23 dicembre 2020

Giovedì 24 Dicembre 2020 nella liturgia




Vigilia della Natività del Signore, Vigilia Privilegiata di I Classe, rito Semplice a Mattutino e Doppio da Lodi a Nona, colore liturgico violaceo. Giorno di digiuno e astinenza.

Con Nona termina il Tempo d'Avvento, e con i Vespri incomincia il Tempo di Natale.

Primi Vespri della Festa della Natività del Signore, Doppio di I Classe con Ottava Privilegiata di III Ordine, colore liturgico bianco.


Qui per le peculiarità dell'Avvento:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2020/11/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-davvento.html


Qui invece per le peculiarità del Tempo di Natale:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2020/12/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html


Al Breviario

La liturgia che il Proprio del Tempo prevede per il Giovedì e il Venerdì nella IV Settimana di Avvento quest'anno si omette completamente.

All'Ufficio della Vigilia:

Al Mattutino Invitatorio Hodie scietis dal Proprio del Tempo; Inno, Antifone e Salmi dal Salterio (Notturno unico) col Versetto Hodie scietis; Letture e Responsori del Proprio del Tempo.

A Lodi e alle Ore minori si dice tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi festivi.

A Prima è possibile cantare solennemente l'elogio di Natale: il Sacerdote in piviale violaceo e preceduto dagli Accoliti coi ceri e dal turiferario si reca ad un pulpito posto nel centro del coro, ivi incensa il libro e canta il Martirologio con un tono che è particolare a questo giorno. Alle parole In Bethlehem Judae tutti si inginocchiano. Terminato l'elogio il Sacerdote e i suoi ministri partono, e un Chierico viene a leggere o cantare gli altri elogi col tono solito.

Le Antifone non si raddoppiano a Mattutino, e si raddoppiano a Lodi; le Preci si omettono.

All'Ufficio di Natale:

Ai Vespri tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi indicati (come quelli della Domenica ma all'ultimo si dice il Salmo 116). Compieta della Domenica.

Le Antifone si raddoppiano ai Vespri; le Preci si omettono. La conclusione degli Inni aventi stessa metrica è quella delle Feste della Santa Vergine <<Jesu tibi sit gloria qui natus es de Virgine>>, e tale rimarrà fino a Nona del 5 Gennaio. L'Antifona finale delle Ore resta Alma Redemptoris Mater ma col Versetto Post partum e l'Orazione Deus qui salutis eternae.


Al Messale

Si celebra la Messa Hodie scietis della Vigilia di Natale:

  • Il Gloria, l'Alleluia e il Credo si omettono, poiché quest'anno la Vigilia cade in un giorno feriale
  • Orazione unica
  • Prefazio Comune
  • Benedicamus Domino
  • Prologo di San Giovanni


Letture del Mattutino (in latino)

AD NOCTURNUM

Lectio 1

Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum

Matt 1:18-21

Cum esset desponsáta Mater Jesu María Joseph, ántequam convenírent, invénta est in útero habens de Spíritu Sancto. Et réliqua.

Homilía sancti Hierónymi Presbýteri

Lib. 1 Comment. in c. 1 Matth.

Quare non de símplici vírgine, sed de desponsáta concípitur? Primum, ut per generatiónem Joseph, orígo Maríæ monstrarétur: secúndo, ne lapidarétur a Judǽis ut adúltera: tértio, ut in Ægýptum fúgiens habéret solátium. Martyr Ignátius étiam quartam áddidit causam, cur a desponsáta concéptus sit: Ut partus, ínquiens, ejus celarétur diábolo, dum eum putat non de vírgine, sed de uxóre generátum.

Lectio 2

Antequam convenírent, invénta est in útero habens de Spíritu Sancto. Non ab álio invénta est, nisi a Joseph, qui pene licéntia maritáli futúræ uxóris ómnia nóverat. Quod autem dícitur, Antequam convenírent, non séquitur ut póstea convénerint: sed Scriptúra quod factum non sit, osténdit.

Lectio 3

Joseph autem vir ejus, cum esset justus, et nollet eam tradúcere, vóluit occúlte dimíttere eam. Si quis fornicáriæ conjúngitur, unum corpus effícitur, et in lege præcéptum est, non solum reos, sed et cónscios críminum obnóxios esse peccáti: quómodo Joseph, cum crimen celáret uxóris, justus scríbitur? Sed hoc testimónium Maríæ est, quod Joseph sciens illíus castitátem, et admírans quod evénerat, celat siléntio, cujus mystérium nesciébat.



Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

NOTTURNO UNICO

Lettura 1

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo

Matt 1:18-21

Maria, madre di Gesù, sposata a Giuseppe, prima che fossero insieme, si scoperse che stava per esser madre per opera dello Spirito Santo. Eccetera.

Omelia di san Girolamo Prete

Libro 1 Commento al c. 1 di Matteo

Perché fu concepito non da una semplice vergine, ma da una sposata? Primo, perché dalla genealogia di Giuseppe si mostrasse la stirpe di Maria: secondo, perché ella non fosse lapidata dai Giudei come adultera: terzo, perché fuggitiva in Egitto avesse un sostegno. Il martire Ignazio aggiunge ancora una quarta ragione perché egli fu concepito da una sposata: Affinché, dice, il suo concepimento rimanesse celato al diavolo, che lo credé il frutto non d'una vergine, ma d'una maritata.

Lettura 2

«Prima che stessero insieme, si scoperse che stava per esser madre per opera dello Spirito Santo» Si scoperse non da altri se non da Giuseppe, al quale per la confidenza di marito non sfuggiva nulla di quanto riguardava la sua futura sposa. Dal dirsi poi: «Prima che stessero insieme» non ne segue che stessero insieme dopo: perché la Scrittura constata ciò che non era avvenuto.

Lettura 3

«Or Giuseppe marito di lei, essendo uomo giusto, e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla segretamente» Matth. 1,19. «Se uno si unisce a cattiva donna, diventa un solo corpo con essa», e nella legge è prescritto che non solo i rei, ma anche i complici del delitto sono colpevoli: come dunque Giuseppe, occultando il delitto della sposa, è chiamato giusto? Ma ciò è una testimonianza in favore di Maria, perché Giuseppe conoscendo la sua castità, e ammirando quanto era avvenuto, nasconde nel silenzio quello di cui non comprendeva il mistero.


Ad Primam: il Martirologio del 25 Dicembre 2020.

Octavo Kalendas Januarii, luna decima.



Nell'ottavo giorno alle Calende di Gennaio, luna decima.




Parti proprie della Messa (in latino)

INTROITUS

Hódie sciétis, quia véniet Dóminus et salvábit nos: et mane vidébitis glóriam ejus. --- Dómini est terra, et plenitúdo ejus: orbis terrárum, et univérsi, qui hábitant in eo. --- Glória Patri --- Hódie sciétis, quia véniet Dóminus et salvábit nos: et mane vidébitis glóriam ejus.

COLLECTA

Orémus. Deus, qui nos redemptiónis nostræ ánnua exspectatióne lætíficas: præsta; ut Unigénitum tuum, quem Redemptórem læti suscípimus, veniéntem quoque Júdicem secúri videámus, Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Lectio Epístolæ beati Pauli Apostoli ad Romános

Rom 1:1-6

Paulus, servus Jesu Christi, vocátus Apóstolus, segregátus in Evangélium Dei, quod ante promíserat per Prophétas suos in Scriptúris sanctis de Fílio suo, qui factus est ei ex sémine David secúndum carnem: qui prædestinátus est Fílius Dei in virtúte secúndum spíritum sanctificatiónis ex resurrectióne mortuórum Jesu Christi, Dómini nostri: per quem accépimus grátiam, et apostolátum ad obœdiéndum fídei in ómnibus géntibus pro nómine ejus, in quibus estis et vos vocáti Jesu Christi, Dómini nostri.

GRADUALE

Hódie sciétis, quia véniet Dóminus et salvábit nos: et mane vidébitis glóriam ejus. Qui regis Israël, inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph: qui sedes super Chérubim, appáre coram Ephraim, Bénjamin, et Manásse.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.

Matt 1:18-21

Cum esset desponsáta Mater Jesu Maria Joseph, ántequam convenírent, inventa est in útero habens de Spiritu Sancto. Joseph autem, vir ejus, cum esset justus et nollet eam tradúcere, vóluit occúlte dimíttere eam. Hæc autem eo cogitánte, ecce, Angelus Dómini appáruit in somnis ei, dicens: Joseph, fili David, noli timére accípere Maríam cónjugem tuam: quod enim in ea natum est, de Spíritu Sancto est. Páriet autem fílium, et vocábis nomen ejus Jesum: ipse enim salvum fáciet pópulum suum a peccátis eórum.

OFFERTORIUM

Orémus. Tóllite portas, principes, vestras: et elevámini, portæ æternáles, et introíbit Rex glóriæ.

SECRETA

Da nobis, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, sicut adoránda Fílii tui natalítia prævenímus, sic ejus múnera capiámus sempitérna gaudéntes: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PRAEFATIO COMMUNE

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Revelábitur glória Dómini: et vidébit omnis caro salutáre Dei nostri.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Da nobis, quǽsumus, Dómine: unigéniti Fílii tui recensíta nativitáte respiráre; cujus cœlésti mystério páscimur et potámur. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

INTROITO

Oggi saprete che verrà il Signore e ci salverà: e domattina vedrete la sua gloria. --- I cieli narrano la gloria di Dio: e il firmamento proclama l’òpera della sue mani. --- Gloria --- Oggi saprete che verrà il Signore e ci salverà: e domattina vedrete la sua gloria.

COLLETTA

Preghiamo. Dio, che ci allieti con l’annua attesa della nostra redenzione: fa, che il Tuo Unigénito, che ora accogliamo festanti come Redentore, lo accogliamo anche con coscienza tranquilla quando verrà come giudice, il Signore nostro Gesù Cristo, Tuo Figlio: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura della Lettera del B. Paolo Apostolo ai Romani

Rom 1:1-6

Paolo, servo di Gesù Cristo, Apostolo prescelto e assegnato all’annuncio del Vangelo di Dio, che Dio aveva già promesso nelle sacre Scritture per mezzo dei Profeti, a riguardo di Suo Figlio, nato secondo la carne dalla progenie di Davide: costituito Figlio di Dio nella Sua potenza secondo lo spirito di santificazione, mediante la resurrezione dei morti: Gesù Cristo nostro Signore: per il quale abbiamo ricevuto la grazia e l’apostolato presso tutti Gentili affinché si facciano obbedienti alla fede nel Suo nome, e tra cui siete anche voi che siete stati chiamati a Gesù Cristo nostro Signore.

GRADUALE

Oggi saprete che verrà il Signore e ci salverà: e domattina vedrete la sua gloria. Ascolta: o Tu che reggi Israele: Tu che guidi Giuseppe come un gregge: che hai per trono i Cherubini: móstrati a Efraim, Beniamino e Manasse. Domani verrà tolta l’iniquità dalla terra: e regnerà su di noi il Salvatore del mondo.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.

Matt 1:18-21

Quando Maria, Madre di Gesù, si sposò con Giuseppe, prima di abitare con lui fu trovata incinta per virtù dello Spirito Santo. Ora, Giuseppe, suo marito, essendo giusto e non volendo accusarla, pensò di rimandarla segretamente. Mentre pensava a questo, ecco apparirgli in sogno un Angelo del Signore, che gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere Maria in sposa: poiché quel che è nato in lei è opera dello Spirito Santo. Ella partorirà un figlio che chiamerai Gesù: poiché egli libererà il suo popolo dai suoi peccati.

OFFERTORIO

Preghiamo. Alzate, o porte, i vostri frontoni: e sollevatevi antichi portali: entra il Re della gloria.

SECRETA

Concedici, Dio onnipotente, Te ne preghiamo, che come preveniamo l’adorata nascita del tuo Figlio, così riceviamo con gioia i suoi doni eterni: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO COMUNE

E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).

COMUNIONE

Si manifesterà la gloria del Signore: e ogni vivente vedrà la salvezza del nostro Dio.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Dacci, o Signore, Te ne preghiamo, un po’ di tranquillità mentre celebriamo la nascita del tuo Figlio Unigénito: il cui celeste mistero ci nutre e ci disseta. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

24 DICEMBRE VIGILIA DI NATALE

Finalmente – dice san Pier Damiani nel suo sermone per questo giorno – eccoci giunti dall’alto mare nel porto, dalla promessa alla ricompensa, dalla disperazione alla speranza, dal lavoro al riposo, dalla vita alla patria. Gli araldi della divina promessa si erano succeduti uno dietro l’altro; ma non portavano nulla con sé, se non il rinnovamento di quella stessa promessa. Perciò il nostro Salmista si era lasciato andare al sonno, e le ultime note della sua arpa sembravano accusare il ritardo del Signore. Tu ci hai respinti – diceva – ci hai trascurati, e hai rimandato l’arrivo del tuo Cristo (Sal 88). Quindi, passando dal lamento all’audacia, aveva esclamato con voce imperiosa: Mostrati dunque, tu che sei assiso sui Cherubini! (Sal 79). Assiso sul trono della tua potenza, circondato da squadre volanti di Angeli, non ti degnerai di abbassare gli sguardi sui figli degli uomini, vittime d’un peccato commesso da Adamo, è vero, ma permesso da te medesimo? Ricordati di quello che è la nostra natura; tu l’hai creata a tua immagine e somiglianza; e se ogni uomo vivente è vanità, lo è anche nell’essere fatto a tua immagine e somiglianza. Abbassa dunque i cieli e scendi: abbassa i cieli della tua misericordia sugli infelici che ti supplicano, e almeno non dimenticarci in eterno.

Isaia a sua volta, nella violenza dei suoi desideri, diceva: A causa di Sion non tacerò; a causa di Gerusalemme, non mi riposerò, finché il giusto che essa attende non si alzi finalmente nel suo splendore. Forza dunque i cieli, e scendi! Finalmente, tutti i profeti, stanchi da una troppo lunga attesa, non hanno cessato di far risuonare di volta in volta le suppliche, i lamenti e spesso anche le grida d’impazienza. Quanto a noi, li abbiamo ascoltati abbastanza; abbiamo ripetuto per abbastanza tempo le loro parole. Si ritirino ora; non c’e più gioia e consolazione per noi, fino a quando il Salvatore, onorandoci di baciare la sua bocca, non ci dica egli stesso: Siete esauditi.

Ma che cosa abbiamo sentito? Santificatevi, figli d’Israele, e siate pronti: perché domani scenderà il Signore. Il resto di questo giorno e appena la metà della notte ci separano ancora da quel glorioso incontro, ci nascondono ancora il Bambino divino e la sua meravigliosa nascita. Correte, o brevi ore; compite rapidamente il vostro corso, perché possiamo presto vedere il Figlio di Dio nella sua culla e rendere i nostri omaggi a questa Natività che salva il mondo. Penso o Fratelli, che siate dei veri figli d’Israele, purificati da tutte le brutture della carne e dello spirito, pronti per i misteri di domani e pieni di sollecitudine a testimoniare la vostra devozione. È almeno quanto io posso giudicare, secondo il modo in cui avete trascorso i giorni consacrati ad aspettare la venuta del Figlio di Dio. Ma se tuttavia qualche goccia del fiume della mortalità ha toccato il vostro cuore, affrettatevi oggi a tergerla, e a coprirla con il bianco velo della Confessione. Io posso promettervelo dalla misericordia del Bambino che sta per nascere, per colui che confesserà i propri peccati con pentimento, la luce del mondo nascerà in lui; le tenebre ingannevoli svaniranno, e gli sarà dato il vero splendore. Perché come potrà essere rifiutata agli infelici la misericordia, nella notte stessa in cui nasce il Signore misericordioso? Scacciate dunque l’orgoglio dai vostri sguardi, la temerità dalla vostra lingua, la crudeltà dalle vostre mani, la voluttà dai vostri reni; ritraete i piedi dalle strade tortuose e quindi venite e giudicate il Signore se, in questa notte, non forza i cieli, se non scende fino a voi, se non getta in fondo al mare tutti i vostri peccati”.

Questo giorno santo è, infatti, un giorno di grazia e di speranza, e dobbiamo passarlo in una pia e religiosa letizia. La Chiesa, derogando a tutte le usanze abituali, vuole che se la Vigilia di Natale viene a cadere di Domenica, l’Ufficio e la Messa della Vigilia prevalgano sull’Ufficio e sulla Messa della quarta Domenica di Avvento: tanto queste ultime ore che precedono immediatamente la Natività le sembrano solenni! Nelle altre Feste, per quanto importanti possano essere, la solennità non comincia che ai primi Vespri; fino ad allora la Chiesa si tiene nel silenzio, e celebra i divini Uffici e il Sacrificio secondo il rito quaresimale. Oggi, al contrario, fin dallo spuntare del giorno, all’Ufficio delle Laudi, sembra già cominciare la grande Festa. L’intonazione solenne di questo Ufficio del mattino annuncia il rito Doppio; e le Antifone sono cantate prima e dopo ciascun Salmo o Cantico. Alla Messa, si usa ancora il color; viola, ma non si flettono le ginocchia come nelle altre Ferie dell’Avvento; e non vi è più che una sola Colletta, invece delle tre che caratterizzano una messa meno solenne.

Entriamo nello spirito della santa Chiesa, e prepariamoci, con tutta la gioia dei nostri cuori, ad andare incontro al Salvatore che viene a noi. Osserviamo fedelmente il digiuno che deve alleggerire i nostri corpi e facilitarci il cammino; e fin dal mattino pensiamo che non sentiremo più riposo finché non avremo visto nascere, nella ora santa, Colui che viene ad illuminare ogni creatura; perché è un dovere per ogni figlio fedele della Chiesa Cattolica, celebrare con essa questa felice Notte durante la quale, nonostante il raffreddamento della pietà, l’universo intero veglia ancora all’arrivo del suo Salvatore: ultime vestigia della pietà degli antichi giorni che si cancellerebbero solo per terribile sventura della terra.

Percorriamo nello spirito di preghiera le principali parti dell’Ufficio di questa Vigilia. Innanzitutto, la santa Chiesa comincia con un grido di avvertimento che serve di Invitatorio al Mattutino, d’Introito e di Graduale alla Messa. Sono le parole di Mosè che annuncia al popolo la Manna celeste che Dio manderà l’indomani. Anche noi aspettiamo la nostra Manna, Gesù Cristo, Pane di vita, che nascerà in Betlemme, la Casa del Pane.

INVITATORIO

Sappiate oggi che il Signore verrà; e fin dal mattino vedrete la sua gloria.

I Responsori sono pieni di maestà e di dolcezza. Niente di più lirico o di più commovente della loro melodia, in questa notte che precede la notte in cui viene il Signore in persona.

R/. Santificatevi oggi, e siate pronti: perché domani verrà * la Maestà di Dio in mezzo a voi. V/. Sappiate oggi che il Signore sta per venire; e domani vedrete * la Maestà di Dio in mezzo a voi.

R/. Siate costanti; vedrete venire su di voi l’aiuto del Signore. O Giudea e Gerusalemme, non temete! * Domani sarete liberate, e il Signore sarà con voi. V/. Santificatevi, figli d’Israele, e siate pronti. * Domani sarete liberati, e il Signore sarà con voi.

R/. Santificatevi, figli d’Israele, dice il Signore; perché domani il Signore scenderà. * Ed egli toglierà da voi ogni languore. V/. Domani, l’iniquità della terra sarà cancellata; e il Signore del mondo regnerà su di noi. * E toglierà da voi ogni languore.

A Prima, nei Capitoli e nei Monasteri, si da in questo giorno l’annuncio della festa di Natale, con una solennità straordinaria. Il Lettore che è una delle dignità del Coro, canta su un tono pieno di magnificenza la seguente lezione del Martirologio, che gli assistenti ascoltano in piedi, fino al momento in cui la voce del Lettore fa risuonare il nome di Betlemme. A questo nome, tutti si inginocchiano, fino a che la grande notizia sia stata completamente annunciata.

OTTAVO GIORNO PRIMA DELLE CALENDE DI GENNAIO

L’anno della creazione del mondo, quando Dio all’inizio creò il cielo e la terra, cinquemilacentonavantanove: dal diluvio l’anno duemilanovecentocinquantasette: dalla nascita d’Abramo l’anno mille e quindici: da Mosè e dall’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto l’anno millecinquecentodieci: dall’unzione del re Davide l’anno mille e trentadue: nella sessantacinquesima Settimana, secondo la profezia di Daniele: nella centonovantaquattresima Olimpiade: dalla fondazione di Roma l’anno settecentocinquantadue: da Ottaviano Augusto l’anno quarantaduesimo: tutto l’universo essendo in pace: alla sesta età del mondo: Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo consacrare questo mondo con la sua misericordiosissima Venuta, essendo stato concepito di Spirito Santo, ed essendo passati nove mesi dalla concezione, nasce, fatto uomo, dalla Vergine Maria; in Betlemme di Giuda: LA NATIVITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO SECONDO LA CARNE!

Così tutte le generazioni sono comparse successivamente davanti a noi [1]. Interrogate se avessero visto passare Colui che noi aspettiamo, hanno taciuto, fino a quando, essendosi fatto sentire il nome di Maria, è stata proclamata la Natività di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo. “Una voce d’allegrezza è risuonata sulla terra nostra – dice a questo proposito san Bernardo nel suo primo sermone sulla Vigilia di Natale – una voce di trionfo e di salvezza sotto le tende dei peccatori. Abbiamo sentito una parola buona, una parola di consolazione, un discorso pieno di bellezza, degno d’essere raccolto con la maggiore sollecitudine. O monti, fate risuonare la lode; battete le mani, alberi delle foreste, davanti al volto del Signore; perché eccolo che viene. O cieli, ascoltate; o terra, presta l’orecchio; creature, state nello stupore e nella lode; ma soprattutto tu o uomo! GESÙ CRISTO FIGLIO DI DIO, NASCE IN BETLEMME DI GIUDA! Quale cuore, fosse anche di pietra, quale anima non si scioglie a queste parole? Quale più dolce annunzio? Quale più gradito avvertimento? Si è mai sentito nulla di simile. Ha mai ricevuto il mondo un simile dono? GESÙ CRISTO FIGLIO DI DIO, NASCE IN BETLEMME DI GIUDA! O brevi parole che ci annunciano il Verbo nel suo abbassamento! Ma di quale soavità non sono ripiene! L’attrattiva di questa dolcezza di miele ci porta a cercare degli sviluppi a queste parole; ma mancano i termini. Tale è infatti la grazia di questo discorso, che se provassi a cambiarne un solo iota, ne diminuirei il sapore: GESÙ CRISTO FIGLIO DI DIO, NASCE IN BETLEMME DI GIUDA!”.

MESSA

Nell’Epistola, l’Apostolo san Paolo, rivolgendosi ai Romani, annuncia loro la dignità e la santità del Vangelo, cioè di quella buona novella che gli Angeli faranno risonare nella notte che si avvicina. Ora, l’argomento di questo Vangelo è il Figlio che è nato a Dio dalla stirpe di Davide secondo la carne, e che viene per essere nella Chiesa il principio della grazia e dell’apostolato, mediante i quali egli fa in modo che dopo tanti secoli noi siamo ancora associati al gaudio di sì grande Mistero.

EPISTOLA (Rm 1,1-6). – Paolo servo di Gesù Cristo, chiamato apostolo, segregato pel Vangelo di Dio, Vangelo che Dio aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture, intorno al suo Figliolo (fatto a lui dal seme di David, secondo la carne, predestinato Figliolo di Dio per propria virtù, secondo lo spirito di santificazione, per la risurrezione da morte), Gesù Cristo Signor nostro, per cui abbiamo ricevuto la grazia e l’apostolato, per trarre in suo nome all’obbedienza della fede tutte le genti, tra le quali siete anche voi chiamati (ad essere) di Gesù Cristo.

Il Vangelo della Messa riporta il passo nel quale san Matteo narra le inquietudini di san Giuseppe e la visione dell’Angelo. Era giusto che tale storia, uno dei preludi della Nascita del Salvatore, non fosse omessa nella Liturgia; e fin qui non si era ancora presentata l’occasione di porvela. D’altra parte, questa lettura conviene anche alla Vigilia di Natale, a motivo delle parole dell’Angelo, il quale indica il nome di Gesù come quello che deve essere dato al Figlio della Vergine, e il quale annuncia che questo figlio meraviglioso salverà il suo popolo dal peccato.

VANGELO (Mt 1,18-21). – Essendo Maria, la madre di lui, sposata a Giuseppe, avanti che convivessero si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, essendo giusto e non volendo esporla all’infamia, pensò di rimandarla occultamente. Mentre egli stava sopra pensiero per queste cose, ecco un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendo: Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere teco Maria, la tua consorte, perché ciò che è nato in lei è dallo Spirito Santo. Partorirà un figlio cui porrai nome Gesù, poiché sarà lui che salverà il popolo suo dai peccati.


[1] La Chiesa, in questo solo giorno e in questa sola circostanza, adotta la Cronologia dei Settanta, che colloca la nascita del Salvatore dopo l’anno cinquemila, mentre la Volgata non da che quattromila anni fino a tale evento: in questo essa concorda con il testo ebraico. Non è qui il caso di spiegare tale divergenza di cronologia; basta riconoscere il fatto come una prova della libertà che ci è lasciata dalla Chiesa su questa materia


24 DICEMBRE

Consideriamo la purissima Maria, sempre accompagnata dal suo fedele sposo Giuseppe, che esce da Gerusalemme e si dirige verso Betlemme. Essi vi giungono dopo alcune ore di cammino e, per obbedire al volere celeste, si recano alla sede del censimento secondo l’editto dell’Imperatore. Sul pubblico registro si nota così il nome dell’artigiano Giuseppe, falegname a Nazareth di Galilea; senza dubbio vi si aggiunge anche il nome della sposa Maria che l’ha accompagnato nel viaggio; forse è stata qualificata anche come donna incinta al nono mese: questo è tutto. O Verbo incarnato, agli occhi degli uomini, tu non sei dunque ancora un uomo? Visiti questa terra e vi sei sconosciuto; tuttavia tutto quel movimento, tutta l’agitazione che porta con sé il censimento dell’impero, non hanno altro scopo che di condurre Maria, Madre tua, a Betlemme per darti alla luce.

O Mistero ineffabile! Quanta grandezza in questa apparente bassezza! Tuttavia il sommo Signore non ha ancora toccato il fondo del suo abbassamento. Ha percorso le dimore degli uomini, e gli uomini non l’hanno ricevuto. Cercherà ora una culla nella stalla degli animali senza ragione: è qui che nell’attesa dei canti angelici, degli omaggi dei pastori e delle adorazioni dei Magi, troverà “il bue che conosce il suo Padrone, e l’asino che vien legato alla mangiatoia del suo Signore”. O Salvatore degli uomini, o Emmanuele, o Gesù, anche noi ci recheremo alla stalla; non lasceremo compiersi solitaria e derelitta la nuova Nascita. A quest’ora, tu vai bussando alle porte di Betlemme, senza che gli uomini vengano ad aprirti, e dici alle anime, con la voce del divino Cantico: “Aprimi o sorella mia, amica mia, poiché il mio capo è pieno di rugiada e i miei capelli imbevuti delle gocce della notte”. Noi non vogliamo che tu abbia a passare oltre la nostra dimora: ti supplichiamo di entrare, e ci teniamo vigilanti alla nostra porta. “Vieni dunque, o Signore Gesù, vieni”.

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