Festa dei Santi Marcellino, Pietro ed Erasmo Martiri, Semplice, colore liturgico rosso.
Vige l'obbligo di recuperare la Messa della I Domenica dopo Pentecoste (colore liturgico verde), perpetuamente impedita dalla Festa della SS. Trinità.
Primi Vespri della Festa del Sacratissimo Corpo di Cristo, Doppio di I Classe con Ottava Privilegiata di II Ordine, colore liturgico bianco.
Qui per le peculiarità del Tempo dopo Pentecoste:
Al Breviario
All'Ufficio dei Santi Marcellino, Pietro ed Erasmo:
Antifone e Salmi dal Salterio (1 Notturno a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dal Comune di più Martiri. Prime due Letture dal Proprio del Tempo al Mercoledì nella I Settimana dopo Pentecoste, terza Lettura e Orazione dal Proprio dei Santi (al 2 Giugno).
Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e le Preci Domenicali a Prima.
All'Ufficio del Corpus Domini:
Ai Vespri tutto dal Proprio del Tempo. Compieta della Domenica.
Le Antifone si raddoppiano, Suffragio e Preci si omettono. A partire da Compieta e fino a Nona del Giorno Ottavo del Corpus Domini la conclusione degli Inni delle Ore minori è quella delle Feste della Beata Vergine Maria <<Jesu tibi sit gloria qui natus es de Virgine>>.
Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):
Festa dei Santi Marcellino, Pietro ed Erasmo Martiri, Semplice, colore liturgico rosso.
Primi Vespri della Festa del Sacratissimo Corpo di Cristo, Doppio di I Classe con Ottava, colore liturgico bianco.
All'Ufficio dei Santi Marcellino, Pietro ed Erasmo:
Antifone e Salmi dal Salterio (un Notturno di 12 Salmi a Mattutino, Salmi feriali a Lodi e quarto Salmo a Prima), il resto dal Comune di più Martiri. Prime due Letture dal Proprio del Tempo al Mercoledì nella I Settimana dopo Pentecoste, terza Lettura e Orazione dal Proprio dei Santi (al 2 Giugno).
Le Antifone non si raddoppiano, si dicono cinque Commemorazioni Comuni a Lodi e le Preci Domenicali a Prima.
All'Ufficio del Corpus Domini:
Tutto dal Proprio del Tempo.
Le Antifone si raddoppiano, Suffragio e Preci si omettono. A partire da questa Compieta e fino alla Compieta del Giorno Ottavo del Corpus Domini la conclusione degli Inni delle Ore minori è quella delle Feste della Beata Vergine Maria <<Jesu tibi sit gloria qui natus es de Virgine>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<Gloria tibi Domine qui natus es de Virgine cum Patre et Sancto Spirtu in sempiterna saecula>>.
Le Antifone si raddoppiano, le Commemorazioni Comuni e le Preci si omettono.
Al Messale
Si deve celebrare la Messa della I Domenica dopo Pentecoste (che si trova subito dopo quella della SS. Trinità) con le seguenti variazioni:
- Il Gloria in excelsis e il Credo si omettono
- Si possono dire tre o cinque o sette Orazioni:
- La prima della Messa
- La seconda è la commemorazione dei Santi Marcellino, Pietro ed Erasmo
- La terza è Ad poscenda suffragia Sanctorum (A cunctis)
- Le altre ad libitum
- Prefazio Comune
- Benedicamus Domino
- Prologo di San Giovanni
Le Messe private possono però essere celebrate dei Santi Marcellino, Pietro ed Erasmo con la commemorazione della Domenica alle Orazioni e all'Ultimo Vangelo; tuttavia a causa della Domenica impedita le Messe Votive private e quelle quotidiane di Requiem oggi sono proibite, e per via delle due Ottave Privilegiate consecutive del Corpus Domini e del Sacro Cuore, non potranno essere celebrate prima del 20 Giugno.
Letture del Mattutino (in latino)
AD NOCTURNUM
Lectio 1
De libro primo Regum
1 Reg 2:12-14
Porro fílii Heli, fílii Bélial, nesciéntes Dóminum, neque offícium sacerdótum ad pópulum: sed quicúmque immolásset víctimam, veniébat puer sacerdótis, dum coqueréntur carnes, et habébat fuscínulam tridéntem in manu sua, et mittébat eam in lebétem, vel in caldáriam, aut in ollam, sive in cácabum: et omne quod levábat fuscínula, tollébat sacérdos sibi: sic faciébant univérso Israéli veniéntium in Silo.
Lectio 2, 1 Reg 2:15-17
Etiam ántequam adolérent ádipem, veniébat puer sacerdótis, et dicébat immolánti: Da mihi carnem, ut coquam sacerdóti: non enim accípiam a te carnem coctam, sed crudam. Dicebátque illi ímmolans: Incendátur primum iuxta morem hódie adeps, et tolle tibi quantumcúmque desíderat ánima tua. Qui respóndens aiébat ei: Nequáquam: nunc enim dabis, alióquin tollam vi. Erat ergo peccátum puerórum grande nimis coram Dómino: quia retrahébant hómines a sacrifício Dómini.
Lectio 3
Petrus exorcísta, Diocletiáno imperatóre, Romæ a Seréno júdice propter christiánæ fídei confessiónem missus in cárcerem, Paulínam Artémii, qui cárceri præerat, filiam a dæmone agitátam liberávit. Quo facto et paréntes puéllæ cum tota família, et vicínos qui ad rei novitátem concúrrerant, Jesu Christo conciliátos ad Marcellínum presbyterum addúxit, a quo omnes baptizáti sunt. Quod ubi rescívit Serénus, Petrum et Marcellínum ad se vocátos aspérius objúrgat, et ad verbórum acerbitátem minas ac terróres adjúngit, nisi Christo renúntient. Cui cum Marcellínus christiána libertáte respondéret, pugnis contúsum, et a Petro sejúnctum, nudum inclúdit in cárcerem stratum vitri fragméntis, sine cibo ac sine lúmine. Petrum item constríngi ímperat arctíssimis vínculis. Sed cum utríque ex torméntis fides et ánimus crésceret, constánti confessióne, et abscísso cápite, illústre testimónium Jesu Christo dedérunt. Erásmus epíscopus, imperatóribus Diocletiáno et Maximiáno, in Campánia plumbátis et fústibus cæsus, resína quoque, súlphure, plumbo liquefácto, et fervénti pice, cera, oleóque perfúsus, inde tamen ínteger et inviolátus evásit. Quo miráculo multi se ad Christi fidem convertérunt. Verum is, íterum detrúsus in cárcerem, constríctus férreis gravissimísque vínculis, inde ab Angelo mirabíliter eréptus est. Deínde Fórmiis a Maximiáno váriis afféctus supplíciis, tunicáque ærea candénti indútus, illa étiam torménta, divína virtúte superávit. Dénique, plúrimis et in fide confirmátis, et ad fidem convérsis, insígnem martyrii palmam adéptus est.
Traduzione italiana delle Letture del Mattutino
NOTTURNO UNICO
Lettura 1
Dal primo libro dei Re
1 Re 2:12-14
Ora i figli di Eli, erano dei figli di Belial, non conoscevano il Signore, né il dovere dei sacerdoti verso il popolo, perché quando uno immolava una vittima, veniva il servo del sacerdote mentre si cuocevano le carni con in mano un forchettone a tre punte, e lo metteva nel calderone o nella pentola o nella caldaia o nella marmitta, e tutto quello che il forchettone tirava su il sacerdote lo pigliava per sé. Così facevano con tutti gl'Israeliti che andavano a Silo.
Lettura 2, 1 Re 2:15-17
Similmente, prima che si bruciasse il grasso, veniva il servo del sacerdote e diceva a colui che faceva l'immolazione; Dammi della carne da far cuocere per il sacerdote; perché io non prenderò da te carne cotta, ma cruda. E colui che faceva l'immolazione gli diceva; Si faccia oggi prima bruciare il grasso secondo il costume, e poi prendine quanto l'anima tua desidera. Ma quello rispondeva: No; me ne devi dare adesso, altrimenti me la prenderò per forza. Il peccato dunque di quei giovani era troppo grande davanti al Signore, perché distoglievano la gente dal far sacrificio al Signore.
Lettura 3
Pietro, esorcista, messo in prigione sotto l'imperatore Diocleziano, dal giudice Sereno a Roma per aver confessata la fede cristiana, liberò dal demonio, che la tormentava, Paolina, figlia d'Artemio, direttore del carcere. Per questo fatto essendosi convertiti a Gesù Cristo i genitori della fanciulla con tutta la loro famiglia, e i vicini ch'erano accorsi alla novità della cosa, egli li condusse dal prete Marcellino, che li battezzò tutti. Appena lo riseppe Sereno, fattisi chiamare Pietro e Marcellino, li riprese aspramente, aggiungendo alla durezza delle parole minacce e terrori, se non avessero rinunziato a Cristo. Marcellino avendogli risposto con libertà cristiana, il giudice ordinò di pestarlo con pugni, di separarlo da Pietro, e di rinchiuderlo nudo in un carcere ripieno di pezzi di vetro, senza cibo e senza luce. Parimente ordinò di legare Pietro strettissimamente. Ma questi tormenti non facendo che aumentare a tutti due la fede e il coraggio, ed avendo essi perseverato nella confessione, ebbero tronca la testa, rendendo così splendida testimonianza a Gesù Cristo. Erasmo, vescovo, sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano fu battuto nella Campania con verghe guernite di piombo, poi fu immerso nella resina, zolfo, piombo liquefatto, pece bollente, cera e olio, ma ne uscì sano e salvo. Per questo miracolo molti si convertirono alla fede di Cristo. Ma egli ricondotto di nuovo in prigione e caricato di pesantissime catene di ferro, ne fu miracolosamente liberato da un Angelo. Quindi torturato a Formia per ordine di Massimiano con diversi altri supplizi, e rivestito d'una tunica di rame arroventata, col soccorso divino superò anche questi tormenti. Infine, dopo aver confermato nella fede e convertiti ad essa moltissimi, riportò la palma d'un glorioso martirio.
Ad Primam: il Martirologio del 3 Giugno 2021.
Tertio Nonas Junii, luna vigesima secunda.
Nel terzo giorno alle None di Giugno, luna ventiduesima.
INTROITUS
Cognóvi, Dómine, quia ǽquitas judícia tua, et in veritáte tua humiliásti me: confíge timóre tuo carnes meas, a mandátis tuis tímui. --- Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini. --- Gloria Patri --- Cognóvi, Dómine, quia ǽquitas judícia tua, et in veritáte tua humiliásti me: confíge timóre tuo carnes meas, a mandátis tuis tímui.
COLLECTAE
Orémus. Deus, in te sperántium fortitúdo, adésto propítius invocatiónibus nostris: et, quia sine te nihil potest mortális infírmitas, præsta auxílium grátiæ tuæ; ut, in exsequéndis mandátis tuis, et voluntáte tibi et actióne placeámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Orémus. Deus, qui nos ánnua beatórum Mártyrum tuórum Marcellíni, Petri atque Erásmi sollemnitáte lætíficas: præsta, quǽsumus; ut, quorum gaudémus méritis, accendámur exémplis.
A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salútem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclesia tua secúra tibi sérviat libertáte.
Orationes ad libitum.
EPISTOLA
Léctio Epístolæ beáti Joánni Apóstoli
1 Joann 4:8-21
Caríssimi: Deus cáritas est. In hoc appáruit cáritas Dei in nobis, quóniam Fílium suum unigénitum misit Deus in mundum, ut vivámus per eum. In hoc est cáritas: non quasi nos dilexérimus Deum, sed quóniam ipse prior diléxit nos, et misit Fílium suum propitiatiónem pro peccátis nostris. Caríssimi, si sic Deus diléxit nos: et nos debémus altérutrum dilígere. Deum nemo vidit umquam. Si diligámus ínvicem, Deus in nobis manet, et cáritas ejus in nobis perfécta est. In hoc cognóscimus, quóniam in eo manémus et ipse in nobis: quóniam de Spíritu suo dedit nobis. Et nos vídimus et testificámur, quóniam Pater misit Fílium suum Salvatórem mundi. Quisquis conféssus fúerit, quóniam Jesus est Fílius Dei, Deus in eo manet et ipse in Deo. Et nos cognóvimus et credídimus caritáti, quam habet Deus in nobis. Deus cáritas est: et qui manet in caritáte, in Deo manet et Deus in eo. In hoc perfécta est cáritas Dei nobíscum, ut fidúciam habeámus in die judicii: quia, sicut ille est, et nos sumus in hoc mundo. Timor non est in caritáte: sed perfécta cáritas foras mittit timórem, quóniam timor pœnam habet. Qui autem timet, non est perféctus in caritáte. Nos ergo diligámus Deum, quóniam Deus prior diléxit nos. Si quis díxerit, quóniam díligo Deum, et fratrem suum óderit, mendax est. Qui enim non díligit fratrem suum, quem videt, Deum, quem non videt, quómodo potest dilígere? Et hoc mandátum habémus a Deo: ut, qui diligit Deum, díligat et fratrem suum.
GRADUALE
Ego dixi: Dómine, miserére mei: sana ánimam meam, quia peccávi tibi. Beátus, qui intéllegit super egénum et páuperem: in die mala liberábit eum Dóminus.
ALLELUIA
Allelúja, allelúja. Verba mea áuribus pércipe, Dómine: intéllege clamórem meum. Allelúja.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam
Luc 6:36-42
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Estóte misericórdes, sicut et Pater vester miséricors est. Nolíte judicáre, et non judicabímini: nolíte condemnáre, et non condemnabímini. Dimíttite, et dimittémini. Date, et dábitur vobis: mensúram bonam et confértam et coagitátam et supereffluéntem dabunt in sinum vestrum. Eadem quippe mensúra, qua mensi fuéritis, remetiétur vobis. Dicébat autem illis et similitúdinem: Numquid potest cæcus cæcum dúcere? nonne ambo in fóveam cadunt? Non est discípulus super magistrum: perféctus autem omnis erit, si sit sicut magister ejus. Quid autem vides festúcam in óculo fratris tui, trabem autem, quæ in óculo tuo est, non consíderas? Aut quómodo potes dícere fratri tuo: Frater, sine, ejíciam festúcam de óculo tuo: ipse in oculo tuo trabem non videns? Hypócrita, ejice primum trabem de oculo tuo: et tunc perspícies, ut edúcas festúcam de óculo fratris tui.
OFFERTORIUM
Orémus. Inténde voci orationis meæ, Rex meus et Deus meus: quóniam ad te orábo, Dómine.
SECRETAE
Hostias nostras, quǽsumus, Dómine, tibi dicátas placátus assúme: et ad perpetuum nobis tríbue proveníre subsídium. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Hæc hóstia, quǽsumus, Dómine, quam sanctórum Martyrum tuórum natalítia recenséntes offérimus: et víncula nostræ pravitátis absólvat, et tuæ nobis misericórdiæ dona concíliet.
Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futuro.
Orationes ad libitum.
PRAEFATIO COMMUNIS
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).
COMMUNIO
Narrábo ómnia mirabília tua: lætábor et exsultábo in te: psallam nómini tuo, Altíssime.
POSTCOMMUNIO
Orémus. Tantis, Dómine, repléti munéribus: præsta, quǽsumus; ut et salutária dona capiámus, et a tua numquam laude cessémus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
Orémus. Sacro múnere satiáti, súpplices te, Dómine, deprecámur: ut, quod débitæ servitútis celebrámus offício, salvatiónis tuæ sentiámus augméntum.
Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.
Orationes ad libitum.
Traduzione italiana
INTROITO
Signore, ho sperato nella tua misericordia. Il mio cuore esulterà per la salvezza da te ricevuta: io canterò al Signore che mi ha colmato di beni. --- Fino a quando, o Signore, ti dimenticherai sempre di me? fino a quando volti da me la tua faccia? --- Gloria --- Signore, ho sperato nella tua misericordia. Il mio cuore esulterà per la salvezza da te ricevuta: io canterò al Signore che mi ha colmato di beni.
COLLETTE
Preghiamo. O Dio, fortezza di quelli che sperano in te, ascolta propizio le nostre preghiere: e siccome senza di te nulla può l'umana debolezza, concedici l'aiuto della tua grazia; affinché nell'eseguire i tuoi comandamenti, ti piacciamo e colla volontà e coll'opera. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo. O Dio, che ci rallegri con la festività annuale dei tuoi martiri Marcellino, Pietro ed Erasmo, concedici, te ne preghiamo, di essere animati dagli esempi di coloro dei cui meriti ci allietiamo.
Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.
Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione).
EPISTOLA
Lettura dell'Epistola di San Giovanni Apostolo
1 Giov 4:8-21
Carissimi, Dio è carità. La carità di Dio per noi si è manifestata in questo, che Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo, affinché noi avessimo la vita per mezzo di lui. E tale carità sta in ciò: che non siamo noi che abbiamo amato Dio, ma è lui che per il primo ha amato noi e ha mandato il suo Figlio qual vittima per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ha così amato noi, anche noi dobbiamo amarci l'un l'altro. Nessuno ha mai veduto Dio. Ma se ci amiamo l'un l'altro, Dio dimora in noi e il suo amore è in noi nel modo più perfetto. Noi conosciamo che dimoriamo in lui e che egli dimora in noi, da questo che egli ci ha fatto parte del suo Spirito. Per conto nostro abbiam visto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio qual Salvatore del mondo. Chiunque confesserà che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui, ed egli in Dio. Quanto a noi, abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi e ci abbiamo creduto. Dio è carità, e chi dimora nella carità, dimora in Dio, e Dio in lui. La perfezione dell'amore di Dio in noi consiste in questo, che noi nutriamo piena fiducia per il giorno del giudizio: perché quale è lui, tali siamo pure noi in questo mondo. Nell'amore non esiste timore: anzi l'amore perfetto caccia via il timore, perché il timore suppone un castigo: e chi teme non è perfetto nell'amore. Noi dunque amiamo Dio, poiché Dio ci ha amati per il primo. Se uno dirà: Io amo Dio, e odia il suo fratello, è un bugiardo. Perché chi non ama il suo fratello, che vede, come può amare Dio che non vede? E poi il comandamento che abbiamo ricevuto da Dio è questo: «Che chi ama Dio, deve amare anche il proprio fratello».
GRADUALE
Io dissi: Signore, abbi pietà di me: risana l'anima mia, perché ho peccato contro di te. Beato chi si dà pensiero dell'indigente e del povero; * nel giorno cattivo il Signore lo libererà.
ALLELUIA
Allelúia, allelúia. Porgi orecchio, o Signore, alle mie parole, intendi le mie grida. Allelúia.
VANGELO
Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.
Luc 6:36-42
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
OFFERTORIO
Preghiamo. Ascolta la voce della mia orazione, o mio Re e mio Dio. Poiché a te volgerò la mia preghiera, o Signore.
SECRETE
Accogli benigno, o Signore, i doni a te consacrati e fa’ che ci ottengano il tuo perenne aiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
O Signore, l'ostia che ti offriamo nel giorno natalizio dei tuoi santi Martiri, ci sciolga dai legami della nostra malizia e ci ottenga i doni della tua misericordia.
O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.
Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (solo l'ultima ha la conclusione).
PREFAZIO COMUNE
E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).
COMUNIONE
Racconterò tutte le tue meraviglie. Mi rallegrerò ed esulterò in te; canterò inni al tuo nome, o Altissimo.
POST-COMUNIONE
Preghiamo. Dopo aver ricevuto un dono così grande, ti preghiamo, Signore, che possiamo sperimentare i doni della nostra salvezza e che non desistiamo mai dal lodarti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo. Saziati dal dono celeste, umilmente ti preghiamo, o Signore; quanto celebriamo come tributo di devozione, aumenti in noi la grazia salvatrice.
Il sacrificio che ti abbiamo offerto, te ne preghiamo, o Signore, ci purifichi e ci difenda; e, per l'intercessione della beata vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, ci faccia e mondi da ogni peccato e liberi da ogni avversità.
Altre due o quattro Orazioni a scelta del Sacerdote (senza Oremus, solo l'ultima ha la conclusione).
Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger
2 GIUGNO SANTI MARCELLINO PIETRO ED ERASMO, MARTIRI (IV SECOLO)
Gloria di questo giorno.
La gloria del martirio illumina questo giorno con una profusione che si riscontra raramente nel Ciclo liturgico, tanto che possiamo già presagire, nel mese che incomincia, quello della gloriosa confessione di Pietro e Paolo consumata nel loro sangue. La Gallia e l’Italia, Roma e Lione, concorrono a formare per il cielo una legione di eroi. Salutiamo dunque innanzitutto Marcellino, che genera con il suo sacerdozio le numerose reclute che lo Spirito Santo rende degne di partecipare al suo trionfo; onoriamo l’esorcista Pietro, che conduce al sacro ponte tanti pagani acquistati a Cristo osservando la debolezza dei demoni.
I santi Marcellino e Pietro.
San Marcellino e san Pietro furono entrambi decapitati per la fede durante la persecuzione di Diocleziano, nel 304, nel luogo detto silva nigra, sulla via Cornelia, non lungi da Roma. Il papa san Damaso intese il racconto del loro martirio dal carnefice stesso che li aveva messi a morte, e ornò la loro tomba di una bella iscrizione. I loro nomi sono stati posti nel Canone della messa ed a Roma è stata loro dedicata una basilica.
Sant’Erasmo.
Alla commemorazione dei santi Marcellino e Pietro è unito, nella Liturgia di questo giorno, il ricordo di un santo vescovo martirizzato a Formia, nella Campania, agli inizi del iv secolo. Se gli Atti che ci sono pervenuti della sua vita non sono del tutto scevri di inesattezza dal punto di vista della critica, i favori ottenuti per l’intercessione di Erasmo o di sant’Elmo portarono il suo nome in tutta la cristianità, come attestano le molte forme che questo nome rivestì nel medio evo nelle diverse regioni dell’Occidente. Esso fa parte del gruppo dei santi ausiliatori o soccorritori, il cui culto si diffuse soprattutto in Germania e in Italia; i marinai l’hanno riconosciuto come patrono, e per una delle torture che egli dovette subire, è invocato contro i dolori di visceri.
Preghiera.
Voi siete stati tutti e tre, o santi martiri, confessori di Gesù Cristo nella più terribile tempesta che egli abbia permesso al demonio di suscitare contro la sua Chiesa. Siate sempre propizi ai mali che accasciano il genere umano in questa valle di prova. L’eccesso della sua miseria morale ha fatto sì che giungesse fino a dimenticare, nel bisogno, i suoi potenti protettori. Con nuovi benefici, rianimate in esso il vostro ricordo.
..a sant’Erasmo.
Protetto un tempo dal cielo, proteggi ora tu stesso, o Erasmo, quelli che lottano sulle onde contro gli elementi scatenati. Con forza d’animo, hai dato ai carnefici perfino le tue viscere; sii soccorrevole a quelli che ti invocano nelle sofferenze ricordando da lontano i tormenti che tu hai sofferto per Cristo.
…ai santi Marcellino e Pietro.
Pietro e Marcellino, uniti nel sacrificio e nella gloria, volgete a noi i vostri occhi: uno solo dei vostri sguardi fa tremare l’inferno; uno solo allontanerà da noi le sue tenebrose falangi. Come la Società civile e il mondo visibile hanno bisogno del vostro aiuto! Il nemico che voi avevate così potentemente contribuito a far rientrare nell’abisso, ridiventa padrone. Siamo forse al tempo in cui, riprendendo la guerra con i santi, gli sarà concesso di vincerli (Apoc. 13, 7)? È difficile che egli si nasconda ancora. Non solo guida il mondo mediante mille espedienti che le società un tempo segrete hanno manifestamente rimesso nelle sue mani: lo si è visto cercare di introdursi nelle riunioni di ogni sorta, in seno alle famiglie come l’ospite della casa, il compagno di giochi, di affari, spingendo sempre a un maggior godimento e a una minor dignità morale. L’Anticristo che apparirà alla fine dei tempi, forte di una potenza usurpata e di vani prestigi, non si prepara già dei precursori nelle logge politiche delle società segrete, nelle conventicole della teosofia o dello spiritismo, dove tornano attraverso una forma nuova alcuni degli antichi misteri del paganesimo? Valorosi soldati della Chiesa, rendeteci degni dei nostri padri. Se l’esercito cristiano deve diminuire di numero, che la fede cresca; non venga meno nè si svii il coraggio; sia trovato a far fronte sempre al nemico, nell’ora suprema in cui il Signore Gesù sterminerà con un soffio della sua bocca l’uomo del peccato (II Tess. 2, 8) e sprofonderà di nuovo e per sempre le orde di Satana nel pozzo dell’abisso.
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