Mercoledì Santo, Feria Maggiore Privilegiata, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno.
Letto oggi il Martirologio premettendo l'elogio del Giovedì Santo, esso cessa durante il Triduo ed è ripreso la Domenica di Pasqua.
Detta Compieta nel pomeriggio, in serata si canta l'Ufficio delle Tenebre del Giovedì Santo.
Qui per le peculiarità del Tempo di Passione e de Sacro Triduo:
https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/03/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html
Al Breviario
Tutto dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, II Schema a Lodi) con le Antifone proprie da Lodi a Nona; Letture del Mattutino, Ant. al Benedictus e al Magnificat e Orazioni dal Proprio del Tempo.
Le Antifone non si raddoppiano, si dicono le Preci Feriali da Lodi a Compieta.
Quanto all'Ufficio delle Tenebre, le indicazioni si trovano nella dispensa linkata qui sopra. Invece qui linko il testo e la melodia degli Uffici della Settimana Santa e dell'Ottava di Pasqua. L'Ufficio delle Tenebre del Giovedì Santo si trova - secondo la numerazione delle pagine del file, non quella stampata sulle pagine scannerizzate - da pag. 179 a pag. 217:
Ricordo che sul sito https://www.pre1955holyweek.com/ricorse-liturgiche si possono scaricare anche il Cantus Passionis, il Messale e il Memoriale Rituum.
Al Messale
Messa del Mercoledì Santo:
- Dopo il Kyrie si dicono il Flectamus genua e l'Orazione Praesta quaesumus
- Profezia, Graduale e Orazione Deus qui pro nobis, poi l'Orazione pro diversitate temporum assignata Contra persecutores Ecclesiae oppure Pro Papa
- Epistola e Tratto Domine non secundum; ci si inginocchia al Versetto Adjuva nos
- Detto il Tratto, e senza aggiungere altro, portato il Messale al lato del Vangelo, il Passio comincia direttamente con Passio Domini nostri. Se la Messa è celebrata solennemente e ci sono tre Diaconi, essi cantano il Passio mentre il Sacerdote lo legge all'Altare. Se vi sono due Diaconi, essi leggono la parte del Cronista e della Sinagoga mentre il Sacerdote, sempre sull'Altare e mantenendo la pianeta, legge quella di Nostro Signore. Altrimenti il solo celebrante legge tutto quanto il Passio: in ogni caso, per nessuna ragione, non è mai permesso ai laici o a chierici non ancora Diaconi di prendere parte alla lettura del Passio. A haec dicens expiravit si resta qualche secondo inginocchiati. A quae secutae eum erant a Galilea haec videntes si dice il Munda cor meum, Jube Domine e Dominus sit e nella Messa solenne si portano i ceri e il turibolo, il Diacono chiede la benedizione e incensa il libro: il resto del Passio da Et ecce vir nomine Joseph è infatti il Vangelo della Messa vero e proprio.
- Prefazio della Santa Croce
- Oratio super populum
- Benedicamus Domino
- Prologo di San Giovanni
Letture del Mattutino del Mercoledì Santo (in latino)
AD NOCTURNUM
Lectio 1
De Jeremía Prophéta
Jer 17:13-18
Exspectátio Israël, Dómine: omnes, qui te derelínquunt, confundéntur: recedéntes a te, in terra scribéntur: quóniam dereliquérunt venam aquárum vivéntium Dóminum. Sana me, Dómine, et sanábor: salvum me fac, et salvus ero: quóniam laus mea tu es. Ecce ipsi dicunt ad me: Ubi est verbum Dómini? véniat. Et ego non sum turbátus, te pastórem sequens: et diem hóminis non desiderávi, tu scis. Quod egréssum est de lábiis meis, rectum in conspéctu tuo fuit. Non sis tu mihi formídini, spes mea tu in die afflictiónis. Confundántur qui me persequúntur, et non confúndar ego: páveant illi, et non páveam ego: induc super eos diem afflictiónis, et dúplici contritióne cóntere eos.
Lectio 2, Jer 18:13-18
Quis audívit tália horribília, quæ fecit nimis virgo Israël? Numquid defíciet de petra agri nix Líbani? aut evélli possunt aquæ erumpéntes frígidæ, et defluéntes? Quia oblítus est mei pópulus meus, frustra libántes, et impingéntes in viis suis, in sémitis sǽculi, ut ambulárent per eas in itínere non trito: ut fíeret terra eórum in desolatiónem, et in síbilum sempitérnum: omnis qui præteríerit per eam obstupéscet, et movébit caput suum. Sicut ventus urens dispérgam eos coram inimíco: dorsum, et non fáciem osténdam eis in die perditiónis eórum. Et dixérunt: Veníte et cogitémus contra Jeremíam cogitatiónes: non enim períbit lex a sacerdóte, neque consílium a sapiénte, nec sermo a prophéta: veníte, et percutiámus eum lingua, et non attendámus ad univérsos sermónes ejus.
Lectio 3, Jer 18:19-23
Atténde, Dómine, ad me, et audi vocem adversariórum meórum. Numquid rédditur pro bono malum, quia fodérunt fóveam ánimæ meæ? Recordáre quod stéterim in conspéctu tuo, ut lóquerer pro eis bonum, et avérterem indignatiónem tuam ab eis. Proptérea da fílios eórum in famem, et deduc eos in manus gládii: fiant uxóres eórum absque líberis, et víduæ: et viri eárum interficiántur morte: júvenes eórum confodiántur gládio in prǽlio. Audiátur clamor de dómibus eórum: addúces enim super eos latrónem repénte: quia fodérunt fóveam ut cáperent me, et láqueos abscondérunt pédibus meis. Tu autem, Dómine, scis omne consílium eórum advérsum me in mortem: ne propitiéris iniquitáti eórum, et peccátum eórum a fácie tua non deleátur: fiant corruéntes in conspéctu tuo, in témpore furóris tui abútere eis.
Traduzione italiana delle Letture del Mattutino del Mercoledì Santo
NOTTURNO UNICO
Lettura 1
Dal Profeta Geremia
Ger 17:13-18
Signore, aspettazione d'Israele: tutti quelli che ti abbandonano, saranno confusi: quelli che s'allontanano da te, saranno scritti nella terra: perché hanno abbandonata la sorgente delle acque vive, il Signore. Risanami, o Signore, e sarò risanato: salvami, e sarò salvo: perché tu sei la mia gloria. Ecco ch'essi mi dicono: Dov'è la parola del Signore? ch'essa si compia. Ma io non mi son turbato seguendo te, mio pastore: e non desiderai il favore dell'uomo, tu lo sai. Quello che uscì dalle mie labbra, fu retto dinanzi a te. Non essermi tu cagione di spavento, tu, speranza mia, nel giorno dell'afflizione. Siano confusi quelli che mi perseguitano, e non io: tremino essi, e non io: manda su loro il giorno dell'afflizione, e percuotili con doppio flagello.
Lettura 2, Ger 18:13-18
Chi ha mai udito cose orribili come queste che ha fatte purtroppo la vergine d'Israele? Mancherà forse la neve del Libano nei massi della pianura? o si potranno svellere le scaturigini delle fresche acque e zampillanti? Eppure il mio popolo s'è scordato di me, facendo libazioni invano, e inciampando nelle sue vie, nelle vie del secolo, per voler camminare per esse una via non battuta: per far sì che la loro terra sia ridotta in desolazione e derisione sempiterna: ognuno che passerà per essa rimarrà stupito e scoterà la sua testa. Come farebbe il vento ardente, io li disperderò dinanzi al nemico: volgerò loro il dorso, e non la faccia nel dì della loro perdizione. Ma essi dissero: Venite, ed escogitiamo delle ragioni contro Geremia; perché la legge non perirà per un sacerdote, né il consiglio per un savio, né la parola per un profeta di meno: venite, percotiamolo colla lingua, e non diamo retta a nessuna delle sue parole.
Lettura 3, Ger 18:19-23
Signore, bada tu a me, e ascolta pure la voce dei miei avversari. Così dunque si rende male per bene, che costoro m'hanno scavato una fossa? Ricordati ch'io mi son presentato al tuo cospetto per parlarti in loro favore, e stornare da essi il tuo sdegno. Perciò dà dunque i loro figli in preda alla fame, e dalli in balìa della spada: le loro mogli restino senza figli e vedove: e i loro mariti siano messi a morte: e i loro giovani cadano trafitti dalla spada in battaglia. Si odano strida dalle loro case: perché tu manderai su di loro all'improvviso il ladrone: perché essi hanno scavata la fossa per prendermi, e hanno teso di nascosto lacci ai miei piedi. Ma tu, o Signore, conosci ogni loro disegno di morte contro di me: non perdonare alla loro malizia, e non sia cancellato dalla tua presenza il loro peccato: stramazzino essi alla tua presenza, e tu straziali nel tempo del tuo furore.
Letture dell'Ufficio delle Tenebre del Giovedì Santo (in latino)
AD I NOCTURNUM
Lectio 1
Incipit Lamentátio Jeremíæ Prophétæ
Lam 1:1-5
Aleph. Quómodo sedet sola cívitas plena pópulo: facta est quasi vídua dómina géntium: princeps provinciárum facta est sub tribúto.
Beth. Plorans plorávit in nocte, et lácrimæ ejus in máxillis ejus: non est qui consolétur eam ex ómnibus caris ejus: omnes amíci ejus sprevérunt eam, et facti sunt ei inimíci.
Ghimel. Migrávit Judas propter afflictiónem, et multitúdinem servitútis: habitávit inter gentes, nec invénit réquiem: omnes persecutóres ejus apprehendérunt eam inter angústias.
Daleth. Viæ Sion lugent eo quod non sint qui véniant ad solemnitátem: omnes portæ ejus destrúctæ: sacerdótes ejus geméntes: vírgines ejus squálidæ, et ipsa oppréssa amaritúdine.
He. Facti sunt hostes ejus in cápite, inimíci ejus locupletáti sunt: quia Dóminus locútus est super eam propter multitúdinem iniquitátum ejus: párvuli ejus ducti sunt in captivitátem, ante fáciem tribulántis.
Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.
Lectio 2, Lam 1:6-9
Vau. Et egréssus est a fília Sion omnis decor ejus: facti sunt príncipes ejus velut aríetes non inveniéntes páscua: et abiérunt absque fortitúdine ante fáciem subsequéntis.
Zain. Recordáta est Jerúsalem diérum afflictiónis suæ, et prævaricatiónis ómnium desiderabílium suórum, quæ habúerat a diébus antíquis, cum cáderet pópulus ejus in manu hostíli, et non esset auxiliátor: vidérunt eam hostes, et derisérunt sábbata ejus.
Heth. Peccátum peccávit Jerúsalem, proptérea instábilis facta est: omnes, qui glorificábant eam, sprevérunt illam, quia vidérunt ignomíniam ejus: ipsa autem gemens convérsa est retrórsum.
Teth. Sordes ejus in pédibus ejus, nec recordáta est finis sui: depósita est veheménter, non habens consolatórem: vide, Dómine, afflictiónem meam, quóniam eréctus est inimícus.
Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.
Lectio 3, Lam 1:10-14
Jod. Manum suam misit hostis ad ómnia desiderabília ejus: quia vidit gentes ingréssas sanctuárium suum, de quibus præcéperas ne intrárent in ecclésiam tuam.
Caph. Omnis pópulus ejus gemens, et quærens panem: dedérunt pretiósa quæque pro cibo ad refocillándam ánimam. Vide, Dómine, et consídera, quóniam facta sum vilis.
Lamed. O vos omnes, qui transítis per viam, atténdite, et vidéte, si est dolor sicut dolor meus: quóniam vindemiávit me, ut locútus est Dóminus in die iræ furóris sui.
Mem. De excélso misit ignem in óssibus meis, et erudívit me: expándit rete pédibus meis, convértit me retrórsum: pósuit me desolátam, tota die mæróre conféctam.
Nun. Vigilávit jugum iniquitátum meárum: in manu ejus convolútæ sunt, et impósitæ collo meo: infirmáta est virtus mea: dedit me Dóminus in manu, de qua non pótero súrgere.
Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.
AD II NOCTURNUM
Lectio 4
Ex tractátu sancti Augustíni Epíscopi super Psalmos
In Psalmum 54 ad 1 versum
Exáudi, Deus, oratiónem meam, et ne despéxeris deprecatiónem meam: inténde mihi, et exáudi me. Satagéntis, sollíciti, in tribulatióne pósiti, verba sunt ista. Orat multa pátiens, de malo liberári desíderans. Súperest ut videámus in quo malo sit: et cum dícere cœ́perit, agnoscámus ibi nos esse: ut communicáta tribulatióne, conjungámus oratiónem. Contristátus sum, inquit, in exercitatióne mea, et conturbátus sum. Ubi contristátus? ubi conturbátus? In exercitatióne mea, inquit. Hómines malos, quos pátitur, commemorátus est: eandémque passiónem malórum hóminum exercitatiónem suam dixit. Ne putétis grátis esse malos in hoc mundo, et nihil boni de illis ágere Deum. Omnis malus aut ídeo vivit, ut corrigátur; aut ídeo vivit, ut per illum bonus exerceátur.
Lectio 5
Utinam ergo qui nos modo exércent, convertántur, et nobíscum exerceántur: tamen quámdiu ita sunt ut exérceant, non eos odérimus: quia in eo quod malus est quis eórum, utrum usque in finem perseveratúrus sit, ignorámus. Et plerúmque cum tibi vidéris odísse inimícum, fratrem odísti, et nescis. Diábolus, et ángeli ejus in Scripturis sanctis manifestáti sunt nobis, quod ad ignem ætérnum sint destináti. Ipsórum tantum desperánda est corréctio, contra quos habémus occúltam luctam: ad quam luctam nos armat Apóstolus, dicens: Non est nobis colluctátio advérsus carnem et sánguinem: id est, non advérsus hómines, quos vidétis, sed advérsus príncipes, et potestátes, et rectóres mundi, tenebrárum harum. Ne forte cum dixísset, mundi, intellégeres dæmónes esse rectóres cæli et terræ. Mundi dixit, tenebrárum harum: mundi dixit, amatórum mundi: mundi dixit, impiórum et iniquórum: mundi dixit, de quo dicit Evangélium: Et mundus eum non cognóvit.
Lectio 6
Quóniam vidi iniquitátem, et contradictiónem in civitáte. Atténde glóriam crucis ipsíus. Jam in fronte regum crux illa fixa est, cui inimíci insultavérunt. Efféctus probávit virtútem: dómuit orbem non ferro, sed ligno. Lignum crucis contuméliis dignum visum est inimícis, et ante ipsum lignum stántes caput agitábant, et dicébant: Si Fílius Dei est, descéndat de cruce. Extendébat ille manus suas ad pópulum non credéntem, et contradicéntem. Si enim justus est, qui ex fide vivit; iníquus est, qui non habet fidem. Quod ergo hic ait, iniquitátem: perfidiam intéllege. Vidébat ergo Dóminus in civitáte iniquitátem et contradictiónem, et extendébat manus suas ad pópulum non credéntem et contradicéntem: et tamen et ipsos exspéctans dicébat: Pater, ignósce illis, quia nésciunt quid fáciunt.
AD III NOCTURNUM
Lectio 7
De Epístola prima beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios
1 Cor 11:17-22
Hoc autem præcípio: non laudans quod non in mélius, sed in detérius convenítis. Primum quidem conveniéntibus vobis in Ecclésiam, áudio scissúras esse inter vos, et ex parte credo. Nam opórtet et hǽreses esse, ut et qui probáti sunt, manifésti fiant in vobis. Conveniéntibus ergo vobis in unum, jam non est Domínicam cenam manducáre. Unusquísque enim suam cenam præsúmit ad manducándum. Et álius quidem ésurit, álius autem ébrius est. Numquid domos non habétis ad manducándum et bibéndum? aut Ecclésiam Dei contémnitis, et confúnditis eos, qui non habent? Quid dicam vobis? Laudo vos? In hoc non laudo.
Lectio 8, 1 Cor 11:23-26
Ego enim accépi a Dómino quod et trádidi vobis, quóniam Dóminus Jesus, in qua nocte tradebátur, accépit panem, et grátias agens fregit, et dixit: Accípite, et manducáte: hoc est corpus meum, quod pro vobis tradétur: hoc fácite in meam commemoratiónem. Simíliter et cálicem, postquam cœnávit, dicens: Hic calix novum testaméntum est in meo sánguine: hoc fácite, quotiescúmque bibétis, in meam commemoratiónem. Quotiescúmque enim manducábitis panem hunc, et cálicem bibétis, mortem Dómini annuntiábitis donec véniat.
Lectio 9, 1 Cor 11:27-34
Itaque quicúmque manducáverit panem hunc, vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et sánguinis Dómini. Probet autem seípsum homo: et sic de pane illo edat, et de cálice bibat. Qui enim mandúcat et bibit indígne, judícium sibi mandúcat et bibit, non dijúdicans corpus Dómini. Ideo inter vos multi infírmi et imbecílles, et dórmiunt multi. Quod, si nosmetípsos dijudicarémus, non útique judicarémur. Dum judicámur autem, a Dómino corrípimur, ut non cum hoc mundo damnémur. Itaque, fratres mei, cum convenítis ad manducándum, ínvicem exspectáte. Si quis ésurit, domi mandúcet: ut non in judícium convéniatis. Cétera autem, cum vénero, dispónam.
Traduzione italiana delle Letture dell'Ufficio delle Tenebre del Giovedì Santo
I NOTTURNO
Lettura 1
Incomincia la Lamentazione del Profeta Geremia
Lam 1:1-5
Alef. Come mai siede solitaria la città già piena di popolo: è diventata come vedova la signora delle Genti: la regina delle Provincie è obbligata al tributo.
Bet. Ella piange inconsolabilmente durante la notte, e le sue lacrime scorrono sulle sue guancie: non c'è più chi la consoli tra tutti i suoi cari: tutti gli amici suoi l'han disprezzata, e le son diventati nemici.
Ghimel. Giuda emigrò per (fuggir) l'afflizione e la molteplice servitù: abitò fra le Genti, e non trovò riposo: tutti i suoi persecutori la strinsero d'ogni parte.
Dalet. Le vie di Sion sono in lutto perché nessuno accorre più alle solennità: le sue porte son tutte distrutte: i suoi sacerdoti gementi: le sue vergini squallide, ed ella oppressa dall'amarezza.
E. I suoi avversari la signoreggiano, i suoi nemici si sono arricchiti: perché il Signore s'è pronunziato contro di lei per la moltitudine delle sue iniquità: i suoi fanciulli sono stati condotti in ischiavitù, sotto la faccia dell'oppressore.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.
Lettura 2, Lam 1:6-9
Vau. È sparito dalla figlia di Sion tutto il suo splendore: i suoi principi son diventati simili ad arieti che non trovano pascoli: e sono fuggiti privi di forza davanti alla faccia del persecutore.
Zain. Gerusalemme s'è ricordata dei giorni della sua afflizione e della sua prevaricazione, e di tutte le sue cose più care ch'ebbe fin dai tempi antichi, ora che il suo popolo è caduto in mano nemica, senza chi l'aiutasse: la videro i nemici, e si risero dei suoi sabbati.
Et. Grandemente ha peccato Gerusalemme, onde non trova più fermezza: tutti coloro che la glorificarono, l'han disprezzata, perché han visto la sua ignominia: ella perciò geme, e si torce indietro (nascondendo la faccia).
Tet. Le sue immondezze son fin nei suoi piedi, né s'è ricordata del suo fine: è altamente depressa, e non ha chi la consoli: mira, Signore, la mia afflizione, perché il nemico è diventato insolente.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.
Lettura 3, Lam 1:10-14
Jod. L'avversario ha steso la mano su tutte le sue cose più care: perché ella ha visto entrare nel suo santuario i Gentili, cui tu avevi ordinato che non entrassero nella tua adunanza.
Caf. Tutto il tuo popolo geme e domanda pane: han dato le cose più preziose per aver cibo da ristorar le forze. Mira, o Signore, e considera in quale avvilimento son ridotta.
Lamed. O voi tutti che passate per la via, guardate e vedete se c'è dolore simile al mio dolore: perché il Signore m'ha vendemmiata, come aveva detto, nel dì della sua ira furibonda.
Mem. Dall'alto mandò un fuoco nelle mie ossa e mi castigò: tese una rete ai miei piedi e mi rovesciò all'indietro: m'ha ridotto desolata, a disfarmi tutto il giorno nel dolore.
Nun. S'è svegliato il giogo delle mie iniquità: egli l'ha ravvolte in sua mano ed ora imposte sul mio collo: è venuta meno la mia forza: il Signore m'ha abbandonata a tale mano da cui non potrò risollevarmi.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.
II NOTTURNO
Lettura 4
Dal Trattato di sant'Agostino Vescovo sui Salmi
Sul Salmo 54, al 1 verso
«Esaudisci, o Dio, la mia preghiera, e non disprezzare la mia supplica: dammi retta, ed esaudiscimi» Ps. 54,2. Son queste le parole d'un (uomo) turbato, angustiato, immerso nella tribolazione. Egli soffre molto e prega, desideroso d'essere liberato dal male (che l'opprime). Vediamo ora in che consista questo male: e, appena avrà incominciato a parlarne, riconosceremo che anche noi siamo nello stesso stato : affinché come partecipiamo alla sua tribolazione, così ci uniamo alla sua orazione. «Mi sono rattristato, egli dice, nella mia prova, e son rimasto conturbato». Dove rattristato? dove conturbato? «Nella mia prova», dice. Egli parla dei cattivi uomini che lo fan soffrire: e dichiara che la persecuzione di questi cattivi uomini è la sua prova. Non crediate che i cattivi ci siano per niente in questo mondo, e che Dio non ritragga alcun bene da essi. Ogni cattivo vive o perché si corregga, o perché per esso il buono sia esercitato.
Lettura 5
Voglia Dio dunque che quanti ora ci tengono in esercizio, si convertano e siano esercitati insieme con noi: tuttavia finché restano tali e ci esercitano, guardiamoci dall'odiarli: perché noi non sappiamo chi di essi persevererà nel male sino alla fine. E spesso avviene che mentre ti sembrava di odiare un nemico, odii un fratello senza saperlo. Dalle sacre Scritture è manifesto che solo il diavolo e gli angeli suoi sono condannati al fuoco eterno. Dell'emenda solo di costoro si deve disperare, contro cui sosteniamo una lotta occulta: lotta alla quale l'Apostolo ci arma dicendo: «Non abbiam noi da lottare contro la carne e il sangue» Epf. 6,12i, cioè non contro gli uomini che vediamo, ma contro i prìncipi e le potestà e i dominatori di questo mondo di tenebre. E perché, dicendo «del mondo» tu non intendessi i demoni essere i reggitori del cielo e della terra, disse: «Di questo mondo di tenebre», cioè, degli amatori del mondo: «del mondo», cioè degli empi ed iniqui: di questo mondo di cui dice il Vangelo: «E il mondo non lo conobbe» Joann. 1,10.
Lettura 6
Ché ho visto l'iniquità e la discordia nella città» Ps. 54,10. Considera però la gloria della croce di lui. Quella croce, cui insultavano i nemici, ora brilla sulla fronte dei re. L'effetto ne ha provata la virtù: egli ha conquistato il mondo non col ferro, ma col legno. Il legno della croce sembrò degno di disprezzo ai nemici, e mentre stavano davanti a questo stesso legno scrollavano la testa e dicevano: «S'egli è il Figlio di Dio, discenda dalla croce» Matth. 27,40. Egli intanto stendeva le sue mani verso il popolo incredulo e ribelle. Se infatti «il giusto» è chi «vive di fede» Rom. 1,17; l'iniquo è chi non ha fede. Onde ciò che qui chiamasi iniquità, devesi intendere infedeltà. Vedeva dunque il Signore nella città l'iniquità e la discordia, e «stendeva le sue mani verso il popolo incredulo e ribelle» Rom. 10,21: e nonostante, aspettandoli, diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che si fanno» Luc. 23,34.
III NOTTURNO
Lettura 7
Dalla prima Lettera dell'Apostolo san Paolo ai Corinti
1 Cor 11:17-22
Di questo poi vi avverto, e non per lodarvi, che cioè vi radunate non per il meglio, ma per far peggio. Prima di tutto sento dire che quando vi radunate in Chiesa vi sono tra voi delle scissioni, e in parte lo credo. Perché è necessario che vi siano anche delle eresie, affinché si palesino quelli che sono tra voi di buona fede. Quando dunque vi radunate insieme, non è più la cena del Signore quella che voi celebrate. Perché ognuno comincia a mangiare la cena che s'è portata. Così che uno patisce la fame, e l'altro si ubbriaca. Ma non avete delle case per mangiare e bere? o volete fare un disprezzo alla Chiesa di Dio e un affronto a quelli che non han nulla? Che vi dirò? Vi loderò? In questo non vi lodo.
Lettura 8, 1 Cor 11:23-26
Infatti io ho appreso dal Signore, e ve l'ho anche trasmesso, che il Signore Gesù, la notte che fu tradito, prese del pane, e, dopo aver fatto il ringraziamento, lo spezzò e disse: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo che sarà immolato per voi: fate questo in memoria di me. Similmente, dopo d'aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la nuova alleanza fatta col mio sangue: fate questo, tutte le volte che lo berrete, in memoria di me. Poiché tutte le volte che mangerete questo pane e berrete questo calice, annunzierete la morte del Signore finché egli venga.
Lettura 9, 1 Cor 11:27-34
Perciò chiunque mangerà questo pane o berrà il calice del Signore indegnamente, si rende colpevole del corpo e del sangue del Signore. Perciò ciascuno esamini se stesso: e poi mangi di questo pane e beva di questo calice. Perché chi ne mangia e ne beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna perché non distingue il corpo del Signore. Ecco perché tra voi sono molti gli infermi e i deboli, e numerosi i morti. Ora, se giudicassimo noi stessi, non saremmo certo giudicati. Ma per noi il giudizio del Signore è un monito, per non essere condannati insieme con questo mondo. Onde, fratelli miei, allorché vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. Se uno ha fame, mangi a casa, onde non vi raduniate per esser condannati. Le altre cose poi le regolerò quando verrò.
Ad Primam: il Martirologio del 1° Aprile 2021.
Kalendis Aprilis, luna decima octava.
Primo loco additur: Coena Domininica, quando Christus Jesus, pridie quam pro nostra salute crucifigeretur, mysteria Corporis et Sanguinis sui discipulis tradidit celebranda.
Nel giorno delle Calende di Aprile, luna diciottesima.
A questo link si trovano le Messe dal Lunedì al Mercoledì Santo (quella del Mercoledì da pag. 19 a pag. 31) in due colonne latino-italiano, in formato pdf, dunque per oggi e per i prossimi giorni è inutile trascriverla come faccio abitualmente:
Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger
MERCOLEDÌ SANTO
Ultimo consiglio del Sinedrio.
Oggi i principi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si sono riuniti in una sala del Tempio per deliberare, un’ultima volta, in qual maniera togliere di mezzo Gesù. Si sono discussi diversi progetti. Ma, è prudente mettergli le mani addosso in una circostanza come la Pasqua, in cui la città è piena di tanti stranieri che conoscono il Nazareno solo per l’ovazione solenne tributatagli appena tre giorni fa? Non ci sono anche, fra gli abitanti di Gerusalemme, moltissimi di quelli che applaudirono al suo trionfo, e dei quali bisogna temere l’entusiasmo per Gesù? No: per il momento, non si deve assolutamente ricorrere a misure violente: potrebbe scoppiare una sedizione proprio in mezzo alla solennità pasquale. Coloro che ne sarebbero i fautori verrebbero facilmente a compromettersi con Ponzio Pilato, e forse avrebbero da temere la vendetta del popolo. È meglio, dunque, lasciar passare la festa, e trovare piuttosto un pretesto per impadronirsi della persona di Gesù senza rumore.
Ma questi uomini sanguinari s’illudevano, pensando di ritardare,col comodo della loro politica, la morte del Giusto. Volevano prorogare il loro assassinio; ma il decreto divino, che da tutta l’eternità ha preparato un sacrificio per la salvezza del genere umano, aveva precisamente fissato tale sacrificio in quella medesima festa di Pasqua, che domani una tromba annuncerà nella città santa. Per troppo tempo è stato offerto un agnello misterioso, in figura del vero Agnello; dunque sta per inaugurarsi quella famosa Pasqua, che vedrà fugare le ombre all’apparire della realtà; ed il sangue redentore, versato dalla mano dei pontefici accecati, si mescolerà a quello delle vittime, che il Signore d’ora in poi non gradirà più. Fra poco il sacerdozio giudaico vibrerà su se stesso il colpo di grazia, mentre immolerà colui che, col sangue, abrogherà l’alleanza antica e suggellerà in eterno la nuova.
Il tradimento.
Ma in che modo i nemici del Salvatore avranno nelle mani la vittima che nei loro sanguinari desideri bramano ardentemente? essi, che vogliono evitare un gesto spettacolare ed il rumore? Hanno fatto i conti senza sapere del tradimento. Un discepolo del Signore chiede d’essere introdotto da loro, avendo una proposta da fare: “Che mi date, dice, ed io ve lo consegno?”. Che gioia per cotesti miserabili! Sono dottori della legge, e non viene loro in mente il Salmo 108, nel quale David predisse tutte le circostanze dell’infame vicenda; né dell’oracolo di Geremia, che indicò persino la somma di trenta denari d’argento come prezzo del riscatto del Giusto? Proprio questa somma Giuda viene loro a chiedere; e gliela sborsano immediatamente.
Tutto è combinato. Domani sera Gesù sarà a Gerusalemme a fare la Pasqua. Verso sera si ritirerà come di consueto, nell’orto situato alle falde del monte degli Olivi. Ma. come faranno, nel cuore della tenebrosa notte a distinguerlo dai discepoli, gli uomini incaricati di catturarlo? Tutto aveva previsto Giuda: i soldati potranno con tutta sicurezza mettere le mani su colui ch’egli bacerà.
È questo l’orribile misfatto che oggi si congiura all’ombra del Tempio di Gerusalemme. Per esprimere tutta la sua esecrazione, e farne onorevole ammenda al Figlio di Dio, così indegnamente oltraggiato con tale mostruoso patto, la santa Chiesa, dai secoli più antichi, consacrò il Mercoledì alla penitenza. Anche ai nostri giorni, la Quaresima si apre di Mercoledì; e quando la Chiesa c’impone, quattro volte all’anno, i digiuni che segnano l’apertura d’ogni stagione, il Mercoledì è appunto uno dei tre giorni che dobbiamo dedicare alla mortificazione del corpo.
Il VI Scrutinio.
Oggi aveva luogo, nella Chiesa Romana, il sesto Scrutinio per l’ammissione dei Catecumeni al Battesimo. Si ascoltavano, se ne erano degni, quelli sui quali ancora non era stata pronunciata la parola definitiva. Alla Messa si leggevano due letture prese dai Profeti, come si fece il giorno del grande Scrutinio, il Mercoledì della quarta Settimana di Quaresima. I Catecumeni, come d’ordinario, uscivano dalla chiesa dopo il Vangelo; ma, terminato il Sacrificio, erano nuovamente introdotti dall’Ostiario, ed un sacerdote diceva loro queste parole: “Sabato prossimo, vigilia di Pasqua, alla tale ora vi radunerete nella Basilica del Laterano per il settimo Scrutinio; per ripetere poi il Simbolo che dovete aver appreso; infine per ricevere, con l’aiuto di Dio, il bagno santo della rigenerazione. Preparatevi con zelo ed umiltà, con digiuni e preghiere continue, sepolti per il santo Battesimo con Gesù Cristo, possiate con lui risuscitare nella vita eterna. Amen”.
La Stazione, a Roma, oggi ha luogo nella Basilica di S. Maria Maggiore. Compassioniamo i dolori della nostra santa Madre, che prova nel suo cuore sì crudeli angosce nell’imminenza del Sacrificio che si sta preparando.
LETTURA (Is. 62, 11; 63, 1-7). – Queste cose dice il Signore Iddio: Dite alla figlia di Sion: Ecco viene il tuo Salvatore, porta con sé la sua ricompensa, Chi è costui che viene da Edom, da Bosra, con le vesti tinte di rosso? È bello nel suo vestito, e cammina nella grandezza della sua forza. Son io che parlo con giustizia e proteggo in modo da salvare. Perché dunque son rossi i tuoi panni, e le tue vesti sono come quelle di chi pigia nello strettoio? Da me pestati nel mio furore, nel mio sdegno li ho schiacciati, e il loro sangue è schizzato sui miei panni, e ho macchiate tutte le mie vesti. Il giorno della vendetta è nel mio cuore; è venuto l’anno della mia redenzione. Guardai intorno, e non c’era chi desse una mano, cercai e non ci fu chi mi aiutasse. E mi ha salvato il mio braccio, e mi ha aiutato il mio stesso sdegno. E nel mio furore calpestai i popoli, li inebriai con la mia indignazione, e feci cadere interra la loro fortezza. Io ricorderò le misericordie del Signore, e celebrerò il Signore per tutte le cose che ha fatto per noi, il Signore Dio nostro.
La vittoria del Messia.
Com’è impressionante questo liberatore che schiaccia sotto i piedi i suoi nemici come i racemi dello strettoio, al punto che le sue vesti sono intinte del loro sangue! Ma non è oggi il giorno di rilevare ed esaltare la forza del suo braccio, oggi ch’è abbeverato d’umiliazioni, e che i suoi nemici, col più ignobile dei mercati, l’hanno comprato da uno dei suoi discepoli? Egli non rimarrà sempre nell’abbassamento; presto si rialzerà, e la terra imparerà a conoscere la sua potenza, alla vista dei castighi coi quali schiaccerà coloro che ardirono di calpestarlo. Gerusalemme è pronta a lapidare quelli che predicheranno in nome suo; e sarà la più crudele matrigna dei veri Israeliti, che, docili agl’insegnamenti dei Profeti, hanno riconosciuto in Gesù tutti i caratteri del Messia. La Sinagoga cercherà di soffocare la Chiesa fin dalla sua culla; ma appena questa Chiesa, scuotendo la polvere dei suoi piedi contro Gerusalemme, si rivolgerà alle nazioni, la vendetta del Cristo, simile a un turbine, si scaglierà contro la città che l’ha mercanteggiato, tradito e crocifisso.
La distruzione di Gerusalemme però non fu che la figura di quell’altra rovina, cui è destinata l’umanità colpevole, quando il divino vendicatore che ogni giorno vediamo contraddetto e schernito, riapparirà sulle nubi del cielo a rivendicare il suo onore oltraggiato. Ora si lascia tradire, sputare e vilipendere; ma quando “sarà venuto il giorno della vendetta che sta nel suo cuore, e l’anno della sua redenzione”, beati quelli che l’avranno riconosciuto ed avranno compatito le sue umiliazioni e i suoi dolori! E guai a quelli che non vorranno vedere in lui che un uomo! Guai a coloro che, non scontenti di scrollare il suo giogo dalle loro spalle, avranno strappato anche altri al suo impero! Poiché egli è Re, ed è venuto in questo mondo per regnare: e coloro che avranno disprezzato la sua clemenza, non potranno sfuggire alla sua giustizia.
EPISTOLA (Is. 53, 1-12). – In quei giorni: Disse Isaia: O Signore, chi ha creduto a ciò che annunziammo? e il braccio del Signore a chi è stato rivelato? Egli spunterà dinanzi a lui come un virgulto, come un germoglio che ha radici in arida terra. Egli non ha bellezza, né splendore, l’abbiamo veduto; non era di bello aspetto, né l’abbiamo amato. Disprezzato, l’ultimo degli uomini, l’uomo dei dolori, assuefatto al patire. Teneva nascosto il volto, era vilipeso, e noi non ne facemmo alcun conto. Veramente egli ha preso sopra di sé i nostri mali, ha portato i nostri dolori; e noi l’abbiamo considerato come un lebbroso, come un percosso da Dio e umiliato. Egli invece è stato piagato per le nostre iniquità, è stato trafitto per le nostre scelleratezze: piombò sopra di lui il castigo che ci ridona la pace, per le sue lividure siamo stati risanati. Noi tutti siamo stati come pecore erranti, ciascuno aveva deviato per la sua strada, e il Signore pose addosso a lui l’iniquità di noi tutti. È stato sacrificato perché ha voluto: non ha aperto bocca. Come pecorella sarà condotto ad essere ucciso; come agnello muto dinanzi a chi lo tosa, egli non aprirà bocca. Dopo l’oppressione e la condanna fu innalzato; chi parlerà della sua generazione? Egli è stato reciso dalla terra dei viventi; l’ho percosso per il peccato del mio popolo. Metterà gli empi alla sua sepoltura e un ricco alla sua morte; perché egli non ha commesso l’iniquità, né ebbe mai la frode nella sua bocca. Il Signore volle consumarlo coi patimenti; ma quando avrà dato la sua vita in sacrificio di espiazione, vedrà una lunga posterità, e i voleri del Signore andranno ad effetto nelle sue mani. Per gli affanni dell’anima sua vedrà e ne sarà sazio. Con la sua dottrina, il Giusto, il mio servo, giustificherà molti, e ne prenderà sopra di sé le iniquità. Per questo gli darò una gran moltitudine; egli dividerà le spoglie dei forti, perché consegnò la sua vita alla morte, fu annoverato tra i malfattori, egli che tolse i peccati di molti e pregò per i peccatori
I patimenti del Messia.
In questa profezia è ancora Isaia che parla; ma non è più il poeta sublime che cantava le vendette dell’Emmanuele. Qui descrive le angosce dell’Uomo-Dio, “dell’ultimo degli uomini, dell’uomo dei dolori e assuefatto a patire”. Proprio per questo, il più eloquente dei Profeti merita l’appellativo di quinto Evangelista, come lo chiamano i Santi Padri. Difatti, non riassume ed anticipa la narrazione del Passio, mostrandoci il Figlio di Dio “simile ad un lebbroso, ad un percosso da Dio e umiliato”? Ma noi, che dalla santa Chiesa sentiamo leggere queste pagine ispirate, ed unire, insieme al Vecchio il Nuovo Testamento, per dimostrarci tutti i lineamenti della Vittima universale, come faremo ad essere riconoscenti per l’amore che Gesù ci ha testimoniato attirando su se stesso tutte le vendette che noi ci eravamo meritate?
“Per le sue lividure siamo stati risanati”. Oh, il medico celeste che si addossa le infermità di coloro che vuol guarire! E non solo s’è lasciato per noi “coprire di lividure”; ma s’è anche fatto sgozzare come un agnello da macello. È mai possibile che si sia sottomesso all’inflessibile giustizia del Padre, “che pose sopra di lui l’iniquità di tutti noi”? Ascoltate il Profeta: “È stato sacrificato, perché ha voluto”. Il suo amore per noi equivale alla sua sottomissione al Padre. Vedetelo, come tace davanti a Pilato, che con una sola parola avrebbe potuto strapparlo ai suoi nemici!: “come un agnello muto dinanzi a chi lo tosa, non apre bocca”. Adoriamo il suo silenzio che ci salva; rileviamo ogni minuto ragguaglio d’una dedizione che nessun uomo ebbe per un altro uomo, e che solo possiamo riscontrare nel cuore d’un Dio. Come ci ama, noi “sua generazione”, figli del suo sangue, compenso del suo sacrificio! Chiesa santa, posterità di Gesù morente, tu gli sei cara; a caro prezzo ti comprò, ed in te si compiacque. Anime fedeli, ricambiategli amore per amore; anime peccatrici, ritornate fedeli, attingendo la vita nel suo sangue, e ricordatevi, che se “noi avevamo deviato come pecore erranti”, il Signore “ha posta sopra dilui l’iniquità di tutti noi”. Non v’è peccatore sì reo, non v’è pagano, non v’è infedele, che non abbia la sua parte nel suo sangue prezioso; la sua virtù infinita è tale, da riscattare milioni di mondi più malvagi del nostro.
P R E G H I A M O
Riguarda, te ne preghiamo, o Signore, questa tua famiglia, per la quale nostro Signore Gesù Cristo non esitò a darsi in mano dei carnefici e a subire il supplizio della croce.
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