31 marzo 2021

Giovedì 1 Aprile 2021 nella liturgia



Giovedì Santo, Doppio di I Classe, colore liturgico bianco alla Messa e alla riposizione, violaceo alla spoliazione degli Altari e al Mandatum. Giorno di digiuno.

Oggi, con pochissime eccezioni che ho trascritto nella dispensa sul Tempo di Passione che ho linkata, non si possono celebrare Messe private. Le Messe Votive Privilegiate sono del tutto proibite, compresa quella del Primo Giovedì del mese.

Detta Compieta nel pomeriggio, in serata si canta l'Ufficio delle Tenebre del Venerdì Santo.


Qui per le peculiarità del Tempo di Passione e de Sacro Triduo:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/03/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


Al Breviario

Tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi festivi da Prima a Nona, quelli riportati a Vespri e al Mattutino dell'indomani, quelli della Domenica a Compieta e quelli feriali a Lodi dell'indomani; le indicazioni per recitare gli Uffici del Triduo si trovano nella dispensa linkata qui sopra.

Qui linko invece il testo e la melodia degli Uffici della Settimana Santa e dell'Ottava di Pasqua. L'Ufficio delle Tenebre del Venerdì Santo si trova - secondo la numerazione delle pagine del file, non quella stampata sulle pagine scannerizzate - da pag. 264 a pag. 300:

https://3f90765f-bfb4-48e1-8dcb-90ea5a295f7d.filesusr.com/ugd/01715a_4da6e37af904481eb566eb60da389662.pdf


Ricordo che sul sito https://www.pre1955holyweek.com/ricorse-liturgiche si possono scaricare anche il Cantus Passionis, il Messale e il Memoriale Rituum.


Al Messale

La Missa in Coena Domini è normata dal Messale per la celebrazione solenne nelle chiese dotate di sufficiente Clero, dal Memoriale Rituum per la celebrazione cantata o letta nelle piccole chiese con scarso Clero e dal Caeremoniale Episcoporum per quella pontificale (cui si aggiunge il Pontificale Romanum per quanto riguarda i Santi Oli).

Similmente a quanto ho fatto per la Festa della Purificazione, il Mercoledì delle Ceneri e la Domenica delle Palme, e spero di fare per il prossimi giorni del Triduo Sacro e per la Vigilia di Pentecoste, non mi soffermerò a descrivere le cerimonie in queste modalità, su questo mi limito alle citazioni dello Stercky e del Baldeschi. Siccome il Memoriale Rituum prevede che il Sacerdote sia assistito come minimo da tre ministri di cui almeno uno tonsurato, condizioni che oggi, nella situazione di crisi dottrinale e liturgica della Chiesa non si possono sempre adempire nelle cappelle in cui spesso sono confinati coloro che celebrano la vera Messa, proverò a schematizzare al massimo la cerimonia in modo che i Sacerdoti possano celebrarla anche senza ministri. Attenzione: tutti i cerimoniali essendo stati scritti in tempi cattolici, non si poteva nemmeno concepire una cerimonia senza chierici o chierichetti: questa qui è una mia sintesi personale e opinabile motivata dallo stato di necessità e dettata dall'epikeia (stando alle rubriche non si potrebbero celebrare le cerimonie del Memoriale Rituum senza il minimo dei tre ministri richiesti, ma ai nostri giorni ciò significherebbe che moltissimi Sacerdoti dovrebbero privarsi - e privare i fedeli - perpetuamente della Candelora, delle Ceneri, delle Palme, del Triduo Sacro e della Vigilia di Pentecoste, cosa questa insostenibile). Posso intanto rassicurare tutti garantendo, per esperienza diretta, che, con la debita preparazione liturgica (studiando le cose anche con settimane di anticipo, elaborandosi mentalmente le singole azioni come fatte tutte dal solo Sacerdote nel debito ordine), anticipando anche nella misura del possibile la preparazione fisica (acquisto tempestivo di tutti gli arredi sacri richiesti, debita disposizione degli oggetti liturgici in chiesa prima delle cerimonie, in modo che siano pronti al momento in cui serviranno), con estrema calma poiché la fretta in queste circostanze è deleteria, prendendosi il tempo che ci vuole, è possibile celebrare tutte queste sacre funzioni senza ministri: è questione di avere schemi mentali ben definiti, ripassati ad nauseam fino a dieci secondi prima di iniziare, e di metterli in pratica con pazienza (certo è mentalmente e fisicamente spossante come poche cose al mondo, ma ne vale la pena).


Preparativi:

  • In sacrestia: pianeta, stola e manipolo bianchi, cingolo, alba, amitto e cotta, ed un'altra stola violacea.
  • All'Altare Maggiore: si prepara come alla Messa solenne con paliotto e velo della croce bianchi sopra quelli violacei, e conopeo bianco al tabernacolo; si accendono sei candele (perché anche se letta, la funzione è di sua natura solenne). Al lato dell'Epistola si dispone un calice con la patena, la palla senza cartone (solo il tessuto, almeno, se il cartone si può rimuovere), e il velo bianco. Attenzione: è meglio verificare prima che l'altezza del calice, il lato della palla (se il cartone interno non è amovibile) e il diametro della patena siano compatibili con tabernacolo dell'Altare della riposizione, pur considerando che il detto calice deve essere sufficientemente ampio per contenere l'Ostia Magna consacrata disposta orizzontalmente. Ricordo che in assenza di chierichetti le ampolline, il vassoio del lavabo e il manutergio stanno sull'Altare. Il Messale è già aperto.
  • Alla credenza: oltre al necessario per la Messa si preparano anche il velo omerale e il piviale bianchi, un nastro bianco, un foglietto col Pange linga gloriosi Corporis Mysterium e uno con l'Antifona Diviserunt sibi e il Salmo 21. La patena della Messa deve contenere due ostie magne. Se vi è un chierichetto, si preparano anche la campanella, una raganella di legno e l'ombrellino. Vicino alla credenza si dispone il turibolo con la navetta.
  • All'Altare della riposizione: l'Altare è ornato meglio che possibile con tende e fiori, senza però croce né reliquie. Il tabernacolo, di preferenza sopraelevato, per comodità è già aperto, con un corporale dentro e uno davanti, e la borsa posta al lato Vangelo, il cero per il SS. Sacramento, e quante più candele possibile. Se serve si prepara uno sgabello per facilitare la riposizione.
  • Fuori dalla chiesa per quanto possibile (in una cappella indipendente e chiusa, o in sacrestia, o persino in un luogo adatto della canonica): si dispone il necessario per accogliere la riserva eucaristica, che verrà trasferita lì dopo la Messa e vi resterò fino al Sabato Santo. L'ideale sarebbe preparare un tabernacolo aperto con conopeo bianco, due corporali, uno dentro ed uno davanti, e il cero spento. Da notare che durante questi tre giorni non è prevista la venerazione dei fedeli, ma la riserva eucaristica serve in caso in cui bisogni amministrare il Viatico. Lo Stercky specifica che in situazione di estrema necessità, se non si dispone di luoghi adatti, la riserva può essere chiusa all'Altare della riposizione, ma anche in quel caso il Venerdì Santo dopo la Messa dei Presantificati si rimuovono tutte le decorazioni e resta il solo tabernacolo col conopeo e il cero del SS. Sacramento acceso.
  • Alla banchetta: se si vuole cantare i Vespri, si prepara il libro e (se non vi è coro, per comodità) il diapason.

Celebrata di mattina dopo Nona, la Messa in Coena Domini si svolge normalmente, con le seguenti particolarità, fino alla comunione del Sacerdote:

  • Essendo nel Tempo di Passione, le preghiere ai piedi dell'Altare si dicono senza Salmo Judica me e l'Introito senza Gloria Patri. Si dice tuttavia il Gloria in excelsis, durante la quale se vi è chierichetto suona la campanella (sarebbe meglio suonare tutte le campane, interne ed esterne, ma dipende dal numero di ministri disponibili)
  • Orazione unica della Messa
  • Non vi è Tratto
  • Prefazio della Santa Croce Se vi è chierichetto, al Sanctus e alle altre volte in cui occorre suona la raganella o qualche altro strumento di legno adatto
  • Communicantes e Hanc igitur propri a questo giorno, cui si aggiunge il Qui pridie che precede immediatamente la consacrazione
  • Nella Messa solenne non si da la pace dopo l'Agnus Dei
  • Dopo aver assunto il Preziosissimo Sangue (facendo attenzione a rimuovere con le labbra e la lingua tutte le gocce che possono trovarsi sul bordo), il Sacerdote copre il calice della Messa con la palla, e mantenendolo sempre sul corporale, lo sposta un  po' verso il lato del Vangelo; poi prende il calice della riposizione, lo mette al centro del corporale rimuovendo la palla e la patena, genuflette, prende la seconda Ostia magna consacrata, che non ha consumato e la dispone "a piatto" dentro il calice, coprendolo prima con la palla - la quale, ricordo, avendo tolto il cartone dovrebbe adattarsi alla sua forma - e con la patena rovesciata, cioè con la parte concava verso il basso, come se fosse un coperchio, lo copre col velo, genuflette e se è il caso distribuisce la santa comunione dalla santa riserva (obbligare i Sacerdoti a comunicare i presenti con delle Ostie consacrate in questa Messa è una moda venuta con la riforma della Settimana Santa del 1955). Dopo la comunione il Sacerdote continua con le cerimonie della Messa celebrata davanti al SS. Sacramento esposto. Dopo le abluzioni e la purificazione del calice della Messa, questo viene Messo fuori dal corporale dal lato del Vangelo (se vi è chierichetto lo prende - mediante il velo, se non è tonsurato - e lo porta alla credenza).
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni, all'inizio del quale il Sacerdote non fa il segno di croce col pollice sull'Altare o sulla cartagloria, ma solo su sé stesso. Al Verbum caro factum est genuflette verso il calice della riposizione. Non si dicono le Preci Leonine
  • Fatta la doppia genuflessione in piano, se non vi è un chierichetto che lo possa aiutare il Sacerdote dovrà fare tutto da sé. Si reca alla credenza dove, acceso il turibolo, toglie pianeta e manipolo e indossa il piviale. Presi turibolo e navetta va davanti l'Altare, si inginocchia e dopo una breve adorazione infonde l'incenso senza benedirlo e incensa il calice della riposizione con tre colpi doppi. Per praticità va a posare il turibolo e la navetta vicino all'Altare della riposizione dove, se non lo ha già fatto prima, accende le candele e il cero per il SS. Sacramento, poi torna alla credenza, mette il velo omerale e prende il nastro bianco e, se non lo conosce a memoria, il foglietto del Pange lingua.Tornato all'Altare, fa genuflessione e col nastro lega il velo del calice attorno al piede del calice stesso. Prende il calice della riposizione tramite il velo omerale, la mano sinistra al nodo e la destra di sopra, con la quale se vi riesce tiene anche il foglietto, e leggendo il Pange lingua senza le ultime due strofe va all'Altare della riposizione (se vi è chierichetto sta dietro il Sacerdote tenendo l'ombrellino aperto). Ivi giunto il Sacerdote posa il calice sul corporale che sta davanti al tabernacolo, toglie il velo omerale, prende turibolo e navetta, si inginocchia, recita le ultime due strofe, Tantum ergo e Genitori, infonde nuovamente l'incenso senza benedirlo e incensa il calice. Posati turibolo e navetta, il Sacerdote, genuflettendo, prende il calice e lo mette dentro il tabernacolo, genuflette di nuovo, lo chiude a chiave e sistema il conopeo. Dopo essere stato un po' in preghiera silenziosa, presi il velo omerale, il turibolo e la navetta, torna all'Altare Maggiore.
  • Quivi, genuflettendo, apre il tabernacolo e ripone la santa riserva sul corporale, mette il velo omerale e porta la pisside nel luogo designato (il tabernacolo resta aperto). Depone la pisside sul corporale, genuflette, toglie il velo omerale, mette la pisside nel tabernacolo, lo chiude a chiave, sistema il conopeo, e se non lo ha potuto fare prima, accende il cero.
  • Dopo una breve preghiera tornato in sacrestia, toglie il piviale e la stola bianchi, indossa, incrociandola, la stola violacea, rimuove dall'Altare il paliotto e il velo della croce bianchi lasciando quelli violacei, toglie anche il conopeo, e se vuole va alla banchetta dove recita o canta i Vespri.
  • Terminata la traslazione o i Vespri, il Sacerdote, preso il foglietto, torna all'Altare ove recita l'Antifona Diviserunt sibi con tutto il Salmo 21 Deus Deus meus respice in me (l'Antifona si trova nel Messale ma non il Salmo, per questo suggerisco l'uso di un foglio specifico stampato prima, se no bisogna andare a cercarselo nel Breviario all'Ufficio di Prima del Venerdì). Ripetuta l'Antifona, il Sacerdote spoglia completamente l'Altare lasciando solo la croce sul tabernacolo aperto e le candele. Qualora l'operazione si rivelasse molto complicata, lo Stercky consiglia di rimuovere in questo momento solo la maggior parte di cose e lasciare il resto a dopo la fine della funzione.

  • Siccome il Mandatum non è obbligatorio, e che per farlo occorre un'organizzazione parecchio impegnativa, lo sconsiglio a chi non disponga degli spazi adeguati e del numero di ministri necessari (ed anche di coloro cui si lavano i piedi, che, tutti rigorosamente maschi e in numero di tredici, stando allo Stercky devono essere o dei poveri, o dei Chierici o dei chierichetti); in caso contrario, se lo si vuole celebrare, è compreso nella bibliografia riportata qui sotto.


Bibliografia per la celebrazione della Messa in Coena Domini e del Mandatum:

  • Nelle chiese dotate di Clero numeroso, a norma del Missale Romanum e del Rituale Romanum: L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris, Lecoffre 1935, Tomo II, pag. 285-302.
  • Nelle piccole chiese con scarso Clero, a norma del Memoriale Rituum: Manuel de liturgie... cit., Tomo II, pag. 436-445
  • Celebrata pontificalmente, a norma del Caeremoniale Episcoporum: L. Stercky, Les Fonctions Pontificales selon le Rit Romain, Paris Lecoffre 1932, Tomo II, pag. 80-123. Vi è incluso anche il rito della Benedizione degli Oli Santi e Consacrazione del Crisma
  • Per quanto il Baldeschi non sia completo e dettagliato quanto lo Stercky, ha comunque l'indubbio vantaggio di essere in italiano: G. Baldeschi, Esposizione delle Sacre Cerimonie per le funzioni ordinarie, straordinarie e pontificali, Roma, Desclée & C. 1931, pag. 220-227 (non vi è però accenno al Mandatum)


A questa pagina si trovano dei video dei Sacerdoti dell'Istituto Mater Boni Consilii che spiegano le cerimonie della Settima Santa anteriori alle riforme del 1955:

https://www.centrostudifederici.org/apriamo-messale-romano-la-settimana-santa/


Al Pontificale

Il Pontificale Romanum prevede per il Giovedì Santo due riti: la riconciliazione dei penitenti pubblici espulsi il Mercoledì delle Ceneri, che è in disuso da molto tempo (ritengo comunque che per il fatto stesso di essere nel Pontificale, non sia di per sé proibita), e la Benedizione degli Oli dei Catecumeni e degli Infermi, e Consacrazione del Crisma, durante la Missa in Coena Domini.

La riammissione dei penitenti si trova a questo link:

http://www.liturgialatina.org/pontificale/086.htm

La Benedizione degli Oli Santi e Consacrazione del Crisma si trova qui:

http://www.liturgialatina.org/pontificale/087.htm


Letture dell'Ufficio delle Tenebre del Venerdì Santo (in latino)

AD I NOCTURNUM

Lectio 1

De Lamentatióne Jeremíæ Prophétæ

Lam 2:8-11

Heth. Cogitávit Dóminus dissipáre murum fíliæ Sion: teténdit funículum suum, et non avértit manum suam a perditióne: luxítque antemurále, et murus páriter dissipátus est.

Teth. Defíxæ sunt in terra portæ ejus: pérdidit, et contrívit vectes ejus: regem ejus et príncipes ejus in géntibus: non est lex, et prophétæ ejus non invenérunt visiónem a Dómino.

Jod. Sedérunt in terra, conticuérunt senes fíliæ Sion: conspersérunt cínere cápita sua, accíncti sunt cilíciis, abjecérunt in terram cápita sua vírgines Jerúsalem.

Caph. Defecérunt præ lácrimis óculi mei, conturbáta sunt víscera mea: effúsum est in terra jecur meum super contritióne fíliæ pópuli mei, cum defíceret párvulus et lactens in platéis óppidi.

Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.

Lectio 2, Lam 2:12-15

Lamed. Mátribus suis dixérunt: Ubi est tríticum et vinum? cum defícerent quasi vulneráti in platéis civitátis: cum exhalárent ánimas suas in sinu matrum suárum.

Mem. Cui comparábo te? vel cui assimilábo te, fília Jerúsalem? cui exæquábo te, et consolábor te, virgo fília Sion? Magna est enim velut mare contrítio tua: quis medébitur tui?

Nun. Prophétæ tui vidérunt tibi falsa et stulta, nec aperiébant iniquitátem tuam, ut te ad pœniténtiam provocárent: vidérunt autem tibi assumptiónes falsas, et ejectiónes.

Samech. Plausérunt super te mánibus omnes transeúntes per viam: sibilavérunt, et movérunt caput suum super fíliam Jerúsalem: Hǽccine est urbs, dicéntes, perfécti decóris, gáudium univérsæ terræ?

Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.

Lectio 3, Lam 3:1-9

Aleph. Ego vir videns paupertátem meam in virga indignatiónis ejus.

Aleph. Me minávit, et addúxit in ténebras, et non in lucem.

Aleph. Tantum in me vértit, et convértit manum suam tota die.

Beth. Vetústam fecit pellem meam, et carnem meam, contrívit ossa mea.

Beth. Ædificávit in gyro meo, et circúmdedit me felle et labóre.

Beth. In tenebrósis collocávit me, quasi mórtuos sempitérnos.

Ghimel. Circumædificávit advérsum me, ut non egrédiar: aggravávit cómpedem meum.

Ghimel. Sed et, cum clamávero et rogávero, exclúsit oratiónem meam.

Ghimel. Conclúsit vias meas lapídibus quadris, sémitas meas subvértit.

Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.

AD II NOCTURNUM

Lectio 4

Ex tractátu sancti Augustíni Epíscopi super Psalmos

In Psalm 63 ad versum 2

Protexísti me, Deus, a convéntu malignántium, a multitúdine operántium iniquitátem. Jam ipsum caput nostrum intueámur. Multi Mártyres tália passi sunt, sed nihil sic elúcet, quómodo caput Mártyrum: ibi mélius intuémur, quod illi expérti sunt. Protéctus est a multitúdine malignántium, protegénte se Deo, protegénte carnem suam ipso Fílio, et hómine, quem gerébat: quia fílius hóminis est, et Fílius Dei est. Fílius Dei, propter formam Dei: fílius hóminis, propter formam servi, habens in potestáte pónere ánimam suam, et recípere eam. Quid ei potuérunt fácere inimíci? Occidérunt corpus, ánimam non occidérunt. Inténdite. Parum ergo erat, Dóminum hortári Mártyres verbo, nisi firmáret exémplo.

Lectio 5

Nostis qui convéntus erat malignántium Judæórum, et quæ multitúdo erat operántium iniquitátem. Quam iniquitátem? Quia voluérunt occídere Dóminum Jesum Christum. Tanta ópera bona, inquit, osténdi vobis: propter quod horum me vultis occídere? Pértulit omnes infírmos eórum, curávit omnes lánguidos eórum, prædicávit regnum cælórum, non tácuit vítia eórum, ut ipsa pótius eis displícerent, non médicus, a quo sanabántur. His ómnibus curatiónibus ejus ingráti, tamquam multa febre phrenétici, insaniéntes in médicum, qui vénerat curáre eos, excogitavérunt consílium perdéndi eum: tamquam ibi voléntes probáre, utrum vere homo sit, qui mori possit, an áliquid super hómines sit, et mori se non permíttat. Verbum ipsórum agnóscimus in Sapiéntia Salomónis: Morte turpíssima, ínquiunt, condemnémus eum. Interrogémus eum: erit enim respéctus in sermónibus illíus. Si enim vere Fílius Dei est, líberet eum.

Lectio 6

Exacuérunt tamquam gládium linguas suas. Non dicant Judǽi: Non occídimus Christum. Etenim proptérea eum dedérunt júdici Piláto, ut quasi ipsi a morte ejus videréntur immúnes. Nam cum dixísset eis Pilátus: Vos eum occídite: respondérunt, Nobis non licet occídere quemquam. Iniquitátem facínoris sui in júdicem hóminem refúndere volébant: sed numquid Deum judicem fallébant? Quod fecit Pilátus, in eo ipso quod fecit, aliquántum párticeps fuit: sed in comparatióne illórum multo ipse innocéntior. Instítit enim quantum pótuit, ut illum ex eórum mánibus liberáret: nam proptérea flagellátum prodúxit ad eos. Non persequéndo Dóminum flagellávit, sed eórum furóri satisfácere volens: ut vel sic jam mitéscerent, et desínerent velle occídere, cum flagellátum vidérent. Fecit et hoc. At ubi perseveravérunt, nostis illum lavísse manus, et dixísse, quod ipse non fecísset, mundum se esse a morte illíus. Fecit tamen. Sed si reus, quia fecit vel invítus: illi innocéntes, qui coëgérunt ut fáceret? Nullo modo. Sed ille dixit in eum senténtiam, et jussit eum crucifígi, et quasi ipse occídit: et vos, o Judǽi, occidístis. Unde occídistis? Gládio linguæ: acuístis enim linguas vestras. Et quando percussístis, nisi quando clamástis: Crucifíge, crucifíge?

AD III NOCTURNUM

Lectio 7

De Epístola beáti Pauli Apóstoli ad Hebrǽos

Heb 4:11-15

Festinémus íngredi in illam réquiem: ut ne in idípsum quis íncidat incredulitátis exémplum. Vivus est enim sermo Dei, et éfficax et penetrabílior omni gládio ancípiti: et pertíngens usque ad divisiónem ánimæ ac spíritus, compágum quoque ac medullárum, et discrétor cogitatiónum et intentiónum cordis. Et non est ulla creatúra invisíbilis in conspéctu ejus: ómnia autem nuda et apérta sunt óculis ejus, ad quem nobis sermo. Habéntes ergo Pontíficem magnum, qui penetrávit cælos, Jesum Fílium Dei: teneámus confessiónem. Non enim habémus Pontíficem, qui non possit cómpati infirmitátibus nostris: tentátum autem per ómnia pro similitúdine absque peccáto.

Lectio 8, Heb 4:16; 5:1-3

Adeámus ergo cum fidúcia ad thronum grátiæ: ut misericórdiam consequámur, et grátiam inveniámus in auxílio opportúno. Omnis namque Póntifex ex homínibus assúmptus, pro homínibus constitúitur in iis, quæ sunt ad Deum, ut ófferat dona, et sacrifícia pro peccátis: qui condolére possit iis, qui ignórant et errant: quóniam et ipse circúmdatus est infirmitáte: Et proptérea debet quemádmodum pro pópulo, ita étiam pro semetípso offérre pro peccátis.

Lectio 9, Heb 5:4-10

Nec quisquam sumit sibi honórem, sed qui vocátur a Deo, tamquam Aaron. Sic et Christus non semetípsum clarificávit ut Póntifex fíeret, sed qui locútus est ad eum: Fílius meus es tu, ego hódie génui te. Quemádmodum et in álio loco dicit: Tu es sacérdos in ætérnum, secúndum órdinem Melchísedech. Qui in diébus carnis suæ preces, supplicationésque ad eum, qui possit illum salvum fácere a morte, cum clamóre válido et lácrimis ófferens, exaudítus est pro sua reveréntia. Et quidem cum esset Fílius Dei, dídicit ex iis, quæ passus est, obediéntiam: et consummátus, factus est ómnibus obtemperántibus sibi causa salútis ætérnæ, appellátus a Deo Póntifex juxta órdinem Melchísedech.


Traduzione italiana delle Letture dell'Ufficio delle Tenebre del Venerdì Santo

I NOTTURNO

Lettura 1

Dalle Lamentazioni del Profeta Geremia

Lam 2:8-11

Et. Il Signore ha deciso di distruggere il muro della figlia di Sion: ha tesa la sua corda e non ha ritratto la sua mano dalla distruzione: l'antemurale ha dato un gemito e col muro insieme è stato atterrato.

Tet. Sono confitte in terra le sue porte: egli sfondò e spezzò le sue sbarre: il suo re e i suoi principi son (dispersi) fra le Genti: non c'è più legge, e i suoi profeti non hanno avuto più visione dal Signore.

Jod. Son seduti per terra taciturni gli anziani della figlia di Sion: si son cosparsi di cenere le loro teste, si sono vestiti di sacco, si sono abbandonate col corpo per terra le vergini di Gerusalemme.

Caf. I miei occhi si son consumati per le lacrime, le mie viscere sono conturbate: mi si è riversato in terra il fegato per lo scempio della figlia del mio popolo, allorché veniva meno il bambino e il lattante per le piazze della città.

Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.

Lettura 2, Lam 2:12-15

Lamed. Essi dicevano alle loro madri: Dov'è il grano ed il vino? allorché stramazzavano come feriti nelle piazze della città: allorché esalavano lo spirito in seno alle loro madri.

Mem. A che ti paragonerò? o a che t'assomiglierò, o figlia di Gerusalemme? a chi ti uguaglierò per consolarti, o vergine figlia di Sion? Perché grande come il mare è il tuo dolore: chi t'appresterà rimedio?

Nun. I tuoi profeti t'han profetizzato cose false e stolte, né ti svelavano la tua iniquità per eccitarti a penitenza: t'han profetizzato cose false, ed espulsioni.

Samech. Han battuto le mani su di te tutti quelli che passavano per la via: fischiarono e scrollarono il capo sulla figlia di Gerusalemme dicendo: È questa la città di perfetta bellezza, la delizia di tutta quanta la terra?

Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.

Lettura 3, Lam 3:1-9

Alef. Io son un uomo che conosco la mia miseria sotto la verga del suo sdegno.

Alef. Egli m'ha trascinato e condotto nelle tenebre, e non nella luce.

Alef. Solo contro di me egli mena e rimena la sua mano tutto il giorno.

Bet. Egli ha fatto invecchiare la mia pelle e la mia carne, e ha stritolato le mie ossa.

Bet. Egli ha fabbricato in giro a me, e m'ha circondato di fiele e di affanno.

Bet. Mi ha collocato in luoghi tenebrosi, come i morti per sempre.

Ghimel. Ha costruito intorno a me perché io non esca: ha aggravato i miei ceppi.

Ghimel. Ma anche quando grido e supplico, egli respinge la mia preghiera.

Ghimel. M'ha chiuso le strade con pietre riquadrate, ha distrutto i miei sentieri.

Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.

II NOTTURNO

Lettura 4

Dal Trattato di sant'Agostino Vescovo sui Salmi

Sul Salmo 63 al verso 2

«Mi hai protetto, o Dio. dalla congiura dei malvagi, da una ciurma di operatori d'iniquità» Ps. 63,3. Miriamo ora il nostro stesso capo. Molti Martiri hanno sofferto simili cose, ma nessuno risplende tanto come il capo dei Martiri: in lui comprendiamo meglio ciò ch'essi han sofferto. Egli fu protetto da una ciurma di malvagi, per la protezione di Dio, per la protezione che lo stesso Figlio accordò alla sua carne e umanità che portava: essendo egli figlio dell'uomo e Figlio di Dio. Figlio di Dio per la natura divina: figlio dell'uomo per la natura di servo, avendo potere di lasciar la sua vita e di riprenderla. Che cosa gli poterono fare i nemici? Uccisero sì il suo corpo, ma non ne uccisero l'anima. Notatelo bene. Sarebbe stato poco per il Signore esortare i Martiri colla parola, se non li avesse incoraggiati coll'esempio.

Lettura 5

Sapete quale fosse la cospirazione dei perfidi Giudei, e quale la ciurma degli operatori d'iniquità? Quale iniquità? Cioè che vollero uccidere il Signore Gesù Cristo. «Tante opere buone, disse, vi ho fatto vedere: per quale di queste mi volete uccidere?» Joann. 10,32. Egli accolse con bontà tutti i loro infermi, guarì tutti i loro malati, predicò il regno dei cieli, non lasciò di riprendere i loro vizi, affin d'ispirar loro l'orrore di questi, e non del medico che li guariva. Ma essi, ingrati a tutte queste sue cure, simili a frenetici che una febbre ardente irrita contro il medico ch'era venuto per guarirli, formarono disegno di perderlo, quasi volessero provare con ciò s'egli era veramente uomo soggetto alla morte o un essere superiore agli uomini che non si lasciasse cogliere dalla morte. Noi riconosciamo il loro linguaggio nel libro della Sapienza di Salomone: «Condanniamolo, essi dicono, alla morte più obbrobriosa. Interroghiamolo: perché ci sarà chi si curerà di lui giusta le sue parole» Sap. 2,20. «S'egli è veramente Figlio di Dio, lo liberi» Matth. 27,43.

Lettura 6

«Essi affilarono come spada le loro lingue» Ps. 63,3. Non dicano i Giudei: Noi non abbiamo ucciso il Cristo. Perché essi lo diedero in mano del giudice Pilato per far vedere d' essere quasi immuni della sua morte. Infatti avendo loro detto Pilato: «Uccidetelo voi», essi risposero: «A noi non è permesso di uccidere alcuno» Joann. 18,31. Volevano rigettare l'enormità del loro misfatto sulla persona del giudice: ma potevano forse ingannare Dio giudice? Pilato fu partecipe del loro delitto nella misura di ciò che fece. Ma in confronto di loro è assai meno reo. Poiché egli insisté quanto poté per liberarlo dalle loro mani: e perciò, flagellatolo, lo mostrò loro. Egli flagellò il Signore non per farlo perire, ma per soddisfare al loro furore: sperando che almeno nel vederlo così flagellato, si ammansassero, e desistessero dal volerlo uccidere. Ecco ciò che fece. Ma essi ostinandosi, voi sapete ch'egli si lavò le mani, e dichiarò ch'egli non l'avrebbe fatto mai, ed era mondo della morte di lui. Tuttavia lo fece. Ma s'egli è reo per averlo fatto ancorché nolente: saranno forse innocenti quelli che lo forzarono a ciò fare ? In nessun modo. Egli pronunziò la sentenza contro di lui, e ordinò che fosse ucciso, e così quasi l'uccise lui stesso: ma siete voi, o Giudei, che realmente l'uccideste. E come l'uccideste? Colla spada della lingua: perché affilaste le vostre lingue. E quando lo colpiste se non quando gridaste: «crocifiggilo, crocifiggilo?» Matt. 27,23.

III NOTTURNO

Lettura 7

Dalla Lettera dell'Apostolo san Paolo agli Ebrei

Ebr 4:11-15

Affrettiamoci d'entrare in quel riposo: affinché nessuno cada in simile esempio d'incredulità. Perché la parola di Dio è viva ed efficace e più penetrante di qualunque spada a due tagli: e s'interna fino a dividere l'anima e lo spirito, le giunture e le midolle, e discerne i pensieri e le intenzioni del cuore. Non c'è cosa creata (che rimanga) invisibile dinanzi a lui: ma tutto è nudo e palese agli occhi di colui del quale parliamo. Avendo dunque un Pontefice grande che penetrò nei cieli, Gesù figlio di Dio, rimaniam saldi nella professione della fede. Perché noi non abbiamo un Pontefice che non possa compatire alle nostre debolezze: egli è stato tentato in tutto, a somiglianza di noi, salvo il peccato.

Lettura 8, Ebr 4:16; 5:1-3

Accostiamoci dunque con fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia per soccorso opportuno. Infatti ogni Pontefice preso di tra gli uomini è costituito per gli uomini in ciò che riguarda il culto di Dio, perché offra doni e sacrifizi per i peccati, che possa aver compassione degl'ignoranti e dei traviati, perché egli stesso è circondato di debolezza: e appunto per questo è obbligato ad offrire come per il popolo, così anche per se stesso, dei sacrifizi per i peccati.

Lettura 9, Ebr 5:4-10

E nessuno può pretendere questa dignità, ma chi è chiamato da Dio, come Aronne. Così anche Cristo non s'arrogò da sè la gloria d'esser Pontefice: ma gliela diede colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato» Ps. 2,7. Come anche altrove dice: «Tu sei sacerdote in eterno, secondo l'ordine di Melchisedech» Ps. 109,4. Egli nei giorni della sua vita mortale avendo con forti grida e con lacrime offerto preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte, fu esaudito per la sua riverenza. E benché fosse Figlio di Dio, imparò l'ubbidienza da ciò che patì: e, colla sua immolazione, divenne per tutti quelli che gli obbediscono causa di eterna salute, essendo stato proclamato da Dio Pontefice, secondo l'ordine di Melchisedech.


A questo link si trovano la Messa in Coena Domini e la Messa dei Presantificati (quella in Coena Domini con la reposizione della Santa Ostia e la spoliazione degli Altari va da pag. 3 a pag. 12) in due colonne latino-italiano, in formato pdf.

https://3f90765f-bfb4-48e1-8dcb-90ea5a295f7d.filesusr.com/ugd/01715a_b456ad69e7bd408e8bbec804f6f88159.pdf


Il testo con lo spartito gregoriano della Messa in Coena Domini seguita da reposizione, spoliazione degli Altari, Vespri e Mandatum, si trova invece qui da pag. 223 a pag. 263 (sempre secondo la numerazione delle pagine del file pdf):

https://3f90765f-bfb4-48e1-8dcb-90ea5a295f7d.filesusr.com/ugd/01715a_4da6e37af904481eb566eb60da389662.pdf


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

Purtroppo non si trovano online edizioni in italiano anteriori alla riforma del 1955.

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