27 novembre 2021

Domenica 28 Novembre 2021 nella liturgia



I Domenica d'Avvento, Domenica Maggiore di I Classe, Semidoppio, colore liturgico violaceo.

Alla Scrittura occorrente del Mattutino incomincia il Libro del Profeta Isaia.

Ai Vespri commemorazione di San Saturnino Martire.


Per le indulgenze del mese di Novembre vedasi qui.


Sussidi cattolici per il mese di Novembre: qui.


Per le peculiarità del Tempo d'Avvento:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2020/11/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-davvento.html


Al Breviario

Al Mattutino: Invitatorio, Inno, Antifone (dell'Avvento), Salmi e Versetti dal Salterio, Letture e Responsori dal Proprio del Tempo.

A Lodi: tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi dal Salterio (Schema I).

A Prima: tutto dal Salterio tranne l'Antifona presa dal Proprio del Tempo.

A Terza, Sesta e Nona: tutto dal Proprio del Tempo coi Salmi dal Salterio.

A Vespri: tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi dal Salterio; commemorazione dal Proprio dei Santi al 29 Novembre.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono le Preci a Prima e Compieta (il Suffragio e il Simbolo Atanasiano si omettono per tutto il Tempo d'Avvento e quello di Natale).


Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

I Domenica d'Avvento, Domenica Maggiore di I Classe, Semidoppio, colore liturgico violaceo.

Alla Scrittura occorrente del Mattutino incomincia il Libro del Profeta Isaia.

Ai Vespri commemorazione di San Saturnino Martire.

Essendo domani un Lunedì d'Avvento libero da Uffici delle IX Lezioni, oggi si recitano i Vespri dell'Ufficio dei Defunti. Fuori dal coro non è obbligatorio.


All'Ufficio della Domenica:

Al Mattutino: Invitatorio, Inno, Letture e Responsori dal Proprio del Tempo, Antifone (dell'Avvento), Salmi e Versetti dal Salterio.

A Lodi: tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi dal Salterio.

A Prima: tutto dal Salterio tranne l'Antifona presa dal Proprio del Tempo.

A Terza, Sesta e Nona: tutto dal Proprio del Tempo coi Salmi soliti.

A Vespri: tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi dal Salterio; commemorazione dal Proprio dei Santi al 29 Novembre.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono le Preci a Prima e Compieta (le Commemorazioni Comuni e il Simbolo Atanasiano si omettono per tutto il Tempo d'Avvento e quello di Natale).

All'Ufficio dei Defunti:

Avendo cantato il Benedicamus Domino dei Vespri dell'Ufficio del giorno, senza aggiungere altro si intona direttamente la prima Antifona Placebo Domino dell'Ufficio dei Defunti. Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Salmo 145 alle Preci e le tre Orazioni per tutti i fedeli defunti Deus qui inter Apostolicos SacerdotesDeus veniae largitor e Fidelium. I Vespri terminano col Requiescant in pace. Amen senza aggiungere altro, e seguirà quando stabilito Compieta del giorno.


Al Messale

Messa della I Domenica d'Avvento:

  • Asperges

  • È possibile far precedere la Messa dall'Antifona Sanctissimus namque Gregorius (o secondo un'altra versione, Gregorius Præsul), di modo che l'Introito ne appaia la continuazione logica

  • Si dicono tre Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda di S. Maria (Deus qui de Beatæ Mariæ)
    • La terza Contra persecutores Ecclesiæ oppure Pro Papa
  • Credo

  • Prefazio della SS. Trinità
  • Benedicamus Domino

  • Prologo di San Giovanni


Letture del Mattutino (in latino)

AD I NOCTURNUM

Lectio 1

Incipit liber Isaíæ Prophétæ

Isa 1:1-3

Vísio Isaíæ fílii Amos, quam vidit super Judam et Jerúsalem, in diébus Ozíæ, Jóatham, Achaz, et Ezechíæ, regum Juda. Audíte, cæli, et áuribus pércipe, terra, quóniam Dóminus locútus est: Fílios enutrívi, et exaltávi: ipsi autem sprevérunt me. Cognóvit bos possessórem suum, et ásinus præsépe dómini sui: Israël autem me non cognóvit, et pópulus meus non intelléxit.

Lectio 2, Isa 1:4-6

Væ genti peccatríci, pópulo gravi iniquitáte, sémini nequam, fíliis scelerátis: dereliquérunt Dóminum, blasphemavérunt Sanctum Israël, abalienáti sunt retrórsum. Super quo percútiam vos ultra, addéntes prævaricatiónem? omne caput lánguidum, et omne cor mærens. A planta pedis usque ad vérticem non est in eo sánitas: vulnus, et livor, et plaga tumens non est circumligáta, nec curáta medicámine, neque fota óleo.

Lectio 3, Isa 1:7-9

Terra vestra desérta, civitátes vestræ succénsæ igni: regiónem vestram coram vobis aliéni dévorant, et desolábitur sicut in vastitáte hostíli. Et derelinquétur fília Sion ut umbráculum in vínea, et sicut tugúrium in cucumerário, et sicut cívitas quæ vastátur. Nisi Dóminus exercítuum reliquísset nobis semen, quasi Sódoma fuissémus, et quasi Gomórrha símiles essémus.

AD II NOCTURNUM

Lectio 4

Sermo sancti Leónis Papæ

Sermo 8 de jejunio decimi mensis et eleemosynis

Cum de advéntu regni Dei, et de mundi fine ac témporum, discípulos suos Salvátor instrúeret, totámque Ecclésiam suam in Apóstolis erudíret: Cavéte, inquit, ne forte gravéntur corda vestra in crápula, et ebrietáte, et cogitatiónibus sæculáribus. Quod útique præcéptum, dilectíssimi, ad nos speciálius pertinére cognóscimus, quibus denuntiátus dies, etiámsi est occúltus, non dubitátur esse vicínus.

Lectio 5

Ad cujus advéntum omnem hóminem cónvenit præparári: ne quem aut ventri déditum, aut curis sæculáribus invéniat implicátum. Quotidiáno enim, dilectíssimi, experiménto probátur, potus satietáte áciem mentis obtúndi, et cibórum nimietáte vigórem cordis hebetári; ita ut delectátio edéndi étiam córporum contrária sit salúti, nisi rátio temperántiæ obsístat illécebræ, et quod futúrum est óneri, súbtrahat voluptáti.

Lectio 6

Quamvis enim sine ánima nihil caro desíderet, et inde accípiat sensus, unde sumit et motus: ejúsdem tamen est ánimæ, quædam sibi súbditæ negáre substántiæ, et interióri judício ab inconveniéntibus exterióra frenáre: ut a corpóreis cupiditátibus sǽpius líbera, in aula mentis possit divínæ vacáre sapiéntiæ: ubi omni strépitu terrenárum silénte curárum, in meditatiónibus sanctis, et in delíciis lætétur ætérnis.

AD III NOCTURNUM

Lectio 7

Léctio sancti Evangélii secúndum Lucam

Luc 21:25-33

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Erunt signa in sole, et luna, et stellis, et in terris pressúra géntium. Et réliqua.

Homilía sancti Gregórii Papæ

Homilia 1 in Evangelia

Dóminus ac Redémptor noster parátos nos inveníre desíderans, senescéntem mundum quæ mala sequántur denúntiat, ut nos ab ejus amóre compéscat. Appropinquántem ejus términum quantæ percussiónes prævéniant, innotéscit: ut, si Deum metúere in tranquillitáte nólumus, saltem vicínum ejus judícium vel percussiónibus attríti timeámus.

Lectio 8

Huic étenim lectióni sancti Evangélii, quam modo vestra fratérnitas audívit, paulo supérius Dóminus præmísit, dicens: Exsúrget gens contra gentem, et regnum advérsus regnum: et erunt terræmótus magni per loca, et pestiléntiæ, et fames. Et quibúsdam interpósitis, hoc, quod modo audístis, adjúnxit: Erunt signa in sole, et luna, et stellis, et in terris pressúra géntium præ confusióne sónitus maris, et flúctuum. Ex quibus profécto ómnibus ália jam facta cérnimus, ália in próximo ventúra formidámus.

Lectio 9

Nam gentem contra gentem exsúrgere, earúmque pressúram terris insístere, plus jam in nostris tempóribus cérnimus, quam in codícibus légimus. Quod terræmótus urbes innúmeras óbruat, ex áliis mundi pártibus scitis quam frequénter audívimus. Pestiléntias sine cessatióne pátimur. Signa vero in sole, et luna, et stellis, adhuc apérte mínime vídimus: sed quia et hæc non longe sint, ex ipsa jam áëris immutatióne collígimus.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

I NOTTURNO

Lettura 1

Incomincia il libro del Profeta Isaia

Isa 1:1-3

Visione d'Isaia, figlio di Amos, ch'egli vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme, ai tempi di Ozia, di Joatan, Acaz ed Ezechia, re di Giuda. Udite, cieli, e tu, terra, porgi l'orecchio, perché il Signore parla così: Ho nutrito dei figli e li ho esaltati: ma essi m'hanno disprezzato. Il bue conosce il suo padrone, e l'asino la greppia del suo signore: ma Israele non mi ha riconosciuto, e il mio popolo non l'intende.

Lettura 2, Isa 1:4-6

Guai alla gente peccatrice, al popolo carico d'iniquità, alla mala semenza, ai figli scellerati: hanno abbandonato il Signore, han bestemmiato il Santo d'Israele, han voltato le spalle. A che pro castigarvi di più, se aggiungete prevaricazioni? tutto il capo è malato, e tutto il cuore è afflitto. Dalla pianta del piede fino alla sommità della testa non c'è niente di sano in esso: ma ferite, e lividure, e piaga marciosa, che non è stata fasciata, né medicata, né curata con olio.

Lettura 3, Isa 1:7-9

La vostra terra è disertata, le vostre città incendiate: il vostro paese sotto gli occhi vostri lo divorano gli stranieri, e rimarrà desolato come in una devastazione del nemico. E la figlia di Sion rimarrà come un frascato in una vigna, e come una capanna in un campo di cocomeri, e come una città abbandonata al saccheggio. Se il Signore degli eserciti non avesse lasciato di noi semenza, saremmo diventati come Sodoma, e saremmo stati simili a Gomorra.

II NOTTURNO

Lettura 4

Sermone di san Leone Papa

Sermone 8 sul digiuno del decimo mese e sulle elemosine

Il Salvatore istruendo i suoi discepoli sull'avvenimento del regno di Dio e sulla fine del mondo e dei tempi, e ammaestrando negli Apostoli tutta la sua Chiesa: «Vegliate, disse, che i vostri cuori non siano depressi dalla crapula e dalla ubriachezza e dalle cure della vita» Luc. 21,34. Noi certo sappiamo, dilettissimi, che questo precetto si riferisce in modo tutto speciale a noi, perché non è dubbio che il giorno annunziato, sebbene occulto, sia vicino.

Lettura 5

Alla cui venuta ogni uomo  deve prepararsi affinché egli non trovi alcuno gozzovigliando, o impacciato nelle cure del mondo. Giacché la quotidiana esperienza insegna, o dilettissimi, che l'intemperanza nel bene offusca la vivacità dello spirito, e la soverchia quantità dei cibi indebolisce il vigore del cuore; così che il piacere di mangiare diventa nocivo anche alla salute del corpo, se la regola della temperanza non resiste all'attrattiva, e non sottrae al piacere quello che sarebbe superfluo.

Lettura 6

Poiché sebbene, senza l'anima, la carne non desideri nulla e riceva la sensibilità da quella stessa onde ha il movimento: pure è dovere della medesima anima negare qualche cosa alla sostanza materiale che le è soggetta, e con un giudizio interno frenare i sensi esterni da ciò che può nuocere: affinché libera quasi sempre dalle cupidigie corporali, possa attendere, nell'interno della mente, alla sapienza divina e così tacendo ogni strepito di cure terrene, gioire in sante meditazioni e in delizie eterne.

III NOTTURNO

Lettura 7

Lettura del santo Vangelo secondo Luca

Luc 21:25-33

In quell'occasione: Gesù disse ai suoi discepoli: Ci saranno dei segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra i popoli saranno nella costernazione Eccetera.

Omelia di san Gregorio Papa

Omelia 1 sul Vangelo

Il Signore e Redentore nostro, desiderando trovarci preparati, ci annunzia i mali che accompagneranno la vecchiezza del mondo, per staccarci dall'amore di esso. Egli ci manifesta le calamità che precederanno la sua fine prossima: affinché, se non vogliamo temer Dio nella tranquillità, atterriti da' flagelli, ne paventiamo almeno il vicino giudizio.

Lettura 8

Infatti poco prima del passo del santo Vangelo che ora voi, fratelli, avete udito, il Signore aveva detto: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno: e ci saranno gran terremoti, e pestilenze, e carestie in diversi luoghi» Luc. 21,10. E dopo alcune altre cose, soggiunse ciò che avete udito ora: «Ci saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra i popoli saranno nella costernazione, sbigottiti per il rimbombo del mare e dei flutti» Luc. 21,25. Di tutte queste cose alcune le vediamo senza dubbio già avverate, le altre temiamo che siano per avverarsi presto.

Lettura 9

Poiché quanto a sollevazione di popolo contro popolo e alla loro costernazione sulla terra, ne vediamo ai nostri tempi assai più di quanto ne leggiamo nelle storie. Che il terremoto distrugga innumerevoli città nelle altre parti del mondo sapete quante volte lo abbiamo udito. La peste non cessa di affliggerci. Quanto ai segni nel sole e nella luna e nelle stelle finora non ne abbiamo ancora visti ma che anche questi non siano lontani, già lo deduciamo dal perturbamento dell'atmosfera.


Ad Primam: il Martirologio del 29 Novembre 2021.

Tertio Kalendas Decembris, luna vigesima quarta.



Nel terzo giorno alle Calende di Dicembre, luna ventiquattresima.




Parti proprie della Messa (in latino)

ANTIPHONA

Sanctissimus namque Gregorius cum preces effunderet ad Dominum ut musicum tonum ei desuper in carminibus dedisset: tunc descendit Spiritus Sanctus super eum in specie columbae, et illustravit cor ejus, et sic demum exorsus est canere, ita dicendo: (Ad te levavi et reliqua).

aut

Gregorius Praesul meritis et nomine dignus, unde genus ducit summum, conscendit honorem; renovavit monumenta patrum priorum; tunc composuit hunc libellum musicae artis Scholae cantorum, anni circuli. Eia paraphonista, dic cum psalmista: (Ad te levavi et reliqua).

INTROITUS

Ad te levávi ánimam meam: Deus meus, in te confíde, non erubéscam: neque irrídeant me inimíci mei: étenim univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur. --- Vias tuas, Dómine, demónstra mihi: et sémitas tuas édoce me. --- Glória --- Ad te levávi ánimam meam: Deus meus, in te confíde, non erubéscam: neque irrídeant me inimíci mei: étenim univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur.

COLLECTAE

Orémus. Excita, quaesumus, Dómine, poténtiam tuam, et veni: ut ab imminéntibus peccatórum nostrórum perículis, te mereámur protegénte éripi, te liberánte salvári: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Orémus. Deus, qui de beátæ Maríæ Vírginis útero Verbum tuum, Angelo nuntiánte, carnem suscípere voluísti: præsta supplícibus tuis; ut, qui vere eam Genetrícem Dei credimus, ejus apud te intercessiónibus adjuvémur.

Ecclésiæ tuæ, quæsumus, Dómine, preces placátus admítte: ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, secúra tibi sérviat libertáte. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Lectio Epístolæ beati Pauli Apostoli ad Romános.

Rom 13:11-14.

Fatres: Scientes, quia hora est iam nos de somno súrgere. Nunc enim própior est nostra salus, quam cum credídimus. Nox præcéssit, dies autem appropinquávit. Abiiciámus ergo ópera tenebrárum, et induámur arma lucis. Sicut in die honéste ambulémus: non in comessatiónibus et ebrietátibus, non in cubílibus et impudicítiis, non in contentióne et æmulatióne: sed induímini Dóminum Jesum Christum.

GRADUALE

Univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur, Dómine. Vias tuas, Dómine, notas fac mihi: et sémitas tuas édoce me.

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam: et salutáre tuum da nobis. Allelúja.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

Luc 21:25-33.

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Erunt signa in sole et luna et stellis, et in terris pressúra géntium præ confusióne sónitus maris et flúctuum: arescéntibus homínibus præ timóre et exspectatióne, quæ supervénient univérso orbi: nam virtútes coelórum movebúntur. Et tunc vidébunt Fílium hóminis veniéntem in nube cum potestáte magna et maiestáte. His autem fíeri incipiéntibus, respícite et leváte cápita vestra: quóniam appropínquat redémptio vestra. Et dixit illis similitúdinem: Vidéte ficúlneam et omnes árbores: cum prodúcunt jam ex se fructum, scitis, quóniam prope est æstas. Ita et vos, cum vidéritis hæc fíeri, scitóte, quóniam prope est regnum Dei. Amen, dico vobis, quia non præteríbit generátio hæc, donec ómnia fiant. Coelum et terra transíbunt: verba autem mea non transíbunt.

OFFERTORIUM

Orémus. Ad te levávi ánimam meam: Deus meus, in te confído, non erubéscam: neque irrídeant me inimíci mei: étenim univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur.

SECRETAE

Hæc sacra nos, Dómine, poténti virtúte mundátos ad suum fáciant purióres veníre princípium. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

In mentibus nostris, quæsumus, Dómine, veræ fídei sacraménta confírma: ut, qui concéptum de Vírgine Deum verum et hóminem confitémur; per ejus salutíferæ resurrectiónis poténtiam, ad ætérnam mereámur perveníre lætítiam.

Prótege nos, Dómine, tuis mystériis serviéntes: ut, divínis rebus inhæréntes, et córpore tibi famulémur et mente. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PRAEFATIO DE SS. TRINITATE

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in unius singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne veræ sempiternǽque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur æquálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre quotídie, una voce dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Dóminus dabit benignitátem: et terra nostra dabit fructum suum.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Suscipiámus, Dómine, misericórdiam tuam in médio templi tui: ut reparatiónis nostræ ventúra sollémnia cóngruis honóribus præcedámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Orémus. Grátiam tuam, quæsumus, Dómine, méntibus nostris infúnde: ut, qui, Angelo nuntiánte, Christi, Fílii tui, incarnatiónem cognóvimus; per passiónem ejus et crucem, ad resurrectiónis glóriam perducámur.

Quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, quos divína tríbuis participatióne gaudére, humánis non sinas subjacére perículis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

ANTIFONA

Mentre il Santissimo Gregorio effondeva preghiere al Signore affinché dall'alto gli desse un tono musicale in carmi, lo Spirito Santo scese su di lui in forma di colomba, e illuminò il suo cuore, così egli cominciò a cantare dicendo: (Ad te levavi etc).

oppure

Il Presule Gregorio, degno di meriti e di fama, salì all'onore donde aveva tratto somma origine; rinnovò i documenti degli antichi Padri; allora compose questo libretto dell'arte musicale per la Schola Cantorum, [da usare] nel corso dell'anno. Orsù cantore, dì con il Salmista: (Ad te levavi etc).

INTROITO

A Te ho innalzato l'anima mia: Dio mio, in Te confido, che io non abbia ad arrossire, né abbiano a deridermi i miei nemici: poiché quelli che confidano in Te non saranno confusi. --- Mostrami le tue vie, o Signore, e insegnami i tuoi sentieri. --- Gloria --- A Te ho innalzato l'anima mia: Dio mio, in Te confido, che io non abbia ad arrossire, né abbiano a deridermi i miei nemici: poiché quelli che confidano in Te non saranno confusi.

COLLETTE

Preghiamo. Suscita, o Signore, Te ne preghiamo, la tua potenza, e vieni: affinché dai pericoli che ci incombono per i nostri peccati, possiamo essere sottratti dalla tua protezione e salvati dalla tua mano liberatrice. Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Dio, tu hai voluto che all'annuncio dell'angelo, il tuo Figlio si incarnasse nel seno della beata Vergine Maria: concedi a noi di essere aiutati presso di te dall'intercessione di Colei che crediamo vera Madre di Dio.

Accogli, placato, o Signore le preghiere della tua Chiesa perché, distrutte tutte le avversità e gli errori, ti serva in sicura libertà. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura dell'Epistola di San Paolo Apostolo ai Romani.

Rom 13:11-14

Fratelli: Sapete che è ormai tempo di risvegliarsi. Poiché adesso la salvezza è più vicina a noi di quando venimmo alla fede. La notte è inoltrata e si appressa il giorno. Spogliamoci dunque delle opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Portiamoci con decoro, come di giorno, non tra i banchetti e le ubriachezze, non nei piaceri e nelle impudicizie, non con discordia e invidia: ma rivestendoci del Signore Gesù Cristo.

GRADUALE

Tutti quelli che Ti aspettano, o Signore, non saranno confusi. Mostrami le tue vie, o Signore, e insegnami i tuoi sentieri.

ALLELUIA

Alleluia, alleluia. Mostraci, o Signore, la tua misericordia: e dacci la tua salvezza. Alleluia.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

Luc 21:25-33

In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e nella terra costernazioni di genti sbigottite dal rimbombo delle onde e dall'agitazione del mare, mentre gli uomini tramortiranno dalla paura e dall'attesa di quello che starà per accadere alla terra: perché anche le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi in gran potenza e maestà. Quando ciò incomincerà ad accadere, sorgete ed alzate il capo, perché s'avvicina la vostra redenzione. E disse loro una similitudine: Osservate il fico e tutti gli alberi: quando germogliano, sapete che l'estate è vicina. Così quando vedrete accadere tali cose, sappiate che il regno di Dio è prossimo. In verità vi dico non passerà questa generazione prima che tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

OFFERTORIO

A Te ho innalzato l'ànima mia: Dio mio, in Te confido, che io non abbia ad arrossire, né abbiano a deridermi i miei nemici: poiché quelli che confidano in Te non saranno confusi.

SECRETE

Questi misteri, o Signore, purificandoci con la loro potente virtù, ci facciano pervenire più mondi a Te che ne sei l'autore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Conferma, o Signore, nelle nostre anime i misteri della vera fede, affinché noi che proclamiamo vero Dio e vero uomo Colui che fu concepito dalla Vergine, per la potenza della sua resurrezione salvifica meritiamo di giungere all’eterna gioia.

Proteggi, o Signore, noi che celebriamo i tuoi misteri, perché trattando le cose divine, ti serviamo col corpo e coll’anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO DELLA SS. TRINITÀ

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigénito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Cosí che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l’unità nell’essenza e l’uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: (Sanctus).

COMUNIONE

Il Signore ci sarà benigno e la nostra terra darà il suo frutto.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Fa, o Signore, che  per mezzo di questo divino mistero in mezzo al tuo tempio sperimentiamo la tua misericordia, al fine di prepararci convenientemente alle prossime solennità della nostra redenzione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Infondi, Signore, nelle nostre anime la tua grazia: e poiché con l'annuncio dell'angelo abbiamo conosciuto l'Incarnazione di Cristo, tuo Figlio, concedi che per la sua passione e la sua croce giungiamo alla gloria della risurrezione.

Ti preghiamo, Signore Iddio nostro, perché Tu non permetta che soggiacciano a umani pericoli coloro cui hai concesso di godere delle divina partecipazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

Questa Domenica, la prima dell’Anno Ecclesiastico, è chiamata, nelle cronache e negli scritti del medioevo, la Domenica Ad te levavi, dalle prime parole dell’Introito, oppure anche la Domenica Aspiciens a longe, dalle prime parole d’uno dei Responsori del Mattutino.

La Stazione [1] è a S. Maria Maggiore. È sotto gli auspici di Maria, nell’augusta Basilica che onora la Culla di Betlemme, e che perciò è chiamata negli antichi monumenti S. Maria ad Praesepe, che la Chiesa Romana ricomincia ogni anno il Ciclo sacro. Non era possibile scegliere un luogo più conveniente per salutare l’avvicinarsi della divina Nascita che deve finalmente allietare il cielo e la terra, e mostrare il sublime prodigio della fecondità d’una Vergine. Trasportiamoci con il pensiero in quell’augusto Tempio, e uniamoci alle preghiere che vi risuonano; sono le stesse preghiere che verranno esposte qui.

All’Ufficio notturno, la Chiesa comincia oggi la lettura del Profeta Isaia (VIII secolo a. C.), colui fra tutti che ha predetto con maggiore evidenza i caratteri del Messia, e continua tale lettura fino al giorno di Natale compreso. Sforziamoci di gustare gl’insegnamenti del santo Profeta, e l’occhio della nostra fede sappia scoprire con amore il Salvatore promesso, sotto i segni ora graziosi, ora terribili, con i quali Isaia ce lo dipinge.

Le prime parole della Chiesa, nel cuore della notte, sono le seguenti:

Il Re che sta per venire, il Signore, venite, adoriamolo!

Dopo aver compiuto questo supremo dovere di adorazione, ascoltiamo l’oracolo di Isaia che ci viene trasmesso dalla santa Chiesa.

Qui comincia il libro del Profeta Isaia [2].

Visione ch’ebbe Isaia, figlio di Amos, intorno a Giuda e Gerusalemme ai tempi di Ozia, Iotam, Achaz ed Ezechia, re di Giuda.

Udite, o cieli, ascolta, o terra,  

che parla il Signore:

“Dei figli ho ingranditi ed innalzati,  

ed essi mi sono ribelli.

Conosce il bue il suo padrone  

e l’asino la greppia del suo possessore [3];

ma Israele non ha conoscenza,  

il mio popolo non intende”.

Ah! gente traviata,  

popolo carico di colpe,  

genia di malfattori,  

figli snaturati,

che avete abbandonato il Signore,  

spregiato il Santo d’Israele;  

tralignaste a ritroso!

Perché attirarvi nuovi colpi  

persistendo nella rivolta?

Tutto piagato è il capo  

e tutto languido il cuore.

Dalla pianta dei piedi sino alla testa  

non c’è parte intatta [4],

ma contusione e lividura e fresca piaga,  

non compresse né fasciate, né lenite con olio.

(Is 1,1-6)

Queste parole del santo Profeta, o meglio di Dio che parla per bocca sua, debbono destare una viva impressione nei figli della Chiesa, all’inizio del sacro periodo dell’Avvento. Chi non tremerebbe sentendo il grido del Signore misconosciuto, il giorno in cui è venuto a visitare il suo popolo? Egli ha deposto il suo splendore per non atterrire gli uomini; ad essi, lungi dal sentire la divina forza di Colui che si abbassa così per amore, non l’hanno conosciuto e la mangiatoia che egli ha scelto per riposarvi dopo la nascita non è stata visitata che da due animali senza ragione. Sentite, o cristiani, quanto amari sono i lamenti del vostro Dio? quanto il suo amore disprezzato soffre della vostra indifferenza? Egli prende a testimoni il cielo e la terra, scaglia l’anatema alla nazione perversa, ai figli ingrati. Riconosciamo sinceramente che fino ad ora non abbiamo compreso tutto il valore della visita del Signore, che abbiamo imitato troppo l’insensibilità dei Giudei, i quali non si commossero affatto quando egli apparve in mezzo alle loro tenebre. Invano gli Angeli cantarono nel cuore della notte, e i pastori furono chiamati ad adorarlo e a riconoscerlo; invano i Magi vennero dall’Oriente per chiedere dove fosse nato. Gerusalemme fu turbata un istante, è vero, alla notizia che le era nato un Re; ma ricadde tosto nella sua indifferenza, e non si occupò nemmeno del grande annunzio.

È così, o Salvatore! Tu vieni nelle tenebre, e le tenebre non ti comprendono. Oh! fa che le nostre tenebre comprendano la luce e la desiderino! Verrà il giorno in cui lacererai le tenebre insensibili e volontarie, con la terribile folgore della tua giustizia. Gloria a te in quel giorno, o Giudice supremo! Ma salvaci dalla tua ira, durante i giorni di questa vita mortale! Perché attirarvi nuovi colpi? – dici – Il mio popolo non è ormai più che una piaga. Sii dunque Salvatore, o Gesù! nella Venuta che noi aspettiamo. Tutto piagato è il capo e tutto languido è il cuore. Vieni a risollevare le fronti che la confusione e troppo spesso anche vili attaccamenti curvano verso la terra. Vieni a consolare e ristorare i cuori timidi e abbattuti. E se le nostre piaghe sono gravi e indurite, vieni, tu che sei il caritatevole Samaritano, a effondere su di esse l’olio che fa sparire il dolore e ridona la salute.

Il mondo intero ti attende, o Redentore! Vieni e rivelati ad esso, salvandolo. La Chiesa, tua Sposa, comincia in questo momento un nuovo anno; il suo primo grido è un grido di angoscia verso di te; la sua prima parola è: Vieni! Le nostre anime, o Gesù, non vogliono più camminare senza di te nel deserto di questa vita. Si fa tardi: la sera s’avvicina, le ombre sono scese. Levati, o Sole divino; vieni a guidare i nostri passi, e salvaci dalla morte.

MESSA

EPISTOLA (Rm 13,11-14). – Fratelli, riflettiamo che è già l’ora di svegliarsi dal sonno; perché la nostra salvezza è più vicina ora di quanto credemmo. La notte è inoltrata e il giorno si avvicina: gettiam dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Viviamo onestamente, come di giorno; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e nell’impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; ma rivestiti del Signore Gesù Cristo.

Il Salvatore che aspettiamo è dunque la veste che coprirà la nostra nudità. Ammiriamo in questo la bontà del nostro Dio il quale, ricordandosi che l’uomo si era nascosto dopo il peccato, perché si sentiva nudo, vuole egli stesso servirgli di velo, e coprire tanta miseria con il manto della sua divinità. Siamo dunque preparati al giorno e all’ora in cui egli verrà, e guardiamoci dal lasciarci cogliere dal sonno dell’abitudine e della mollezza. La luce risplenderà presto; facciamo sì che i suoi primi raggi rischiarino la nostra giustizia, o almeno il nostro pentimento. Se il Salvatore viene a coprire i nostri peccati affinché non appaiano più, noi almeno distruggiamo nei nostri cuori ogni affetto a quegli stessi peccati; e non sia mai detto che abbiamo rifiutato la salvezza. Le ultime parole di quest’Epistola caddero sotto gli occhi di sant’Agostino quando egli, spinto da lungo tempo dalla grazia divina a consacrarsi a Dio, volle obbedire alla voce che gli diceva: Tolle, lege; prendi e leggi. Esse decisero la sua conversione; egli risolse d’un tratto di romperla con la vita dei sensi e di rivestirsi di Gesù Cristo. Imitiamo il suo esempio in questo giorno: sospiriamo ardentemente la cara e gloriosa divisa che presto sarà messa sulle nostre spalle dalla misericordia del nostro Padre celeste, e ripetiamo con la Chiesa le commoventi suppliche con le quali non dobbiamo temere di affaticare l’orecchio del nostro Dio.

VANGELO (Lc 21,25-33). – In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra costernazione delle genti spaventate dal rimbombo del mare e dei flutti; gli uomini tramortiranno dalla paura nell’aspettazione delle cose imminenti a tutta la terra; perché le potenze dei cieli saranno sconvolte. E allora vedranno il Figlio dell’uomo venire con grande potenza e gloria sopra le nubi. Or quando cominceranno ad avvenire queste cose, alzate il vostro capo e guardate in alto, perché la redenzione vostra è vicina. E disse loro una similitudine: Osservate il fico e tutte le altre piante. Quando le vedete germogliare, voi sapete che l’estate è vicina. Così pure quando vedrete accadere tali cose sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico, che non passerà questa generazione avanti che tutto ciò s’adempia. Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Dobbiamo dunque aspettarci di veder giungere d’improvviso la tua terribile Venuta, o Gesù! Presto tu verrai nella tua misericordia per coprire le nostre nudità, come veste di gloria e d’immortalità; ma tornerai un giorno, e con sì terrificante maestà che gli uomini saranno annientati dallo spavento. O Cristo, non perdermi in quel giorno d’incenerimento universale. Visitami prima nel tuo amore. Voglio prepararti la mia anima. Voglio che tu nasca in essa, affinché il giorno in cui le convulsioni della natura annunceranno il tuo avvicinarsi, possa levare il capo, come i tuoi fedeli discepoli che, portandoti già nel cuore, non temevano affatto la tua ira.

PREGHIAMO

Risveglia, Signore, la tua potenza e vieni; affinché meritiamo d’essere sottratti colla tua protezione e salvati col tuo aiuto dai pericoli che ci sovrastano a causa dei nostri peccati.


[1] Le Stazioni segnate nel Messale romano per alcuni giorni dell’anno, designavano un tempo le chiese in cui il Papa, accompagnato dal clero e da tutto il popolo, si recava in processione per celebrarvi la messa solenne. Questa usanza risale senza dubbio al IV secolo; esiste ancora oggi in certa misura e le Stazioni vi si continuano a tenere, benché con minor pompa e minor concorso di popolo, in tutti i giorni segnati nel Messale.


[2] La traduzione dei brani tratti da Isaia è quella eseguita sul testo originale ebraico a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma (Salani, Firenze, 1953), riprodotta per gentile concessione dell’Editore.

[3] “Israele ha meno intelletto degli animali senza ragione. Questi conoscono il loro padrone. Israele non riconosce il proprio Dio e Benefattore. Questo versetto è spesso usato per descrivere l’accecamento dei Giudei che hanno respinto il loro Messia. […] (Tobac, Les Prophètes d’Israel, 2, 16).

[4] “Il Profeta descrive lo stato di Giuda colpito dal castigo: egli è simile a un ferito tutto coperto di piaghe. La Chiesa applica questo versetto al Messia, ‘trafitto a causa dei nostri delitti’, Is 53,5” (ivi, 17).

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