24 agosto 2021

Mercoledì 25 Agosto 2021 nella liturgia



Festa di Luigi Re e Confessore, Semidoppio, colore liturgico bianco.

Ai Vespri commemorazione di San Zefirino Papa e Martire.


Qui per le peculiarità del Tempo dopo Pentecoste:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/05/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-dopo.html


Al Breviario

Antifone e Salmi dal Salterio (3 Notturni a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dal Comune di un Confessore non Pontefice. Letture del I Notturno dal Proprio del Tempo al Mercoledì nella IV Settimana di Agosto, Letture del II e del III Notturno e Orazione dal Proprio dei Santi (al 25 Agosto, ai Vespri commemorazione al 26 Agosto).

La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino e Vespri è <<meruit beatas scandere sedes>>. Le Antifone non si raddoppiano, si dicono il Suffragio a Lodi e Vespri e le Preci Domenicali a Prima e Compieta.


Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Col Breviario tradizionale la Vigilia di San Bartolomeo, la Festa di San Bartolomeo e la Festa di San Luigi possono essere, rispettivamente, o il 23, 24 e 25 Agosto, oppure il 24, 25 e 26 Agosto: il Breviario non specifica in quali Paesi si segue il primo sistema di date e in quale il secondo (viene solo detto che a Roma si segue quest'ultimo), bisogna attenersi al Proprio della Nazione o Diocesi o Congregazione Religiosa o della parrocchia. Di conseguenza:

1) Laddove la Festa di San Bartolomeo si celebra il 24 Agosto

Festa di Luigi Re di Francia e Confessore, Semidoppio, colore liturgico bianco.

Ai Vespri commemorazione di San Zefirino Papa e Martire.

Tutto dal Comune di un Confessore non Pontefice con i Salmi riportati a Mattutino, quelli domenicali a Lodi (a Prima come alle Feste) e ai Vespri quelli riportati (che si prendono dai Primi Vespri del Comune degli Apostoli). Letture del I Notturno dal Proprio del Tempo al Mercoledì nella IV Settimana di Agosto, Letture del II  e del III Notturno e Orazione dal Proprio dei Santi (al 25 o 26 Agosto, ai Vespri commemorazione al 26 Agosto).

La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino e Vespri è <<meruit beatas scandere sedes>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<hodie laetus meruit secreta scandere coeli>>. Le Antifone non si raddoppiano, si dicono cinque Commemorazioni Comuni a Lodi e Vespri (tutte meno quella della Croce) e le Preci Domenicali a Prima e Compieta.


2) Laddove la Festa di San Bartolomeo si celebra il 25 Agosto

Festa di San Bartolomeo Apostolo, Doppio di II Classe, colore liturgico rosso.

Ai Vespri commemorazioni di San Luigi Re di Francia e Confessore, e di San Zefirino Papa e Martire.

Tutto dal Comune degli Apostoli con i Salmi riportati a Mattutino e Vespri, e quelli domenicali a Lodi (a Prima come alle Feste). Letture del II  e del III Notturno e Orazione dal Proprio dei Santi (al 25 o 26 Agosto, ai Vespri commemorazioni al 25 e 26 Agosto).

Le Antifone si raddoppiano, le Commemorazioni Comuni e le Preci si omettono.


Al Messale

Si può celebrare facoltativamente la Messa di San Luigi come al 26 Agosto:

  • Gloria in excelsis
  • Si dicono tre Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda Ad poscenda suffragia Sanctorum (A cunctis)
    • La terza ad libitum
  • Prefazio Comune
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni

Oppure è possibile celebrare una Messa Votiva privata (senza Gloria, tre Orazioni di cui la prima della Messa, la seconda di San Luigi e la terza A cunctis, Prefazio della Messa o Comune, Benedicamus Domino) o ancora una Messa quotidiana di Requiem (con tre Orazioni).


Letture del Mattutino (in latino)

AD I NOCTURNUM

Lectio 1

De libro Ecclesiástici

Eccli 3:1-4

Fílii sapiéntiæ ecclésia justórum, et nátio illórum obediéntia et diléctio. Judícium patris audíte, fílii, et sic fácite ut salvi sitis. Deus enim honorávit patrem in fíliis, et judícium matris exquírens firmávit in fílios. Qui díligit Deum exorábit pro peccátis et continébit se ab illis et in oratióne diérum exaudiétur.

Lectio 2, Eccli 3:5-8

Et, sicut qui thesaurízat, ita et qui honoríficat matrem suam; qui honórat patrem suum jucundábitur in fíliis et in die oratiónis suæ exaudiétur. Qui honórat patrem suum vita vivet longióre, et qui obédit patri refrigerábit matrem. Qui timet Dóminum honórat paréntes, et quasi dóminis sérviet his qui se genuérunt.

Lectio 3, Eccli 3:9-13

In ópere, et sermóne, et omni patiéntia, honóra patrem tuum, ut supervéniat tibi benedíctio ab eo, et benedíctio illíus in novíssimo máneat. Benedíctio patris firmat domos filiórum, maledíctio autem matris eradícat fundaménta. Ne gloriéris in contumélia patris tui, non enim est tibi glória ejus confúsio. Glória enim hóminis ex honóre patris sui, et dédecus fílii pater sine honóre.

AD II NOCTURNUM

Lectio 4

Ludovicus nonus Galliæ rex, duodecim annos natus, patre amisso, et in Blanchæ matris sanctissima disciplina educatus, cum jam vigesimum annum in regno ageret, in morbum incidit: quo tempore cogitavit de recuperanda possessione Jerosolymorum. Quamobrem ubi convaluisset, vexillum ab episcopo Parisiensi accepit: deínde mare cum ingenti exercitu trajiciens, primo prælio Saracenos fugavit. Sed cum ex pestilentia magna militum multitudo periisset, victus ipse captusque est.

Lectio 5

Rebus postea cum Saracenis compositis, liber rex exercitusque dimittitur. Quinque annis in Oriente commoratus, plurimos Christianos a barbarorum servitute redemit, multos étiam infideles ad Christi fidem convertit: præterea aliquot Christianorum urbes refecit suis sumptibus. Interim mater ejus migrat e vita: quare domum redire cogitur, ubi totum se dedit pietatis officiis.

Lectio 6

Multa ædificavit monasteria, et pauperum hospitia: beneficentia egentes sublevabat: frequens visebat ægrotos, quibus ipse non solum suis sumptibus omnia suppeditabat, sed etiam, quæ opus erant, manibus ministrabat. Vestitu vulgari utebatur, cilicio ac jejunio corpus assidue affligebat. Sed cum iterum transmisisset, bellum Saracenis illaturus, jamque castra in eorum conspectu posuisset, pestilentia decessit in illa oratione: Introibo in domum tuam; adorabo ad templum sanctum tuum, et confitebor nomini tuo. Ejus corpus postea Lutétiam Parisiorum translatum est, quod in celebri sancti Dionysii templo asservatur et colitur; caput vero in sacra æde sanctæ Capellæ. Ipse clarus miraculis a Bonifacio Papa octavo in sanctorum numerum est relatus.

AD III NOCTURNUM

Lectio 7

Léctio sancti Evangélii secúndum Lucam.

Luc 19:12-26

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Homo quidam nóbilis ábiit in regiónem longinquam, accípere sibi regnum, et revérti. Et réliqua.

Homilía sancti Ambrósii Epíscopi

Liber 8 in Lucam

Bonus ordo, ut vocaturus gentes, et Judæos jussurus interfici, qui noluérunt regnáre supra se Christum, hanc præmitteret comparationem, ne dicerétur: Nihil déderat pópulo Judæórum, unde póterat mélior fíeri? ut quid ab eo qui nihil recépit, exigitur? Non mediocris ista est mna, quam supra múlier evangélica quia non invénit, lucérnam accéndit, lúmine quærit admoto, gratulatur inventam.

Lectio 8

Dénique ex una decem mnas álius fecit, álius quinque. Fortásse iste moralia habet, quia quinque sunt córporis sensus: ille duplicia, id est, mystica legis, et moralia probitatis. Unde et Matthæus quinque talenta, et duo talenta pósuit: in quinque talentis ut sint moralia, in duóbus utrúmque, mysticum atque morale. Ita quod número inferius, re ubérius.

Lectio 9

Et hic possumus decem mnas decem verba intelligere, id est, legis doctrinam; quinque autem mnas, magisteria disciplinæ. Sed legisperitum in omnibus volo esse perfectum; non enim in sermone, sed in virtute est regnum Dei. Bene autem, quia de Judæis dicit, duo soli multiplicatam pecuniam deferunt; non utique æris, sed dispensationis usuris. Alia est enim pecuniæ fænebris, alia doctrinæ cælestis usura.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

I NOTTURNO

Lettura 1

Dal libro dell'Ecclesiastico

Eccli 3:1-4

I figli della sapienza formano la società dei giusti, e la loro stirpe è obbedienza ed amore. Figli, ascoltate gli avvisi del padre e fate così per essere salvi. Perché Dio volle onorato il padre dai figli e ratificò i diritti della madre sopra la prole. Chi ama Dio, ottiene il perdono dei peccati e si guarda da essi, e nella quotidiana preghiera sarà esaudito.

Lettura 2, Eccli 3:5-8

E come chi accumula tesori è colui che onora sua madre; chi onora suo padre avrà consolazione dai figli, e quando pregherà sarà esaudito. Chi onora suo padre avrà vita lunga, e chi obbedisce al padre dà consolazione alla madre. Chi teme il Signore onora i genitori e come a padroni serve a' suoi genitori.

Lettura 3, Eccli 3:9-13

Con fatti, colle parole e con tutta la pazienza onora tuo padre, affinché su te scenda la sua benedizione, e la sua benedizione ti accompagni sino alla fine. La benedizione del padre consolida le case dei figli, ma la maledizione della madre ne sradica i fondamenti. Non ti gloriare dell'ignominia di tuo padre, perché non è una gloria per te il suo disonore. Infatti la gloria d'un uomo deriva dall'onore di suo padre e vergogna d'un figlio è un padre disonorato.

II NOTTURNO

Lettura 4

Ludovico IX, re di Francia perduto il padre a dodici anni ed allevato piissimamente dalla madre Bianca, regnava già da vent'un anni, allorché cadde malato; fu allora che pensò di riconquistare Gerusalemme. Perciò appena guarito, ricevette la bandiera dal vescovo di Parigi. Quindi, traversato il mare con una numerosissima armata, al primo combattimento mise in fuga i Saraceni. Ma poi essendo morti di peste molti dei suoi soldati, fu vinto, ed egli stesso fatto prigioniero.

Lettura 5

Concluso un trattato coi Saraceni, il re e la sua armata furono lasciati liberi. Nei cinque anni che fu in Oriente, riscattò moltissimi Cristiani dalla schiavitù dei barbari, e convertì anche molti infedeli alla fede di Cristo: di più ricostruì a sue spese alcune città di Cristiani. Nel frattempo venne a morte sua madre;onde costretto a ritornare a casa, si diede interamente alle opere di pietà.

Lettura 6

Edificò numerosi monasteri e ospizi per i poveri: soccorreva gl'indigenti colle sue liberalità: visitava frequentemente i malati, e non solo li faceva curare a sue spese, ma somministrava loro altresì colle proprie mani quello di cui abbisognavano. Vestiva semplicemente, e mortificava continuamente il suo corpo con cilizi e digiuni. Traversato di nuovo il mare per combattere i Saraceni e già stabilito il suo campo di fronte ad essi, morì di peste pronunziando queste parole: «Entrerò nella tua casa, ti adorerò nel tuo tempio santo e glorificherò il tuo nome» Sal 5,8; 137,2. Il suo corpo fu poi trasportato a Parigi, e si conserva e venera nel celebre tempio di san Dionigi; ma il suo capo fu portato nella santa cappella. Glorificato da miracoli, egli fu inserito nel novero dei Santi da Papa Bonifacio VIII.

III NOTTURNO

Lettura 7

Lettura del santo Vangelo secondo Luca

Luca 19:12-25

In quel tempo Gesù disse questa parabola ai sui discepoli: "Un nobile uomo andò in lontano paese a prendere possessi di un regno per poi tornare. Eccetera.

Omelia di Sant'Ambrogio Vescovo

Libro 8 su Luca

È un buon ordine che colui che avrebbe chiamato le genti e comandato che i seguaci della religione rabbinica periscano, premettesse questa comparazione, perché non si dicesse: non aveva dato nulla al popolo dei Giudei per cui potesse migliorarsi? perché si esige da colui che nulla ricevette? Questa non è una mina da poco, sopra la quale la donna evangelica, poiché non l'ha trovata, ha acceso la lucerna, cerca, avendo avvicinato il lume, e si rallegra di aver trovato.

Lettura 8

Pertanto da una singola mina uno ne fece dieci, un altro cinque. Forse questi aveva la moralità, perché cinque sono i sensi del corpo: quello il doppio, cioè la misticità della legge e la moralità della virtù. Onde anche Matteo pose cinque talenti e due talenti: in modo che ci sia la moralità nei cinque talenti, nei due entrambi, il mistico ed il morale. Così ciò che è inferiore di numero è di fatto più fecondo.

Lettura 9

E qui possiamo interpretare le dieci mine come le dieci parole, cioè, la dottrina della legge; ma cinque mine, gli insegnamenti della disciplina. Ma voglio essere un perfetto esperto della legge in ogni cosa. Non infatti solo nel parlare ma nella virtù è il regno di Dio. Ma bene, poiché parla dei Giudei, solo due riportano il denaro moltiplicato, con gli interessi non certo di metallo ma dell'amministrazione. Altro è infatti è l'interesse del denaro prestato, altro quello della dottrina celeste.


Ad Primam: il Martirologio del 26 Agosto 2021

Septimo Kalendas Septembris, luna decima octava.



Nel settimo giorno alle Calende di Settembre, luna diciottesima.




Parti proprie della Messa (in latino)

INTROITUS

Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. --- Noli æmulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. --- Glória Patri --- Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus.

COLLECTAE

Orémus. Deus, qui beátum Ludovícum Confessórem tuum de terréno regno ad cœléstis regni glóriam transtulísti: ejus, quǽsumus, méritis et intercessióne; Regis regum Jesu Christi, Fílii tui, fácias nos esse consórtes: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. A cunctis nos, quǽsumus, Dómine, mentis et córporis defénde perículis: et, intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis, salútem nobis tríbue benígnus et pacem; ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, Ecclesia tua secúra tibi sérviat libertáte.

Oratio ad libitum.

EPISTOLA

Léctio libri Sapiéntiæ

Sap 10:10-14

Justum dedúxit Dóminus per vias rectas, et ostendit illi regnum Dei, et dedit illi sciéntiam sanctórum: honestávit illum in labóribus, et complévit labores illíus. In fraude circumveniéntium illum áffuit illi, et honéstum fecit illum. Custodívit illum ab inimícis, et a seductóribus tutávit illum, et certámen forte dedit illi, ut vínceret et sciret, quóniam ómnium poténtior est sapiéntia. Hæc vénditum jusíum non derelíquit, sed a peccatóribus liberávit eum: descendítque cum illo in fóveam, et in vínculis non derelíquit illum, donec afférret illi sceptrum regni, et poténtiam advérsus eos, qui eum deprimébant: et mendáces osténdit, qui maculavérunt illum, et dedit illi claritátem ætérnam, Dóminus, Deus noster.

GRADUALE

Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ad annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet corónam vitæ. Allelúja.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

Luc 19:12-26

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis parábolam hanc: Homo quidam nóbilis ábiit in regionem longínquam accípere sibi regnum, et revérti. Vocátis autem decem servis suis, dedit eis decem mnas, et ait ad illos: Negotiámini, dum vénio. Cives autem ejus óderant eum: et misérunt legatiónem post illum, dicéntes: Nólumus hunc regnáre super nos. Et factum est, ut redíret accépto regno: et jussit vocári servos, quibus dedit pecúniam, ut sciret, quantum quisque negotiátus esset. Venit autem primus, dicens: Dómine, mna tua decem mnas acquisívit. Et ait illi: Euge, bone serve, quia in módico fuísti fidélis, eris potestátem habens super decem civitátes. Et alter venit, dicens: Dómine, mna tua fecit quinque mnas. Et huic ait: Et tu esto super quinque civitátes. Et alter venit, dicens: Dómine, ecce mna tua, quam hábui repósitam in sudário: tímui enim te, quia homo austérus es: tollis, quod non posuísti, et metis, quod non seminásti. Dicit ei: De ore tuo te júdico, serve nequam. Sciébas, quod ego homo austérus sum, tollens, quod non pósui, et metens, quod non seminávi: et quare non dedísti pecúniam meam ad mensam, ut ego véniens cum usúris útique exegíssem illam? Et astántibus dixit: Auferte ab illo mnam et date illi, qui decem mnas habet. Et dixérunt ei: Dómine, habet decem mnas. Dico autem vobis: Quia omni habénti dábitur, et abundábit: ab eo autem, qui non habet, et, quod habet, auferétur ab eo.

OFFERTORIUM

Orémus. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.

SECRETAE

Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, sicut beátus Ludovícus Conféssor tuus, spretis mundi oblectaméntis, soli Regi Christo placére stúduit; ita ejus orátio nos tibi reddat accéptos. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Exáudi nos, Deus, salutáris noster: ut, per hujus sacraménti virtútem, a cunctis nos mentis et córporis hóstibus tueáris; grátiam tríbuens in præsénti, et glóriam in futuro.

Oratio ad libitum.

PRAEFATIO COMMUNIS

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Beátus servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Deus, qui beátum Confessórem tuum Ludovícum mirificásti in terris, et gloriósum in cœlis fecísti: eúndem, quǽsumus, Ecclésiæ tuæ constítue defensórem. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Mundet et múniat nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti munus oblátum: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cum beáto Joseph, beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque beáto N. et ómnibus Sanctis; a cunctis nos reddat et perversitátibus expiátos, et adversitátibus expedítos.

Oratio ad libitum.


Traduzione italiana

INTROITO

La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio. --- Non invidiare i malvagi e non essere geloso degli operatori di iniquità. --- Gloria --- La bocca del giusto pronuncia parole di saggezza, la sua lingua parla con rettitudine; ha nel cuore la legge del suo Dio.

COLLETTE

Preghiamo. O Dio, che dal terreno trasferisti al glorioso regno celeste il tuo beato Confessore Luigi; concedici, te ne preghiamo, di divenire anche noi, per i suoi meriti e la sua intercessione, coeredi del Re dei re, Gesù Cristo, Figlio tuo: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Liberaci, O Signore, da ogni pericolo nell'anima e nel corpo; e, per l'intercessione della beata e gloriosa sempre vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, benevolmente concedici salute e pace, affinché; libera da ogni avversità ed errore, la tua Chiesa ti possa servire in sicura libertà.

Terza Orazione a scelta del Sacerdote (senza Oremus ma con la conclusione).

EPISTOLA

Lettura del libro della Sapienza.

Sap 10:10-14

La Sapienza guidò per diritte vie il giusto, gli mostrò il regno di Dio, gli diede la conoscenza delle cose sante, ne prosperò le fatiche e ne coronò i lavori con frutti abbondanti. Lo assisté tra le frodi di chi lo raggirava e lo fece ricco. Lo guardò dai nemici, lo protesse dalle insidie, gli porse vittoria in aspra lotta, perché esperimentasse, che di tutto trionfa la pietà. Essa non abbandonò il giusto venduto, ma lo salvò dai peccatori e con lui discese nel carcere, ed anche tra le catene non lo lasciò, finché non gli ebbe portato lo scettro del regno e il potere contro coloro che l'opprimevano: dimostrò bugiardi i suoi accusatori e gli procurò eterna gloria, il Signore Dio nostro.

GRADUALE

Il giusto fiorisce come palma; cresce come cedro del Libano nella casa del Signore. È bello, o Dio, celebrare la tua misericordia al mattino, e la tua fedeltà nella notte.

ALLELUIA

Alleluia, alleluia. Beato l'uomo che supera la prova; perché dopo essere stato provato, avrà la corona di vita. Alleluia.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

Luc 19:12-26

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli questa parabola: «Un nobil uomo partì per un lontano paese a ricevere l'investitura d'un regno, e ritornare. Perciò chiamati a sé i suoi dieci servi, diede loro dieci mine e disse loro: “Negoziatele sino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini gli volevano male: e gli spedirono dietro un'ambasciata, dicendo: “Non vogliamo che costui regni su di noi". E avvenne che, tornato dopo preso il regno, fece chiamare a sé i suoi servi ai quali aveva dato il danaro, per sapere che traffico ne avessero fatto. E il primo venne a dire: “Signore, la tua mina ne ha fruttate dieci”. Ed egli disse: “Bravo, servo fedele, perché sei stato fedele nel poco abbi potere su dieci città”. Poi venne il secondo e disse: “Signore, la tua mina ne ha fruttate cinque". E rispose. anche a questo; “Anche tu comanda a cinque città”. Poi venne un altro a dirgli: “Signore, eccoti la tua mina che ho tenuta involta in una pezzuola, perché ho avuto paura di te che sei uomo duro: prendi quello che non hai messo e mieti quello che non hai seminato". Ed il padrone a lui: “Dalla tua bocca ti giudico, servo iniquo! Sapevi che sono uomo severo, che prendo quel che non ho messo, e mieto quello che non ho seminato; e perché allora non hai messo il mio danaro alla banca: ed io, al ritorno, l'avrei riscosso coi frutti?". E disse agli astanti: “Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci". Ma gli fecero osservare: “Signore, ne ha dieci". E io vi dico: “A chi ha, sarà dato, e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”».

OFFERTORIO

Preghiamo. Con lui staranno la mia fedeltà e il mio amore, e s'innalzerà nel mio Nome la sua forza.

SECRETE

Fa', te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che come il beato Luigi Confessore tuo, disprezzate le lusinghe del mondo, si studiò di piacere al solo Re, Cristo, così la sua orazione ci renda a te graditi. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

O Dio nostra salvezza, esaudiscici; e, in virtù di questo sacramento proteggici da ogni nemico della mente e del corpo, dandoci la grazia nel tempo presente e la gloria nell'eternità.

Terza Orazione a scelta del Sacerdote (con la conclusione).

PREFAZIO COMUNE

E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).

COMUNIONE

Beato è quel servo se il padrone, quando ritorna, lo troverà al lavoro: in verità, vi dico, lo preporrà a tutti i suoi beni.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Dio, che hai fatto illustre in terra il tuo beato Confessore Luigi e lo hai fatto glorioso in cielo; te ne preghiamo, rendilo difensore della tua Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Il sacrificio che ti abbiamo offerto, te ne preghiamo, o Signore, ci purifichi e ci difenda; e, per l'intercessione della beata vergine Maria Madre di Dio, del beato Giuseppe, dei beati apostoli tuoi Pietro e Paolo, del beato N. e di tutti i santi, ci faccia e mondi da ogni peccato e liberi da ogni avversità.

Terza Orazione a scelta del Sacerdote (senza Oremus ma con la conclusione).


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

25 AGOSTO SAN LUIGI, RE DI FRANCIA, CONFESSORE

« Ascoltate, o re, e comprendete; udite, o governanti, dai confini della terra. Prestate orecchio, voi che dominate la moltitudine e menate vanto delle folle di popoli. Da Dio vi è dato il potere e la sovranità dall’Altissimo, che esaminerà le vostre opere e scruterà le vostre intenzioni… Le mie parole sono dirette a voi, o principi, perchè apprendiate la Sapienza e non abbiate a cadere. Coloro che custodiscono le cose sante santamente saranno santificati e coloro che le apprendono potranno difendersi. Desiderate dunque le mie parole, tenetele preziose e sarete istruiti. La Sapienza è luminosa e non si oscura, si lascia contemplare da coloro che l’amano, si lascia trovare da coloro che la cercano e si fa conoscere presto da coloro che la desiderano… » (Sap. 6, 1-12).

Compito dell’autorità.

La fede cristiana creò in Luigi IX la grandezza del principe. Egli meditò lungamente le parole del libro della Sapienza, che la Chiesa ci fa leggere oggi nell’Ufficio a Mattutino e che ricorda a tutti coloro che devono esercitare il peso formidabile dell’autorità. San Luigi comprese che una legge comune lega a Dio suddito e principe, perchè hanno eguali l’origine e il destino. La potenza degli uni accresce soltanto le loro responsabilità, perchè la loro autorità viene da Dio soltanto ed essi hanno il dovere di esercitarla come Dio stesso, cioè per il bene dei sudditi, per assicurare il loro destino, che è quello di glorificare Dio. Cristo, cui appartiene la regalità, per diritto di nascita, venendo nel mondo avrebbe potuto spogliare i re delle loro prerogative, ma egli non volle regnare come i re della terra e solo volle che la loro autorità si pieghi davanti alla sua. « Sono re da parte del Padre mio, gli fa dire sant’Agostino, non rattristatevi, come se foste spogliati di un bene, che fu vostro, ma piuttosto, riconoscendo che è bene per voi essere sottomessi a colui che vi dà sicurezza nella luce, servite il Signore di tutti con timore ed esultate in lui » (Enarr. sul Salmo 2).

Insegnamento della Chiesa.

Dona ai re sicurezza nella luce solo la Chiesa, che, senza usurpare il dominio dei principi, resta loro superiore quale madre di popoli e giudice delle coscienze, unica guida dell’umanità. Ascoltiamo l’insegnamento del Sommo Pontefice Leone XIII nella precisione e pienezza che gli è caratteristica: « Come vi sono in terra due grandi società: l’una civile, che ha per fine di procurare al genere umano il bene temporale e terrestre; l’altra religiosa, che ha lo scopo di condurre gli uomini alla felicità celeste per la quale sono creati: così vi sono due poteri (Encicl. Nobilissima Gallorum gens, 8 febb. 1884) fra i quali Dio ha diviso il governo del mondo. Ciascuna delle due società è nel suo genere sovrana, ciascuna è limitata nei confini, stabiliti e tracciati in conformità della sua natura e del suo fine particolare (Encicl. Immortale Dei, 1 nov. 1885). Il fondatore della Chiesa, Gesù Cristo, volle che fossero distinte l’una dall’altra, tutte e due libere da impacci nel compimento della missione assegnata, con la condizione tuttavia che nelle cose, che spettano simultaneamente alla giurisdizione e al giudizio dell’una e dell’altra, sebbene a titolo diverso, il potere cui spettano gli interessi temporali dipenda, come è giusto, da quello che veglia sugli interessi del cielo (Encicl.: Arcanum divinae sapientiae, 10 febb. 1880). Sottomesse poi tutte e due alla legge eterna naturale, devono accordarsi reciprocamente nelle cose, che riguardano l’ordinamento e il governo di se stesse (Encicl. Nobilissima Gallorum gens), realizzando un insieme di rapporti che possono essere paragonati a quelli che nell’uomo costituiscono l’unione dell’anima e del corpo » (Encicl.: Immortale Dei).

Nella sfera degli interessi eterni, dei quali nessuno può quaggiù disinteressarsi legittimamente, i principi devono mantenere nel rispetto della Chiesa e di Dio i loro popoli e non soltanto le persone individualmente considerate. Infatti « gli uomini, dipendendo da Dio, in quanto uniti dai vincoli di una comune società, non meno che in quanto individui isolati, le società politiche come gli individui non possono senza delitto governarsi come se Dio non esistesse o trascurare la religione, o come estranea, o dispensarsi dal seguire nella religione le regole secondo le quali Dio ha dichiarato di voler essere onorato. Per conseguenza i capi di Stato devono tener per santo il nome di Dio, porre nel numero dei loro doveri più importanti quello di difendere la religione con l’autorità della legge e nulla stabilire e ordinare che sia contrario alla sua integrità » (ibid.).

Felicità dei re.

Non ci sarebbe del resto prosperità e fortuna per i re e per i popoli fuori di questi insegnamenti della Chiesa. Sant’Agostino lo scriveva già nel suo libro della Città di Dio: « Diciamo felici i principi che fanno regnare la giustizia, che non si inorgogliscono per le lodi troppo adulatoci e per il rispetto troppo servile, ricordando di essere uomini; che si servono della loro potenza per diffondere il culto di Dio é farsi fedeli servitori della sua sovrana maestà; che temono Dio, l’amano e l’adorano; che preferiscono il possesso di quel regno in cui non si temono competitori; che sono lenti a punire e pronti a perdonare; che usano le pene per il bene dello Stato che devono difendere e non per soddisfare il loro desiderio di vendetta; che perdonano non perchè il delitto resti impunito, ma per la speranza che il colpevole si corregga; che, costretti ad agire con rigore, temperano la severità con la dolcezza e la beneficenza. Più contenuti nei loro piaceri, proprio perchè sono più liberi, preferiscono comandare alle loro passioni che a tutti i popoli della terra e agiscono così, non per un desiderio di vana gloria, ma per amore della felicità eterna e, finalmente, offrono a Dio il sacrificio dell’umiltà, della misericordia e della preghiera, sapendosi peccatori. Questi sono i principi cristiani che noi diciamo felici e lo sono già in questo mondo per la speranza e lo saranno poi nella realtà, quando tutti avremo raggiunto ciò che attendiamo » (Libro V, cap. 24).

San Luigi.

Il nobile re che Dio diede alla Francia volle sempre agire così. Secondo la parola della Scrittura, « egli aveva stretto alleanza con il Signore, osservava i suoi comandamenti e li faceva osservare da tutti » (2 Paralip. 34, 31-33)- Fine della sua vita fu Dio e guida gli fu la fede e qui è il segreto della sua politica come della sua santità. Come cristiano, servitore di Cristo, come principe suo luogotenente, l’anima sua non fu divisa tra le aspirazioni del cristiano e quelle del principe e tale unità fu la sua forza, come resta la sua gloria. Cristo soltanto regnò in lui e per lui sulla Francia e lo fa ora regnare per sempre con lui nei cieli. In tutta la sua vita c’è un riflesso di graziosa semplicità, che ne mette in rilievo l’eroismo e la grandezza in modo tutto particolare ed è caratteristica del suo regno ammirabile, che le rovine stesse contribuiscono alla gloria. La Francia infatti conquistò per secoli in Oriente, dove il suo re fu caricato di catene, una fama e un prestigio che nessuna vittoria avrebbe eguagliato. L’umiltà dei re santi non è dimenticanza del posto che occupano per volere di Dio, la loro abnegazione non è rinuncia ai diritti, che sono anche doveri, la carità in essi non sopprime la giustizia, come l’amore della pace non cancella le virtù guerriere. San Luigi senza armata non lasciò di trattare con l’infedele vittorioso con tutta la dignità del suo battesimo e d’altra parte, in Occidente, lo si capì presto e lo si capì meglio, man mano che egli cresceva nella santità. Il re, che passava le notti a pregare Dio e le giornate a servire i poveri non intendeva cedere ad alcuno le prerogative della corona ereditata dai padri. « Non c’è che un re in Francia, disse un giorno il giustiziere del bosco di Vincennes, cancellando una sentenza di suo fratello Carlo d’Anjou. E i Baroni al castello di Belleme, gli Inglesi a Taillebourg l’avevano già capito, come lo aveva capito Federico II, che minacciava di schiacciare la Chiesa cercando dei complici in Francia e che alle ipocrite giustificazioni delle sue proposte si sentì rispondere: Il regno di Francia non è ancora tanto debole da lasciarsi trascinare dai vostri speroni ».

La morte.

La morte di Luigi tu semplice e grande come la sua vita. Dio lo chiamò a sè in circostanze dolorose e difficili, lontano dalla patria, sul suolo africano, ove tanto egli già aveva sofferto: spine santificatrici, che ricordavano al principe crociato il suo gioiello prediletto; la corona sacra da lui guadagnata al tesoro della Francia. Mosso dalla speranza di convertire al cristianesimo il re di Tunisi, più in qualità di apostolo che di soldato, raggiunse la spiaggia sulla quale lo attendeva il combattimento supremo. « Vi annuncio il bando di Nostro Signore Gesù Cristo e del suo sergente. Luigi, re di Francia » ecco la sfida sublime lanciata alla città infedele, sfida ben degna di chiudere una vita come la sua. Passano sei secoli e Tunisi vedrà i figli dei Franchi, che allora la circondarono, riprendere senza volerlo la sfida del più santo dei loro re, chiamati, senza che essi lo pensino, da tutti i santi dei quali questa terra dell’antica Cartagine fatta cristiana custodisce le memorie per l’eternità.

Vita. – San Luigi nacque il 25 aprile 1214 e fu battezzato nella chiesa di Poissy. Divenne re di Francia alla morte del padre, l’otto novembre 1226. La regina, Bianca di Castiglia, lo fece consacrare a Reims e si preoccupò di dargli un’educazione regale e soprattutto piissima. Avuto il potere a 20 anni, ammalò e promise di allestire una crociata, se fosse guarito, per liberare i Luoghi Santi. Arrivato in Egitto nel 1248, mise in fuga i Saraceni, ma la peste decimò la sua armata e a sua volta fu sconfitto e fatto prigioniero. Liberato, passò cinque anni in Oriente, intento a ricostruire città e castelli dei cristiani, a riscattare schiavi, a convertire infedeli. La morte della madre lo richiamò in Francia. Amministrò il suo regno con saggezza e diede ai sudditi esempio delle virtù più sublimi. Il 2 luglio 1270 ripartì per la Crociata, sbarcò a Tunisi dove sperava di convertire il re, ma una volta ancora la peste scoppiò nel campo ed egli ne morì il 25 agosto, dopo aver fatte al figlio Filippo le sue raccomandazioni. Il suo corpo fu portato in Francia, a Saint-Denis, e i miracoli che avvennero sulla sua tomba decisero Papa Bonifacio VIII a iscriverlo nel numero dei santi.

Preghiera.

Ascolta la nostra preghiera tu, che portando la corona regale, prima di ricevere da Roma l’aureola della santità, permettevi a tutti i tuoi sudditi di avvicinarti, sia nel palazzo di Parigi, sia nei viaggi attraverso le province, sia sotto la quercia di Vincennes, e manifestavi le tue preferenze per gli umili e i diseredati.

Tu, che governasti la Francia, per darle pace, giustizia e amore, vieni oggi in suo aiuto, per restaurare le rovine della guerra, ristabilire la giustizia e riportare l’unione, la concordia, l’amicizia degli uni con gli altri.

Tu, che avesti sollecitudine per la cristianità tutta, salva l’Europa, che oggi la rappresenta, dalle minacce di distruzione, che su di essa gravano per le invenzioni scientifiche al servizio del male, dell’odio e della sete di dominio; dàlle sicurezza, restituendole il senso della comunità spirituale.

Tu, che desiderasti evangelizzare gli infedeli con missioni religiose al seguito delle Crociate, attira verso la legge di Cristo i continenti che la ignorano ancora. 

Tu, che onorasti nel Papa il rappresentante di Dio fra gli uomini, proteggi il Sommo Pontefice e con lui i Vescovi e il clero secolare e regolare.

Tu, che desti esempio di castità e di pazienza nel matrimonio, di affetto e di vigilanza nella educazione, veglia sui nostri focolari e sull’avvenire dei fanciulli.

Tu, che sempre cercasti la pace, in te e attorno a te, dacci la pace interiore, che ci è più che mai necessaria nelle quotidiane preoccupazioni, nel crescente frastuono e nelle moltiplicate difficoltà della vita.

Tu, che con tanta forza, saggezza e scrupolo esercitasti il più difficile dei mestieri, quello di Re, fa’ che noi compiamo con gioia e con coscienza i nostri doveri professionali, comprendendo e accettando le responsabilità che impongono.

Tu, che fosti in ogni momento divorato dalla fiamma della carità, ispiraci l’amore, che trasfigura l’obbrobrio del corpo e la sozzura dell’anima, che ci permette di vincere pregiudizi e ripugnanze, per amare il prossimo come noi stessi e il povero come rappresentante di Dio.

Allora noi potremo sperare di ritrovarti nel regno dei cieli… (Henry Bordeaux, San Luigi, pp. 511-512).

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