05 dicembre 2020

Domenica 6 Dicembre 2020 nella liturgia



II Domenica d'Avvento, Domenica Maggiore di II Classe, Semidoppio, colore liturgico violaceo. Commemorazione di San Nicola Vescovo e Confessore.

Ai Vespri commemorazioni di Sant'Ambrogio Vescovo Confessore e Dottore della Chiesa, e di San Nicola.


Qui per le peculiarità dell'Avvento:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2020/11/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-davvento.html


Al Breviario

All'Ufficio della Domenica:

Al Mattutino Invitatorio, Inno, Antifone speciali, Salmi e Versetti dal Salterio, Letture e Responsori dal Proprio del Tempo. Da Lodi a Nona si prendono tutte le parti proprie dal Proprio del Tempo con i Salmi (Schema I), e alle Ore minori anche gli Inni, dal Salterio. Commemorazione dal Proprio dei Santi (al 6 Dicembre).

Ai Vespri tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi e l'Inno dal Salterio. Commemorazioni dal Proprio dei Santi (al 7 Dicembre).

Le Antifone non si raddoppiano, le Preci si omettono.


Al Messale

Messa della II Domenica d'Avvento:

  • Asperges
  • Due Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda della commemorazione (al 6 Dicembre)
  • Credo
  • Prefazio della SS. Trinità
  • Benedicamus Domino
  • Prologo di San Giovanni


Letture del Mattutino (in latino)

AD I NOCTURNUM

Lectio 1

De Isaía Prophéta

Isa 11:1-4

Et egrediétur virga de radíce Iesse, et flos de radíce eius ascéndet. Et requiéscet super eum Spíritus Dómini: spíritus sapiéntiæ et intelléctus, spíritus consílii et fortitúdinis, spíritus sciéntiæ et pietátis; et replébit eum spíritus timóris Dómini: non secúndum visiónem oculórum judicábit, neque secúndum audítum áurium árguet: sed judicábit in justítia páuperes, et árguet in æquitáte pro mansuétis terræ:

Lectio 2, Isa 11:4-7

Et percútiet terram virga oris sui, et spíritu labiórum suórum interfíciet ímpium. Et erit justítia cíngulum lumbórum ejus: et fides cinctórium renis ejus. Habitábit lupus cum agno, et pardus cum hædo accubábit, vitúlus et leo et ovis simul morabúntur, et puer párvulus minábit eos. Vítulus et ursus pascéntur, simul requiéscent cátuli eórum, et leo quasi bos cómedet páleas.

Lectio 3, Isa 11:8-10

Et delectábitur infans ab úbere super forámine áspidis, et in cavérna réguli, qui ablactátus fúerit, manum suam mittet. Non nocébunt, et non occídent in univérso monte sancto meo: quia repléta est terra sciéntia Dómini, sicut aquæ maris operiéntes. In die illa radix Jesse, qui stat in signum populórum, ipsum gentes deprecabúntur, et erit sepúlcrum ejus gloriósum.

AD II NOCTURNUM

Lectio 4

De Expositióne sancti Hierónymi Presbýteri in Isaíam Prophétam

Liber 4. in cap. 11 Isaíæ.

Et egrediétur virga de radíce Jesse. Usque ad principium visiónis, vel pónderis Babylónis, quod vidit Isaías, fílius Amos, omnis hæc prophetía de Christo est: quam per partes vólumus explanare, ne simul propósita atque disserta lectóris confundat memóriam. Virgam et flórem de radíce Jesse ipsum Dóminum Judæi interpretántur: quod scilicet in virga regnántis poténtia, in flore pulchritúdo monstrétur.

Lectio 5

Nos autem virgam de radíce Jesse sanctam Mariam Vírginem intélligamus, quæ nullum hábuit sibi frúticem cohæréntem, de qua et supra légimus: Ecce virgo concípiet et pariet fílium. Et flórem, Dóminum Salvatórem, qui dicit in Cántico canticórum: Ego flos campi, et lílium convallium.

Lectio 6

Super hunc ígitur flórem, qui de trunco et radíce Jesse per Mariam Vírginem repénte consúrget, requiéscet Spíritus Dómini: quia in ipso complácuit omnem plenitúdinem divinitátis habitáre corporáliter: nequaquam per partes, ut in ceteris Sanctis: sed juxta Evangélium eórum, quod Hebræo sermóne conscríptum legunt Nazaræi: Descéndet super eum omnis fons Spíritus Sancti. Dóminus autem Spíritus est: et ubi Spíritus Dómini, ibi libertas.

AD III NOCTURNUM

Lectio 7

Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum

Matt 11:2-10

In illo témpore: Cum audísset Joánnes in vínculis ópera Christi, mittens duos de discípulis suis, ait illi: Tu es qui ventúrus es, an álium exspectámus? Et réliqua.

Homilía sancti Gregórii Papæ

Homilia 6 in Evangelia, post initium

Visis tot signis tantísque virtútibus, non scandalizári quisque pótuit, sed admirári. Sed infidélium mens grave in illo scándalum pértulit, cum eum post tot mirácula moriéntem vidit. Unde et Paulus dicit: Nos autem prædicámus Christum crucifíxum, Judǽis quidem scándalum, géntibus autem stultítiam. Stultum quippe homínibus visum est, ut pro homínibus Auctor vitæ morerétur: et inde contra eum homo scándalum sumpsit, unde ei ámplius débitor fíeri débuit. Nam tanto Deus ab homínibus dígnius honorándus est, quanto pro homínibus et indígna suscépit.

Lectio 8

Quid est ergo dicere: Beátus qui non fúerit scandalizátus in me; nisi apérta voce abjectiónem mortis suæ humilitátemque signare? Ac si patenter dicat: Mira quidem facio, sed abjecta pérpeti non dedignor. Quia ergo moriéndo te súbsequor, cavéndum valde est homínibus, ne in me mortem despíciant, qui signa venerántur.

Lectio 9

Sed dimissis Joánnis discípulis, quid de eodem Joánne turbis dicat, audiámus: Quid exístis in desértum vidére? Arúndinem vento agitatam? Quod videlicet non asseréndo , sed negando intulit. Arúndinem quippe mox ut aura contígerit, in partem álteram inflectit. Et quid per arúndinem, nisi carnalis animus designátur? Qui mox ut favore vel detractióne tangitur, statim in partem quámlibet inclinátur?


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

I NOTTURNO

Lettura 1

Dal Profeta Isaia

Isa 11:1-4

Ed uscirà un rampollo dal ceppo di Jesse, e sboccerà un fiore dalla sua radice. E su di esso riposerà lo spirito del Signore: spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà; e lo riempirà lo spirito del timor del Signore: egli non giudicherà secondo quel che si vede cogli occhi, né sentenzierà secondo quel che si ode coll'orecchie ma giudicherà con giustizia i poveri, e sentenzierà con equità in favore degli umili della terra.

Lettura 2, Isa 11:4-7

Ed egli colpirà la terra colla verga della sua bocca, e col soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. E la giustizia sarà la fascia del suoi lombi: e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi. Il lupo abiterà insieme coll'agnello, e il leopardo s'accovaccerà col capretto: il vitello e il leone e la pecora staranno insieme, e un piccolo fanciullo li guiderà. Il vitello e l'orso pascoleranno insieme: i loro piccoli si sdraieranno insieme: e il leone mangerà paglia come il bue.

Lettura 3, Isa 11:8-10

E il bambino da latte scherzerà sulla buca dell'aspide: e un bambino appena slattato introdurrà la mano nella tana del basilisco. Essi non faranno male, e non uccideranno più su tutto il mio santo monte: perché la terra sarà ripiena della cognizione del Signore, come le acque riempiono il mare. In quel giorno le genti invocheranno il rampollo di Jesse, che sta per insegna ai popoli, e il suo sepolcro sarà glorioso.

II NOTTURNO

Lettura 4

Dall'Esposizione di san Girolamo Prete sul Profeta Isaia

Libro 4 sul capo 11 d'Isaia

«Ed uscirà un rampollo dal ceppo di Jesse» Is. 11,1. Fino al principio della visione, o del castigo di Babilonia, che vide Isaia, figlio di Amos, tutta questa profezia si riferisce a Cristo: e noi vogliamo spiegarla partitamente, affinché, proposta e discussa tutta insieme, non confonda la mente del lettore. Il rampollo e il fiore del ceppo di Jesse i Giudei li interpretano per lo stesso Signore: quasi che nel rampollo sia designata la potenza regale e nel fiore la sua bellezza.

Lettura 5

Noi però pel rampollo della radice di Jesse intendiamo la santa Vergine Maria, la quale non s'è mai unita a nessun altro pollone, e della quale sopra abbiam letto: «Ecco che una vergine diventerà madre e darà alla luce un figlio» Is. 7,14. E per il fiore intendiamo il Salvatore, che dice di sé nel Cantico dei cantici: «Io sono il fiore del campo, e il giglio delle valli» Cant. 2,1.

Lettura 6

Su questo fiore dunque, che per mezzo di Maria spunta all'improvviso dal ceppo e dalla radice di Jesse, riposerà lo Spirito dei Signore: poiché «in esso si compiacque di abitare corporalmente tutta la pienezza della divinità» Coloss. 2,9: e non in parte, come negli altri Santi: ma, come leggono i Nazzareni nel loro Vangelo scritto in lingua Ebraica: Discenderà su di lui tutta la sorgente dello Spirito Santo. Ora il Signore è Spirito; e dove è lo Spirito del Signore, ivi è la libertà.

III NOTTURNO

Lettura 7

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo

Matt 11:2-10

In quell’occasione: Giovanni udite nella prigione le opere di Cristo, mandò due dei suoi discepoli a chiedergli: Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro? Eccetera.

Omelia di san Gregorio Papa

Omelia 6 sul Vangelo, dopo il principio

Alla vista di tanti segni e di tanti miracoli, nessuno poteva scandalizzarsi, ma ognuno restar meravigliato. Eppure la mente degl'infedeli ne riportò grave scandalo, quando lo vide morire dopo tanti miracoli. Onde Paolo dice: «Noi poi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i Gentili» 1Cor. 1,23. Perché parve stoltezza agli uomini, che l'autore della vita morisse per gli uomini: e l'uomo prese motivo di scandalo in lui, proprio da ciò che doveva eccitarlo a maggior riconoscenza. Poiché tanto più degnamente Dio dev'essere onorato dagli uomini, quanto più indegne cose sostenne per gli uomini.

Lettura 8

Che vuol dire dunque: «Beato chi non si scandalizzerà in me»; se non dichiarare apertamente l'abbiezione e l'umiliazione della sua morte? Come se dicesse apertamente: Io fo, sì, prodigi, ma non disdegno di soffrire abbiezioni. Perché dunque io mi fo simile a te, morendo, gli uomini che venerano i miei miracoli, si guardino bene dal disprezzare in me la morte.

Lettura 9

Ma lasciati i discepoli di Giovanni, ascoltiamo ciò che dello stesso Giovanni dice alle turbe: «Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?». E disse ciò non per affermare (l'esattezza della comparazione) ma per negarla. Infatti la canna appena soffi un'auretta, si piega dall'altra parte. E che si designa per la canna, se non l'animo carnale? Il quale, appena è tocco dal favore o dalla disgrazia, si piega subito dall'una o dall'altra parte.


Ad Primam: il Martirologio del 7 Dicembre 2020.

Septimo Idus Decembris, luna vigesima prima.



Nel settimo giorno alle Idi di Dicembre, luna ventunesima.




Parti proprie della Messa (in latino)

INTROITUS

Pópulus Sion, ecce, Dóminus véniet ad salvándas gentes: et audítam fáciet Dóminus glóriam vocis suæ in lætítia cordis vestri. --- Qui regis Israël, inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph. --- Glória Patri --- Pópulus Sion, ecce, Dóminus véniet ad salvándas gentes: et audítam fáciet Dóminus glóriam vocis suæ in lætítia cordis vestri.

COLLECTAE

Orémus. Excita, Dómine, corda nostra ad præparándas Unigéniti tui vias: ut, per ejus advéntum, purificátis tibi méntibus servíre mereámur: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Deus, qui beátum Nicoláum Pontíficem innúmeris decorásti miráculis: tríbue, quǽsumus; ut ejus méritis et précibus a gehénnæ incéndiis liberémur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Lectio Epístolæ beati Pauli Apostoli ad Romános

Rom 15:4-13.

Fatres: Quæcúmque scripta sunt, ad nostram doctrínam scripta sunt: ut per patiéntiam et consolatiónem Scripturárum spem habeámus. Deus autem patiéntiæ et solácii det vobis idípsum sápere in altérutrum secúndum Jesum Christum: ut unánimes, uno ore honorificétis Deum et Patrem Dómini nostri Jesu Christi. Propter quod suscípite ínvicem, sicut et Christus suscépit vos in honórem Dei. Dico enim Christum Jesum minístrum fuísse circumcisiónis propter veritátem Dei, ad confirmándas promissiónes patrum: gentes autem super misericórdia honoráre Deum, sicut scriptum est: Proptérea confitébor tibi in géntibus, Dómine, et nómini tuo cantábo. Et íterum dicit: Lætámini, gentes, cum plebe ejus. Et iterum: Laudáte, omnes gentes, Dóminum: et magnificáte eum, omnes pópuli. Et rursus Isaías ait: Erit radix Jesse, et qui exsúrget régere gentes, in eum gentes sperábunt. Deus autem spei répleat vos omni gáudio et pace in credéndo: ut abundétis in spe et virtúte Spíritus Sancti.

GRADUALE

Ex Sion species decóris ejus: Deus maniféste véniet. Congregáte illi sanctos ejus, qui ordinavérunt testaméntum ejus super sacrifícia.

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. Lætátus sum in his, quæ dicta sunt mihi: in domum Dómini íbimus. Allelúja.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.

Matt 11:2-10

In illo tempore: Cum audísset Joánnes in vínculis ópera Christi, mittens duos de discípulis suis, ait illi: Tu es, qui ventúrus es, an alium exspectámus? Et respóndens Jesus, ait illis: Eúntes renuntiáte Joánni, quæ audístis et vidístis. Cæci vident, claudi ámbulant, leprósi mundántur, surdi áudiunt, mórtui resúrgunt, páuperes evangelizántur: et beátus est, qui non fúerit scandalizátus in me. Illis autem abeúntibus, cœpit Jesus dícere ad turbas de Joánne: Quid exístis in desértum vidére? arúndinem vento agitátam? Sed quid exístis videre? hóminem móllibus vestitum? Ecce, qui móllibus vestiúntur, in dómibus regum sunt. Sed quid exístis vidére? Prophétam? Etiam dico vobis, et plus quam Prophétam. Hic est enim, de quo scriptum est: Ecce, ego mitto Angelum meum ante fáciem tuam, qui præparábit viam tuam ante te.

OFFERTORIUM

Deus, tu convérsus vivificábis nos, et plebs tua lætábitur in te: osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam, et salutáre tuum da nobis.

SECRETAE

Placáre, quǽsumus, Dómine, humilitátis nostræ précibus et hóstiis: et, ubi nulla suppétunt suffrágia meritórum, tuis nobis succúrre præsídiis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Sanctífica, quǽsumus, Dómine Deus, hæc múnera, quæ in sollemnitáte sancti Antístitis tui Nicolái offérimus: ut per ea vita nostra inter advérsa et próspera úbique dirigátur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

COMMUNIO

Jerúsalem, surge et sta in excélso, et vide jucunditátem, quæ véniet tibi a Deo tuo.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Repléti cibo spirituális alimóniæ, súpplices te, Dómine, deprecámur: ut, hujus participatióne mystérii, dóceas nos terréna despícere et amáre cœléstia. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Orémus. Sacrifícia, quæ súmpsimus, Dómine, pro sollemnitáte sancti Pontíficis tui Nicolái, sempitérna nos protectióne consérvent. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

INTROITO

Popolo di Sion, ecco il Signore verrà a salvare tutte le genti: il Signore farà udire la gloria della sua voce inondando di letizia i vostri cuori. --- Ascolta, tu che reggi Israele, tu che guidi Giuseppe come un gregge. --- Gloria --- Popolo di Sion, ecco il Signore verrà a salvare tutte le genti: il Signore farà udire la gloria della sua voce inondando di letizia i vostri cuori.

COLLETTE

Preghiamo. Eccita, o Signore, i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito, affinché, mediante la sua venuta, possiamo servirti con ànime purificate: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Dio, che hai esaltato il beato vescovo Nicola con innumerevoli miracoli; concedici, te ne preghiamo, che per i suoi meriti e le sue preghiere siamo liberati dalle fiamme dell'inferno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura del'Epistola di San Paolo Apostolo ai Romani.

Rom 15:4-13.

Fratelli: Tutto ciò che è scritto lo è per nostro insegnamento: perché per la pazienza e la consolazione che ci danno le Scritture, noi abbiamo la speranza. Il Dio di pazienza e di consolazione vi conceda di avere gli stessi sentimenti tra voi secondo Gesú Cristo, affinché con una sola ànima e con una sola bocca possiate glorificare Dio, Padre del Signore nostro Gesú Cristo. E perciò accoglietevi gli uni gli altri come vi ha accolto il Cristo per la gloria di Dio. Perché io dico che il Cristo Gesú è divenuto ministro dei circoncisi per essere fedele alle promesse di Dio e mantenere quanto promise ai padri; mentre i gentili rendono gloria a Dio per la sua misericordia come è scritto: Per la qual cosa io ti loderò in mezzo ai gentili, o Signore, e inneggerò al tuo nome. Ed è anche scritto: Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo. E anche: Lodate il Signore, voi genti tutte, e voi popoli tutti celebratelo. E pure Isaia dice: Spunterà il germoglio di Iesse e Colui che sorge per regnare sui popoli, e in Lui gli uomini spereranno. Iddio della speranza vi ricolmi di ogni gioia e pace nel credere, onde abbondiate nella speranza per virtú dello Spirito Santo.

GRADUALE

Da Sion, ideale bellezza: appare Iddio raggiante. Radunategli i suoi santi, che sanciscono il suo patto col sacrificio.

ALLELUIA

Alleluia, alleluia. Mi sono rallegrato in ciò che mi è stato detto: andremo nella casa del Signore. Allelúia.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.

Matt 11:2-10

In quel tempo: Non appena Giovanni, nel carcere, sentí delle opere del Cristo, mandò due suoi discepoli a chiedergli: Sei tu quello che deve venire o attenderemo un altro? E Gesú rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete udito e visto. I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti resuscitano, i poveri sono evangelizzati: ed è beato chi non si scandalizzerà di me. Andati via quelli, Gesú incominciò a parlare di Giovanni alla folla: Cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ecco, quelli che vestono mollemente abitano nelle case dei re. Ma cosa siete andati a vedere? Un profeta? Vi dico anzi: piú che un profeta. Questi in vero è colui del quale è scritto: Ecco mando il mio angelo avanti a te, affinché ti prepari la via.

OFFERTORIO

O Dio, rivongendoti a noi ci darai la vita, e il tuo popolo si rallegrerà in Te: mostraci, o Signore, la tua misericordia, e concedici la tua salvezza.

SECRETE

O Signore, Te ne preghiamo, sii placato dalle preghiere e dalle offerte della nostra umiltà: e dove non soccorre merito alcuno, soccorra la tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Signore Iddio, santifica questi doni, a te offerti nella festa del tuo vescovo san Nicola; affinché, in grazia di essi, la nostra vita proceda sempre rettamente, sia tra le cose prospere, sia tra le avverse. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

COMUNIONE

Sorgi, o Gerusalemme, e sta in alto: osserva la felicità che ti viene dal tuo Dio.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Saziàti dal cibo che ci nutre spiritualmente, súpplici Ti preghiamo, o Signore, affinché, mediante la partecipazione a questo mistero, ci insegni a disprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Signore, i misteri ricevuti nella celebrazione della solennità del santo vescovo tuo Nicola ci conservino con perenne protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

L’Ufficio di questa Domenica è tutto pieno dei sentimenti di speranza e di gaudio che dà all’anima fedele il lieto annunzio del prossimo arrivo di colui che è il Salvatore e lo Sposo. La Venuta interiore, quella che si opera nelle anime, è l’oggetto quasi esclusivo delle preghiere della Chiesa in questo giorno: apriamo dunque i nostri cuori, prepariamo le nostre lampade, aspettiamo nella letizia quel grido che si farà sentire nel mezzo della notte: Gloria a Dio! Pace agli uomini!

La Chiesa Romana fa in questo giorno Stazione alla Basilica di S. Croce in Gerusalemme. In questa venerabile Chiesa, Costantino depose una parte considerevole della vera Croce, e il titolo che vi fu affisso per ordine di Pilato, e che proclamava la regalità del Salvatore degli uomini. Vi si conservano ancora quelle preziose reliquie; e, arricchita di sì glorioso deposito, la Basilica di S. Croce in Gerusalemme è considerata dalla Liturgia Romana, come Gerusalemme stessa, come si può vedere dalle allusioni che presentano le diverse Messe delle Stazioni che vi si celebrano. Nel linguaggio delle sacre Scritture e della Chiesa, Gerusalemme è il tipo dell’anima fedele; questo è anche il pensiero fondamentale che ha presieduto alla composizione dell’Ufficio e della Messa di questa Domenica. Ci dispiace di non poter svolgere qui tutto il magnifico argomento, e ci affrettiamo ad aprire il Profeta Isaia,e a leggervi, con la Chiesa, il passo da cui essa attinge oggi il motivo delle proprie speranze nel regno dolce e pacifico del Messia.

Lettura del Profeta Isaia

Il Messia sorge, animato dallo Spirito di Dio. Sua giustizia.

Spunterà un rampollo dal trono di Jesse,  

e un pollone germoglierà dalle radici di lui.

Si poserà sopra di esso lo spirito del Signore,  

spirito di saviezza e di discernimento,

spirito di consiglio e di fortezza,  

spirito di conoscenza e timor di Dio  

e nel timor del Signore è la sua ispirazione.

Non secondo l’apparenza farà giustizia,  

né darà sentenza secondo che sente dire,

ma con equità farà giustizia ai miseri  

e sentenzierà con rettitudine per gli umili del paese;

darà addosso al violento con la verga della sua bocca  

e col soffio delle sue labbra darà morte al malvagio.

Avrà giustizia per cintura ai lombi  

e lealtà per fascia ai fianchi.

Staranno insieme il lupo e l’agnello  

e il pardo accanto al capretto si metterà a giacere;

il giovenco e il leoncello pascoleranno insieme  

e un piccol fanciullo li menerà;

la vacca e l’orso si faranno compagnia  

e insieme si accovacceranno i loro nati,  

il leone e il bue del pari mangeranno paglia;

il lattante si trastullerà alla buca dell’aspide  

e nel covo della vipera uno spoppato porrà la mano.

Non faranno male né guasto alcuno  

in tutto il mio santo monte

perché la conoscenza del Signore empierà la terra,  

come le acque ricopriranno il mare.

In quel tempo al rampollo di Jesse, eretto a segnale per i popoli  

si volgeranno ansiose le genti  

e la sua sede sarà cinta di gloria.

(Is 11,1-10)

Quante cose in queste magnifiche parole del Profeta! Il Ramo; il Fiore che ne spunta; lo Spirito che si posa su quel fiore; i sette doni dello Spirito; la pace e la sicurezza ristabilite sulla terra; una fraternità universale nell’impero del Messia. San Girolamo, dal quale la Chiesa attinge oggi le parole nelle Lezioni del secondo Notturno, ci dice “che questo Ramo senza alcun nodo che spunta dal tronco di Jesse è la Vergine Maria, e che il Fiore è lo stesso Salvatore, il quale ha detto nel Cantico: Io sono il fiore dei campi e il giglio delle valli“. Tutti i secoli cristiani hanno celebrato con trasporto il Ramo meraviglioso e il suo Fiore divino. Nel Medioevo, l’Albero di Jesse copriva con i suoi profetici rami il portale delle Cattedrali, scintillava sulle vetrate, si spandeva in ricami sugli ornamenti del santuario e la voce melodiosa dei sacerdoti cantava il dolce Responsorio composto da Fulberto di Chartres e messo in canto gregoriano dal pio re Roberto:

R). Il tronco di Jesse ha prodotto un ramo, e il ramo un fiore; * E su questo fiore si è posato lo Spirito divino.

V). La Vergine Madre di Dio è il ramo, e il suo figlio il fiore; * E su questo fiore si è posato lo Spirito divino.

E il devoto san Bernardo, commentando tale Responsorio nella sua seconda Omelia sull’Avvento, diceva: “Il Figlio della Vergine è il fiore, fiore bianco e purpureo, scelto tra mille; fiore la cui vista allieta gli Angeli, e il cui odore ridona la vita ai morti; Fiore dei campi come lo chiama ella stessa, e non fiore dei giardini; perché il fiore dei campi sboccia da se stesso senza l’aiuto dell’uomo, senza i procedimenti dell’agricoltura. Così il seno della Vergine, come un campo eternamente verde, ha prodotto quel fiore divino la cui bellezza non si corrompe mai, e il cui splendore mai si oscurerà. O Vergine, ramo sublime, a quale altezza non sei tu salita? Tu arrivi fino a colui che è assiso sul Trono, fino al Signore della maestà. E io non ne stupisco; perché tu getti profondamente in terra le radici dell’umiltà. O pianta celeste, la più preziosa e la più santa di tutte! O vero albero di vita, che sei l’unica degna di portare il frutto della salvezza!”.

Parleremo noi dello Spirito Santo e dei suoi doni, che si effondono sul Messia solo per scendere quindi su di noi, che siamo gli unici ad aver bisogno di Sapienza e di intelletto, di Consiglio e di Forza, di Scienza, di Pietà e di Timor di Dio? Imploriamo con insistenza questo divino Spirito per opera del quale Gesù è stato formato nel seno di Maria, e chiediamogli di formarlo anche nel nostro cuore. Ma consoliamoci ancora sulle meravigliose descrizioni che ci fa il Profeta, della felicità, della concordia, della dolcezza che regnano sulla Montagna santa. Da tanti secoli il mondo aspettava la pace: essa viene finalmente. Il peccato aveva tutto diviso; la grazia riunirà tutto. Un tenero fanciullo sarà il legame dell’alleanza universale. L’hanno annunciato i Profeti, l’ha dichiarato la Sibilla, e nella stessa Roma ancora immersa nelle ombre del paganesimo, il principe dei poeti latini, facendosi eco delle tradizioni antiche, ha intonato il famoso canto nel quale dice: “L’ultima età, l’età predetta dalla Sibilla di Cuma sta per aprirsi; una nuova stirpe di uomini discende dal cielo. I greggi non avranno più da temere il furore dei leoni. Il serpente perirà; e l’erba ingannatrice che dà il veleno sarà annientata”.

Vieni dunque, o Messia, a ristabilire la primitiva armonia; ma degnati di ricordarti che tale armonia è stata spezzata soprattutto nel cuore dell’uomo; vieni a guarire questo cuore, a possedere questa Gerusalemme, indegno oggetto della tua predilezione. Troppo a lungo è stata nella cattività di Babilonia; riconducila via dalla terra straniera. Ricostruisci il suo tempio; e la gloria di questo secondo tempio sia maggiore di quella del primo, per l’onore che gli farai di abitarlo tu stesso, non più in figura, ma personalmente. L’angelo l’ha detto a Maria: Il Signore Dio tuo darà al tuo figliuolo il trono di Davide suo padre: ed egli regnerà per sempre nella casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà mai fine. Che altro possiamo fare, o Gesù, se non dire come il tuo discepolo prediletto, Giovanni, al termine della sua Profezia: Amen! Così sia! Vieni, Signore Gesù?

MESSA

EPISTOLA (Rm 15,4-13). – Fratelli: Tutto ciò che è stato scritto, per nostro ammaestramento è stato scritto, affinché mediante la pazienza e la consolazione donata dalle scritture conserviamo la speranza. Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda d’aver il medesimo sentimento secondo Gesù Cristo: affinché d’un sol cuore, con una sola voce glorifichiate Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi dunque gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Gesù Cristo è stato ministro dei circoncisi per dimostrare la veracità di Dio e adempire le promesse fatte ai padri.

I Gentili invece glorificano Dio a causa della sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti loderò tra i Gentili, o Signore, e canterò al tuo nome. Dice ancora: Rallegratevi, o Gentili, col suo popolo. E ancora: Gentili, lodate tutti il Signore; o popoli tutti, celebratelo.

E anche Isaia dice: Apparirà la radice di Iesse, Colui che sorgerà a governare i Gentili; in lui i Gentili spereranno.

Il Dio della speranza vi ricolmi adunque di tutta la gioia e di tutta la pace che è nella fede, affinché abbondiate nella speranza e nella virtù dello Spirito Santo.

Abbiate dunque pazienza, o Cristiani; crescete nella speranza, e gusterete il Dio di pace che sta per venire in voi. Ma siate cordialmente uniti gli uni agli altri, poiché questo è il segno distintivo dei figli di Dio. Il Profeta ci annuncia che il Messia farà abitare insieme il lupo e l’agnello, ed ecco che l’Apostolo ce lo mostra nell’atto di riunire in una stessa famiglia l’Ebreo e il Gentile. Gloria a questo supremo Re, potente rampollo del tronco di Jesse, che ci ordina di sperare in lui!

VANGELO (Mt 11,2-10). – In quel tempo: Giovanni, avendo udite nella prigione le opere di Cristo, mandò due dei suoi discepoli a dirgli: Sei tu quello che ha da venire, o dobbiamo aspettare un altro? E Gesù rispose loro: Andate a riferire a Giovanni quel che udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella; ed è beato chi non si sarà scandalizzato di me.

Partiti quelli, Gesù incominciò a parlare alle turbe di Giovanni e a dire: Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma che siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ecco, quelli che portano quelle morbide vesti stanno nei palazzi dei re. Ma che siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando innanzi a te il mio angelo per preparare la tua via dinanzi a te.

Sei proprio tu, o Signore, che devi venire, e non dobbiamo aspettare un altro. Noi eravamo ciechi, e tu ci hai illuminati; camminavamo barcollando, e ci hai ristabiliti; la lebbra del peccato ci copriva, e ci hai guariti; eravamo sordi alla tua voce, e ci hai ridato l’udito; eravamo morti per le nostre iniquità, e ci hai tratti fuori dal sepolcro; eravamo infine poveri e abbandonati, e sei venuto a consolarci. Questi sono stati e questi saranno sempre i frutti della tua visita nelle nostre anime, o Gesù; della tua visita silenziosa, ma potente, di cui la carne e il sangue non conoscono il segreto, ma che si compie in un cuore commosso. Vieni così in me. o Salvatore! Il tuo abbassamento, la tua familiarità non mi scandalizzeranno, perché quello che operi nelle anime dimostra chiaramente che sei un Dio. Appunto perché le hai create, tu puoi anche guarirle.

PREGHIAMO

Scuoti, o Signore, i nostri cuori a preparare le vie del tuo Unigenito; affinché per la sua venuta meritiamo di servirti con animo purificato.




6 DICEMBRE SAN NICOLA, VESCOVO DI MIRA E CONFESSORE

Per rendere onore al Messia Pontefice, la suprema Sapienza ha moltiplicato i Pontefici sulla strada che conduce a lui. Due Papi, san Melchiade e san Damaso; due Dottori, san Pier Crisologo e sant’Ambrogio; due Vescovi e l’amore del loro gregge, san Nicola e sant’Eusebio: ecco i gloriosi Pontefici che hanno ricevuto la missione di preparare, con la loro intercessione, la via del popolo fedele verso Colui che è il Sommo Sacerdote secondo l’ordine, il tipo di Melchisedech. Spiegheremo in seguito i loro titoli per i quali fanno parte di questa nobile corte. Oggi, la Chiesa celebra con gioia la memoria dell’illustre taumaturgo Nicola, famoso nell’Oriente al pari di san Martino nell’Occidente, e onorato da quasi mille anni dalla Chiesa latina. Rendiamo omaggio al supremo potere che Dio gli aveva dato sulla natura, ma rendiamogli soprattutto lode per essere stato del numero dei trecentodiciotto Vescovi che proclamarono a Nicea il Verbo consostanziale al Padre. Egli non fu scandalizzato dalle umiliazioni del Figlio di Dio; né la bassezza della carne che il sommo Signore di tutte le cose rivestì nel seno della Vergine, né l’umiltà della mangiatoia gli impedirono di proclamare Figlio di Dio, uguale a Dio, il Figlio di Maria; per questo egli è stato glorificato e ha ricevuto l’incarico di ottenere ogni anno, per il popolo cristiano, la grazia di andare incontro al Verbo di vita, con fede semplice e ardente amore.

VITA. – La celebrità di san Nicola, già grande presso i Greci nel VI secolo, non fece che crescere in Oriente e in Occidente. La “Vita” più antica che abbiamo di lui porta il nome di Praxis de Strafelate, ma non possediamo alcuna vita contemporanea e le vite più recenti non meritano affatto credito. Inoltre, si è attribuita a san Nicola di Mira una gran parte della vita d’un altro Nicola, chiamato il Sionita, il quale nel VI secolo fondò il monastero di Sion non lontano da Mira, e divenne vescovo di Pinara nella Licia (oggi Minara). E cosi non conosciamo nulla di sicuro sul taumaturgo. Il suo culto apparve in Occidente fin dal XI secolo e crebbe soprattutto dopo la traslazione delle sue reliquie a Bari nel 1087.

San Nicola Vescovo, come è grande la tua gloria nella Chiesa di Dio! Tu hai confessato Gesù Cristo davanti ai Proconsoli, e hai sopportato la persecuzione per il suo Nome. Sei stato in seguito testimone delle meraviglie del Signore, quando egli rese la pace alla sua Chiesa; e poco dopo, la tua bocca si apriva nell’assemblea dei trecento diciotto Padri, per confessare, con irrefragabile autorità, la divinità del Salvatore Gesù Cristo, per il quale tante migliaia di Martiri avevano versato il proprio sangue. Ricevi gli omaggi del popolo cristiano, che in tutta la terra trasalisce di gioia al tuo dolce ricordo; e siici propizio, in questi giorni in cui aspettiamo la venuta di Colui che tu hai proclamato Consostanziale al Padre. Degnati di aiutare la nostra fede e di assecondare il nostro amore. Tu lo vedi ora faccia a faccia quel Verbo per il quale tutte le cose sono state fatte e restaurate; chiedigli che si degni di lasciarci avvicinare dalla nostra indegnità. Sii il nostro mediatore fra lui e noi. Tu l’hai fatto conoscere al nostro intelletto come il Dio sommo ed eterno; rivelalo al nostro cuore, come il supremo benefattore dei figli di Adamo. In lui, o caritatevole Pontefice, tu hai attinto quella tenera compassione per tutte le miserie, la quale fa sì che tutti i tuoi miracoli siano altrettanti benefici. Continua, dall’alto del cielo, a soccorrere il popolo cristiano.

Rianima ed aumenta la fede delle genti nel Salvatore che Dio ha loro inviato. Che per effetto delle tue preghiere il Verbo divino cessi di essere misconosciuto e dimenticato nel mondo che egli ha riscattato con il suo sangue. Chiedi, per i Pastori della Chiesa, lo spirito di carità che risplende così luminoso in te, quello spirito che li rende imitatori di Gesù Cristo e conquista loro il cuore del gregge.

Ricordati anche, o santo Pontefice, della Chiesa d’Oriente che ti serba ancora una così viva tenerezza. Il tuo potere sulla terra si estendeva fino a risuscitare i morti; prega affinché la vera vita, quella che è nella Fede e nell’Unità, ritorni ad animare quell’immenso cadavere. Con le tue suppliche presso Dio, ottieni che il Sacrificio dell’Agnello che aspettiamo, sia di nuovo e presto celebrato sotto le cupole di Santa Sofia. Restituisci all’unità i Santuari di Kiev e di Mosca, affinché non vi sia più Scita né Barbaro, ma un solo pastore.

* * *

Consideriamo ancora lo stato del mondo nei giorni che precedono l’arrivo del Messia. Tutto testimonia che le profezie che lo annunciavano hanno avuto il loro compimento. Non solo lo scettro è stato tolto a Giuda, ma le Settimane di Daniele sono giunte al termine. Le altre predizioni della Scrittura, sull’avvenire del mondo, si sono avverate l’una dopo l’altra. A volta a volta sono caduti gli Imperi degli Assiri, dei Medi, dei Persiani e dei Greci; quello dei Romani è giunto all’apogeo della sua forza: è tempo che ceda il posto all’Impero eterno del Messia. Questo progresso è stato predetto ed è giunta l’ora in cui sarà vibrato l’ultimo colpo. Anche il Signore ha detto, per bocca di uno dei suoi Profeti: “Ancora un poco, e rimuoverò il cielo e la terra, e scuoterò tutte le genti: quindi verrà il Desiderato di tutti i popoli” (Ag 2,7). Così dunque, o Verbo eterno, discendi. Tutto è consumato. Le miserie del mondo sono giunte al colmo; i delitti dell’umanità sono saliti fino al cielo; il genere umano è stato sconvolto fin dalle fondamenta; sfinito, non ha possibilità di riaversi se non in tè, che invoca senza conoscere. Vieni dunque: tutte le predizioni che dovevano rappresentare agli uomini i caratteri del Redentore, sono fatte e promulgate. Non vi è più alcun profeta in Israele; tacciono gli oracoli della Gentilità. Vieni a realizzare ogni cosa: poiché è giunta la pienezza dei tempi.

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