27 maggio 2021

Venerdì 28 Maggio 2021 nella liturgia



Venerdì delle Quattro Tempora di PentecosteSemidoppio, colore liturgico rosso. Commemorazione di Sant'Agostino di Canterbury Vescovo e Confessore. Giorno di digiuno e astinenza.

Ai Vespri commemorazioni di  di Sant'Agostino  e di Santa Maria Maddalena de' Pazzi Vergine.


Qui per le peculiarità del Tempo Pasquale:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/04/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-pasquale.html


Al Breviario

Tutto dal Proprio del Tempo come alla Festa di Pentecoste con i Salmi riportati a Mattutino e quelli domenicali da Lodi a Compieta (a Prima come alle Feste). Letture del Mattutino coi Responsori, Ant. al Benedictus e al Magnificat e Orazione proprie. Commemorazioni dal Proprio dei Santi (al 28 Maggio, ai Vespri anche al 29 Maggio).

Le Antifone non si raddoppiano.


Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Venerdì delle Quattro Tempora di Pentecoste, Semidoppio, colore liturgico rosso. Commemorazione di Sant'Agostino Vescovo e Confessore. Giorno di digiuno e astinenza.

Ai Vespri commemorazione di Santa Maria Maddalena de' Pazzi Vergine.


Tutto come sopra, ovviamente con le solite differenze quanto ai Salmi di Lodi e Compieta.


Al Messale

Messa del Venerdì delle Quattro Tempora di Pentecoste:

  • Gloria in excelsis

  • Due Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione di Sant'Agostino (al 28 Maggio)
  • All'Alleluia ci si inginocchia al Versetto Veni Sancte Spiritus. Segue l'omonima Sequenza

  • Credo

  • Prefazio dello Spirito Santo
  • Communicantes e Hanc Igitur di Pentecoste
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni


    Letture del Mattutino (in latino)

    AD NOCTURNUM

    Lectio 1

    Léctio sancti Evangélii secúndum Lucam

    Luc 5:17-26

    In illo témpore: Factum est in una diérum, et Jesus sedébat docens. Et erant pharisǽi sedéntes, et legis doctóres, qui vénerant ex omni castéllo Galilǽæ et Judǽæ, et Jerúsalem: et virtus Dómini erat ad sanándum eos. Et réliqua.

    Homilía sancti Ambrósii Epíscopi

    Liber 5 in cap. 5 Lucæ, post initium

    Non otiósa hujus paralýtici, nec angústa medicína est, quando Dóminus et orásse præmíttitur; non útique propter suffrágium, sed propter exémplum. Imitándi enim spécimen dedit, non precándi ámbitum requisívit. Et conveniéntibus ex omni Galilǽa, et Judǽa, et Jerúsalem, legis doctóribus, inter ceterórum remédia debílium, paralýtici istíus medicína descríbitur. Primum ómnium, quod ante díximus, unusquísque æger peténdæ precatóres salútis debet adhibére, per quos nostræ vitæ compágo resolúta, actuúmque nostrórum clauda vestígia, verbi cæléstis remédio reforméntur.

    Lectio 2

    Sint ígitur áliqui monitóres mentis, qui ánimum hóminis, quamvis exterióris córporis debilitáte torpéntem, ad superióra érigant. Quorum rursus adminículis et attóllere et humiliáre se fácilis ante Jesum locétur, Domínico vidéri dignus aspéctu. Humilitátem enim réspicit Dóminus: quia respéxit humilitátem ancíllæ suæ. Quorum fidem ut vidit, dixit: Homo, remittúntur tibi peccáta tua. Magnus Dóminus, qui aliórum mérito ignóscit áliis: et dum álios probat, áliis reláxat erráta. Cur apud te, homo, colléga non váleat, cum apud Deum servus et interveniéndi méritum, et jus hábeat impetrándi?

    Lectio 3

    Disce, qui júdicas, ignóscere: disce, qui æger es, impetráre. Si grávium peccatórum diffídis véniam, ádhibe precatóres, ádhibe Ecclésiam, quæ pro te precétur, cujus contemplatióne, quod tibi Dóminus negáre posset, ignóscat. Et quamvis históriæ fidem non debeámus omíttere, ut vere paralýtici istíus corpus credámus esse sanátum: cognósce tamen interióris hóminis sanitátem, cui peccáta donántur. Cum Judǽi ásserunt peccáta a solo Deo posse concédi, Deum útique eum confiténtur; suóque judício perfídiam suam produnt, qui opus ástruunt, ut persónam negent.


    Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

    NOTTURNO UNICO

    Lettura 1

    Lettura del santo Vangelo secondo Luca

    Luc 5:17-26

    In quell'occasione: Avvenne un giorno che Gesù stava insegnando. E c'erano attorno a lui seduti dei farisei e dottori della legge, venuti da ogni borgata della Galilea e della Giudea, e anche da Gerusalemme: e la potenza del Signore si manifestava con delle guarigioni. Eccetera.

    Omelia di sant'Ambrogio Vescovo

    Libro 5 al capo 5 di Luca, dopo il principio

    La guarigione di questo paralitico non è inutile né d'una portata ristretta, perché vi vediamo che il Signore comincia a pregare; non già che avesse bisogno di qualche aiuto, ma per darcene l'esempio. Egli ci ha proposto un modello da imitare, non ha cercato l'ostentazione nella preghiera. Essendo presenti dei dottori della legge venuti d'ogni borgata della Galilea, della Giudea e anche da Gerusalemme, fra le guarigioni d'altri infermi, ci è descritta la guarigione di questo paralitico. Anzitutto, come già dicemmo, ogni infermo deve servirsi di intercessori per domandare la sua salute; affinché, in grazia loro, il rilassamento della nostra vita e la Condotta vacillante delle nostre azioni siano riformate dal rimedio della parola celeste.

    Lettura 2

    Ci siano dunque di quelli che, avvertendo lo spirito dell'uomo, ne elevino l'anima alle cose superiori, benché essa sia intorpidita dalla debolezza dell'indumento corporeo. Coll'aiuto dei quali sollevandosi di nuovo e umiliandosi, l'uomo sia posto facilmente dinanzi a Gesù, degno d'essere rimirato dallo sguardo Divino. Il Signore infatti riguarda all'umiltà: perché «riguardò all'umiltà della sua ancella» Luc. 1, 48. «Vista la loro fede, Gesù) disse: Uomo, ti sono rimessi i tuoi peccati» Luc. 5, 20. Com'è grande il Signore che per il merito degli uni perdona agli altri; e mentre approva i primi, assolve gli errori dei secondi. Perché dunque, o uomo, la preghiera d'un collega non ha influenza su di te, mentre presso Dio anche uno schiavo possiede il merito che occorre per intercedere e il diritto d'impetrare?

    Lettura 3

    Tu che giudichi impara a perdonare; tu che sei infermo, impara ad impetrare. Se diffidi del perdono dei tuoi gravi peccati, serviti di intercessori, serviti della Chiesa che preghi per te, affinché in grazia di lei il Signore ti perdoni ciò che a te potrebbe negare. E sebbene non dobbiamo non tener conto della veridicità di questa storia, perché noi crediamo che il corpo di questo paralitico fu realmente guarito; riconosciamo però ancora in lui la guarigione dell'uomo interiore, cui vengono rimessi i peccati. Quando i Giudei affermano che il solo Dio può rimettere i peccati, certo con ciò lo confessano Dio; e proclamano col loro proprio giudizio la loro infedeltà, mentre riconoscono l'opera (divina), ma negano (la divinità) della persona.


    Ad Primam: il Martirologio del 29 Maggio 2021.

    Quarto Kalendas Junii, luna decima septima.



    Nel quarto giorno alle Calende di Giugno, luna diciassettesima.




    Parti proprie della Messa (in latino)

    INTROITUS

    Repleátur os meum laude tua, allelúja: ut possim cantáre, allelúja: gaudébunt lábia mea,dum cantávero tibi, allelúja, allelúja. --- In te, Dómine, sperávi, non confúndar in ætérnum: in justítia tua líbera me et éripe me. --- Gloria Patri --- Repleátur os meum laude tua, allelúja: ut possim cantáre, allelúja: gaudébunt lábia mea,dum cantávero tibi, allelúja, allelúja.

    COLLECTAE

    Orémus. Da, quǽsumus, Ecclésiæ tuæ, miséricors Deus: ut, Sancto Spíritu congregáta, hostíli nullátenus incursióne turbétur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Deus, qui Anglórum gentes, prædicatióne et miráculis beáti Augustíni Confessóris tui atque Pontíficis, veræ fídei luce illustráre dignátus es: concéde; ut, ipso interveniénte, errántium corda ad veritátis tuæ rédeant unitátem, et nos in tua simus voluntáte concórdes. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    EPISTOLA

    Léctio Joélis Prophétæ

    Joël 2:23-24; 2:26-27

    Hæc dicit Dóminus Deus: Exsultáte, fílii Sion, et lætámini in Dómino, Deo vestro: quia dedit vobis doctórem justítiæ, et descéndere fáciet ad vos imbrem matutínum et serótinum, sicut in princípio. Et implebúntur áreæ fruménto et redundábunt torculária vino et óleo. Et comedétis vescéntes et saturabímini, et laudábitis nomen Dómini, Dei vestri, qui fecit mirabília vobíscum: et non confundátur pópulus me us in sempitérnum. Et sciétis, quia in médio Israël ego sum: et ego Dóminus, Deus vester, et non est ámplius: et non confundétur pópulus me us in ætérnum: ait Dóminus omnípotens.

    ALLELUIA

    Allelúja, allelúja.  O quam bonus et suávis est, Dómine, Spíritus tuus in nobis! Allelúja. Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium: et tui amóris in eis ignem accénde.

    SEQUENTIA

    Veni, Sancte Spíritus,

    et emítte cǽlitus

    lucis tuæ rádium.

    Veni, pater páuperum;

    veni, dator múnerum;

    veni, lumen córdium.

    Consolátor óptime,

    dulcis hospes ánimæ,

    dulce refrigérium.

    In labóre réquies,

    in æstu tempéries,

    in fletu solácium.

    O lux beatíssima,

    reple cordis íntima

    tuórum fidélium.

    Sine tuo númine

    nihil est in hómine,

    nihil est innóxium.

    Lava quod est sórdidum,

    riga quod est áridum,

    sana quod est sáucium.

    Flecte quod est rígidum,

    fove quod est frígidum,

    rege quod est dévium.

    Da tuis fidélibus,

    in te confidéntibus,

    sacrum septenárium.

    Da virtútis méritum,

    da salútis éxitum,

    da perénne gáudium.

    Amen. Allelúja.

    EVANGELIUM

    Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam

    Luc 5:17-26

    In illo témpore: Factum est in una diérum, et Jesus sedébat docens. Et erant pharisǽi sedéntes, et legis doctóres, qui vénerant ex omni castéllo Galilǽæ et Judǽæ et Jerúsalem: et virtus Dómini erat ad sanándum eos. Et ecce, viri portántes in lecto hóminem, qui erat paralýticus: et quærébant eum inférre, et pónere ante eum. Et non inveniéntes, qua parte illum inférrent præ turba, ascendérunt supra tectum, et per tégulas summisérunt eum cum lecto in médium ante Jesum. Quorum fidem ut vidit, dixit: Homo, remittúntur tibi peccáta tua. Et cœpérunt cogitáre scribæ et pharisǽi, dicéntes: Quis est hic, qui lóquitur blasphémias ? Quis potest dimíttere peccáta nisi solus Deus? Ut cognóvit autem Jesus cogitatiónes eórum, respóndens dixit ad illos: Quid cogitátis in córdibus vestris? Quid est facílius dícere: Dimittúntur tibi peccáta, an dícere: Surge et ámbula? Ut autem sciátis, quia Fílius hóminis habet potestátem in terra dimitténdi peccáta ait paralýtico: Tibi dico, surge, tolle lectum tuum et vade in domum tuam. Et conféstim consúrgens coram illis, tulit lectum, in quo jacébat: et ábiit in domum suam, magníficans Deum. Et stupor apprehéndit omnes et magnificábant Deum. Et repléti sunt timóre, dicéntes: Quia vídimus mirabília hódie.

    OFFERTORIUM

    Orémus. Lauda, ánima mea, Dóminum: laudábo Dóminum in vita mea: psallam Deo meo, quámdiu ero, allelúja.

    SECRETAE

    Sacrifícia, Dómine, tuis obláta conspéctibus, ignis ille divínus absúmat, qui discipulórum Christi, Fílii tui, per Spíritum Sanctum corda succéndit. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Sacrifícium tibi offérimus. Dómine, in sollemnitáte beáti Augustíni Pontíficis et Confessóris tui, humíliter deprecántes: ut oves, quæ periérunt, ad unum ovile revérsæ, hoc salutári pábulo nutriántur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    PRAEFATIO DE SPIRITU SANCTO

    Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Qui, ascéndens super omnes cælos sedénsque ad déxteram tuam, promíssum Spíritum Sanctum in fílios adoptiónis effúdit. Quaprópter profúsis gáudiis totus in orbe terrárum mundus exsúltat. Sed et supérnæ Virtútes atque angélicæ Potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes: (Sanctus).

    COMMUNICANTES A VIGILIA PENTECOSTES USQUE AD SEQUENS SABBATUM

    Communicántes, et diem sacratíssimum Pentecóstes celebrántes, quo Spíritus Sanctus Apóstolis innúmeris linguis appáruit: sed et memóriam venerántes, in primis gloriósæ semper Vírginis Maríæ, Genetrícis Dei et Dómini nostri Jesu Christi: sed et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli, Andréæ, Jacóbi, Joánnis, Thomæ, Jacóbi, Philíppi, Bartholomǽi, Matthǽi, Simónis et Thaddǽi: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii, Chrysógoni, Joánnis et Pauli, Cosmæ et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum; quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuæ muniámur auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.

    HANC IGITUR A VIGILIA PENTECOSTES USQUE AD SEQUENS SABBATUM

    Hanc ígitur oblatiónem servitútis nostræ, sed et cunctæ famíliæ tuæ, quam tibi offérimus pro his quoque, quos regeneráre dignatus es ex aqua et Spíritu Sancto, tríbuens eis remissiónem omnium peccatórum, quǽsumus, Dómine, ut placátus accípias: diésque nostros in tua pace dispónas, atque ab ætérna damnatióne nos éripi, et in electórum tuórum júbeas grege numerári. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

    COMMUNIO

    Non vos relínquam órphanos: véniam ad vos íterum, allelúja: et gaudébit cor vestrum, allelúja.

    POSTCOMMUNIO

    Orémus. Súmpsimus, Dómine, sacri dona mystérii: humíliter deprecántes; ut, quæ in tui commemoratiónem nos fácere præcepísti, in nostræ profíciant infirmitátis auxílium: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

    Orémus. Hóstia salutári refécti: te, Dómine, súpplices exorámus; ut eadem, beáti Augustíni interveniénte suffrágio, in omni loco nómini tuo júgiter immolétur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


    Traduzione italiana

    INTROITO

    Ho piena la bocca delle tue lodi, alleluia; per cantare la tua gloria, alleluia. Le mie labbra esulteranno, quando a te inneggerò, alleluia, alleluia. --- In te, o Signore, ho posto la mia fiducia; che non sia confuso in eterno; per la tua giustizia liberami e salvami. --- Gloria. --- Ho piena la bocca delle tue lodi, alleluia; per cantare la tua gloria, alleluia. Le mie labbra esulteranno, quando a te inneggerò, alleluia, alleluia.

    COLLETTE

    Preghiamo. O Signore misericordioso, te ne preghiamo, concedi alla tua Chiesa che, riunita dallo Spirito Santo, non sia mai turbata da alcun assalto ostile. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. O Dio, che ti sei degnato di illuminare con la luce della vera fede il popolo inglese per mezzo della predicazione e dei miracoli del beato Agostino confessore e vescovo; fa' che per sua intercessione gli erranti tornino all'unità della vera fede e noi rimaniamo concordi nella tua volontà. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    EPISTOLA

    Lettura del Profeta Gioele.

    Joel 2:23-24; 2:26-27

    Queste cose dice il Signore Dio: «Esultate, figli di Sion, e rallegratevi nel Signore Dio vostro, perché v'ha dato il maestro della giustizia; vi manderà le piogge d'autunno, e di primavera, come in antico. E le aie si riempiranno di grano, e le cantine riboccheranno di vino e di olio. E mangerete allegramente, e vi sazierete, e celebrerete il nome del Signore Dio vostro che ha fatte per voi cose mirabili: e il mio popolo non sarà mai confuso. Allora conoscerete come io abiti in mezzo ad Israele: che io sono il Signore Dio vostro, ed altro non v'è: e non rimarrà confuso il mio popolo in eterno»; dice il Signore onnipotente.

    ALLELUIA

    Allelúia, allelúia. O quanto buono e soave è, Signore, il tuo Spirito in noi; Alleluia. Vieni, o Spirito Santo, riempi il cuore dei tuoi fedeli ed in essi il fuoco del tuo amore.

    SEQUENZA

    Vieni, o Santo Spírito,

    E manda dal cielo,

    Un raggio della tua luce.

    Vieni, o Padre dei poveri,

    Vieni, datore di ogni grazia,

    Vieni, o luce dei cuori.

    O consolatore ottimo,

    O dolce ospite dell’ànima

    O dolce refrigerio.

    Tu, riposo nella fatica,

    Refrigerio nell’ardore,

    Consolazione nel pianto.

    O luce beatissima,

    Riempi l’intimo dei cuori,

    Dei tuoi fedeli.

    Senza la tua potenza,

    Nulla è nell’uomo,

    Nulla vi è di innocuo.

    Lava ciò che è sòrdito,

    Irriga ciò che è àrido,

    Sana ciò che è ferito.

    Piega ciò che è rigido,

    Riscalda ciò che è freddo,

    Riconduci ciò che devia.

    Dà ai tuoi fedeli,

    Che in te confidano,

    Il sacro settenario.

    Dà i meriti della virtú,

    Dà la salutare fine,

    Dà il gaudio eterno.

    Amen. Allelúia.

    VANGELO

    Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

    Luc 5:17-26

    In quel tempo: Gesù stava un giorno insegnando; e là attorno c’erano dei Farisei e dottori della legge, venuti da ogni paese della Galilea e della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore lo guidava ad operare guarigioni. Ed ecco degli uomini portar sopra un letticciuolo un paralitico, e cercavano di introdurlo per posarglielo davanti. Ma non avendo trovato come introdurlo a motivo della calca, salirono sul tetto, e, di fra i tegoli, lo calarono giù col letticciuolo, in mezzo, davanti a Gesù. Egli, veduta la loro fede , disse: «Uomo, ti son rimessi i tuoi peccati». Allora gli Scribi e i Farisei cominciarono a pensare e dire: «hi è costui che dice bestemmie? Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri disse loro: «Che andate pensando nei vostri cuori? Cos'è più facile dire: “Ti son rimessi i peccati"”, o dire: "Levati. su e cammina?". Ebbene, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra il potere di rimettere i peccati, rivolgendosi al paralitico: "A te lo dico: levati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua!". E quello, subito rizzatosi in presenza di essi, prese il suo giaciglio e se ne andò a casa, glorificando Dio. E tutti, colmi di meraviglia, lodavano Iddio e, invasi da spavento, dicevano: «Oggi abbiamo visto delle cose meravigliose».

    OFFERTORIO

    Preghiamo. Anima mia, loda il Signore; nella mia vita loderò il Signore, inneggerò al mio Dio finché esisto. Alleluia.

    SECRETE

    O Signore, le oblazioni presentate al tuo cospetto, siano consumate dal fuoco divino, per mezzo del quale lo Spirito Santo infiammò i cuori dei discepoli del Cristo, Figlio tuo: Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Ti offriamo, o Signore, il sacrificio nella solennità del beato confessore e vescovo Agostino, e ti preghiamo umilmente, che le pecore smarrite, ritornate all'unico ovile, si nutrano di questo pascolo salutare. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    PREFAZIO DELLO SPIRITO SANTO

    È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: per Cristo nostro Signore. Che, salito sopra tutti cieli e assiso alla tua destra effonde sui figli di adozione lo Spirito Santo promesso. Per la qual cosa, aperto il varco della gioia, tutto il mondo esulta. Cosí come le superne Virtú e le angeliche Potestà cantano l’inno della tua gloria, dicendo senza fine: (Sanctus).

    COMMUNICANTES DALLA VIGILIA DI PENTECOSTE AL SABATO SEGUENTE

    Uniti in una stessa comunione celebriamo il giorno santissimo della Pentecoste, nel quale lo Spirito Santo apparve agli apostoli in molte lingue di fuoco; e veneriamo anzitutto la memoria della gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e di quella dei tuoi beati Apostoli e Martiri: Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisógono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro Signore. Amen.

    HANC IGITUR DALLA VIGILIA DI PENTECOSTE AL SABATO SEGUENTE

    Ti preghiamo, dunque, o Signore, di accettare placato questa offerta di noi tuoi servi e di tutta la tua famiglia; che a Te rivolgiamo per coloro che Ti sei degnato di rigenerare con l’acqua e con lo Spirito Santo, concedendo loro la remissione di tutti i peccati; fa che i nostri giorni scorrano nella tua pace e che noi veniamo liberati dall’eterna dannazione e annoverati nel gregge dei tuoi eletti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

    COMUNIONE

    Non vi lascerò orfani; tornerò a voi, alleluia, e il vostro cuore sarà pieno di gioia, alleluia.

    POST-COMUNIONE

    Preghiamo. O Signore, abbiamo ricevuto i doni dei tuoi sacri misteri; umilmente supplicandoti che quanto ci hai ordinato di fare in tua commemorazione, serva di aiuto alla nostra debolezza: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Preghiamo. Ristorati dall'ostia di salvezza ti supplichiamo, o Signore; per intercessione del beato Agostino, essa sia sempre e dappertutto offerta al tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


    Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

    VENERDI’ DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE

    LO SPIRITO SANTO NEL CUORE DEL CRISTIANO

    Fino ad ora abbiamo considerato l’azione dèlio Spirito Santo nella Chiesa; dobbiamo adesso seguirlo in un ambiente meno esteso, dobbiamo studiarlo nel cuore del cristiano. Anche lì vi sarà una fonte per noi di nuovi sentimenti di ammirazione e di riconoscenza verso questo Spirito che si degna di aiutarci in tutti i nostri bisogni, conducendoci così felicemente al fine per il quale noi siamo stati creati.

    Nello stesso modo che lo Spirito Santo inviatoci « per dimorare con noi », si adopera a mantenere e a dirigere la Santa Chiesa affinché sia sempre la Sposa fedele di Gesù, così rimane vicino a noi per renderci degni membri di quel Capo santo e glorioso. La sua missione é di unirci tanto intimamente a Gesù da essere incorporati in Lui. A Lui di crearci nell’ordine soprannaturale, di darci e di con servarci la vita della grazia, applicandoci i meriti che Gesù, nostro Mediatore e nostro Salvatore, ci ha conquistato.

    L’azione dello Spirito Santo fuori dell’essenza divina.

    Questa missione dello Spirito Santo, che gli é stata conferita dal Padre e dal Figlio, e che egli esercita sul genere umano, é veramente sublime. Nel seno della Divinità lo Spirito Santo é prodotto e non produce. Il Padre genera il Figlio, il Padre ed il Figlio producono lo Spirito Santo; questa differenza é fondata nella stessa natura divina, che non é, e non può essere, che in tre persone. Da qui deriva, come c’insegnano i Padri, che lo Spirito Santo, per il mondo esterno, ha ricevuto quella fecondità che non esercita nell’essenza divina. Se dunque si tratta di produrre l’umanità del Figlio di Dio nel seno di Maria, é lui che opera; e se si tratta di creare il cristiano dal seno della corruzione originale, e di chiamarlo alla vita della grazia, é ancora lui che esercita la sua azione: in modo che, secondo le energiche espressioni di S. Agostino, « la stessa grazia che ha prodotto Cristo nel suo concepimento, produce il cristiano quando esso comincia a credere; lo stesso Spirito dal quale Cristo è stato concepito è il principio della nuova nascita del fedele ».

    Dona la vita soprannaturale.

    Ci siamo dilungati sull’azione dello Spirito Santo nella formazione del governo della Chiesa, perché la sua opera principale é di formare sulla terra la Sposa del Figlio di Dio, essendo per mezzo suo che ci viene ogni bene. Essa é la depositaria di una parte delle grazie di questo augusto Pàraclito che si é degnato di mettersi a sua disposizione per salvarci e santificarci. È pure per noi che l’ha resa Cattolica, Visibile a tutti gli sguardi, affinché ci fosse più facile di trovarla; é per noi che vi mantiene la Verità e la Santità, perché noi potessimo dissetarci a quelle due sorgenti. Oggi eccoci ad osservare ciò che egli opera nelle anime. Prima di tutto ci troviamo di fronte al suo potere di creatore. Non è infatti una vera creazione, per un’anima sprofondata nello stato di decadenza originale, o, ciò che è anche più meraviglioso, per un’anima sfigurata dal peccato volontario e personale, di condurla a divenire in un momento la figlia adot tiva del Padre Celeste, una delle membra del Figlio di Dio? Il Padre ed il Figlio si compiacciono di veder compiere quest’opera dallo Spirito Santo che è il loro reciproco amore. Essi lo hanno inviato affinchè agisse, conducendosi da padrone nella sua missione; ed ovunque egli regna, regnano essi pure.

    L’anima eletta è stata eternamente presente alla Santissima Trinità; ma, al momento opportuno, discende lo Spirito, che s’impadronisce di questa anima, come di un oggetto destinato al suo amore. Il volo della colomba misericordiosa è più rapido di quello dell’aquila che si getta sulla sua preda. Che la volontà umana non ostacoli la sua azione! accadrà allora di questa anima ciò che è accaduto per la Chiesa stessa, ossia che « ciò che non esiste ridurrà al niente ciò che esiste » (I Cor. i, 28). Si vedono allora dei miracoli di un ordine meraviglioso: « dove abbondò il peccato, la grazia sovrabbondò » (Rom. 5, 20).

    Noi abbiamo visto l’Emmanuele conferire all’acqua la virtù di purificare le anime; ma ci ricordiamo pure che, quando egli discese in quelle del Giordano, la colomba venne a posarsi sulla sua testa, prendendo così possesso dell’elemento rigeneratore. Il fonte battesimale è rimasto di suo dominio. « È là, ci dice il grande san Leone, che presiede alla nuova nascita dell’uomo, rendendo fecondo il sacro fonte, come un tempo rese fecondo il seno della Vergine, con questa differenza: che nel sacro concepimento del Figlio di Dio, il peccato fu assente, mentre in noi esso viene distrutto dalla misteriosa abluzione ».

    Con quale tenerezza lo Spirito divino contempla questa nuova creatura che esce dalle acque! con quale impeto d’amore, fa irruzione in essa! Egli è il Dono dell’Altissimo Iddio, inviato sopra di noi per risiedere in noi. Prende dunque la sua dimora in quest’anima completamente rinnovata, sia essa quella di un bambino di un giorno, o di un adulto già carico di anni. Si compiace in quel soggiorno che ha eternamente desiderato; l’inonda del suo fuoco e della sua luce; e siccome è per natura inseparabile dalla altre due divine persone, la sua presenza è causa che il Padre ed il Figlio « vengano a stabilire la loro abitazione in quell’anima» (Gv. 14, 23).

    Ma lo Spirito Santo ha qui la sua azione personale, la sua missione santificatrice, e, per ben comprendere la natura della sua presenza nel cristiano, bisogna sapere che essa non si limita all’anima. Il corpo fa parte dell’uomo, ed ha avuto anche il suo peso nella rigenerazione; è la ragione per cui l’Apostolo, nel medesimo tempo che ci rivela !’« abitazione » dello Spirito in noi (Rom. 8, 11), c’insegna pure che le nostre membra materiali sono, anch’esse, suoi templi (I Cor. 6, 19). Egli vuol farle servire alla giustizia e alla santità (Rom. 6, 19); depone in loro un germe d’immortalità che le conserverà nella dissoluzione stessa della tomba, di modo che, nel giorno della Risurrezione, riappariranno, ma spiritualizzate (I Cor. 15, 44), mantenendo così il segno dello Spirito che le avrà possedute in questa vita mortale.

    Orna l’anima con le virtù e i doni.

    Poiché il cristiano è così divenuto l’abitazione dello Spirito Santo, non è da meravigliarsi che questo divino Spirito pensi ad ornare degnamente la dimora che si è scelta. Quale più nobile ornamento di quello delle virtù teologali! la Fede, che ci mette nel sicuro e sostanziale possesso delle verità divine che la nostra intelligenza non può ancora scorgere; la Speranza che rende già presente l’aiuto divino che ci è necessario e la felicità eterna che aspettiamo: la Carità, che ci unisce a Dio per mezzo del più forte e del più dolce dei vincoli! Ora, queste tre virtù, questi tre mezzi che l’uomo rigenerato possiede per mantenersi in rapporto col suo fine, li deve allo Spirito Santo, il quale si è degnato segnalare il suo arrivo con questi tre benefici che sorpassano tutti i nostri meriti passati, presenti e futuri. Subito dopo le tre Virtù teologali, egli ve ne stabilisce altre quattro che sono le leggi della vita morale dell’uomo: Giustizia, Fortezza, Prudenza e Temperanza; qualità naturali, che egli trasforma, adattandole al fine soprannaturale del cristiano. E, finalmente, come ultimo ornamento aggiunto alla sua dimora, vi depone il sacro settenario dei suoi doni, destinati a diffondere il movimento e la vita nel settenario delle virtù.

    Comunica la grazia santificante.

    Ma le virtù e i doni che tendono tutti verso Dio reclamano l’elemento superiore che è il mezzo essenziale dell’unione con lui: elemento indispensabile che null’altro può supplire, anima dell’anima, principio vivificante, senza il quale ella non potrebbe nè vedere nè possedere Iddio: è la grazia santificante. Con quale soddisfazione lo Spirito divino l’introduce nell’anima, alla quale s’incorpora, rendendola l’oggetto delle compiacenze divine! Una stretta alleanza esiste tra questa grazia e la presenza dello Spirito Santo; poiché se l’anima dovesse dare libera entrata al peccato mortale, lo Spirito cesserebbe di abitare in essa, nel momento stesso in cui si spegnerebbe in lei la grazia santificante.

    …e le grazie attuali.

    Ma egli veglia con cura sul suo retaggio, e non vi dimora oziosamente. Le virtù che ha infuso in quest’anima non devono restare inerti; bisogna che producano atti virtuosi, e che il merito che ne otterranno, venga ad accrescere la potenza dell’elemento fondamentale, a fortificare e sviluppare quella grazia santificante che lega così intimamente il cristiano al suo Dio. Lo Spirito Santo non cessa, dunque, di spingere l’anima verso l’azione, sia interiore che esteriore. con quei suoi tocchi divini, che la teologia chiama grazie attuali, Egli ottiene così che la sua creatura si elevi sempre di più nel bene, che si arricchisca e si consolidi maggiormente e, finalmente, che serva alla gloria del suo autore, che la vuole feconda ed attiva.

    Ispira la preghiera.

    Con questo intento, lo Spirito, che le si è dato, che l’abita con sì viva tenerezza, la incoraggia alla preghiera, per mezzo della quale potrà tutto ottenere: luce, forza e successo. « Ma, dice l’Apostolo, sappiamo noi come bisogna pregare »? A tale domanda risponde egli medesimo con la sua esperienza: « Lo stesso Spirito intercede per noi con gemiti inesprimibili » (Rom. 8, 26). In questo modo, il divino Spirito si associa a tutte le nostre necessità; egli è Dio, e geme come una colomba, per mettere i suoi accenti all’unisono con i nostri. « Egli grida verso Dio nei nostri cuori », dice lo stesso Apostolo (Gal. 4, 6); assicurandoci, così, con la sua presenza e la sua opera in noi, che siamo i figli di Dio (Rom. 8, 16). Può esservi qualcosa di più intimo? e dobbiamo forse meravigliarci che Gesù ci abbia detto che non avevamo che domandare per ricevere (Le. 9, 9), quando è lo Spinto stesso che chiede in noi?

    Aiuta l’azione.

    Egli è autore della preghiera, ma pure coopera potentemente nell’azione. La sua intimità con l’anima giunge a non lasciarle che la libertà necessaria al merito; per il resto, egli la muove, la sostiene, la dirige, di modo che, a sua volta, ella non ha che da cooperare a ciò che egli fa in lei e per mezzo suo. Il Padre celeste riconosce quelli che gli appartengono da questa azione comune dello Spirito e del cristiano, ed è per ciò che l’Apostolo ci dice ancora che « quanti sono mossi dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio » (Rom. 8, 14). Felice connubio che conduce il cristiano alla vita eterna, e fa trionfare Gesù in lui; Gesù, di cui lo Spirito Santo imprime i tratti nella sua creatura, affinchè sia un membro degno di essere unito al suo Capo!

    Viene cacciato dal demonio.

    Ma purtroppo questa associazione può venire disciolta. La nostra libertà, che non si trasforma che in Cielo, conduce troppo spesso alla rottura tra lo Spirito santificatore e l’uomo santificato. Il malsano desiderio dell’indipendenza, le passioni, che l’uomo avrebbe modo di regolare se restasse docile allo Spirito, aprono il cuore imprudente alla cupidigia di ciò che è inferiore a lui. Satana, geloso del regno dello Spirito, osa far brillare agli occhi dell’uomo l’immagine ingannatrice di una felicità o di un piacere all’infuori di Dio. Il mondo, che è pure uno spirito maledetto, osa rivaleggiare con lo Spirito del Padre e del Figlio. Sottile, audace, attivo, si sforza di sedurre, e nessuno potrebbe contare i naufragi che ha causato. Eppure è stato denunciato ai cristiani da Gesù stesso, che dichiarò che non avrebbe pregato per lui (Gv. 17, 9), e dall’Apostolo che ci avverte che « ora noi abbiamo ricevuto non lo Spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio » (I Cor. 2, 12).

    Tuttavia un crudele divorzio si opera frequentemente fra l’uomo e l’ospite divino. D’ordinario, esso è preceduto da una freddezza che si manifesta da parte della creatura verso il suo benefattore. Una mancanza di riguardo, una leggera disubbidienza, sono i preludi della rottura. Allora ha luogo presso lo Spirito Santo quel doloroso fremito che mostra, così chiaramente, l’amore che egli porta all’anima e che l’Apostolo ci rende in una maniera tanto espressiva, quando raccomanda di non contristare lo Spirito che ci segnò col suo divino sigillo nel giorno in cui la Redenzione venne a noi (Ef. 4, 30). Parola gravida di un senso profondo, che ci rivela la responsabilità delle conseguenze del peccato veniale. L’abitazione dello Spirito Santo nell’anima diviene per lui una causa di amarezza, poiché vi è da temere una separazione; e se, come insegna S. Agostino, « non abbandona se non è abbandonato », se la grazia santificante rimane ancora, le grazie attuali divengono più rare e meno pressanti. Ma il colmo della disgrazia è nella rottura del patto sacro che univa l’anima allo Spinto divino in una così stretta alleanza. Il peccato mortale è atto di somma audacia e di crudele ingratitudine. Questo Spirito, così pieno di dolcezza, si vede espulso dall’asilo che si era scelto e che aveva abbellito in tanti modi. È il colmo dell’oltraggio, e non si ha diritto di meravigliarsi dell’indignazione dell’Apostolo quando esclama: « pensate quindi quanto più severo castigo non si merita chi ha calpestato il Figlio di Dio e ha trattato come cosa volgare il sangue dell’Alleanza e ha recato oltraggio allo Spirito di grazia » (Ebr. io, 39).

    Prepara l’anima alla contrizione.

    Tuttavia questa situazione desolante del cristiano infedele allo Spirito Santo può ancora eccitare la compassione di Colui che, essendo Dio, è stato inviato a noi per essere nostro ospite ricco di mansuetudine. È così triste lo stato di chi, avendo scacciato lo Spirito divino, ha perduto l’anima della sua anima, e, nel medesimo istante, ha visto spegnersi la fiaccola della grazia santificante ed annientati tutti i meriti di cui si era accresciuta. Cosa ammirabile e degna di una riconoscenza eterna! Lo Spirito Santo, espulso dal cuore dell’uomo, aspira a rientrarvi. Tale è la grandezza della missione che ha ricevuto dal Padre e dal Figlio, Colui che è amore, e che, per amore, non vuole abbandonare alla perdizione il misero ed ingrato vermiciattolo, che aveva voluto elevare fino alla partecipazione della natura divina (II Piet. 1, 4).

    Lo si vedrà, dunque, con una abnegazione di cui l’amore solo possiede il segreto, metter l’assedio a quest’anima, fino a che abbia potuto impadronirsene di nuovo. Egli la spaventerà con i terrori della giustizia di Dio, le farà sentire la vergogna e l’infelicità in cui viene precipitato colui che ha perduto la vita dell’anima sua. Lo disgusta, così, del male mediante questi primi attacchi che il Santo Concilio di Trento chiama « gli impulsi dello Spirito Santo, che muove l’anima al di fuori, senza abitarla ancora al di dentro » (Sess. i4.a, c. 4). L’anima, inquieta e scontenta di se stessa, finisce per aspirare alla riconciliazione; spezza i vincoli della sua schiavitù; e, ben presto, il sacramento della Penitenza diffonderà in lei l’amore che rianima la vita, consumando la giustificazione. Chi potrebbe esprimere l’incanto ed il trionfo del ritorno del Divino Spirito nel suo dominio? Il Padre ed il Figlio vengono di nuovo verso questa dimora, prima macchiata, forse anche da molto tempo. Tutto rivive nell’anima rinnovellata; la grazia santificante vi rinasce, tale quale era al momento in cui l’anima uscì dal fonte battesimale. I meriti acquisiti ne avevano sviluppato la potenza, ma li abbiamo visti dolorosamente sommergersi nella tempesta; essi vengono completamente restituiti, e lo Spirito di vita si rallegra che il suo potere sia uguale al suo amore.

    Un cambiamento così meraviglioso non ha luogo solamente una volta in un secolo; lo si vede compiere in ogni giorno, ad ogni ora. Tale è la missione dello Spirito Santo, che, disceso per santificare l’uomo, bisogna che lo santifichi. Il Figlio di Dio è venuto; si è dato a noi. Avendoci trovato in preda a Satana, ci ha riscattati a prezzo del suo sangue; ha tutto disposto per condurci a Lui ed al Padre suo; e, se è dovuto risalire al Cielo a prepararci il nostro posto, ha fatto ben presto discendere sopra di noi il suo Spirito, affinchè sia il nostro secondo Consolatore fino al suo ritorno. Ecco dunque all’opera questo celeste ausiliare. Abbagliati dalla magnificenza delle sue opere, celebriamo con effusione l’amore col quale egli ci tratta, la potenza e la sapienza che svolge nell’adempimento della sua missione. Che egli sia dunque benedetto, che sia glorificato, che sia conosciuto in questo mondo che gli deve tutto, nella Chiesa di cui è l’anima e nei milioni di cuori che desidera abitare per salvarli e renderli felici per sempre!

    Questo giorno è consacrato al digiuno, come il mercoledì precedente. L’Ordinazione dei sacerdoti e dei sacri ministri avrà luogo domani. È importante che le nostre istanze a Dio siano più vive del solito, per ottenere che l’effusione della grazia sia tanto abbondante, quanto sarà ammirevole ed augusto il carattere che lo Spirito imprimerà su coloro che gli verranno presentati.

    A Roma, la Stazione si tiene oggi nella Basilica dei Dodici Apostoli, ove si trovano le reliquie dei Santi Filippo e Giacomo il Minore. Questo ricordo, dato agli abitanti del Cenacolo, non potrebbe venire più a proposito in questi giorni in cui tutta la Chiesa li saluta quali primi ospiti dello Spirito Santo.


    IL DONO DELL’INTELLETTO

    Questo sesto dono dello Spirito Santo fa entrare l’anima in una via superiore a quella nella quale si è intrattenuta fin qui. I cinque primi doni tendono tutti all’azione. Il timor di Dio rimette l’uomo al suo posto, umiliandolo; la pietà apre il suo cuore agli affetti divini; la scienza gli fa discernere la via della salvezza dalla via della perdizione; la fortezza lo arma per la lotta; il consiglio lo dirige nei pensieri e nelle opere; egli dunque adesso può agire e proseguire nella sua strada con la speranza di arrivare al termine. Ma la bontà del divino Spirito gli riserva anche altri favori. Ha risolto di farlo godere, fin da questo mondo, di un preludio della felicità che gli riserva nell’altra vita. Sarà il mezzo per rendere sicuro il suo cammino, per animare il suo coraggio, per ricompensare i suoi sforzi. D’ora in avanti gli sarà dunque aperta la via della contemplazione, ed il divino Spirito ve lo introdurrà per mezzo dell’Intelletto.

    A questa parola di « contemplazione », forse molte persone si agiteranno, persuase, a torto, che l’elemento che significa non potrebbe incontrarsi che nelle rare condizioni di una vita passata nel ritiro e lontana dal commercio degli uomini. É un grave e pericoloso errore, che troppo spesso arresta lo slancio delle anime. La contemplazione è uno stato nel quale viene chiamata, in una certa misura, qualunque anima che cerchi Iddio. Essa non consiste nei fenomeni che lo Spirito Santo si compiace di manifestare in alcune persone privilegiate, e che destina a provare la realtà della vita soprannaturale. Essa è, semplicemente, quella relazione più intima che si stabilisce tra Dio e l’anima che gli è fedele nell’azione; a quest ‘anima, se non mette ostacoli, sono riservati due favori, di cui il primo è il dono dell’Intelletto, che consiste nell’illuminazione delio spirito rischiarato ormai da una luce superiore.

    Questa luce non toglie la fede, ma rischiara l’occhio dell’anima, fortificandola, dandole una più estesa visuale delle cose divine. Molte nubi svaniscono, perchè provenivano dalla debolezza e dalla grossolanità dell’anima, non ancora iniziata. Si rivela la bellezza, piena d’incanto, di quei misteri che non si sentivano che vagamente; appariscono ineffabili armonie, che non si supponevano neppure esistere. Non è il vedere a faccia a faccia , cosa riservata per il giorno eterno; ma non è già più quel debole barlume che dirigeva i nostri passi. Un insieme di analogie, di convenienze, che successivamente si mostrano all’occhio dello spirito, vi portano una dolce certezza. L’anima si dilata a questo chiarore che arricchisce la fede, accresce la speranza e sviluppa l’amore. Tutto le sembra nuovo; e, quando essa volge indietro lo sguardo, fa il paragone, e vede chiaramente che la verità, sempre la stessa, è adesso da lei afferrata in una maniera incomparabilmente più completa.

    La narrazione dei Vangeli l’impressiona assai più; trova un sapore per lei sconosciuto fino allora nelle parole del Salvatore. Comprende assai meglio il fine che si è proposto istituendo i sacramenti. La Sacra Liturgia la commuove con le sue formule così maestose ed i suoi riti così profondi. La lettura della Vita dei Santi l’attira, niente la meraviglia nei loro sentimenti e nei loro atti. Gusta i loro scritti più che tutti gli altri, e sente un accrescimento di benessere spirituale, avvicinando questi amici di Dio. Circondata dei più disparati doveri, la fiaccola divina la guida per adempierli tutti. Le virtù così diverse che deve praticare si conciliano nella sua condotta; l’una non è mai sacrificata all’altra, perchè vede l’armonia che deve regnare fra di esse. Vive lontano dallo scrupolo, come dal rilassamento, ed è sempre pronta a riparare i falli che ha potuto commettere. Qualche volta il divino Spirito l’istruisce anche con una parola interiore che la sua anima comprende e che le serve a chiarire la sua situazione con una nuova luce. D’ora in avanti il mondo e i suoi vani errori vengono apprezzati per quel che valgono, e l’anima si purifica dai resti di quell’attaccamento e di quella compiacenza che poteva ancora conservare al riguardo. Ciò che è grande e bello secondo la natura, sembra vile e misero a quest’occhio che lo Spirito Santo ha aperto agli splendori ed alle bellezze divine ed eterne. Un solo lato riscatta ai suoi occhi questo mondo esteriore, che forma l’illusione dell’uomo sensuale: è che la creatura visibile, che porta la traccia della beltà di Dio, è suscettibile di servire alla gloria del suo autore. L’anima impara ad usarne, unendovi atti di ringraziamento, rendendola soprannaturale, glorificando col Re-Profeta colui che ha lasciato l’impronta dei suoi tratti e della sua bellezza in questa moltitudine di esseri che servono così spesso alla perdita dell’uomo, mentre sono chiamati a divenire la scala che lo dovrebbe condurre a Dio.

    Il dono dell’Intelletto diffonde anche nell’anima la conoscenza della propria via. Le fa comprendere quanto sono stati saggi e misericordiosi i disegni superni che, qualche volta, l’hanno spezzata e trasportata là, ove non contava di andare. Ella vede che, se fosse stata padrona di disporre della sua esistenza, avrebbe mancato al suo fine, e che Dio ve l’ha fatta arrivare nascondendole in principio i disegni della sua paterna sapienza. Adesso è felice, poiché gode la pace, ed il suo cuore non sa come ringraziare adeguatamente Iddio che l’ha condotta al termine, senza consultarla. Se capita che sia chiamata a dare consigli, ad esercitare una direzione, per dovere o per motivi caritatevoli, possiamo affidarci a lei; il dono dell’Intelletto l’illumina per gli altri come per se stessa. Non si ingerisce, però, a dare lezioni a coloro che non gliene domandano; ma se viene interrogata, risponde, e le sue risposte sono luminose come la fiaccola che la rischiara.

    Tale è il dono dell’Intelletto, vera illuminazione dell’anima cristiana , che si fa sentire ad essa in proporzione della fedeltà che ha nel far uso degli altri doni. Questo si conserva con l’umiltà, la moderazione dei desideri ed il raccoglimento interiore. Una condotta dissipata ne arresterebbe lo sviluppo e potrebbe anche soffocarlo. Quest’anima fedele può conservarsi raccolta pure in una vita occupata e riempita da mille doveri, pure in mezzo a distrazioni obbligatorie, alle quali l’anima si presta senza abbandonarvisi. Che essa sia dunque semplice, che sia piccina ai suoi propri occhi e, quel che Dio nasconde ai superbi e rivela ai piccoli (Le. io, 21), le sarà manifestato e dimorerà in essa.

    Nessun dubbio che un tale dono sia un aiuto immenso per la salvezza e la santificazione dell’anima. Noi dobbiamo dunque implorarlo dal divino Spirito con tutto l’ardore del nostro desiderio, essendo ben convinti che lo raggiungeremo più sicuramente con lo slancio del cuore, che non con lo sforzo dello spirito. È vero che la luce divina, che è l’oggetto di questo dono, si diffonde nell’intelligenza; ma la sua effusione proviene soprattutto dalla volontà, riscaldata dal fuoco della carità, secondo la parola di Isaia: « Credete, e voi avrete l’intelligenza ». Rivolgiamoci allo Spirito Santo e, servendoci delle parole di Davide, diciamogli: « Apri i nostri occhi, e noi contempleremo le meraviglie dei tuoi precetti; concedici l’intelligenza e avremo la Vita» (Sai. 118). Istruiti dall’Apostolo, esporremo la nostra domanda in modo anche più insistente, facendo nostra la preghiera che egli rivolge al Padre Celeste in favore dei fedeli di Efeso , quando implora per essi lo « Spirito di Sapienza e di rivelazione col quale si conosce Iddio, mentre gli occhi del cuore, illuminati, scoprono l’oggetto della nostra speranza e le ricchezze della gloriosa eredità che Dio s’è preparata nei suoi Santi » (Ef. 1, 17-18).



    28 MAGGIO SANT’AGOSTINO, VESCOVO E APOSTOLO DELL’INGHILTERRA

    L’ Evangelizzazione dell’Inghilterra.

    Tra le numerose preoccupazioni che riempivano l’anima ardente ed apostolica di san Gregorio Magno, vi era quella del disegno di evangelizzazione della Gran Bretagna. Un divino presentimento gli aveva rivelato di essere destinato a divenire il padre degli AngloSassoni, che egli conosceva per averne visti alcuni esposti come schiavi sul mercato di Roma. Non potendo intraprendere tale opera personalmente, cercò apostoli che potessero portare l’impresa a felice conclusione, e li trovò nel chiostro benedettino, ove egli stesso aveva vissuto la vita monastica durante molti anni. Roma vide allora partire il monaco Agostino alla testa di quaranta confratelli, e dirigersi verso l’isola dei Britanni, sotto il vessillo della croce.

    Il popolo di quest’Isola doveva così ricevere la fede dalle mani di un Papa, che aveva mandato alcuni monaci come apostoli della dottrina di salvezza. La parola di Agostino e dei compagni germogliò su questo suolo privilegiato. Gli occorse certamente del tempo per diffonderla in tutta l’isola, ma nè Roma, nè l’ordine monastico, abbandonarono l’opera iniziata. I resti dell’antico cristianesimo britannico finirono con l’unirsi alle nuove reclute, e l’Inghilterra meritò di essere, a lungo, chiamata l’Isola dei Santi.

    Le gesta dell’Apostolato di Agostino in quest’isola affascinano il nostro pensiero. Lo sbarco dei missionari romani che s’inoltrano su questa terra infedele al canto delle Litanie; l’accoglienza pacifica, anzi benevola che fa loro, fin dal principio, il re Etelberto; l’influenza della regina Berta, francese e cristiana, per stabilire la fede presso i Sassoni; il battesimo di duemila neofiti nelle acque di un fiume, il giorno di Natale; la fondazione della Chiesa primaziale di Cantorbery, una delle più illustri della cristianità, per la santità e la dignità dei suoi vescovi: tutte meraviglie che, nell’evangelizzazione dell’Inghilterra, mostrano i segni più evidenti della protezione celeste su di un popolo. Il carattere di Agostino, calmo e pieno di mansuetudine, la sua attrattiva verso la contemplazione pure in mezzo a tanto lavoro, diffondono un maggiore incanto su questo magnifico episodio della storia della Chiesa; ma ci sentiamo stringere il cuore, pensando che una nazione prevenuta da simili grazie, come è stata l’Inghilterra, sia divenuta infedele alla sua missione ed abbia rivolto contro Roma madre sua, contro l’istituto monastico al quale tanto doveva, tutto il furore di un odio parricida e tutti gli sforzi di una politica senza scrupoli.

    Vita. – Agostino era monaco nel monastero di Sant’Andrea a Roma, quando san Gregorio Magno gli affidò la missione di andare ad evangelizzare la Gran Bretagna. Parti nei 597. I! re lo ricevette degnamente e gli permise di evangelizzare il suo paese. Agostino tornò poi nella Gallia per ricevere la consacrazione episcopale dalle mani dell’Arcivescovo di Arles. Nel giorno di Natale del 597, battezzò diecimila isolani e lo stesso re. Nel 601 , un rinforzo di dodici monaci venne ad aiutare i primi Apostoli ed a portare ad Agostino, insieme al pallio, il piano di organizzazione gerarchica che gl’inviava il Papa per la Chiesa d’Inghilterra. Agostino morì il 26 maggio 604 o 605, a Cantorbery. Leone xm ha esteso la sua festa alla Chiesa Universale.

    Gesù re delle nazioni.

    O Gesù risorto, tu sei la vita dei popoli, come sei la vita delle anime nostre. Tu chiami le nazioni a conoscerti, ad amarti ed a servirti; e poiché esse ti sono state date in eredità (Sai. 2, 2), le possiedi di volta in volta. L’amore ti condusse ben prèsto verso quest’isola dell’Occidente che, dall’alto della croce del Calvario , il tuo sguardo aveva già considerato con misericordia. E alla fine del sesto secolo, l’Apostolo Agostino, delegato da Gregorio, tuo vicario, venne in soccorso a quest’isola, chiamata a così alti destini.

    ...dell’Inghilterra.

    Tu hai gloriosamente regnato su quella regione, o Cristo! Le hai dato pontefici, dottori, re, monaci, vergini, le cui virtù e servigi hanno portato lontano la fama dell’Isola dei Santi; e ad Agostino, tuo discepolo ed araldo, oggi spetta l’onore di una così nobile conquista. Il tuo impero durò a lungo, o Gesù, su questo popolo che fu celebre in tutto il mondo per la sua fede; ma, purtroppo, vennero poi giorni funesti, e l’Inghilterra non volle più che tu regnassi sopra di essa (Lc 19, 14) e contribuì a perdere altre nazioni sottoposte alla sua influenza. Essa ti ha odiato nel tuo vicario, ha ripudiato la maggior parte della verità che tu insegnasti agli uomini, ha spento la fede, per sostituirvi una ragione indipendente che, nel suo stesso grembo, ha dato origine ad ogni sorta di errori. Nel suo eretico furore, ha calpestato e bruciato le reliquie dei santi che avevano formato la sua gloria, ha annientato l’ordine monastico al quale doveva la grazia del cristianesimo, si è macchiata del sangue dei martiri, incoraggiando l’apostasia e perseguitando, come se fosse stato il più grande dei delitti, chi rimaneva fedele all’antica fede.

    Preghiera per l’Inghilterra.

    Tuttavia la tua misericordia, o Gesù, spigola ancora su quest’isola migliaia di anime felici di scorgere la luce, e ripiene di un amore tanto più ardente per la verità, in quanto che esse ne erano state private per così lungo tempo. Tu ti crei un nuovo popolo nel seno stesso dell’infedeltà, ed ogni anno la messe è abbondante. Prosegui nella tua opera misericordiosa, affinchè nel giorno supremo, questi resti d’Israele proclamino in mezzo al disastro di Babilonia, la vita immortale di quella Chiesa, dalla quale non potrebbero separarsi impunemente tutte le nazioni che ella ha nutrito.

    Agostino, Apostolo santo dell’Inghilterra, la tua missione non è dunque finita! Il Signore ha deciso di completare il numero dei suoi eletti, spigolando tra la zizzania che ricopre il campo seminato dalle tue mani. Vieni in aiuto al lavoro dei nuovi inviati del Padre di famiglia. Per mezzo della tua intercessione, ottieni quelle grazie che illuminano lo spirito e cambiano i cuori. Rivela a tanti ciechi che la Sposa di Gesù è « unica », come egli medesimo la chiama (Cant. 6 , 8); che la fede di Gregorio e di Agostino non ha cessato di essere quella stessa della Chiesa cattolica, e che, anche dei secoli passati sotto il giogo dell’errore non possono creare un diritto all’eresia, sopra una terra che essa non ha conquistato che attraverso la seduzione e la violenza, e che conserva sempre il suggello incancellabile della cattolicità.

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