16 aprile 2021

Sabato 17 Aprile 2021 nella liturgia



Santa Maria in Sabato, Semplice, colore liturgico bianco. Commemorazione di Sant'Aniceto I Papa e Martire.

Primi Vespri della II Domenica dopo Pasqua, Domenica minore, Semidoppio, colore liturgico bianco.


Qui per le peculiarità del Tempo Pasquale:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/04/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-pasquale.html


Al Breviario

All'Ufficio di Santa Maria in Sabato:

Antifone e Salmi dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dall'Ufficio di Santa Maria in Sabato; commemorazione dal Proprio dei Santi (al 17 Aprile). Le prime due Letture del Mattutino si prendono dal Proprio del Tempo, la terza è quella dell'Ufficio di Santa Maria in Sabato per il mese di Aprile.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono la Commemorazione della Croce a Lodi e le Preci Domenicali a Prima. La conclusione degli Inni fino a Nona inclusa è quella delle Feste della Beata Vergine <<Jesu tibi sit gloria qui natus es de Virgine>>; il Versetto del Responsorio di Prima è <<qui natus es de Maria Virgine>>

All'Ufficio della Domenica:

Ai Vespri Antifone e Salmi dal Salterio e se l'edizione del Breviario lo permette, anche Capitolo, Inno e Versetto; il resto dal Proprio del Tempo.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono la Commemorazione della Croce a Vespri e le Preci a Compieta. La conclusione degli Inni torna ad essere quella del Tempo Pasquale <<Deo Patri sit gloria et Filio qui a mortuis surrexit ac Paraclito in sempiterna saecula>>.


Al Messale

Si può celebrare facoltativamente la Messa di Santa Maria in Sabato (col IV formulario, quello che si usa dal Sabato dopo la Domenica in Albis al Sabato dopo la IV Domenica di Pasqua):

    • Gloria in excelsis
    • Si possono dire tre o cinque o sette Orazioni:

      • La prima della Messa
      • La seconda è la commemorazione di Sant'Aniceto I (dalla Messa Si Diligis del Comune dei Sommi Pontefici)

      • La terza dello Spirito Santo Deus qui corda fidelium

      • Le altre ad libitum

    • Prefazio della Beata Vergine (agli *** inserire Et te in Veneratione)

    • Ite Missa est

    • Prologo di San Giovanni

      Oppure si può celebrare la Messa di Sant'Aniceto I (Messa Si Diligis dal Comune dei Sommi Pontefici, Gloria, prima Orazione della Messa, seconda della Santa Vergine Concede, terza Contro i persecutori della Chiesa oppure Per il Papa e le altre ad libitum, Prefazio degli Apostoli, Ite Missa est).

      Altrimenti si può celebrare una Messa Votiva privata (senza il Gloria, prima Orazione della Messa, seconda di Sant'Aniceto I e terza della Santa Vergine Concede, Prefazio della Messa oppure degli Apostoli a causa della commemorazione, Benedicamus Domino; se la Messa Votiva è della Santa Vergine si dicono il Gloria, il Prefazio della Santa Vergine e l'Ite Missa est e le Orazioni sono come sopra). Ancora, si può celebrare una Messa quotidiana di Requiem con tre Orazioni.


      Letture del Mattutino (in latino)

      AD NOCTURNUM

      Lectio 1

      De Actibus Apostolórum

      Act 10:1-8

      Vir autem quidam erat in Cæsaréa, nómine Cornélius, centúrio cohórtis quæ dícitur Itálica, religiósus, ac timens Deum cum omni domo sua, fáciens eleemósynas multas plebi, et déprecans Deum semper. Is vidit in visu maniféste, quasi hora diéi nona, ángelum Dei introëúntem ad se, et dicéntem sibi: Cornéli. At ille íntuens eum, timóre corréptus, dixit: Quid est, dómine? Dixit autem illi: Oratiónes tuæ et eleemósynæ tuæ ascendérunt in memóriam in conspéctu Dei. Et nunc mitte viros in Joppen, et accérsi Simónem quemdam, qui cognominátur Petrus: hic hospitátur apud Simónem quemdam coriárium, cuius est domus juxta mare: hic dicet tibi quid te opórteat fácere. Et cum discessísset ángelus qui loquebátur illi, vocávit duos domésticos suos, et mílitem metuéntem Dóminum ex his qui illi parébant. Quibus cum narrásset ómnia, misit illos in Joppen.

      Lectio 2, Act 10:9-17

      Póstera autem die, iter illis faciéntibus, et appropinquántibus civitáti, ascéndit Petrus in superióra ut oráret circa horam sextam. Et cum esuríret, vóluit gustáre. Parántibus autem illis, cécidit super eum mentis excéssus: et vidit cælum apértum, et descéndens vas quoddam, velut línteum magnum, quátuor inítiis submítti de cælo in terram, in quo erant ómnia quadrupédia, et serpéntia terræ, et volatília cæli. Et facta est vox ad eum: Surge, Petre: occíde, et mandúca. Ait autem Petrus: Absit Dómine, quia nunquam manducávi omne commúne et immúndum. Et vox íterum secúndo ad eum: Quod Deus purificávit, tu commúne ne díxeris. Hoc autem factum est per ter: et statim recéptum est vas in cælum. Et dum intra se hæsitáret Petrus quidnam esset vísio quam vidísset, ecce viri qui missi erant a Cornélio, inquiréntes domum Simónis astitérunt ad iánuam.

      Lectio 3

      De Expositióne sancti Hierónymi Presbýteri in Ezechiélem Prophétam

      Lib. 13 in cap. 44

      Porta hæc clausa erit, et non aperiétur. Pulchre quidam portam clausam, per quam solus Dóminus Deus Israël ingréditur, et dux cui porta clausa est, Maríam Vírginem intéllegunt, quæ et ante partum et post partum virgo permánsit. Etenim témpore, quo Angelus loquebátur: Spíritus Sanctus véniet super te, et virtus Altíssimi obumbrábit te: quod autem nascétur ex te Sanctum, vocábitur Fílius Dei; et quando natus est, virgo permánsit ætérna; ad confundéndos eos, qui arbitrántur eam post nativitátem Salvatóris habuísse de Joseph fílios, ex occasióne fratrum ejus, qui vocántur in Evangélio.


      Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

      NOTTURNO UNICO

      Lettura 1

      Atti 10:1-8

      C'era in Cesarea un uomo, chiamato Cornelio, centurione della coorte detta Italica, Pio e timorato di Dio, come tutta la sua casa, il quale faceva molte elemosine alla gente, e pregava sempre Dio. Egli vide chiaro in una visione verso le tre pomeridiane venirgli un Angelo di Dio e dirgli: Cornelio. Ed egli, fissandolo tutto spaventato, disse: Che è, Signore ? E quello rispose: Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite come un ricordo alla presenza di Dio. E adesso spedisci qualcuno a Joppe a chiamare certo Simone, soprannominato Pietro: egli è ospite di un tal Simone cuoiaio, che ha la casa vicino al mare: egli ti dirà ciò che tu devi fare. E partitosi l'Angelo che gli parlava, chiamò due dei suoi domestici e un soldato che temeva il Signore, di quelli addetti al suo particolare servizio. E dopo aver raccontata loro ogni cosa, li spedì a Joppe.

      Lettura 2, Atti 10:9-17

      Il giorno seguente, mentre quelli erano in viaggio e s'avvicinavano alla città, Pietro salì sul terrazzo, verso mezzodì, per pregare. E sentendo fame, gli venne voglia di prender cibo. Mentre glielo apparecchiavano, fu rapito in estasi: e vide il cielo aprirsi e venir giù un certo arnese, come un gran lenzuolo, che dai quattro lati veniva calato verso terra, contenente ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra, e uccelli dell'aria. E gli giunse questa voce: Su, Pietro, uccidi e mangia. Ma Pietro rispose: Non sia mai, o Signore, perché non ho mai mangiato niente di profano e di impuro. E di nuovo la voce a lui per la seconda volta: Non dir profano quello che Dio ha purificato. E questo avvenne tre volte: e subito l'arnese fu ritirato in cielo. E mentre Pietro se ne stava incerto dentro di sé sul significato della visione avuta, ecco che gli uomini, mandati da Cornelio in cerca della casa di Simone, arrivarono alla porta.

      Lettura 3

      Dalla esposizione di san Girolamo presbitero sul profeta Ezechiele

      Libro 13 nel cap. 44

      "Questa porta rimarrà chiusa e non si aprirà". Alcuni in questa porta chiusa per la quale entra solo il Signore Dio d'Israele, e il principe senza che egli l'apra, vedono giustamente la vergine Maria, che è rimasta vergine e prima e dopo il parto. In realtà, sia quando l'angelo le diceva : "Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà della sua ombra: per questo il Sanun segno magno era apparso in cielo, che tanto prima si conosce che era stato promesso dal cielo.


      Ad Primam: il Martirologio del 18 Aprile 2021.

      Quartodecimo Kalendas Maji, luna sexta.




      Nel quattordicesimo giorno delle Calende di Maggio, luna sesta.







      Parti proprie della Messa (in latino)

      INTROITUS

      Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui cœlum terrámque regit in sǽcula sæculórum, allelúja, allelúja. --- Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. --- Glória Patri --- Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui cœlum terrámque regit in sǽcula sæculórum, allelúja, allelúja.

      COLLECTAE

      Orémus. Concéde nos fámulos tuos, quǽsumus, Dómine Deus, perpétua mentis et córporis sanitáte gaudére: et, gloriósa beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, a præsénti liberári tristítia, et ætérna pérfrui lætítia. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Orémus. Gregem tuum, Pastor ætérne, placátus inténde: et, per beátum Anicétum Mártyrem tuum atque Summum Pontíficem, perpétua protectióne custódi; quem totíus Ecclésiæ præstitísti esse pastórem.

      Deus, qui corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti: da nobis in eódem Spíritu recta sápere; et de ejus semper consolatióne gaudére.

      Orationes ad libitum.

      EPISTOLA

      Léctio libri Sapiéntiæ.

      Eccli 24:14-16

      Ab inítio et ante sǽcula creáta sum, et usque ad futúrum sǽculum non désinam, et in habitatióne sancta coram ipso ministrávi. Et sic in Sion firmáta sum, et in civitáte sanctificáta simíliter requiévi, et in Jerúsalem potéstas mea. Et radicávi in pópulo honorificáto, et in parte Dei mei heréditas illíus, et in plenitúdine sanctórum deténtio mea.

      ALLELUIA

      Allelúja, allelúja. Virga Jesse flóruit: Virgo Deum et hóminem génuit: pacem Deus réddidit, in se reconcílians ima summis. Allelúja. Ave, María, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Allelúja.

      EVANGELIUM

      Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

      Joann 19:25-27

      In illo témpore: Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus Matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit Matri suæ: Múlier, ecce fílius tuus. Deinde dicit discípulo: Ecce Mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.

      OFFERTORIUM

      Orémus. Beáta es, Virgo María, quæ ómnium portásti Greatórem: genuísti qui te fecit, et in ætérnum pérmanes Virgo, allelúja.

      SECRETAE

      Tua, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Oblátis munéribus, quǽsumus, Dómine, Ecclésiam tuam benígnus illúmina: ut, et gregis tui profíciat ubique succéssus, et grati fiant nómini tuo, te gubernánte, pastóres.

      Múnera, quaesumus, Dómine, obláta sanctífica: et corda nostra Sancti Spíritus illustratióne emúnda.

      Orationes ad libitum.

      PRAEFATIO DE BEATA MARIA VIRGINE

      Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in veneratione beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus).

      COMMUNIO

      Beáta viscera Maríæ Vírginis, quæ portavérunt ætérni Patris Fílium, allelúja.

      POSTCOMMUNIO

      Orémus. Sumptis, Dómine, salútis nostræ subsídiis: da, quǽsumus, beátæ Maríæ semper Vírginis patrocíniis nos ubíque prótegi; in cujus veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Orémus. Refectióne sancta enutrítam gubérna, quǽsumus, Dómine, tuam placátus Ecclésiam: ut, poténti moderatióne dirécta, et increménta libertátis accípiat et in religiónis integritáte persístat.

      Sancti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio: et sui roris íntima aspersióne fecúndet.

      Orationes ad libitum.


      Traduzione italiana

      INTROITO

      Salve, o Madre santa, tu hai partorito il Re gloriosamente; egli governa il cielo e la terra per i secoli in eterno, allelúia, allelúia. --- Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema. --- Gloria --- Salve, o Madre santa, tu hai partorito il Re gloriosamente; egli governa il cielo e la terra per i secoli in eterno, allelúia, allelúia.

      COLLETTE

      Preghiamo. Signore, te ne preghiamo, concedi ai tuoi servi perpetua salute di anima e di corpo; e, per intercessione della beata Vergine Maria, concedici di essere liberati dai mali presenti e di godere delle gioie eterne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Preghiamo. O eterno Pastore, volgi lo sguardo benigno sul tuo gregge e custodiscilo con una continua protezione, per intercessione del tuo martire e sommo Pontefice san Anicéto, che hai costituito pastore di tutta la Chiesa.

      O Dio, che hai ammaestrato i tuoi fedeli con la luce dello Spirito Santo, concedici di sentire correttamente nello stesso Spirito, e di godere sempre della sua consolazione.

      Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.

      EPISTOLA

      Dal libro della Sapienza.

      Eccli 24:14-16

      Da principio e prima dei secoli io fui creata, e per tutta l'eternità io non cesserò di essere; nel tabernacolo santo, dinanzi a Lui ho esercitato il mio ministero, poi ebbi fissa dimora in Sion. Nella città santa parimenti posai ed in Gerusalemme è il mio potere. Gettai le mie radici in un popolo illustre, nella porzione del mio Dio, nel suo retaggio, presi dimora tra i santi.

      ALLELUIA

      Allelúia, allelúia. Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza offesa del pudore sei diventata la Madre del Salvatore. Allelúia. Ave, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne. Allelúia.

      VANGELO

      Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

      Giov 19:25-27.

      In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria Maddalena. Gesù, dunque, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre». E da quell'ora il discepolo la prese con sé.

      OFFERTORIO

      Preghiamo. Beata te o Vergine Maria, che hai portato il Creatore di tutti; generasti chi ti ha fatto e rimani vergine in eterno. Alleluia.

      SECRETE

      Per la tua clemenza, Signore, e per l'intercessione della beata sempre vergine Maria, l'offerta di questo sacrificio giovi alla nostra prosperità e pace nella vita presente e nella futura. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Per i doni che ti offriamo, o Signore, illumina benigno la tua Chiesa, affinché ovunque il tuo gregge progredisca e, docili alla tua guida, i pastori siano graditi al tuo nome.

      Santifica, Te ne preghiamo, o Signore, i doni che Ti vengono offerti, e monda i nostri cuori con la luce dello Spirito Santo.

      Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, l'ultima ha la conclusione.

      PREFAZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA

      È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella venerazione della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepí il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesú Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

      COMUNIONE

      Beato il seno della Vergine Maria che portò i! Figlio dell'eterno Padre.

      POST-COMUNIONE

      Preghiamo. Ricevuti i misteri della nostra salvezza, ti preghiamo, o Signore, di essere ovunque protetti dalla beata sempre vergine Maria, ad onore della quale abbiamo presentato alla tua maestà questo sacrificio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen,

      Preghiamo. Guida benevolmente, o Signore, la tua Chiesa, nutrita con questo santo ristoro: diretta dal tuo potente governo, essa goda di una crescente libertà e mantenga integra la sua fede.

      Fa, o Signore, che l’infusione dello Spirito Santo purifichi i nostri cuori, e li fecondi con l’intima aspersione della sua grazia.

      Si possono aggiungere altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote, senza Oremus ma l'ultima ha la conclusione.


      Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger




      17 APRILE SANT’ANICETO, PAPA E MARTIRE

      I Martiri si sono dati convegno presso Gesù risorto, come aquile di cui parla il Vangelo, le quali si radunano là ove è l’oggetto dei loro desideri (Mt. 24, 28). Aniceto non è il solo Papa martire che dovremo festeggiare in questi giorni; anche altri presto reclameranno il nostro ossequio. Quanto a lui, le sue azioni sono poco note. Nella catena dei Papi è l’undecimo anello dopo Pietro, ma la sua santità e il suo coraggio ne hanno resa immortale la memoria. Sappiamo da sant’Ireneo, che san Policarpo, verso l’anno 155, venne a Roma, da Smirne, per visitare Aniceto e conferire con lui. É restata anche qualche traccia dello zelo che dimostrò il santo Pontefice per difendere il suo gregge contro gli attacchi dei due eretici, Valentino e Marcione.

      Vita. – Sant’Aniceto sarebbe nato ad Emesa in Siria. Successe a San Pio I sulla cattedra di Pietro; si calcola comunemente che il suo Pontificato sia durato dall’anno 155 al 166. I pochi ragguagli che abbiamo sulla vita di Sant’Aniceto ci sono forniti dalla « Storia Ecclesiastica » di Eusebio (l, iv c. xi, xiv, xix; lv c. vi e xxiv). Vi leggiamo che San Policarpo venne a visitarlo per conferire con lui circa la data per la celebrazione della Pasqua, ed anche che ebbe la consolazione di convertire un gran numero di eretici gnostici. Ignoriamo quando e come morì: soltanto uno degli ultimi redattori del « Liber Pontificalis » crede di sapere che sia stato martirizzato. Non è conosciuto con certezza neppure il luogo della sepoltura: una sua reliquia si troverebbe, dicono, a Saint-Vulfan d’Abbeville.

      Pontefice santo, ammesso già da tanti secoli nella gloria dì Cristo, di cui fosti Vicario e martire, noi oggi celebriamo la tua benedetta memoria con cuore filiale. Veneriamo in te una delle gloriose ordinanze della casa di Dio; e se il tuo nome è giunto fino a noi senza essere accompagnato dalla relazione delle opere, per mezzo delle quali hai meritato la palma, noi sappiamo almeno che esso fu caro ai fedeli del tuo tempo. Certamente conservi in cielo lo zelo pastorale che ti animò sulla terra per la gloria del tuo Maestro; sii propizio, o Aniceto, alla Chiesa dei tempi nostri! Più di duecento Pontefici si sono succeduti dopo di te sulla cattedra di Pietro, ed il giudice dell’ultimo giorno non è ancora ridisceso. Assisti il tuo successore, che è nostro Padre, e soccorri il tuo gregge nei pericoli inauditi che lo assediano. Tu hai governato la Chiesa mentre infuriava la tempesta: prega Gesù risorto affinchè si levi e calmi la burrasca; ma domandagli anche la costanza per noi. Innalza i nostri pensieri verso la patria celeste, affinchè, seguendo il tuo esempio,, siamo sempre pronti ad obbedire al segnale divino. Noi siamo i figli dei martiri: la loro fede è la nostra, la nostra speranza deve essere comune.


      SABATO DELLA SECONDA SETTIMANA DOPO PASQUA

      Gesù e sua Madre.

      In questo giorno di Sabato, rivolgiamoci a Maria e contempliamola di nuovo in mezzo alle gioie della Risurrezione del suo Figliolo. Con lui aveva attraversato un mare di dolori. Non vi fu alcuna delle sofferenze di Gesù che ella non abbia risentito in tutta la misura permessa ad una creatura; e non una delle glorie della Risurrezione del Redentore, che non le sia stata partecipata nella medesima proporzione.

      Era giusto che colei alla quale Dio aveva accordato la grazia e il merito di partecipare all’opera della Redenzione, avesse pure la sua parte nella prerogativa del suo Figliolo risorto. La sua anima si elevò a nuove altitudini; la grazia l’inondò di favori che non aveva fino ad ora ricevuto, e le sue azioni ed i suoi sentimenti divennero sempre più celestiali.

      Maria risuscitata con Gesù.

      Gesù, apparendo a lei prima che agli altri, subito dopo la sua Risurrezione, le ha comunicato quella nuova vita in cui egli stesso era entrato; e non dobbiamo meravigliarcene: noi sappiamo che anche un semplice cristiano, purificato dalla compassione portata ai dolori di Gesù, si unisce poi, insieme alla Chiesa, al mistero della Pasqua, e partecipa alla vita del Salvatore risorto. Questa trasformazione, debole, e spesso, purtroppo, assai fugace per noi, in Maria si compì con tutta la pienezza che richiedeva nel medesimo tempo la sua sublime vocazione e la sua incomparabile fedeltà; e, ben diversamente che per noi, si poteva dire di lei che era veramente risorta nel suo Figliolo. Pensando a questa quarantena in cui Maria avrà ancora il suo divin figlio sulla terra, il nostro ricordo torna a quegli altri quaranta giorni, in cui la vedemmo china sulla culla di Gesù, appena nato. Allora circondavamo col nostro ossequio quella Madre felice che allattava il suo bambino; si udiva il concerto degli Angeli, si vedevano arrivare i pastori, prima, e poi i Magi; tutto era dolcezza e incanto! Ma l’Emmanuele che allora contemplavano i nostri occhi, ci sorprendeva soprattutto per la sua umiltà; riconoscevamo in lui l’Agnello venuto per cancellare i peccati del mondo: nulla annunciava ancora il Dio forte. Quale cambiamento è avvenuto da quell’epoca! Prima di giungere alla gioia che inonda in questo momento il cuore di Maria, da quanti dolori, esso è stato assediato! La spada predetta da Simeone è ormai spezzata per sempre; ma come fu acuminata la sua punta e crudele il suo taglio! Ora Maria può dire, insieme al Profeta: « Tanto furono vive e pungenti le angoscie del mio cuore, altrettanto grande è la felicità che oggi lo rapisce » (Sai. 93, 19). L’Agnello è divenuto il Leone della tribù di Giuda e Maria, mamma del bambino di Betlemme, è pure la madre del trionfatore potente.

      Le apparizioni a Maria.

      Con quale compiacenza questo vincitore della morte presenta agli occhi di Maria gli splendori della sua gloria! Eccolo come doveva apparire, dopo avere compiuta la sua missione, questo Re dei secoli che ella ha portato per nove mesi nel suo seno, che ha nutrito del suo latte, che, eternamente, pur essendo Dio, l’onorerà come madre sua. Durante quaranta giorni della Risurrezione, egli la circonda di tutte le attenzioni dettate dalla sua tenerezza , gli piace di accondiscendere ai suoi desideri materni, apparendole frequentemente. Come sono commoventi ed intimi questi colloqui tra il figlio e la mamma! Quanto amore nello sguardo di Maria che contempla il suo Gesù, così diverso da quello che appariva prima, eppure sempre lo stesso! I suoi lineamenti, tanto familiari per lei, hanno preso uno splendore sconosciuto in terra; le impronte delle piaghe, restate nelle sue membra, le abbelliscono coi raggi di una luce ineffabile, senza più alcun ricordo doloroso. Cosa dire, poi, dello sguardo di Gesù, mentre contempla Maria, la madre, la collaboratrice nell’opera di redenzione degli uomini, la creatura perfetta degna di un amore più grande di quello che si possa rivolgere a tutti gli altri esseri messi insieme? Quali consolazioni saranno quelle di un tale figlio con una simile madre, alla vigilia dell’Ascensione, di questa nuova sua dipartita, che dovrà ancora separarli l’uno dall’altra per qualche tempo! Nessun essere mortale oserebbe accingersi a raccontare le effusioni a cui si abbandoneranno durante questi istanti troppo brevi: solo nell’eternità ci saranno rivelati; ma il nostro cuore , se ama il figlio e la madre, deve; presentirne qualcosa. Gesù vuole dare un compenso alla mamma per il tempo che dovrà ancora restare sulla terra nell’a dempimento della missione di Madre degli uomini; Maria, più felice di quanto lo fu un giorno la sorella di Marta, ascolta le sue parole e le assimila in un’estasi d’amore. O Maria, per quelle ore di felicità che risarcirono le altre così amare e lunghe della Passione del vostro Figliuolo, chiedetegli per noi che si degni di farsi sentire e gustare dai nostri cuori in questa valle di lacrime ove « siamo esuli lontani da lui » (II Cor. 5, 6), aspettando il momento che ci riuniremo ad esso, per non più separarcene.


      SABATO DELLA SECONDA SETTIMANA DOPO PASQUA

      Gesù e sua Madre.

      In questo giorno di Sabato, rivolgiamoci a Maria e contempliamola di nuovo in mezzo alle gioie della Risurrezione del suo Figliolo. Con lui aveva attraversato un mare di dolori. Non vi fu alcuna delle sofferenze di Gesù che ella non abbia risentito in tutta la misura permessa ad una creatura; e non una delle glorie della Risurrezione del Redentore, che non le sia stata partecipata nella medesima proporzione.

      Era giusto che colei alla quale Dio aveva accordato la grazia e il merito di partecipare all’opera della Redenzione, avesse pure la sua parte nella prerogativa del suo Figliolo risorto. La sua anima si elevò a nuove altitudini; la grazia l’inondò di favori che non aveva fino ad ora ricevuto, e le sue azioni ed i suoi sentimenti divennero sempre più celestiali.

      Maria risuscitata con Gesù.

      Gesù, apparendo a lei prima che agli altri, subito dopo la sua Risurrezione, le ha comunicato quella nuova vita in cui egli stesso era entrato; e non dobbiamo meravigliarcene: noi sappiamo che anche un semplice cristiano, purificato dalla compassione portata ai dolori di Gesù, si unisce poi, insieme alla Chiesa, al mistero della Pasqua, e partecipa alla vita del Salvatore risorto. Questa trasformazione, debole, e spesso, purtroppo, assai fugace per noi, in Maria si compì con tutta la pienezza che richiedeva nel medesimo tempo la sua sublime vocazione e la sua incomparabile fedeltà; e, ben diversamente che per noi, si poteva dire di lei che era veramente risorta nel suo Figliolo. Pensando a questa quarantena in cui Maria avrà ancora il suo divin figlio sulla terra, il nostro ricordo torna a quegli altri quaranta giorni, in cui la vedemmo china sulla culla di Gesù, appena nato. Allora circondavamo col nostro ossequio quella Madre felice che allattava il suo bambino; si udiva il concerto degli Angeli, si vedevano arrivare i pastori, prima, e poi i Magi; tutto era dolcezza e incanto! Ma l’Emmanuele che allora contemplavano i nostri occhi, ci sorprendeva soprattutto per la sua umiltà; riconoscevamo in lui l’Agnello venuto per cancellare i peccati del mondo: nulla annunciava ancora il Dio forte. Quale cambiamento è avvenuto da quell’epoca! Prima di giungere alla gioia che inonda in questo momento il cuore di Maria, da quanti dolori, esso è stato assediato! La spada predetta da Simeone è ormai spezzata per sempre; ma come fu acuminata la sua punta e crudele il suo taglio! Ora Maria può dire, insieme al Profeta: « Tanto furono vive e pungenti le angoscie del mio cuore, altrettanto grande è la felicità che oggi lo rapisce » (Sai. 93, 19). L’Agnello è divenuto il Leone della tribù di Giuda e Maria, mamma del bambino di Betlemme, è pure la madre del trionfatore potente.

      Le apparizioni a Maria.

      Con quale compiacenza questo vincitore della morte presenta agli occhi di Maria gli splendori della sua gloria! Eccolo come doveva apparire, dopo avere compiuta la sua missione, questo Re dei secoli che ella ha portato per nove mesi nel suo seno, che ha nutrito del suo latte, che, eternamente, pur essendo Dio, l’onorerà come madre sua. Durante quaranta giorni della Risurrezione, egli la circonda di tutte le attenzioni dettate dalla sua tenerezza , gli piace di accondiscendere ai suoi desideri materni, apparendole frequentemente. Come sono commoventi ed intimi questi colloqui tra il figlio e la mamma! Quanto amore nello sguardo di Maria che contempla il suo Gesù, così diverso da quello che appariva prima, eppure sempre lo stesso! I suoi lineamenti, tanto familiari per lei, hanno preso uno splendore sconosciuto in terra; le impronte delle piaghe, restate nelle sue membra, le abbelliscono coi raggi di una luce ineffabile, senza più alcun ricordo doloroso. Cosa dire, poi, dello sguardo di Gesù, mentre contempla Maria, la madre, la collaboratrice nell’opera di redenzione degli uomini, la creatura perfetta degna di un amore più grande di quello che si possa rivolgere a tutti gli altri esseri messi insieme? Quali consolazioni saranno quelle di un tale figlio con una simile madre, alla vigilia dell’Ascensione, di questa nuova sua dipartita, che dovrà ancora separarli l’uno dall’altra per qualche tempo! Nessun essere mortale oserebbe accingersi a raccontare le effusioni a cui si abbandoneranno durante questi istanti troppo brevi: solo nell’eternità ci saranno rivelati; ma il nostro cuore , se ama il figlio e la madre, deve; presentirne qualcosa. Gesù vuole dare un compenso alla mamma per il tempo che dovrà ancora restare sulla terra nell’a dempimento della missione di Madre degli uomini; Maria, più felice di quanto lo fu un giorno la sorella di Marta, ascolta le sue parole e le assimila in un’estasi d’amore. O Maria, per quelle ore di felicità che risarcirono le altre così amare e lunghe della Passione del vostro Figliuolo, chiedetegli per noi che si degni di farsi sentire e gustare dai nostri cuori in questa valle di lacrime ove « siamo esuli lontani da lui » (II Cor. 5, 6), aspettando il momento che ci riuniremo ad esso, per non più separarcene.

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