08 giugno 2022

Sabato 11 Giugno 2022 nella liturgia



Sabato delle Quattro Tempora di PentecosteSemidoppio, colore liturgico rosso. Commemorazione di San Barnaba Apostolo. Giorno di digiuno e astinenza.

Con Nona terminano l'Ottava di Pentecoste, il Tempo Pasquale e la Pars Verna del Breviario. Coi Vespri incominciano il Tempo dopo Pentecoste e la Pars AEstiva del Breviario.

Primi Vespri della Festa della SS. Trinità, Doppio di I Classe, colore liturgico bianco. Commemorazione della I Domenica dopo Pentecoste.

Nota: quest'anno non si fa nulla di San Giovanni di San Facondo e dei Santi Basilide, Cirino, Nabore e Nazario.


Qui per le peculiarità del Tempo Pasquale:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/04/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-pasquale.html


Qui per le peculiarità del Tempo dopo Pentecoste:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/05/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-dopo.html


Al Breviario

All'Ufficio delle Quattro Tempora di Pentecoste:

Tutto dal Proprio del Tempo come alla Festa di Pentecoste con i Salmi riportati a Mattutino e quelli domenicali da Lodi a Nona (a Prima come alle Feste). Letture del Mattutino coi Responsori, Antifona al Benedictus e Orazione proprie. Commemorazione dal Proprio dei Santi all'11 Giugno.

Le Antifone non si raddoppiano.

All'Ufficio della SS. Trinità:

Tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi indicati. Compieta della Domenica.

Le Antifone si raddoppiano, il Suffragio e le Preci si omettono.


Nota: chi, come me, prima di conservare il Breviario ha l'abitudine di lasciare i segnalibri pronti all'uso per quando sarà ripreso l'anno successivo, può preparare la parte primaverile nel modo seguente: il Salterio ai Vespri del Sabato, il Proprio del Tempo ai Primi Vespri della I Domenica di Quaresima, il Proprio dei Santi ai Primi Vespri di San Gabriele dell'Addolorata (che si celebra il 27 Febbraio), il Comune dei Santi ai Primi Vespri del Comune di un Confessore non Pontefice.


Sabato delle Quattro Tempora di Pentecoste, Semidoppio, colore liturgico rosso. Commemorazione di San Barnaba Apostolo. Giorno di digiuno e astinenza.

Con Nona terminano l'Ottava di Pentecoste, il Tempo Pasquale e la Pars Verna del Breviario. Coi Vespri incominciano il Tempo dopo Pentecoste e la Pars AEstiva del Breviario.

Primi Vespri della Festa della SS. Trinità, Doppio di I Classe, colore liturgico bianco. Commemorazione della I Domenica dopo Pentecoste.

Nota: quest'anno non si fa nulla di San Giovanni di San Facondo e dei Santi Basilide, Cirino, Nabore e Nazario.


Tutto come sopra, ovviamente con le solite differenze quanto ai Salmi di Lodi e Compieta.


La disposizione dei segnalibri della parte invernale del Breviario in vista della Quaresima 2023 può essere lasciata come sopra, inoltre possono essere predisposti dei segnalibri all'Ufficio dei Defunti e ai Salmi Graduali, dato che entrambi ricorrono Mercoledì 1° Marzo.


Liturgia del giorno nel Rito Ambrosiano a cura di Stefano Terenghi

Solennità di II classe di San Barnaba Apostolo, colore liturgico rosso.

Tutto di San Barnaba con commemorazione dell’ottava di Pentecoste nelle sole Lodi e Sante Messe.

[Quattro tempora]; giorno di digiuno.

Secondi Vespri di San Barnaba (c.l. Rosso) con commemorazione dell’Ottava di Pentecoste e della Santissima Trinità.

Stazione al Tempio Metropolitano.

TERMINA IL PERIODO PASQUALE, come rito e liturgia.


Al Messale

Messa del Sabato delle Quattro Tempora di Pentecoste:

  • Dopo il Kyrie si dicono cinque Orazioni, Profezie e Alleluia; al quarto Alleluia ci si inginocchia al Versetto Veni Sancte Spiritus

  • Gloria in excelsis

  • Si dicono due Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione di San Banaba (all'11 Giugno)
  • Dopo l'Epistola si dicono il Tratto e la Sequenza Veni Sancte Spiritus

  • Credo

  • Prefazio dello Spirito Santo
  • Communicantes e Hanc Igitur di Pentecoste
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni


Letture del Mattutino

AD NOCTURNUM

Lectio 1

Léctio sancti Evangélii secúndum Lucam

Luc 4:38-44

In illo témpore: Surgens Jesus de synagóga, introívit in domum Simónis. Socrus autem Simónis tenebátur magnis fébribus. Et réliqua.

Homilía sancti Ambrósii Epíscopi

Liber 4 in cap. 4 Lucæ, circa finem

Vide cleméntiam Dómini Salvatóris: nec indignatióne commótus nec scélere offénsus, nec injúria violátus Judǽam déserit: quin étiam ímmemor injúriæ, memor cleméntiæ, nunc docéndo, nunc liberándo, nunc sanándo, infídæ plebis corda demúlcet. Et bene sanctus Lucas virum ab spíritu nequítiæ liberátum ante præmísit, et subdit féminæ sanitátem. Utrúmque enim sexum Dóminus curatúrus advénerat: sed prior sanári débuit, qui prior creátus est; nec prætermítti illa, quæ mobilitáte magis ánimi, quam pravitáte peccáverat.

Lectio 2

Sábbato medicínæ Domínicæ ópera cœpta signíficat, ut inde nova creatúra cœ́perit, ubi vetus creatúra ante desívit: nec sub lege esse Dei Fílium, sed supra legem in ipso princípio designáret: nec solvi legem, sed impléri. Neque enim per legem, sed verbo factus est mundus, sicut légimus: Verbo Dómini cæli firmáti sunt. Non sólvitur ergo lex, sed implétur: ut fiat renovátio hóminis jam labéntis. Unde et Apóstolus ait: Exspoliántes vos véterem hóminem, indúite novum, qui secúndum Deum creátus est.

Lectio 3

Et bene sábbato cœpit, ut ipsum se osténderet Creatórem, qui ópera opéribus intéxeret, et prosequerétur opus, quod ipse jam cœ́perat: ut si domum faber renováre dispónat, non a fundaméntis, sed a culmínibus íncipit sólvere vetustátem. Itaque ibi prius manum ádmovet, ubi ante desíerat: deínde a minóribus íncipit, ut ad majóra pervéniat. Liberáre a dǽmone et hómines, sed in verbo Dei possunt: resurrectiónem mórtuis imperáre, divínæ solíus est potestátis. Fortássis étiam in typo mulíeris illíus socrus Simónis et Andréæ, váriis críminum fébribus caro nostra languébat, et diversárum cupiditátum immódicis æstuábat illécebris. Nec minórem febrem amóris esse díxerim, quam calóris. Itaque illa ánimum, hæc corpus inflámmat. Febris enim nostra, avarítia est: febris nostra, libído est: febris nostra, luxúria est: febris nostra, ambítio est: febris nostra, iracúndia est.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

NOTTURNO UNICO

Lettura 1

Lettura del santo Vangelo secondo Luca

Luc 4:38-44

In quell'occasione: Gesù uscito dalla sinagoga, entrò in casa di Simone. Or la suocera di Simone era stata presa da gran febbre. Eccetera.

Omelia di sant'Ambrogio Vescovo

Libro 4 al capo 4 di Luca, verso la fine

Guarda la clemenza del Signore Salvatore: né mosso a sdegno, né offeso dalla grave ingratitudine, né ferito dalla loro ingiustizia, abbandona la Giudea: anzi dimentico dell'ingiuria, memore solo della clemenza, cerca di guadagnare dolcemente i cuori di questo popolo infedele, ora istruendo, ora liberandone (gl'indemoniati), ora guarendone (i malati). E con ragione san Luca parla prima d'un uomo liberato dallo spirito malvagio, e poi racconta la guarigione d'una donna. Perché il Signore era venuto per guarire l'uno e l'altro sesso: ma prima doveva guarire quello che fu creato prima; e non bisognava omettere (di guarire) quella che aveva peccato più per leggerezza d'animo che per malvagità.

Lettura 2

L'aver il Signore cominciato a operare le due guarigioni di sabato significa ch'egli voleva cominciare la creazione del nuovo uomo lo stesso giorno che terminò l'antica creazione: e mostra fin da principio che il Figlio di Dio non è soggetto alla legge, ma è al disopra della legge: e ch'egli non aboliva la legge, ma la compiva. Infatti il mondo non è stato fatto per mezzo della legge, ma del verbo, siccome leggiamo: «Dal Verbo del Signore sono stati fatti i cieli» Ps. 32, 6. La legge dunque non viene abolita, ma si completa: così che si rinnovi l'umanità decaduta. Onde anche l'Apostolo dice: «Spogliandovi dell'uomo vecchio, rivestitevi del nuovo che è stato creato secondo Dio» Coloss. 3, 9.

Lettura 3

E bene a proposito cominciò (le sue guarigioni) di sabato, per mostrare ch'egli è il Creatore che ordina e concatena le opere sue, e continua qui l'opera ch'egli stesso aveva già incominciata: come un architetto, che, disponendosi a rinnovare una casa, comincia a demolire il vecchio non dalle fondamenta, ma dall'alto. Così egli mette mano prima là (cioè il giorno) dove aveva lasciato: quindi comincia dalle cose minori per giungere alle maggiori. Liberare dal demonio lo possono anche gli uomini, ma in nome di Dio: comandare ai morti di risorgere appartiene solo alla potenza divina. Forse anche questa donna, suocera di Simone e di Andrea, era la figura della nostra carne, che languisce per le varie febbri delle sue colpe, consumata dai desideri smodati delle sue diverse passioni. Direi anzi che un affetto (disordinato) non è minore febbre di quella che fa sentire il calore (nel corpo). L'una brucia l'anima, l'altra il corpo. Infatti nostra febbre è l'avarizia: nostra febbre è la cupidigia: nostra febbre è la lussuria: nostra febbre è l'ambizione: nostra febbre è l'iracondia.


Ad Primam: il Martirologio del 12 Giugno 2022

Pridie Idus Junii, luna duodecima.



Nel giorno precedente alle Idi di Giugno, luna dodicesima.




Parti proprie della Messa

INTROITUS

Cáritas Dei diffúsa est in córdibus nostris, allelúja: per inhabitántem Spíritum ejus in nobis, allelúja, allelúja. --- Benedic, anima mea, Dómino: et ómnia, quæ intra me sunt, nómini sancto ejus. --- Gloria Patri --- Cáritas Dei diffúsa est in córdibus nostris, allelúja: per inhabitántem Spíritum ejus in nobis, allelúja, allelúja.

ORATIO

Orémus. Méntibus nostris, quǽsumus, Dómine, Spíritum Sanctum benígnus infúnde: cujus et sapiéntia cónditi sumus, et providéntia gubernámur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PROPHETIA I

Léctio Joélis Prophétæ.

Joel 2:28-32

Hæc dicit Dóminus Deus: Effúndam Spíritum meum super omnem carnem: et prophetábunt fílii vestri et fíliæ vestræ: senes vestri sómnia somniábunt, et júvenes vestri visiónes vidébunt. Sed et super servos meos et ancíllas in diébus illis effúndam Spíritum meum. Et dabo prodígia in cœlo et in terra, sánguinem et ignem et vapórem fumi. Sol convertétur in ténebras et luna in sánguinem: ántequam véniat dies Dómini magnus ei horríbilis. Et erit: omnis, qui invocáverit nomen Dómini, salvus erit.

ALLELUIA

Alleluia. Spíritus est, qui vivíficat: caro autem non prodest quidquam.

ORATIO

Orémus. Illo nos igne, quǽsumus, Dómine, Spíritus Sanctus inflámmet: quem Dóminus noster Jesus Christus misit in terram, et vóluit veheménter accéndi: Qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PROPHETIA II

Léctio libri Levítici.

Lev 23:9-11; 23:15-17; 23:21

In diébus illis: Locútus est Dóminus ad Móysen, dicens: Lóquere fíliis Israël, et dices ad eos: Cum ingréssi fuéritis terram, quam ego dabo vobis, et messuéritis ségetem, ferétis manípulos spicárum, primítias messis vestræ ad sacerdótem: qui elevábit fascículum coram Dómino, ut acceptábile sit pro vobis, áltero die sábbati, et sanctificábit illum. Numerábitis ergo ab áltero die sábbati, in quo obtulístis manípulum primitiárum, septem hebdómadas plenas, usque ad álteram diem expletiónis hebdómadæ séptimæ, id est, quinquagínta dies: et sic offerétis sacrifícium novum Dómino ex ómnibus habitáculis vestris, panes primitiárum duos de duábus décimis símilæ fermentátæ, quos coquétis in primítias Dómini. Et vocábitis hunc diem celebérrimum atque sanctíssimum: omne opus servíle non faciétis in eo. Legítimum sempitérnum erit in cunctis habitáculis et generatiónibus vestris: dicit Dóminus omnípotens.

ALLELUIA

Alleluia. Spíritus ejus ornávit cœlos.

ORATIO

Orémus. Deus, qui, ad animárum medélam, jejúnii devotióne castigári córpora præcepísti: concéde nobis propítius; et mente et córpore tibi semper esse devótos. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PROPHETIA III

Léctio libri Deuteronómii.

Deut 26:1-11

In diébus illis: Dixit Moyses fíliis Israël: Audi, Israël, quæ ego præcípio tibi hódie. Cum intráveris terram, quam Dóminus, Deus tuus, tibi datúrus est possidéndam, et obtinúeris eam atque habitáveris in ea: tolles de cunctis frúgibus tuis primítias, et pones in cartállo, pergésque ad locum, quem Dóminus, Deus tuus, elégerit, ut ibi invocétur nomen ejus: accedésque ad sacerdótem, qui fúerit in diébus illis, et dices ad eum: Profíteor hódie coram Dómino, Deo tuo, qui exaudívit nos, et respexit humilitátem nostram et labórem atque angústiam: et edúxit nos de Ægýpto in manu forti et bráchio exténto, in ingénti pavóre, in signis atque porténtis: et introdúxit ad locum istum, et trádidit nobis terram lacte et melle manántem. Et idcírco nunc óffero primítias frugum terræ, quam Dóminus dedit mihi. Et dimíttes eas in conspéctu Dómini, Dei tui, et adoráto Dómino, Deo tuo. Et epuláberis in ómnibus bonis, quæ Dóminus, Deus tuus, déderit tibi.

ALLELUIA

Alleluia. Cum compleréntur dies Pentecóstes, erant omnes páriter sedéntes.

ORATIO

Orémus. Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, salutáribus jejúniis erudíti, ab ómnibus etiam vítiis abstinéntes, propitiatiónem tuam facílius impetrémus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PROPHETIA IV

Léctio libri Levítici.

Lev 26:3-12

In diébus illis: Dixit Dóminus ad Móysen: Lóquere fíliis Israël, et dices ad eos: Si in præcéptis meis ambulavéritis, et mandáta mea custodiéritis et fecéritis ea, dabo vobis plúvias tempóribus suis, et terra gignet germen suum, et pomis árbores replebúntur. Apprehéndet méssium tritúra vindémiam, et vindémia occupábit seméntem: et comedétis panem vestrum in saturitáte, et absque pavóre habitábitis in terra vestra. Dabo pacem in fínibus vestris: dormiétis, et non erit, qui extérreat. Auferam malas béstias, et gládius non transíbit términos vestros. Persequémini inimícos vestros, et córruent coram vobis. Persequéntur quinque de vestris centum aliénos et centum de vobis decem mília: cadent inimíci vestri gládio in conspéctu vestro. Respíciam vos et créscere fáciam: multiplicabímini, et firmábo pactum meum vobíscum. Comedétis vetustíssima véterum, et vétera novis superveniéntibus projiciétis. Ponam tabernáculum meum in médio vestri, et non abjíciet vos ánima mea. Ambulábo inter vos, et ero Deus vester, vosque éritis pópulus meus: dicit Dóminus omnípotens.

ALLELUIA

Alleluia. Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium: et tui amóris in eis ignem accénde.

ORATIO

Orémus. Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: sic nos ab épulis carnálibus abstinére; ut a vítiis irruéntibus páriter jejunémus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PROPHETIA V

Léctio Daniélis Prophétæ.

Dan 3:47-51

In diébus illis: Angelus Dómini descéndit cum Azaría et sóciis ejus in fornácem: et excússit flammam ignis de fornáce, et fecit médium fornácis quasi ventum roris flantem. Flamma autem effundebátur super fornácem cúbitis quadragínta novem: et erúpit, et incéndit, quos répperit juxta fornácem de Chaldǽis, minístros regis, qui eam incendébant. Et non tétigit eos omníno ignis, neque contristávit, nec quidquam moléstiæ íntulit. Tunc hi tres quasi ex uno ore laudábant, et glorificábant, et benedicébant Deum in fornáce, dicéntes:

ALLELUJA

Alleluia. Benedíctus es, Dómine, Deus patrum nostrórum, et laudábilis in sǽcula.

COLLECTAE

Orémus. Deus, qui tribus púeris mitigásti flammas ígnium: concéde propítius; ut nos fámulos tuos non exúrat flamma vitiórum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Deus, qui nos beáti Bárnabæ Apóstoli tui méritis et intercessióne lætíficas: concéde propítius; ut, qui tua per eum benefícia póscimus, dono tuæ grátiæ consequámur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Romános.

Rom 5:1-5

Fratres: Justificáti ex fide, pacem habeámus ad Deum per Dóminum nostrum Jesum Christum: per quem et habémus accéssum per fidem in grátiam istam, in qua stamus, et gloriámur in spe glóriæ filiórum Dei. Non solum autem, sed et gloriámur in tribulatiónibus: scientes, quod tribulátio patiéntiam operátur, patiéntia autem probatiónem, probátio vero spem, spes autem non confúndit: quia cáritas Dei diffúsa est in córdibus nostris per Spíritum Sanctum, qui datus est nobis.

TRACTUS

Laudáte Dóminum, omnes gentes: et collaudáte eum, omnes pópuli. Quóniam confirmáta est super nos misericórdia ejus: et véritas Dómini manet in ætérnum.

SEQUENTIA

Veni, Sancte Spíritus,

et emítte cǽlitus

lucis tuæ rádium.

Veni, pater páuperum;

veni, dator múnerum;

veni, lumen córdium.

Consolátor óptime,

dulcis hospes ánimæ,

dulce refrigérium.

In labóre réquies,

in æstu tempéries,

in fletu solácium.

O lux beatíssima,

reple cordis íntima

tuórum fidélium.

Sine tuo númine

nihil est in hómine,

nihil est innóxium.

Lava quod est sórdidum,

riga quod est áridum,

sana quod est sáucium.

Flecte quod est rígidum,

fove quod est frígidum,

rege quod est dévium.

Da tuis fidélibus,

in te confidéntibus,

sacrum septenárium.

Da virtútis méritum,

da salútis éxitum,

da perénne gáudium.

Amen. Allelúja.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

Luc 4:38-44

In illo témpore: Surgens Jesus de synagóga, introívit in domum Simónis. Socrus autem Simónis tenebátur magnis fébribus: et rogavérunt illum pro ea. Et stans super illam, imperávit febri: et dimísit illam. Et contínuo surgens, ministrábat illis. Cum autem sol occidísset, omnes qui habébant infírmos váriis languóribus, ducébant illos ad eum. At ille síngulis manus impónens, curábat eos. Exíbant autem dæmónia a multis clamántia et dicéntia: Quia tu es Fílius Dei: et íncrepans non sinébat ea loqui, quia sciébant ipsum esse Christum. Facta autem die egréssus ibat in desértum locum, et turbæ requirébant eum, et venérunt usque ad ipsum: et detinébant illum, ne discéderet ab eis. Quibus ille ait: Quia et áliis civitátibus opórtet me evangelizáre regnum Dei: quia ídeo missus sum. Et erat prǽdicans in synagógis Galilǽæ.

OFFERTORIUM

Orémus. Dómine, Deus salútis meæ, in die clamávi et nocte coram te: intret orátio mea in conspéctu tuo, Dómine, allelúja.

SECRETAE

Ut accépta tibi sint, Dómine, nostra jejúnia: præsta nobis, quǽsumus; hujus múnere sacraménti purificátum tibi pectus offérre. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Múnera, Dómine, obláta sanctífica, et, intercedénte beáto Bárnaba Apostolo tuo, nos per hæc a peccatórum nostrórum máculis emúnda. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PRAEFATIO DE SPIRITU SANCTO

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Qui, ascéndens super omnes cælos sedénsque ad déxteram tuam, promíssum Spíritum Sanctum in fílios adoptiónis effúdit. Quaprópter profúsis gáudiis totus in orbe terrárum mundus exsúltat. Sed et supérnæ Virtútes atque angélicæ Potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes: (Sanctus).

COMMUNICANTES A VIGILIA PENTECOSTES USQUE AD SEQUENS SABBATUM

Communicántes, et diem sacratíssimum Pentecóstes celebrántes, quo Spíritus Sanctus Apóstolis innúmeris linguis appáruit: sed et memóriam venerántes, in primis gloriósæ semper Vírginis Maríæ, Genetrícis Dei et Dómini nostri Jesu Christi: sed et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli, Andréæ, Jacóbi, Joánnis, Thomæ, Jacóbi, Philíppi, Bartholomǽi, Matthǽi, Simónis et Thaddǽi: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii, Chrysógoni, Joánnis et Pauli, Cosmæ et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum; quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuæ muniámur auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.

HANC IGITUR A VIGILIA PENTECOSTES USQUE AD SEQUENS SABBATUM

Hanc ígitur oblatiónem servitútis nostræ, sed et cunctæ famíliæ tuæ, quam tibi offérimus pro his quoque, quos regeneráre dignatus es ex aqua et Spíritu Sancto, tríbuens eis remissiónem omnium peccatórum, quǽsumus, Dómine, ut placátus accípias: diésque nostros in tua pace dispónas, atque ab ætérna damnatióne nos éripi, et in electórum tuórum júbeas grege numerári. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

COMMUNIO

Spíritus, ubi vult, spirat: et vocem ejus audis, allelúja, allelúja: sed nescis, unde véniat aut quo vadat, allelúja, allelúja, allelúja.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Prǽbeant nobis, Dómine, divínum tua sancta fervórem: quo eórum páriter et actu delectémur et fructu. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Súpplices te rogámus, omnípotens Deus: ut, quos tuis réficis sacraméntis, intercedénte beáto Bárnaba Apóstolo tuo, tibi étiam plácitis móribus dignánter tríbuas deservíre. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

INTROITO

La carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori, alleluia, per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato, alleluia, alleluia. --- Anima mia, benedici il Signore, e tutto il mio interno benedica il nome santo suo. --- Gloria. --- La carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori, alleluia, per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato, alleluia, alleluia.

ORAZIONE

Preghiamo. Signore, te ne preghiamo, infondi benigno alle menti nostre lo Spirito Santo: la cui Sapienza ci ha creati, e la cui provvidenza ci governa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRIMA PROFEZIA

Lettura del Profeta Gioele.

Joel 2:28-32

Queste cose dice il Signore Iddio: «Spanderò il mio Spirito sopra tutti gli uomini: i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri vecchi avran dei sogni, i vostri giovani delle visioni. Ed anche sopra i miei servi e serve effonderò in quei giorni il mio spirito, e farò apparire dei prodigi nel cielo e sulla terra: sangue, fuoco e colonne di fumo. Il sole si cangerà in tenebre, la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile. Ed allora chi invocherà il Nome del Signore sarà salvo».

ALLELUIA

Alleluia. È lo Spirito quello che vivifica, la carne invece non giova a nulla.

ORAZIONE

Preghiamo. Ti supplichiamo, o Signore: ci infiammi lo Spirito Santo di quel fuoco, che il Signore nostro Gesù Cristo portò sulla terra e volle fortemente acceso: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

SECONDA PROFEZIA

Lettura del libro del Levitico.

Lev 23:9-11; 23:15-17; 23:21

In quei giorni: Disse il Signore a Mosè: «Parla ai figli d' Israele, e di' loro: “Allorché sarete entrati nella terra che vi darò, e avrete mietuto le biade, porterete al sacerdote manipoli di spighe, come primizie delle vostre raccolte: e lui, il giorno dopo il sabato, alzerà quel fascio dinanzi al Signore, perché vi sia benevolo. Or dal giorno dopo il sabato, nel quale avrete offerto il manipolo delle primizie da agitare dinanzi al Signore, conterete sette settimane intere, fino al giorno dopo quello in cui si compie la settima settimana, cioè cinquanta giorni; e allora offrirete un nuovo sacrificio al Signore, due pani di primizia fatti di due decimi di farina lievitata, che voi cuocerete in primizie del Signore in tutte le vostre abitazioni. E chiamerete questo giorno solennissimo e santissimo: non farete in esso nessuna opera servile. Questa sarà legge eterna in tutte le vostre abitazioni, in tutte le vostre età"», dice il Signore onnipotente.

ALLELUIA

Alleluia. Lo Spirito del Signore ornò i cieli.

ORAZIONE

Preghiamo. O Dio, che con la pia pratica del digiuno volesti, a medicina delle anime, mortificare il corpo; concedici benevolo di essere sempre a te devoti di mente e di corpo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

TERZA PROFEZIA

Lettura del libro del Deuteronomio.

Deut 26:1-11

In quei giorni: Disse Mosè ai figli d'Israele: «Ascolta, Israele, ciò che oggi ti comando. Quando sarai entrato nella terra che il Signore Dio tuo ti darà in possesso, e te ne sarai impossessato e vi avrai fissato la tua dimora, prenderai le primizie di tutti i prodotti della tua terra, e le metterai in un canestro, e andrai al luogo che il Signore Dio tuo avrà eletto per stabilirvi il suo nome. E ti presenterai al sacerdote che sarà allora, e gli dirai: “Io oggi rendo omaggio al Signore Dio tuo, che ci esaudì, e riguardò la nostra umiliazione, e l'affanno, e l'angoscia, e ci trasse dall'Egitto con mano forte e con braccio disteso, spandendo terrori, e con prodigi e portenti; e c'introdusse in questo luogo, e ci diede una terra, che stilla latte e miele. Per questo io offro ora le primizie dei frutti della terra, che il Signore mi ha data”. E le lascerai davanti al Signore Dio tuo, e lo adorerai. E quindi godrai allegramente di tutti i beni che il Signore Dio ti avrà dato».

ALLELUIA

Alleluia. Stando per compiersi la Pentecoste, stavano adunati assieme.

ORAZIONE

Preghiamo. Ti supplichiamo, o Signore: fa' che ammaestrati da questi salutari digiuni, stando lontani dai vizi, più facilmente otteniamo la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

QUARTA PROFEZIA

Lettura del libro del Levitico.

Lev 26:3-12

In quei giorni: Disse il Signore a Mosè: «Parla ai figli d'Israele e di' loro: “Se camminerete secondo i miei precetti, se osserverete i miei comandamenti e li metterete in opera, io vi manderò le piogge nei loro tempi, la terra darà il suo prodotto, le piante saran cariche di frutti. La trebbiatura delle messi toccherà la vendemmia e la vendemmia giungerà fino alla seminagione: mangerete a sazietà il vostro pane e abiterete senza timore nella vostra terra. Io farò regnare la pace nei vostri confini, voi riposerete senza disturbo. Farò sparire dal paese le bestie nocive e la spada non passerà per la vostra terra. Inseguirete i vostri nemici, ad essi cadranno di spada innanzi a voi. Cinque di voi ne metteranno in fuga cento, e cento di voi diecimila, e i vostri nemici cadran di spada davanti a voi. Mi volgerò a voi, vi farò crescere e vi moltiplicherete, e manterrò con voi il mio patto. Mangerete delle raccolte stravecchie e anzi getterete via i vecchi raccolti per il sopravvenire dei nuovi. Io porrò la mia sede in mezzo a voi né mai vi avrò a sdegno. Camminerò in mezzo a voi; sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo" dice il Signore onnipotente».

ALLELUIA

Alleluia. Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei fedeli, accendi il fuoco del tuo amore.

ORAZIONE

Preghiamo. Fa', o Signore, te ne preghiamo, che come ci asteniamo dai cibi carnali, così ci asteniamo dagli irruenti vizi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

QUINTA PROFEZIA

Lettura del Profeta Daniele.

Dan 3:47-51

Allora, l'Angelo del Signore discese tra Azaria ed i suoi compagni nella fornace, ed allontanava da essi la fiamma del fuoco. Egli rese il centro della fornace come un luogo ove soffiasse un vento pieno di rugiada. La fiamma si alzava di quarantanove cubiti; divampò e arse i ministri del re, che erano intenti ad attizzare il fuoco. Il fuoco invece non toccò i tre giovani in modo alcuno, non fece loro alcun male, non li molestò affatto. Allora questi tre, come con una sola bocca, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace, dicendo:

ALLELUIA

Alleluia. Benedetto sei Tu, Signore Dio dei nostri padri, e degno di lode per tutti i secoli.

COLLETTE

Preghiamo. O Dio, che hai rese innocue per i tre giovani le fiamme ardenti, benigno concedi che non veniamo bruciati dal fuoco delle nostre passioni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Dio, che ci rallegri con i meriti e l'intercessione del beato Apostolo Barnaba; concedici propizio che chiedendo i tuoi benefici, per mezzo di lui, li possiamo ottenere in grazia della tua bontà. er il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura della Lettera di san Paolo Apostolo ai Romani.

Rom 5:1-5

Fratelli: Giustificati per mezzo della Fede, siamo ora in pace con Dio nel Cristo Gesù nostro Signore. A Lui dobbiamo d'essere arrivati, per la Fede, a questo stato di grazia, nel quale stiam fermi, e nel quale abbiamo la speranza di giungere alla gloria dei figli di Dio. E non solo, ma ci sentiamo gloriosi di patire tribolazioni, sapendo come la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata, e la virtù provata perfeziona la speranza. E questa speranza non è illusoria, perché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato donato.

TRATTO

Popoli tutti, lodate il Signore, esaltatelo, o genti! È forte il suo amore per noi, la verità del Signore è per sempre.

SEQUENZA

Vieni, o Santo Spírito,

E manda dal cielo,

Un raggio della tua luce.

Vieni, o Padre dei poveri,

Vieni, datore di ogni grazia,

Vieni, o luce dei cuori.

O consolatore ottimo,

O dolce ospite dell’ànima

O dolce refrigerio.

Tu, riposo nella fatica,

Refrigerio nell’ardore,

Consolazione nel pianto.

O luce beatissima,

Riempi l’intimo dei cuori,

Dei tuoi fedeli.

Senza la tua potenza,

Nulla è nell’uomo,

Nulla vi è di innocuo.

Lava ciò che è sòrdito,

Irriga ciò che è àrido,

Sana ciò che è ferito.

Piega ciò che è rigido,

Riscalda ciò che è freddo,

Riconduci ciò che devia.

Dà ai tuoi fedeli,

Che in te confidano,

Il sacro settenario.

Dà i meriti della virtú,

Dà la salutare fine,

Dà il gaudio eterno.

Amen. Allelúia.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

Luc 4:38-44

In quel tempo Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò in casa di Simone. Or la suocera di Simone era presa da violenta febbre; e gliela raccomandarono. Egli chinatosi verso di lei, comandò alla febbre e ne fu liberata; e alzatasi sull'istante, si mise a servirli. Sul tramontar del sole, quanti avevan infermi di varie malattie li portavano a lui. Ed egli, imposte a ciascuno le mani, li risanava. Uscivano anche i demoni da molti, gridando e dicendo: «Tu sei il Figlio di Dio». Ma egli li sgridava e non lasciava dire loro di sapere che lui era il Cristo. Fattosi poi giorno, usci per andare in luogo deserto ma le turbe, andate a cercarlo, giunsero fino a lui e lo volevano trattenere, perché non partisse da loro. Ma egli disse: «Bisogna che annunzi anche alle altre città la buona novella del regno di Dio; ché per questo sono stato mandato». E predicava per le sinagoghe di Galilea.

OFFERTORIO

Preghiamo. Signore, Dio di mia salvezza, giorno e notte grido al tuo cospetto. Dinanzi a te giunga la mia prece, o Signore. Alleluia.

SECRETE

O Signore, affinché ti siano accetti i nostri digiuni, fa', te ne preghiamo, che per opera di questo sacramento, possiamo offrirti un cuore puro. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Rendi sacri, o Signore, i doni a te presentati e, per intercessione del tuo beato Apostolo Barnaba, in grazia di essi mondaci dalle macchie dei nostri peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO DELLO SPIRITO SANTO

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: per Cristo nostro Signore. Che, salito sopra tutti cieli e assiso alla tua destra effonde sui figli di adozione lo Spirito Santo promesso. Per la qual cosa, aperto il varco della gioia, tutto il mondo esulta. Cosí come le superne Virtú e le angeliche Potestà cantano l’inno della tua gloria, dicendo senza fine: (Sanctus).

COMMUNICANTES DALLA VIGILIA DI PENTECOSTE AL SABATO SEGUENTE

Uniti in una stessa comunione celebriamo il giorno santissimo della Pentecoste, nel quale lo Spirito Santo apparve agli apostoli in molte lingue di fuoco; e veneriamo anzitutto la memoria della gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e di quella dei tuoi beati Apostoli e Martiri: Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisógono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro Signore. Amen.

HANC IGITUR DALLA VIGILIA DI PENTECOSTE AL SABATO SEGUENTE

Ti preghiamo, dunque, o Signore, di accettare placato questa offerta di noi tuoi servi e di tutta la tua famiglia; che a Te rivolgiamo per coloro che Ti sei degnato di rigenerare con l’acqua e con lo Spirito Santo, concedendo loro la remissione di tutti i peccati; fa che i nostri giorni scorrano nella tua pace e che noi veniamo liberati dall’eterna dannazione e annoverati nel gregge dei tuoi eletti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

COMUNIONE

Il vento soffia dove vuole; ne odi il sibilo, alleluia; ma non sai donde venga né dove vada, alleluia, alleluia.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. I tuoi sacri misteri, o Signore, ci infondano fervore divino, si che ne godiamo e la celebrazione e il frutto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Umilmente ti supplichiamo, o Dio onnipotente; per intercessione del tuo beato Apostolo Barnaba, concedi a coloro che hai nutrito dei tuoi sacramenti di servirti, mercé la tua grazia, con la santità della vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

SABATO DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE

LO SPIRITO SANTO E LA SANTITÀ

Abbiamo ammirato con riconoscenza l’ineffabile dedizione e la costanza tutta divina con la quale lo Spirito Santo compie la sua missione nelle anime; ci resta ancora da aggiungere qualche tratto, per completare l’idea delle meraviglie di potenza e d’amore operate da questo Spirito divino nell’uomo che non chiude il cuore alla sua influenza. Ma prima di proseguire, sentiamo il bisogno di rassicurare coloro che, al racconto dei prodigi di bontà fatti in nostro favore e del mistero della sua presenza continua in mezzo a noi, inclinassero a temere che Colui che è disceso per consolarci dell’assenza del nostro Redentore possa prendere posto nella nostra affezione a detrimento di Quegli che, « sussistendo nella natura di Dio, non stimò di dover ritenere come preda gelosa l’essenza in uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, prendendo la natura di schiavo, divenendo simile agli uomini » (Fil. 2, 6-7).

La ristretta istruzione cristiana per un gran numero di fedeli del nostro tempo, fa sì che il dogma dello Spirito Santo sia conosciuto in modo vago, e che essi ignorino, per così dire, la sua azione speciale nella Chiesa e nelle anime. Questi fedeli conoscono ed onorano con la più lodevole devozione i misteri dell’Incarnazione e della Redenzione del Figlio di Dio nostro Signore; ma si direbbe che aspettano l’eternità per sapere in che cosa devono essere riconoscenti allo Spirito Santo.

Noi dunque diremo loro qui che la missione dello Spirito Santo è tanto lontana dal far dimenticare ciò che noi dobbiamo al nostro Salvatore, che la sua presenza in mezzo a noi ed in noi è il dono supremo della tenerezza di Colui che si è degnato di riscattarci sulla croce. Da chi è prodotto e conservato nei nostri cuori il ricordo dei suoi misteri che noi abbiamo, se non dallo Spirito Santo? Ed il fine di ogni sua sollecitudine nelle anime nostre, quale è, se non di formare in noi Cristo, l’uomo nuovo, affinchè possiamo essere incorporati in lui eternamente in qualità di sue membra? L’amore che noi portiamo a Gesù è dunque inseparabile da quello che dobbiamo allo Spirito Santo, nello stesso modo che il culto fervente di questo Spirito ci unisce strettamente al Figlio di Dio, da cui procede e dal quale ci è stato dato. Noi siamo commossi ed inteneriti al pensiero dei dolori di Gesù, e così deve essere; ma sarebbe indegno di restare insensibili alle resistenze, ai disprezzi, ed ai tradimenti ai quali lo Spirito Santo resta esposto nelle anime, e che vi raccoglie senza soste. Noi siamo figli del Padre Celeste: ma ci sia dato di capire, fin da questo mondo, che ciò lo dobbiamo alla dedizione delle due divine persone che ci hanno servito a spese della loro stessa gloria!

Forma in noi Cristo.

Dopo questa digressione che ci è sembrata utile, seguitiamo a descrivere le operazioni dello Spirito Santo nell’anima dell’uomo. Come abbiamo detto poco fa, lo scopo di ogni suo sforzo è di formare in noi Gesù Cristo, per mezzo dell’imitazione dei suoi sentimenti e dei suoi atti. Chi meglio di questo divino Spirito conosce le disposizioni di Gesù, di cui ha prodotto la beata umanità nel seno di Maria; di Gesù, che è stato riempito ed abitato da Lui con una pienezza al di sopra di qualunque altra, che ha assistito e diretto in tutto, con una grazia proporzionata alla dignità di quella natura umana personalmente unita alla divinità? Il suo desiderio è di riprodurne la copia fedele, per quanto la debolezza e la pochezza della nostra umile personalità già lesa dalla caduta originale, potrà permetterglielo.

Purifica la Natura.

Nondimeno lo Spirito Santo, in quest’opera degna di un Dio, ottiene nobili e gloriosi risultati. L’abbiamo visto mentre disputava al peccato ed a Satana il retaggio che il Figlio di Dio aveva riscatto; consideriamolo, ora, mentre opera con successo nella « Consumazione dei Santi », secondo l’espressione dell’Apostolo (Ef. 4, 12). Egli li prende nello stato di decadimento generale; prima di tutto applicando loro i mezzi ordinari di santificazione, poi spingendoli senza esitazione fino al limite, per loro possibile, del bene e della virtù e sviluppando la sua opera con divino coraggio. Gli sta di fronte la natura: natura decaduta ed infetta da un virus che darebbe la morte; ma natura che conserva ancora qualche somiglianza col Creatore , di cui ha mantenuto diversi tratti nella sua rovina. Lo Spirito deve dunque distruggere la natura macchiata e malsana, e nello stesso tempo risollevare, purificandola, quella che non è stata raggiunta mortalmente dal veleno. Bisogna, in quest’opera così delicata e laboriosa, che egli impieghi il ferro ed il fuoco, come un abile chirurgo, e, cosa mirabile! che si serva del soccorso medesimo dell’ammalato per applicare il rimedio che solo può guarirlo. Nello stesso modo che non salva il peccatore senza di lui, non santifica il giusto senza essere aiutato dalla sua cooperazione. Ma egli ne anima e ne sostiene il coraggio, con le mille cure della sua grazia, e così la cattiva natura, insensibilmente, perderà sempre terreno in quest’anima; ciò che era rimasto intatto si trasformerà in Cristo, e la grazia arriverà a regnare nell’uomo tutto intero.

Sviluppa le Virtù.

Le virtù non sono più inerti, nè sviluppate debolmente in quel cristiano: ogni giorno lo vediamo prendere un nuovo slancio. Lo Spirito non sopporta che neppure una sola rimanga indietro; mostra senza tregua al Discepolo il modello, che è Gesù, nel quale le virtù esistono nella pienezza come nella perfezione. Qualche volta fa sentire all’anima la sua debolezza, affinchè essa si umilii; la lascia esposta alle ripugnanze ed alle tentazioni; ma è proprio allora che l’assiste con maggior sollecitudine. Bisogna che essa agisca, come bisogna che soffra; ma lo Spirito l’ama teneramente, e tiene conto delle sue forze, pur esercitandole. È una grande opera il condurre un essere limitato e decaduto a riprodurre ciò che vi è di più santo. In questo lavoro, più d’una volta manca il coraggio, e un passo falso è sempre possibile; ma, peccato o imperfezione, nulla resiste; l’amore che il divino Spirito mantiene con particolare cura in quel cuore, ben presto ne consumerà le scorie, e la fiamma salirà sempre.

Comunica la vita divina.

La vita umana è svanita; è Cristo che vive in quest’uomo, nello stesso modo che questo uomo vive in Cristo (Gal. 2, 20). La preghiera è divenuta il suo elemento, poiché in essa egli sente il vincolo che lo unisce a Gesù, e come questo legame si stringa sempre di più. Lo Spirito apre all’anima nuove vie per farle trovare il sommo bene nella preghiera. Gliene ha disposti i gradini, come di una scala che sale dalla terra e la cui cima si perde nei Cieli. Chi potrebbe ridire i favori della divinità verso colui che, essendosi distaccato dalla stima e dall’amore di se stesso, non aspira più, nella semplicità e nell’insieme della sua vita, che a vedere e gustare Iddio, che a perdersi in lui eternamente? La Trinità stessa s’interessa a questo capolavoro dello Spirito Santo. Il Padre celeste fa sentire a quell’anima gli amplessi della sua tenerezza paterna, il Figlio di Dio non frena più lo slancio d’amore che ha verso di lei, e lo Spirito l’inonda sempre più della sua luce e delle sue consolazioni.

Introduce nella famiglia del Cielo.

La corte celeste, che presta sempre attenzione a tutto ciò che interessa l’uomo, fino al punto di trasalire di gioia alla vista di un peccatore che fa penitenza (Le. 15, 7), ha visto questo bellissimo spettacolo, lo segue con indicibile amore, rende onore allo Spirito che sa operare tali prodigi nel seno di una natura disgraziata. Qualche volta Maria, nella sua gioia materna, rende la sua presenza sensibile a questo nuovo figlio che le è nato; gli angeli si mostrano agli sguardi di questo fratello, che è già degno della loro compagnia, ed i Santi della razza umana si intrattengono con amabile familiarità con quegli che, tra poco tempo, aspettano di veder arrivare al giorno di gloria. Come stupirsi che questo figlio dello Spirito divino spesso non abbia che stendere la mano per sospendere le leggi della natura, e consolare i suoi fratelli di quaggiù nelle loro sofferenze e nei loro bisogni? Non li ama forse egli di un amore attinto alla sorgente infinita dell’amore, di un amore che non contiene più l’egoismo ed i tristi ritorni su se stesso, ai quali invece è soggetto colui in cui non regna Dio?

Completa la Santità.

Ma non perdiamo di vista il punto culminante di questa vita meravigliosa, meno rara di quanto possano pensarlo gli uomini profani o distratti. É qui che appare la presenza dei meriti di Gesù e l’amor suo per la creatura, nello stesso tempo della divina energia dello Spirito Santo. Quest’anima è chiamata a nozze, ma tali nozze non saranno riservate per l’eternità: devono compiersi nel tempo, sotto l’orizzonte ristretto di questo mondo passeggero. Gesù aspira alla Sposa che ha riscattato col suo sangue, e la Sposa non è più solamente la sua amatissima Chiesa; lo è anche quest’anima che, pochi anni fa, era ancora nel nulla, quest’anima che gli uomini ignorano, ma « della cui bellezza egli si è innamorato » (Sai. 46). Egli è l’autore di questa beltà che è, nello stesso tempo, l’opera dello Spirito; e non avrà riposo finché non l’avrà unita a sè. Allora si compirà, in favore dell’anima, ciò che noi abbiamo visto operare nella Chiesa stessa: egli la prepara, la ferma nell’unità, la consolida nella verità , e la perfeziona nella santità; allora « lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni!”» (Ap. 22, 17).

Occorrerebbe un libro intero per descrivere l’azione del divino Spirito nei Santi, e noi non abbiamo potuto tracciarne che un insufficiente e sommario abbozzo. Tuttavia questo accenno, così incompleto, oltre ad essere necessario per terminare la descrizione, sia pure compendiata, del carattere completo della missione dello Spirito Santo sulla terra secondo l’insegnamento della Scrittura e la dottrina della teologia dogmatica e mistica, potrà servire a dirigere il lettore nello studio e nella comprensione della vita dei Santi. Durante il corso di quest’Anno Liturgico, in cui i nomi e le opere degli amici di Dio sono così spesso ricordati e celebrati dalla Chiesa stessa, era importante proclamare la gloria dello Spirito santificatore. Lo Spirito Santo in Maria.

Non possiamo lasciar finire questa giornata, l’ultima del tempo Pasquale e dell’Ottava della Pentecoste, senza offrire alla Regina di tutti i Santi, l’omaggio che le è dovuto, e senza rendere gloria allo Spirito Santo per tutte le grandi cose che ha operato in lei. Dopo l’umanità del nostro Redentore – da lui ornata di tutti i doni che potevano avvicinarla, per quanto era possibile ad una creatura, alla natura divina con la quale l’Incarnazione l’aveva unita – l’anima, l’intera persona di Maria, è stata favorita, nell’ordine della grazia, al di sopra di tutte le altre creature unite insieme. Non poteva essere diversamente, e lo si capirà per poco che ci si provi a sondare col pensiero l’abisso di grandezza e di santità che rappresenta la Madre di un Dio. Maria forma, per se stessa, un mondo a parte nell’ordine della grazia; lei sola, per un momento, è stata la Chiesa di Gesù. Per lei sola, in principio, è stato inviato lo Spirito, che l’ha riempita di grazia fin dall’istante medesimo della sua concezione immacolata. Questa grazia si è sviluppata in lei per mezzo dell’azione continua dello Spirito fino a renderla degna, per quanto una creatura possa esserlo, di concepire e partorire il Figlio stesso di Dio, che è divenuto anche il suo. In questi giorni della Pentecoste, noi abbiamo visto lo Spirito Santo arricchirla ancora di nuovi doni, prepararla per una nuova missione. Alla vista di tante meraviglie, il nostro cuore filiale non può trattenere lo slancio della sua ammirazione, nè quello della riconoscenza verso il Paraclito che si è degnato agire con tanta magnificenza nei riguardi della Madre degli uomini. Nè possiamo neppure impedirci di celebrare con entusiasmo legittimo la completa fedeltà della creatura amatissima dello Spirito a tutte le grazie che ha diffuso in lei. Non una è stata perduta, non una è ritornata a lui, senza aver compiuto il suo effetto, come al contrario capita qualche volta anche per le anime più sante. Fin dal principio ella è stata « simile all’aurora » (Cant. 6, 9), e l’astro della sua santità non ha mai cessato di salire verso il meriggio, che per lei non doveva aver tramonto. L’Arcangelo non era ancora venuto presso di lei per annunciarle che avrebbe generato il Figlio dell’Onnipotente, e già, come ci insegnano i Padri, ella aveva concepito nella sua anima il Verbo eterno. Egli la possedeva quale sua Sposa, prima di chiamarla all’onore di divenire sua Madre. Se Gesù ha potuto dire, parlando di un’anima che aveva avuto bisogno della rigenerazione: « colui che mi cerca mi troverà nel cuore di Geltrude », quale sarà stata l’identificazione dei sentimenti di Maria con quelli del Figlio di Dio, e quanto stretta la sua unione con lui! Prove crudeli l’attendevano in questo mondo: ella è stata più forte della tribolazione; e quando è arrivato il momento in cui ha dovuto sacrificarsi in un medesimo olocausto col suo figliolo, è stata pronta a farlo. Dopo l’Ascensione di Gesù, il Consolatore è disceso sopra di lei; le ha aperto una nuova via e, per percorrerla, bisognava che Maria accettasse un lungo esilio da quella patria in cui regnava già suo figlio. Ma non ha esistato, si è dimostrata la vera ancella del Signore, che non desidera altro che di compiere in tutto la sua volontà.

Il trionfo dello Spirito Santo in Maria è dunque stato completo; per quanto egli l’abbia prevenuta in modo magnifico, ella ha sempre corrisposto in tutto. Il titolo sublime di Madre di Dio, al quale era destinata, richiamava su di essa immense grazie; le ha ricevute e hanno fruttificato in lei. « Per rendere atti i Santi a compiere il loro ministero, affinchè sia edificato il corpo di Cristo » (Ef. 4, 12), il divino Spirito ha riservato a Maria, in cambio della sua fedeltà e a causa della sua incomparabile dignità, il posto che le conveniva. Noi sappiamo che il suo figliolo è la testa del corpo immenso degli eletti, che si riuniscono attorno a lui in un’armonia perfetta. In questo insieme predestinato, la nostra augusta regina rappresenta, secondo la teologia mariana, il collo, che è strettamente legato al capo e per mezzo del quale la testa comunica a tutto il resto del corpo il movimento della vita. Non è l’agente principale, ma è per mezzo suo che la testa influisce su ciascuno dei membri. La sua unione , come era giusto, è immediata con la testa perchè nessun’altra creatura, se non lei, ha avuto, nè potrebbe avere una tale relazione col Verbo incarnato; e tutto ciò che su noi discende di grazie e di favori, tutto ciò che ci illumina e ci vivifica , ci viene dal Figlio, ma per mezzo suo.

Da qui risulta l’azione generale di Maria sulla Chiesa, e quella particolare su ogni fedele. Ella ci unisce tutti al suo figliolo, che tutti ci unisce alla sua divinità. Il Padre ci ha donato il Figlio, il Figlio si è scelto una Madre in mezzo a noi, e lo Spirito Santo, rendendo feconda questa Madre verginale, ha compiuto la riunione dell’uomo e di tutta la creazione con Dio. Questa unione è l’ultimo termine che Dio si è proposto nella creazione degli esseri; e adesso che il Figlio è glorificato e che lo Spirito è venuto, noi conosciamo tutto il pensiero divino. Più favoriti delle altre generazioni, che si sono susseguite prima del giorno della Pentecoste, noi abbiamo, non più come promessa, ma come realtà, un Fratello che è cinto del diadema della divinità, un Consolatore che resterà con noi sino alla fine dei tempi per rischiararci e sostenerci nella nostra via, una madre la cui intercessione è potentissima, una Chiesa, madre anch’essa, per mezzo della quale noi possiamo aver parte di tutti questi beni.

La Stazione, a Roma, si tiene nella Basilica di S. Pietro. È in questo Santuario che i neofiti della Pentecoste apparivano per l’ultima volta rivestiti degli abiti bianchi, e che venivano presentati al Pontefice come gli ultimi agnelli della Pasqua che spira in questo giorno. Attualmente l’odierna giornata è ancora celebre per la solennità delle Ordinazioni. Il digiuno e la preghiera che la Santa Chiesa ha imposto ai suoi figli durante tre giorni, hanno dovuto renderci favorevole il Cielo, e dobbiamo sperare che lo Spirito Santo, che imprimerà sui nuovi sacerdoti e sui nuovi ministri il sigillo immortale del Sacramento, si degnerà agire in tutta la pienezza della sua bontà e del suo potere; poiché non si tratta solamente dell’iniziazione di coloro che oggi riceveranno un carattere così sublime, ma anche della salvezza di tante anime che verranno affidate alle loro cure.


IL DONO DELLA SAPIENZA

Il secondo favore che lo Spirito Santo ha destinato all’anima che gli è fedele nell’azione, è il dono della sapienza, superiore anche a quello dell’intelletto. Tuttavia è legato a quest’ultimo, nel senso che l’oggetto mostrato nell’intelletto viene gustato e posseduto nel dono della sapienza. Il Salmista, invitando l’uomo ad avvicinarsi a Dio, gli raccomanda di assaporare il Sommo Bene: « Gustate e vedete come è buono il Signore » (Sai. 33, 9). La Santa Chiesa, ne giorno della Pentecoste, domanda per noi a Dio il favore di gustare il bene, recta sapere, perchè l’unione dell’anima con Dio è piuttosto l’esperimento fatto per mezzo del gusto che per mezzo della vista, ciò che sarebbe incompatibile col nostro stato presente. La luce data col dono dell’intelletto non è immediata , rallegra vivamente l’anima e dirige il suo senso verso la verità; ma tende a completarsi col dono della sapienza che ne è il fine.

L’intelletto è dunque illuminazione, e la sapienza è unione. Ora, l’unione col Sommo Bene si compie per mezzo della volontà, ossia per l’amore che risiede in essa. Noi rimarchiamo questa progressione nelle gerarchie angeliche. Il Cherubino scintilla d’intelligenza, ma al di sopra di lui vi è ancora il Serafino fiammante. L’amore è ardente nei Cherubini, nello stesso modo che l’intelligenza rischiara con la sua viva luce il Serafino; ma l’uno si differenzia dall’altro per la qualità predominante, ed il più elevato è quello che raggiunge più intimamente la Divinità per mezzo dell’amore, quello che gusta il Sommo Bene.

Il settimo dono è decorato del bel nome di Sapienza, ed esso gli viene dalla Sapienza eterna alla quale tende di assomigliarsi con l’ardore dell’affetto. Questa Sapienza increata, che si degna di lasciarsi gustare dall’uomo in questa valle di lacrime, è il Verbo divino, quello stesso che l’Apostolo chiama « lo splendore della gloria del Padre e la forma della sua sostanza » (Ebr. i, 3). È lui che ci ha mandato lo Spirito per santificarci e ricondurci ad esso, di modo che l’operazione più elevata di questo divino Spirito è di procurare la nostra unione con chi, essendo Dio, si è fatto carne e si è reso per noi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil. 2, 8). Per mezzo dei misteri compiuti nella sua umanità. Gesù ci ha fatto penetrare fino alla sua Divinità con la fede rischiarata dall’intelletto soprannaturale: « Noi fummo spettatori della sua gloria, gloria quale l’Unigenito ha dal Padre, pieno di grazia e di verità » (Gv. 1, 14); e nello stesso modo che si è fatto partecipe della nostra umile natura umana, si dona fin da questo mondo per essere gustato. Lui, Sapienza increata, a questa sapienza creata che lo Spirito Santo forma in noi come il più sublime dei suoi doni.

Felice dunque colui nel quale regna questa preziosa sapienza che rivela all’anima il gusto di Dio e di ciò che è di Dio! « L’uomo animale non gusta le cose dello Spirito di Dio », ci dice l’Apostolo (I Cor. 2, 14); per godere di questo dono bisogna che divenga spirituale, si presti docilmente al desiderio dello Spirito, e allora vi arriverà, come hanno fatto altri che, dopo aver vissuto schiavi della vita sensuale, sono stati affrancati con la docilità verso lo Spirito divino che li ha cercati e ritrovati. Anche l’uomo meno rozzo, ma abbandonato allo spirito del mondo, è ugualmente impotente a comprendere ciò che forma l’oggetto del dono della sapienza e ciò che rivela quello dell’intelletto. Egli giudica coloro che hanno ricevuto questi doni e li critica; ed è una fortuna se non mette loro degli impedimenti, se non li perseguita! Gesù ce lo dice espressamente: « Il mondo non può ricevere lo Spirito di verità, perchè non lo vede, nè Io conosce » (Gv. 14, 17). Che quelli, dunque, che hanno la felicità di desiderare il Sommo Bene, sappiano che è necessario essere completamente staccati dallo spirito profano, che è il nemico personale dello Spirito di Dio. Affrancati dalle sue catene, potranno elevarsi sino alla sapienza.

È proprio di questo dono procurare un grande vigore all’anima e di fortificare le sue potenze. Tutta la vita ne viene risanata, come accade a coloro che fanno uso di alimenti adatti. Non vi è più contraddizione tra Dio e l’anima ed è questa la ragione per la quale l’unione si rende facile. « Dove è lo Spirito del Signore, ivi è libertà », dice l’Apostolo (II Cor. 3, 17). Sotto l’azione dello Spirito di Sapienza, tutto diviene facile all’anima. Le cose che sembrano dure alla natura, ben lungi dallo stupire, sono rese dolci, ed il cuore non si spaventa più tanto della sofferenza. Non solamente si può dire che Dio non è lontano da un’anima che lo Spirito Santo ha messo in questa disposizione, ma è evidente che gli è unita. Che vegli tuttavia nell’umiltà; poiché l’orgoglio può ancora riaffacciarsi in lei, e allora la caduta sarebbe tanto più profonda quanto più la sua elevatezza era stata grande.

Insistiamo presso il. divino Spirito e preghiamolo di non rifiutarci questa preziosa sapienza che ci condurrà a Gesù, Sapienza infinita. Un savio dell’antica legge aspirava già a questo favore, quando scriveva le seguenti parole, di cui solo il cristiano può avere la perfetta intelligenza: « Ho pregato, e mi fu dato il senno; ho supplicato, e venne a me lo spirito di sapienza » (Sap. 7, 7). Bisogna dunque domandare con insistenza questo dono. Nella nuova Alleanza, l’Apostolo S. Giacomo ci sollecita con le sue esortazioni più fervorose: « Se poi tra voi vi è qualcuno che ha bisogno di sapienza, la chieda a Dio che dà a tutti abbondantemente e non rimprovera; e gli sarà data. Chieda però con fede, senza per nulla esitare» (Giac. 1, 5). Osiamo prendere per noi questo invito dell’Apostolo, o divino Spirito, e ti diciamo: « O Tu che procedi dalla Potenza e dalla Sapienza, concedici la sapienza. Colui che è Sapienza ti ha inviato a noi per riunirci a Lui. Toglici a noi stessi, e ci unisci a Colui che si è unito alla nostra debole natura. Sacro mezzo dell’Unità , sii il vincolo che ci legherà per sempre a Gesù, e Colui che è Potenza e Padre ci adotterà quali ” eredi di Dio, coeredi di Cristo ” » (Rom. 8, 17).


CONCLUSIONE

La serie dei misteri è ormai completa, ed il calendario mobile della Liturgia è giunto al suo termine. Prima di tutto abbiamo attraversato , durante il Tempo dell’Avvento, le quattro settimane che rappresentavano le migliaia di anni impiegati dal genere umano ad implorare il Padre perchè inviasse il suo Figliolo. E finalmente, disceso l’Emmanuele, noi ci associamo, di volta in volta, alle gioie della sua Nascita , ai dolori della sua Passione, alla gloria della sua Risurrezione, al trionfo della sua Ascensione. Abbiamo visto ora , discendere sopra di noi lo Spirito divino, e sappiamo che, con noi, resterà sino alla fine. La Santa Chiesa ci ha assistito durante tutto il corso di questo immenso dramma che racchiude la nostra salvezza. I suoi cantici e le sue cerimonie ci hanno ogni giorno illuminati, ed è così che abbiamo potuto tutto seguire e tutto comprendere. Benedetta sia questa Madre, per le cure della quale siamo stati iniziati a tante meraviglie che hanno aperto il nostro spirito e riscaldato i nostri cuori! Benedetta sia la sacra Liturgia, sorgente di tante consolazioni ed incoraggiamenti! Adesso non ci rimane che di colmare il corso datoci dal calendario nella sua parte immobile. Prepariamoci, dunque, a riprenderne il cammino, contando sullo Spirito Santo che dirigerà i nostri passi, e che continuerà a largirci, per mezzo della sacra Liturgia di cui è l’ispiratore, i tesori della dottrina e dell’esempio.



11 GIUGNO SAN BARNABA, APOSTOLO

Il senso cristiano della storia.

La promulgazione della nuova alleanza è venuta ad invitare tutti i popoli a prender posto al banchetto del regno di Dio. Da allora, come abbiamo notato, lo Spirito santificatore produce i Santi nel corso dei secoli, in determinate ore che corrispondono spesso ai più profondi disegni della eterna Sapienza sulla storia dei popoli. Non dobbiamo stupirne. Ai popoli cristiani, come nazioni fu assegnato un compito nello sviluppo del regno dell’Uomo-Dio, e questa vocazione conferisce loro dei doveri e dei diritti superiori alla legge naturale; l’ordine soprannaturale li ha investiti di tutte le sue grandezze, e lo Spirito Santo presiede per mezzo dei suoi eletti al loro sviluppo come alla loro nascita. Giustamente quindi noi ammiriamo nella storia questa meravigliosa provvidenza che agisce in mezzo ai popoli, talvolta a loro insaputa, e che domina con l’influsso nascosto della santità dei piccoli e degli umili l’azione dei potenti i quali sembrano guidare tutte le cose secondo la loro volontà.

Riconoscenza verso gli apostoli…

Ma fra i santi che ci appaiono come il canale delle grazie destinate ai popoli ve ne sono di quelli che la riconoscenza universale deve dimenticare meno di tutti gli altri: sono gli Apostoli, posti come fondamento alla base dell’edificio sociale cristiano (Ef. 2, 20) di cui il vangelo costituisce la forza e la prima legge. La Chiesa vigila con ogni cura per evitare ai suoi figli il pericolo di una dimenticanza così funesta; nessuna stagione liturgica è priva del ricordo di questi gloriosi testimoni di Cristo. Ma dopo il Tempo pasquale, i loro nomi tornano più spesso sul calendario e ciascun mese attinge d suo splendore, in gran parte, dal trionfo di qualcuno di essi.

…e verso san Barnaba.

Il mese di giugno, ardente dei recenti fuochi della Pentecoste, vede lo Spirito Santo porre le prime assisi della Chiesa sui suoi fondamenti predestinati; meritava giustamente di essere scelto per ricordare al mondo i grandi nomi di Pietro e di Paolo, i quali compendiano i servigi e la gloria dell’intero collegio apostolico. Pietro proclamò l’ammissione dei gentili alla grazia del Vangelo; Paolo fu dichiarato il loro apostolo. Ma ancor prima di avere, come è giusto, reso gloria al potente principato di queste due guide del popolo cristiano, l’omaggio delle genti si rivolge in questo giorno alla guida di Paolo stesso agli inizi del suo apostolato, al figlio di consolazione (Atti 4, 36) che presentò il convertito di Damasco alla Chiesa provata dalle violenze di Saulo il persecutore. Il 29 giugno trarrà il suo splendore dalla confessione simultanea dei due principi degli Apostoli uniti nella morte come nella vita. Sia reso dunque onore innanzi tutto a colui che strinse all’inizio questa feconda unione, conducendo al capo della Chiesa nascente il futuro dottore della gentilità (Atti 9, 27)! Barnaba si presenta a noi come vessillifero; la festa che gli consacra la Chiesa è il preludio dei gaudi che ci attendono alla fine di questo mese così ricco di luce e di frutti di santità.

Vita. – San Barnaba, giudeo e levita, nacque a Cipro. Venne presto a Gerusalemme e fu tra i primi cristiani. Devotissimo alla Chiesa vendette un campo e ne depose il ricavato ai piedi degli Apostoli. Questi avevano già cambiato il suo nome Giuseppe in quello di Barnaba o « figlio di consolazione », il che significa che egli aveva il dono di esortare e di consolare. Fu lui che presentò Saulo agli Apostoli dopo la sua conversione sulla via di Damasco, e che più tardi, associandolo al suo ministero in Antiochia, lo iniziò alla vita apostolica presso i pagani. Entrambi furono presto designati dallo Spirito Santo per portare il Vangelo a Cipro e nella Galazia meridionale, ad Antiochia di Pisidia, a Iconio e a Distri. Tornarono a Gerusalemme, dove ebbero una parte importante nel primo concilio e quindi furono nuovamente ad Antiochia: qui si separarono, e san Barnaba ritornò a Cipro. Uno scritto del V secolo ci riferisce che vi sarebbe morto martire, lapidato e bruciato dai Giudei venuti dalla Siria a Salamina.

Sotto la guida dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo stesso ha fatto il tuo elogio chiamandoti negli Atti (Atti 11, 24), « un uomo buono, pieno di Spirito Santo e di fede ». Egli stesso ti aveva ispirato di spogliarti dei tuoi beni per essere libero di predicare il Vangelo. Egli ti indicò agli Anziani di Antiochia perchè fossi mandato insieme con Paolo come nuovo apostolo verso i Gentili. Egli ancora volle che introducessi il convertito di Damasco presso il Collegio apostolico, che lo traessi dalla sua solitudine e lo accompagnassi nella sua prima missione.

Ricordare questi episodi è la più bella lode che possiamo celebrare in tuo onore. Noi siamo lieti di ripeterli e, nominandoti ogni giorno insieme alla Chiesa nel Canone della Messa, di prendere meglio coscienza del compito di protettore che Dio ti ha dato nei nostri riguardi.

Poiché sei in tal modo presente a ognuna delle nostre Messe, unisci la tua preghiera alla nostra, affinchè secondo i voti della Chiesa in questo giorno « otteniamo dalla grazia del Signore i benefici che per tuo mezzo gli domandiamo (Colletta); affinchè il santo sacrificio ci purifichi dalle sozzure dei nostri peccati (Secreta) e affinchè, nutrita dell’Eucaristia, tutta la nostra vita consacrata al suo servizio sia accetta al Signore » (Poste). E se accade che nelle prove presenti ci sentiamo scoraggiati e pieni di tristezza, ricordati dei doni soprannaturali che lo Spirito Santo ha elargito con tanta abbondanza al tuo cuore di Apostolo: rianima la nostra fiducia e sii il nostro consolatore.

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