Vigilia di Pentecoste, Privilegiata di I Classe, Semidoppio, colore liturgico bianco all'Ufficio, violaceo alla celebrazione della Vigilia e rosso alla Messa. Commemorazione di San Francesco Caracciolo Confessore alle sole Lodi. Giorno di digiuno e astinenza.
A partire da oggi e fino alla Festa della SS. Trinità inclusa, tutte le Feste occorrenti di rito Doppio Maggiore e minore, Semidoppio e Semplice, sono commemorate (eccetto che la Domenica di Pentecoste, i due giorni seguenti e la Festa della SS. Trinità, in cui non si fanno commemorazioni), quelle di rito Doppio di I e II Classe vengono traslate. Similmente cessano tutte le Ottave particolari eventualmente occorrenti. Sono inoltre proibite le Messe Votive e di Requiem; dal Mercoledì al Sabato delle Quattro Tempora di Pentecoste sono permesse solo le Messe pro re gravi et publica simul causa e le Messe di Requiem cantate in die obitus oppure dei funerali.
Alla Scrittura occorrente del Mattutino incomincia l'Epistola di San Giuda Taddeo Apostolo.
La Messa del Primo Sabato del mese oggi è proibita.
Primi Vespri della Domenica di Pentecoste, Domenica Maggiore di I Classe e allo stesso tempo Festa di rito Doppio di I Classe con Ottava Privilegiata di I Ordine, colore liturgico rosso.
Qui per le peculiarità del Tempo Pasquale:
Al Breviario
All'Ufficio della Vigilia:
Tutto dalla Festa dell'Ascensione come dal Proprio del Tempo con i Salmi riportati a Mattutino e quelli domenicali da Lodi a Nona (a Prima come alle Feste). Letture del Mattutino e Responsori propri; Capitoli, Antifona al Benedictus col suo Versetto e Orazione della Domenica tra l'Ottava dell'Ascensione. Commemorazione dal Proprio dei Santi al 4 Giugno.
Le Antifone non si raddoppiano.
All'Ufficio di Pentecoste:
Tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi indicati. Compieta della Domenica.
Le Antifone si raddoppiano. Da questo momento cambia la conclusione degli Inni che è quella di Pentecoste <<Deo Patri sit gloria, et Filio, qui a mortuis surrexit, ac Paraclito, in saeculorum saecula>>.
Vigilia di Pentecoste (il rito non è specificato ma de facto è Semidoppio), colore liturgico bianco. Giorno di digiuno e astinenza.
A partire da oggi e fino alla Festa della SS. Trinità inclusa, tutte le Feste occorrenti di rito Doppio minore (tranne i Dottori della Chiesa), Semidoppio e Semplice sono commemorate (eccetto che la Domenica di Pentecoste, i due giorni seguenti e la Festa della SS. Trinità, in cui non si fanno commemorazioni), quelle di rito Doppio di I o II Classe o Doppio Maggiore, e i Dottori della Chiesa di rito Doppio minore, vengono traslate. Similmente cessano tutte le Ottave particolari eventualmente occorrenti.
Alla Scrittura occorrente del Mattutino incomincia l'Epistola di San Giuda Taddeo Apostolo.
Primi Vespri della Domenica di Pentecoste, Domenica Maggiore di I Classe e allo stesso tempo Festa di rito Doppio di I Classe con Ottava, colore liturgico rosso.
Tutto come sopra, ovviamente con le solite differenze quanto ai Salmi di Lodi e Compieta.
A partire dai Vespri cambia la conclusione degli Inni che è quella di Pentecoste <<Deo Patri sit gloria, et Filio, qui a mortuis surrexit, ac Paraclito, in saeculorum saecula>>; se si usa la versione tradizionale anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<Gloria Patri Domino, Natoque, qui a mortuis surrexit, ac Paraclito, in saeculorum saecula>>.
Liturgia del giorno nel Rito Ambrosiano a cura di Stefano Terenghi
Vigilia privilegiata di Pentecoste. Giorno di digiuno.
L’ufficio è di questo sabato, fino all’ora nona, con rito pasquale (c.l. Verde). Giorno di digiuno.
Messa della Vigilia (c.l. Rosso) dopo l’ora Nona (ore 15.00) con Hanc Igitur proprio.
Nella Metropolitana, nelle collegiate e nelle parrocchie (ove possibile) si celebra la Santa Messa della Vigilia “inter Vesperas”* (colore liturgico rosso) previo canto delle lezioni, dei salmelli e delle orazioni (cfr repertorio del Messale); ove presente è obbligatorio benedire il fonte battesimale (cfr repertorio del messale).
Stazione al Tempio Metropolitano.
Oggi sono proibite le messe votive solenni e le messe da Requiem non presente cadavere.
Di San Quirico Vescovo e Martire quest’anno non si fa nulla.
* In occasione delle grandi solennità (Natale, Epifania, Pasqua, Pentecoste) la liturgia ambrosiana prevede, nella vigilia della festa, la celebrazione di una Santa Messa “inter Vesperas”, ossia una celebrazione inserita nell’ ufficiatura dei Primi Vespri della solennità successiva, corredati da una previa catechesi vetero-testamentaria con salmelli ed orazioni proprie.
Al Messale
La Vigilia di Pentecoste è molto simile a quella del Sabato Santo (omessa la prima parte, cioè la Benedizione del fuoco, la processione con l'arundine e l'Exultet). Essa consta di sei Profezie, se previsto della Benedizione del fonte battesimale, e poi delle Litanie dei Santi e della Messa. Proprio per la sua somiglianza con la Vigilia Pasquale essa non si trova nel Memoriale Rituum, poiché basta usare le cerimonie di quella sottraendo ciò che non è previsto. Chi non fa la Vigilia può tranquillamente limitarsi a celebrarne solo la Messa privata.
Similmente a quanto ho fatto in circostanze simili, non mi soffermerò a descrivere le cerimonie come previste nella sua forma solenne e in quella ridotta, su questo mi limito alle citazioni dello Stercky. Siccome il Memoriale Rituum prevede che il Sacerdote sia assistito come minimo da tre ministri di cui almeno uno tonsurato, condizioni che oggi, nella situazione di crisi dottrinale e liturgica della Chiesa non si possono sempre adempire nelle cappelle in cui spesso sono confinati coloro che celebrano la vera Messa, proverò a schematizzare al massimo la cerimonia in modo che i Sacerdoti possano celebrarla anche senza ministri. Attenzione: tutti i cerimoniali essendo stati scritti in tempi cattolici, non si poteva nemmeno concepire una cerimonia senza chierici o chierichetti: questa qui è una mia sintesi personale e opinabile motivata dallo stato di necessità e dettata dall'epikeia (stando alle rubriche non si potrebbero celebrare le cerimonie del Memoriale Rituum senza il minimo dei tre ministri richiesti, ma ai nostri giorni ciò significherebbe che moltissimi Sacerdoti dovrebbero privarsi - e privare i fedeli - perpetuamente della Candelora, delle Ceneri, delle Palme, del Triduo Sacro e della Vigilia di Pentecoste, cosa questa insostenibile). Posso intanto rassicurare tutti garantendo, per esperienza diretta, che, con la debita preparazione liturgica (studiando le cose anche con settimane di anticipo, elaborandosi mentalmente le singole azioni come fatte tutte dal solo Sacerdote nel debito ordine), anticipando anche nella misura del possibile la preparazione fisica (acquisto tempestivo di tutti gli arredi sacri richiesti, debita disposizione degli oggetti liturgici in chiesa prima delle cerimonie, in modo che siano pronti al momento in cui serviranno), con estrema calma poiché la fretta in queste circostanze è deleteria, prendendosi il tempo che ci vuole, è possibile celebrare tutte queste sacre funzioni senza ministri: è questione di avere schemi mentali ben definiti, ripassati ad nauseam fino a dieci secondi prima di iniziare, e di metterli in pratica con pazienza (certo è mentalmente e fisicamente spossante come poche cose al mondo, ma ne vale la pena).
Preparativi:
- In sacrestia: si preparano, in ordine inverso di utilizzo, pianeta, stola e manipolo rossi per la Messa, pianeta, stola e manipolo violacei per le Profezie, cingolo, alba, amitto e cotta.
- All'Altare Maggiore: l'Altare è preparato come per la Messa, con sei candele che restano spente fino alla fine della Vigilia, il paliotto e il conopeo rossi coperti da quelli violacei, e il Messale aperto al lato dell'Epistola.
- Alla credenza: si preparano le ampolline con vino, acqua e il vassoio del lavabo con manutergio e se c'è chierichetto anche la campanella; il calice della Messa, con velo e borsa rossi, è coperto da un altro velo violaceo, e se si vuole anche i fiori da mettere per la Messa. Vi si prepara anche il piviale violaceo se si benedice il fonte. Accanto alla credenza si mette uno sgabello con superficie sufficientemente rigida da potervi collocare il Messale col leggio per le Litanie.
- Al fonte battesimale, se lo si benedice: esso è stato pulito e contiene acqua limpida (ovviamente, se non vi è l'acqua battesimale già benedetta il Sabato Santo, che altrimenti viene precedentemente conservata altrove). Davanti all'ingresso del battistero o della cappella del fonte sta un altro leggio a colonna con un Messale; accanto al fonte sta il cero pasquale spento sulla sua base, con accendino e spegnitoio; sulla credenza o su un tavolino si prepara il vassoio con i Santi Oli benedetti dal Vescovo il Giovedì Santo dell'anno corrente, mollica di pane e batuffoli di bambagia su dei piattini, una brocca con catino e manutergio, due tovaglioli perché il Sacerdote si asciughi la mano e il cero pasquale dopo averli immersi, il secchiello con l'aspersorio, dei vasetti per raccogliere l'acqua. Se si amministrano dei battesimi si prepara anche il Rituale col necessario, più una stola bianca e se il Sacerdote desidera, anche un piviale.
La Vigilia di Pentecoste si celebrata di mattina dopo Nona
- Il Sacerdote indossa cotta, amitto, alba, cingolo, stola e pianeta violacei, e messa la berretta, giunge davanti all'Altare, fa la riverenza e posa la berretta, sale all'Altare, lo bacia in mezzo e si reca al Messale, ove legge le sei Profezie senza titolo (con le cerimonie solite della Messa, posando le mani sul Messale alla Lettura e al Tratto, aprendole e congiungendole all'Oremus, tenendole estese alla larghezza e altezza delle spalle alle Orazioni).
- Se previsto, il Sacerdote benedice il fonte battesimale. Dopo l'ultima Orazione toglie la pianeta e il manipolo, riprende il piviale violaceo, legge il Tratto Sicut cervus, e si reca al leggio del fonte ove legge l'Orazione Concede propria alla Vigilia di Pentecoste, poi avvicina il leggio al fonte, accende il cero pasquale e svolge il resto del rito come alla Vigilia Pasquale. A mani giunte legge la seconda Orazione col Prefazio. Alle parole sumit Unigeniti tui gratiam de Spiritu Sancto il Sacerdote divide l'acqua tracciandovi una croce e asciuga la mano col primo fazzoletto. Dopo aver detto non inficiendo corrumpat tocca l'acqua e asciuga nuovamente la mano. Mentre dice Unde benedico te etc. fa tre segni di croce sull'acqua senza toccarla. Dopo aver detto super te ferebatur divide nuovamente l'acqua in forma di croce, e con la mano asperge in forma di croce in direzione dei quattro punti cardinali a cominciare dall'Est, e asciuga la mano. Dopo baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti abbassa il tono di voce. Dopo tu benignus aspira, il Sacerdote alita tre volte sull'acqua in forma di croce. Detto mentibus efficaces prende il cero pasquale e facendo attenzione a non spegnerlo, ne immerge la base nel fonte per tre volte dicendo ogni volta, con tono sempre più alto, Descendat in hanc plenitudinem fontis virtus Spiritus Sancti; dopo la terza volta lascia il cero immerso e soffia tre volte sull'acqua tracciando ogni volta la lettera greca Ψ continua dicendo Totamque hujus aquae substantiam regenerandi fecundet effectum, ritira il cero, ne asciuga la base col secondo fazzoletto, lo posa e termina il Prefazio. Preleva coi vasetti l'acqua destinata alle acquasantiere e ne versa anche nel secchiello, con l'aspersorio si segna la fronte e fa il giro della chiesa aspergendo i presenti. Tornato al fonte il Sacerdote infonde l'Olio dei Catecumeni dicendo Sanctificetur et fecundetur, il Crisma dicendo Infusio Chrismatis Domini, ed entrambi dicendo Commixtio Chrismatis, e con la mano destra mescola i Santi Oli all'acqua benedetta, poi con molta attenzione pulisce la mano prima con la bambagia poi con la mollica e fa il lavabo senza dire nulla. Prima di tornare all'Altare si spegne il cero pasquale, che al termine della Messa sarà definitivamente riportato in sagrestia.
- La liturgia consiglia particolarmente di amministrare i Battesimi in questo giorno. Vi sono due possibilità: o eseguire tutti i riti fino all'unzione con l'Olio dei Catecumeni inclusa dopo le Profezie e prima della Benedizione del fonte, continuando il Battesimo dopo aver preparato l'acqua battesimale, o fare tutto quanto dopo la Benedizione del fonte. Penso che la prima sia più conforme allo spirito della liturgia ma bisogna guardare anche all'organizzazione materiale delle cerimonie che sono già di loro estremamente lunghe e complicate. Nella sezione dedicata alle funzioni secondo il Memoriale Rituum lo Stercky prende in esame la seconda possibilità, più semplice da eseguire, e prevede che verso la fine della Benedizione del fonte i catecumeni coi padrini si rechino alla porta della chiesa, ove il celebrante li raggiunge per fare gli Esorcismi e gli altri riti; prima di rientrare presso il fonte indossa stola ed eventualmente piviale bianchi. Terminato il battesimo riprende i paramenti violacei.
- Terminata la sesta Profezia con la sua Orazione, oppure se la si è fatta, la Benedizione del fonte ed eventualmente i Battesimi (nel qual caso il Sacerdote toglie il piviale e riprende manipolo e pianeta), il chierichetto, o se è solo lo stesso celebrante, dispone davanti all'Altare lo sgabello su cui colloca il Messale col suo leggio, e legge le Litanie (nella Vigilia solenne o cantata c'è qui una prostrazione, ma senza un coro che canti le Litanie sarebbe sconveniente oltre che scomodissimo per il Sacerdote leggerle da disteso, quindi molto saggiamente lo Stercky sostituisce la prostrazione con la recita in ginocchio). Se c'è chierichetto, dopo Peccatores te rogamus audi nos egli si occupa della preparazione dell'Altare per la Messa, rimuovendo il paliotto e il conopeo violacei, portando i fiori e accendendo le candele. Se non c'è chierichetto, il Sacerdote, detto Christe exaudi nos, riposiziona il Messale sull'Altare e si occupa della preparazione, ricordandosi di portare anche le ampolline e il vassoio del lavabo col manutergio; allora va in sacrestia a mettere manipolo, stola e pianeta rossi per la Messa.
Messa della Vigilia di Pentecoste:
- Il Sacerdote recita normalmente le preghiere ai piedi dell'Altare col Salmo Judica me, ma omette l'Introito: dopo Aufer a nobis e Oramus te, restando al centro dell'Altare dice il Kyrie con cui idealmente conclude anche le Litanie. Se la Messa è celebrata senza la Vigilia, si fa tutto come al solito.
- Gloria in excelsis, durante il quale se c'è chierichetto suona le campane
- Orazione unica della Messa, non se ne aggiungono altre nemmeno se a Lodi si sono fatte commemorazioni
- Dopo l'Alleluia si dice il Tratto. Alla Messa solenne non si portano i ceri al Vangelo ma solo l'incenso
- Prefazio dello Spirito Santo
- Communicantes e Hanc Igitur di Pentecoste
- Ite Missa est
- Prologo di San Giovanni
Bibliografia per la celebrazione della Vigilia di Pentecoste:
- Nelle chiese dotate di Clero numeroso, a norma del Missale Romanum: L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris, Lecoffre 1935, Tomo II, pag. 363-366.
- Nelle piccole chiese con scarso Clero, per sottrazione dalla Vigilia Pasquale secondo il Memoriale Rituum: Manuel de liturgie... cit., Tomo II, pag. 475-476.
- Celebrata pontificalmente, a norma del Caeremoniale Episcoporum: L. Stercky, Les Fonctions Pontificales selon le Rit Romain, Paris Lecoffre 1932, Tomo II, pag. 256-262.
Letture del Mattutino
AD I NOCTURNUM
Lectio 1
Incipit Epístola cathólica beáti Judæ Apóstoli
Judas 1:1-4
Judas, Jesu Christi servus, frater autem Jacóbi, his qui sunt in Deo Patre diléctis, et Christo Iesu conservátis, et vocátis. Misericórdia vobis, et pax, et cáritas adimpleátur. Caríssimi, omnem sollicitúdinem fáciens scribéndi vobis de commúni vestra salúte, necésse hábui scríbere vobis: déprecans supercertári semel tráditæ sanctis fídei. Subintroiérunt enim quidam hómines (qui olim præscrípti sunt in hoc judícium) ímpii, Dei nostri grátiam transferéntes in luxúriam, et solum Dominatórem, et Dóminum nostrum Iesum Christum negántes.
Lectio 2, Judas 1:5-8
Commonére autem vos volo, sciéntes semel ómnia, quóniam Jesus pópulum de terra Ægýpti salvans, secúndo eos, qui non credidérunt, pérdidit: ángelos vero, qui non servavérunt suum principátum, sed dereliquérunt suum domicílium, in judícium magni diéi, vínculis ætérnis sub calígine reservávit. Sicut Sódoma, et Gomórrha, et finítimæ civitátes símili modo exfornicátæ, et abeúntes post carnem álteram, factæ sunt exémplum, ignis ætérni pœnam sustinéntes. Simíliter et hi carnem quidem máculant, dominatiónem autem spernunt, maiestátem autem blasphémant.
Lectio 3, Judas 1:9-13
Cum Míchael Archángelus cum diábolo dísputans altercarétur de Móysi córpore, non est ausus judícium inférre blasphémiæ: sed dixit: Imperet tibi Dóminus. Hi autem quæcúmque quidem ignórant, blasphémant: quæcúmque autem naturáliter, tamquam muta animália, norunt, in his corrumpúntur. Væ illis, quia in via Cain abiérunt, et erróre Bálaam mercéde effúsi sunt, et in contradictióne Core periérunt! Hi sunt in épulis suis máculæ, convivántes sine timóre, semetípsos pascéntes, nubes sine aqua, quæ a ventis circumferéntur, árbores autumnáles, infructuósæ, bis mórtuæ, eradicátæ, fluctus feri maris, despumántes suas confusiónes, sídera errántia: quibus procélla tenebrárum serváta est in ætérnum.
AD II NOCTURNUM
Lectio 4
Ex Tractátu sancti Augustíni Epíscopi de Symbolo ad Catechúmenos
Lib. 4. cap. 1. tom. 9.
Dum per sacratíssimum crucis signum vos suscépit in útero sancta mater Ecclésia, quæ sicut et fratres vestros cum summa lætítia spiritáliter páriet, nova proles futúra tantæ matris, quoúsque per lavácrum sanctum regenerátos veræ luci restítuat, cóngruis aliméntis eos, quos portat, pascat in útero, et ad diem partus sui lætos læta perdúcat: quóniam non tenétur hæc senténtia Hevæ, quæ in tristítia et gémitu parit fílios; nec ipsos gaudéntes, sed pótius flentes. Hæc enim solvit, quod illa ligáverat: ut prolem, quam per inobediéntiam sui, morti donávit, hæc per obediéntiam restítuat vitæ. Omnia sacraménta, quæ acta sunt et agúntur in vobis per ministérium servórum Dei, exorcísmis, oratiónibus, cánticis spirituálibus, insufflatiónibus, cilício, inclinatióne cervícum, humilitáte pedum, pavor ipse omni securitáte appeténdus: hæc ómnia, ut dixi, escæ sunt, quæ vos refíciunt in útero, ut renátos ex baptísmo hílares vos mater exhíbeat Christo.
Lectio 5
Accepístis et sýmbolum, protectiónem parturiéntis contra venéna serpéntis. In Apocalýpsi Joánnis Apóstoli scriptum est hoc, quod staret draco in conspéctu mulíeris, quæ paritúra erat, ut cum peperísset, natum ejus coméderet. Dracónem diábolum esse, nullus vestrum ignórat: mulíerem illam Vírginem Maríam significásse, quæ caput nostrum íntegra íntegrum péperit; quæ étiam ipsa figúram in se sanctæ Ecclésiæ demonstrávit: ut quómodo Fílium páriens, Virgo permánsit, ita et hæc omni témpore membra ejus páriat, et virginitátem non amíttat. Ipsas senténtias sacratíssimi sýmboli adjuvánte Dómino exponéndas suscépimus, ut, quid síngulæ contíneant, vestris sénsibus intimémus. Paráta sunt corda vestra, quia exclúsus est inimícus de córdibus vestris.
Lectio 6
Huic vos renuntiáre proféssi estis: in qua professióne, non homínibus, sed Deo et Angelis ejus conscribéntibus dixístis, Renúntio. Renuntiáte non solum vócibus, sed étiam móribus: non tantum sono linguæ, sed et actu vitæ: nec tantum lábiis sonántibus, sed opéribus pronuntiántibus. Scitóte vos cum cállido, antíquo, et veternóso inimíco suscepísse certámen: non in vobis post renuntiatiónem invéniat ópera sua, non jure vos áttrahat in servitútem suam. Deprehénderis enim, et detégeris Christiáne, quando áliud agis, et áliud profitéris: fidélis in nómine, áliud demónstrans in ópere, non tenens promissiónis tuæ fidem: modo ingrédiens ecclésiam oratiónes fúndere, post módicum in spectáculis cum histriónibus impudíce clamáre. Quid tibi cum pompis diáboli, quibus renuntiásti?
AD III NOCTURNUM
Lectio 7
Léctio sancti Evangélii secúndum Joánnem
Joann 14:15-21
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Si dilígitis me, mandáta mea serváte. Et ego rogábo Patrem, et álium Paráclitum dabit vobis. Et réliqua.
Homilía sancti Augustíni Epíscopi
Tractatus 74 in Joannem, sub finem, et 75
Quod ait, Rogábo Patrem, et álium Paráclitum dabit vobis: osténdit et seípsum esse Paráclitum. Paráclitus enim Latíne dícitur advocátus: et dictum est de Christo: Advocátum habémus ad Patrem, Jesum Christum justum. Sic autem mundum dixit non posse accípere Spíritum Sanctum, sicut étiam dictum est: Prudéntia carnis inimíca est Deo: legi enim Dei non est subjécta, nec enim potest: velut si dicámus: Injustítia justítia esse non potest. Mundum quippe ait hoc loco, mundi signíficans dilectóres: quæ diléctio non est a Patre. Et ídeo dilectióni hujus mundi, de qua satágimus ut minuátur et consumátur in nobis, contrária est diléctio Dei, quæ diffúnditur in córdibus nostris per Spíritum Sanctum, qui datus est nobis.
Lectio 8
Mundus ergo eum accípere non potest, quia non videt eum, neque scit eum. Non enim habet invisíbiles óculos mundána diléctio, per quos vidéri Spíritus Sanctus potest, qui vidéri nisi invisibíliter non potest. Vos autem, inquit, cognoscétis eum: quia apud vos manébit, et in vobis erit. Erit in eis, ut máneat; non manébit, ut sit: prius est enim esse alícubi, quam manére. Sed ne putárent quod dictum est, Apud vos manébit; ita dictum, quemádmodum apud hóminem hospes visibíliter manére consuévit, expósuit quid díxerit: Apud vos manébit, cum adjúnxit et dixit, In vobis erit.
Lectio 9
Ergo invisibíliter vidétur. Nec, si non sit in nobis, potest esse in nobis ejus sciéntia: sic enim a nobis vidétur in nobis et nostra consciéntia. Nam fáciem vidémus altérius, nostram vidére non póssumus: consciéntiam vero nostram vidémus, altérius non vidémus. Sed consciéntia nunquam est nisi in nobis: Spíritus autem Sanctus potest esse étiam sine nobis. Datur quippe ut sit et in nobis: sed vidéri et sciri, quemádmodum vidéndus et sciéndus est, non potest a nobis, si non sit in nobis. Post promissiónem Spíritus Sancti, ne quisquam putáret, quod ita eum Dóminus datúrus fúerit velut pro seípso, ut non et ipse cum eis esset futúrus, adjécit atque ait: Non relínquam vos órphanos, véniam ad vos. Quamvis ergo nos Fílius Dei suo Patri adoptáverit fílios, et eúndem Patrem nos volúerit habére per grátiam, qui ejus Pater est per natúram: tamen étiam ipse circa nos patérnum afféctum quodámmodo demónstrat, cum dicit: Non relínquam vos órphanos.
Traduzione italiana delle Letture del Mattutino
I NOTTURNO
Lettura 1
Incomincia la Lettera cattolica dell'Apostolo san Giuda
Giuda 1:1-4
Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, a quelli che sono amati da Dio Padre, conservati e chiamati in Gesù Cristo. La misericordia, la pace e la carità abbondi in voi. Carissimi, mentre ponevo ogni sollecitudine per scrivervi sulla comune vostra salute, sono stato costretto a scrivervi per esortarvi a combattere per la fede che fu già insegnata ai cristiani. Perché si sono intrusi certi uomini empi, per i quali già da tempo è stata scritta questa condanna, i quali convertono in lascivia la grazia del nostro Dio, e rinnegano il solo Dominatore e Signor nostro Gesù Cristo.
Lettura 2, Giuda 1:5-8
Ora io voglio ricordarvi, sebbene già sappiate tutte queste cose, che Gesù, dopo d'aver liberato il popolo dalla terra d'Egitto, sterminò poi quelli che non credettero: e gli angeli che non conservarono la loro dignità ma abbandonarono il loro domicilio, li ha riservati sepolti nella caligine in eterne catene, per il giudizio del gran giorno. Come Sodoma e Gomorra e le città confinanti che si macchiarono delle stesse impurità ed andarono dietro ad eccessi disonoranti, sono rimaste ad esempio, essendo state condannate alla pena del fuoco eterno; così anche questi contaminano la (loro) carne, disprezzano l'autorità, bestemmiano la maestà.
Lettura 3, Giuda 1:9-13
Quando Michele Arcangelo disputando col diavolo gli contestava il corpo di Mosè, non ardì di condannarlo con parole di maledizione, ma disse: Ti reprima il Signore! Questi invece bestemmiano tutto quello che non capiscono: e di tutto quanto che, come gli animali muti, naturalmente conoscono, abusano per pervertirsi. Guai a loro, perché battono la strada di Caino, e per sete di guadagno si sono precipitati nell'errore di Balaam, e sono periti nella ribellione di Core! Costoro sono tante macchie nelle loro agapi, stando insieme a mensa senza rispetto, pascendo se stessi, nuvole senz'acqua, trasportate qua e là dai venti, alberi d'autunno, infruttiferi, due volte morti, sradicati, onde furiose del mare, che spumano le proprie turpitudini, stelle erranti: cui è riserbata una tenebrosa caligine in eterno.
II NOTTURNO
Lettura 4
Dal Trattato di sant'Agostino Vescovo sul Simbolo ai Catecumeni
Libro 4, capo 1 tomo 9
Allorché per mezzo del segno sacratissimo della croce la santa madre Chiesa vi ha ricevuti nel suo seno per generarvi spiritualmente, colla gioia più grande, come i vostri fratelli, voi siete divenuti la futura generazione di tanta madre, e finché non vi rigeneri nel bagno salutare del battesimo e vi restituisca alla luce vera, ella nutrisca con alimenti convenienti quelli che porta nel seno e, lieta, li conduca lieti al giorno in che li dia spiritualmente alla luce: poiché ella non è sottoposta alla condanna di Eva, che, nella tristezza e nei gemiti, dà alla luce dei figli, che sono punto nella gioia, ma piuttosto nel pianto. Ella infatti scioglie ciò che la prima donna aveva legato: affinché colla sua obbedienza renda alla vita coloro che la disobbedienza della prima donna ha donato alla morte. Tutte le cerimonie misteriose, che sono state fatte e si fanno ancora su voi mediante il ministero dei servi di Dio - esorcismi, preghiere, cantici spirituali, insufflazioni, cilizio, inchini di testa, prostrazioni, questo timore stesso che bisogna desiderare con ogni sicurezza - tutte queste cose sono, come dissi, gli alimenti onde questa madre vi nutrisce nel suo seno, affinché, rigenerati nel battesimo, vi presenti lieti a Cristo.
Lettura 5
Avete ricevuto anche il simbolo, come protezione di colei che vi deve generare, contro il veleno del serpente. Nell'Apocalisse dell'Apostolo Giovanni si stava davanti alla donna ch'era per divenir madre, affin di divorarne la prole appena fosse nata. Nessuno di voi ignora questo dragone essere il diavolo: e questa donna rappresentare la Vergine Maria, che, vergine, diede alla luce il nostro capo vergine; e che, di più, nella sua persona, era figura della santa Chiesa: perché come generando suo figlio ella restò vergine, così la Chiesa genera in ogni tempo i membri di lui senza perdere la sua verginità. Coll'aiuto del Signore abbiamo intrapreso ad esporvi gli articoli stessi dell'augustissimo simbolo, per imprimere nei vostri cuori quello che ciascuno d'essi contiene. I vostri cuori sono preparati, perché il nemico è stato scacciato dai vostri cuori.
Lettura 6
A questo nemico voi avete professato di rinunziare: e in questa professione non agli uomini, ma a Dio e a' suoi Angeli che la registrano voi avete detto: Rinunzio. Rinunziate non solo colle parole, ma ancora coi costumi: non solo col suono della lingua, ma ancora colla condotta della vita: non solo col rumor delle labbra, ma ancora colla testimonianza delle opere. Sappiate che avete ingaggiato una lotta con un nemico astuto, antico e che pare talvolta assopito: ch'esso, dopo la vostra rinunzia, non trovi più in voi le sue opere, non abbia più diritto di ridurvi in sua servitù. Tu, infatti, o Cristiano, sei sorpreso e scoperto quando fai una cosa e ne professi un'altra: fedele di nome, ti smentisci colle tue opere, non mantenendo fede alla tua promessa: ora entrando in chiesa a farvi orazione, e un momento dopo negli spettacoli a mescolare impudentemente la tua voce con quella degli istrioni. Che hai tu di comune colle pompe del diavolo, alle quali hai rinunziato?
III NOTTURNO
Lettura 7
Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni
Giov 14:15-21
In quell'occasione: Gesù disse ai suoi discepoli: Se mi amate, osservate i miei comandamenti. E io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito. Eccetera.
Omelia di sant'Agostino Vescovo
Trattato 74 su Giovanni, verso la fine, e 75
Dicendo: «Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito» Joann. 14, 16, mostra ch'egli pure è Paraclito. Paraclito si traduce in Latino per avvocato: e di Cristo è detto: «Abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto» Joann. 2, 1. Egli poi dichiarò che il mondo non può ricevere lo Spirito Santo, nello stesso senso che fu detto: «La prudenza della carne è nemica di Dio: perché non è soggetta alla legge divina, né può esserlo» Rom. 8, 7: come se dicessimo: L'ingiustizia non può essere la giustizia. Con questa parola «mondo» egli designa qui quelli che amano il mondo: amore che non viene certo dal Padre. E perciò all'amore di questo mondo, che noi ci sforziamo tanto di diminuire e distruggere in noi, è contrario «l'amore di Dio, che viene diffuso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato » Rom. 5, 5.
Lettura 8
Il mondo quindi non può ricevere questo spirito, perché non lo vede, né lo conosce» Joann. 14, 17. L'amore mondano infatti non ha questi occhi invisibili onde si può vedere lo Spirito Santo, il quale non può esser visto che in modo invisibile. «Ma voi, disse, lo conoscerete: perché dimorerà con voi e sarà in voi» (Ibi). Sarà in essi per dimorarvi, non dimorerà per esservi: giacché prima è essere in un luogo che dimorarvi. Ma affinché i discepoli non intendessero queste parole: «Dimorerà in voi» di un soggiorno visibile, come ordinariamente fa un ospite presso colui che gli dà ospitalità, egli spiegò queste parole: «Dimorerà con voi» aggiungendo: «E sarà in voi».
Lettura 9
Si vede dunque lo Spirito S. in maniera invisibile. E s'egli non è in noi, non possiamo averne conoscenza: è così che noi vediamo in noi stessi la nostra coscienza. Noi vediamo bene la faccia d'un altro, e non possiamo vedere la nostra: vediamo invece la nostra coscienza, e non vediamo l'altrui. Ma la coscienza non può mai esistere che in noi: mentre lo Spirito Santo può essere anche senza di noi. Esso ci viene dato perché sia pure in noi: ma, s'egli non è in noi, ci è impossibile di vederlo e conoscerlo, come dev'essere veduto e conosciuto. Dopo aver promesso lo Spirito Santo, il Signore non volendo che si potesse credere ch'egli lo dava per sostituire se stesso, e che egli cesserebbe così d'essere co' suoi discepoli, aggiunse: «Non vi lascerò orfani, tornerò a voi» Joann. 14, 18. Non contento dunque il Figlio di Dio di averci fatti figli adottivi di suo Padre e d'aver voluto che noi abbiamo per Padre, per un effetto della grazia, quello ch'è suo Padre per natura, mostra ancora egli stesso verso di noi una tenerezza in certo modo paterna quando dice: «Non vi lascerò orfani» (Ibi).
Ad Primam: il Martirologio del 5 Giugno 2022
Nonis Junii, luna quinta.
Parti proprie della Messa