Sabato Santo, Doppio di I Classe, colore liturgico violaceo alla Vigilia Pasquale (ma bianco alla processione e all'Exultet) e bianco alla Messa e ai Vespri. Il digiuno e l'astinenza durano fino al mezzogiorno escluso.
Terminata la Vigilia si conclude il Tempo di Passione, con la Messa incomincia il Tempo Pasquale.
Oggi è proibito celebrare Messe eccetto quella che segue la Vigilia (un tempo alcuni avevano, tramite Indulto Apostolico, il privilegio personale di celebrare la Messa del Sabato Santo senza Vigilia, ma credo che questo genere di Indulto non sia più concesso da almeno una settantina d'anni). Se non vi è riserva eucaristica e si deve amministrare il Santo Viatico, si può tuttavia celebrare la Messa.
Qui per le peculiarità del Tempo di Passione e de Sacro Triduo:
https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/03/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html
Al Breviario
All'Ufficio del Sabato Santo :
Tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi festivi da Prima a Nona; le indicazioni per recitare gli Uffici del Triduo si trovano nella dispensa linkata qui sopra.
All'Ufficio di Pasqua:
I Vespri del Sabato Santo costituiscono l’Ufficio più breve dell’anno liturgico: se cantati in seguito alla Messa basta recitare il Salmo 116 con la sua Antifona Alleluia, il Magnificat con l’Antifona Vespere autem, il Dominus vobiscum, l’Orazione Spiritus nobis e l’Ite Missa est col doppio alleluia. Se sono recitati privatamente cominciano con Pater e Ave (ma senza Deus in adjutorium) e per conclusione si dicono Benedicamus Domino col doppio alleluia, Fidelium animae e Pater senza aggiungere altro. Ricordo che questi Vespri, facendo di per sé parte non tanto dell’Ufficio quanto della Messa del Sabato Santo, non si trovano in canto nell’Antiphonale Romanum ma nel Messale e nel Graduale.
Quanto a Compieta, detti Jube Domne benedicere e la benedizione, la Lettura breve Fratres sobrii estote, Adjutorium nostrum, il Pater, il Confiteor con Misereatur et Indultentiam, Converte nos, Deus in adjutorium con Gloria e Alleluia, insomma, cominciata come lo si fa solitamente al di fuori del periodo che va dalla Settuagesima al Venerdì Santo, si dicono senza Antifona i tre Salmi domenicali, poi il Nunc dimittis con l'Antifona Vespere autem Sabbati (la stessa usata al Magnificat dei Vespri), l'Orazione Visita nos, Benedicat vos, e l'Antifona Regina Coeli (senza inginocchiarsi) col suo Versetto e Orazione, Divinum auxilium, Pater Ave e Credo.
Al Messale
La Vigilia Pasquale è normata dal Messale per la celebrazione solenne nelle chiese dotate di sufficiente Clero, dal Memoriale Rituum per la celebrazione cantata o letta nelle piccole chiese con scarso Clero e dal Caeremoniale Episcoporum per quella pontificale.
Similmente a quanto ho fatto per la Festa della Purificazione, il Mercoledì delle Ceneri, la Domenica delle Palme e il resto del Triduo, e spero di fare per la Vigilia di Pentecoste, non mi soffermerò a descrivere le cerimonie in queste varianti, su questo mi limito alle citazioni dello Stercky e del Baldeschi. Siccome il Memoriale Rituum prevede che il Sacerdote sia assistito come minimo da tre ministri di cui almeno uno tonsurato, condizioni che oggi, nella situazione di crisi dottrinale e liturgica della Chiesa non si possono sempre adempire nelle cappelle in cui spesso sono confinati coloro che celebrano la vera Messa, proverò a schematizzare al massimo la cerimonia in modo che i Sacerdoti possano celebrarla anche senza ministri. Attenzione: tutti i cerimoniali essendo stati scritti in tempi cattolici, non si poteva nemmeno concepire una cerimonia senza chierici o chierichetti: questa qui è una mia sintesi personale e opinabile motivata dallo stato di necessità e dettata dall'epikeia (stando alle rubriche non si potrebbero celebrare le cerimonie del Memoriale Rituum senza il minimo dei tre ministri richiesti, ma ai nostri giorni ciò significherebbe che moltissimi Sacerdoti dovrebbero privarsi - e privare i fedeli - perpetuamente della Candelora, delle Ceneri, delle Palme, del Triduo Sacro e della Vigilia di Pentecoste, cosa questa insostenibile). Posso intanto rassicurare tutti garantendo, per esperienza diretta, che, con la debita preparazione liturgica (studiando le cose anche con settimane di anticipo, elaborandosi mentalmente le singole azioni come fatte tutte dal solo Sacerdote nel debito ordine), anticipando anche nella misura del possibile la preparazione fisica (acquisto tempestivo di tutti gli arredi sacri richiesti, debita disposizione degli oggetti liturgici in chiesa prima delle cerimonie, in modo che siano pronti al momento in cui serviranno), con estrema calma poiché la fretta in queste circostanze è deleteria, prendendosi il tempo che ci vuole, è possibile celebrare tutte queste sacre funzioni senza ministri: è questione di avere schemi mentali ben definiti, ripassati ad nauseam fino a dieci secondi prima di iniziare, e di metterli in pratica con pazienza (certo è mentalmente e fisicamente spossante come poche cose al mondo, ma ne vale la pena).
Preparativi:
- In sacrestia: si preparano, in ordine inverso di utilizzo, piviale bianco per la traslazione della riserva eucaristica, pianeta, stola e manipolo bianchi per la Messa, piviale e stola violacei, per la Benedizione del fuoco, cingolo, alba, amitto e cotta. Si dispone anche il conopeo bianco per il tabernacolo da mettere a cerimonia finita.
- All'Altare Maggiore: l'Altare è preparato come per la Messa, con sei candele che restano spente fino alla fine della Vigilia, il paliotto bianco coperto da quello violaceo, e il Messale aperto al lato dell'Epistola. Davanti l'Altare, al lato del Vangelo, stanno un leggio a colonna coperto di un velo bianco con un Messale (altrimenti bisognerà portarlo al momento dall'Altare), la base dell'arundine, e il cero pasquale spento sulla sua base. Per maggior comodità è meglio che il cero abbia già i cinque buchi per inserirvi facilmente i grani d'incenso, e che lo stoppino sia stato già acceso almeno una volta, in modo che si possa accendere più rapidamente. Inoltre, sempre per facilitare al massimo i movimenti, è più pratico che il cero si trovi alla sinistra del leggio (se il Sacerdote non è mancino) e leggermente più in avanti, coi buchi rivolti verso esso, mentre la base dell'arundine è meglio metterla alla destra.
- Alla credenza: si preparano le ampolline con vino, acqua e il vassoio del lavabo con manutergio e se c'è chierichetto anche la campanella; il calice della Messa, con velo e borsa bianchi, è coperto da un altro velo violaceo, e se si vuole anche i fiori da mettere per la Messa. Vi si prepara anche una pianeta e manipolo violacei per le Profezie (a meno che la sacrestia non sia molto vicino all'Altare, in quel caso pianeta e manipolo si mettono lì, sotto il piviale violaceo). Vicino la credenza è anche bene tenere un bastone telescopico con gruccia per la rimozione dei veli delle immagini o statue più alte (meglio allentarli precedentemente), e uno sgabello con superficie sufficientemente rigida da potervi collocare il Messale col leggio per le Litanie.
- Al fonte battesimale, se lo si benedice: esso è stato pulito e contiene acqua limpida. Davanti all'ingresso del battistero o della cappella del fonte sta un altro leggio a colonna con un Messale; accanto al fonte stanno, se disponibile, una seconda base per il cero pasquale, sulla credenza o un tavolino si prepara il vassoio con i Santi Oli benedetti dal Vescovo il Giovedì Santo dell'anno corrente, mollica di pane e batuffoli di bambagia su dei piattini, una brocca con catino e manutergio, due tovaglioli perché il Sacerdote si asciughi la mano e il cero pasquale dopo averli immersi, il secchiello con l'aspersorio, dei vasetti per raccogliere l'acqua. Se si amministrano dei battesimi si prepara anche il Rituale col necessario, più una stola bianca e se il Sacerdote desidera, anche un piviale.
- Fuori dalla chiesa, davanti la porta: un fuoco acceso (le rubriche dicono tramite pietra silicea, ma ciò non è sempre facile). Se non si può fare un falò, per esempio se la porta della chiesa non dà su uno spazio aperto ma su altri locali (es. se si tratta della cappella di un istituto) consiglio di preparare un tavolino con un vassoio metallico e un pentolino in cui si tiene la materia combustibile per fare un piccolo fuocherello, se serve alimentato anche durante la Benedizione. Nei pressi si tengono un tavolino recante un piattino argenteo coi cinque grani d'incenso, solitamente pre-inseriti in delle piccole pigne aventi un chiodo, la dalmatica bianca col manipolo e la stola diaconale, il turibolo con la navetta, l'aspersorio col secchiello, una lanterna con candela (o una candela sola) e l'arundine, che è un bastone o asta sormontata da tre candele spente, inserita in una base se si può avere, o appoggiata al muro. Ancora, un altro leggio a colonna con Messale o almeno un messalino - anteriore al 1955 - col testo della Vigilia in latino.
- Al luogo in cui è conservata la riserva eucaristica: davanti al tabernacolo sta il corporale aperto, e nelle vicinanze, il velo omerale bianco, e se vi è chierichetto che possa portarlo, l'ombrellino.
- Il Sacerdote indossa cotta, amitto, alba, cingolo, stola e piviale violacei, e messa la berretta, si dirige fuori dalla porta della chiesa. Lì, tolta la berretta, a mani giunte dice le tre Orazioni per la benedizione del fuoco e quella per i grani d'incenso; prende dalla navetta l'incenso normale infondendolo nel turibolo e benedicendolo, e prima asperge il fuoco (delicatamente, facendo attenzione a non spegnerlo) e i cinque grani dicendo l'Asperges me senza Salmo, poi li incensa con tre colpi singoli. Prendendo un tizzone dal fuoco benedetto, lo mette nel turibolo (oppure prende un carboncino nuovo e lo accende al fuoco benedetto, a volte i tizzoni non durano più di qualche secondo).
- L'operazione seguente è complicata, specialmente se non c'è nemmeno un chierichetto che possa occuparsi della candela, dei grani di incenso e del turibolo con la navetta: si dovranno fare due viaggi. Il Sacerdote toglie piviale e stola violacei, prende il piattino coi cinque grani e il turibolo con la navetta, va a posare i primi sull'Altare al lato del Vangelo, più vicino possibile al cero pasquale (se c'è troppa distanza dispone previamente un tavolino) e i secondi sempre nelle vicinanze del cero, poi torna fuori dalla chiesa e mette manipolo, stola diaconale e dalmatica bianchi. Presa con la destra la candela e l'accende al fuoco, prende con la sinistra l'arundine, ed entrato in chiesa inclina l'arundine più che può e accende una delle sue tre candele con quella già accesa, prende l'arundine a due mani cercando di non scottarsi e di non fare annerire l'asta con la candela, si inginocchia, eleva l'arundine e dice con voce grave Lumen Christi e Deo gratias. Rialzatosi e proseguito fino al centro della navata ripete l'operazione accendendo la seconda candela dell'arundine e dicendo il Lumen Christi su un tono più alto. Davanti all'Altare accende la terza candela e alza ancora il tono. Posata l'arundine nella sua base, e posata la candela dove può, va all'Altare dove prende il Messale, si inginocchia sul gradino più basso e dice Jube Domine benedicere... Dominus sit etc., ricolloca il Messale (a meno che non debba portarselo) e va al leggio per l'Exultet. Se c'è chierichetto è lui che, mentre il Sacerdote cambia paramenti, trasporta in chiesa i cinque grani e il turibolo, e durante la processione tiene la candela, mentre il Sacerdote, più comodamente, tiene l'arundine con ambo le mani. Comunque sia, giunto al leggio il Sacerdote incensa il libro legge l'Exultet a mani giunte. Dette le parole concordiam parat et curvat imperia configge i cinque grani d'incenso nel cero pasquale, seguendo prima una linea verticale (in alto - al cento - in basso) e poi orizzontale (a sinistra e a destra di quello centrale). Detto in honorem Dei rutilans ignis accendit il Sacerdote prende l'arundine con entrambe le mani e inclinandola accende, con una delle sue candele, il cero pasquale. Detto apis mater eduxit, se v'è chierichetto va ad accendere con la candela i ceri possono eventualmente trovarsi nel presbiterio, ma non quelli che stanno sull'Altare, né quello del SS. Sacramento che è ancora assente (se non c'è chierichetto il Sacerdote lo farà dopo l'Exultet).
- Finito l'Exultet il Sacerdote chiude il libro, e se non c'è chierichetto si occupa di andare a posar via la candela (accendendo i ceri come detto sopra) e il turibolo, recupera, se nessun altro può farlo, il piviale e la stola violacei con la berretta, se non dispone di altri leggii a colonna prende quello dell'Exultet e tolto il velo lo porta all'ingresso della cappella del fonte battesimale, infine va alla credenza dove tolti i paramenti diaconali bianchi indossa stola, manipolo e pianeta violacei. Allora va all'Altare e fatto l'inchino profondo lo bacia al centro e raggiunge il Messale ove legge le dodici Profezie (con le cerimonie solite della Messa, posando le mani sul Messale alla Lettura, aprendole e congiungendole all'Oremus, posandole sull'Altare al Flectamus genua e Levate allorché genuflette, tenendole estese alla larghezza e altezza delle spalle alle Orazioni).
- Se previsto, il Sacerdote benedice il fonte battesimale. Dopo l'ultima Orazione toglie la pianeta e il manipolo, riprende il piviale violaceo, legge il Tratto Sicut cervus, e senza un chierichetto che lo possa fare, prende il cero pasquale (con la sua base se non dispone di una seconda già piazzata in loco) e lo porta presso il fonte. Posato il cero pasquale si reca al leggio ove legge la prima Orazione, poi avvicina il leggio al fonte. A mani giunte legge la seconda Orazione col Prefazio. Alle parole sumit Unigeniti tui gratiam de Spiritu Sancto il Sacerdote divide l'acqua tracciandovi una croce e asciuga la mano col primo fazzoletto. Dopo aver detto non inficiendo corrumpat tocca l'acqua e asciuga nuovamente la mano. Mentre dice Unde benedico te etc. fa tre segni di croce sull'acqua senza toccarla. Dopo aver detto super te ferebatur divide nuovamente l'acqua in forma di croce, e con la mano asperge in forma di croce in direzione dei quattro punti cardinali a cominciare dall'Est, e asciuga la mano. Dopo baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti abbassa il tono di voce. Dopo tu benignus aspira, il Sacerdote alita tre volte sull'acqua in forma di croce. Detto mentibus efficaces prende il cero pasquale e facendo attenzione a non spegnerlo, ne immerge la base nel fonte per tre volte dicendo ogni volta, con tono sempre più alto, Descendat in hanc plenitudinem fontis virtus Spiritus Sancti; dopo la terza volta lascia il cero immerso e soffia tre volte sull'acqua tracciando ogni volta la lettera greca Ψ continua dicendo Totamque hujus aquae substantiam regenerandi fecundet effectum, ritira il cero, ne asciuga la base col secondo fazzoletto, lo posa e termina il Prefazio. Preleva coi vasetti l'acqua destinata alle acquesantiere e ne versa anche nel secchiello, con l'aspersorio si segna la fronte e fa il giro della chiesa aspergendo i presenti. Tornato al fonte il Sacerdote infonde l'Olio dei Catecumeni dicendo Sanctificetur et fecundetur, il Crisma dicendo Infusio Chrismatis Domini, ed entrambi dicendo Commixtio Chrismatis, e con la mano destra mescola i Santi Oli all'acqua benedetta, poi con molta attenzione pulisce la mano prima con la bambagia poi con la mollica e fa il lavabo senza dire nulla.
- La liturgia consiglia particolarmente di amministrare i Battesimi in questo giorno. Vi sono due possibilità: o eseguire tutti i riti fino all'unzione con l'Olio dei Catecumeni inclusa dopo le Profezie e prima della Benedizione del fonte, continuando il Battesimo dopo aver preparato l'acqua battesimale, o fare tutto quanto dopo la Benedizione del fonte. Penso che la prima sia più conforme allo spirito della liturgia ma bisogna guardare anche all'organizzazione materiale delle cerimonie che sono già di loro estremamente lunghe e complicate. Nella sezione dedicata alle funzioni secondo il Memoriale Rituum lo Stercky prende in esame la seconda possibilità, più semplice da eseguire, e prevede che verso la fine della Benedizione del fonte i catecumeni coi padrini si rechino alla porta della chiesa, ove il celebrante li raggiunge per fare gli Esorcismi e gli altri riti; prima di rientrare presso il fonte indossa stola ed eventualmente piviale bianchi. Terminato il battesimo riprende i paramenti violacei.
- Terminata la dodicesima Profezia con la sua Orazione, oppure se la si è fatta, la Benedizione del fonte ed eventualmente i Battesimi (nel cui caso il Sacerdote riporta il cero pasquale all'Altare), il chierichetto, o se è solo lo stesso celebrante, dispone davanti all'Altare lo sgabello su cui colloca il Messale col suo leggio, e legge le Litanie (nella Vigilia solenne o cantata c'è qui una prostrazione, ma senza un coro che canti le Litanie sarebbe sconveniente oltre che scomodissimo per il Sacerdote leggerle da disteso, quindi molto saggiamente lo Stercky sostituisce la prostrazione con la recita in ginocchio). Se c'è chierichetto, dopo Peccatores te rogamus audi nos egli si occupa della preparazione dell'Altare per la Messa, rimuovendo il paliotto violaceo, portando i fiori e accendendo le candele. Se non c'è chierichetto, il Sacerdote, detto Christe exaudi nos, riposiziona il Messale sull'Altare e si occupa della preparazione, ricordandosi di portare anche le ampolline e il vassoio del lavabo col manutergio; allora va in sacrestia a mettere manipolo, stola e pianeta bianca per la Messa. Un consiglio personale: se non vi è un chierichetto che al Gloria in excelsis possa andare a svelare le immagini sacre e le statue della chiesa, penso che sia meglio che il Sacerdote lo faccia prima di prepararsi per la Messa: posso anche sbagliarmi (nel qual caso spero di essere opportunamente corretto) ma penso sia meglio cominciare la Messa a immagini svelate che celebrare tutta quanta la Messa del Sabato Santo, che è già una Messa di Pasqua, e i Vespri, con le immagini ancora coperte dei veli violacei propri al Tempo di Passione.
- Il Sacerdote recita normalmente le preghiere ai piedi dell'Altare col Salmo Judica me, ma omette l'Introito: dopo Aufer a nobis e Oramus te, restando al centro dell'Altare dice il Kyrie con cui idealmente conclude anche le Litanie.
- Al Gloria in excelsis se c'è chierichetto suona la campanella e, come ho detto, svela tutte le immagini e statue della chiesa.
- Dopo l'Epistola il Sacerdote dice per tre volte Alleluia, alzando ogni volte il tono di voce, poi il Versetto Confitemini e il Tratto Laudate Dominum.
- Non si dicono né Credo né Antifona dell'Offertorio.
- Prefazio di Pasqua, ove si dice in hac potissimum nocte
- Communicantes e Hanc igitur propri
- L'Agnus Dei è omesso
- In luogo del Communio il Sacerdote, al lato dell'Epistola, recita i Vespri come nel Messale, poi al centro dell'Altare dice Dominus vobiscum, tornato al lato dell'Epistola recita l'Orazione dei Vespri che vale come Postcommunio della Messa, poi va al centro dell'Altare dove dice Dominus Vobiscum, Ite Missa est col doppio Alleluia, l'Orazione Placeat, la Benedizione e va al lato del Vangelo a leggere il Prologo di San Giovanni. Essendo questa Messa per diritto solenne anche se la si recita senza canto, le Preci Leonine si possono omettere.
Terminata la Messa, il Sacerdote riporta la riserva eucaristica all'Altare. L'arundine viene rimossa ma il cero pasquale resta fino al giorno dell'Ascensione.
Bibliografia per la celebrazione della Vigilia Pasquale:
- Nelle chiese dotate di Clero numeroso, a norma del Missale Romanum e del Rituale Romanum: L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris, Lecoffre 1935, Tomo II, pag. 322-346.
- Nelle piccole chiese con scarso Clero, a norma del Memoriale Rituum: Manuel de liturgie... cit., Tomo II, pag. 459-474.
- Celebrata pontificalmente, a norma del Caeremoniale Episcoporum: L. Stercky, Les Fonctions Pontificales selon le Rit Romain, Paris Lecoffre 1932, Tomo II, pag. 181-246.
- Per quanto il Baldeschi non sia completo e dettagliato quanto lo Stercky, ha comunque l'indubbio vantaggio di essere in italiano: G. Baldeschi, Esposizione delle Sacre Cerimonie per le funzioni ordinarie, straordinarie e pontificali, Roma, Desclée & C. 1931, pag. 241-252.
A questa pagina si trovano dei video dei Sacerdoti dell'Istituto Mater Boni Consilii che spiegano le cerimonie della Settima Santa anteriori alle riforme del 1955:
https://www.centrostudifederici.org/apriamo-messale-romano-la-settimana-santa/
A questo link si trova la Vigilia Pasquale in due colonne latino-italiano, in formato pdf.
Il testo con lo spartito gregoriano della Vigilia Pasquale, si trova invece qui da pag. 381 a pag. 427 (secondo la numerazione delle pagine del file pdf):
Ricordo che sul sito https://www.pre1955holyweek.com/ricorse-liturgiche si possono scaricare anche il Cantus Passionis, il Messale e il Memoriale Rituum.
Al Rituale
Esiste una speciale benedizione delle case che si fa dal mezzogiorno Sabato Santo fino alla fine del Tempo Pasquale.
Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger
Purtroppo non si trovano online edizioni in italiano anteriori alla riforma del 1955.
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