Festa dei Santi Innocenti Martiri, Doppio di II Classe con Ottava Semplice, colore liturgico violaceo (poiché cade in giorno feriale). Commemorazione del quarto giorno nell'Ottava di Natale.
Ai Vespri commemorazioni di San Tommaso Becket Vescovo e Martire, e dell'Ottava.
Qui per le peculiarità del Tempo di Natale:
https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2020/12/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-di.html
Al Breviario
Tutto dal Proprio del Tempo (al 28 Dicembre) con i Salmi dal Comune di più Martiri a Mattutino (il quale termina col IX Responsorio), i Salmi festivi da Lodi a Nona, e, ai Vespri, le Antifone con i Salmi dei Secondi Vespri di Natale. Compieta della Domenica.
Le Antifone si raddoppiano, le Preci si omettono. La conclusione degli Inni è quella delle Feste della Santa Vergine Jesu tibi sit gloria qui natus es de Virgine, e ugualmente il Versetto del Responsorio di Prima Qui natus es de Maria Virgine.
Al Messale
Messa come al 28 Dicembre:
- Il Gloria in excelsis si omette
- Due Orazioni:
- La prima della Messa
- La seconda è la commemorazione dell'Ottava di Natale
- Al posto dell'Alleluia si dice il Tratto
- Credo
- Prefazio di Natale
- Durante il Canone si dice il Communicantes di Natale
- Ite Missa est
- Prologo di San Giovanni
Letture del Mattutino (in latino)
AD I NOCTURNUM
Lectio 1
De Jeremía Prophéta
Jer 31:15-17
Hæc dicit Dóminus: Vox in excélso audíta est lamentatiónis, luctus, et fletus Rachel plorántis fílios suos, et noléntis consolári super eis, quia non sunt. Hæc dicit Dóminus: Quiéscat vox tua a plorátu, et óculi tui a lácrimis: quia est merces óperi tuo, ait Dóminus: et reverténtur de terra inimíci. Et est spes novíssimis tuis, ait Dóminus: et reverténtur fílii ad términos suos.
Lectio 2, Jer 31:18-20
Audiens audívi Ephraim transmigrántem: Castigásti me, et erudítus sum, quasi juvénculus indómitus: convérte me, et convértar: quia tu Dóminus Deus meus. Postquam enim convertísti me, egi pœniténtiam: et postquam ostendísti mihi, percússi femur meum. Confúsus sum, et erúbui: quóniam sustínui oppróbrium adolescéntiæ meæ. Si fílius honorábilis mihi Ephraim, si puer delicátus: quia ex quo locútus sum de eo, adhuc recordábor ejus.
Lectio 3, Jer 31:21-23
Státue tibi spéculam, pone tibi amaritúdines: dírige cor tuum in viam rectam, in qua ambulásti: revértere, virgo Israël, revértere ad civitátes tuas istas. Usquéquo delíciis dissólveris, fília vaga? quia creávit Dóminus novum super terram: Fémina circúmdabit virum. Hæc dicit Dóminus exercítuum Deus Israël: Adhuc dicent verbum istud in terra Juda, et in úrbibus ejus, cum convértero captivitátem eórum: Benedícat tibi Dóminus, pulchritúdo justítiæ, mons sanctus.
AD II NOCTURNUM
Lectio 4
Sermo sancti Augustíni Epíscopi
Sermo 10 de Sanctis
Hódie, fratres caríssimi, natálem illórum infántium cólimus, quos ab Heróde crudelíssimo rege interféctos esse, Evangélii textus elóquitur. Et ídeo cum summa exsultatióne gáudeat terra, cæléstium mílitum et tantárum parens fecúnda virtútum. Ecce profánus hostis nunquam beátis párvulis tantum prodésse potuísset obséquio, quantum prófuit ódio. Nam, sicut sacratíssimum præséntis diéi festum maniféstat, quantum in beátos párvulos iníquitas abundávit, tantum in eis grátia benedictiónis refúdit.
Lectio 5
Beáta es, o Béthlehem terra Juda, quæ Heródis regis immanitátem in puerórum exstinctióne perpéssa es: quæ sub uno témpore candidátam plebem imbéllis infántiæ Deo offérre meruísti. Digne tamen natálem illórum cólimus, quos beátius ætérnæ vitæ mundus édidit, quam quos maternórum víscerum partus effúdit. Síquidem ante vitæ perpétuæ adépti sunt dignitátem, quam usúram præséntis accéperint.
Lectio 6
Aliórum quidem pretiósa mors Mártyrum laudem in confessióne proméruit, horum in consummatióne complácuit; quia incipiéntis vitæ primórdiis, ipse eis occásus inítium glóriæ dedit, qui præséntis términum impósuit. Quos Heródis impíetas lactántes matrum ubéribus abstráxit; qui jure dicúntur Mártyrum flores, quos in médio frígore infidelitátis exórtos, velut primas erumpéntes Ecclésiæ gemmas, quædam persecutiónis pruína decóxit.
AD III NOCTURNUM
Lectio 7
Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum
Matt 2:13-18
In illo témpore: Angelus Dómini appáruit in somnis Joseph, dicens: Surge, et áccipe Púerum et Matrem ejus, et fuge in Ægýptum, et esto ibi usque dum dicam tibi. Et réliqua.
Homilía sancti Hierónymi Presbýteri
Lib. 1 Comm. in c. 2 Matth. et apud Gloss. ord.
Quando tulit Púerum et Matrem ejus, ut in Ægýptum tránseat, nocte tulit, et in ténebris: quia noctem ignorántiæ his, a quibus ipse recéssit, relíquit incrédulis. Quando vero revértitur in Judǽam, nec nox, nec ténebræ ponúntur in Evangélio: quia in fine mundi Judǽi fidem, tamquam Christum ab Ægýpto reverténtem suscipiéntes, illuminabúntur.
Lectio 8
Ut adimplerétur quod dictum est a Dómino per prophétam dicéntem: Ex Ægýpto vocávi Fílium meum. Respondéant, qui Hebræórum volúminum dénegant veritátem, ubi hoc in Septuagínta legátur interprétibus. Quod cum non invénerint, nos eis dicémus, in Osée prophéta scriptum, sicut et exemplária probáre possunt, quæ nuper edídimus.
Lectio 9
Tunc adimplétum est, quod dictum est per Jeremíam prophétam dicéntem: Vox in Rama audíta est, plorátus et ululátus multus, Rachel plorans fílios suos. De Rachel natus est Bénjamin, in cujus tribu non est Béthlehem. Quǽritur ergo, quómodo Rachel fílios Judæ, id est Béthlehem, quasi suos ploret. Respondébimus bréviter, quia sepúlta sit juxta Béthlehem in Ephráta; et ex matérno corpúsculi hospítio matris nomen accéperit; sive quóniam Juda et Bénjamin duæ tribus junctæ erant, et Heródes præcéperat non solum in Béthlehem intérfici púeros, sed et in ómnibus fínibus ejus.
Traduzione italiana delle Letture del Mattutino
I NOTTURNO
Lettura 1
Dal Profeta Geremia
Ger 31:15-17
Così dice il Signore: S'è intesa sulle alture una voce di lamento, di lutto e di pianto di Rachele che piange i suoi figli, e non vuol consolarsi di loro, perché essi non sono più. Così dice il Signore: La tua bocca cessi dal pianto e i tuoi occhi dal lacrimare: perché la tua pena avrà ricompensa, dice Il Signore: essi torneranno dalla terra nemica. E c'è una speranza in fine per te, dice il Signore: i tuoi figli ritorneranno alla lor terra.
Lettura 2, Ger 31:18-20
Ho ascoltato attentamente Efraim nella sua cattività: Tu mi hai castigato, e sono stato corretto come un indomito torello: convertimi, e mi convertirò: perché tu sei il Signore mio Dio. Poiché dopo che mi hai convertito, io ho fatto penitenza: e dopo che mi hai illuminato, ho percosso il mio fianco. Sono confuso e pien di rossore: perché porto l'obbrobrio della mia adolescenza. Oh! sì, Efraim è il figlio mio onorato, il fanciullo delizioso: poiché da che ho parlato di lui, me ne ricorderò bene ancora.
Lettura 3, Ger 31:21-23
Fatti una specola, abbandonati al rammarico rivolgi il tuo cuore alla via retta su cui hai camminato: ritorna, o vergine d'Israele, ritorna a queste tue città. Fino a quanto ti snerverai nelle dissolutezze, figlia vagabonda? perché il Signore ha creato una cosa nuova sulla terra: Una donna chiuderà in sé un uomo. Questo dice il Signore degli eserciti, il Dio d'Israele: Essi diranno ancora questa parola nella terra di Giuda e nelle sue città, quando li avrò fatti ritornare dalla loro cattività: Ti benedica il Signore, splendor di giustizia, monte santo.
II NOTTURNO
Lettura 4
Sermone di sant'Agostino Vescovo
Sermone 10 sui Santi
Quest'oggi, fratelli carissimi, noi celebriamo il natale di quei bambini che il testo del Vangelo ci dice essere stati uccisi dal crudelissimo re Erode. E perciò con somma gioia esulti la terra madre feconda di questi celesti soldati e di tali prodigi. Certo, l'empio tiranno non avrebbe potuto giovare tanto a questi fanciulli col suo affetto quanto giovò loro coll'odio. Perché, come manifesta la sacra solennità di questo giorno, quanto più grande fu l'iniquità contro i beati fanciulli, tanto più copiosa discese su di essi la grazia e la benedizione.
Lettura 5
Beata te, o Betlemme, terra di Giuda, che soffristi la crudeltà del re Erode nella strage dei tuoi fanciulli: ché nello stesso tempo meritasti di offrire a Dio una bianca moltitudine di pacifica infanzia. Giustamente pertanto celebriamo il natale di quelli che il mondo, facendoli nascere all'eterna vita, rese più felici di quello che facessero le loro madri generandoli alla terra. Perché furono trovati degni della vita eterna, prima ancora d'aver fatto uso della vita presente.
Lettura 6
La morte preziosa di altri Martiri merita lode per la confessione, quella di questi è gloriosa per l'immolazione; poiché ai primordi d'una vita incipiente, la morte che mise fine alla vita presente, valse loro subito d'entrare in possesso della gloria. Essi che l'empietà di Erode strappò ancora lattanti dal seno delle madri, sono a buon diritto chiamati fiori dei Martiri, perché, sbocciati in mezzo al freddo dell'incredulità, la brina della persecuzione li seccò come prime tenere gemme della Chiesa.
III NOTTURNO
Lettura 7
Lettura del santo Vangelo secondo Matteo
Matt 2:13-18
In quell'occasione: Un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Levati, prendi il Bambino e sua Madre, e fuggi in Egitto, e fermati là finché io t'avviserò. Eccetera.
Omelia di san Girolamo Prete
Libro 1 Commento al capo 2 di Matteo e nella Glossa ord.
Quando prese il Bambino e la sua Madre per andare in Egitto, lo prese di notte e nelle tenebre: perché lasciò nella notte dell'ignoranza gl'increduli dai quali egli s'allontanò. Quando invece ritorna nella Giudea, nel Vangelo non si parla né di notte né di tenebre: perché alla fine del mondo i Giudei, ricevendo la fede figurata in Cristo che ritorna dall'Egitto, saranno nella luce.
Lettura 8
Affinché si adempisse ciò il che è stato detto dal Signore per mezzo del Profeta: «Dall'Egitto chiamai il Figlio mio» Os. 11,1. Quelli che negano la verità dei libri Ebraici, dicano dove si legga questo nella versione dei Settanta. Ma siccome non lo trovano, noi diciamo loro che ciò è scritto nel profeta Osea, come l'attestano gli esemplari che abbiamo recentemente pubblicati.
Lettura 9
Allora si adempì quel che era stato detto da Geremia profeta: «Una voce si udì in Rama, pianto e grande lamento, Rachele che piange i suoi figli» Jer. 31,16. Da Rachele nacque Beniamino, nella cui tribù non si trova Betlemme. Si domanda perciò come mai Rachele piange, quasi suoi, i figli di Giuda, cioè di Betlemme. Rispondiamo brevemente, perché ella fu sepolta vicino a Betlemme in Efrata; e che la sua sepoltura le fece dare il nome di madre (di Betlemme); oppure perché Giuda e Beniamino erano due tribù limitrofe, ed Erode aveva comandato di uccidere non solo i bambini in Betlemme, ma anche in tutti i suoi confini.
Ad Primam: il Martirologio del 29 Dicembre 2020.
Quarto Kalendas Januarii, luna quarta decima
Nel quarto giorno alle Calende di Gennaio, luna quattordicesima.
Parti proprie della Messa (in latino)
INTROITUS
Ex ore infántium, Deus, et lacténtium perfecísti laudem propter inimicos tuos. --- Dómine, Dóminus noster: quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra! --- Glória Patri --- Ex ore infántium, Deus, et lacténtium perfecísti laudem propter inimicos tuos.
COLLECTAE
Orémus. Deus, cujus hodierna die præcónium Innocéntes Mártyres non loquéndo, sed moriéndo conféssi sunt: ómnia in nobis vitiórum mala mortífica; ut fidem tuam, quam lingua nostra lóquitur, étiam móribus vita fateátur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Orémus. Concéde, quǽsumus, omnípotens Deus: ut nos Unigénititui nova per carnem Natívitas líberet; quos sub peccáti jugo vetústa sérvitus tenet. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
EPISTOLA
Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis Apóstoli.
Apoc 14:1-5
In diébus illis: Vidi supra montem Sion Agnum stantem, et cum eo centum quadragínta quatuor mília, habéntes nomen ejus, et nomen Patris ejus scriptum in fróntibus suis. Et audívi vocem de cœlo, tamquam vocem aquárum multárum, et tamquam vocem tonítrui magni: et vocem, quam audívi, sicut citharœdórum citharizántium in cítharis suis. Et cantábant quasi cánticum novum ante sedem, et ante quátuor animália, et senióres: et nemo póterat dícere cánticum, nisi illa centum quadragínta quátuor mília, qui empti sunt de terra. Hi sunt, qui cum muliéribus non sunt coinquináti: vírgines enim sunt. Hi sequúntur Agnum, quocúmque íerit. Hi empti sunt ex homínibus primítiæ Deo, et Agno: et in ore eórum non est invéntum mendácium: sine mácula enim sunt ante thronum Dei.
GRADUALE
Anima nostra, sicut passer, erépta est de láqueo venántium. Láqueus contrítus est, et nos liberáti sumus: adjutórium nostrum in nómine Dómini, qui fecit cœlum et terram.
TRACTUS
Effudérunt sánguinem Sanctórum, velut aquam, in circuitu Jerúsalem. Et non erat, qui sepelíret. Víndica, Dómine, sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est super terram.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum
Matt 2:13-18
In illo témpore: Angelus Dómini appáruit in somnis Joseph, dicens: Surge, et áccipe Púerum et Matrem ejus, et fuge in Ægýptum, et esto ibi, usque dum dicam tibi. Futúrum est enim, ut Heródes quærat Púerum ad perdéndum eum. Qui consúrgens accépit Púerum et Matrem ejus nocte, et secéssit in Ægýptum: et erat ibi usque ad óbitum Heródis: ut adimplerétur quod dictum est a Dómino per Prophétam dicéntem: Ex Ægýpto vocávi Fílium meum. Tunc Heródes videns, quóniam illúsus esset a Magis, irátus est valde, et mittens occídit omnes púeros, qui erant in Béthlehem et in ómnibus fínibus ejus, a bimátu et infra, secúndum tempus, quod exquisíerat a Magis. Tunc adimplétum est, quod dictum est per Jeremíam Prophetam dicéntem: Vox in Rama audíta est, plorátus et ululátus multus: Rachel plorans fílios suos, et nóluit consolári, quia non sunt.
OFFERTORIUM
Orémus. Anima nostra, sicut passer, erépta est de láqueo venántium: láqueus contrítus est, et nos liberáti sumus.
SECRETAE
Súscipe, Sanctórum tuórum, Dómine, nobis pia non desit orátio: quæ et múnera nostra concíliet, et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Obláta, Dómine, múnera, nova Unigéniti tui Nativitáte sanctífica: nosque a peccatórum nostrorum máculis emúnda. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
PRAEFATIO DE NATIVITATE DOMINI
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostræ óculis lux tuæ claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amorem rapiámur. Et ideo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: (Sanctus).
COMMUNICANTES IN NATIVITATE DOMINI ET PER OCTAVAM
Communicántes, et diem sacratíssimum celebrántes, quo beátæ Maríæ intemeráta virgínitas huic mundo édidit Salvatórem: sed et memóriam venerántes, in primis ejúsdem gloriósæ semper Vírginis Maríæ, Genetrícis ejúsdem Dei et Dómini nostri Jesu Christi: sed et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli, Andréæ, Jacóbi, Joánnis, Thomæ, Jacóbi, Philíppi, Bartholomaei, Matthaei, Simónis et Thaddaei: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii, Chrysógoni, Joánnis et Pauli, Cosmæ et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum; quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuæ muniámur auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.
COMMUNIO
Vox in Rama audíta est, plorátus, et ululátus: Rachel plorans fílios suos, et nóluit consolári, quia non sunt.
POSTCOMMUNIO
Orémus. Votíva, Dómine, dona percépimus: quæ Sanctórum nobis précibus, et præséntis, quǽsumus, vitæ páriter et ætérnæ tríbue conférre subsídium. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Orémus. Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut natus hodie Salvátor mundi, sicut divínæ nobis generatiónis est auctor; ita et immortalitátis sit ipse largítor: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Traduzione italiana
INTROITO
O Dio, dalle labbra dei bambini e dei lattanti cavi lode a confusione dei tuoi nemici. --- È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. --- Gloria --- O Dio, dalle labbra dei bambini e dei lattanti cavi lode a confusione dei tuoi nemici.
COLLETTE
Preghiamo. I santi Innocenti tuoi martiri, o Signore, hanno oggi proclamato il tuo messaggio non a parole ma col sangue: inaridisci in noi le radici del male, perché la tua fede che professiamo con le labbra, sia testimoniata dalla nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo. Concedi, Ti preghiamo, o Dio onnipotente, che la nuova nascita del tuo Unigenito, secondo la carne, liberi noi, che un’antica schiavitù tiene sotto il giogo del peccato. Per lo stesso nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
EPISTOLA
Lettura del libro dell' Apocalisse di san Giovanni apostolo.
Apoc 14:1-5
Poi guardai, e vidi l'Agnello che stava sul monte Sion e con lui centoquarantaquattromila persone che avevan scritto in fronte il Nome di Lui e quello del suo Padre. E udii venir dal cielo un suono simile al rumore di molte acque e al rombo di gran tuono, e il suono che sentivo era come un concerto di arpisti che suonino i loro strumenti. E cantavano come un cantico nuovo dinanzi al trono, dinanzi ai quattro viventi e ai vegliardi, cantico che nessuno poteva imparare, se non quei centoquarantaquattromila riscattati dalla terra: quelli cioè che non si sono macchiati con donne, essendo vergini. Essi seguono l'Agnello dovunque vada; essi furon riscattati di fra gli uomini, primizie a Dio e all'Agnello; né fu trovata menzogna nella loro bocca; e sono senza macchia davanti al trono di Dio.
GRADUALE
L'anima nostra come passero è sfuggita al laccio del cacciatore. Il laccio si spezzò, e noi siamo stati liberati. II nostro aiuto è nel nome del Signore, Egli ha fatto cielo e terra.
TRATTO
Hanno sparso il loro sangue come acqua intorno a Gerusalemme. E non v'era chi lo seppellisse. Vendica, o Signore, il sangue dei tuoi servi che è stato versato sulla terra.
VANGELO
Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.
Matt 2:13-18
Partiti i Magi, ecco un Angelo del Signore apparire a Giuseppe in sogno e dirgli: «Levati, prendi il bambino e sua madre, e fuggi in Egitto; e resta là finché non t'avviserò, perché Erode cercherà del bambino per farlo morire». Egli, alzatosi, durante la notte, prese il bambino e la madre di lui e si ritirò in Egitto, ove stette fino alla morte cii Erode, affinché si adempisse quanto era stato detto dal Signore per il profeta: «Dall'Egitto ho richiamato il mio Figlio». Allora Erode, vedendosi burlato dai Magi, s'irritò grandemente e mandò ad uccidere tutti i fanciulli maschi che erano in Betlemme e in tutti·i suoi dintorni, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai Magi. Allora si adempì ciò che era stato detto per bocca del profeta Geremia: «Un grido si è udito in Rama di gran pianto e lamento: Rachele che piange i figli suoi, e non vuole esser consolata, perché non ci sono più».
OFFERTORIO
Preghiamo. L'anima nostra come passero è sfuggita al laccio del cacciatore; il laccio si spezzò e noi fummo liberi.
SECRETE
Non ci manchi, o Signore, la pia preghiera dei tuoi santi, che renda gradita la nostra offerta e ci ottenga sempre la tua clemenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santifica, o Signore, con la nuova nascita del tuo Unigenito i doni che Ti offriamo e purificati dalle macchie dei nostri peccati. Per lo stesso nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PREFAZIO DELLA NATIVITÀ DEL SIGNORE
È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Poiché mediante il mistero del Verbo incarnato rifulse alla nostra mente un nuovo raggio del tuo splendore, cosí che mentre visibilmente conosciamo Dio, per esso veniamo rapiti all’amore delle cose invisibili. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine: (Sanctus).
COMMUNICANTES NELLA NATIVITÀ DEL SIGNORE E PER L'OTTAVA
Uniti in una stessa comunione celebriamo il giorno santissimo nel quale l’intemerata verginità della beata Maria diede a questo mondo il Salvatore; e veneriamo anzitutto la memoria della stessa gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del medesimo nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e di quella dei tuoi beati Apostoli e Martiri: Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisógono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro Signore. Amen.
COMUNIONE
Un grido si è udito in Rama di gran pianto e lamento: Rachele che piange i figli suoi, e non vuole esser consolata, perché non ci sono più.
POST-COMUNIONE
Preghiamo. Abbiamo partecipato, o Signore, ai tuoi santi doni: da essi, per le preghiere dei tuoi martiri, venga a noi l'aiuto per la vita presente e per la vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo. Fa’, te ne preghiamo, o Dio, che il Salvatore del mondo, oggi nato, come è l’autore della nostra divina rigenerazione, così ci sia anche datore dell’immortalità: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger
28 DICEMBRE I SANTI INNOCENTI
Alla festa del Discepolo prediletto segue la solennità dei santi Innocenti, onde la culla dell’Emmanuele, presso la quale abbiamo venerato il Principe dei Martiri e l’Aquila di Patmos, ci appare oggi circondata da una graziosa accolta di bimbi, adorni di vesti bianche come la neve, e che recano in mano palme verdeggianti. Il divino Bambino sorride; è il loro Re, e tutta quella piccola corte sorride a sua volta alla Chiesa di Dio. La forza e la fedeltà ci hanno introdotti presso il Redentore; oggi l’innocenza ci invita a restare accanto alla mangiatoia.
Erode ha voluto coinvolgere il Figlio di Dio in un massacro di bambini; Betlemme ha udito i lamenti delle madri; il sangue dei neonati ha inondato l’intera regione. Ma tutti quegli sforzi della tirannide non hanno potuto raggiungere l’Emmanuele: non hanno fatto che preparare per l’armata del cielo una schiera di Martiri. Questi bambini hanno avuto l’insigne onore di essere immolati per il Salvatore del mondo; ma il momento che ha seguito la loro immolazione ha rivelato ad essi d’un tratto gioie future e prossime, molto al di sopra di quelle di un mondo che hanno attraversato senza conoscere. Il Dio pieno di misericordia non ha richiesto altro da essi che una sofferenza di qualche istante; essi si sono ridestati nel seno d’Abramo, liberi da qualsiasi altra prova, puri da ogni contaminazione mondana, chiamati al trionfo come il guerriero che ha dato la propria vita per salvare quella del suo capo.
La loro morte è dunque un Martirio, e per questo la Chiesa li onora con il bel nome di Fiori dei Martiri, a motivo della loro tenera età e della loro innocenza. Hanno dunque diritto a figurare oggi nel Ciclo liturgico, al seguito dei due valenti campioni di Cristo che abbiamo celebrati. San Bernardo, nel suo Sermone per questa festa, spiega eloquentemente il legame di queste tre solennità: “Abbiamo, – egli dice – nel beato Stefano, l’opera e la volontà del Martirio; nel beato Giovanni notiamo soltanto la volontà del martirio; e, nei beati Innocenti, solo l’opera del Martirio. Ma chi potrà dubitare, tuttavia, della corona ottenuta da questi bambini? Chiederete dove sono i loro meriti per la corona? Chiedete piuttosto a Erode quale delitto hanno commesso per essere così falciati. La bontà di Cristo potrà essere vinta dalla crudeltà di Erode? Quel re empio ha potuto far uccidere dei bambini innocenti; e Cristo non potrebbe incoronare quelli che sono morti soltanto per lui?
“Stefano sarà dunque stato Martire agli occhi degli uomini che furono testimoni della sua passione subita volontariamente, fino al punto di pregare per i suoi persecutori, mostrandosi più sensibile al loro delitto che alle proprie ferite. Giovanni sarà dunque stato Martire agli occhi degli Angeli, che, essendo creature spirituali, hanno visto le disposizioni della sua anima. Certo, però, saranno stati martiri agli occhi tuoi, mio Dio, anche coloro nei quali né l’uomo né l’Angelo hanno potuto, è vero, scoprire un merito, ma che il singolare favore della tua grazia ha voluto arricchire. Dalla bocca dei neonati e dei lattanti hai voluto far uscire la lode. Qual è questa lode? Gli Angeli hanno cantato: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà! Questa è senza dubbio una lode sublime; ma non sarà completa se non quando Colui che deve venire avrà detto: Lasciate che i piccoli vengano a me, perché il Regno dei cieli è di quelli che loro assomigliano; pace agli uomini, anche a quelli che non hanno ancora l’uso della propria volontà: ecco il mistero della mia misericordia”.
Dio si è degnato di fare per gli Innocenti immolati per il suo Figliuolo ciò che fa tutti i giorni con il sacramento della rigenerazione, così spesso applicato ai bambini che la morte prende con sé fin dai primi giorni di vita; e noi, battezzati nell’acqua, dobbiamo render gloria a questi neonati, battezzati nel proprio sangue, e associati a tutti i misteri dell’infanzia di Gesù Cristo. Dobbiamo anche congratularci con essi, insieme con la Chiesa, dell’innocenza che la morte gloriosa e prematura ha loro conservata. Purificati così dal sacro rito che, prima dell’istituzione del Battesimo, cancellava il peccato originale, visitati in anticipo da una grazia speciale che li preparò all’immolazione gloriosa per la quale erano destinati, hanno abitato questa terra e non vi si sono macchiati. Che la società di questi teneri agnelli sia dunque per sempre con l’Agnello senza macchia, e questo mondo, indurito nel peccato, meriti misericordia unendosi, con le sue lodi, al trionfo di questi eletti della terra che, simili alla colomba dell’arca, non vi hanno trovato dove posare i piedi!
”Tuttavia, in questo gaudio del cielo e della terra, la Santa Romana Chiesa non perde di vista la desolazione delle madri che videro così strappati dal seno, e immolati dalla spada dei soldati, i diletti pegni della loro tenerezza. Ha raccolto il grido di Rachele, e non cerca di consolarla se non compatendo la sua afflizione. Per onorare quel materno dolore, consente a sospendere oggi una parte delle manifestazioni della gioia che inonda il suo cuore nell’Ottava di Cristo nato. Non osa rivestire nei suoi paramenti sacri il colore della porpora dei Martiri, per non richiamare troppo vivamente quel sangue che zampilla fino sul seno delle madri; si proibisce anche il colore bianco che denota la letizia e non si addice a così pungente dolore. Riveste il colore viola, colore di lutto e di rimpianti. Oggi, anzi, se la festa non cade di domenica, giunge fino a sospendere il canto del Gloria in excelsis, che pure le è tanto caro in questi giorni in cui gli Angeli l’hanno intonato sulla terra; rinuncia al festoso Alleluia nella celebrazione del Sacrificio e infine si mostra, come sempre, ispirata da quella delicatezza sublime e cristiana di cui la sacra Liturgia è mirabile scuola.
Ma dopo questo omaggio reso alla tenerezza materna di Rachele e che diffonde su tutto l’Ufficio dei santi Innocenti una dolce malinconia, essa non perde di vista la gloria di cui godono i beati bambini; e consacra alla loro solenne memoria un’intera Ottava come ha fatto per santo Stefano e per san Giovanni. Nelle sue Cattedrali e nelle chiese Collegiali essa onora anche, in questo giorno, i bambini che invita ad unire le loro innocenti voci a quelle dei sacerdoti e degli altri ministri sacri. Concede loro particolari distinzioni, finanche nel coro stesso; gode dell’ingenua letizia di quei giovani cooperatori di cui si serve per abbellire le sue solennità; in essi, rende gloria al Cristo Bambino, e all’innocente coorte dei teneri rampolli di Rachele.
A Roma, la Stazione ha luogo oggi nella Basilica di S. Paolo fuori le mura, il cui tesoro si gloria di possedere parecchi corpi dei santi Innocenti. Nel XVI secolo, Sisto V ne tolse una parte, per collocarli nella Basilica di Santa Maria Maggiore, presso il presepio del Salvatore.
MESSA
La santa Chiesa esalta la sapienza di Dio, che ha saputo sventare i calcoli della politica di Erode, e riportar gloria dalla crudele immolazione dei bambini di Betlemme, elevandoli alla dignità di Martiri di Cristo, di cui celebrano le grandezze in una riconoscenza eterna.
“Dalla bocca dei neonati e dei lattanti, o Dio, hai fatto uscire la lode per confondere i tuoi nemici”
EPISTOLA (Ap. 14,1-5). – In quei giorni: vidi l’Agnello che stava sul monte Sion e con lui centoquarantaquattromila persone che avevan scritto in fronte il suo nome e quello del suo Padre. E udii venir dal cielo un suono simile al rumore di molte acque e al rombo di gran tuono, e il suono che sentivo era come un concerto di arpisti che suonino i loro strumenti. E cantavano come un cantico nuovo dinanzi al trono, dinanzi ai quattro animali e ai vegliardi, cantico che nessuno poteva imparare, se non quei centoquarantaquattromila riscattati dalla terra: quelli cioè che non si sono macchiati con donne, essendo vergini. Essi seguono l’Agnello dovunque vada; essi furon riscattati di fra gli uomini, primizie a Dio e all’Agnello; né fu trovata menzogna nella loro bocca; e sono senza macchia davanti al trono di Dio.
Con la scelta di questo misterioso brano dell’Apocalisse, la Chiesa ci mostra la stima che ha dell’innocenza, e l’idea che noi dobbiamo averne. Gli Innocenti seguono l’Agnello, perché sono puri. Le loro opere personali sulla terra non sono state avvertite, ma hanno attraversato rapidamente la via di questo mondo, senza essere contaminati dalle sue brutture. Meno provata di quella di Giovanni, la loro purezza, imporporata di sangue, non ha attirato meno gli sguardi dell’Agnello, e sono dati a lui per compagnia. Il cristiano, dunque, tenda verso questa innocenza che merita così alte distinzioni. Se l’ha conservata, la custodisca e la difenda con la gelosia che si ha nel vigilare su un tesoro; se l’ha perduta, la ripari con l’esercizio della penitenza e quando l’avrà recuperata, realizzi le parole del Maestro che ha detto: “Colui che è stato lavato è ormai puro” (Gv 13,10).
VANGELO (Mt 2,13-18). – In quel tempo: Un Angelo del Signore apparì a Giuseppe in sogno e gli disse: Levati, prendi il bambino e sua Madre, e fuggi in Egitto; e stai là finché non t’avviserò, perché Erode cercherà del bambino per farlo morire. Egli, alzatosi, durante la notte, prese il bambino e la madre di lui e si ritirò in Egitto, ove stette fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quanto era stato detto dal Signore per il profeta: Dall’Egitto ho richiamato il mio Figlio. Allora Erode, vedendosi burlato dai Magi, s’irritò grandemente e mandò ad uccidere tutti i fanciulli (maschi) che erano in Betlem e in tutti i suoi dintorni, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai Magi. Allora si adempì ciò che era stato detto per bocca del profeta Geremia: Un grido si è udito in Rama di gran pianto e lamento: Rachele che piange i figli suoi e non vuole essere consolata, perché non sono più.
Il santo Vangelo narra con la sua sublime semplicità il Martirio degli Innocenti. Erode mandò ad uccidere tutti i bambini. Questa ricca messe per il cielo fu mietuta, e la terra non se ne commosse. I lamenti di Rachele salirono fino al cielo, e presto il silenzio ricadde su Betlemme. Ma le beate vittime venivano raccolte dal Signore, per formare la corte del suo Figliuolo. Gesù, dalla sua culla, li contemplava e li benediceva; Maria compativa le loro brevi sofferenze e il dolore delle madri; la Chiesa che sarebbe presto nata doveva glorificare, per tutti i secoli, quell’immolazione di teneri agnelli, e fondare le più belle speranze sul patrocinio di quei bambini diventati d’un tratto così potenti sul cuore del suo celeste Sposo.
Beati Bambini, noi rendiamo omaggio al vostro trionfo, e ci felicitiamo con voi perché siete stati scelti come compagni di Cristo nella culla. Quale glorioso risveglio è stato il vostro, allorché dopo essere passati per la spada, avete conosciuto che presto la luce abbagliante della vita eterna sarebbe stata la vostra eredità. Quale riconoscenza avete testimoniata al Signore che vi sceglieva così fra tante migliaia di altri bambini, per onorare con la vostra immolazione la culla del suo Figliuolo! La corona ha cinto la vostra fronte prima della battaglia; la palma è venuta da sé a posarsi nelle vostre deboli mani, prima che aveste potuto fare uno sforzo per raccoglierla: è così che il Signore si è mostrato pieno di munificenza, e ci ha fatto vedere che è padrone dei suoi doni. Non era forse giusto che la Nascita del Figlio del sommo Re fosse segnata da qualche magnifica elargizione? Noi non ne siamo gelosi, o Martiri innocenti! Glorifichiamo il Signore che vi ha scelti e plaudiamo con la Chiesa alla vostra inenarrabile felicità.
O fiori dei Martiri, permettete che riponiamo in voi la nostra fiducia, e che osiamo supplicarvi, per la ricompensa gratuita che vi è stata concessa, di non dimenticare i vostri fratelli che combattono in mezzo ai rischi di questo mondo di peccato. Anche noi desideriamo quelle palme e quelle corone nelle quali si allieta la vostra innocenza. Lavoriamo duramente ad assicurarcele, e spesso ci sentiamo sul punto di perderle per sempre. Lo stesso Dio che ha glorificato voi è anche il nostro fine; in lui solo anche noi troveremo il riposo; pregate affinché possiamo giungere fino a lui.
Chiedete per noi la semplicità, l’infanzia del cuore, l’ingenua fiducia in Dio che va fino in fondo nel compimento dei suoi voleri. Otteneteci di sopportare con calma la sua croce, quando ce la manda e di desiderare unicamente il suo piacere. In mezzo al sanguinoso tumulto che venne ad interrompere il sonno, la vostra bocca infantile sorrideva ai carnefici; le vostre mani sembravano scherzare con quella spada, che doveva trapassarvi il cuore; eravate graziosi di fronte alla morte. Otteneteci di essere anche noi dolci verso la tribolazione, quando il Signore ce la manda. Che essa sia per noi un martirio, per la tranquillità del nostro coraggio, per l’unione della nostra volontà con quella del sommo Re e Signore, il quale prova soltanto per ricompensare. Che gli strumenti di cui egli si serve non ci tornino odiosi; che la carità non si spenga nel nostro cuore e che nulla turbi quella pace senza cui l’anima del cristiano non potrebbe piacere a Dio.
Infine, o teneri agnelli immolati per Gesù, voi che lo seguite dovunque egli va perché siete puri, concedeteci di accostarci all’Agnello celeste che vi conduce. Portateci a Betlemme insieme con voi; onde non usciamo più da quel soggiorno di pace e d’innocenza. Presentateci a Maria, la Madre nostra, ancora più tenera di Rachele; ditele che siamo i suoi figli, e che siamo i vostri fratelli; e come ha compatito i vostri dolori d’un istante, si degni di aver pietà delle nostre misere lodi.
* * *
In questo quarto giorno dalla Nascita del Redentore visitiamo la stalla e adoriamo l’Emmanuele. Consideriamo la misericordia che l’ha portato a farsi bambino per avvicinarsi a noi, e restiamo attoniti nel vedere un Dio cosi vicino alla sua creatura. “Colui che è inafferrabile anche per la sottile intelligenza degli Angeli – dice il pio abate Guerrico nel suo quinto Sermone sulla Natività di Cristo – si è degnato di rendersi palpabile ai materiali sensi dell’uomo. Dio non poteva parlarci come ad esseri spirituali, carnali come siamo; il suo Verbo si è fatto carne, affinché ogni carne potesse non soltanto intenderlo, ma anche vederlo; non avendo potuto il mondo conoscere la Sapienza di Dio, questa Sapienza si è degnata di farsi follia. Signore del cielo e della terra, tu hai dunque nascosto la tua sapienza ai sapienti e ai prudenti del mondo, per rivelarla ai piccoli. Le altezze dell’orgoglio hanno orrore dell’umiltà di questo Bambino; ma ciò che è alto agli occhi degli uomini è abbominevole al cospetto di Dio. Questo Bambino si compiace solo con i bambini; riposa solo con gli umili e i cuori pacifici. Che i piccoli si glorino dunque in lui, e cantino: Ci è nato un Bambino; mentre lui, da parte sua, si felicita dicendo per bocca di Isaia: Eccomi, io e i miei piccoli che il Signore mi ha dati. Infatti, per dargli una compagnia proporzionata alla sua età, il Padre ha voluto che la gloria dei Martiri cominciasse con l’innocenza dei bambini volendo lo Spirito Santo mostrare con ciò che il regno dei cieli è soltanto di quelli che loro somigliano”.
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