26 maggio 2021

Giovedì 27 Maggio 2021 nella liturgia



Giovedì tra l'Ottava di PentecosteSemidoppio, colore liturgico rosso. Commemorazioni di San Beda il Venerabile Confessore e Dottore della Chiesa, e di San Giovanni I Papa e Martire.

Ai Vespri commemorazioni di San Beda il Venerabile e di Sant'Agostino  di Canterbury Vescovo e Confessore.


Qui per le peculiarità del Tempo Pasquale:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/04/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-pasquale.html


Al Breviario

Tutto dal Proprio del Tempo come alla Festa di Pentecoste con i Salmi riportati a Mattutino e quelli domenicali da Lodi a Compieta (a Prima come alle Feste). Letture del Mattutino coi Responsori, Ant. al Benedictus e al Magnificat e Orazione proprie. Commemorazioni dal Proprio dei Santi (al 27 Maggio, ai Vespri al 28 Maggio).

Le Antifone non si raddoppiano.


Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Giovedì tra l'Ottava di Pentecoste, Semidoppio, colore liturgico rosso. Commemorazione di San Giovanni I Papa e Martire. 

Ai Vespri commemorazione di Sant'Agostino Vescovo e Confessore.

La Festa di San Beda il Venerabile, Confessore e Dottore della Chiesa, viene traslata a Martedì 1° Giugno (poiché nella riforma delle rubriche della traslazione fatta da Leone XIII nel 1883, essa è stata concessa ai Dottori della Chiesa anche se aventi rito Doppio minore).


Tutto come sopra, ovviamente con le solite differenze quanto ai Salmi di Lodi e Compieta.


Al Messale

Messa del Giovedì tra l'Ottava di Pentecoste:

  • Gloria in excelsis

  • Tre Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione di San Beda il Venerabile (al 27 Maggio)
    • La terza è la commemorazione di San Giovanni I (idem)

  • All'Alleluia ci si inginocchia al Versetto Veni Sancte Spiritus. Segue l'omonima Sequenza

  • Credo

  • Prefazio dello Spirito Santo
  • Communicantes e Hanc Igitur di Pentecoste
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni


    Letture del Mattutino (in latino)

    AD NOCTURNUM

    Lectio 1

    Léctio sancti Evangélii secúndum Lucam

    Luc 9:1-6

    In illo témpore: Convocátis Jesus duódecim Apóstolis, dedit illis virtútem et potestátem super ómnia dæmónia, et ut languóres curárent. Et réliqua.

    Homilía sancti Ambrósii Epíscopi

    Liber 6 in cap. 9 Lucæ

    Qualis débeat esse, qui evangelízat regnum Dei, præcéptis evangélicis designátur: ut sine virga, sine pera, sine calceaménto, sine pane, sine pecúnia, hoc est, subsídii sæculáris adminícula non requírens, fidéque tutus, putet sibi quo minus ea requírat, magis posse suppétere. Quæ possunt, qui volunt, ad eum deriváre tractátum, ut spiritálem tantúmmodo locus iste formáre videátur afféctum: qui velut induméntum quoddam videátur córporis exuísse, non solum potestáte rejécta contemptísque divítiis, sed étiam carnis ipsíus illécebris abdicátis. Quibus primo ómnium datur pacis atque constántiæ generále mandátum, ut pacem ferant, constántiam servent, hospitális necessitúdinis jura custódiant: aliénum a prædicatóre regni cæléstis ástruens cursitáre per domos, et inviolábilis hospítii jura mutáre.

    Lectio 2

    Sed, ut hospítii grátia deferénda censétur: ita étiam, si non recipiántur, excutiéndum púlverem, et egrediéndum de civitáte mandátur. Quo non medíocris boni remunerátio docétur hospítii: ut non solum pacem tribuámus hospítibus, verum étiam, si qua eos terrénæ obúmbrant delícta levitátis, recéptis apostólicæ prædicatiónis vestígiis auferántur. Nec otióse secúndum Matthǽum, domus, quam ingrediántur Apóstoli, eligénda decérnitur: ut mutándi hospítii, necessitudinísque violándæ causa non súppetat. Non tamen éadem cáutio receptóri mandátur hospítii: ne, dum hospes elígitur, hospitálitas ipsa minuátur.

    Lectio 3

    Sed hæc, ut secúndum lítteram de hospítii religióne venerábilis est forma præcépti: ita étiam de mystério senténtia cæléstis arrídet. Etenim cum domus elígitur, dignus hospes inquíritur. Videámus ígitur, ne forte Ecclésia præferénda designétur, et Christus. Quæ enim dígnior domus apostólicæ prædicatiónis ingréssu, quam sancta Ecclésia? Aut quis præferéndus magis ómnibus vidétur esse quam Christus, qui pedes suis laváre consuévit hospítibus: et quoscúmque sua recéperit domo, pollútis non patiátur habitáre vestígiis; sed maculósos licet vitæ prióris, in réliquum tamen dignétur mundáre procéssus? Hic est ígitur solus, quem nemo debet desérere, nemo mutáre. Cui bene dícitur: Dómine, ad quem íbimus? verba vitæ ætérnæ habes, et nos crédimus.


    Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

    NOTTURNO UNICO

    Lettura 1

    Lettura del santo Vangelo secondo Luca

    Luc 9:1-6

    In quell'occasione: Gesù, convocati i dodici Apostoli, diede loro potere e autorità su tutti i demoni, e di guarire le malattie. Eccetera.

    Omelia di sant'Ambrogio Vescovo

    Libro 6 al capo 9 di Luca

    I precetti evangelici ci insegnano come deve essere colui che annunzia il regno di Dio: senza bastone, senza bisaccia, senza calzatura, senza pane, senza denaro, cioè ch'egli non cerchi né gli aiuti né gli appoggi del mondo, ma che, forte della sua fede, pensi che tanto più troverà queste cose quanto meno le cercherà. Queste stesse parole si possono, se vuolsi, intendere anche come un insegnamento a spiritualizzare gli affetti del nostro cuore: il cuore, infatti, sembra spogliarsi come d'una veste materiale, allorquando, non contento di respingere l'ambizione e disprezzare le ricchezze, rinunzia ancora alle seduzioni della carne. Ai predicatori del Vangelo è dato prima di tutto il precetto generale di portare la pace, di conservare la costanza, di osservare le leggi che impone l'ospitalità: poi si afferma essere disdicevole per un predicatore del regno celeste di correre di casa in casa, e misconoscere le leggi dell'inviolabile ospitalità.

    Lettura 2

    Ma come si prescrive la gratitudine per il benefizio dell'ospitalità; così ancora si comanda di scuotere la polvere e di uscire dalla città, se non saranno ricevuti. Con ciò s'insegna che la ricompensa dell'ospitalità non sarà un bene mediocre: perché non solo apporteremo la pace a chi ci riceve, ma ancora, se essi avranno sulla coscienza delle macchie commesse per fragilità, esse saranno tolte per l'ingresso e il ricetto dei predicatori apostolici. E non è senza motivo che in Matteo è raccomandato agli Apostoli di scegliersi la casa in cui devono alloggiare: affinché non si espongano all'occasione di violare i vincoli dell'ospitalità mutando dimora. Però non è richiesta la stessa precauzione dall'albergatore: affinché, scegliendo quelli che riceve, non eserciti meno veracemente l'ospitalità.

    Lettura 3

    Ma se questo precetto sui doveri dell'ospitalità, nel suo senso letterale, è degno di rispetto; l'insegnamento celeste, nel senso mistico, è pieno di bellezza. Quando si sceglie una casa, si cerca un albergatore degno. Vediamo dunque se per avventura non è la Chiesa e il Cristo che sono designati alle nostre preferenze. E invero quale casa più degna di accogliere la predicazione apostolica, che la santa Chiesa? E Cristo non ci sembrerà da preferirsi a tutti, egli che: usò lavare i piedi ai suoi ospiti, e non soffre che quelli ch'egli ha ricevuto in casa sua restino in una strada sporca, ma che anzi trovandoli con macchie della vita passata si degna di purificarli per l'avvenire? Cristo dunque è il solo albergatore che nessuno deve abbandonare, nessuno mutare. A lui si dice con ragione: «Signore, a chi andremo noi? tu hai parole di vita eterna, e noi ci crediamo» Joann. 6, 69.


    Ad Primam: il Martirologio del 28 Maggio 2021.

    Quinto Kalendas Junii, luna sextadecima.



    Nel quinto giorno alle Calende di Giugno, luna sedicesima.




    Parti proprie della Messa (in latino)

    INTROITUS

    Spíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúja: et hoc quod cóntinet ómnia, sciéntiam habet vocis, allelúja, allelúja, allelúja. --- Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimíci ejus: et fúgiant, qui odérunt eum, a fácie ejus. --- Gloria Patri --- Spíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúja: et hoc quod cóntinet ómnia, sciéntiam habet vocis, allelúja, allelúja, allelúja.

    COLLECTAE

    Orémus. Deus, qui hodiérna die corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti: da nobis in eódem Spíritu recta sápere; et de ejus semper consolatióne gaudére. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Deus, qui Ecclésiam tuam beáti Bedæ Confessóris tui atque Doctóris eruditióne claríficas: concéde propítius fámulis tuis; ejus semper ilustrári sapiéntia et méritis adjuvári.

    Gregem tuum, Pastor ætérne, placátus inténde: et, per beátum Joànnem Mártyrem tuum atque Summum Pontíficem, perpétua protectióne custódi; quem totíus Ecclésiæ præstitísti esse pastórem. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

    EPISTOLA

    Léctio Actuum Apostolorum.

    Act 8:5-8

    In diébus illis: Philíppus descéndens in civitátem Samaríæ, prædicábat illis Christum. Intendébant autem turbæ his, quæ a Philíppo dicebántur, unanímiter audiéntes et vidéntes signa, quæ faciébat. Multi enim eórum, qui habébant spíritus immúndos, clamántes voce magna, exíbant. Multi autem paralýtici et claudi curáti sunt. Factum est ergo gáudium magnum in illa civitáte.

    ALLELUIA

    Allelúja, allelúja.  Emítte Spíritum tuum, et creabúntur, et renovábis fáciem terræ. Allelúja. Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium: et tui amóris in eis ignem accénde.

    SEQUENTIA

    Veni, Sancte Spíritus,

    et emítte cǽlitus

    lucis tuæ rádium.

    Veni, pater páuperum;

    veni, dator múnerum;

    veni, lumen córdium.

    Consolátor óptime,

    dulcis hospes ánimæ,

    dulce refrigérium.

    In labóre réquies,

    in æstu tempéries,

    in fletu solácium.

    O lux beatíssima,

    reple cordis íntima

    tuórum fidélium.

    Sine tuo númine

    nihil est in hómine,

    nihil est innóxium.

    Lava quod est sórdidum,

    riga quod est áridum,

    sana quod est sáucium.

    Flecte quod est rígidum,

    fove quod est frígidum,

    rege quod est dévium.

    Da tuis fidélibus,

    in te confidéntibus,

    sacrum septenárium.

    Da virtútis méritum,

    da salútis éxitum,

    da perénne gáudium.

    Amen. Allelúja.

    EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam

    Luc 9:1-6

    In illo témpore: Convocátis Jesus duódecim Apóstolis, dedit illis virtútem et potestátem super ómnia dæmónia, et ut languóres curárent. Et misit illos prædicáre regnum Dei et sanáre infírmos. Et ait ad illos: Nihil tuléritis in via, neque virgam, neque peram, neque panem, neque pecúniam, neque duas túnicas habeátis. Et in quamcúmque domum intravéritis, ibi manéte et inde ne exeátis. Et quicúmque non recéperint vos: exeúntes de civitáte illa, etiam púlverem pedum vestrórum excútite in testimónium supra illos. Egréssi autem circuíbant per castélla, evangelizántes et curántes ubíque.

    OFFERTORIUM

    Orémus. Confírma hoc, Deus, quod operátus es in nobis: a templo tuo, quod est in Jerúsalem, tibi ófferent reges múnera, allelúja.

    SECRETAE

    Múnera, quǽsumus, Dómine, oblata sanctífica: et corda nostra Sancti Spíritus illustratióne emúnda. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Sancti Bedæ Confessóris tui atque Doctoris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quæ et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat.

    Oblátis munéribus, quǽsumus, Dómine, Ecclésiam tuam benígnus illúmina: ut, et gregis tui profíciat ubique succéssus, et grati fiant nómini tuo, te gubernánte, pastóres. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    PRAEFATIO DE SPIRITU SANCTO

    Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Qui, ascéndens super omnes cælos sedénsque ad déxteram tuam, promíssum Spíritum Sanctum in fílios adoptiónis effúdit. Quaprópter profúsis gáudiis totus in orbe terrárum mundus exsúltat. Sed et supérnæ Virtútes atque angélicæ Potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes: (Sanctus).

    COMMUNICANTES A VIGILIA PENTECOSTES USQUE AD SEQUENS SABBATUM

    Communicántes, et diem sacratíssimum Pentecóstes celebrántes, quo Spíritus Sanctus Apóstolis innúmeris linguis appáruit: sed et memóriam venerántes, in primis gloriósæ semper Vírginis Maríæ, Genetrícis Dei et Dómini nostri Jesu Christi: sed et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli, Andréæ, Jacóbi, Joánnis, Thomæ, Jacóbi, Philíppi, Bartholomǽi, Matthǽi, Simónis et Thaddǽi: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii, Chrysógoni, Joánnis et Pauli, Cosmæ et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum; quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuæ muniámur auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.

    HANC IGITUR A VIGILIA PENTECOSTES USQUE AD SEQUENS SABBATUM

    Hanc ígitur oblatiónem servitútis nostræ, sed et cunctæ famíliæ tuæ, quam tibi offérimus pro his quoque, quos regeneráre dignatus es ex aqua et Spíritu Sancto, tríbuens eis remissiónem omnium peccatórum, quǽsumus, Dómine, ut placátus accípias: diésque nostros in tua pace dispónas, atque ab ætérna damnatióne nos éripi, et in electórum tuórum júbeas grege numerári. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

    COMMUNIO

    Factus est repénte de cœlo sonus tamquam adveniéntis spíritus veheméntis, ubi erant sedéntes, allelúja: et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, loquéntes magnália Dei, allelúja, allelúja.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Sancti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio: et sui roris íntima aspersióne fecúndet. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Beda Conféssor tuus et egrégius, quǽsumus, precátor accédat.

    Refectióne sancta enutrítam gubérna, quǽsumus, Dómine, tuam placátus Ecclésiam: ut, poténti moderatióne dirécta, et increménta libertátis accípiat et in religiónis integritáte persístat. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


    Traduzione italiana

    INTROITO

    Lo Spirito del Signore riempie l’universo, allelúia: e abbraccia tutto, e ha conoscenza di ogni voce, allelúia, allelúia, allelúia. --- Sorga il Signore, e siano dispersi i suoi nemici: e coloro che lo òdiano fuggano dal suo cospetto. --- Gloria. --- Lo Spirito del Signore riempie l’universo, allelúia: e abbraccia tutto, e ha conoscenza di ogni voce, allelúia, allelúia, allelúia.

    COLLETTE

    Preghiamo. O Dio, che in questo giorno hai ammaestrato i tuoi fedeli con la luce dello Spirito Santo, concédici di sentire correttamente nello stesso Spirito, e di godere sempre della sua consolazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. O Dio, che illumini la tua Chiesa con la dottrina del beato confessore e dottore Beda; da' propizio ai tuoi servi di essere guidati dalla sua sapienza e aiutati dai suoi meriti.

    O eterno Pastore, volgi lo sguardo benigno sul tuo gregge e custodiscilo con una continua protezione, per intercessione del tuo martire e sommo Pontefice san Giovanni, che hai costituito pastore di tutta la Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    EPISTOLA

    Lettura degli Atti degli Apostoli.

    Atti 8:5-8

    In quei giorni: Filippo arrivato alla città di Samaria, vi predicava Cristo. La moltitudine prestava attenzione a quanto diceva Filippo, ascoltando di comune accordo, e ammirava i miracoli che faceva. Poiché da molti che avevano spiriti immondi, questi uscivano gridando ad alta voce. E furono anche guariti molti paralitici e zoppi. Tanto che vi fu grande allegrezza in quella città.

    ALLELUIA

    Allelúia, allelúia. Manda il tuo Spírito e saran creati, e sarà rinnovata la faccia della terra. Allelúia. Vieni, o Spirito Santo, riempi il cuore dei tuoi fedeli ed in essi il fuoco del tuo amore.

    SEQUENZA

    Vieni, o Santo Spírito,

    E manda dal cielo,

    Un raggio della tua luce.

    Vieni, o Padre dei poveri,

    Vieni, datore di ogni grazia,

    Vieni, o luce dei cuori.

    O consolatore ottimo,

    O dolce ospite dell’ànima

    O dolce refrigerio.

    Tu, riposo nella fatica,

    Refrigerio nell’ardore,

    Consolazione nel pianto.

    O luce beatissima,

    Riempi l’intimo dei cuori,

    Dei tuoi fedeli.

    Senza la tua potenza,

    Nulla è nell’uomo,

    Nulla vi è di innocuo.

    Lava ciò che è sòrdito,

    Irriga ciò che è àrido,

    Sana ciò che è ferito.

    Piega ciò che è rigido,

    Riscalda ciò che è freddo,

    Riconduci ciò che devia.

    Dà ai tuoi fedeli,

    Che in te confidano,

    Il sacro settenario.

    Dà i meriti della virtú,

    Dà la salutare fine,

    Dà il gaudio eterno.

    Amen. Allelúia.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

    Luc 9:1-6

    Gesù, convocati i Dodici, diede loro potere ed autorità su tutti i demoni e di guarire le malattie. E li mandò a predicare il regno di Dio e a guarire gli infermi. E disse loro: «Non prendete niente per viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né danaro, né abbiate due tuniche. E in qualunque casa voi sarete entrati, restatevi senza uscirne. E se alcuni non vi ricevono, uscendo da quella città, scotete anche la polvere dai vostri piedi in protesta contro di loro». Ed essi, partitisi, girarono per i paesi annunziando la buona novella e operando ovunque guarigioni.

    OFFERTORIO

    Preghiamo. Conferma, o Dio, quanto hai operato in noi: i re Ti offriranno doni per il tuo tempio che è in Gerusalemme, allelúia.

    SECRETE

    Santifica, Te ne preghiamo, o Signore, i doni che Ti vengono offerti, e monda i nostri cuori con la luce dello Spirito Santo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    O Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Beda confessore tuo e dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la tua indulgenza.

    Per i doni che ti offriamo, o Signore, illumina benigno la tua Chiesa, affinché ovunque il tuo gregge progredisca e, docili alla tua guida, i pastori siano graditi al tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    PREFAZIO DELLO SPIRITO SANTO

    È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: per Cristo nostro Signore. Che, salito sopra tutti cieli e assiso alla tua destra effonde sui figli di adozione lo Spirito Santo promesso. Per la qual cosa, aperto il varco della gioia, tutto il mondo esulta. Cosí come le superne Virtú e le angeliche Potestà cantano l’inno della tua gloria, dicendo senza fine: (Sanctus).

    COMMUNICANTES DALLA VIGILIA DI PENTECOSTE AL SABATO SEGUENTE

    Uniti in una stessa comunione celebriamo il giorno santissimo della Pentecoste, nel quale lo Spirito Santo apparve agli apostoli in molte lingue di fuoco; e veneriamo anzitutto la memoria della gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e di quella dei tuoi beati Apostoli e Martiri: Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisógono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro Signore. Amen.

    HANC IGITUR DALLA VIGILIA DI PENTECOSTE AL SABATO SEGUENTE

    Ti preghiamo, dunque, o Signore, di accettare placato questa offerta di noi tuoi servi e di tutta la tua famiglia; che a Te rivolgiamo per coloro che Ti sei degnato di rigenerare con l’acqua e con lo Spirito Santo, concedendo loro la remissione di tutti i peccati; fa che i nostri giorni scorrano nella tua pace e che noi veniamo liberati dall’eterna dannazione e annoverati nel gregge dei tuoi eletti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

    COMUNIONE

    Improvvisamente, nel luogo ove si trovavano, venne dal cielo un suono come di un vento impetuoso, allelúia: e furono ripieni di Spirito Santo, e decantavano le meraviglie del Signore, allelúia, allelúia.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. Fa, o Signore, che l’infusione dello Spirito Santo purifichi i nostri cuori, e li fecondi con l’intima aspersione della sua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Interceda per noi, o Signore, il beato Beda confessore tuo e dottore egregio, affinché il tuo sacrificio ci porti salvezza.

    Guida benevolmente, o Signore, la tua Chiesa, nutrita con questo santo ristoro: diretta dal tuo potente governo, essa goda di una crescente libertà e mantenga integra la sua fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


    Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

    GIOVEDI’ TRA L'OTTAVA DI PENTECOSTE

    LO SPIRITO SANTO E L’INSEGNAMENTO DELLA VERITÀ

    Lo Spirito Santo che tiene uniti in un « tutto » unico i membri della Santa Chiesa, perchè unico è egli stesso, non è stato inviato solamente per assicurare l’unità inviolabile della Sposa di Cristo. Questa Sposa di un Dio che si è chiamato da se medesimo la Verità (Gv. 14, 6), ha bisogno di essere nella verità, e non può essere accessibile all’errore. Gesù le ha affidato la sua dottrina , e l’ha istruita nella persona dei suoi Apostoli. « Vi ho manifestato tutto quello che ho sentito dal Padre» (ibid. 15, 15). Ma come potrà questa Chiesa, lasciata all’umana debolezza, conservare attraverso i secoli senza miscugli e senza alterazioni, quella parola che Gesù non ha scritto, quella verità che da sì in alto è venuto a portare sulla terra? L’esperienza prova che tutto si altera quaggiù, che i testi scritti sono soggetti a false interpretazioni, e che le tradizioni, che non sono scritte, diventano irriconoscibili nel corso degli anni.

    È ancora in questo che dobbiamo riconoscere la previdenza dell’Emmanuele prima di salire al Cielo. Nello stesso modo che per compiere il desiderio che siamo uno, come egli è uno col Padre, mandò a noi il suo unico Spirito, così, per mantenerci nella verità, ci inviò questo medesimo Spirito che egli chiama Spirito di Verità. « Quando sarà venuto lo Spirito di Verità, vi insegnerà ogni verità » (ibid. 16, 26). E quale è la verità che insegnerà questo Spirito? « Vi insegnerà tutto, e vi rammenterà tutto quanto vi ho detto » (ibid. 14, 26).

    Niente dunque si perderà di ciò che il Verbo di Dio ha detto agli uomini. La bellezza della sua Sposa avrà per fondamento la verità, poiché la bellezza è lo splendore del vero. La sua fedeltà allo Sposo sarà perfetta; poiché, se egli é la Verità, la Verità é in essa assicurata per sempre. Gesù così lo dichiara: « Il novello Consolatore che il Padre vi manderà dimorerà sempre con voi e sarà in’ voi » (ibid. 14, 16-17). È dunque per mezzo dello Spirito Santo che la Chiesa possederà in proprio la verità, e questo possesso non le verrà mai tolto; poiché lo Spirito inviato dal Padre e dal Figlio sarà legato alla Chiesa e non la lascerà più.

    Egli conserva l’insegnamento del Verbo.

    È il momento di rammentare la magnifica teoria di S. Agostino, la quale non é che la spiegazione del brano del Vangelo che abbiamo letto poco fa. Lo Spirito Santo è il principio della vita nella Chiesa; essendo dunque Spirito di Verità conserva la verità in essa, la dirige nella Verità, in modo che essa non può più esprimere che la Verità nel suo insegnamento e nella sua condotta. Egli assume la responsabilità delle sue parole, come il nostro spirito risponde di ciò che proferisce la nostra lingua; ed è per questo che la Santa Chiesa é talmente identificata con la Verità, nella sua unione con lo Spirito Divino, che l’Apostolo non trova difficoltà a dirci che é « colonna e base» (I Tim. 3, 15). Non ci meravigliamo quindi che il cristiano si riposi sulla Chiesa nella sua fede. Non sa egli che questa Chiesa non é mai sola, che é sempre unita allo Spirito di Dio, che vive in essa; che la sua parola non é sua, ma è la parola dello Spirito, che non è altra che quella di Gesù?

    La Sacra Scrittura.

    Ora questa parola di Gesù, lo Spirito la conserva per la Chiesa in un doppio deposito. Veglia su essa nei Vangeli che ha ispirato agli agiografi. Per mezzo della sua assistenza, questi libri sacri restano difesi contro qualunque alterazione, attraversando i secoli senza che la mano dell’uomo faccia loro subire alcun cambiamento. La stessa cosa è per gli altri libri del Nuovo Testamento, composti sotto l’influsso del medesimo Spirito. Quelli di cui si compone l’Antico Testamento, sono ugualmente stati prodotti sotto la sua ispirazione. Se essi non riferiscono i discorsi di Gesù durante la sua vita mortale, parlano di lui, l’annunziano, e, nello stesso tempo, contengono la primitiva iniziazione alle cose divine. Quest’insieme di libri sacri é pieno di misteri, di cui lo Spirito ha la chiave per comunicarli alla Chiesa.

    La Tradizione.

    L’altra fonte della parola di Gesù é la Tradizione. Non doveva essere scritto tutto, e la Chiesa esisteva già quando i Vangeli non erano ancora stati redatti. Come avrebbe sopravvissuto, senza alterazioni, questa Tradizione, – che è un elemento divino come la Scrittura stessa – se lo Spirito di Verità non vegliasse alla sua custodia? Egli la mantiene, dunque, nella memoria della Chiesa, la preserva da ogni cambiamento: è la sua missione, e per la fedeltà che impiega ad adempierla, la Sposa rimane in possesso di questi segreti dello Sposo.

    Egli prolunga l’insegnamento del Verbo.

    Ma non basta che la Chiesa possieda la Verità scritta e tradizionale, quale deposito suggellato; bisogna anche che ne abbia il discernimento, per poterla interpretare a coloro ai quali deve trasmettere l’insegnamento di Gesù. La Verità è discesa dal Cielo per essere comunicata agli uomini; poiché è loro luce, e, senza di essa, languirebbero nelle tenebre, senza sapere donde vengono e dove vanno (Gv. 12, 35). Lo Spirito di verità non si limiterà dunque a conservare la parola di Gesù nella Chiesa come un tesoro nascosto, ma ne guiderà la diffusione tra gli uomini, affinchè essi vi attingano la vita delle loro anime. La Chiesa sarà dunque infallibile nel suo insegnamento, non potrebbe nè ingannarsi nè ingannare gli uomini, visto che lo Spirito di Verità la conduce in tutto e parla per suo mezzo. Egli è la sua anima, e noi abbiamo riconosciuto con sant’Agostino, che quando la lingua si esprime, è l’anima che si ascolta.

    Rende la Chiesa infallibile.

    Eccola, questa infallibilità della Santa Chiesa nostra madre, risultato diretto e immediato dell’incorporazione dello Spirito di Verità in lei! É la promessa del Figlio di Dio, è l’effetto necessario della presenza dello Spirito Santo. Chiunque non riconosce la Chiesa come infallibile deve, se è conseguente a se stesso, ammettere che il Figlio di Dio è stato impotente ad adempiere la sua promessa, e che lo Spirito di Verità non è che uno spirito d’errore. Ma colui che ragiona così ha perduto il sentiero della vita; ha creduto negare solamente la Chiesa, e, senza accorgersene, è Dio stesso che ha rinnegato. Tale è la colpa e la disgrazia dell’eresia. La mancanza di una riflessione seria, può velare questa terribile conseguenza: ma non per questo la deduzione sarà meno rigorosa. L’eretico ha spezzato i suoi rapporti con lo Spirito Santo, staccandosi dal pensiero della Chiesa: potrebbe rivivere tornando umilmente verso la Sposa di Cristo, ma, per il presente, egli è nella morte, poiché l’anima non vive più in lui. Ascoltiamo ancora il grande dottore: « Capita qualche volta, dice egli, che un membro del corpo umano venga tagliato, una mano, un dito, un piede: l’anima segue forse le membra così separate dal corpo? No; quel membro, quando era unito al corpo, partecipava alla vita; adesso, isolato, ha perduto quella medesima vita. Nello stesso modo il cristiano resta cattolico finché aderisce al corpo della Chiesa; ma se si separa, diviene eretico; lo Spirito non segue il membro che si é distaccato » (1).

    Obbedienza alla Chiesa.

    Si renda, dunque, onore allo Spirito Divino per lo splendore di verità che egli comunica alla Sposa! Ma potremmo noi, senza pericolo, imporre dei limiti alla nostra docilità agli insegnamenti che ci vengono, allo stesso tempo, dallo Spirito e dalla Sposa, che sappiamo uniti in modo indissolubile? (Ap. 22, 17). Sia, dunque, che la Chiesa ci ordini ciò che dobbiamo credere, o mostrandoci ciò che essa pratica, o con la semplice enunciazione dei suoi sentimenti; sia che essa dichiari solennemente la definizione attesa, noi dobbiamo guardare ed ascoltare con sottomissione di cuore: poiché la pratica della Chiesa é mantenuta nella verità dallo Spirito che la vivifica; in ogni ora l’enunciazione dei suoi sentimenti é l’aspirazione continua di questo Spirito che vive in lei; e in quanto alle sentenze che ella formula, non é solamente lei a divulgarle, ma é lo Spirito che le pronuncia in lei e per mezzo suo. Se é il suo Capo visibile a dichiararne la dottrina, noi sappiamo che Gesù si é degnato di pregare affinchè la fede di Pietro non fallisse; sappiamo che l’ha ottenuto dal Padre suo, e che ha affidato allo Spirito l’incarico di mantenere Pietro in possesso di un dono così prezioso per noi. Se il Sommo Pontefice, alla testa del collegio episcopale riunito in concilio, dichiara la fede in perfetto accordo del Capo e delle membra, è lo Spirito che in questo giudizio collettivo si pronuncia, con una maestà sovrana, per la gloria della Verità e la confusione dell’errore. É lo Spirito che ha abbattuto tutte le eresie sotto i piedi della Sposa vittoriosa; é lo Spirito che ha suscitato nel suo seno, in tutti i secoli, i dottori che hanno atterrato l’errore, appena si è mostrato.

    Egli dà la santità alla Chiesa.

    La nostra amatissima Chiesa gode dunque il dono dell’infallibilità; la Sposa di Gesù è in tutto e sempre nella Verità e deve questa sorte felice a Colui che procede eternamente dal Padre e dal Figlio. Ma possiede anche un altro motivo di gloria che ci obbliga ad un debito di riconoscenza: la Sposa di un Dio Santo deve essere santa. Ella lo è; ed è dallo Spirito di santità che riceve la sua santità. La verità e la santità sono unite in Dio in maniera indissolubile , ed è per questo che Gesù, volendoci « perfetti come è perfetto il nostro Padre Celeste » (Mt. 5, 48), vuole pure che, restando semplici creature, cerchiamo il nostro modello nel sommo bene; e domanda che gli uomini « siano santificati nella verità » (Gv. 17, 19).

    Gesù ha dunque affidato la sua Sposa alla guida dello Spirito, affinchè la renda santa. Ora, la santità è talmente inerente a questo Spirito divino, ch’essa serve a designarlo come sua qualità fondamentale. Gesù stesso lo chiama Spirito Santo, in modo che noi gli diamo questo nome così bello in seguito alla testimonianza del Figlio di Dio. Il Padre è la potenza, il Figlio è la verità, lo Spirito è la santità; ed è per questo che lo Spirito, qui sulla terra, compie la missione di santificatore, benché il Padre e il Figlio siano santi; nello stesso modo che la Verità risiede nel Padre e nello Spirito; e che lo Spirito, come il Figlio, possiede anche la potenza. Le tre Divine persone hanno le loro proprietà speciali, ma esse sono unite in una sola e medesima essenza. Ora , la proprietà speciale dello Spirito Santo, è di essere l’amore; e l’amore produce la santità, poiché unisce ed identifica il sommo bene con colui che ne ha l’amore , e questa unione o identificazione é la Santità, splendore del Bene, come la bellezza è lo splendore del Vero.

    La custodisce fedele a Cristo,

    Per essere degna dell’Emmanuele suo Sposo, la Chiesa doveva dunque essere santa. Egli le aveva dato la verità che lo Spirito ha mantenuto in lei; lo Spirito, a sua volta, le darà la santità, ed il Padre Celeste, vedendola vera e Santa , l’adotterà per figlia: tale è il suo glorioso destino. Vediamo adesso la fisionomia di questa santità. La prima qualità é la fedeltà allo Sposo. Ora, tutta la storia della Chiesa depone in favore di questa fedeltà. Le sono state tese insidie di ogni sorta, ogni genere di violenza è stata diretta contro di essa, per sedurla e per distaccarla dallo Sposo. Essa ha sventato tutto, affrontato tutto; ha effuso il suo sangue, sacrificato il suo riposo ed anche il territorio ove regnava, piuttosto che lasciare alterare, fra le sue mani, il deposito che lo Sposo le aveva affidato.

    Contate, se potete, i martiri che vi sono stati dagli Apostoli sino ad oggi. Ricordatevi le offerte dei principi, se ella avesse voluto tacere sulla verità divina, le minacce e i crudeli trattamenti nei quali é incorsa piuttosto che lasciar mutilare il suo simbolo. Si potrebbero forse dimenticare le lotte formidabili che ha sostenuto contro gl’imperatori della Germania, per salvaguardare la sua libertà; il nobile distacco che ha dimostrato, preferendo vedere l’Inghilterra rompere i rapporti con essa, piuttosto che sanzionare, con una dispensa illecita, l’adulterio d’un re; la generosità che ha fatto rilucere nella persona di Pio IX, affrontando il disprezzo della politica mondana ed il vile stupore dei falsi cattolici, piuttosto che lasciare un bambino ebreo, al quale era stato conferito il Battesimo in pericolo di morte, esposto a rinnegare il carattere di cristiano, e a bestemmiare Cristo di cui era divenuto un membro?

    Santifica i membri della Chiesa.

    La Chiesa agisce ed agirà così sino alla fine, perché è Santa nella sua fedeltà; e lo Spirito nutrisce sempre in essa quell’amore che non tiene mai conto del calcolo in presenza del dovere. Essa può aprire il codice delle sue leggi di fronte ai suoi nemici, come davanti ai figli fedeli, e chieder loro se potrebbero segnalarne anche una sola, che non abbia per oggetto di procurare la gloria del suo Sposo ed il bene degli uomini, con la pratica della virtù. Infatti noi vediamo uscire dal suo grembo milioni di anime virtuose, che vanno a Dio dopo questa vita. Sono i Santi che la Chiesa santa produce sotto l’influenza dello Spirito Santo. In tutte queste miriadi di eletti, non ve n’é uno che la Chiesa non rivendichi quale frutto del suo seno materno. Anche quelli che, per una permissione divina, sono nati nelle società separate, se hanno vissuto nella disposizione di abbracciare la vera Chiesa quando si fosse loro manifestata, se essi hanno praticato tutte le virtù, in una fedeltà completa alla grazia, che è il frutto della redenzione universale: questa Chiesa Santa li reclama quali suoi figli.

    In essa fioriscono tutti i generi di dedizione, tutti gli eroismi. In essa si trovano quotidianamente alcune virtù sconosciute al mondo, prima della sua fondazione. In essa vi sono santità sfolgoranti, che ella incorona con l’onore della canonizzazione: e vi sono anche virtù umili e nascoste, di cui non vedremo la luce che nel giorno dell’eternità. I precetti di Gesù sono osservati dai suoi Discepoli, ed egli regna in essi quale padrone amato. Ma questo padrone ha dato anche dei consigli che non sono alla portata di tutti, ed ecco la sorgente d’una nuova fioritura della Santità inesauribile della Sposa. Non soltanto vi sono anime generose, attaccate amorosamente a questi divini consigli; ma la Chiesa, fecondata dal divino Spirito, non cessa di produrre e di alimentare immense famiglie religiose, il cui elemento è la perfezione, la cui legge suprema è la pratica dei consigli, unita, per mezzo dei voti, a quella dei precetti.

    Dopo tutto ciò, non ci meraviglieremo più che la Chiesa risplenda di quel dono dei miracoli che attesta visibilmente la Santità. Gesù le ha promesso che la sua fronte sarebbe sempre circondata da questa aureola soprannaturale (Gv. 14, 12); ora, l’Apostolo c’insegna che i prodigi operati nella Chiesa sono l’opera diretta dello Spirito Santo (I Cor. 12, 11).

    Se qualcuno può osservare che non tutti i membri della Chiesa sono santi, noi gli risponderemo essere sufficiente che la Sposa di Cristo offra a tutti i mezzi per divenirlo; ma che, essendo stata data la libertà per essere istrumento di merito, sarebbe una contraddizione che quelli che la possiedono fossero nel medesimo tempo costretti al bene. Aggiungeremo che un numero immenso di quelli che sono in peccato, restando membri della Chiesa per mezzo della fede e della sottomissione rispettosa ai Pastori legittimi e principalmente al Romano Pontefice, rientreranno prestò o tardi in grazia di Dio e finiranno la loro vita nella santità. La misericordia dello Spirito Santo opera anche questa meraviglia per mezzo della Chiesa che, sull’esempio del suo Sposo, « non spezzerà la canna fessa, nè spegnerà il lucignolo ancor fumante » (Is. 42, 3).

    Agisce per mezzo dei sacramenti.

    Come potrebbe non essere Santa colei che ha ricevuto, per comunicarlo ai suoi membri, il divino settenario dei Sacramenti di cui noi abbiamo esposto la ricchezza durante il corso di una della settimane precedenti? Vi è qualcosa di più Santo che questo augusto complesso di riti che dànno, gli uni la vita ai peccatori, gli altri l’accrescimento della grazia ai giusti? Questi Sacramenti, stabiliti da Gesù stesso, retaggio della Santa Chiesa, hanno tutti relazione con lo Spirito Santo. Nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordine, è lui stesso che agisce direttamente; nel Sacrificio Eucaristico, è per mezzo della sua azione che l’Uomo-Dio vive ed è immolato sull’altare; egli fa rinascere la grazia battesimale nella Penitenza; è lo Spirito di fortezza che conforta il morente nell’Estrema Unzione; il vincolo sacro che unisce indissolubilmente gli Sposi nel Matrimonio. Salendo al Cielo, l’Emmanuele ci lasciava, quale pegno del suo amore, questo settenario sacramentale; ma simile tesoro rimase sigillato fino a quando discese lo Spirito divino. Doveva egli stesso mettere la Sposa in possesso di un deposito così prezioso, dopo averla preparata santificandola, per riceverlo nelle sue mani regali e amministrarlo fedelmente ai suoi membri.

    Ispira la preghiera.

    La Chiesa finalmente è Santa per mezzo della preghiera che in essa è continua. Colui che è « Spirito di grazia e di preghiera » (Zac. 12, 10) produce continuamente nei fedeli della Chiesa gli atti diversi che formano il divino concento della preghiera: adorazione, ringraziamento, domanda, slancio del pentimento, effusione dell’amore. In molti vi aggiunge i doni della contemplazione, per mezzo dei quali la creatura ora si sente rapita fino in Dio, ora lo vede discendere fino a lei con favori più attinenti alla vita a venire che a quella presente. Chi potrebbe contare i sospiri della Santa Chiesa, intendo dire quelle effusioni verso lo Sposo, nel cumulo di preghiere che, ad ogni minuto, salgono dalla terra al Cielo, e sembrano unirle l’una all’altro nel più stretto degli amplessi? Come potrebbe non essere santa, colei che, secondo la forte espressione dell’Apostolo, può dire che «la sua conversazione è nei Cieli» (Fil. 3, 20)?

    Ma se la preghiera dei suoi membri è così meravigliosa per molteplicità ed ardore, quanto più bella ed imponente è quella comune, fatta dalla Chiesa stessa nella santa Liturgia, ove lo Spirito Santo agisce con pienezza, ispirando la Sposa, e suggerendole quegli accenti che noi abbiamo cercato di tradurre nello svolgersi di questo lavoro! Provino quelli che ci hanno seguito fin qui a dire che la preghiera liturgica non è la migliore di tutte, e che d’ora in avanti essa non è la luce e la vita della loro preghiera personale! Applaudano, dunque, alla santità della Sposa che dà loro la sua pienezza, e gl orifichino lo « Spirito di grazia e di preghiera » di ciò che si degna di fare per lei e per essi.

    O Chiesa, tu sei « santificata nella Verità »; e per mezzo tuo noi veniamo iniziati a tutta la dottrina di Gesù, tuo Sposo; per mezzo tuo siamo stabiliti nella via di quella santità che è il tuo elemento. Che possiamo desiderare, avendo così il Vero e il Bene? Sarebbe vano che lo cercassimo all’infuori di te, e la nostra felicità consiste in questo: che noi non abbiamo niente da cercare, poiché il tuo cuore di madre non desidera che diffondere sopra di noi tutto ciò che ha ricevuto di doni e di luce. Sii benedetta in questa solennità della Pentecoste, in cui tanto hai ricevuto per noi! Siamo abbagliati dallo splendore delle prerogative che la munificenza dello Sposo ti ha preparato, e di cui lo Spirito Santo ti colma da parte sua, e, adesso che ti conosciamo anche meglio, promettiamo di esserti più fedeli che mai.

    La Stazione del giovedì della Pentecoste si tiene nella Basilica di S. Lorenzo fuori le mura. Questo venerato Santuario, in cui riposano le spoglie del coraggioso Arcidiacono della Chiesa Romana, è uno dei più nobili trofei della vittoria dello Spirito divino sul Principe del mondo; ed il convegno annuale dei fedeli in tale luogo, che si sussegue da tanti secoli, attesta quanto completa fu la vittoria che Roma e la sua potenza dette a Cristo.


    IL DONO DEL CONSIGLIO

    Il dono della fortezza di cui abbiamo riconosciuto la necessità nell’opera di santificazione del cristiano, non sarebbe sufficiente per assicurare questo grande risultato, se il divinò Spirito non avesse preso cura di unirlo ad un altro dono che lo segue e che previene da ogni pericolo. Questo nuovo beneficio consiste nel dono del consiglio. La fortezza non si potrebbe lasciare abbandonata a se stessa; le è necessario un elemento che la diriga. Il dono della scienza, non potrebbe esserlo, perchè, se illumina l’anima sul suo fine e sulle regole generali della condotta che deve tenere, non porta una luce sufficiente sulle applicazioni speciali della legge di Dio e sulla direzione della vita. Nelle diverse situazioni in cui potremmo essere posti, nelle decisioni che potremmo aver bisogno di prendere, è necessario che sentiamo la voce dello Spirito Santo, ed è per mezzo del dono del consiglio che questa voce divina arriva fino a noi. Essa ci dice, se vogliamo ascoltarla, ciò che dobbiamo fare e ciò che dob biamo evitare; ciò che dobbiamo dire e ciò che dobbiamo tacere; ciò che possiamo conservare e ciò cui dobbiamo rinunziare. Per mezzo del dono del consiglio, lo Spirito Santo agisce sulla nostra intelligenza, nello stesso modo che, col dono della fortezza, agisce sulla nostra volontà. Questo dono prezioso deve essere applicato durante tutta la nostra vita; perchè continuamente ci dobbiamo decidere per un partito o per l’altro; e deve essere causa di una grande riconoscenza verso lo Spirito divino il pensiero che Egli non ci lascia mai abbandonati a noi stessi finché siamo disposti a seguire la direzione che ci imprime. Quanti agguati può farci evitare! quante illusioni può distruggere in noi! quante realtà ci fa scoprire! ma, per non perdere le sue ispirazioni, bisogna che ci salvaguardiamo dalle attrattive naturali che, troppo spesso, influiscono sulle nostre decisioni: dalla temerità che ci trascina secondo il piacere delle passioni; dalla precipitazione che ci rende troppo solleciti nel giudicare e nell’agire, anche quando non abbiamo ancora visto che un lato delle cose; e, finalmente, dall’indifferenza che fa sì che noi decidiamo a caso, per timore di affaticarci nella ricerca di ciò che sarebbe per il meglio.

    Lo Spirito Santo, col dono del consiglio, strappa l’uomo a tutti questi inconvenienti. Corregge la natura così spesso eccessiva, quando non è apatica. Mantiene l’anima attenta a ciò che é vero, a ciò che è buono, a ciò che le è veramente vantaggioso. Le insinua questa virtù, che è il complemento ed il nutrimento necessario per far sviluppare tutte le altre; intendiamo dire la discrezione, di cui ha il segreto, per mezzo della quale le virtù si conservano, si armonizzano e non degenerano in difetti. Sotto la direzione del dono del consiglio il cristiano non ha nulla da temere; lo Spirito Santo prende su di sé la responsabilità di tutto. Che importa, dunque, che il mondo condanni o critichi, che si stupisca o si scandalizzi? Il mondo si crede saggio; ma non ha il dono del consiglio. Per questo accade spesso che le risoluzioni prese sotto la sua ispirazione portano ad un fine ben diverso da quello che si era proposto. E doveva essere così; poiché è adesso che il Signore ha detto: « non quali i miei pensieri sono i pensieri vostri, né quale la vostra condotta è la mia » (Is. 55. 8).

    Domandiamo, dunque, con tutto l’ardore del nostro desiderio, il dono divino che ci preserverà dal pericolo di guidarci da noi stessi. Ma comprendiamo pure che questo dono non abita che in coloro che lo stimano abbastanza, per rinunciare a se medesimi in sua presenza. Se lo Spirito Santo ci trova staccati dalle idee umane, convinti della nostra fragilità, si degnerà di essere il nostro Consiglio, mentre se ci credessimo savi di fronte ai nostri occhi, ritirerebbe la sua luce e ci lascerebbe a noi stessi.

    Non vogliamo che ci accada questo, o divino Spirito! Per esperienza sappiamo troppo che non ci è di vantaggio di correre i rischi della prudenza umana, e abdichiamo sinceramente, di fronte a Te, le pretese del nostro spirito, così pronto ad abbagliarsi e a farsi delle illusioni. Conserva e degnati di sviluppare in noi, in piena libertà, questo dono ineffabile che ci hai concesso nel Battesimo: sii per sempre il nostro consiglio: « Facci conoscere le tue vie, e insegnaci i tuoi sentieri. Dirigici nella Verità e ci istruisci; poiché è da te che ci verrà la salvezza, ed è per questo che noi ci attacchiamo alla tua condotta» (Sai. 118). Noi sappiamo che saremo giudicati su tutte le nostre opere e su tutte le nostre intenzioni; ma sappiamo anche che non avremo niente da temere finché saremo fedeli alla tua guida. Staremo, dunque, attenti « ad ascoltare ciò che dice in noi il Signore nostro Dio » (Sai. 84, 9), lo Spirito del Consiglio, sia che egli ci parli direttamente sia che ci rimandi all’istrumento che avrà scelto per noi. Sii dunque benedetto. Gesù, che ci hai inviato lo Spirito per essere la nostra guida, e benedetto sia questo divino Spirito, che si degna di darci sempre la sua assistenza, e che le nostre resistenze passate non hanno allontanato da noi!



    27 MAGGIO SAN BEDA IL VENERABILE, CONFESSORE E DOTTORE

    Oggi l’Inghilterra presenta agli uomini il suo illustre figlio, Beda il Venerabile, l’umile e dolce monaco che trascorse la vita a lodare Iddio, a cercarlo nella natura e nella storia , ma ancor più nella Sacra Scrittura, studiata con amore e approfondita alla luce delle più sicure tradizioni. Egli, che sempre si attenne alla parola degli antichi, ora ha il suo posto tra i maestri d’un tempo, divenuto esso stesso Padre e Dottore della Chiesa di Dio. Ascoltiamo come egli, durante i suoi ultimi anni, riassume la sua vita.

    Vita.

    « Sacerdote del monastero dei beati Pietro e Paolo Apostoli, nacqui in quella proprietà e, da quando ebbi sette anni, abitai sempre la loro casa, osservandone la regola, cantando ogni giorno nella loro Chiesa, trovando la mia delizia nell’apprendere, nell’insegnare o nello scrivere. Ricevuto poi il sacerdozio, mi posi ad annotare, per i miei fratelli e per me, la sacra Scrittura, dividendola in varie opere, aiutandomi con l’espressioni di cui si erano serviti i nostri venerati Padri, o unendomi alla lóro interpretazione. E adesso, buon Gesù, io domando a te, che mi hai misericordiosamente concesso di abbeverarmi alla dolcezza della tua parola, di darmi benignamente la grazia di arrivare alla fonte di sapienza e di vederti per sempre ».

    La morte.

    La morte del servo di Dio non poteva essere la lezione meno preziosa che egli lasciò ai suoi. I cinquanta giorni della malattia che doveva toglierlo dal mondo trascorsero, come tutta la sua vita, cantando i salmi ed insegnando. Essendo ormai prossima la festa dell’Ascensione del Signore egli ripetè più volte, con lacrime di gioia, l’antifona: « O re di gloria, che sei salito trionfante al di là di tutti i cieli, non ci lasciare orfani, ma inviaci lo Spirito di verità, secondo la promessa del Padre ». Ripetendo le parole di sant’Ambrogio, così disse ai suoi allievi che piangevano: « Non ho vissuto in maniera che abbia ad arrossire di vivere con voi; nè temo neppure di morire, perchè abbiamo un buon Maestro ». Poi, tornando alla sua traduzione del Vangelo di san Giovanni e ad un’opera che aveva cominciato su sant’Isidoro, aggiunse: « Non voglio che i miei discepoli, dopo la mia morte vengano ritardati da cose inesatte, e che i loro studi restino senza frutto ».

    Il martedì prima dell’Ascensione, il malato si sentì più oppresso, ed apparvero i sintomi della prossima fine. Pieno di allegrezza, trascorse nella dettatura tutta la giornata; e la notte in continui atti di ringraziamento. L’alba del mercoledì lo ritrovò che sollecitava il lavoro dei suoi discepoli. All’ora di terza, essi lo lasciarono per recarsi alla processione con le reliquie dei santi, come si usava fare, fin da allora in quel giorno. Uno di essi, un fanciullo, restato presso di lui gli disse: « Maestro carissimo, non c’è più da dettare che un solo capitolo: ne avete la forza? » « È facile, rispose sorridente il dolce Padre: prendi la tua penna, temperala, e poi scrivi; ma sbrigati e fà’ presto ». All’ora Nona convocò i sacerdoti del monastero e distribuì piccoli doni, implorando il loro ricordo all’altare del Signore. Tutti piangevano. Ma egli, pieno di gioia, diceva: «È ora, se così piace al mio Creatore, che io ritorni a Colui che m’ha fatto dal nulla, quando non esistevo; il mio dolce Giudice ha ordinato bene la mia vita; ed ecco che adesso, per me si avvicina il dissolvimento; lo desidero per essere con Cristo: sì, ma la mia anima anela di vedere il suo Re, Cristo, in tutta la sua bellezza ».

    Fino alla sera non ebbe che effusioni di questo genere; poi seguì il presente dialogo, più commovente di tutti, tenuto con Wibert, il fanciullo menzionato prima: « Maestro caro, resta ancora una frase ». « Scrivila presto ». E dopo un momento: « È finito » disse il ragazzo. « Dici il vero, rispose il beato: è finito; prendi la mia testa nelle tue mani e volgila dalla parte dell’Oratorio, perchè mi è di grande gioia il vedermi di fronte a quel luogo santo, dove ho tanto pregato ». E dal pavimento della sua cella, dove l’avevan deposto, intonò: « Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo ». E , subito dopo nominato lo Spirito Santo, rese l’anima a Dio.

    Vita. – Beda nacque in Gran Bretagna, nel 672 o 673. Orfano, all’età di sette anni entrò nell’abbazia di Wearmouth. Tre anni dopo, si trasferì alla fondazione monastica di Farrow , dove passò tutta la sua vita. Vi fu ordinato diacono all’età di diciannove anni; e sacerdote a trent’anni; è là che morì il 25 maggio 735. La sua cultura era veramente enciclopedica; e lasciò tanti scritti che , durante l’Alto Medio Evo, essi costituirono per così dire la biblioteca ecclesiastica degli Anglo-Sassoni. Le sue opere sono tra quelle che furono maggiormente lette e ricopiate nell’intera cristianità. Commentò tutta la Scrittura, attenendosi strettamente alla dottrina dei Padri. Leone XIII lo dichiarò Dottore della Chiesa.Preghiera.

    « Gloria al Padre ed al Figlio ed allo Spirito Santo »! É il canto dell’eternità; l’angelo e l’uomo non erano ancora creati, che Dio, nel concerto delle tre divine persone, era perfetto nella sua lode: lode adeguata, perfetta come Dio, sola degna di lui. Quanto è stato inferiore all’oggetto dei suoi canti il mondo, anche se in modo meraviglioso ha potuto celebrare il suo autore con le mille voci della natura! Tuttavia la stessa creazione era chiamata a rivolgere un giorno verso il cielo l’eco della melodia trina ed una; quando il Verbo divenne , per mezzo dello Spirito Santo, figlio dell’uomo in Maria, come lo era del Padre, la risuonanza creata del cantico eterno rispose pienamente alle adorabili armonie di cui la Trinità serbava primitivamente il segreto per lei sola. Poi, per l’uomo che sa comprendere, la perfezione ha costituito nell’assimilarsi al Figlio di Maria , per non essere che uno col Figlio di Dio, nell’augusto concento, nel quale il Signore trova la sua gloria.

    Tu, o Beda, fosti l’uomo a cui fu elargito l’intelletto. Era giusto che l’ultimo respiro, sulle tue labbra, si esalasse con il canto d’amore nel quale si era consumata in te la vita mortale, segnando così il tuo ingresso nella beata e gloriosa eternità. Fa’ che ci sia dato di mettere a profitto la suprema lezione, nella quale si riassumono gl’insegnamenti della tua vita, così grande e così semplice.

    Gloria alla potentissima e misericordiosa Trinità. Non è questa anche l’ultima parola dell’intero Ciclo dei misteri, che si chiude adesso nella glorificazione del Padre sovrano, per mezzo del trionfo del Figlio redentore, e la dilatazione del regno dello Spirito, santificatore in tutti i luoghi? Splendido era nell’Isola dei Santi il regno dello Spirito, il trionfo del Figlio nella gloria del Padre quando l’Inghilterra, data da Roma a Cristo, brillava fino all’estremità dell’universo come un gioiello prezioso, facente parte dell’ornamento della Sposa! Dottore degli Anglo-Sassoni, all’epoca in cui essi erano fedeli, rispondi alla speranza del Sommo Pontefice, estendendo il tuo culto a tutta la Chiesa; e risveglia nell’anima dei tuoi concittadini i loro sentimenti di un tempo per la Madre comune.



    LO STESSO GIORNO SAN GIOVANNI I, PAPA E MARTIRE

    L’integrità della fede.

    La palma del martirio di questo santo papa non è stata colta in una vittoria su qualche principe pagano; egli l’ha riportata lottando per la libertà della Chiesa contro un re cristiano, ma eretico e, per conseguenza, nemico di ogni pontefice zelante per il trionfo della vera fede. La situazione dei vicario di Gesù Cristo qui in terra è una posizione di lotta, e spesso accade che un papa sia veramente martire, anche senza avere versato il sangue. San Giovanni I, che oggi festeggiamo, non è caduto sotto il colpo della spada: ma una buia prigione è stato lo strumento del suo martirio; anche altri pontefici brilleranno nel cielo, in compagnia sua, senza aver neppure portato il peso delle catene: il Vaticano sarà stato il loro Calvario. Essi hanno vissuto e sono morti senza apparente splendore, lasciando al cielo la cura di vendicare la loro causa.

    Colui che festeggiamo oggi esprime, nella sua condotta, il pensiero che deve ispirare ogni membro della Chiesa, se è degno della madre sua. San Giovanni I c’insegna che non dobbiamo mai venire a patti con l’eresia; nè prendere parte alle leggi che una politica mondana crede di dovere istituire per assicurarsi dei diritti. Se i secoli, con l’aiuto dell’indifferenza religiosa dei governi, hanno accordato la tolleranza ed anche il privilegio dell’uguaglianza a quelle sette che hanno rotto i rapporti con la Chiesa, noi possiamo subire questa situazione, che è il colpo più grave per la costituzione cristiana di uno stato; ma la nostra coscienza cattolica ci proibisce di lodarla e di consolidarla come un bene. In qualunque condizione ci abbia posto la divina Provvidenza, dovremo sempre attingere le nostre aspirazioni dalla fede del nostro battesimo, dall’insegnamento e dalla pratica infallibile della Chiesa, all’infuori della quale non vi è che contradizione, pericolo e naufragio.

    Vita. – Giovanni nacque in Toscana. Fece i suoi studi a Roma e si distinse per la sua pietà, e la sua scienza. Alla morte di sant’Ormisda , fu eletto papa il 13 agosto 523. Il suo Pontificato non doveva durare che due anni e mezzo; Giovanni dimostrò un grande zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Fu lui che fissò la data della festa di Pasqua e cominciò a contare gli anni partendo dalla nascita di Cristo. In quell’epoca, l’ariano Teodorico il grande, che regnava in Italia (454-526), venne a conflitto con Giustino-Augusto, imperatore d’Oriente che risiedeva a Costantinopoli (518-527) e che aveva deciso di estirpare dal suo impero le ultime vestigia dell’arianesimo, applicando severe misure. Teodorico obbligò il Papa a partire per Costantinopoli, per ottenere dall’imperatore che cessasse la persecuzione contro gli ariani. Giovanni vi fu ricevuto trionfalmente , ma Teodorico, notando che l’incarico non aveva avuto nessun risultato , fece gettare il papa in prigione, dove ben presto morì di fame e di sete.

    Quattro anni dopo, il suo corpo fu trasferito da Ravenna a Roma. La testa è venerata a Ravenna, nella Chiesa dei Frati Minori.

    Preghiera.

    Tu hai colto la palma del martirio, Pontefice beato, confessando l’immacolata santità della Chiesa. Questa Sposa del Figlio di Dio «senza macchia, nè ruga» (Ef. 5, 27), come ci dice l’Apostolo, non può coabitare insieme con l’eresia su quella terra che il suo Sposo le ha assegnato in dote. Il giorno è venuto in cui gli uomini, affascinati dai calcoli e dagli interessi di questo mondo caduco, hanno deciso di regolare la società umana senza più tenere conto dei diritti del Figlio di Dio, dal quale procede ogni ordine sociale, come ogni verità. Essi hanno confinato la Chiesa nel cuore dei fedeli, e si sono compiaciuti di elevare, da ogni parte, templi per le sette ribellatesi contro di essa. Pontefice santo, risveglia nei cuori dei cristiani di oggi il sentimento del diritto imprescrittibile della verità divina. Noi potremo allora subire le necessità imposte dal trionfo fatale dell’errore , nell’epoca precedente, senza accettare però, come un progresso, l’uguaglianza che si cerca di stabilire tra Terrore e la verità. Nella tua prigione, martire valoroso, proclamasti il diritto dell’unica Chiesa; in mezzo alla defezione predetta dall’Apostolo (II Tess. 2, 3), liberaci dalle vili compiacenze, dai funesti allettamenti, dalla leggerezza colpevole, che in quest’epoca fa tante vittime, fa’ che la nostra ultima parola, uscendo da questo mondo, sia quella che il Figlio di Dio stesso si è degnato d’insegnarci: « O tu che sei nostro Padre sia santificato il Nome tuo, venga il tuo regno »!

    Nessun commento:

    Posta un commento