Venerdì Santo, Doppio di I Classe, colore liturgico nero alla Messa dei Presantificati. Giorno di digiuno e astinenza.
Oggi è assolutamente proibito celebrare qualsivoglia Messa (la Messa dei Presantificati infatti, malgrado il nome, non è una vera Messa in quanto non non vi è consacrazione). Solo nella strettissima necessità di procurarsi il Viatico da amministrare a dei moribondi, si può celebrare la Messa Votiva della Passione.
Detta Compieta nel pomeriggio, in serata si canta l'Ufficio delle Tenebre del Sabato Santo.
Qui per le peculiarità del Tempo di Passione e de Sacro Triduo:
https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/03/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html
Al Breviario
Tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi festivi da Prima a Nona, quelli riportati a Vespri e al Mattutino dell'indomani, quelli della Domenica a Compieta e quelli feriali a Lodi dell'indomani; le indicazioni per recitare gli Uffici del Triduo si trovano nella dispensa linkata qui sopra.
Qui linko invece il testo e la melodia degli Uffici della Settimana Santa e dell'Ottava di Pasqua. L'Ufficio delle Tenebre del Sabato Santo si trova - secondo la numerazione delle pagine del file, non quella stampata sulle pagine scannerizzate - da pag. 349 a pag. 381:
Ricordo che sul sito https://www.pre1955holyweek.com/ricorse-liturgiche si possono scaricare anche il Cantus Passionis, il Messale e il Memoriale Rituum.
Al Messale
La Messa dei Presantificati è normata dal Messale per la celebrazione solenne nelle chiese dotate di sufficiente Clero, dal Memoriale Rituum per la celebrazione cantata o letta nelle piccole chiese con scarso Clero e dal Caeremoniale Episcoporum per quella pontificale.
Similmente a quanto ho fatto per la Festa della Purificazione, il Mercoledì delle Ceneri, la Domenica delle Palme e il Giovedì Santo, e spero di fare per il Sabato Santo e per la Vigilia di Pentecoste, non mi soffermerò a descrivere le cerimonie in queste varianti, su questo mi limito alle citazioni dello Stercky e del Baldeschi. Siccome il Memoriale Rituum prevede che il Sacerdote sia assistito come minimo da tre ministri di cui almeno uno tonsurato, condizioni che oggi, nella situazione di crisi dottrinale e liturgica della Chiesa non si possono sempre adempire nelle cappelle in cui spesso sono confinati coloro che celebrano la vera Messa, proverò a schematizzare al massimo la cerimonia in modo che i Sacerdoti possano celebrarla anche senza ministri. Attenzione: tutti i cerimoniali essendo stati scritti in tempi cattolici, non si poteva nemmeno concepire una cerimonia senza chierici o chierichetti: questa qui è una mia sintesi personale e opinabile motivata dallo stato di necessità e dettata dall'epikeia (stando alle rubriche non si potrebbero celebrare le cerimonie del Memoriale Rituum senza il minimo dei tre ministri richiesti, ma ai nostri giorni ciò significherebbe che moltissimi Sacerdoti dovrebbero privarsi - e privare i fedeli - perpetuamente della Candelora, delle Ceneri, delle Palme, del Triduo Sacro e della Vigilia di Pentecoste, cosa questa insostenibile). Posso intanto rassicurare tutti garantendo, per esperienza diretta, che, con la debita preparazione liturgica (studiando le cose anche con settimane di anticipo, elaborandosi mentalmente le singole azioni come fatte tutte dal solo Sacerdote nel debito ordine), anticipando anche nella misura del possibile la preparazione fisica (acquisto tempestivo di tutti gli arredi sacri richiesti, debita disposizione degli oggetti liturgici in chiesa prima delle cerimonie, in modo che siano pronti al momento in cui serviranno), con estrema calma poiché la fretta in queste circostanze è deleteria, prendendosi il tempo che ci vuole, è possibile celebrare tutte queste sacre funzioni senza ministri: è questione di avere schemi mentali ben definiti, ripassati ad nauseam fino a dieci secondi prima di iniziare, e di metterli in pratica con pazienza (certo è mentalmente e fisicamente spossante come poche cose al mondo, ma ne vale la pena).
Preparativi:
- In sacrestia: si preparano solo pianeta, stola e manipolo neri, cingolo, alba, amitto e cotta.
- All'Altare Maggiore: spogliato il giorno precedente, il tabernacolo è aperto, le candele sono lasciate spente fino alla traslazione del calice della riposizione, la croce, resa facilmente amovibile, è velata di nero, la tovaglia, abbastanza corta da mantenersi sul perimetro dell'Altare senza ricadere di lato, è posta sulla parte posteriore dell'Altare (quella opposta rispetto alla posizione del celebrante, che dà verso il tabernacolo e le candele), piegata nel senso latitudinale, con la piega lungo la metà della larghezza dell'Altare; nella parte anteriore, spoglia, vi sta al lato dell'Epistola il Messale già aperto sul leggio. Se vi è un chierichetto è lui che dalla credenza trasporta e sistema la tovaglia e il Messale durante la prostrazione del Sacerdote. Sul secondo gradino dell'Altare sta un cuscino violaceo.
- Alla credenza: vi stanno le ampolline con vino e acqua, il vassoio del lavabo e il manutergio, un vasetto riempito d'acqua per la purificazione delle dita col suo purificatoio, una borsa nera contenente un corporale e un altro purificatoio, e il velo nero del calice; se il celebrante non conosce a memoria le preghiere che si dicono durante l'incensazione che nella Messa solenne si fa all'Offertorio, meglio tenere preparato anche un ritaglio di carta o cartoncino plastificato (perché possa meglio stare ritto appoggiato al piede di uno dei candelieri) che le riporti. Nei pressi della credenza stanno un tappeto violaceo, un cuscino dello stesso colore (meglio ancora: un cuscino di velluto violaceo gallonato d'oro) e un velo di seta bianco decorato o bordato di violaceo; secondo me si potrebbe anche prevedere un fazzoletto con cui ognuno possa pulire la croce dopo averla baciata. La credenza essere sufficiente spaziosa affinché durante la cerimonia il Sacerdote vi posi la pianeta.
- Al sedile o banchetta: esso è spoglio, per comodità si colloca nelle vicinanze un secondo Messale o almeno un messalino che contenga il testo latino completo degli Improperi.
- All'Altare della riposizione: davanti al tabernacolo sta il corporale aperto, e nelle vicinanze, il velo omerale bianco, il turibolo con la navetta, e se vi è chierichetto che possa portarlo, l'ombrellino; meglio prevedere anche un foglietto con l'Inno Vexilla Regis prodeunt (versione in uso durante il Tempo di Passione).
- Indossati i paramenti e la berretta il Sacerdote si reca all'Altare, dove, fatto l'inchino profondo e tolta la berretta, si inginocchia e si prosterna completamente poggiando la testa e le braccia sul cuscino, restandovi per il tempo di un Miserere. Alzatosi e rimosso il cuscino sale all'Altare, lo bacia al centro e va al Messale, iniziando direttamente, senza titolo, la Lettura del Profeta Osea col suo Tratto, dice Oremus, Flectamus genua, Levate e l'Orazione Deus a quo et Judas (con le cerimonie solite della Messa, posando le mani sul Messale alla Lettura, aprendole e congiungendole all'Oremus, posandole sull'Altare al Flectamus genua, tenendole estese alla larghezza e altezza delle spalle all'Orazione). Similmente fa con la Lettura dell'Esodo e il suo Tratto, finito il quale, restando al lato dell'Epistola, incomincia il Passio. A inclinato capite tradidit spiritum si resta qualche secondo inginocchiati. A videbunt in quem tranfixerunt il Sacerdote, senza inchinarsi, dice il Munda cor meum solo, senza, Jube Domine né Dominus sit: il resto del Passio da Post haec autem è infatti il Vangelo della Messa dei Presantificati vero e proprio. Come ho fatto nei giorni precedenti, ricordo ancora una volta che per nessuna ragione, non è mai permesso ai laici o a Chierici non ancora Diaconi di prendere parte alla lettura del Passio. Se il celebrante vuole predicare, lo fa a questo punto.
- Dopo il Passio o l'omelia, restando al lato dell'Epistola, il Sacerdote incomincia le Monizioni e Orazioni. La Monizione è recitata a mani giunte, poi il celebrante dice Oremus aprendole e congiungendole, Flectamus genua e Levate posandole sull'Altare mentre si inginocchia e si rialza, e l'Orazione tenendole aperte, insomma come si fa normalmente alla Messa. La quarta Monizione e Orazione, quella per l'Imperatore, si omette a causa della vacanza del trono del Sacro Romano Impero dovuta agli scellerati accordi tra Francesco II e Napoleone: penso che il Messale continui a riportarla nella speranza, sempre più improbabile, che l'Impero sia restaurato. All'ottava Monizione, Oremus et pro perfidis Judaeis, non si dice dice Oremus, né Flectamus genua o Levate, non ci si inginocchia e non si risponde Amen.
- Verso la fine delle Orazioni il chierichetto, se ve n'è uno, va a prendere il tappeto col cuscino e il velo, per disporli all'ingresso del coro in modo che il cuscino coperto dal velo, all'estremità del tappeto, poggi sul primo o sul secondo gradino del coro; se non vi sono fedeli si poggia sul primo o secondo gradino dell'Altare. In assenza di chierichetto questa operazione dovrà farla il Sacerdote immediatamente appena tolta la pianeta. Detta l'ultima Orazione infatti il Sacerdote scende direttamente dal lato dell'epistola e aiutato dal chierichetto toglie soltanto la pianeta (altrimenti se è da solo va a posarla alla credenza), e tornato al centro dell'Altare fatto l'inchino profondo, aiutandosi se serve con uno sgabello, rimuove la croce dall'Altare. Tenendo la croce con due mani, scende nuovamente dal lato dell'Epistola e si posiziona oltre l'angolo posteriore dell'Altare, rivolto verso i fedeli. Qui tenendo la croce con la sinistra, con la destra ne svela il braccio superiore fino all'incrocio dei due bracci, e alzando un po' la croce con entrambe le mani dice, con voce grave: Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pependit. Venite, adorems. Se v'è chierichetto egli tiene il Messale davanti al Sacerdote e dice la formula con lui a partire da in quo; senza chierichetto il Sacerdote impara la formula a memoria e la dice da solo, in ogni caso dopo ogni ostensione della croce tutti tranne il Sacerdote si inginocchiano. Il Sacerdote sale i gradini dell'Altare, si posiziona davanti all'estremità del lato dell'Epistola rivolgendosi verso i fedeli, scopre il braccio destro e la testa del Crocifisso, alza la croce e il tono di voce un po' più della volta precedente e ripete Ecce lignum Crucis etc. Proseguendo fino al centro dell'Altare, svela tutto il Crocifisso e ripete l'ostensione alzando ulteriormente la croce e il tono di voce. Poi scende dal lato del Vangelo e tenendo rispettosamente la croce con ambo le mani, va a collocarla, inginocchiandosi sul cuscino, si alza, genuflette (qui i presenti si rialzano e il chierichetto va a rimuovere i veli da tutte le croci della Chiesa, altrimenti, se non c'è chierichetto, è preferibile che il Sacerdote le sveli solo dopo la fine della Messa dei Presantificati), e va al sedile ove toglie il manipolo e le scarpe, poi raggiunge l'estremità del tappeto opposta alla croce. Si inginocchia un attimo in questo punto - stando allo Stercky può anche dire ciascuna volta Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum - poi una seconda al centro del tappeto, e la terza davanti alla croce, ove si curva prostrandosi fino a baciare i piedi del Crocifisso. Genuflette nuovamente e torna al sedile ove riprese le scarpe e il manipolo, si siede, mette la berretta e legge ad alta voce gli Improperi. Nel frattempo se vi sono Chierici o chierichetti, togliendosi le scarpe se vogliono, vanno ad adorare la croce allo stesso modo; dopo di loro vanno i fedeli (senza togliere le scarpe), prima uomini membri di Confraternite, poi altri uomini e infine donne. Ricordo che dall'Adorazione della Croce tutti, celebrante compreso, genuflettono alla Croce.
- Verso la fine dell'Adorazione della Croce il chierichetto va all'Altare della reposizione dove accende il turibolo, all'Altar Maggiore ove accende le candele, rimuovendo il Messale distende completamente la tovaglia coprendo anche la parte anteriore dell'Altare, colloca il Messale al lato del Vangelo vicino al centro, va a prendere alla credenza la borsa col suo contenuto che lascia al centro dell'Altare - a meno che non sia Chierico Tonsuraro, nel qual caso apre il corporale col il purificatoio accanto - e il vasetto delle abluzioni col purificatoio. Se non c'è chierichetto, dopo gli Improperi il Sacerdote stesso si occupa di tutto ciò, ricordandosi di prendere anche le ampolline col vassoio e il manutergio, e il velo nero del calice, che mette al corno dell'Epistola. Terminata l'Adorazione della Croce il Sacerdote toglie la berretta, va a prendere la croce genuflettendo, e la rimette al centro dell'Altare; dopo, se non c'è un chierichetto che lo faccia, toglie il tappeto col cuscino e il velo, e andando alla credenza, indossa nuovamente la pianeta. Recatosi all'Altare della riposizione, ove fatta la doppia genuflessione si inginocchia sul primo gradino. Dopo breve adorazione sale, apre il tabernacolo, genuflette, ridiscende, prende il turibolo e la navetta, infonde l'incenso senza benedirlo e in ginocchio incensa con tre colpi doppi; posa il turibolo, ritorna all'Altare, genuflette ed esce il calice dal tabernacolo posandolo sul corporale antistante. Sceso un'altra volta e genuflesso, mette il velo omerale (direttamente sulla pianeta nera). Sale ancora, genuflette e prende il calice tramite il velo omerale, la mano sinistra al nodo e la destra sopra, se ce la fa tenendo anche il foglietto per recitare il Vexilla Regis mentre torna all'Altar Maggiore. Se c'è chierichetto, regge l'ombrellino dietro al Sacerdote. Giunto all'Altar Maggiore posa il calice sul corporale, genuflette, scende, toglie il velo omerale e torna a prendere turibolo e navetta se non c'è nemmeno un chierichetto che possa occuparsene. Infonde nuovamente l'incenso senza benedirlo e inginocchiato sul primo gradino incensa, poi va a posare il turibolo e la navetta in modo da averli sottomano vicino al lato dell'Epistola, sempre nel caso in cui non abbia chierichetti ad assisterlo. Qui comincia la Messa dei Presantificati propriamente detta, e dato che il Santissimo Sacramento è sull'Altare, si impiegano le riverenze e alcune posizioni proprie della Messa celebrata davanti al Sacramento solennemente esposto, che indicherò sotto ogni volta che occorra.
- Il Sacerdote, al centro dell'Altare, scioglie il nastro che lega il velo al nodo del calice, e posa il velo bianco e il nastro a una delle estremità dell'Altare (ancora, se non ci sia un chierichetto che possa portarli alla credenza). Prende la patena e la mette in mezzo al corporale, sposta invece la palla fuori dal corporale. Preso il calice, fa scivolare delicatamente l'Ostia Magna consacrata in esso contenuta sulla patena, facendo attenzione a non toccarla (nel qual caso immerge le dita nell'acqua del vasetto delle abluzioni, che era previsto proprio per questa eventualità, e le asciuga col piccolo purificatoio), prende con entrambe le mani la patena e, senza segni di croce, fa scivolare l'Ostia sul corporale, per poi posare la patena verso il lato dell'Epistola ma sopra il corporale, non sotto come alla Messa normale. Avendo genuflesso prende con la sinistra il calice e lo porta al corno dell'Epistola ove, senza astergelo né posarlo sull'Altare, vi versa vino e acqua come alla Messa, ma senza benedire l'acqua né dire nulla; ancora senza asciugare il calice, lo posa sul lato del corporale, vicino alla patena, e tornato al centro dell'Altare e genuflesso, lo posiziona in mezzo al corporale, senza fare segni di croce, e lo copre con la palla. Genuflesso e andato a prendere o ricevuto il turibolo, infonde l'incenso senza benedirlo, ri-genuflette ed esegue lo stesso rito di incensazione delle oblate che si fa all'Offertorio della Messa solenne con tutte le genuflessioni prescritte: tre croci dicendo Incensum istud a te benedictum ascendat ad te Domine, due circoli in senso orario e uno in senso antiorario continuando et descendat super nos misericordia tua, e poi incensa la croce e l'Altare dicendo Dirigatur Domine etc.e infine rende o posa il turibolo dicendo Accendat in nobis Domine etc. (né il celebrante né il Clero né i fedeli vengono incensati). Posto per il lavabo come lo si fa nella Messa davanti al Santissimo Sacramento esposto, cioè sceso oltre i gradini del lato dell'Epistola e rivolto verso i fedeli in modo da non dare le spalle alla Santa Ostia, lava e asciuga le mani senza dire nulla. Tornato al centro dell'Altare il Sacerdote genuflette, si inchina mediocremente posando le mani giunte sull'Altare e dice In spiritu humilitatis, bacia l'Altare e genuflette di nuovo, poi dice l'Orate fratres come davanti al SS. Sacramento, cioè si gira diagonalmente, nella stessa posizione che assume per il Misereatur e Indulgentiam che seguono il Confiteor della comunione nella Messa ordinaria, senza completare il circolo, ma rivoltandosi per lo stesso lato da cui si è girato; non si risponde il Suscipiat poiché in questa Messa non vi è sacrificio, cioè consacrazione. Infatti, avendo ancora genuflesso, dice direttamente Oremus: Praeceptis salutaribus monitis, il Pater e, sempre ad alta voce, il Libera nos, senza però fare il segno di croce con la patena. Fatta la genuflessione il Sacerdote scopre il calice, fa scivolare la patena sotto l'Ostia, prende la patena con la mano sinistra appoggiando la mano sull'Altare, prende l'Ostia con la destra e la eleva abbastanza in alto perché tutti possono vederla (il chierichetto non solleva la pianeta né incensa). Posata la patena, l'Ostia viene abbassata direttamente verso il calice, sul quale viene divisa in tre parti come al solito e la particola triangolare viene immessa nel calice, senza dire nulla e senza fare segni di croce; il Sacerdote copre il calice con la palla e genuflette. Mediocremente inclinato e con le mani appoggiate sul corporale, il Sacerdote dice l'Orazione Perceptio Corporis tui senza le due precedenti, genuflette e dice Panem coelestem accipiam, Domine non sum dignus e Corpus Domini nostri con le solite cerimonie che si usano nella Messa, poi consuma la Santa Ostia. Oggi il solo Sacerdote celebrante comunica, e nessun altro eccetto chi (ovviamente al di fuori della Messa dei Presantificati) necessita del Santo Viatico.
- Restato qualche istante in preghiera, il Sacerdote scopre il calice, genuflette e vi versa tutti i frammenti che si trovano sulla patena, raccogliendo poi con la patena quelli che stanno sul corporale e versando anche quelli, poi, senza segni di croce e senza dire nulla, beve dal calice il vino non consacrato con la particola e i frammenti eucaristici. Omettendo la purificazione del calice ordinaria, il Sacerdote fa soltanto l'abluzione delle dita in silenzio, la beve, copre il calice, asciuga il calice e lo ricopre con purificatoio, patena, palla, velo e borsa neri, e inchinato mediocremente con le mani giunte sull'Altare dice soltanto Quod ore sumpsimus senza aggiungere altro, infine chiude il Messale. Se c'è chierichetto gli consegna il calice in modo che - toccandolo tramite il velo se non è tonsuato - lo porti alla credenza, altrimenti lo stesso celebrante prende il calice, scende dall'Altare, genuflette alla Croce, rimette la berretta e torna in sacrestia. Tolti i paramenti, l'Altare viene nuovamente spogliato ma in privato e senza cerimonie, poi se vuole, il Sacerdote in abito corale canta i Vespri. Dopo la Messa dei Presantificati l'Altare della riposizione viene smantellato, tuttavia, se in assenza di altri luoghi opportuni, vi dev'essere conservata la pisside con la riserva eucaristica, resta solo il tabernacolo col conopeo e il cero acceso; fino al termine della Messa del Sabato Santo non è prevista la pubblica adorazione dell'Augusto Sacramento.
Bibliografia per la celebrazione della Messa dei Presantificati:
- Nelle chiese dotate di Clero numeroso, a norma del Missale Romanum e del Rituale Romanum: L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris, Lecoffre 1935, Tomo II, pag. 302-322.
- Nelle piccole chiese con scarso Clero, a norma del Memoriale Rituum: Manuel de liturgie... cit., Tomo II, pag. 445-459.
- Celebrata pontificalmente, a norma del Caeremoniale Episcoporum: L. Stercky, Les Fonctions Pontificales selon le Rit Romain, Paris Lecoffre 1932, Tomo II, pag. 124-180.
- Per quanto il Baldeschi non sia completo e dettagliato quanto lo Stercky, ha comunque l'indubbio vantaggio di essere in italiano: G. Baldeschi, Esposizione delle Sacre Cerimonie per le funzioni ordinarie, straordinarie e pontificali, Roma, Desclée & C. 1931, pag. 227-241.
A questa pagina si trovano dei video dei Sacerdoti dell'Istituto Mater Boni Consilii che spiegano le cerimonie della Settima Santa anteriori alle riforme del 1955:
https://www.centrostudifederici.org/apriamo-messale-romano-la-settimana-santa/
Letture dell'Ufficio delle Tenebre del Sabato Santo (in latino)
AD I NOCTURNUM
Lectio 1
De Lamentatióne Jeremíæ Prophétæ
Lam 3:22-30
Heth. Misericórdiæ Dómini quia non sumus consúmpti: quia non defecérunt miseratiónes ejus.
Heth. Novi dilúculo, multa est fides tua.
Heth. Pars mea Dóminus, dixit ánima mea: proptérea exspectábo eum.
Teth. Bonus est Dóminus sperántibus in eum, ánimæ quærénti illum.
Teth. Bonum est præstolári cum siléntio salutáre Dei.
Teth. Bonum est viro cum portáverit jugum ab adulescéntia sua.
Jod. Sedébit solitárius, et tacébit: quia levávit super se.
Jod. Ponet in púlvere os suum, si forte sit spes.
Jod. Dabit percutiénti se maxíllam, saturábitur oppróbriis.
Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.
Lectio 2, Lam 4:1-6
Aleph. Quómodo obscurátum est aurum, mutátus est color óptimus, dispérsi sunt lápides sanctuárii in cápite ómnium plateárum?
Beth. Fílii Sion íncliti, et amícti auro primo: quómodo reputáti sunt in vasa téstea, opus mánuum fíguli?
Ghimel. Sed et lámiæ nudavérunt mammam, lactavérunt cátulos suos: fília pópuli mei crudélis, quasi strúthio in desérto.
Daleth. Adhǽsit lingua lacténtis ad palátum ejus in siti: párvuli petiérunt panem, et non erat qui frángeret eis.
He. Qui vescebántur voluptuóse, interiérunt in viis: qui nutriebántur in cróceis, amplexáti sunt stércora.
Vau. Et major effécta est iníquitas fíliæ pópuli mei peccáto Sodomórum, quæ subvérsa est in moménto, et non cepérunt in ea manus.
Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.
Lectio 3
Incipit Orátio Jeremíæ Prophétæ
Lam 5:1-11
Recordáre, Dómine, quid accíderit nobis: intuére, et réspice oppróbrium nostrum. Heréditas nostra versa est ad aliénos: domus nostræ ad extráneos. Pupílli facti sumus absque patre, matres nostræ quasi víduæ. Aquam nostram pecúnia bíbimus: ligna nostra prétio comparávimus. Cervícibus nostris minabámur, lassis non dabátur réquies. Ægýpto dédimus manum, et Assýriis, ut saturarémur pane. Patres nostri peccavérunt, et non sunt: et nos iniquitátes eórum portávimus. Servi domináti sunt nostri: non fuit qui redímeret de manu eórum. In animábus nostris afferebámus panem nobis, a fácie gládii in desérto. Pellis nostra quasi clíbanus exústa est a fácie tempestátum famis. Mulíeres in Sion humiliavérunt, et vírgines in civitátibus Juda.
Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.
AD II NOCTURNUM
Lectio 4
Ex tractátu sancti Augustíni Epíscopi super Psalmos
In Psalm 63 ad versum 7
Accédet homo ad cor altum, et exaltábitur Deus. Illi dixérunt: Quis nos vidébit? Defecérunt scrutántes scrutatiónes, consília mala. Accéssit homo ad ipsa consília, passus est se tenéri ut homo. Non enim tenerétur nisi homo, aut viderétur nisi homo, aut cæderétur nisi homo, aut crucifigerétur, aut morerétur nisi homo. Accéssit ergo homo ad illas omnes passiónes, quæ in illo nihil valérent, nisi esset homo. Sed si ille non esset homo, non liberarétur homo. Accéssit homo ad cor altum, id est, cor secrétum, obíciens aspéctibus humánis hóminem, servans intus Deum: celans formam Dei, in qua æquális est Patri, et ófferens formam servi, qua minor est Patre.
Lectio 5
Quo perduxérunt illas scrutatiónes suas, quas perscrutántes defecérunt, ut étiam mórtuo Dómino et sepúlto, custódes pónerent ad sepúlcrum? Dixérunt enim Piláto: Sedúctor ille: hoc appellabátur nómine Dóminus Jesus Christus, ad solátium servórum suórum, quando dicúntur seductóres: ergo illi Piláto: Sedúctor ille, ínquiunt, dixit adhuc vivens: Post tres dies resúrgam. Jube ítaque custodíri sepúlcrum usque in diem tértium, ne forte véniant discípuli ejus, et furéntur eum, et dicant plebi: Surréxit a mórtuis: et erit novíssimus error pejor prióre. Ait illis Pilátus: Habétis custódiam, ite, custodíte sicut scitis. Illi autem abeúntes, muniérunt sepúlcrum, signántes lápidem cum custódibus.
Lectio 6
Posuérunt custódes mílites ad sepúlcrum. Concússa terra Dóminus resurréxit: mirácula facta sunt tália circa sepúlcrum, ut et ipsi mílites, qui custódes advénerant, testes fíerent, si vellent vera nuntiáre. Sed avarítia illa, quæ captivávit discípulum cómitem Christi, captivávit et mílitem custódem sepúlcri. Damus, ínquiunt, vobis pecúniam: et dícite, quia vobis dormiéntibus venérunt discípuli ejus, et abstulérunt eum. Vere defecérunt scrutántes scrutatiónes. Quid est quod dixísti, o infélix astútia? Tantúmne déseris lucem consílii pietátis, et in profúnda versútiæ demérgeris, ut hoc dicas: Dícite quia vobis dormiéntibus venérunt discípuli ejus, et abstulérunt eum? Dormiéntes testes ádhibes: vere tu ipse obdormísti, qui scrutándo tália defecísti.
AD III NOCTURNUM
Lectio 7
De Epístola beáti Pauli Apóstoli ad Hebrǽos
Heb 9:11-14
Christus assístens Póntifex futurórum bonórum, per ámplius et perféctius tabernáculum non manufáctum, id est, non hujus creatiónis: neque per sánguinem hircórum, aut vitulórum, sed per próprium sánguinem introívit semel in Sancta, ætérna redemptióne invénta. Si enim sanguis hircórum, et taurórum, et cinis vítulæ aspérsus inquinátos sanctíficat ad emundatiónem carnis: quanto magis sanguis Christi, qui per Spíritum Sanctum semetípsum óbtulit immaculátum Deo, emundábit consciéntiam nostram ab opéribus mórtuis, ad serviéndum Deo vivénti?
Lectio 8, Heb 9:15-18
Et ídeo novi testaménti mediátor est: ut, morte intercédente, in redemptiónem eárum prævaricatiónum, quæ erant sub prióri testaménto, repromissiónem accípiant, qui vocáti sunt ætérnæ hereditátis. Ubi enim testaméntum est: mors necésse est intercédat testatóris. Testaméntum enim in mórtuis confirmátum est: alióquin nondum valet, dum vivit qui testátus est. Unde nec primum quidem sine sánguine dedicátum est.
Lectio 9, Heb 9:19-22
Lecto enim omni mandáto legis a Móyse univérso pópulo: accípiens sánguinem vitulórum, et hircórum cum aqua et lana coccínea, et hyssópo: ipsum quoque librum, et omnem pópulum aspérsit, dicens: Hic sanguis testaménti, quod mandávit ad vos Deus. Etiam tabernáculum, et ómnia vasa ministérii sánguine simíliter aspérsit: et ómnia pene in sánguine secúndum legem mundántur: et sine sánguinis effusióne non fit remíssio.
Traduzione italiana delle Letture dell'Ufficio delle Tenebre del Sabato Santo
I NOTTURNO
Lettura 1
Dalle Lamentazioni del Profeta Geremia
Lam 3:22-30
Et. Bontà del Signore che non fummo consunti: perché non son venute meno le sue misericordie.
Et. Conosco ogni mattina, che grande è la tua fedeltà.
Et. Mia porzione è il Signore, disse l'anima mia: perciò io l'aspetterò.
Tet. Il Signore è buono con quelli che sperano in lui, coll'anima che lo cerca.
Tet. Buona cosa è l'aspettare in silenzio la salvezza di Dio.
Tet. È bene per l'uomo l'aver portato il giogo fin dalla sua adolescenza.
Jod. Egli sederà solitario, e si tacerà: perché ha preso (questo giogo) sopra di sé.
Jod. Porrà nella polvere la sua bocca, (per vedere) se mai c'è speranza.
Jod. Porgerà la guancia a chi lo percuote, sarà satollato di obbrobri.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.
Lettura 2, Lam 4:1-6
Alef. Come mai s'è offuscato l'oro, si è cangiato il color ottimo, son disperse le pietre del santuario per gli angoli di tutte le piazze?
Bet. I figli illustri di Sion, vestiti d'oro finissimo, come mai furono pareggiati a vasi di terracotta, lavoro delle mani d'un vasaio?
Ghimel. Le lamie stesse hanno scoperto le poppe e hanno allattato i loro parti: ma la figlia del mio popolo è crudele come lo struzzo del deserto.
Dalet. La lingua del poppante restò attaccata al suo palato per la sete: i bimbi domandavan del pane e non c'era chi loro lo spezzasse.
E. Quelli che mangiavano lautamente perirono per le vie: quelli che erano stati allevati nella porpora, brancicarono lo sterco.
Vau. L'iniquità della figlia del mio popolo fu più grande del peccato di Sodoma, fu atterrata in un istante senza che mano d'uomo vi prendesse parte.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.
Lettura 3
Incomincia la Preghiera del Profeta Geremia
Lam 5:1-11
Ricorda, Signore, ciò che ci è accaduto: guarda, e vedi il nostro obbrobrio. La nostra eredità è passata ai forestieri: le nostre case agli estranei. Siamo restati (come) orfani senza padre, le nostre madri come vedove. Per danaro abbiam bevuto la nostr'acqua: le nostre legna abbiam comprato a prezzo. Eravamo trascinati per il collo, agli sfiniti non davasi requie. Agli Egiziani ed agli Assiri porgemmo le mani per essere sfamati. I nostri padri han peccato e non son più: e noi abbiamo portato le loro iniquità. I servi ci han dominato: non ci fu nessuno che ci riscattasse dalle loro mani. A rischio della vita ci provvedevamo il pane, in faccia alla spada nel deserto. La nostra pelle è riarsa come un forno per gli strazi della fame. Essi hanno disonorato le donne in Sion, e le vergini nelle città di Giuda.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.
II NOTTURNO
Lettura 4
Dal Trattato di sant'Agostino Vescovo sui Salmi
Sul Salmo 63 al verso 7
«L'uomo penetrerà nel fondo del cuore, e Dio sarà esaltato» Ps. 63,7 Essi dissero Chi ci vedrà? Gl'indagatori si logorarono nella ricerca dei loro pravi disegni. Cristo, come uomo, si mise alla portata delle loro perverse intenzioni, e come uomo soffrì che s' impossessassero di lui. Difatti non l'avrebbero catturato, se non fosse stato uomo, né visto se non fosse stato uomo, né percosso se non fosse stato uomo, né crocifisso e messo a morte, se non fosse stato uomo. Come uomo dunque si espose a tutte queste sofferenze che nulla avrebbero potuto su di lui, se non fosse stato uomo. Ma s'egli non fosse stato uomo, l'uomo non sarebbe stato liberato. Quest'uomo ha penetrato nel fondo del cuore, cioè i secreti del loro cuore, offrendo agli sguardi umani l'umanità senza far vedere la divinità; celando la natura divina onde è uguale al Padre, e lasciando vedere la natura di servo onde è inferiore al Padre.
Lettura 5
Fin dove giunsero con quelle loro precauzioni, nella cui ricerca fallirono tanto da porre delle guardie al sepolcro del morto e sepolto Signore? Difatti dissero a Pilato: «Quell'impostore» Matth. 27,63, con tal nome venne chiamato nostro Signore Gesù Cristo a conforto dei suoi servi quando vengono appellati impostori, quell'impostore, dicono dunque a Pilato, mentr'era ancor vivo disse: Dopo tre giorni risusciterò. Ordina dunque che si custodisca il sepolcro fino al terzo giorno, affinché non vengano forse i suoi discepoli, e lo rubino, e dicano al popolo: È risuscitato da morte: e allora l'ultima impostura sarebbe peggiore della prima. Pilato rispose loro: Voi avete bene una guardia, andate, e custodite come vi pare. Ed essi andarono ad assicurare il sepolcro, sigillandone la pietra e mettendovi delle guardie.
Lettura 6
Posero dei soldati a guardia del sepolcro. La terra tremò, il Signore risuscitò: e si operarono tali prodigi intorno al sepolcro, che gli stessi soldati ch'erano venuti per custodirlo, ne avrebbero reso testimonianza, se avessero voluto dire il vero. Ma l'avarizia che s'era impossessata d'un discepolo compagno di Cristo, s'impossessò anche del soldato custode del sepolcro. «Noi vi diamo, dissero, del denaro: ma voi dite che, mentre dormivate, sono venuti i suoi discepoli e lo hanno rubato». Sì, veramente «venner meno nel cercare e scrutare» Ps. 63,7. Ch'è ciò che hai detto, o infelice astuzia? E hai perduto così il lume del consiglio che dà la giustizia, sei caduta così profondo nell'abisso della malizia da giungere a dire: «Dite che, mentre dormivate, son venuti i suoi discepoli e l'hanno portato via»? Ti servi di testimoni che dormono: veramente devi aver dormito tu che sei venuta meno cercando tali cose.
III NOTTURNO
Lettura 7
Dalla Lettera dell'Apostolo san Paolo agli Ebrei
Ebr 9:11-14
Cristo, venuto qual Pontefice dei beni futuri, col passar per un tabernacolo più grande e più perfetto, non costruito da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione: e non col sangue di capri o di tori, ma col proprio sangue entrò una sola volta per sempre nel Santo dei santi, dopo aver acquistata una redenzione eterna. Infatti se il sangue di capri e di tori e la cenere d'una giovenca che si asperge su quelli che sono immondi, li santificano in modo da procurar loro la purezza del corpo: quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito Santo ha offerto se stesso, ch'era senza macchia, a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo a Dio vivente.
Lettura 8, Ebr 9:15-18
E perciò egli è mediatore di una nuova alleanza: appunto perché, essendo la (sua) morte avvenuta per il riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, quelli che sono stati chiamati, ricevano la promessa dell'eterna eredità. Infatti dove c'è un testamento, è necessario che intervenga la morte del testatore. Perché il testamento è ratificato mediante la morte: diversamente non ha valore finché vive il testatore. Ond'è che neppure il primo fu consacrato senza sangue.
Lettura 9, Ebr 9:19-22
Difatti letto ch'ebbe Mosè a tutto il popolo tutti i precetti della legge: preso il sangue di tori e di capri con acqua, lana scarlatta e l'issopo, asperse insieme e il libro stesso e tutto il popolo, Dicendo: Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stretto con voi. Inoltre asperse col sangue anche il tabernacolo, e tutti gli oggetti del culto: Perché, secondo la legge, quasi tutto si purifica col sangue: e senza spargimento di sangue non c'è remissione.
A questo link si trovano la Messa in Coena Domini e la Messa dei Presantificati (quest'ultima da pag. 13 a pag. 39) in due colonne latino-italiano, in formato pdf.
Il testo con lo spartito gregoriano della Messa dei Presantificati, si trova invece qui da pag. 300 a pag. 348 (sempre secondo la numerazione delle pagine del file pdf):
Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger
Purtroppo non si trovano online edizioni in italiano anteriori alla riforma del 1955.
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