primi Vespri della Festa di San Gabriele dell'Addolorata Confessore, Doppio minore, colore liturgico bianco, Commemorazione delle Quattro Tempora.


Qui per le peculiarità del Tempo di Quaresima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/02/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


Al Breviario

All'Ufficio del Mercoledì delle Quattro Tempora:

Tutto dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, II Schema a Lodi). Letture del Mattutino, Ant. al Benedictus e al Magnificat e Orazioni dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e le Preci Feriali da Lodi a Nona.

All'Ufficio di San Gabriele:

Ai Vespri Antifone e Salmi dal Salterio, il resto dal Comune dei Confessori non Pontefici, Orazione dal Proprio dei Santi (al 27 Febbraio); Commemorazione delle Tempora dal Proprio del Tempo.

Le Antifone si raddoppiano; la prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Vespri termina per <<meruit beatas scandere sedes>>; il Suffragio e le Preci si omettono.


Al Messale

Messa del Venerdì delle Quattro Tempora di Quaresima.

  • Si possono dire cinque o sette Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda Ad poscenda suffragia Sanctorum A cunctis
    • La terza Per i vivi e i defunti Omnipotens sempiterne Deus
    • Le altre a scelta del celebrante

  • Tratto Domine non secundum; ci si inginocchia al Versetto Adjuva nos
  • Prefazio di Quaresima
  • Oratio super populum
  • Benedicamus Domino
  • Prologo di San Giovanni


Letture del Mattutino (in latino)

AD NOCTURNUM

Lectio 1

Léctio sancti Evangélii secúndum Joánnem

Joannes 5:1-15

In illo témpore: Erat dies festus Judæórum, et ascéndit Jesus Jerosólymam. Et réliqua.

Homilía sancti Augustíni Epíscopi

Tractatus 17 in Joannem, post initium

Videámus quid volúerit significáre in illo uno, quem étiam ipse servans unitátis mystérium, de tot languéntibus unum sanáre dignátus est. Invénit in annis ejus númerum quemdam languóris: trigínta et octo annos habébat in infirmitáte. Hic númerus quómodo magis ad languórem pertíneat, quam ad sanitátem, paulo diligéntius exponéndum est. Inténtos vos volo: áderit Dóminus, ut cóngrue loquar, et sufficiénter audiátis. Quadragenárius númerus sacrátus nobis in quadam perfectióne commendátur; notum esse árbitror caritáti vestræ: testántur sæpíssime divínæ Scriptúræ: jejúnium hoc número consecrátum esse, bene nostis. Nam et Móyses quadragínta diébus jejunávit, et Elias tótidem: et ipse Dóminus noster et Salvátor Jesus Christus hunc jejúnii númerum implévit. Per Móysen significátur Lex, per Elíam significántur Prophétæ, per Dóminum significátur Evangélium. Ideo in illo monte tres apparuérunt, ubi se discípulis osténdit in claritáte vultus et vestis suæ: appáruit enim medius inter Móysen et Elíam, tamquam Evangélium testimónium habéret a Lege et Prophétis.

Lectio 2

Sive ergo in Lege, sive in Prophétis, sive in Evangélio, quadragenárius númerus nobis in jejúnio commendátur. Jejúnium autem magnum et generále est, abstinére ab iniquitátibus et illícitis voluptátibus sǽculi, quod est perféctum jejúnium: Ut abnegántes impietátem et sæculáres cupiditátes, temperánter et juste et pie vivámus in hoc sǽculo. Huic jejúnio quam mercédem addit Apóstolus? Séquitur et dicit: Exspectántes illam beátam spem, et manifestatiónem glóriæ beáti Dei et Salvatóris nostri Jesu Christi. In hoc ergo sǽculo quasi quadragésimam abstinéntiæ celebrámus, cum bene vívimus, cum ab iniquitátibus et ab illícitis voluptátibus abstinémus: sed quia hæc abstinéntia sine mercéde non erit, exspectámus beátam illam spem, et revelatiónem glóriæ magni Dei et Salvatóris nostri Jesu Christi. In illa spe, cum fúerit de spe facta res, acceptúri sumus mercédem denárium. Ipsa enim merces rédditur operáriis in vínea laborántibus, secúndum Evangélium, quod vos credo reminísci: neque enim ómnia commemoránda sunt tamquam rúdibus et imperítis. Denárius ergo, qui accépit nomen a número decem, rédditur, et conjúnctus quadragenário fit quinquagenárius: unde cum labóre celebrámus. Quadragésimam ante Pascha; cum lætítia vero, tamquam accépta mercéde, Quinquagésimam post Pascha.

Lectio 3

Mementóte quod proposúerim númerum trigínta ócto annórum in illo lánguido. Volo expónere, quare númerus ille trigésimus et octávus, languóris sit pótius quam sanitátis. Ergo, ut dicébam, cáritas implet Legem: ad plenitúdinem Legis in ómnibus opéribus pértinet quadragenárius númerus. In caritáte autem duo præcépta nobis commendántur: Díliges Dóminum Deum tuum ex toto corde tuo, et ex tota ánima tua, et ex tota mente tua: et díliges próximum tuum sicut teípsum. In his duóbus præcéptis tota Lex pendet, et Prophétæ. Mérito et illa vídua omnes facultátes suas, duo minúta misit in dona Dei: mérito et pro illo lánguido a latrónibus sauciáto stabulárius duos nummos accépit, unde sanarétur: mérito apud Samaritános bíduum fecit Jesus, ut eos caritáte firmáret. Binário ergo isto número cum áliquid boni significátur, máxime bipertíta cáritas commendátur. Si ergo quadragenárius númerus habet perfectiónem Legis, et Lex non implétur nisi in gémino præcépto caritátis: quid miráris, quia languébat, qui ad quadragínta, duo minus habébat?


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

NOTTURNO UNICO

Lettura 1

Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni

Giov 5:1-15

In quell'occasione: Era una festa dei Giudei, e Gesù sali a Gerusalemme. Eccetera.

Omelia di sant'Agostino Vescovo

Trattato 17 su Giovanni, dopo il principio

Vediamo ciò che il Signore ha voluto significare in questo paralitico che s'è degnato di guarire unico fra tanti malati, conservando così anche qui il mistero dell'unità. Egli trovò nel numero degli anni di lui una cifra che pareva indicare l'infermità: «era infermo da trentotto anni». Bisogna spiegare con un po' più di cura come questo numero si riferisca più alla malattia che alla sanità. Voglio che stiate attenti: ed il Signore ci aiuterà, affinché io vi parli convenientemente, e voi mi comprendiate sufficientemente. Il numero di quaranta c'è segnalato come un numero sacro, perché designa una certa perfezione: suppongo che ciò sia noto alla vostra carità: lo attestano spessissimo le divine Scritture: e sapete bene che il digiuno è stato consacrato da questo numero. Infatti Mosè digiunò quaranta giorni, ed altrettanti Elia: e il medesimo Signor nostro e Salvatore Gesù Cristo digiunò lo stesso spazio di tempo. Mosè rappresenta la Legge, Elia rappresenta i Profeti, il Signore rappresenta il Vangelo. Ecco perché essi apparvero tutti tre su quella montagna dove Gesù si manifestò ai discepoli nello splendore del suo volto e della sua veste: ed egli apparve in mezzo a Mosè ed Elia, come se la Legge e i Profeti rendessero testimonianza al Vangelo.

Lettura 2

Dunque sia nella Legge, sia nei Profeti, sia nel Vangelo il numero di quaranta ci è segnalato come consacrato dal Signore. Ora il gran digiuno, quello che obbliga tutti, consiste nel- l'astenersi dalle iniquità e dai piaceri illeciti del mondo, questo è un digiuno perfetto: « Così che rinnegando l'empietà e i desideri del secolo, con temperanza e giustizia e pietà viviamo in questo secolo » Tit 2,12. A questo digiuno qual ricompensa assegna l'Apostolo? Ce lo dice soggiungendo: «Aspettando la beatitudine sperata, e la manifestazione della gloria del Dio della beatitudine e del Salvatore nostro Gesù Cristo ». Noi osserviamo dunque in questo mondo un'astinenza quaresimale, quando viviamo bene, quando ci asteniamo dalle iniquità e dagli illeciti piaceri ; ma siccome questa astinenza non sarà senza ricompensa, « noi aspettiamo la beata speranza, cioè la manifestazione della gloria del gran Dio e del Salvatore nostro Gesù Cristo ». In virtù di questa speranza, allorché da speranza sarà divenuta realtà, riceveremo per ricompensa un denaro. Questa infatti è la ricompensa che, com'è nel Vangelo, fu data agli operai che lavorarono nella vigna, come credo vi ricordiate, non occorrendo richiamarvi tutto alla memoria, come si farebbe con dei rozzi ed ignoranti. Si riceve dunque per ricompensa un denaro, e il denaro trae suo nome dal numero dieci, il quale aggiunto a quaranta, fa cinquanta: onde celebriamo laboriosamente prima di Pasqua la Quaresima ; ma, dopo Pasqua, festeggiamo la Quinquagesima (la Pentecoste) con gioia, come se avessimo ricevuto la ricompensa.

Lettura 3

Ricordate che vi ho parlato, a proposito di quel malato, del numero di trentotto anni. Voglio spiegarvi perché questo numero trentotto si riferisca più alla malattia che alla sanità. Dunque, come dicevo, la carità compie la Legge: e all'intero compimento della Legge in ogni specie di opere si riferisce il numero di quaranta. Ora noi abbiamo ricevuto due' precetti intorno alla carità: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la tua mente»: e «ama il tuo prossimo come te stesso» Matt 32,27. In questi due comandamenti sta tutta la Legge e i Profeti. Cosicché meritamente la povera vedova fu giudicata d'aver dato tutto quel che aveva, gettando nella cassetta due oboli per Iddio: meritamente anche l'albergatore ricevette due monete per la cura di quel povero viaggiatore ferito dai ladri: meritamente Gesù si fermò due giorni presso i Samaritani per raffermarli nella carità. Così ogni volta che un'opera buona ci è rappresentata sotto questo numero due, ci si raccomanda il doppio precetto della carità. Se dunque il numero quaranta indica l'intero compimento della Legge, e se la Legge non si compie che coll'osservanza del doppio precetto della carità: allora perché meravigliarsi che fosse infermo quest'uomo cui mancava il numero due per giungere a quaranta ?


Ad Primam: il Martirologio del 27 Febbraio 2021.

Tertio Kalendas Martii, luna quinta decima.



Nel terzo giorno alle Calende di Marzo, luna quindicesima.




Parti proprie della Messa (in latino)

INTROITUS

De necessitátibus meis éripe me, Dómine: vide humilitátem meam et labórem meum, et dimítte ómnia peccáta mea. --- Ad te, Dómine, levávi ánimam meam: Deus meus, in te confído, non erubéscam.  --- Glória Patri --- De necessitátibus meis éripe me, Dómine: vide humilitátem meam et labórem meum, et dimítte ómnia peccáta mea.

COLLECTAE

Orémus. Esto, Dómine, propítius plebi tuæ: et, quam tibi facis esse devótam, benígno réfove miserátus auxílio. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salutem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclésia tua secúra tibi sérviat libertáte.

Omnípotens sempitérne Deus, qui vivórum domináris simul et mortuórum, omniúmque miseréris, quos tuos fide et ópere futúros esse prænóscis: te súpplices exorámus; ut, pro quibus effúndere preces decrévimus, quosque vel præsens sǽculum adhuc in carne rétinet, vel futúrum jam exútos córpore suscépit, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, pietátis tuæ deméntia ómnium delictórum suórum véniam consequántur.

Orationes ad libitum.

EPISTOLA

Léctio Ezechiélis Prophétæ

Ezech 18:20-28

Hæc dicit Dóminus Deus: Anima, quæ peccáverit, ipsa moriétur: fílius non portábit iniquitátem patris, et pater non portábit iniquitátem fílii: justítia justi super eum erit, et impíetas ímpii erit super eum. Si autem ímpius égerit pæniténtiam ab ómnibus peccátis suis, quæ operátus est, et custodíerit ómnia præcépta mea, et fécerit judícium et justítiam: vita vivet, et non moriétur. Omnium iniquitátum ejus, quas operátus est, non recordábor: in justítia sua, quam operátus est, vivet. Numquid voluntátis meæ est mors ímpii, dicit Dóminus Deus, et non ut convertátur a viis suis, et vivat? Si autem avértent se justus a justítia sua, et fécerit iniquitátem secúndum omnes abominatiónes, quas operári solet ímpius, numquid vivet? omnes justítiæ ejus, quas fécerat, non recordabúntur: in prævaricatióne, qua prævaricátus est, et in peccáto suo, quod peccávit, in ipsis moriétur. Et dixístis: Non est æqua via Dómini. Audíte ergo, domus Israël: Numquid via mea non est æqua, et non magis viæ vestræ pravæ sunt? Cum enim avértent se justus a justítia sua, et fecerit iniquitátem, moriétur in eis: in injustítia, quam operátus est, moriétur. Et cum avértent se ímpius ab impietáte sua, quam operátus est, et fécerit judícium et justítiam: ipse ánimam suam vivificábit. Consíderans enim, et avértens se ab ómnibus iniquitátibus suis, quas operátus est, vita vivet, et non moriétur, ait Dóminus omnípotens.

GRADUALE

Salvum fac servum tuum. Deus meus, sperántem in te. Auribus pércipe, Dómine, oratiónem meam.

TRACTUS

Dómine, non secúndum peccáta nostra, quæ fécimus nos: neque secúndum iniquitátes nostras retríbuas nobis. Dómine, ne memíneris iniquitátum nostrarum antiquarum: cito antícipent nos misericórdiæ tuæ, quia páuperes facti sumus nimis. Adjuva nos, Deus, salutáris noster: et propter glóriam nóminis tui, Dómine, libera nos: et propítius esto peccátis nostris, propter nomen tuum.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem

Joann 5:1-15

In illo témpore: Erat dies festus Judæórum, et ascéndit Jesus Jerosólymam. Est autem Jerosólymis Probática piscína, quæ cognominátur hebráice Bethsáida, quinque pórticus habens. In his jacébat multitúdo magna languéntium, cæcórum, claudórum, aridórum exspectántium aquæ motum. Angelus autem Dómini descendébat secúndum tempus in piscínam, et movebátur aqua. Et, qui prior descendísset in piscínam post motiónem aquæ, sanus fiébat, a quacúmque detinebátur infirmitáte. Erat autem quidam homo ibi, trigínta et octo annos habens in infirmitáte sua. Hunc cum vidísset Jesus jacéntem, et cognovisset, quia jam multum tempus habéret, dicit ei: Vis sanus fíeri? Respóndit ei lánguidus: Dómine, hóminem non hábeo, ut, cum turbáta fúerit aqua, mittat me in piscínam: dum vénio enim ego, álius ante me descéndit. Dicit ei Jesus: Surge, tolle grabátum tuum, et ámbula. Et statim sanus factus est homo ille: et sústulit grabátum suum, et ambulábat. Erat autem sábbatum in die illo. Dicébant ergo Judǽi illi, qui sanátus fúerat: Sábbatum est, non licet tibi tóllere grabátum tuum. Respóndit eis: Qui me sanum fecit, ille mihi dixit: Tolle grabátum tuum, et ámbula. Interrogavérunt ergo eum: Quis est ille homo, qui dixit tibi: Tolle grabátum tuum et ámbula? Is autem, qui sanus fúerat efféctus, nesciébat, quis esset. Jesus enim declinávit a turba constitúta in loco. Póstea invénit eum Jesus in templo, et dixit illi: Ecce, sanus factus es: jam noli peccáre, ne detérius tibi áliquid contíngat. Abiit ille homo, et nuntiávit Judǽis, quia Jesus esset, qui fecit eum sanum.

OFFERTORIUM

Orémus. Bénedic, anima mea, Dómino, et noli oblivísci omnes retributiónes ejus: et renovábitur, sicut áquilæ, juvéntus tua.

SECRETAE

Súscipe, quǽsumus, Dómine, múnera nostris obláta servítiis: et tua propítius dona sanctífica. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futúro.

Deus, cui soli cógnitus est númerus electórum in supérna felicitáte locándus: tríbue, quǽsumus; ut, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, universórum, quos in oratióne commendátas suscépimus, et ómnium fidélium nómina beátæ prædestinatiónis liber adscrípta retíneat.

Orationes ad libitum.

PRAEFATIO DE QUADRAGESIMA

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Qui corporáli ieiúnio vítia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et prǽmia: per Christum Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces, ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Erubéscant et conturbéntur omnes inimíci mei: avertántur retrórsum, et erubéscant valde velóciter.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Per hujus, Dómine, operatiónem mystérii, et vítia nostra purgéntur, et justa desidéria compleántur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

Puríficent nos, quǽsumus, omnípotens et miséricors Deus, sacraménta quæ súmpsimus: et, intercedéntibus ómnibus Sanctis tuis, præsta; ut hoc tuum sacraméntum non sit nobis reátus ad pœnam, sed intercéssio salutáris ad véniam: sit ablútio scélerum, sit fortitúdo fragílium, sit contra ómnia mundi perícula firmaméntum: sit vivórum atque mortuórum fidélium remíssio ómnium delictórum.

Orationes ad libitum.

ORATIO SUPER POPULUM

Orémus. Humiliáte cápita vestra Deo. Exáudi nos, miséricors Deus: et méntibus nostris grátiæ tuæ lumen osténde. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

INTROITO

Signore, liberami dalle mie angustie; guarda alle mie umiliazioni e alle mie pene, e perdona ogni mio peccato. --- A te offro, Dio, la mia vita: Dio mio, in te confido. Che io non resti confuso. --- Gloria --- Signore, liberami dalle mie angustie; guarda alle mie umiliazioni e alle mie pene, e perdona ogni mio peccato.

COLLETTE

Preghiamo. O Signore, sii propizio al tuo popolo, e mentre lo rendi a te devoto, confortalo pure col tuo benevolo soccorso. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

Dio onnipotente, Signore dei vivi e dei morti, che hai pietà di quanti prevedi che saranno tuoi per la fede e le opere: umilmente ti supplichiamo, affinché coloro per i quali preghiamo, siano essi ancora in vita o già, privati del corpo, passati all'eterna vita, ottengano, per l'intercessione dei tuoi santi, la remissione di ogni peccato.

Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

EPISTOLA

Lettura del Profeta Ezechiele.

Ezech 18:20-28

C osi dice il Signore: «L'anima che avrà peccato, quella morrà: il figlio non porterà l'iniquità del padre, né il padre quella del figlio: sul capo del giusto sarà la giustizia e su quello dell'empio l'empietà. Ma se l'empio fa penitenza di tutti i suoi peccati, osserva i miei comandamenti, e agisce secondo equità e giustizia, avrà la vera vita e non morrà. Non ricorderò più nulla di tutte le iniquità da lui commesse; avrà vita per la giustizia da lui praticata. Voglio forse la morte del peccatore - dice il Signore Dio - o non piuttosto che egli si converta dal suo malfare e viva? Ma se il giusto si allontanerà dalla sua giustizia e commetterà l'iniquità, seguendo le abominazioni proprie dell'empio, potrà aver la vita? Tutte le opere buone da lui fatte saran dimenticate a causa del peccato di cui si è reso colpevole, e a causa di questo morrà. Voi avete detto: “Il modo di fare del Signore non e- giusto". Udite dunque, o casa d'Israele: È il mio modo di fare che non è giusto, o è piuttosto il vostro che è perverso? Infatti, quando il giusto, allontanandosi dalla sua giustizia, peccherà e morrà nel peccato, morrà a causa dell'ingiustizia da lui commessa. Così, quando l'empio, allontanandosi dall'empietà e dal peccato da lui commesso, praticherà l'equità e la giustizia, egli darà di nuovo la vita all'anima sua; poiché se torna in se stesso, si allontanerà dal suo iniquo agire, avrà vita e non morrà», dice il Signore Dio onnipotente.

GRADUALE

Salva, o Signore, il tuo servo, che in te confida. Ascolta, o Signore, la mia preghiera.

TRATTO

Signore, non ci retribuire secondo i peccati che abbiamo commessi, né secondo le nostre iniquità. Signore, non Ti ricordare delle nostre passate iniquità: ci prevenga prontamente la tua misericordia, perché siamo divenuti oltremodo miserabili. Soccorrici, o Dio nostra salvezza: e a gloria del tuo nome, o Signore, liberaci: e perdona i nostri peccati per il tuo nome.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

Giov 5:1-15

In quel tempo, essendo una festa dei Giudei, Gesù andò a Gerusalemme. Or in Gerusalemme presso la Porta del Gregge vi è una piscina, detta in ebraico: Betesda, con cinque portici. Sotto di essi giaceva gran quantità d'infermi, ciechi, zoppi o paralitici ad aspettare il moto dell'acqua. Un Angelo del Signore, infarti, scendeva ogni tanto nella piscina, e l'acqua n'era agitata. E chi per primo vi si tuffava dopo il moto dell'acqua, guariva da qualunque malattia fosse afflitto. E vi stava un uomo che era infermo da trentotto anni. Gesù, vistolo giacere, e sapendo che da molto tempo si trovava in quella condizione, gli disse: «Vuoi esser guarito?». Rispose l'infermo: «Signore, non ho nessuno che mi metta nella vasca quando l'acqua è agitata; e quando mi accosto io, un altro vi è già disceso prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E nell'istante l'uomo guarì e, preso il lettuccio, cominciò a camminare. Or quel giorno era un sabato. E quindi i Giudei dicevano al risanato: «È sabato, non ti è lecito portare il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Quello stesso che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi il tuo lettuccio e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è quell'uomo che t'ha detto: “Prendi il tuo lettuccio e cammina"». Ma il guarito non sapeva chi fosse, perché Gesù s'era allontanato dalla folla che era colà. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco, sei guarito, non peccar più, che non ti avvenga di peggio». E quegli andò a riferire ai Giudei che era Gesù quello che lo aveva guarito.

OFFERTORIO

Preghiamo. Anima mia, benedici il Signore, e non dimenticare nessuno dei suoi benefici: la tua giovinezza si rinnoverà come quella dell'aquila.

SECRETE

Signore, accogli queste offerte presentate dal nostro ministero, e santifica propizio i tuoi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

O Dio, che solo conosci il numero degli eletti destinati alla superna felicità, concedici, te ne preghiamo, che, per l'intercessione di tutti i santi, i nomi di quanti ti raccomandiamo nella preghiera e di tutti i fedeli rimangano scritti nel libro della beata predestinazione.

Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, solo l'ultima ha la conclusione.

PREFAZIO DI QUARESIMA

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizii, sollevi la mente, largisci virtú e premii: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

COMUNIONE

Restino confusi e sgominati tutti i miei nemici; in un batter d'occhio siano essi confusi e messi in fuga.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. In virtù di questo sacramento siano, o Signore, emendati i nostri vizi, ed esauditi i nostri retti voti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

O Dio onnipotente e misericordioso, i sacramenti che abbiamo ricevuto ci purifichino, e, per l'intercessione di tutti i santi tuoi fa' che questo sacramento non ci sia motivo di condanna ma salutare strumento di perdono; sia purificazione dei peccati, sostegno dei deboli; sia protezione contro tutti i pericoli del mondo sia remissione di ogni colpa per i fedeli vivi e defunti.

Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

ORAZIONE SOPRA IL POPOLO

Preghiamo. Chinate il vostro capo dinanzi a Dio. Esaudiscici, o Dio misericordioso; e alle nostre anime mostra la luce della tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

VENERDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI QUARESIMA

La Stazione è alla Basilica dei Dodici Apostoli, una delle più auguste di Roma, arricchite dalle reliquie dei due Apostoli san Filippo e san Giacomo il Minore.

LEZIONE (Ez 18,20-28). – Queste cose dice il Signore Dio: L’anima che ha peccato, quella morrà, e il figlio non porterà l’iniquità del padre, né il padre quella del figlio: sul capo del giusto sarà la giustizia e su quello dell’empio l’empietà. Ma se l’empio fa penitenza di tutti i suoi peccati che ha fatti, e osserva i miei precetti, e agisce secondo equità e giustizia, avrà la vera vita e non morrà. Non ricorderò più tutte le iniquità da lui commesse; avrà vita per la giustizia da lui praticata. Voglio forse la morte del peccatore, dice il Signore Dio, o non piuttosto ch’egli si converta dal suo malfare e viva? Ma se il giusto si allontanerà dalla sua giustizia e commetterà l’iniquità, secondo le abominazioni proprie dell’empio, potrà averla vita? Tutte le opere buone da lui fatte saran dimenticate, a causa della trasgressione di cui s’è reso colpevole, e del peccato da lui commesso, a causa di questi morrà. Voi avete detto: il modo di fare del Signore non è giusto. Udite, adunque. o casa d’Israele: è il mio modo di fare che non è giusto, o è piuttosto perverso il vostro? Infatti, quando il giusto, allontanandosi dalla sua giustizia, peccherà e morrà nel peccato, morrà a causa dell’ingiustizia da lui commessa: così, quando l’empio, allontanatesi dall’empietà e dal peccato da lui commesso, praticherà l’equità e la giustizia, egli renderà la vita all’anima sua: quando tornato in se stesso, si allontanerà da ogni peccato commesso, avrà vita e non morrà, dice il Signore onnipotente.

La riconciliazione dei peccatori.

Volgiamo la nostra considerazione ai pubblici penitenti, che fra poco saranno riammessi dalla Chiesa alla partecipazione dei Misteri. Ma, prima di questo, hanno bisogno di riconciliarsi col Dio che hanno offeso. Potrà rivivere la loro anima morta per il peccato? Sì, ci assicura il Signore; e la lettura del Profeta Ezechiele, iniziata ieri dalla Chiesa per i Catecumeni, oggi essa la continua a favore dei pubblici penitenti. “Se l’empio fa penitenza di tutti i suoi peccati che ha fatti, e osserva i miei precetti…, avrà la vera vita e non morrà”. Intanto le sue opere inique stanno lì, e insorgono contro di lui; il loro grido s’è innalzato fino al cielo provocando un’eterna vendetta. Proprio così. Ma ecco che il Signore, il quale sa tutto e nulla dimentica, afferma che non si ricorderà più dell’iniquità riscattata con la penitenza. È tale la tenerezza del suo cuore paterno, che vuole assolutamente dimenticare l’oltraggio ricevuto da un figlio, se questo figlio torna sinceramente a fare il suo dovere. Così saranno riconciliati i nostri penitenti. Nel giorno della Risurrezione del Salvatore essi saranno mescolati ai giusti, perché saranno divenuti giusti anche loro, e Dio non conserverà più il ricordo dei loro errori. Riandando con la mente ai tempi passati, noi ci troviamo di fronte al grande spettacolo della penitenza pubblica, di cui oggi la Liturgia, che non muta, ci ha solo conservate le tracce. Ai nostri giorni i peccatori non sono più separati dagli altri; non sono più chiuse loro le porte della chiesa; spesso, anzi, si vedono accanto ai santi altari confusi fra i giusti, e quando discende sopra di loro il perdono, l’assemblea dei fedeli non è più avvertita da riti speciali e solenni. Ammiriamo la divina misericordia, e facciamo tesoro dell’indulgenza della nostra santa Madre Chiesa. Ad ogni ora, senza strepito, la pecorella smarrita può rientrare nell’ovile: che almeno sappia approfittare dell’accondiscendenza di cui è fatta oggetto, e non abbandoni più d’ora innanzi il Pastore che s’è degnato accoglierla ancora una volta. Quanto al giusto, non si deve insuperbire di vana compiacenza, confrontandosi con la povera pecorella smarrita; mediti invece queste parole: “Se il giusto s’allontanerà dalla sua giustizia e commetterà l’iniquità…, tutte le opere buone da lui fatte saranno dimenticate”. Temiamo dunque per noi stessi e siamo compassionevoli verso i peccatori. La preghiera che fanno i fedeli per i peccatori durante la Quaresima è uno dei grandi mezzi sui quali conta la Chiesa per ottenere la loro riconciliazione.

VANGELO (Gv 5,1-16). – In quel tempo; Ricorrendo una festa dei Giudei, Gesù salì a Gerusalemme. Ora in Gerusalemme, presso la porta delle pecore, vi si trova una vasca Probatica, in ebraico detta Betsaida, la quale ha cinque portici. Sotto questi giaceva una gran quantità d’infermi, ciechi, zoppi e paralitici che aspettavano il moto dell’acqua. Un Angelo del Signore, infatti, scendeva ogni tanto nella piscina, e l’acqua ne era agitata. E chi per primo vi si tuffava dopo il moto dell’acqua, guariva da qualunque malattia fosse oppresso. E vi stava un uomo ch’era infermo da trent’otto anni. Gesù, vistolo giacere, e sapendo che da molto tempo si trovava in quelle condizione, gli disse: Vuoi essere guarito? Signore, rispose l’infermo, non ho nessuno che mi metta nella vasca quando l’acqua è agitata; e quando mi accosto io, un altro vi è già disceso prima di me. Gesù gli disse: Alzati, prendi il tuo tettuccio e cammina. E nell’istante l’uomo guari e, preso il letticciolo, cominciò a camminare. Or quel giorno era un sabato. E quindi i Giudei dicevano al risanato: È sabato, non ti è lecito, portare il tuo lettuccio. Ma egli rispose loro: Quello stesso che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina. Gli domandarono allora: Chi è quell’uomo che t’ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina? Ma il guarito non sapeva chi fosse; perché Gesù s’era allontanato dalla folla ch’era sul posto. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: Ecco, sei guarito, non peccar più, che non ti avvenga di peggio. E quello andò a riferire ai Giudei che era Gesù quello che lo aveva guarito.

Il Sacramento della Penitenza.

Torniamo ancora agli antichi penitenti; sarà così facile il passaggio ai penitenti d’oggi e a noi stessi! Abbiamo visto nel Profeta la disposizione del Signore a perdonare al peccatore che si pente. Ma come sarà applicato questo perdono? da chi sarà pronunciata la sentenza dell’assoluzione? Ce lo insegna il Vangelo. L’infelice paralitico da trent’otto anni è la figura del peccatore inveterato, che però guarisce e cammina. Ch’è dunque avvenuto? Ascoltiamolo: comincia a dire: “Signore, non ho nessuno che mi metta nella vasca”. L’acqua della piscina l’avrebbe sanato, ma non trovava un uomo che ve lo immergesse. Quest’uomo sarà il Figlio di Dio, che appunto si fece tale per guarire tutti. Come uomo, ricevette il potere di rimettere i peccati, e prima di salire al cielo disse ad altri uomini: “Saranno rimessi i peccati a chi voi li rimetterete”. Pertanto, i nostri penitenti saranno riconciliati con Dio in virtù di questo potere soprannaturale. Il paralitico che prende con facilità il suo lettuccio e se lo carica sulle spalle, come un trofeo della propria guarigione, è la figura del peccatore, al quale la Chiesa di Gesù Cristo ha perdonato i peccati in forza del divino potere delle chiavi.

Nel III secolo del cristianesimo un eretico, Novaziano, pretendeva insegnare che la Chiesa non aveva il potere di rimettere i peccati commessi dopo il battesimo. Ma un simile errore fu condannato dai concili e dai santi dottori. E per significare al vivo, agli occhi dei fedeli, la potenza che aveva ricevuta il Figlio dell’uomo di purificare ogni anima penitente, nei luoghi dove si radunavano i cristiani, veniva dipinto il paralitico del vangelo, che camminava libero e sciolto col suo lettuccio sulle spalle. La stessa immagine la troviamo frequentemente negli affreschi delle catacombe di Roma, che risalgono all’epoca dei Martiri. Così da questi monumenti impariamo qual era, da tanti secoli, l’intenzione della Chiesa, nel fissare in tali giorni la lettura di questa pagina di Vangelo.

L’acqua battesimale.

L’acqua della Probatica piscina era anche un simbolo, che era destinato all’istruzione dei Catecumeni; essi dovevano essere risanati dall’acqua, e da un’acqua fecondata divinamente dall’alto. Il miracolo, di cui Dio favoriva ancora la Sinagoga, serviva presso i Giudei solo alla guarigione del corpo, e per un uomo solo alla volta, a rari intervalli. Ma dopo che l’Angelo del Gran Consiglio discese dal cielo a santificare l’acqua del Giordano, la piscina si trova dovunque: ad ogni ora l’acqua ridà la salute alle anime, dal neonato al vecchio. Ministro di tale grazia è l’uomo; ma è il Figlio di Dio, divenuto Figlio dell’uomo, che opera. Diciamo anche una parola sui malati che ci presenta il Vangelo, e ch’erano là radunati ad attendere la guarigione. Sono l’immagine della società cristiana, in questi giorni. Vi sono dei languenti, uomini tiepidi che non si staccano mai sinceramente dal male; dei ciechi, che hanno spento l’occhio dell’anima; degli zoppi, che vanno vacillanti nella via della salute; dei disgraziati dalle membra atrofizzate incapaci d’ogni sorta di bene. Tutti aspettano il momento propizio. E Gesù sta per venire e per domandare a loro, come al paralitico: Volete essere guariti? Domanda piena di carità divina!

Ch’essi rispondano, pieni d’amore e di confidenza, e saranno guariti.

PREGHIAMO

Ci esaudisci, o Dio misericordioso, e mostra alle nostre anime la luce della tua grazia.

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