01 febbraio 2021

Martedì 2 Febbraio 2021 nella liturgia



Festa della Purificazione della Beata Vergine Maria, Doppio di II Classe, colore liturgico bianco, tuttavia alla Benedizione delle candele e alla Processione che si fanno prima della Messa il colore dei paramenti sacri e degli ornamenti dell'Altare (paliotto e conopeo) è violaceo.


Qui per le peculiarità del Tempo di Settuagesima:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/01/introduzione-al-ciclo-di-pasqua-e.html


Al Breviario

Tutto dal Proprio dei Santi (al 2 Febbraio) con i Salmi del Comune delle Feste della Beata Vergine Maria a Mattutino e Vespri, e quelli festivi da Lodi a Nona. Compieta della Domenica, a partire dalla quale si recita l'Antifona finale delle Ore Ave Regina Caelorum col suo Versetto e Orazione. Gli Inni delle Ore Maggiori si prendono dal Comune; la conclusione di tutti gli Inni eccetto l'Ave maris stella (che ha una metrica diversa) è quella delle Feste della Beata Vergine <<Jesu tibi sit gloria qui natus es de Virgine>>.

Le Antifone si raddoppiano, il Suffragio e le Preci si omettono.


Al Messale

Prima della Messa principale si fa la Benedizione delle candele con la processione, nelle quali il Sacerdote indossa il piviale, Diacono e Suddiacono le pianete plicate, di colore violaceo. Questa cerimonia è normata dal Messale per la celebrazione solenne nelle chiese dotate di sufficiente Clero, dal Memoriale Rituum per la celebrazione cantata o letta nelle piccole chiese con scarso Clero.

Non mi soffermerò a descrivere la Benedizione delle candele e la processione in queste varianti, su questo mi limito alle citazioni dello Stercky e del Baldeschi. Siccome il Memoriale Rituum prevede che il Sacerdote sia assistito come minimo da tre ministri di cui almeno uno tonsurato, condizioni che oggi, nella situazione di crisi dottrinale e liturgica della Chiesa non si possono sempre adempire nelle cappelle in cui spesso sono confinati coloro che celebrano la vera Messa, proverò a schematizzare al massimo la cerimonia in modo che i Sacerdoti possano celebrarla anche senza ministri. Attenzione: tutti i cerimoniali essendo stati scritti in tempi cattolici, non si poteva nemmeno concepire una cerimonia senza chierici o chierichetti: questa qui è una mia sintesi personale e opinabile motivata dallo stato di necessità e dettata dall'epikeia (stando alle rubriche non si potrebbero celebrare le cerimonie del Memoriale Rituum senza il minimo dei tre ministri richiesti, ma ai nostri giorni ciò significherebbe che moltissimi Sacerdoti dovrebbero privarsi - e privare i fedeli - perpetuamente della Candelora, delle Ceneri, delle Palme, del Triduo Sacro e della Vigilia di Pentecoste, cosa questa insostenibile). Posso intanto rassicurare tutti garantendo, per esperienza diretta, che, con la debita preparazione liturgica (studiando le cose anche con settimane di anticipo, elaborandosi mentalmente le singole azioni come fatte tutte dal solo Sacerdote nel debito ordine), anticipando anche nella misura del possibile la preparazione fisica (acquisto tempestivo di tutti gli arredi sacri richiesti, debita disposizione degli oggetti liturgici in chiesa prima delle cerimonie, in modo che siano pronti al momento in cui serviranno), con estrema calma poiché la fretta in queste circostanze è deleteria, prendendosi il tempo che ci vuole, è possibile celebrare tutte queste sacre funzioni senza ministri, proprio tutte, anche quelle assurdamente complicate come la Messa dei Presantificati e la Vigilia Pasquale: è questione di avere schemi mentali ben definiti, ripassati ad nauseam fino a dieci secondi prima di iniziare, e di metterli in pratica con pazienza (certo è mentalmente e fisicamente spossante come poche cose al mondo, ma ne vale la pena).

  • L'Altare non è ornato con fiori e l'organo non si suona fino alla fine della processione; il Messale si trova già aperto al lato dell'Epistola, e si accendono sei candele (perché anche se letta, la funzione è di sua natura solenne). Il paliotto e il conopeo bianchi sono coperti da altri violacei facilmente amovibili. Vicino l'Altare, al lato dell'Epistola, si dispongono una tavola coperta di tovaglia con le candele, il secchiello dell'acqua benedetta con l'aspersorio, e il necessario per un lavabo; il turibolo (che è meglio accendere prima) e la navetta. Alla credenza si dispongono pianeta, stola, manipolo bianchi e sopra di essi, piviale e stola violacei, cingolo, alba, amitto e cotta.  Il calice e la borsa sono coperti da un velo violaceo. Se si vuole, si preparano anche i fiori da mettere sull'Altare per la Messa.
  • Fatta la preparazione abituale, indossati cotta, amitto, alba, cingolo, stola e piviale violacei e la berretta, il Sacerdote, fatta la riverenza conveniente e tolta la berretta, sale a baciare l'Altare e va al Messale. Quivi, le mani giunte, dice il Dominus vobiscum e le cinque Orazioni. Quando deve benedire le candele posa la mano sinistra sull'Altare e volgendosi alla sua destra benedice (se vi sono ministri gli sollevano l'estremità del piviale). Dopo l'ultima Orazione infonde l'incenso nel turibolo benedicendolo, asperge tre volte le candele dicendo a bassa voce l'Antifona Asperges me senza il salmo, e le incensa con tre colpi. Qui, se vuole predicare, rimette la berretta e siede su uno sgabello al lato del Vangelo.
  • Finita la Benedizione o la predica, mentre il coro canta l'Antifona Lumen ad revelationem col Nunc dimittis, un chierico posa una delle candele benedette al centro dell'Altare, il Sacerdote la prende, la bacia e la da a uno dei chierici. In assenza di ministri suppongo che il Sacerdote debba farlo da solo, e se non c'è coro, dopo aver preso e posato la candela, va al Messale a leggere l'Antifona col cantico. Poi va al centro dell'Altare e rivolto verso i fedeli distribuisce le candele, prima ai chierici se ve ne sono, poi ai laici; così come alla Comunione, la distribuzione procede dal lato dell'Epistola verso quella del Vangelo. Chi riceve la candela, stando in ginocchio, prima bacia essa poi la mano del Sacerdote.
  • Finita la distribuzione il Sacerdote torna all'Altare dove, fatta la riverenza, va alla tavola posta al lato dell'Epistola per il lavabo; nel frattempo si canta l'Antifona Exurge (oppure il Sacerdote la legge subito dopo). Raggiunto il Messale il Sacerdote dice Flectamus genua - poiché ormai siamo in Settuagesima - e l'Orazione Exaudi. Presa la candela e accesala, tornato al centro dell'Altare e volto ai fedeli, dice Procedamus in pace.
  • In assenza totale di ministri e di coro il mio consiglio è che il Sacerdote, indossata la berretta, tenga con la destra la candela e con la sinistra un messalino aperto nel quale possa leggere le Antifone. Bisognerà dunque rinunziare all'uso del turibolo e della croce astile nella processione, e il solo Sacerdote, seguito dai fedeli recanti le loro candele, farà il percorso stabilito. Nel momento in cui rientra in chiesa legge l'Antifona Obtulerunt. Fatta la riverenza all'Altare, va alla credenza a togliere il piviale e la stola violacei.
  • Se c'è anche un solo chierico si occuperà lui di preparare l'Altare mentre il Sacerdote indossa i paramenti della Messa, altrimenti sarà lo stesso Sacerdote a rimuovere il paliotto e il conopeo violacei lasciando quelli bianchi, a mettere eventualmente i fiori sull'Altare, e togliere il velo violaceo dal calice. Poi indossa il manipolo, la stola e la pianeta di colore bianco, nuovamente la berretta, prende il calice e torna all'Altare.
  • La Messa viene celebrata integralmente dall'inizio senza omissioni. Al Vangelo e dal Sanctus a dopo la Comunione i ministri e il Clero, se ve ne sono, tengono le candele accese (il celebrante la tiene solo al Vangelo).

Messa come al 2 Febbraio:

  • Gloria
  • Orazione unica della Messa
  • Credo
  • Prefazio di Natale
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni


Bibliografia per la celebrazione della Messa della Purificazione della Santa Vergine:

  • Nelle chiese dotate di Clero numeroso, a norma del Missale Romanum e del Rituale Romanum: L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris, Lecoffre 1935, Tomo II, pag. 235-246.

  • Nelle piccole chiese con scarso Clero, a norma del Memoriale Rituum: Manuel de liturgie... cit., Tomo II, pag. 412-420
  • Celebrata pontificalmente, a norma del Caeremoniale Episcoporum: L. Stercky, Les Fonctions Pontificales selon le Rit Romain, Paris Lecoffre 1932, Tomo II, pag. 9-28.
  • Per quanto il Baldeschi non sia nemmeno lontanamente completo e dettagliato quanto lo Stercky, ha comunque l'indubbio vantaggio di essere in italiano: G. Baldeschi, Esposizione delle Sacre Cerimonie per le funzioni ordinarie, straordinarie e pontificali, Roma, Desclée & C. 1931, pag. 193-199.


Letture del Mattutino (in latino)

AD I NOCTURNUM

Lectio 1

De libro Exodi

Exod 13:1-3; 13:11-13

Locútus est Dóminus ad Móysen, dicens: Sanctífica mihi omne primogénitum quod áperit vulvam in fíliis Israël, tam de homínibus quam de juméntis; mea sunt enim ómnia. Et ait Móyses ad pópulum: Cum introdúxerit te Dóminus in terram Chananǽi, sicut jurávit tibi et pátribus tuis, et déderit tibi eam; separábis omne quod áperit vulvam Dómino, et quod primitívum est in pecóribus tuis; quidquid habúeris masculíni sexus, consecrábis Dómino. Primogénitum ásini mutábis ove; quod, si non redémeris, interfícies. Omne autem primogénitum hóminis de fíliis tuis, prétio rédimes.

Lectio 2

De libro Levítici

Lev 12:1-5

Locútus est Dóminus ad Móysen, dicens: Lóquere fíliis Israël, et dices ad eos: Múlier, si suscépto sémine pepérerit másculum, immúnda erit septem diébus juxta dies separatiónis ménstruæ. Et die octávo circumcidétur infántulus: ipse vero trigínta tribus diébus manébit in sánguine purificatiónis suæ. Omne sanctum non tanget, nec ingrediétur in Sanctuárium donec impleántur dies purificatiónis suæ. Sin autem féminam pepérerit, immúnda erit duábus hebdomádibus juxta ritum fluxus ménstrui, et sexagínta sex diébus manébit in sánguine purificatiónis suæ.

Lectio 3, Lev 12:6-8

Cumque expléti fúerint dies purificatiónis suæ, pro fílio, sive pro fília, déferet agnum annículum in holocáustum, et pullum colúmbæ sive túrturem pro peccáto, ad óstium tabernáculi testimónii, et tradet sacerdóti, qui ófferet illa coram Dómino; et orábit pro ea, et sic mundábitur a proflúvio sánguinis sui. Ista est lex pariéntis másculum aut féminam. Quod si non invénerit manus ejus, nec potúerit offérre agnum, sumet duos túrtures vel duos pullos columbárum, unum in holocáustum, et álterum pro peccáto; orabítque pro ea sacérdos, et sic mundábitur.

AD II NOCTURNUM

Lectio 4

Sermo sancti Augustíni Epíscopi

Sermo 13 de Tempore, post initium

Sic olim prædíctum est: Mater Sion dicit: Homo et homo factus est in ea; et ipse fundávit eam Altíssimus. O omnipoténtia nascéntis! o magnificéntia de cælo ad terram descendéntis! Adhuc in útero portabátur, et ex útero matris a Joánne Baptísta salutabátur. In templo præsentabátur, et a Simeóne sene famóso, annóso, probáto, coronáto agnoscebátur. Tunc cognóvit, tunc adorávit, tunc dixit: Nunc, Dómine, dimíttis servum tuum in pace: quia vidérunt óculi mei salutáre tuum.

Lectio 5

Differebátur exíre de sǽculo, ut vidéret natum, per quem cónditum est sǽculum. Agnóvit Infántem senex, factus est in Púero puer. Innovátus in ætáte, qui plenus erat pietáte. Símeon senex ferébat Christum infántem, Christus regébat Simeónis senectútem. Dictum ei fúerat a Dómino, quod non gustáret mortem, nisi vidéret Christum Dómini natum. Natus est Christus, et implétum est desidérium senis in mundi ipsíus senectúte. Ipse ad senem hóminem venit, qui mundum inveterátum invénit.

Lectio 6

In isto quidem sǽculo diu esse nolébat, et Christum in hoc sǽculo vidére cupiébat, cantans cum prophéta et dicens: Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam, et salutáre tuum da nobis. Dénique, ut novéritis ita esse istíus lætítiam, conclúsit dicens: Nunc dimíttis servum tuum in pace: quia vidérunt óculi mei salutáre tuum. Prophétæ cecinérunt Conditórem cæli et terræ in terra cum homínibus futúrum; Angelus nuntiávit Creatórem carnis et spíritus in carne ventúrum; salutávit Joánnes ex útero in útero Salvatórem; Símeon senex Deum agnóvit infántem.

AD III NOCTURNUM

Lectio 7

Léctio sancti Evangélii secúndum Lucam

Luc 2:22-32

In illo témpore: Postquam impléti sunt dies purgatiónis Maríæ secúndum legem Móysi, tulérunt Jesum in Jerúsalem, ut sísterent eum Dómino, sicut scriptum est in lege Dómini. Et réliqua.

Homilía sancti Ambrósii Epíscopi

Liber 2 Comment. in Lucæ cap. 2, post initium

Et ecce homo erat in Jerúsalem, cui nomen Símeon, et homo iste justus et timorátus, exspéctans consolatiónem Israël. Non solum ab Angelis, et prophétis, et a pastóribus, sed étiam a senióribus et justis generátio Dómini accépit testimónium. Omnis ætas, et utérque sexus, eventorúmque mirácula fidem ástruunt. Virgo génerat, stérilis parit, mutus lóquitur, Elísabeth prophétat, Magus adorat, útero clausus exsúltat, vídua confitétur, justus exspéctat.

Lectio 8

Et bene justus, qui non suam, sed pópuli grátiam requirébat, cupiens ipse corpóreæ vínculis fragilitátis exsólvi, sed exspéctans vidére promíssum: sciébat enim quia beáti óculi qui eum vidérent. Et ipse accépit eum in ulnas suas, et benedíxit Deum, et dixit: Nunc dimítte servum tuum, Dómine, secúndum verbum tuum in pace. Vide justum, velut corpóreæ cárcere molis inclúsum, velle dissólvi, ut incípiat esse cum Christo. Dissólvi enim, et cum Christo esse, multo mélius est.

Lectio 9

Sed qui vult dimítti, véniat in templum, véniat in Jerúsalem, exspéctet Christum Dómini, accípiat in mánibus Verbum Dei, complectátur opéribus velut quibúsdam suæ fídei brácchiis: tunc dimittétur, ut non vídeat mortem, qui víderit Vitam. Vides úberem in omnes grátiam, Dómini generatióne diffúsam, et prophetíam incrédulis negátam esse, non justis. Ecce et Símeon prophétat, in ruínam et resurrectiónem plurimórum venísse Dóminum Jesum Christum, ut justórum iniquorúmque mérita discérnat; et pro nostrórum qualitáte factórum, judex verus et justus aut supplícia decérnat aut prǽmia.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

I NOTTURNO

Lettura 1

Dal libro dell'Esodo

Esod 13:1-3; 13:11-13

Il Signore parlò a Mosè dicendo: Consacrami ogni primogenito che nasce tra i figli d'Israele tanto degli uomini come degli animali; perché tutte le cose sono mie. E Mosè disse al popolo: Quando il Signore ti avrà introdotto nella terra del Cananeo, come giurò a te e ai tuoi padri, e te l'avrà data; riserberai per il Signore ogni primogenito, ed ogni primo nato del tuo bestiame; tutti i maschi che avrai li consacrerai al Signore. Cambierai il primogenito dell'asino con una pecora; che se non lo riscatti, lo ucciderai. Ma riscatterai con denaro ogni primogenito dei tuoi figli.

Lettura 2

Dal libro del Levitico.

Lev 12:1-5

Il Signore parlò a Mosè, dicendo: Parla ai figli d'Israele e di' loro: Se una donna, dopo esser divenuta madre, dà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni, come nei giorni della separazione mensile. E l'ottavo giorno si circonciderà il bambino: ma essa rimarrà per trentatre giorni a purificarsi del suo sangue. Non toccherà alcuna cosa santa né entrerà nel Santuario finché siano compiti i giorni della sua purificazione. Che se avrà dato alla luce una femmina, sarà immonda per due settimane, come nei suoi corsi mensili, e rimarrà per sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue.

Lettura 3, Lev 12:6-8

Quando si saranno compiti i giorni della sua purificazione sia per un figlio sia per una figlia, porterà all'ingresso del tabernacolo della testimonianza un agnello di un anno per l'olocausto e un colombino, o una tortora per il peccato e li darà al sacerdote, che li offrirà dinanzi al Signore, e pregherà per lei, e così ella sarà purificata dalla perdita del suo sangue. Questa è la legge di colei che dà alla luce un maschio o una femmina. Che se ella non ha possibilità di procacciarsi e di poter offrire un agnello, prenderà due tortore vive o due piccole colombe, una per l'olocausto e l'altra per il peccato; e il sacerdote pregherà per lei, e così sarà purificata.

II NOTTURNO

Lettura 4

Sermone di sant'Agostino Vescovo

Sermone 13 sul Tempo, dopo il principio

Cosi fu già predetto: La madre Sion dice: «Ogni uomo è nato in essa; ed egli stesso l'ha fondata, l'Altissimo» Sal 86,3. O onnipotenza di un bambino nascente! o magnificenza d'un Dio che dal cielo discende sulla terra! Era ancora nel seno materno, e Giovanni Battista già lo salutava dal seno di sua madre. Era presentato nel tempio, e veniva riconosciuto da Simeone vecchio famoso, annoso, sperimentato, coronato di meriti). Allora egli lo conobbe, allora l'adorò, allora disse: «Adesso lascia, Signore, che il tuo servo se ne vada in pace: poiché i miei occhi han visto la tua salvezza» (Lc 2,29).

Lettura 5

Gli era differito d'andarsene dal mondo, affinché vedesse nato colui che ha fatto il mondo. Il vegliardo riconobbe il Bambino, e si fece bambino col Bambino. Ripieno com'era di pietà, si vide rinnovato nell'età. Il vecchio Simeone portava Cristo bambino, Cristo sosteneva la vecchiezza di Simeone. Gli era stato detto dal Signore, che non proverebbe la morte prima di vedere nato il Cristo del Signore. Nacque il Cristo, e si compì il desiderio del vegliardo nella vecchiezza del mondo. Perché trovò il mondo invecchiato (nel peccato), egli venne ad un uomo vecchio.

Lettura 6

Egli certo non voleva restare molto in questo mondo, e tuttavia bramava di vedere Cristo in questo secolo, cantando e dicendo col profeta: «Mostraci, o Signore, la tua misericordia, e concedici la tua salvezza» Sal. 34,8. In fine, perché sappiate che questa era la sua gioia, conchiuse dicendo: «Adesso lascia che il tuo servo se ne vada in pace: poiché i miei occhi han visto la tua salvezza» Lc. 2,29. I profeti avevano cantato che il Fattore del cielo e della terra avrebbe abitato in terra cogli uomini; un Angelo annunziò che il Creatore della carne e dello spirito avrebbe preso un corpo; Giovanni dal seno della madre salutò il Salvatore nel seno materno; il vegliardo Simeone riconobbe per Dio questo bambino.

III NOTTURNO

Lettura 7

Lettura del santo Vangelo secondo Luca.

Luc 2:22-32

In quell'occasione: Quando furono compiti i giorni della purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè, portarono Gesù a Gerusalemme, per presentarlo al Signore, come è prescritto nella legge del Signore. Eccetera.

Omelia di sant'Ambrogio Vescovo

Libri 2 Comm. al cap. 2 di Luca, dopo il principio.

C'era allora in Gerusalemme un uomo di nome Simeone, per sona giusta e timorata, che aspettava la consolazione d'Israele» Lc. 2,25. Non solo gli Angeli, e i profeti, e i pastori, ma anche i vecchi e i giusti rendono testimonianza alla nascita del Signore. Ogni età, l'uno e l'altro sesso, fatti miracolosi ne confermano la verità. Una vergine diventa madre, una sterile dà alla luce, un muto parla, Elisabetta profetizza, i Magi lo adorano, un bambino ancora nel seno della madre esulta, una vedova lo glorifica, e un giusto lo aspetta.

Lettura 8

E meritamente giusto, perché non cercava la sua, ma la salute del popolo, e mentre egli bramava d'essere sciolto dai legami d'un fragile corpo, tuttavia aspettava di vedere il promesso, stimando beati gli occhi che l'avrebbero visto. Ed egli lo prese tra le sue braccia, e benedisse Dio, esclamando: «Adesso lascia, Signore, che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola» Lc. 2,29. Ecco come il giusto, per il quale la massa del corpo è una prigione, brami d'esserne disciolto per cominciare d'essere con Cristo. Poiché esserne disciolto ed essere con Cristo, è molto meglio.

Lettura 9

Ma chi vuol partire, venga nel tempio, venga in Gerusalemme, vi aspetti Cristo Signore, riceva nelle mani il Verbo di Dio, lo abbracci con le buone opere che sono come le braccia della sua fede: allora egli se n'andrà e non vedrà la morte dopo aver visto la Vita. Or vedi come la nascita del Signore spande abbondante la grazia su tutti, e che il dono di profezia è negato agli increduli, non ai giusti. Ed ecco Simeone che profetizza il Signore Gesù Cristo esser venuto per la rovina e la risurrezione di moltissimi, per discernere i meriti dei buoni e dei cattivi; e per sentenziare, giudice vero e giusto, supplizi o premi secondo la qualità delle azioni.


Ad Primam: il Martirologio del 3 Febbraio 2021.

Tertio Nonas Februarii, luna vigesima.



Nel terzo giorno alle None di Febbraio, luna ventesima.




Parti proprie della Messa (in latino)

AD BENEDICTIONEM ET DISTRIBUTIONEM CANDELARUM

V. Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

Orémus. Domine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus, qui ómnia ex níhilo creásti, et jussu tuo per ópera apum hunc liquorem ad perfectionem cérei veníre fecísti: et qui hodiérna die petitiónem justi Simeónis implésti: te humíliter deprecámur; ut has candélas ad usus hóminum et sanitátem córporum et animárum, sive in terra sive in aquis, per invocatiónem tui sanctíssimi nóminis et per intercessiónem beátæ Maríæ semper Vírginis, cujus hódie festa devóte celebrántur, et per preces ómnium Sanctórum tuórum, bene✠dícere et sancti✠ficáre dignéris: et hujus plebis tuæ, quæ illas honorífice in mánibus desíderat portare teque cantando laudare, exáudias voces de cœlo sancto tuo et de sede majestátis tuæ: et propítius sis ómnibus clamántibus ad te, quos redemísti pretióso Sánguine Fílii tui: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, qui hodiérna die Unigénitum tuum ulnis sancti Simeónis in templo sancto tuo suscipiéndum præsentásti: tuam súpplices deprecámur cleméntiam; ut has candélas, quas nos fámuli tui, in tui nóminis magnificéntiam suscipiéntes, gestáre cúpimus luce accénsas, bene✠dícere et sancti✠ficáre atque lúmine supérnæ benedictiónis accéndere dignéris: quaténus eas tibi Dómino, Deo nostro, offeréndo digni, et sancto igne dulcíssimæ caritátis tuæ succénsi, in templo sancto glóriæ tuæ repræsentári mereámur. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Dómine Jesu Christe, lux vera, quæ illúminas omnem hóminem veniéntem in hunc mundum: effúnde bene✠dictiónem tuam super hos céreos, et sancti✠fica eos lúmine grátiæ tuæ, et concéde propítius; ut, sicut hæc luminária igne visíbili accénsa noctúrnas depéllunt ténebras; ita corda nostra invisíbili igne, id est, Sancti Spíritus splendóre illustráta, ómnium vitiórum cæcitáte cáreant: ut, purgáto mentis óculo, ea cérnere póssimus, quæ tibi sunt plácita et nostræ salúti utília; quaténus post hujus sǽculi caliginósa discrímina ad lucem indeficiéntem perveníre mereámur. Per te, Christe Jesu, Salvátor mundi, qui in Trinitáte perfécta vivis et regnas Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, qui per Móysen fámulum tuum puríssimum ólei liquórem ad luminária ante conspéctum tuum júgiter concinnánda præparári jussísti: bene✠dictiónis tuæ grátiam super hos céreos benígnus infúnde; quaténus sic adminístrent lumen extérius, ut, te donánte, lumen Spíritus tui nostris non desit méntibus intérius. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Dómine Jesu Christe, qui hodiérna die, in nostræ carnis substántia inter hómines appárens, a paréntibus in templo es præsentátus: quem Símeon venerábilis senex, lúmine Spíritus tui irradiátus, agnóvit, suscépit et benedíxit: præsta propítius; ut, ejúsdem Spíritus Sancti grátia illumináti atque edócti, te veráciter agnoscámus et fidéliter diligámus: Qui cum Deo Patre in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti vivis et regnas Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, secúndum verbum tuum in pace

Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Quia vidérunt óculi mei salutáre tuum.

Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Quod parásti ante fáciem ómnium populorum.

Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.

Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen.

Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Exsúrge, Dómine, ádjuva nos: et líbera nos propter nomen tuum. Deus, áuribus nostris audívimus: patres nostri annuntiavérunt nobis. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen. Exsúrge, Dómine, ádjuva nos: et líbera nos propter nomen tuum.

Orémus.

V. Flectámus génua.

R. Leváte.

Exáudi, quǽsumus, Dómine, plebem tuam: et, quæ extrinsécus ánnua tríbuis devotióne venerári, intérius asséqui grátiæ tuæ luce concéde. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

AD PROCESSIONEM

V. Procedámus in pace.

R. In nómine Christi. Amen.

Adórna thálamum tuum, Sion, et súscipe Regem Christum: ampléctere Maríam, quæ est cœléstis porta: ipsa enim portat Regem glóriæ novi lúminis: subsístit Virgo, addúcens mánibus Fílium ante lucíferum génitum: quem accípiens Símeon in ulnas suas, prædicávit pópulis, Dóminum eum esse vitæ et mortis et Salvatórem mundi.

Respónsum accépit Símeon a Spíritu Sancto, non visúrum se mortem, nisi vidéret Christum Dómini: et cum indúcerent Púerum in templum, accépit eum in ulnas suas, et benedíxit Deum, et dixit: Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, in pace. Cum indúcerent púerum Jesum parentes ejus, ut fácerent secúndum consuetúdinem legis pro eo, ipse accépit eum in ulnas suas.

Obtulérunt pro eo Dómino par túrturum, aut duos pullos columbárum: Sicut scriptum est in lege Dómini. Postquam impléti sunt dies purgatiónis Maríæ, secúndum legem Moysi, tulérunt Jesum in Jerúsalem, ut sísterent eum Sicut scriptum est in lege Dómini. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. Sicut scriptum est in lege Dómini.

AD MISSAM:

INTROITUS

Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui: secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ: justítia plena est déxtera tua. --- Magnus Dóminus, et laudábilis nimis: in civitáte Dei nostri, in monte sancto ejus.  --- Glória Patri --- Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui: secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ: justítia plena est déxtera tua.

COLLECTA

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, majestátem tuam súpplices exorámus: ut, sicut unigénitus Fílius tuus hodiérna die cum nostræ carnis substántia in templo est præsentátus; ita nos fácias purificátis tibi méntibus præsentári. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Léctio Malachíæ Prophétæ.

Malach 3:1-4.

Hæc dicit Dóminus Deus: Ecce, ego mitto Angelum meum, et præparábit viam ante fáciem meam. Et statim véniet ad templum suum Dominátor, quem vos quæritis, et Angelus testaménti, quem vos vultis. Ecce, venit, dicit Dóminus exercítuum: et quis póterit cogitáre diem advéntus ejus, et quis stabit ad vidéndum eum? Ipse enim quasi ignis conflans et quasi herba fullónum: et sedébit conflans et emúndans argéntum, et purgábit fílios Levi et colábit eos quasi aurum et quasi argéntum: et erunt Dómino offeréntes sacrifícia in justítia. Et placébit Dómino sacrifícium Juda et Jerúsalem, sicut dies sǽculi et sicut anni antíqui: dicit Dóminus omnípotens.

GRADUALE

Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui: secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ. Sicut audívimus, ita et vídimus in civitáte Dei nostri, in monte sancto ejus.

TRACTUS

Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, secúndum verbum tuum in pace. Quia vidérunt óculi mei salutáre tuum. Quod parásti ante fáciem ómnium populórum. Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

Luc 2:22-32.

In illo témpore: Postquam impleti sunt dies purgatiónis Maríæ, secúndum legem Moysi, tulérunt Jesum in Jerúsalem, ut sísterent eum Dómino, sicut scriptum est in lege Dómini: Quia omne masculínum adapériens vulvam sanctum Dómino vocábitur. Et ut darent hóstiam, secúndum quod dictum est in lege Dómini, par túrturum aut duos pullos columbárum. Et ecce, homo erat in Jerúsalem, cui nomen Símeon, et homo iste justus et timorátus, exspéctans consolatiónem Israël, et Spíritus Sanctus erat in eo. Et respónsum accéperat a Spíritu Sancto, non visúrum se mortem, nisi prius vidéret Christum Dómini. Et venit in spíritu in templum. Et cum indúcerent púerum Jesum parentes ejus, ut fácerent secúndum consuetúdinem legis pro eo: et ipse accépit eum in ulnas suas, et benedíxit Deum, et dixit: Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, secúndum verbum tuum in pace: Quia vidérunt óculi mei salutáre tuum: Quod parásti ante fáciem ómnium populórum: Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

OFFERTORIUM

Orémus. Diffúsa est grátia in lábiis tuis: proptérea benedíxit te Deus in ætérnum, et in sǽculum sǽculi.

SECRETA

Exáudi, Dómine, preces nostras: et, ut digna sint múnera, quæ óculis tuæ majestátis offérimus, subsídium nobis tuæ pietátis impénde. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PRAEFATIO DE NATIVITATE DOMINI

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostræ óculis lux tuæ claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amorem rapiámur. Et ideo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Respónsum accépit Símeon a Spíritu Sancto, non visúrum se mortem, nisi vidéret Christum Dómini.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Quǽsumus, Dómine, Deus noster: ut sacrosáncta mystéria, quæ pro reparatiónis nostræ munímine contulísti, intercedénte beáta María semper Vírgine, et præsens nobis remédium esse fácias et futúrum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

ALLA BENEDIZIONE E DISTRIBUZIONE DELLE CANDELE

V. Il Signore sia con voi.

R. E con lo spirito tuo.

Preghiamo. O Signore santo, Padre onnipotente, eterno Iddio, che tutto creasti dal nulla e mediante l'opera delle api, per tuo comando, facesti sì che d'una molle sostanza si potessero formare dei ceri: Tu che oggi compisti i voti del giusto Simeone: Ti supplichiamo umilmente di benedire e santificare queste candele, destinate ad uso degli uomini, a salute dei corpi e delle anime, sia in terra che sulle acque, mediante l'invocazione del tuo santissimo nome, l'intercessione della beata sempre Vergine Maria, di cui oggi si celebra devotamente la festa, e le preghiere di tutti i tuoi Santi. E di questo popolo tuo, che brama portare queste candele in mano in tuo onore e brama lodarti coi suoi canti, esaudisci le preghiere dal cielo e sii propizio a tutti quelli che Ti invocano e che hai redento col sangue prezioso del Figlio tuo: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Onnipotente sempiterno Iddio, che oggi presentasti il tuo Unigenito nel tempio santo tuo per essere ricevuto tra le braccia del santo Simeone: noi preghiamo supplichevoli la tua clemenza, affinché benedica e santifichi queste candele che noi tuoi servi, ricevendole a gloria del tuo santo nome, bramiamo portare accese. Degnati di accenderle con il fuoco della benedizione celeste, di modo che, con l'offrirle a Te, o Signore Dio nostro, noi, degni e accesi dal santo fuoco della dolcissima carità, meritiamo di essere presentati nel tempio della tua gloria. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Signore Gesù Cristo, luce vera, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo: benedici questi ceri, e santificali col lume della tua grazia; e concedi propizio che, come questi lumi accesi da un fuoco visibile fugano le tenebre, così i nostri cuori rischiarati da un fuoco invisibile, cioè dalla luce dello Spirito Santo, siano liberi dalla cecità di ogni vizio; onde, purificato l'occhio della mente, possiamo discernere quelle cose che a Te sono gradite e utili alla nostra salvezza; di modo che, dopo le caliginose vicende di questo secolo, meritiamo di pervenire alla luce indefettibile. Per Te, Gesù Cristo, Salvatore del mondo, che nella Trinità perfetta vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Onnipotente sempiterno Iddio, che per mezzo di Mosè tuo servo comandasti di preparare un purissimo olio per alimentare continuamente lumi davanti alla tua maestà, infondi benigno la grazia della tua benedizione, sopra questi ceri, affinché, mentre procurano la luce esterna, per tuo dono non manchi alle nostre menti la luce interiore del tuo Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Signore Gesù Cristo, che oggi mostrandoti fra gli uomini nella sostanza della nostra carne, fosti presentato al tempio dai parenti e fosti riconosciuto dal vecchio venerabile Simeone illuminato dalla luce del tuo Spirito, che Ti prese (fra le sue braccia) e Ti benedisse: concedi propizio che, illuminati ed ammaestrati dalla grazia dello Spirito Santo, conosciamo veramente e amiamo fedelmente Te: Che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità del medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Luce che illuminerà le nazioni: e gloria del popolo tuo Israele.

Adesso, lascia, o Signore, che il tuo servo, secondo la tua parola se ne vada in pace.

Luce che illuminerà le nazioni: e gloria del popolo tuo Israele.

Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza.

Luce che illuminerà le nazioni: e gloria del popolo tuo Israele.

Che hai preparata al cospetto di tutti i popoli.

Luce che illuminerà le nazioni: e gloria del popolo tuo Israele.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Luce che illuminerà le nazioni: e gloria del popolo tuo Israele.

Come era in principio e ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

Luce che illuminerà le nazioni: e gloria del popolo tuo Israele.

Sorgi, o Signore, aiutaci: e liberaci per il tuo nome. O Dio, con le nostre orecchie abbiamo udito: i nostri padri ce l'han raccontato. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Sorgi, o Signore, aiutaci: e liberaci per il tuo nome.

Preghiamo

V. Pieghiamo le ginocchia.

R. Alzatevi.

Esaudisci, Te ne preghiamo, o Signore, il tuo popolo ed accordagli di comprendere interiormente con la luce della tua grazia ciò che gli concedi di venerare esteriormente ogni anno con i sacri riti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

ALLA PROCESSIONE

V. Procediamo in pace.

R. In nome del Cristo. Amen.

Adorna il tuo talamo, o Sion, e ricevi il Cristo Re: accogli con amore Maria, porta del cielo: ella infatti reca il Re della gloria, la nuova luce: la Vergine si arresta, presentando in braccio il Figlio, generato prima dell'aurora: e ricevendolo nelle sue braccia, Simeone annuncia ai popoli che Egli è il Signore della vita e della morte, il Salvatore del mondo.

Lo Spirito Santo aveva rivelato a Simeone che non sarebbe morto prima di vedere l'Unto del Signore: e quando il bambino fu portato al tempio, lo prese fra le sue braccia, benedisse Dio e disse: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace. Quando i suoi genitori portarono il bambino Gesù, per fare secondo la consuetudine della legge per lui, egli lo prese fra le sue braccia.

Offrirono per lui al Signore un paio di tortore o due piccoli colombi: come è scritto nella legge del Signore. Compiuti i giorni della purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè, portarono Gesù a Gerusalemme, per essere presentato al Signore: come è scritto nella legge del Signore. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come è scritto nella legge del Signore.

ALLA MESSA

INTROITO

Abbiamo conseguito, o Dio, la tua misericordia nel tuo tempio: secondo il tuo nome, o Dio, la tua lode andrà fino ai confini della terra: le tue opere sono piene di giustizia. --- Grande è il Signore e sommamente lodevole: nella sua città e nel suo santo monte. --- Gloria --- Abbiamo conseguito, o Dio, la tua misericordia nel tuo tempio: secondo il tuo nome, o Dio, la tua lode andrà fino ai confini della terra: le tue opere sono piene di giustizia.

COLLETTA

Preghiamo. Onnipotente e sempiterno Iddio, supplichiamo la tua maestà onde, a quel modo che il tuo Figlio Unigenito fu oggi presentato al tempio nella sostanza della nostra carne, cosí possiamo noi esserti presentati con ànimo puro. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura del Profeta Malachia.

Malach 3:1-4.

Questo dice il Signore Iddio: Ecco, io mando il mio Angelo, ed egli preparerà la strada davanti a me. E súbito verrà al suo tempio il Dominatore che voi cercate, e l’Angelo del testamento che voi desiderate. Ecco, viene: dice il Signore degli eserciti: e chi potrà pensare al giorno della sua venuta, e chi potrà sostenerne la vista? Perché egli sarà come il fuoco del fonditore, come la lisciva del gualchieraio: si porrà a fondere e purgare l’argento, purificherà i figli di Levi e li affinerà come l’oro e l’argento, ed essi offriranno al Signore sacrificii di giustizia. E piacerà al Signore il sacrificio di Giuda e di Gerusalemme, come nei secoli passati e gli anni antichi: cosí dice Iddio onnipotente.

GRADUALE

Abbiamo ricevuto, o Dio, la tua misericordia, in mezzo al tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, cosi la tua lode [va] sino ai confini della terra. Quel che avevamo inteso dire, l'abbiamo veduto nella città del nostro Dio, nel suo monte santo.

TRATTO

Adesso lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola. Perché gli occhi miei hanno veduta la salvezza. Che hai preparato per tutti i popoli. Luce per illuminare le nazioni e gloria del popolo tuo Israele.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca

Luc 2:22-32.

In quel tempo: Compiutisi i giorni della purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè, portarono Gesú a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge di Dio: Ogni maschio primogénito sarà consacrato al Signore; e per fare l’offerta, come è scritto nella legge di Dio: un paio di tortore o due piccoli colombi. Vi era allora in Gerusalemme un uomo chiamato Simone, e quest’uomo giusto e timorato aspettava la consolazione di Israele, e lo Spirito Santo era in lui. E lo Spirito Santo gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di vedere l’Unto del Signore. Condotto dallo Spirito andò al tempio. E quando i parenti vi recarono il bambino Gesú per adempiere per lui alla consuetudine della legge: questi lo prese in braccio e benedisse Dio, dicendo: Adesso lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola: Perché gli occhi miei hanno veduta la salvezza che hai preparato per tutti i popoli: Luce per illuminare le nazioni e gloria del popolo tuo Israele.

OFFERTORIO

Preghiamo. La grazia è diffusa sulle tue labbra: perciò Iddio ti benedisse in eterno e nei sécoli dei sécoli.

SECRETA

Esaudisci, o Signore, le nostre preghiere: e, affinché siano degni i doni che offriamo alla tua maestà, accordaci l’aiuto della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO DELLA NATIVITÀ DEL SIGNORE

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Poiché mediante il mistero del Verbo incarnato rifulse alla nostra mente un nuovo raggio del tuo splendore, cosí che mentre visibilmente conosciamo Dio, per esso veniamo rapiti all’amore delle cose invisibili. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine: (Sanctus).

COMUNIONE

Lo Spirito Santo aveva rivelato a Simone che non sarebbe morto prima di vedere l’Unto del Signore.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Ti preghiamo, o Signore Dio nostro: affinché questi sacrosanti misteri, che ci procurasti a presidio della nostra redenzione, intercedente la beata sempre Vergine Maria, ci siano rimedio per la vita presente e futura. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

2 FEBBRAIO PURIFICAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Sono trascorsi infine i quaranta giorni della Purificazione di Maria, ed è giunto il momento in cui essa deve salire al Tempio del Signore per presentarvi Gesù. Prima di seguire il Figlio e la Madre in questo viaggio a Gerusalemme, fermiamoci ancora un istante a Betlemme, e penetriamo con amore e docilità i misteri che stanno per compiersi.

La legge di Mosè.

La legge del Signore ordinava alle donne d’Israele, dopo il parto, di rimanere per quaranta giorni senza accostarsi al tabernacolo. Spirato tale termine, dovevano, per essere purificate, offrire un sacrificio, che consisteva in un agnello, destinato ad essere consumato in olocausto, e vi si doveva aggiungere una tortora o una colomba, offerte per il peccato. Se poi la madre era troppo povera per offrire l’Agnello, il Signore aveva permesso di sostituirlo con un’altra tortora o con un’altra colomba.

Un altro comandamento divino dichiarava tutti i primogeniti proprietà del Signore, e prescriveva il modo di riscattarli. Il prezzo del riscatto era di cinque sicli che, al peso del santuario, rappresentavano ognuno venti oboli.

Obbedienza di Gesù e di Maria.

Maria, figlia d’Israele, aveva partorito; Gesù era il suo primogenito. Il rispetto dovuto a tale parto e a tale primogenito, permetteva il compimento della legge?

Se Maria considerava i motivi che avevano portato il Signore ad obbligare tutte le madri alla purificazione, vedeva chiaramente che questa legge non era stata fatta per lei. Quale relazione poteva avere con le spose degli uomini colei che era il purissimo santuario dello Spirito Santo, Vergine nel concepimento del Figlio, Vergine nel suo ineffabile parto, sempre casta, ma ancora più casta dopo aver portato nel suo seno e dato alla luce il Dio di ogni santità? Se considerava la qualità del suo Figliuolo, la maestà del Creatore e del sommo Padrone di tutte le cose il quale si era degnato di nascere in lei, come avrebbe potuto pensare che questo figlio era sottomesso all’umiliazione del riscatto, come uno schiavo che non appartiene a se stesso?

Tuttavia, lo Spirito che abitava in Maria le rivela che deve compiere il duplice precetto. Malgrado la sua dignità di Madre di Dio, è necessario che si unisca alla folla delle madri degli uomini che si recano al tempio, per riacquistarvi, mediante un sacrificio, la purezza che hanno perduta. Inoltre, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo deve essere considerato in tutto come un servo. Bisogna che sia riscattato quindi come l’ultimo dei figli d’Israele. Maria adora profondamente questo supremo volere, e vi si sottomette con tutta la pienezza del cuore.

I consigli dell’Altissimo avevano stabilito che il Figlio di Dio sarebbe stato rivelato al suo popolo solo per gradi. Dopo trent’anni di vita nascosta a Nazareth dove – come dice l’evangelista – era ritenuto il figlio di Giuseppe, un grande Profeta doveva annunciarlo ai Giudei accorsi al Giordano per ricevervi il battesimo di penitenza. Presto le sue opere, i suoi miracoli avrebbero reso testimonianza di lui. Dopo le ignominie della Passione, sarebbe risuscitato gloriosamente, confermando così la verità delle sue profezie, l’efficacia del suo Sacrificio e infine la sua divinità. Fino allora quasi tutti gli uomini avrebbero ignorato che la terra possedeva il suo Salvatore e il suo Dio. I pastori di Betlemme non avevano ricevuto l’ordine, come più tardi i pescatori di Genezareth, di andar a portare la Parola fino agli estremi confini del mondo? I Magi erano tornati nell’Oriente senza rivedere Gerusalemme commossa per un solo istante al loro arrivo. Quei prodigi, di così grande portata agli occhi della Chiesa dopo il compimento della missione del suo divino Re, non avevano trovato eco o memoria fedele se non nel cuore di qualche vero Israelita che aspettava la salvezza d’un Messia umile e povero. La nascita di Gesù a Betlemme doveva restare ignota alla maggior parte dei Giudei, e i Profeti avevano predetto che sarebbe stato chiamato Nazareno.

Il piano divino aveva stabilito che Maria fosse la sposa di Giuseppe, per proteggere, agli occhi del popolo, la sua verginità; ma richiedeva pure che questa purissima Madre venisse come le altre donne di Israele ad offrire il sacrificio di purificazione per la nascita del Figlio che doveva essere presentato al tempio come il Figlio di Maria, sposa di Giuseppe. Così la somma Sapienza si compiace di mostrare che i suoi pensieri non sono i nostri pensieri e di sovvertire i nostri deboli concetti, aspettando il giorno in cui lacererà i veli e si mostrerà nuda ai nostri occhi abbagliati.

Il volere divino fu sempre caro a Maria, in questa circostanza come in tutte le altre. La Vergine non pensò di agire contro l’onore del suo Figliuolo né contro il merito della propria integrità venendo a cercare una purificazione esteriore della quale non aveva bisogno. Essa fu, al Tempio, la serva del Signore, come lo era stata nella casa di Nazareth alla visita dell’Angelo. Obbedì alla legge perché le apparenze la dichiaravano soggetta alla legge. Il suo Dio e Figliuolo si sottometteva al riscatto come l’ultimo degli uomini. Aveva obbedito all’editto di Augusto per il censimento universale; doveva “essere obbediente fino alla morte, e alla morte di croce”: la Madre e il Figlio si umiliarono insieme. E l’orgoglio dell’uomo ricevette in quel giorno una delle più belle lezioni che mai gli siano state impartite.

Il viaggio.

Che mirabile viaggio quello di Maria e di Giuseppe che vanno da Betlemme a Gerusalemme! Il divino Bambino è fra le braccia della mamma, che lo tiene stretto al cuore per tutta la strada. Il cielo, la terra e tutta la natura sono santificate dalla dolce presenza del loro creatore. Gli uomini in mezzo a cui passa quella madre carica del suo tenero frutto la considerano, gli uni con indifferenza, gli altri con curiosità; nessuno penetra il mistero che deve salvarli tutti.

Giuseppe è portatore del dono che la madre deve presentare al sacerdote. La loro povertà non permette che acquistino un agnello; e d’altronde non è forse Gesù l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo? La legge ha designato la tortora o la colomba per supplire l’offerta che una madre povera non avrebbe potuto presentare. Giuseppe porta anche i cinque sicli, prezzo del riscatto del primogenito, poiché è veramente il Primogenito quel figlio unico di Maria che si è degnato di farci suoi fratelli e di renderci partecipi della natura divina adottando la nostra.

Gerusalemme.

Finalmente la sacra famiglia è entrata in Gerusalemme. Il nome di questa città significa visione di pace, e il Salvatore viene con la sua presenza ad offrirle la pace. Consideriamo il magnifico progresso che vi è nei nomi delle tre città alle quali si collega la vita mortale del redentore. Viene concepito a Nazareth, che significa il fiore, poiché egli è – come dice lui stesso nel cantico – il fiore dei campi e il giglio delle valli; e il suo divino odore ci riconsola. Nasce a Betlemme, la casa del pane, per essere il cibo delle anime nostre. Viene offerto in sacrificio sulla croce a Gerusalemme e col suo sangue ristabilisce la pace fra il cielo e la terra, la pace fra gli uomini e la pace nelle anime nostre.

Oggi, come presto vedremo, egli ci darà un pegno di questa pace.

Il Tempio.

Mentre Maria, che porta il suo divino fardello, sale – Arca vivente – i gradini del Tempio, prestiamo attenzione, poiché si compie una delle più celebri profezie e si rivela uno dei principali caratteri del Messia. Concepito da una Vergine, nato in Betlemme come era stato predetto, Gesù, varcando la soglia del Tempio, acquista un nuovo titolo alla nostra adorazione.

Questo edificio non è più il famoso Tempio di Salomone che fu preda delle fiamme nei giorni della cattività di Giuda. È il secondo Tempio costruito al ritorno da Babilonia e il cui splendore non ha raggiunto la magnificenza dell’antico. Prima della fine del secolo sarà rovesciato per la seconda volta, e le parole del Signore hanno garantito che non ne rimarrà pietra su pietra. Ora, il Profeta Aggeo per consolare gli Ebrei tornati dall’esilio, i quali confessavano la loro impotenza ad innalzare al Signore una casa paragonabile a quella che aveva costruita Salomone, ha detto loro queste parole, che devono servire a fissare il tempo della venuta del Messia: “Fatti animo, o Zorobabele – dice il Signore – fatti animo, o Gesù, figlio di Josedec, sommo Sacerdote; fatti animo, o popolo di questa contrada, poiché ecco quanto dice il Signore: Ancora un po’ di tempo e scuoterò il cielo e la terra, e scuoterò tutte le genti; e verrà il desiderato di tutte le genti; e riempirò di gloria questa casa. La gloria di questa seconda casa sarà maggiore di quella della prima; e in questo luogo darò la pace – dice il Signore degli eserciti”.

È giunta l’ora del compimento di questo oracolo. L’Emmanuele, è uscito dal suo riposo di Betlemme, si è mostrato in piena luce, è venuto a prender possesso della sua casa terrena; e con la sua sola presenza in questo secondo Tempio, ne eleva d’un tratto la gloria al di sopra di quella di cui era circondato il tempio di Salomone. Lo visiterà ancora parecchie volte ma l’entrata ch’egli vi fa oggi sulle braccia della madre, basta a compiere la profezia: d’ora in poi le ombre e le immagini che conteneva quel Tempio cominciano a svanire ai raggi del Sole della verità e della giustizia. Il sangue delle vittime tingerà ancora per qualche anno i corni dell’altare, ma in mezzo a tutte quelle vittime, ostie impotenti, s’avanza già il Bambino che porta nelle sue vene il sangue della Redenzione del mondo. Tra quella folla di sacrificatori, in mezzo alla moltitudine di figli d’Israele che si stringe nel Tempio, parecchi aspettano il Liberatore, e sanno che si avvicina l’ora della sua manifestazione ma nessuno di essi sa ancora che in quello stesso momento il Messia atteso è appena entrato nella casa di Dio.

Tuttavia il grande evento non doveva compiersi senza che l’Eterno operasse un nuovo miracolo. I pastori erano stati chiamati dall’Angelo, la stella aveva guidato i Magi dall’Oriente a Betlemme; ed ora lo Spirito Santo procura egli stesso al divino Bambino una testimonianza nuova e inattesa.

Il Santo Vegliardo.

Viveva a Gerusalemme un vecchio la cui vita volgeva al termine; ma quest’uomo ardente, chiamato Simeone, non aveva lasciato affievolire nel suo cuore l’attesa del Messia. Sentiva che ormai si erano compiuti i tempi; e come premio della sua speranza, lo Spirito Santo gli aveva fatto conoscere che i suoi occhi non si sarebbero chiusi prima di aver visto la Luce divina levarsi sul mondo. Nel momento in cui Maria e Giuseppe salivano i gradini del Tempio portando verso l’altare il Bambino della promessa, Simeone si sente spinto interiormente dalla forza dello Spirito divino, esce dalla propria casa e si dirige verso il Tempio. Sulla soglia della casa di Dio, i suoi occhi hanno subito riconosciuto la Vergine profetizzata da Isaia, e il suo cuore vola verso il Bambino che ella tiene fra le braccia.

Maria, ammaestrata dallo stesso Spirito, lascia avvicinare il vecchio, e depone fra le sue braccia tremanti il caro oggetto del suo amore, la speranza della salvezza della terra. Beato Simeone, immagine del mondo antico invecchiato nell’attesa e presso a finire! Ha appena ricevuto il dolce frutto della vita, che la sua giovinezza si rinnova come quella dell’aquila, e si compie in lui la trasformazione che deve realizzarsi nell’umano genere. La sua bocca si apre, la sua voce risuona, ed egli rende testimonianza come i pastori nella contrada di Betlemme e come i Magi nell’Oriente. “O Dio – egli dice – i miei occhi hanno dunque visto il Salvatore che tu preparavi! Risplende finalmente quella luce che deve illuminare i Gentili e costituire la gloria del tuo popolo d’Israele”.

Anna la Profetessa.

Ed ecco sopraggiungere, attirata anch’essa dall’ispirazione dello Spirito Divino, la pia Anna, figlia di Fanuel. I due vegliardi, che rappresentano la società antica, uniscono le loro voci, e celebrano la venuta del Bambino che viene a rinnovare la faccia della terra, e la misericordia di Dio che dà finalmente la pace al mondo.

È in questa pace tanto desiderata che Simeone spirerà la sua anima. Lascia dunque partire nella pace il tuo servo, secondo la tua parola, o Signore! – dice il vecchio; e presto l’anima sua, liberata dai legami del corpo, porterà agli eletti che riposano nel seno di Abramo la notizia della pace che appare sulla terra, e aprirà presto i cieli. Anna sopravvivrà ancora per qualche tempo a questa sublime scena; essa deve, come ci dice l’Evangelista, annunciare il compimento delle promesse ai Giudei in ispirito che aspettavano la Redenzione d’Israele. Un seme doveva essere affidato alla terra; i pastori, i Magi, Simeone, Anna l’hanno gettato; esso spunterà a suo tempo: e quando gli anni d’oscurità che il Messia deve passare in Nazareth saranno trascorsi, quando egli verrà per la messe, dirà ai suoi discepoli: Osservate come il frumento è presso alla maturazione nelle spighe: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la messe.

Il beato vegliardo restituisce dunque alle braccia della purissima Maria il Figlio che essa offrirà al Signore. I volatili sono presentati al sacerdote che li sacrifica sull’altare, viene versato il prezzo del riscatto e si compie cosi la perfetta obbedienza; e dopo aver reso i suoi omaggi al Signore, Maria stringendosi al cuore il divino Emmanuele e accompagnata dal suo fedele sposo, discende i gradini del Tempio.

Liturgia.

Ecco il mistero del quarantesimo giorno, che chiude la serie dei giorni del Tempo di Natale con la festa della Purificazione della santissima Vergine. La Chiesa Greca e la Chiesa di Milano pongono la festa nel numero delle solennità di Nostro Signore; la Chiesa Romana l’annovera tra le feste della santa Vergine. Senza dubbio il Bambino Gesù viene offerto oggi nel Tempio e riscattato, ma è in occasione della Purificazione di Maria, di cui quell’offerta e quel riscatto sono come la conseguenza. I più antichi Martirologi e Calendari dell’Occidente presentano la festa sotto il nome che ancora oggi conserva, e la gloria del Figlio, lungi dall’essere oscurata dagli onori che la Chiesa rende alla Madre, ne riceve un nuovo aumento, poiché egli solo è il principio di tutte le grandezze che noi celebriamo in essa.

LA BENEDIZIONE DELLE CANDELE

Origine storica.

Dopo l’Ufficio di Terza, la Chiesa compie in questo giorno la solenne benedizione delle Candele, che è una delle tre principali benedizioni che hanno luogo nel corso dell’anno: le altre due sono quella delle Ceneri e quella delle Palme. L’intenzione della cerimonia è legata al giorno stesso della Purificazione della santa Vergine, di modo che se una delle domeniche di Settuagesima, di Sessagesima o di Quinquagesima cade il due febbraio, la festa è rimandata all’indomani, ma la benedizione delle Candele e la Processione che ne è il complemento restano fissate al due febbraio.

Onde raccogliere sotto uno stesso rito le tre grande Benedizioni di cui parliamo, la Chiesa ha prescritto, per quella delle Candele, l’uso dello stesso colore viola che adopera nella benedizione delle Ceneri e delle Palme, di modo che la funzione, che serve a indicare il giorno in cui si è compiuta la Purificazione di Maria, deve eseguirsi tutti gli anni il due febbraio, senza alcuna deroga al colore prescritto per le tre Domeniche di cui abbiamo parlato.

Intenzione della Chiesa.

L’origine storica è abbastanza difficile a stabilirsi in modo preciso. Secondo Baronio, Thomassin, Baillet ecc., tale benedizione sarebbe stata istituita, verso la fine del V secolo, dal Papa san Gelasio (492-496), per dare un senso cristiano ai resti dell’antica festa dei Lupercali, di cui il popolo di Roma aveva ancora conservato alcune usanze superstiziose. È almeno certo che san Gelasio abolì le ultime vestigia della festa dei Lupercali che veniva celebrata nel mese di febbraio. Innocenzo III, in uno dei suoi Sermoni sulla Purificazione, ci dice che l’attribuzione della cerimonia delle Candele al due febbraio è dovuta alla saggezza dei Pontefici romani, i quali avrebbero indirizzato al culto della santa Vergine i resti d’una usanza religiosa degli antichi Romani, che accendevano delle fiaccole in ricordo delle torce alla cui luce Cerere aveva, secondo la favola, percorso le cime dell’Etna, cercando la figlia Proserpina rapita da Plutone; ma non si trova alcuna festa in onore di Cerere nel mese di febbraio nel calendario degli antichi Romani. Ci sembra dunque più esatto adottare l’idea di D. Hugues Mènard, Rocca, Henschenius e Benedetto XIV, i quali ritengono che l’antica festa conosciuta in febbraio sotto il nome di Amburbalia e nella quale i pagani percorrevano la città portando delle fiaccole, ha dato occasione ai Sommi Pontefici di sostituirvi un rito cristiano che essi hanno congiunto alla celebrazione della festa in cui Cristo, Luce del mondo, viene presentato al Tempio dalla Vergine madre [1].

Il mistero

Il mistero di questa cerimonia è stato sovente illustrato dai liturgisti dal VII secolo in poi. Secondo quanto afferma sant’Ivo di Chartres nel suo secondo Sermone sulla festa di oggi, la cera delle candele, formata dalle api con il succo dei fiori che l’antichità ha sempre considerate come un’immagine della Verginità, simboleggia la carne virginea del divino Bambino, il quale non ha intaccato nella sua concezione e nella sua nascita l’integrità di Maria. Nella fiamma della candela, il Vescovo ci invita a vedere il simbolo di Cristo che è venuto a illuminare le nostre tenebre. Sant’Anselmo, nelle sue Enarrazioni su san Luca, descrivendo lo stesso mistero, ci dice che nella Candela vi sono da considerare tre cose: la cera, lo stoppino e la fiamma. La cera – egli dice – opera dell’ape virginea, è la carne di Cristo; lo stoppino, che sta dentro, è l’anima; e la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la divinità.

Le candele.

Un tempo i fedeli si davano premura di portare essi stessi le candele alla chiesa nel giorno della Purificazione perché fossero benedette insieme con quelle che i sacerdoti e i ministri portano nella Processione. Tale usanza è osservata ancora in molti luoghi. È desiderabile che i Pastori delle anime inculchino fortemente tale usanza, e la ristabiliscano o la mantengano dovunque ve n’è bisogno. Tanti sforzi fatti per distruggere o almeno per impoverire il culto esterno ha arrecato insensibilmente il più triste affievolirsi del sentimento religioso di cui la Chiesa possiede la sorgente nella Liturgia. È necessario inoltre che i fedeli sappiano che le candele benedette nel giorno della Candelora debbono servire non soltanto alla Processione, ma anche all’uso dei cristiani che, custodendole rispettosamente nelle proprie case, portandole con sé, tanto sulla terra che sulle acque, come dice la Chiesa, attirano speciali benedizioni dal cielo. Si devono accendere quelle candele al capezzale dei morenti, come ricordo dell’immortalità che Cristo ci ha meritata e come segno della protezione di Maria.

LA PROCESSIONE E LA MESSA

Piena di gaudio, rischiarata dalla moltitudine delle fiaccole e trasportata come Simeone dal moto dello Spirito Santo, la santa Chiesa si mette in cammino per andare incontro all’Emmanuele. È questo incontro che la Chiesa Greca, nella sua Liturgia, designa con.il nome di Ipapante e della quale ha fatto l’attributo della festa di oggi. Lo scopo è di imitare la processione del Tempio di Gerusalemme, che san Bernardo così celebra nel suo primo Sermone sulla Festa della Purificazione di Maria:

“Oggi la Vergine madre introduce il Signore del Tempio nel Tempio del Signore, e Giuseppe presenta al Signore non un figlio suo, ma il Figlio diletto del Signore, nel quale Egli ha posto le sue compiacenze. Il giusto riconosce Colui che aspettava; la vedova Anna lo esalta nelle sue lodi. Questi quattro personaggi hanno celebrato per la prima volta la Processione di oggi, che, in seguito, doveva essere solennizzata nella letizia di tutta la terra in ogni luogo e da tutte le genti. Non stupiamo che quella Processione sia stata piccola, poiché Colui che vi si riceveva si era fatto piccolo. Nessun peccatore vi apparve: tutti erano giusti, santi e perfetti”.

Camminiamo nondimeno sulle loro orme. Andiamo incontro allo Sposo, come le Vergini prudenti, portando in mano lampade accese al fuoco della carità. Ricordiamo il consiglio che ci da il Salvatore stesso: Siano i vostri lombi precinti come quelli dei viandanti; portate in mano fiaccole accese e siate simili a coloro che aspettano il loro Signore (Lc 12,35). Guidati dalla fede, illuminati dall’amore, noi lo incontreremo, lo riconosceremo, ed egli si darà a noi.

Terminata la Processione, il Celebrante e i ministri depongono i paramenti viola, e indossano quelli bianchi per la Messa solenne della Purificazione della Vergine. Se ci si trovasse tuttavia in una delle tre Domeniche di Settuagesima, di Sessagesima o di Quinquagesima, la Messa della festa si dovrà rimandare all’indomani.

EPISTOLA (Ml 3,1-4). – Il Signore Iddio dice: Ecco io mando il mio Angelo, a preparare davanti a me la strada; e subito verrà al suo tempio il Dominatore da voi cercato, e l’Angelo del Testamento, da voi bramato. Eccolo, viene – dice il Signore degli eserciti. – E chi potrà indovinare il giorno della sua venuta? Chi potrà stare a rimirarlo? Egli sarà come fuoco di fonditore, come l’erba dei gualchierai. Egli sederà a fondere e purificare l’argento, e allora offriranno al Signore sacrifizi di giustizia. E piacerà al Signore il sacrificio di Giuda e di Gerusalemme, come in antico, come ai tempi di una volta. Così parla il Signore onnipotente.

Tutti i Misteri dell’Uomo-Dio hanno per oggetto la purificazione dei nostri cuori. Egli manda il suo Angelo, il suo Precursore davanti a sé, per preparare la via e Giovanni ci gridava dal profondo del deserto: Abbassate i colli, colmate le valli. Viene infine egli stesso, l’Agnello, l’Inviato per eccellenza, a stringere l’alleanza con noi; viene al suo Tempio; e questo tempio è il nostro cuore. Ma egli è simile a un fuoco ardente che fonde e purifica i metalli. Vuole rinnovarci, rendendoci puri, affinché diventiamo degni di essergli offerti, e di essere offerti con lui in un sacrificio perfetto. Non dobbiamo dunque accontentarci di ammirare così sublimi meraviglie, ma comprendere che esse ci sono mostrate solo per operare in noi la distruzione del vecchio uomo e la creazione del nuovo. Siamo dovuti nascere con Gesù Cristo; questa nuova nascita è già giunta al suo quarantesimo giorno. Oggi bisogna che siamo presentati insieme con lui da Maria, che è anche la Madre nostra, alla Maestà divina. Si avvicina l’istante del Sacrificio; prepariamo ancora una volta le anime nostre.

VANGELO (Lc 2,22-32). – In quel tempo, compiutisi i giorni della Purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè portarono Gesù a Gerusalemme, per presentarlo al Signore: secondo quello che sta scritto nella legge del Signore: ogni primogenito maschio sarà consacrato al Signore; e per far l’offerta prescritta dalla legge del Signore, d’un paio di tortore o di due piccole colombe. C’era allora in Gerusalemme un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio che aspettava la consolazione d’Israele; e lo Spirito Santo era in lui e gli aveva assicurato che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo del Signore. E mosso dallo Spirito Santo, andò al tempio; e quando i genitori vi portarono il bambino Gesù, per fare a suo riguardo secondo il rito della legge, Simeone pure se lo prese in braccio, e benedicendo Dio esclamò: “Or lascia, o Signore, che il tuo servo, secondo la tua parola, se ne vada in pace; perché gli occhi miei hanno mirato il tuo Salvatore, da te preparato nel cospetto di tutti i popoli, luce di rivelazione alle Genti e gloria d’Israele tuo popolo”.

Lo Spirito divino ci ha guidati al Tempio come Simeone; vi contempliamo in questo istante la Vergine Madre che presenta all’altare il Figlio di Dio e suo. Noi ammiriamo questa fedeltà alla Legge nel Figlio e nella Madre, e sentiamo nell’intimo del cuore il desiderio di essere presentati a nostra volta al Signore che accetterà il nostro omaggio come ha ricevuto quello del suo Figliuolo. Affrettiamoci dunque a mettere i nostri sentimenti in sintonia con quelli dei Cuori di Gesù e di Maria. La salvezza del mondo ha fatto un passo in questo giorno; progredisca dunque anche l’opera della nostra santificazione. D’ora in poi il mistero del Dio Bambino non ci sarà più offerto dalla Chiesa come oggetto speciale della nostra religione; i soavi quaranta giorni di Natale volgono al termine; dobbiamo ora seguire l’Emmanuele nelle sue lotte contro i nostri nemici. Seguiamo i suoi passi; corriamo al suo seguito come Simeone, e camminiamo senza stancarci sulle orme di Colui che è la nostra Luce; amiamo questa Luce, e otteniamo con la nostra premurosa fedeltà che essa risplenda sempre su di noi.

O Emmanuele, in questo giorno in cui fai l’ingresso nel Tempio della tua Maestà, portato in braccio da Maria Madre tua, ricevi l’omaggio delle nostre adorazioni e della nostra riconoscenza. Onde sacrificarti per noi tu vieni nel Tempio; come preludio del nostro riscatto ti degni di pagare il debito del primogenito e per abolire presto i sacrifici imperfetti vieni ad offrire un sacrificio legale. Compari oggi nella città che dovrà essere un giorno il termine della tua corsa e il luogo della tua immolazione. Non ti è bastato nascere per noi; il tuo amore ci riserba per l’avvenire una testimonianza più splendente.

Tu, consolazione d’Israele e su cui gli Angeli amano tanto posare i loro sguardi, entri nel Tempio; e i cuori che ti attendevano si aprono e si elevano verso di te. Oh! chi ci darà una parte dell’amore che provò il vegliardo allorché ti prese fra le braccia e ti strinse al cuore? Egli chiedeva solo di vederti, o divino Bambino, e poi di morire. Dopo averti visto per un solo istante, s’addormentava nella pace. Quale sarà dunque la beatitudine di possederti eternamente, se così brevi istanti sono bastati ad appagare l’attesa di tutta una vita!

Ma, o Salvatore delle anime nostre, se il vegliardo è pienamente felice per averti visto una sola volta, quali debbono essere i sentimenti di noi che siamo testimoni della consumazione del tuo sacrificio! Verrà il giorno in cui, per usare le espressioni del tuo devoto servo san Bernardo, sarai offerto non più nel Tempio e sulle braccia di Simeone, ma fuori della città e sulle braccia della croce. Allora non si offrirà più per te un sangue estraneo, ma tu stesso offrirai il tuo sangue. Oggi ha luogo il sacrificio del mattino: allora si offrirà il sacrificio della sera. Oggi sei nell’età dell’infanzia: allora avrai la pienezza della virilità, e avendoci amati dal principio, ci amerai sino alla fine.

Che cosa ti daremo noi in cambio, o divino Bambino? Tu porti già, in questa prima offerta per noi, tutto l’amore che consumerà la seconda. Possiamo far di meno che offrirci per sempre a te, fin da questo giorno? Tu ti doni a noi nel tuo Sacramento, con una pienezza maggiore di quella che usasti riguardo a Simeone. Libera anche noi, o Emmanuele, spezza le nostre catene; donaci la Pace che oggi tu arrechi; aprici, come al vegliardo, una nuova vita. Per imitare i tuoi esempi e per unirci a te, noi abbiamo, lungo questi quaranta giorni, cercato di stabilire in noi l’umiltà e la semplicità dell’infanzia che tu ci raccomandi; sostienici ora negli sviluppi della nostra vita spirituale, affinché cresciamo come te in età e in sapienza, davanti a Dio e davanti agli uomini.

O Maria, tu che sei la più pura delle vergini e la più beata delle madri, o figlia dei Re, quanto sono graziosi i tuoi passi e come è maestoso il tuo incedere (Ct 7,1) nell’istante in cui sali i gradini del Tempio carica del tuo prezioso fardello! Come è felice il tuo cuore materno, e come è insieme umile, allorché offri all’Eterno il Figlio suo e tuo! Alla vista delle madri d’Israele che portano anch’esse i loro piccoli al Signore, tu gioisci pensando che quella nuova generazione vedrà con i suoi occhi il Salvatore che tu le arrechi. Quale benedizione per quei neonati essere offerti insieme con Gesù! Quale fortuna per quelle madri essere purificate nella tua santa compagnia! Se il Tempio trasalisce nel vedere entrare sotto le sue volte il Dio in onore del quale è stato costruito, è anche il suo gaudio nel sentire fra le sue mura la più perfetta delle creature, l’unica figlia di Eva che non abbia conosciuto il peccato, la Vergine feconda, la Madre di Dio.

Ma mentre custodisci fedelmente, o Maria, i segreti dell’Eterno, confusa nella folla delle figlie di Giuda, il santo Vegliardo accorre verso di te; e il tuo cuore ha compreso che lo Spirito Santo gli ha rivelato tutto. Con quale emozione tu deponi per un istante fra le sue braccia il Dio che riunisce in sé tutta la natura, e che vuole essere la consolazione d’Israele! Con quale grazia accogli la pia Anna! Le parole dei due vegliardi che esaltano la fedeltà del Signore alle sue promesse, la grandezza di Colui che è nato da te, la Luce che si irradierà da quel Sole divino su tutte le genti, fanno trasalire il tuo cuore. La fortuna di sentir glorificare il Dio che tu chiami tuo figlio e che lo è in verità, ti riempie di gioia e di riconoscenza. Ma, o Maria, quali parole ha pronunciato il vegliardo, restituendoti il tuo Figliuolo! Quale improvviso e terribile gelo viene ad invader il tuo cuore! La lama della spada l’ha trapassato da parte a parte. Quel Bambino che i tuoi occhi contemplavano con sì tenera gioia, non lo vedrai più che attraverso le lacrime. Egli sarà il segno della contraddizione, e le ferite che riceverà ti trapasseranno l’anima. O Maria, il sangue delle vittime che inonda il Tempio cesserà un giorno di scorrere; ma bisogna che sia sostituito dal sangue del Bambino che tu tieni fra le braccia.

Noi siamo peccatori, o Maria, poco fa tanto felice ed ora così desolata! Sono stati i nostri peccati a mutare la tua letizia in dolori. Perdonaci, o Madre! Lascia che ti accompagniamo mentre discendi i gradini del Tempio. Noi sappiamo che tu non ci maledici; sappiamo che ci ami, poiché ci ama il tuo Figliuolo. Oh, amaci sempre, o Maria! Intercedi per noi presso l’Emmanuele. Fa’ che abbiamo a conservare i frutti di questi santi quaranta giorni. Fa’ che non lasciamo mai questo Bambino che presto sarà un uomo, che siamo docili a questo Dottore delle nostre anime, devoti, come veri discepoli, a questo Maestro così pieno d’amore, fedeli nel seguirlo dovunque al pari di te; fino ai piedi della croce che appare oggi ai tuoi occhi.


[1] Sembra difficile ammettere oggi questa opinione, poiché la festa dei Lupercali (15 febbraio) non esisteva più al tempo del Papa Gelasio, e la Candelora non appare in Roma se non verso la metà del VII secolo. Questa è una processione indipendente dalla Purificazione, anteriore ad essa, e una tradizione molto autorevole la ricollega a una cerimonia pagana: l’amburbale. Il Liber Pontificalis dice che la processione fu istituita, a Roma, dal Papa Sergio (687-707) e che si faceva dalla chiesa di S. Adriano a S. Maria Maggiore, ma è certamente anteriore a questo Papa.

La benedizione delle candele appare a Roma in maniera certa solo nel XII secolo. Le antiche Ave gratia piena e Adorna, di provenienza bizantina, sono state introdotte a Roma nelI’VIII secolo; il Nunc dimittis insieme con l’antifona Lumen fu aggiunto nel XII secolo e le orazioni sono del X e XI secolo. Ma la processione con le candele benedette esisteva già ad Alessandria nel V secolo, e anche prima a Gerusalemme.

Da principio la processione ebbe, a Roma, un carattere penitenziale: il Papa andava a piedi nudi, e i paramenti talvolta erano neri. Nel XII secolo essa perdette quel carattere austero che fece posto alla letizia. I ministri, tuttavia, conservano ancora i paramenti viola che smettono soltanto per la Messa.


FINE DEL TEMPO DI NATALE*

Ti siano rese grazie, o Emmanuele, che, venendo a visitare la terra, ti sei degnato di apparire dapprima sotto le vesti dell’infanzia per attirarci a te mediante la semplicità e la dolcezza di quella prima età. Rassicurati dalle tue dolci profferte, noi siamo venuti, abbiamo ardito accostarci alla tua culla, e vicino ad essa abbiamo fissato la nostra dimora. Ma l’opera che ti rimane da compiere per la nostra redenzione ti chiama, e d’ora in poi non attirerai più i nostri sguardi come bambino. Apparirai come l’uomo del lavoro, delle fatiche, delle sofferenze, che cerca amorosamente la pecorella smarrita, e che non ha, in questo mondo che è opera delle sue mani, un posto ove posare il capo. Noi ti seguiremo dovunque, o Gesù. Ascolteremo i tuoi insegnamenti. Non vogliamo perdere nulla delle lezioni che ci darai e i nostri cuori saranno attenti agli sviluppi dell’opera della nostra salvezza, che deve costarti tanti patimenti.

Ti abbiamo ammirata nel tuo amore, o Maria, in questi giorni in cui la tua divina maternità si è manifestata tra il gaudio del cielo e della terra, e abbiamo gioito della tua fortuna, o Madre di Dio! Tu ti sei degnata di darci accesso al tuo divin Figlio, e di accoglierci come fratelli suoi. Ricevine in cambio i nostri umili ringraziamenti. Ormai non contempleremo più l’Emmanuele fra le tue braccia, addormentato sul tuo purissimo seno. I decreti del Padre suo celeste lo chiamano alla grande opera della nostra redenzione, e più tardi al sacrificio della sua vita per noi. O Maria, la spada ha già trapassato la tua anima; tu prevedi l’avvenire di quel Figlio benedetto del tuo seno. Possa la nostra fedeltà nel seguire i suoi passi alleviare in qualche modo le preoccupazioni del tuo cuore materno!


* Nota dell’amministratore di questo blog: come detto nella mia dispensa di liturgia sul Tempo di Natale, Dom Guéranger sceglie l’opzione più estesa che lo fa durare quaranta giorni, fino alla Festa della Purificazione della Beata Vergine Maria, che cronologicamente si pone al 40° giorno dopo Natale in quanto a quaranta giorni dal parto le puerpere che hanno dato alla luce un primogenito maschio erano vincolate dalla legge mosaica a recarsi al Tempio per fare i riti di purificazione dal parto e offrire a Dio un sacrificio sostitutivo per il neonato, in memoria della morte che colse i primogeniti d’Egitto. Personalmente ritengo che sebbene ci siano degli elementi che convalidino questa interpretazione, la più sensata è quella che fa terminare il Tempo di Natale con la fine dell’Ottava dell’Epifania, allorché cambiano quasi tutti i formulari liturgici e il colore de tempore passa dal bianco al verde.

Per le diverse estensioni possibili che si possono attribuire al Tempo di Natale vedesi l'inizio dell'apposita dispensa:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2020/12/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


MARTEDÌ DI SETTUAGESIMA

La caduta.

Le promesse del serpente bastarono a soffocare nel cuore della donna ogni sentimento d’amore verso Colui che l’aveva creata e colmata di beni.

Vagheggiava d’essere simile a lui; la sua fede s’era offuscata; pensava che Dio poteva averla ingannata con la minaccia della morte, se violava il suo comando; e, cedendo all’amor proprio, guarda il frutto proibito; le pare “buono a mangiarsi e bello all’occhio e gradevole all’aspetto”; i sensi cospirano con la sua anima a disobbedire a Dio, e a perderla. Ormai la prevaricazione è già commessa nella sua volontà: non resta che consumarla con un atto esterno. Piena di sé, come se Dio non esistesse più per lei, stende la mano, coglie il frutto e lo porta alla bocca.

Dio aveva predetta la morte alla creatura infedele che avesse osato violare il suo comandamento; ma Eva, dopo aver peccato, sente ancora in sé la vita. Il suo orgoglio trionfa e credendosi più forte di Dio, pensa e desidera di far partecipe Adamo della sua colpevole vittoria. Con mano sicura gli porge il frutto che credeva aver gustato impunemente. Adamo, o per sentirsi rassicurato dall’impunità del delitto commesso dalla sposa, o per cieco amore, volle condividere la sorte di colei ch’era carne della sua carne e osso delle sue ossa, e dimenticando a sua volta il comando del Creatore, acconsente e sacrifica l’amicizia di lui per una vile compiacenza verso la donna. Misero Adamo! consumando quel frutto, manda in rovina se stesso e tutta la sua discendenza.

Appena i nostri progenitori hanno spezzato il legame che li univa a Dio, ritornano in se stessi. Dio, abitando nella creatura elevata allo stato soprannaturale, le dà un essere completo; ma quando essa lo scaccia col peccato, viene a trovarsi in uno stato peggiore del niente: naufraga nel male. Nell’anima, poc’anzi così bella e così pura, non vi sono più che rovine.

Ritornando in se stessi, i nostri progenitori sentono una grande vergogna. Hanno voluto diventare come Dio ed innalzarsi fino all’Essere infinito: ma eccoli in preda alla lotta della carne contro lo spirito. La nudità fino allora innocente li sbigottisce e, per non arrossire di se stessi, prima così pieni di nobile semplicità in mezzo all’universo loro soggetto, cercano di nasconderla.

Fu l’amore disordinato di se stessi a sedurli, ed a calpestare il comandamento del Signore, dopo aver offuscato in essi la coscienza della propria grandezza ed il ricordo dei benefici da lui ricevuti. La stessa cecità allontana da loro il pensiero di confessare la colpa e d’implorare la pietà del grande Offeso.

Costernati, fuggono e si nascondono.

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