12 giugno 2022

Mercoledì 15 Giugno 2022 nella liturgia



Festa dei Santi Vito, Modesto e Crescenza Martiri, Semplice, colore liturgico rosso.

Vige l'obbligo di recuperare la Messa della I Domenica dopo Pentecoste (colore liturgico verde), perpetuamente impedita dalla Festa della SS. Trinità.

Primi Vespri della Festa del Sacratissimo Corpo di Cristo, Doppio di I Classe con Ottava Privilegiata di II Ordine, colore liturgico bianco.


Qui per le peculiarità del Tempo dopo Pentecoste:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/05/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-dopo.html


Al Breviario

All'Ufficio dei Santi Vito, Modesto e Crescenza:

Antifone e Salmi dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dal Comune di più Martiri. Le prime due Letture si prendono dal Proprio del Tempo al Mercoledì nella I Settimana dopo Pentecoste, la III Lezione e l'Orazione sono dal Proprio dei Santi al 15 Giugno.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e le Preci Domenicali a Prima.

All'Ufficio del Corpus Domini:

Ai Vespri tutto dal Proprio del Tempo. Compieta della Domenica.

Le Antifone si raddoppiano, Suffragio e Preci si omettono. A partire da Compieta e fino a Nona del Giorno Ottavo del Corpus Domini la conclusione degli Inni delle Ore minori è quella delle Feste della Beata Vergine Maria <<Jesu tibi sit gloria qui natus es de Virgine>>.


Festa dei Santi Vito, Modesto e Crescenza Martiri, Semplice, colore liturgico rosso.

Primi Vespri della Festa del Sacratissimo Corpo di Cristo, Doppio di I Classe con Ottava, colore liturgico bianco.


All'Ufficio dei Santi Vito, Modesto e Crescenza:

A Mattutino: Invitatorio e Inno dal Comune di più Martiri, Antifone, Salmi e Versetto dal Salterio.  Le prime due Letture si prendono dal Proprio del Tempo al Mercoledì nella I Settimana dopo Pentecoste, la III Lezione dal Proprio dei Santi al 15 Giugno.

A Lodi: tutto dal Comune con i Salmi domenicali, Orazione dal Proprio dei Santi.

A Prima: Antifona dal Proprio dei Santi, il resto dal Salterio con i Salmi festivi.

A Terza, Sesta, Nona: tutto dal Comune con i Salmi soliti e l'Orazione dal Proprio dei Santi.

Le Antifone non si raddoppiano, si dicono cinque Commemorazioni Comuni a Lodi (tutte meno quella della Croce) e le Preci Domenicali a Prima.

All'Ufficio del Corpus Domini:

Ai Vespri tutto dal Proprio del Tempo.

Le Antifone si raddoppiano, il Suffragio e le Preci si omettono. A partire da questa Compieta e fino alla Compieta del Giorno Ottavo del Corpus Domini la conclusione degli Inni delle Ore minori è quella delle Feste della Beata Vergine Maria <<Jesu tibi sit gloria qui natus es de Virgine>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<Gloria tibi Domine qui natus es de Virgine cum Patre et Sancto Spirtu in sempiterna saecula>>.


Al Messale

Si deve celebrare la Messa della I Domenica dopo Pentecoste (che si trova subito dopo quella della SS. Trinità) con le seguenti variazioni:

  • Il Gloria in excelsis e il Credo si omettono
  • Si possono dire tre o cinque o sette Orazioni:

  • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione dei Santi Vito, Modesto e Crescenza (al 15 Giugno)
    • La terza è Ad poscenda suffragia Sanctorum (A cunctis)

    • Le altre ad libitum

  • Prefazio Comune
  • Benedicamus Domino

  • Prologo di San Giovanni

    Le Messe private possono però essere celebrate dei Santi Vito, Modesto e Crescenza (dal Proprio dei Santi al 15 Giugno) con la commemorazione della Domenica alle Orazioni e all'Ultimo Vangelo; tuttavia a causa della Domenica impedita le Messe Votive private e quelle quotidiane di Requiem oggi sono proibite, e per via delle due Ottave Privilegiate consecutive del Corpus Domini e del Sacro Cuore che cominceranno a partire da domani, non potranno essere celebrate prima del 4 Luglio.


    Letture del Mattutino

    AD NOCTURNUM

    Lectio 1

    1 Reg 2:12-14

    Porro fílii Heli, fílii Bélial, nesciéntes Dóminum, neque offícium sacerdótum ad pópulum: sed quicúmque immolásset víctimam, veniébat puer sacerdótis, dum coqueréntur carnes, et habébat fuscínulam tridéntem in manu sua, et mittébat eam in lebétem, vel in caldáriam, aut in ollam, sive in cácabum: et omne quod levábat fuscínula, tollébat sacérdos sibi: sic faciébant univérso Israéli veniéntium in Silo.

    Lectio 2, 1 Reg 2:15-17

    Etiam ántequam adolérent ádipem, veniébat puer sacerdótis, et dicébat immolánti: Da mihi carnem, ut coquam sacerdóti: non enim accípiam a te carnem coctam, sed crudam. Dicebátque illi ímmolans: Incendátur primum iuxta morem hódie adeps, et tolle tibi quantumcúmque desíderat ánima tua. Qui respóndens aiébat ei: Nequáquam: nunc enim dabis, alióquin tollam vi. Erat ergo peccátum puerórum grande nimis coram Dómino: quia retrahébant hómines a sacrifício Dómini.

    Lectio 3

    Vitus admodum puer inscio patre baptizatus est: quod cum ille rescivisset, nihil prætermisit, quo filium a christiana religione removeret. Qua in voluntate permanentem, Valeriano judici verberibus castigandum tradidit. Sed nihilominus in sententia persistens, patri redditus est. Sed dum eum pater gravius punire cogitat, Vitus Angeli monitu, comitibus Modesto et Crescentia, ejus educatoribus, migrat in alienas terras: ibique eam sanctitatis laudem adeptus est, ut ejus fama ad Diocletianum perlata, ipsum imperator accerseret, ut filium suum a dæmone vexatum liberaret: Quo liberato, cum ei amplissimis præmiis ingratus imperator, ut deos coleret, persuadere non potuisset, una cum Modesto et Crescentia vinculis constrictum mittit in carcerem. Quos ubi constantiores esse comperit, demitti jubet in ingens vas liquato plumbo, ferventi resina ac pice plenum: in quo cum trium Hebræorum puerorum more divinos hymnos canerent, inde erepti leoni objiciuntur: qui prostérnens se, eorum pedes lambebat. Quare inflammatus ira imperator, quod multitudinem videbat miraculo commoveri, eos in catasta sterni jubet et ita cædi eorum membra, atque ossa divelli. Quo tempore tonitrua, fulgura, magnique terræmotus fuere, quibus templa deorum corruerunt, et multi oppressi sunt. Eorum reliquias Florentia nobilis femina, unguentis conditas, honorifice sepelivit.


    Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

    NOTTURNO UNICO

    Lettura 1

    Dal primo libro dei Re

    1 Re 2:12-14

    Ora i figli di Eli, erano dei figli di Belial, non conoscevano il Signore, né il dovere dei sacerdoti verso il popolo, perché quando uno immolava una vittima, veniva il servo del sacerdote mentre si cuocevano le carni con in mano un forchettone a tre punte, e lo metteva nel calderone o nella pentola o nella caldaia o nella marmitta, e tutto quello che il forchettone tirava su il sacerdote lo pigliava per sé. Così facevano con tutti gl'Israeliti che andavano a Silo.

    Lettura 2, 1 Re 2:15-17

    Similmente, prima che si bruciasse il grasso, veniva il servo del sacerdote e diceva a colui che faceva l'immolazione; Dammi della carne da far cuocere per il sacerdote; perché io non prenderò da te carne cotta, ma cruda. E colui che faceva l'immolazione gli diceva; Si faccia oggi prima bruciare il grasso secondo il costume, e poi prendine quanto l'anima tua desidera. Ma quello rispondeva: No; me ne devi dare adesso, altrimenti me la prenderò per forza. Il peccato dunque di quei giovani era troppo grande davanti al Signore, perché distoglievano la gente dal far sacrificio al Signore.

    Lettura 3

    Vito fu battezzato ancora fanciullo all'insaputa del padre; il quale appena lo seppe, non omise nulla per distaccare il figlio dalla religione cristiana. E siccome questi rimaneva inflessibile, lo consegnò al giudice Valeriano perché lo castigasse con batterlo. Ma persistendo egli sempre nella sua risoluzione, fu restituito al padre. Mentre il padre pensava di punirlo più severamente, Vito, avvertito da un Angelo, emigrò, in compagnia di Modesto e Crescenzia, suoi educatori, in terra straniera; dove raggiunse tale rinomanza di santità, che giuntane la1 fama a Diocleziano, questo imperatore lo fece chiamare, affinché gli liberasse il figlio da ossessione diabolica. Avvenuta la liberazione, l'ingrato imperatore non avendolo potuto persuadere colle più grandi ricompense a venerare gli dei, caricatolo di catene lo fece gettare in prigione insieme con Modesto e Crescenzia. Poi avendoli trovati ancor più inflessibili, comandò di gettarli in una enorme caldaia ripiena di piombo liquefatto, di resina e pece bollente; in cui cantando essi, come i tre fanciulli Ebrei, sacri inni, ne vennero tolti ed esposti ai leoni, i quali, accovacciatisi, si misero a lambirne i piedi. Quindi infuriato l'imperatore, perché vedeva la moltitudine commuoversi davanti al miracolo, ordinò che distesi su d'un cavalletto, fossero loro tagliate le membra e divelte le ossa. Nel frattempo ci furono tuoni, folgori, e gran terremoti, onde i templi degli dèi rovinarono e molti ne rimasero oppressi. Fiorenza, nobil dama, imbalsamò i loro resti e li seppellì onorevolmente.


    Ad Primam: il Martirologio del 15 Giugno 2021.

    Sextodecimo Kalendas Julii, luna sextadecima.



    Nel sedicesimo giorno alle Calende di Luglio, luna sedicesima.




    Parti proprie della Messa

    INTROITUS

    Cognóvi, Dómine, quia ǽquitas judícia tua, et in veritáte tua humiliásti me: confíge timóre tuo carnes meas, a mandátis tuis tímui. --- Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini. --- Gloria Patri --- Cognóvi, Dómine, quia ǽquitas judícia tua, et in veritáte tua humiliásti me: confíge timóre tuo carnes meas, a mandátis tuis tímui.

    COLLECTAE

    Orémus. Deus, in te sperántium fortitúdo, adésto propítius invocatiónibus nostris: et, quia sine te nihil potest mortális infírmitas, præsta auxílium grátiæ tuæ; ut, in exsequéndis mandátis tuis, et voluntáte tibi et actióne placeámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Da Ecclésiæ tuæ, quǽsumus, Dómine, sanctis Martýribus tuis Vito, Modésto atque Crescéntia intercedéntibus, supérbe non sápere, sed tibi plácita humilitáte profícere: ut, prava despíciens, quæcúmque recta sunt, libera exérceat caritáte.

    A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salútem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclesia tua secúra tibi sérviat libertáte.

    Orationes ad libitum.

    EPISTOLA

    Léctio Epístolæ beáti Joánni Apóstoli.

    1 Joann 4:8-21

    Caríssimi: Deus cáritas est. In hoc appáruit cáritas Dei in nobis, quóniam Fílium suum unigénitum misit Deus in mundum, ut vivámus per eum. In hoc est cáritas: non quasi nos dilexérimus Deum, sed quóniam ipse prior diléxit nos, et misit Fílium suum propitiatiónem pro peccátis nostris. Caríssimi, si sic Deus diléxit nos: et nos debémus altérutrum dilígere. Deum nemo vidit umquam. Si diligámus ínvicem, Deus in nobis manet, et cáritas ejus in nobis perfécta est. In hoc cognóscimus, quóniam in eo manémus et ipse in nobis: quóniam de Spíritu suo dedit nobis. Et nos vídimus et testificámur, quóniam Pater misit Fílium suum Salvatórem mundi. Quisquis conféssus fúerit, quóniam Jesus est Fílius Dei, Deus in eo manet et ipse in Deo. Et nos cognóvimus et credídimus caritáti, quam habet Deus in nobis. Deus cáritas est: et qui manet in caritáte, in Deo manet et Deus in eo. In hoc perfécta est cáritas Dei nobíscum, ut fidúciam habeámus in die judicii: quia, sicut ille est, et nos sumus in hoc mundo. Timor non est in caritáte: sed perfécta cáritas foras mittit timórem, quóniam timor pœnam habet. Qui autem timet, non est perféctus in caritáte. Nos ergo diligámus Deum, quóniam Deus prior diléxit nos. Si quis díxerit, quóniam díligo Deum, et fratrem suum óderit, mendax est. Qui enim non díligit fratrem suum, quem videt, Deum, quem non videt, quómodo potest dilígere? Et hoc mandátum habémus a Deo: ut, qui diligit Deum, díligat et fratrem suum.

    GRADUALE

    Ego dixi: Dómine, miserére mei: sana ánimam meam, quia peccávi tibi. Beátus, qui intéllegit super egénum et páuperem: in die mala liberábit eum Dóminus.

    ALLELUJA

    Allelúja, allelúja. Verba mea áuribus pércipe, Dómine: intéllege clamórem meum. Allelúja.

    EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

    Luc 6:36-42

    In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Estóte misericórdes, sicut et Pater vester miséricors est. Nolíte judicáre, et non judicabímini: nolíte condemnáre, et non condemnabímini. Dimíttite, et dimittémini. Date, et dábitur vobis: mensúram bonam et confértam et coagitátam et supereffluéntem dabunt in sinum vestrum. Eadem quippe mensúra, qua mensi fuéritis, remetiétur vobis. Dicébat autem illis et similitúdinem: Numquid potest cæcus cæcum dúcere? nonne ambo in fóveam cadunt? Non est discípulus super magistrum: perféctus autem omnis erit, si sit sicut magister ejus. Quid autem vides festúcam in óculo fratris tui, trabem autem, quæ in óculo tuo est, non consíderas? Aut quómodo potes dícere fratri tuo: Frater, sine, ejíciam festúcam de óculo tuo: ipse in oculo tuo trabem non videns? Hypócrita, ejice primum trabem de oculo tuo: et tunc perspícies, ut edúcas festúcam de óculo fratris tui.

    OFFERTORIUM

    Orémus. Inténde voci orationis meæ, Rex meus et Deus meus: quóniam ad te orábo, Dómine.

    SECRETAE

    Hostias nostras, quǽsumus, Dómine, tibi dicátas placátus assúme: et ad perpetuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Sicut glóriam divínæ poténtiæ múnera pro Sanctis obláta testántur: sic nobis efféctum, Dómine, tuæ salvatiónis impéndant.

    Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futuro.

    Orationes ad libitum.

    PRAEFATIO COMMUNIS

    Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).

    COMMUNIO

    Narrábo ómnia mirabília tua: lætábor et exsultábo in te: psallam nómini tuo, Altíssime.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Tantis, Dómine, repléti munéribus: præsta, quǽsumus; ut et salutária dona capiámus, et a tua numquam laude cessémus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Repléti, Dómine, benedictióne sollémni: quǽsumus; ut, per intercessiónem sanctórum Mártyrum tuórum Viti, Modésti et Crescéntiæ, medicína sacraménti et corpóribus nostris prosit et méntibus.

    Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

    Orationes ad libitum.


    Traduzione italiana

    INTROITO

    Signore, ho sperato nella tua misericordia. Il mio cuore esulterà per la salvezza da te ricevuta: io canterò al Signore che mi ha colmato di beni. --- Fino a quando, o Signore, ti dimenticherai sempre di me? fino a quando volti da me la tua faccia? --- Gloria --- Signore, ho sperato nella tua misericordia. Il mio cuore esulterà per la salvezza da te ricevuta: io canterò al Signore che mi ha colmato di beni.

    COLLETTE

    Preghiamo. O Dio, fortezza di quelli che sperano in te, ascolta propizio le nostre preghiere: e siccome senza di te nulla può l'umana debolezza, concedici l'aiuto della tua grazia; affinché nell'eseguire i tuoi comandamenti, ti piacciamo e colla volontà e coll'opera. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Concedi alla tua Chiesa, o Signore, in grazia dei tuoi santi Martiri Vito, Modesto e Crescenzia, di evitare la superbia e di professare l'umiltà che tanto ti piace; affinché, sprezzando quanto è cattivo, pratichi liberamente con carità tutto ciò che è retto.

    Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

    Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione).

    EPISTOLA

    Lettura dell'Epistola di San Giovanni Apostolo

    1 Giov 4:8-21

    Carissimi, Dio è carità. La carità di Dio per noi si è manifestata in questo, che Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo, affinché noi avessimo la vita per mezzo di lui. E tale carità sta in ciò: che non siamo noi che abbiamo amato Dio, ma è lui che per il primo ha amato noi e ha mandato il suo Figlio qual vittima per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ha così amato noi, anche noi dobbiamo amarci l'un l'altro. Nessuno ha mai veduto Dio. Ma se ci amiamo l'un l'altro, Dio dimora in noi e il suo amore è in noi nel modo più perfetto. Noi conosciamo che dimoriamo in lui e che egli dimora in noi, da questo che egli ci ha fatto parte del suo Spirito. Per conto nostro abbiam visto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio qual Salvatore del mondo. Chiunque confesserà che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui, ed egli in Dio. Quanto a noi, abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi e ci abbiamo creduto. Dio è carità, e chi dimora nella carità, dimora in Dio, e Dio in lui. La perfezione dell'amore di Dio in noi consiste in questo, che noi nutriamo piena fiducia per il giorno del giudizio: perché quale è lui, tali siamo pure noi in questo mondo. Nell'amore non esiste timore: anzi l'amore perfetto caccia via il timore, perché il timore suppone un castigo: e chi teme non è perfetto nell'amore. Noi dunque amiamo Dio, poiché Dio ci ha amati per il primo. Se uno dirà: Io amo Dio, e odia il suo fratello, è un bugiardo. Perché chi non ama il suo fratello, che vede, come può amare Dio che non vede? E poi il comandamento che abbiamo ricevuto da Dio è questo: «Che chi ama Dio, deve amare anche il proprio fratello».

    GRADUALE

    Io dissi: Signore, abbi pietà di me: risana l'anima mia, perché ho peccato contro di te. Beato chi si dà pensiero dell'indigente e del povero; * nel giorno cattivo il Signore lo libererà.

    ALLELUIA

    Allelúia, allelúia. Porgi orecchio, o Signore, alle mie parole, intendi le mie grida. Allelúia.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

    Luc 6:36-42

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

    OFFERTORIO

    Preghiamo. Ascolta la voce della mia orazione, o mio Re e mio Dio. Poiché a te volgerò la mia preghiera, o Signore.

    SECRETE

    Accogli benigno, o Signore, i doni a te consacrati e fa’ che ci ottengano il tuo perenne aiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Come i doni offerti nella festa dei santi testimoniano la gloria della potenza divina; così pure, o Signore, ci procurino la tua salvezza.

    O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

    Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (solo l'ultima ha la conclusione).

    PREFAZIO COMUNE

    E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).

    COMUNIONE

    Racconterò tutte le tue meraviglie. Mi rallegrerò ed esulterò in te; canterò inni al tuo nome, o Altissimo.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. Dopo aver ricevuto un dono così grande, ti preghiamo, Signore, che possiamo sperimentare i doni della nostra salvezza e che non desistiamo mai dal lodarti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Colmati di benedizione ti preghiamo, o Signore; per l'intercessione dei tuoi santi Martiri Vito, Modesto e Crescenzia, il rimedio di questo sacramento giovi sia ai corpi che alle anime nostre.

    Il sacrificio che ti abbiamo offerto, te ne preghiamo, o Signore, ci purifichi e ci difenda; e, per l'intercessione della beata vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, ci faccia e mondi da ogni peccato e liberi da ogni avversità.

    Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione).


    Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

    15 GIUGNO I SANTI VITO, MODESTO E CRESCENZIA, MARTIRI

    « Voi sarete i miei testimoni ».

    Lo Spirito divino, che domina sul tempo dopo la Pentecoste, è innanzi tutto il testimone del Verbo, (Gv. 15, 26). L’Uomo-Dio lo annunciava sotto questo aspetto al mondo che egli doveva lasciare per far ritorno al Padre, dopo aver reso la sua testimonianza alla suprema verità (ibid. 18, 37). Formati dallo Spirito sull’immagine del Figlio dell’Uomo, i fedeli sono anch’essi dei testimoni, la cui missione é di schiacciare la menzogna, nemica di Dio, esprimendo la verità con le parole e con le opere. Ma la testimonianza suprema, che non a tutti è dato di rendere, é quella del sangue; i martiri sono i privilegiati di questa lotta incessante del vero contro il falso, in cui é compendiata la storia. Essi non potevano mancare di risplendere nel cielo in questi giorni. Presto la Chiesa esulterà alla nascita di Giovanni il Precursore, quest’uomo così grande fra tutti (Mt. 11, 11), e la cui grandezza consisté nell’essere stato mandato da Dio per servire da testimone, per rendere testimonianza alla luce (Gv. 1, 6-8). Avremo allora occasione di meditare più a lungo su questi pensieri, ai quali sembra che vogliano prepararci già le giubilanti schiere di martiri che si vanno succedendo, come per annunciare il prossimo arrivo dell’Amico dello Sposo (Gv. 3, 29).

    Un Santo ausiliatore.

    Oggi, accompagnato da Modesto e Crescenzia, san Vito viene a farci comprendere il valore del battesimo, e la fedeltà dovuta al Padre che è nei cieli. Grande è la sua gloria in cielo e in terra; i demoni, che tremavano davanti a lui, continuano a temerlo; il suo nome rimane impresso nella memoria del popolo cristiano come quello di uno fra i più potenti ausiliari, al seguito di sant’Erasmo. San Vito possiede il potere di liberare coloro che ricorrono a lui quando sono colpiti dal male crudele che porta il suo nome. Egli neutralizza i morsi dei cani arrabbiati e quelli dei serpenti, e si mostra pietoso verso gli stessi animali. Lo si prega ancora contro la letargia, o il sonno troppo prolungato; il gallo che lo accompagna in varie raffigurazioni ricorda tale uso, come pure quello di invocare il nostro santo per ottenere di essere destati ad una data ora. La sua protezione si estende infine ai danzatori e ai commedianti.

    Vita. – Il culto di san Vito risale alla più remota antichità, ma gli Atti della sua vita hanno subito tali interpolazioni che è molto difficile sceverare il vero dalla leggenda. Essi riferiscono che, ancora bambino, avrebbe sofferto per la fede, in compagnia di Modesto, suo precettore, e di Crescenzia, sua nutrice. A Roma, fu dedicata a san Vito una Chiesa dal papa Gelasio e a Parigi il monastero di San Dionigi si faceva vanto nell’vill secolo di possedere alcune delle sue reliquie. Queste ultime furono cedute al monastero di Corvey, nella Sassonia, e da allora il culto di san Vito divenne molto popolare in Germania.

    Preghiera per la guarigione.

    Illustre martire, che hai preferito il Padre del cielo a quello della terra, chi può mai descrivere la tenerezza di cui ti circonda Colui che tu hai con tanto coraggio riconosciuto davanti agli uomini? Egli vuole che fin da quaggiù risplendano nei tuoi riguardi i segni della sua munificienza; poiché ti affida una larga parte nell’esercizio della sua potenza misericordiosa. In cambio della santa libertà che regnò nella tua anima e sottomise in una completa obbedienza il tuo corpo a quest’anima, tu possiedi sulla natura decaduta un meraviglioso potere; gli infelici le cui membra disordinatamente agitate da una crudele malattia non conoscono più la guida di una volontà sovrana, gli uomini stessi che un sonno troppo prolungato non lascia più liberi delle proprie azioni, ritrovano ai tuoi piedi la perfetta armonia del corpo e dell’anima, poiché la docilità del primo permette alla seconda di attendere ai doveri che le incombono verso Dio e verso la società. Illustre santo, sii sempre più prodigo nell’esercizio del tuo prezioso dono, per il bene dell’umanità sofferente e per la maggior gloria di Dio che ti ha incoronato. Noi te lo chiediamo per tutti insieme alla Chiesa, e per tuo mezzo chiediamo a Dio « di allontanare da noi ogni sentimento di orgoglio, di farci professare l’umiltà che piace a Dio, affinchè, disprezzando ciò che è male, pratichiamo amorosamente e liberamente tutto ciò che è bene » (Colletta della Messa).

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