27 agosto 2021

Sabato 28 Agosto 2021 nella liturgia



Festa di Sant'Agostino Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione di Sant'Ermete Martire.

Con Nona termina la Parte Estiva (Pars AEstiva) del Breviario, e con i Vespri incomincia la Parte Autunnale (Pars Autumnalis). La V Settimana di Agosto col seguito del Libro dell'Ecclesiastico quest'anno si omette completamente.

Primi Vespri della XIV Domenica dopo Pentecoste e I di Settembre*, Domenica minore, Semidoppio, colore liturgico verde. Commemorazioni di Sant'Agostino, della Decollazione di san Giovanni Battista e di Santa Sabina Martire.


* Come ho già scritto a suo tempo, la I Domenica del mese secondo il computo specifico del Proprio del Tempo è la Domenica più vicina alle Calende (cioè al primo giorno) del mese entrante, anche se effettivamente cade nel mese uscente: Domenica 29 Agosto è più vicina al 1° Settembre rispetto che Domenica 5 Settembre. Il Proprio dei Santi invece computa le Domeniche che effettivamente cadono nello spazio del mese corrente. Due esempi: le Quattro Tempora autunnali, che fanno parte del Proprio del Tempo e cadono la III Settimana di Settembre, quest'anno sono il 15, 17 e 18 Settembre; mentre invece il 19 Settembre, IV Domenica del mese per il Proprio del Tempo ma III Domenica per il Proprio dei Santi, si può celebrare la Solennità esterna dell'Addolorata, che ovviamente è una Festa del Proprio dei Santi e prima del 1913 era fissata per l'appunto alla III Domenica di Settembre.


Qui per le peculiarità del Tempo dopo Pentecoste:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/05/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-dopo.html


Al Breviario

All'Ufficio di Sant'Agostino:

Antifone e Salmi dal Salterio (3 Notturni a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dal Comune di un Confessore Pontefice. Letture del I Notturno dal Proprio del Tempo al Sabato nella IV Settimana di Agosto, Letture del II Notturno, Orazione e commemorazione dal Proprio dei Santi (al 28 Agosto), Letture del III Notturno dal Comune dei Dottori.

La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino è <<meruit beatas scandere sedes>>. Le Antifone si raddoppiano, il Suffragio e le Preci si omettono.

All'Ufficio della Domenica:

Ai Vespri tutto dal Salterio, Antifona al Magnificat del Sabato più prossimo alle Calende di Settembre (si trova all'inizio del Proprio del Tempo della Pars Autumnalis del Breviario), Orazione della XIV Domenica dopo Pentecoste. Commemorazioni dal Proprio dei Santi (al 29 Agosto).

Le Antifone non si raddoppiano, il Suffragio e le Preci si omettono.


Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Festa di Sant'Agostino Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione di Sant'Ermete Martire.

Con Nona termina la Parte Estiva (Pars AEstiva) del Breviario, e con i Vespri incomincia la Parte Autunnale (Pars Autumnalis). La V Settimana di Agosto col seguito del Libro dell'Ecclesiastico quest'anno si omette completamente.

Primi Vespri della Festa della Decollazione di San Giovanni Battista, Doppio Maggiore, colore liturgico rosso. Commemorazioni di Sant'Agostino, della XIV Domenica dopo Pentecoste e I di Settembre, e di Santa Sabina Martire.


All'Ufficio di Sant'Agostino:

Tutto dal Comune di un Confessore Pontefice con i Salmi riportati a Mattutino e quelli domenicali a Lodi (a Prima come alle Feste). Letture del I Notturno dal Proprio del Tempo al Sabato nella IV Settimana di Agosto, Letture del II Notturno, Orazione e commemorazione dal Proprio dei Santi (al 28 Agosto), Letture del III Notturno dal Comune dei Dottori.

La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino è <<meruit beatas scandere sedes>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<hodie laetus meruit secreta scandere coeli>>. Le Antifone si raddoppiano, le Commemorazioni Comuni e le Preci si omettono.

All'Ufficio della Decollazione di San Giovanni Battista:

Antifone prese dalle Lodi Proprio dei Santi (al 29 Agosto) con i Salmi dei Primi Vespri del Comune degli Apostoli; Capitolo, Inno e Versetto dal Comune di un Martire, Antifona al Magnificat, Orazione e commemorazioni ancora dal Proprio dei Santi (l'Antifona al Magnificat per la commemorazione di Sant'Agostino si prende dal Comune dei Dottori). Commemorazione della Domenica dal Proprio del Tempo: Antifona al Magnificat del Sabato più prossimo alle Calende di Settembre (si trova all'inizio del Proprio del Tempo della Pars Autumnalis del Breviario), Orazione della XIV Domenica dopo Pentecoste.

Le Antifone si raddoppiano,  Le Commemorazioni Comuni e le Preci si omettono.


Al Messale

Messa al 28 Agosto:

  • Gloria in excelsis
  • Si dicono due Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione di Sant'Ermete Martire
  • Credo
  • Prefazio Comune
  • Ite Missa est
  • Prologo di San Giovanni


Letture del Mattutino (in latino)

AD I NOCTURNUM

Lectio 1

De libro Ecclesiástici

Eccli 4:23-28

Fili, consérva tempus et devíta a malo. Pro ánima tua ne confundáris dícere verum; est enim confúsio addúcens peccátum, et est confúsio addúcens glóriam et grátiam. Ne accípias fáciem advérsus fáciem tuam nec advérsus ánimam tuam mendácium. Ne revereáris próximum tuum in casu suo, nec retíneas verbum in témpore salútis. Non abscóndas sapiéntiam tuam in decóre suo.

Lectio 2, Eccli 4:29-32

In lingua enim sapiéntia dignóscitur, et sensus et sciéntia et doctrína in verbo sensáti, et firmaméntum in opéribus justítiæ. Non contradícas verbo veritátis ullo modo, et de mendácio ineruditiónis tuæ confúndere. Non confundáris confitéri peccáta tua, et ne subícias te omni hómini pro peccáto. Noli resístere contra fáciem poténtis, nec conéris contra ictum flúvii.

Lectio 3, Eccli 4:33-36

Pro justítia agonizáre pro ánima tua, et usque ad mortem certa pro justítia, et Deus expugnábit pro te inimícos tuos. Noli citátus esse in lingua tua, et inútilis, et remíssus in opéribus tuis. Noli esse sicut leo in domo tua evértens domésticos tuos, et ópprimens subjéctos tibi. Non sit porrécta manus tua ad accipiéndum et ad dandum collécta.

AD II NOCTURNUM

Lectio 4

Augustinus, Tagaste in Africa honestis parentibus natus, ac puer docilitate ingenii æquales longe superans, brevi omnibus doctrina antecelluit. Adolescens, dum esset Carthagine, in Manichæorum hæresim incidit. Postea Romam profectus, inde Mediolanum missus ut rhetoricam doceret, cum ibi frequens Ambrósii episcopi esset auditor, ejus opera incensus studio catholicæ fidei, annos natus triginta tres ab ipso baptizatur. Reversus in Africam, cum religione vitæ sanctimoniam conjungens, a Valerio notæ sanctitatis episcopo Hipponensi presbyter factus est. Quo tempore familiam instituit religiosorum, quibuscum victu communi eodemque cultu utens, eos ad apostolicæ vitæ doctrinæque disciplinam diligentissime erudiebat. Sed cum vigeret Manichæorum hæresis, vehementius in illam invehi cœpit, Fortunatumque hæresiarcham confutavit.

Lectio 5

Hac Augustíni pietate commotus Valerius, eum adjutorem adhibuit episcopalis officii. Nihil illo fuit humilius, nihil continentius. Lectus ac vestitus moderatus, vulgaris mensa, quam semper sacra vel lectione vel disputatione condiebat. Tanta benignitate fuit in pauperes, ut, cum non esset alia facultas, sacra vasa frangeret ad eorum inopiam sustentandam. Feminarum, et in eis sororis, et fratris filiæ, contubernium familiaritatemque vitavit: quippe qui diceret, etsi propinquæ mulieres suspectæ non essent, tamen quæ ad eas ventitarent, posse suspicionem efficere. Nullum finem fecit prædicandi Dei verbum, nisi gravi morbo oppressus. Hæreticos perpetuo insectatus et coram et scriptis, ac nullo loco passus consistere, Africam a Manichæorum, Donatistarum, Pelagianorum, aliorumque præterea hæreticorum errore magna ex parte liberavit.

Lectio 6

Tam multa pie, subtiliter et copiose scripsit, ut christianam doctrinam maxime illustrarit. Quem in primis secuti sunt, qui postea theologicam disciplinam via et ratione tradiderunt. Wandalis Africam bello vastantibus, et Hipponem tertium jam mensem obsidentibus, in febrim incidit. Itaque cum discessum e vita sibi instare intelligeret, Psalmos David qui ad pœnitentiam pertinent, in conspectu positos profusis lacrimis legebat. Solebat autem dicere neminem, etsi nullius sceleris sibi conscius esset, committere debere, ut sine pænitentia migraret e vita. Ergo sensibus integris, in oratione defixus, astantibus fratribus, quos ad caritatem, pietatem, virtutesque omnes erat adhortatus, migravit in cælum. Vixit annos septuaginta sex, in episcopatu ad triginta sex. Cujus corpus primum in Sardiniam delatum, deínde a Luitprando, Longobardorum rege, magno pretio redemptum, Ticinum translatum est, ibique honorifice conditum.

AD III NOCTURNUM

Lectio 7

Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum

Matt 5:13-19

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terræ. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Et réliqua.

Homilía sancti Augustíni Epíscopi

Lib. 1 de Sermone Domini in monte, cap. 6

Ostendit Dominus fatuos esse judicandos, qui temporalium bonorum vel copiam sectantes vel inopiam metuentes, amittunt æterna, quæ nec dari possunt ab hominibus nec auferri. Itaque, si sal infatuatum fuerit, in quo salietur? Id est, si vos, per quos condiendi sunt quodammodo populi, metu persecutionum temporalium amiseritis regna cælorum; qui erunt homines, per quos a vobis error auferatur, cum vos elegerit Deus, per quos errorem auferat ceterorum?

Lectio 8

Ergo ad nihilum valet sal infatuatum, nisi ut mittatur foras et calcetur ab hominibus. Non itaque calcatur ab hominibus qui patitur persecutionem; sed qui, persecutionem timendo, infatuatur. Calcari enim non potest nisi inferior; sed inferior non est, qui, quamvis corpore multa in terra sustineat, corde tamen fixus in cælo est.

Lectio 9

Vos estis lumen mundi. Quomodo dixit superius sal terræ, sic nunc dicit lumen mundi. Nam, neque superius ista terra accipienda est, quam pedibus corporeis calcamus; sed homines qui in terra habitant, vel étiam peccatores, quorum condiendis et exstinguendis putoribus apostolicum salem Dominus misit. Et hic mundum non cælum et terram, sed homines qui sunt in mundo vel diligunt mundum, oportet intelligi; quibus illuminandis Apostoli missi sunt. Non potest civitas abscondi super montem posita; id est, fundata super insignem magnamque justitiam, quam significat étiam ipse mons, in quo disputat Dominus.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

I NOTTURNO

Lettura 1

Dal libro dell'Ecclesiastico

Eccli 4:23-28

Figlio, bada al tempo e schiva il male. Per amor dell'anima tua non vergognarti di dire la verità; perché c'è una vergogna che porta peccato, e c'è una vergogna che fa onore e piacere. Non usar parzialità a tuo danno né mentire a spese dell'anima tua. Non dissimulare il tuo prossimo nelle sue cadute, e non trattenere la parola nel tempo della salute. Non nasconder la tua sapienza quando può essere di giovamento.

Lettura 2, Eccli 4:29-32

Poiché per la lingua si conosce la sapienza, e il senno, la scienza e la dottrina per le parole del saggio, ma il suo forte per le opere di giustizia. Non contraddire in verun modo alla parola di verità, ed abbi vergogna della bugia detta da te per ignoranza. Non vergognarti di confessare i tuoi peccati, ma non assoggettarti a verun uomo per far peccato. Non resistere in faccia al potente, e non esporti all'impeto d'una fiumana.

Lettura 3, Eccli 4:33-36

Per la giustizia lotta con tutta l'anima tua e combatti per la giustizia fino alla morte, e Dio debellerà per te i tuoi nemici. Non essere precipitoso colla lingua e buono a nulla e fiacco nel tuo operare. Non essere un leone in casa tua sbalordendo i tuoi domestici e opprimendo i tuoi servi. Non sia la tua mano pronta a ricevere e stretta a dare.

II NOTTURNO

Lettura 4

Agostino, nato a Tagaste nell'Africa da ragguardevole famiglia, fin da fanciullo sorpassò di molto i compagni per svegliatezza d'ingegno, e ben presto li superò tutti col suo sapere. Adolescente, mentre era a Cartagine, cadde nell' eresia dei Manichei. Quindi partì per Roma, donde lo si mandò ad insegnar retorica a Milano, ove divenne assiduo uditore del vescovo S. Ambrogio, per opera del quale si dedicò allo studio della fede cattolica, e fu da lui battezzato a trentadue anni. Ritornato in patria, unendo alle pratiche religiose una gran purezza di vita, Valerio, vescovo d'Ippona d'eminente santità, lo ordinò prete. Fu allora che egli costituì una famiglia religiosa, colla quale divideva la vita comune e le occupazioni, e che istruiva colla massima cura nella dottrina e nel genere di vita apostolica. Ma divenendo possente l'eresia dei Manichei, cominciò ad attaccarla energicamente, e ridusse al silenzio l'eresiarca Fortunato.

Lettura 5

Valerio commosso da questa pietà di Agostino, se lo prese per coadiutore nell'ufficio episcopale. Nessuno fu più umile e più regolato di lui. Semplice il suo letto e il vestito; la sua tavola, comune, e condita sempre o da santa lettura, o da pio trattenimento. Fu tanta la sua liberalità verso i poveri, che non avendo altro a disposizione, fece spezzare i vasi sacri per sovvenire alla loro miseria. Evitò rapporti e famigliarità con donne, senza eccettuare neppure le sorelle e la figlia del fratello; solendo dire, che, sebbene le donne parenti non diano a sospettare, tuttavia potrebbero far sospettare di quelle che andrebbero a visitarle. Non smise mai di predicare la parola di Dio, se non costretto da grave malattia. Combatté senza quartiere gli eretici e colla parola e cogli scritti, non lasciandoli stabilire in nessun luogo, e liberò pure in gran parte l'Africa dagli errori dei Manichei, Donatisti, Pelagiani e altri eretici.

Lettura 6

Scrisse tanto e con tale pietà, profondità ed eloquenza, da far risplendere grandissimamente la dottrina cristiana. E lui seguirono principalmente quelli che poi applicarono all'insegnamento teologico il metodo e il ragionamento. Mentre i Vandali devastavano l'Africa e assediavano Ippona da tre mesi, egli fu colto da febbre. Comprendendo allora che era prossimo ad abbandonare questa vita, fattisi mettere davanti i Salmi di David riguardanti la penitenza, li andava leggendo con abbondanti lacrime. E ripeteva sovente, che nessuno, ancorché non avesse coscienza di colpa alcuna, doveva esporsi a lasciar questa vita. Pertanto in pieni sentimenti, assorto nella preghiera, circondato dai confratelli, che esortava alla carità, pietà e a tutte le virtù, se ne andò in cielo. Era vissuto sessantasei anni, di cui trentasei nell'episcopato. Il suo corpo fu prima portato in Sardegna, poi riscattato a gran prezzo da Luitpràndo re dei Longobardi e trasportato a Pavia dove fu sepolto con onore.

III NOTTURNO

Lettura 7

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo

Matt 5:13-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra. Se il sale diventa insipido, con che cosa si salerà?". Eccetera

Omelia di s. Agostino vescovo

Lib. 1 sul Sermone del Signore sulla montagna, cap. 6

Il Signore mostra che si devono ritenere insipidi coloro che, agognando l'abbondanza e temendo la scarsezza dei beni del tempo, perdono i beni dell'eternità che non possono esser dati né tolti dagli uomini. Quindi: Se il sale diventasse scipito, con che cosa lo si potrà render salato? Vale a dire se voi, mediante i quali si devono condire, per così dire, i popoli, per timore delle persecuzioni nel tempo perderete il regno dei cieli, quali saranno gli uomini, mediante i quali si elimini da voi l'errore, dato che il Signore vi ha scelti per eliminare l'errore degli altri?

Lettura 8

Quindi: Non serve a nulla il sale scipito, se non per essere gettato fuori e calpestato dagli uomini. Quindi non è calpestato dagli uomini chi soffre la persecuzione, ma chi diventa scipito perché teme la persecuzione. Difatti non si può calpestare se non chi è sotto, ma non è sotto colui che, pur subendo molti dolori in terra, col cuore è tuttavia rivolto al cielo.

Lettura 9

Voi siete la luce del mondo Mt 5, 14. Come prima ha detto: sale della terra, così ora dice: luce del mondo. Difatti neanche prima per terra si deve intendere quella che calpestiamo con i piedi, ma gli uomini che vivono sulla terra, o anche i peccatori, perché il Signore ha inviato il sale apostolico per condirli e impedirne la putrefazione. E qui per mondo è opportuno intendere non il cielo e la terra, ma gli uomini che sono nel mondo o amano il mondo, perché gli apostoli sono stati inviati a illuminarli. Non può rimanere nascosta una città collocata sul monte, cioè fondata su una insigne e grande onestà, simboleggiata anche dal monte in cui il Signore sta insegnando.


Ad Primam: il Martirologio del 29 Agosto 2021

Quarto Kalendas Septembris, luna vigesima prima.



Nel quarto giorno alle Calende di Settembre, luna ventunesima.




Parti proprie della Messa (in latino)

INTROITUS

In médio Ecclésiæ apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiæ et intelléctus: stolam glóriæ índuit eum. --- Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. --- Glória Patri --- In médio Ecclésiæ apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiæ et intelléctus: stolam glóriæ índuit eum.

COLLECTAE

Orémus. Adésto supplicatiónibus nostris, omnípotens Deus: et, quibus fidúciam sperándæ pietátis indúlges, intercedénte beáto Augustíno Confessóre tuo atque Pontífice, consuétæ misericórdiæ tríbue benígnus efféctum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Deus, qui beátum Hermétem Mártyrem tuum virtúte constántiæ in passióne roborásti: ex ejus nobis imitatióne tríbue; pro amóre tuo próspera mundi despícere, et nulla ejus advérsa formidáre. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum

2 Tim 4:1-8

Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vivos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: prædica verbum, insta opportúne, importúne: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria coacervábunt sibi magístros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístæ, ministérium tuum ímpie. Sóbrius esto. Ego enim jam delibor, et tempus resolutiónis meæ instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In relíquo repósita est mihi coróna justítiæ, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus.

GRADUALE

Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus fúerit, accípiet corónam vitæ. Allelúja.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum

Matt 5:13-19

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terræ. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus, qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut videant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in cœlis est. Nolíte putare, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat cœlum et terra, jota unum aut unus apex non præteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solvent unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno cœlórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno cœlórum.

OFFERTORIUM

Orémus. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quæ in Líbano est, multiplicábitur.

SECRETAE

Sancti Augustíni Pontíficis tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio: quæ et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Sacrifícium tibi, Dómine, laudis offérimus in tuórum commemoratióne Sanctórum: da, quǽsumus; ut, quod illis cóntulit glóriam, nobis prosit ad salútem. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PRAEFATIO COMMUNIS

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias agere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Ut nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem: beátus Augustínus Póntifex tuus et Doctor egrégius, quǽsumus, precátor accédat. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Repleti, Dómine, benedictióne cœlésti, quǽsumus cleméntiam tuam: ut, intercedénte beáto Herméte Mártyre tuo, quæ humíliter gérimus, salúbriter sentiámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


Traduzione italiana

INTROITO

Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo copri col manto della gloria. --- È bene cantare la gloria al Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome. --- Gloria --- Dio gli aprì la bocca in mezzo all'assemblea, lo riempì dello spirito di sapienza e d'intelligenza; lo copri col manto della gloria.

COLLETTE

Preghiamo. Signore Dio onnipotente, porgi ascolto alle nostre preci, e a noi, cui ispirasti fiducia di ottenere pietà, per intercessione del tuo beato Confessore e Vescovo Agostino, dona benigno l'effetto della tua consueta misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Dio, che con la virtù della costanza fortificasti nei supplizi il beato Martire Ermete; concedici di disprezzare, a sua imitazione e per tuo amore, le prosperità del mondo e di non temere alcuna avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura della Lettera di san Paolo Apostolo a Timòteo.

2 Tim 4:1-8

Carissimo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi ed i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia sopra tutte le cose, sopporta le afflizioni, compi l'ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me, il mio sangue sta per essere versato come una libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.

GRADUALE

La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla giudizio. Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non sono esitanti.

ALLELUIA

Alleluia, alleluia. Ho trovato Davide, mio servo; l'ho unto col mio sacro olio. Alleluia.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo

Matt 5:13-19

In quel tempo Gesù ' disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli».

OFFERTORIO

Preghiamo. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come un cedro sul Libano.

SECRETE

O Signore, non ci venga mai meno l'intercessione pia del beato Agostino Vescovo e Dottore, la quale renda a te graditi i nostri doni e sempre ottenga a noi la tua indulgenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Ti offriamo, o Signore, questo sacrificio di lode in memoria dei tuoi santi; fa' che sia nostra salvezza ciò che procurò loro la gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO COMUNE

E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).

COMUNIONE

Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Interceda per noi, o Signore, il beato Agostino Vescovo e Dottore egregio, affinché il tuo sacrificio ci porti salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Signore, ristorati dalla celeste benedizione, preghiamo la tua clemenza; per intercessione del tuo beato Martire Ermete, sentiamo l’effetto del mistero compiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

28 AGOSTO SANT’AGOSTINO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA

L’anima dei Santi.

« Come è ammirabile Dio nei suoi santi! » (Sai. 57, 36). Quasi tutti i giorni la Liturgia ci ricorda questa esclamazione del salmo. Nessuno spettacolo suscitatore di gioia e fortezza ci colpisce come l’anima di una santo. Quanto è bella un’anima!, diceva il Curato d’Ars e santa Caterina da Genova; avendo potuto vedere, per singolare favore, un’anima in grazia, esclamava: « Signore, se non avessi saputo che vi è un Dio, crederei adesso che ve n’è uno! ». La Chiesa ci ricorda i santi, ci raccoglie presso i loro altari, espone alla nostra venerazione le loro reliquie, ci propone i loro esempi e i loro consigli. Ci mostra in essi quanto natura e grazia hanno di più alto, di più soave, di più misterioso e affascinante.

Sant’Agostino.

È cosa ben ardua confrontare i meriti dei santi, per sapere quale di essi è più grande e forse è meglio non farlo. Tuttavia, in quel che la Chiesa ci presenta oggi, dobbiamo riconoscere « un uomo che, unito quasi per miracolo al Corpo mistico di Cristo, non ebbe forse uguali in grandezza ed eccellenza, a giudizio della storia, in nessun tempo e in nessun popolo» (Encicl. «Ad salutem humani » del 20 aprile 1930). Quando pare che la potenza delle tenebre si faccia più minacciosa e l’errore si diffonda con maggiore facilità, questi uomini suscitati da Dio, dal genio e dalle opere adatte al loro tempo e a tutti i tempi, riconfortano e sostengono il popolo cristiano. « È un genio potente, diceva Leone XIII, che, conoscendo profondamente le scienze umane e divine, combattè tutti gli errori del suo tempo » (Encicl. Aeterni Patris) e, se l’autorità della sua parola non può essere messa sopra quella della Chiesa docente, sappiamo tuttavia che « la Chiesa romana segue e conserva la dottrina di sant’Agostino ».

L’amante della Sapienza.

Sant’Agostino è prima di tutto l’amante della Sapienza, che è Dio. « Egli l’ama per se stessa e per essa ama il riposo e la vita » (Gv. II, Registro delle Lettere, Libro X, lettera XXXVII). Ascoltiamolo mentre apre il suo cuore, oggetto di tanta misericordia: Ti ho amato tardi, o bellezza antica e nuova! ti ho amato tardi! E tu eri in me, mentre io ero fuori di me e ti cercavo dappertutto… (Confess., X, 27). Interrogavo la terra e mi diceva: non sono io ciò che cerchi; e tutti gli esseri che sono sulla terra mi confessavano la stessa cosa. Interrogavo il mare, i suoi abissi e ciò che ha vita in quelle profondità e questa era la risposta: non siamo il tuo Dio, cerca al di sopra di noi. Interrogavo i venti e la brina e l’aria con i suoi abitanti diceva: Anassimene s’inganna, io non sono Dio. Interrogavo il cielo, il sole, la luna, le stelle e rispondevano: no, non siamo Dio, che tu cerchi. O cose tutte, che vi presentate alle porte dei miei sensi, che mi avete detto non essere il mio Dio, ditemi qualche cosa di lui. Nella loro bellezza, che aveva determinato le mie ricerche e il mio desiderio, gridarono tutte insieme: È colui che ci ha fatto (ibid. VI). Silenzio nell’aria, nell’acqua, sulla terra, nel cielo! Silenzio nell’uomo e nell’anima stessa! Passi l’anima oltre il proprio pensiero: al di là di ogni linguaggio, sia di carne o di angelo, si intende Dio, Colui di cui tutte le creature parlano, là dove cessa quello che è segno ed immagine, dove cessa ogni figura, si rivela la Sapienza eterna… (ibid. X, 10). Le mie orecchie insensibili hanno inteso la tua voce potente, la tua luce abbagliante ha forzato la porta dei miei occhi ciechi, il tuo profumo ha destato il mio odorato e io aspiro a te, ho fame e sete, perchè ti ho gustato. Trasalii al tuo contatto e brucio nel desiderio di entrare nella tua pace. Quando ti sarò unito con tutto me stesso , dolore e travaglio saranno finiti per me (Confess. X, 27).

Il Dottore della Chiesa.

Per molto tempo sant’Agostino era rimasto schiavo delle cupidigie e delle passioni del suo cuore e si era lasciato ingannare dall’errore dei Manichei , perciò il rompere i lacci e ritrovare la verità della Chiesa Cattolica gli era costato assai. Finalmente convertito, prese sull’errore una rivincita splendida. Egli era stato preceduto da Dottori celebri quali Clemente Romano, Ireneo, Ilario, Atanasio, Ambrogio, Basilio, Giovanni Crisostomo e tuttavia il suo insegnamento orale e scritto, durato mezzo secolo , ci riempie di ammirazione.

Egli affronta il manicheismo, di cui era stato convinto apostolo, e riduce a nulla la stravagante eresia, che, per spiegare l’esistenza del male, aveva pensato di divinizzarlo e di opporlo al Dio buono. In questa lotta però Agostino rivela un’anima piena di mansuetudine per coloro dei quali per tanto tempo ha condiviso l’inganno: « Siano duri con voi quelli che non sanno quanto è raro e quanto costa sormontare con serenità d’animo i fantasmi dei sensi. Siano duri quelli che non sanno con quale pena guarisce l’occhio dell’uomo interiore , per fissare il sole, il sole di giustizia; quelli che non sanno con quali sospiri e gemiti si arriva in qualche modo a veder Dio. Siano duri infine quelli che non hanno mai conosciuto seduzione pari a quella che vi inganna… Io, che, sballottato fra le vane immaginazioni che il mio spirito cercava, ho condiviso la vostra miseria e così a lungo ho pianto, non saprei in alcun modo essere duro con voi » (Contro la lettera di Manicheo detta dei fondamenti, 2-3).

Per lui è cosa più gradita far conoscere agli uomini il loro ultimo fine e l’unico modo di raggiungere la felicità con questa celebre preghiera: « Ci hai fatti per te, o mio Dio, e il nostro cuore non ha riposo fino a quando non riposa in te! », per ricordare che si tenta invano di raggiungere il cielo, senza la sottomissione e l’obbedienza dovuta alla Chiesa cattolica, che sola è divinamente istituita per dare alle anime la luce e la forza. Egli stesso voleva restare sottomesso alla Chiesa docente, persuaso che in tale sottomissione non correva il pericolo di allontanarsi minimamente dalla vera dottrina. Amava particolarmente difendere la natura della grazia cui si sentiva tanto debitore. La sua preghiera prediletta: « Signore, dà quello che comandi e comanda ciò che vuoi », offendeva l’orgoglio del monaco Pelagio per il quale la natura, sempre capace di fare il bene, bastava sempre a se stessa, in ordine alla salvezza, perchè non guastata dal peccato originale. Egli fece della grazia uno studio così profondo e così felice che meritò di essere chiamato Dottore della grazia e gli scrittori cattolici, che devono trattare questa grave questione, lo consultano per essere, col suo insegnamento e quello della Chiesa, immuni da errore.

L’insegnamento della sua vita.

Ma in altro modo Agostino insegnava ai fedeli: con a sua vita di virtù. Possidio, il primo suo biografo, afferma che « coloro che lo videro e lo ascoltarono mentre predicava nella chiesa o poterono godere della sua conversazione ne ebbero molto profitto. Non era soltanto un dotto nelle cose che riguardano il regno dei cieli, ma uno di quelli dei quali il Salvatore dice: Colui che così farà e insegnerà agli uomini sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Cercò con ardore la virtù più nobile, la carità, e la coltivò con tanta costanza che lo si rappresenta con un cuore di fuoco in mano; talora l’anima sua, come ci racconta egli stesso, nel celebre racconto dell’estasi di Ostia, se ne andava furtivamente a Dio. Meditava continuamente la vita di Cristo e si sforzava di riprodurre in sè il divino modello, rendendo amore per amore, come egli stesso consigliava alle vergini: « Sia fisso nel vostro cuore, lui, che per voi fu affisso alla croce ».

Le prove.

Non potevano mancare all’anima grande dolori e sofferenze. Non pensiamolo meditante a suo piacere, intento a scrivere, nella pace di un’umile casa episcopale, scelta apposta dalla Provvidenza, le opere preziose delle quali il mondo oggi ancora raccoglie i frutti. In terra non c’è fecondità senza sofferenza, sofferenze pubbliche, angosce private, prove note agli uomini o a Dio solo. Quando, leggendo gli scritti dei Santi, germogliano in noi pii pensieri e risoluzioni generose, non dobbiamo limitarci ad un certo tributo di ammirazione per il genio dei loro autori, come facciamo per i libri profani, ma pensare al prezzo che, senza dubbio, essi hanno pagato, per il soprannaturale bene che producono in ciascuna delle nostre anime. Prima che Agostino giungesse a Ippona, i Donatisti erano in tale preponderanza che ne abusavano, lo dice egli stesso, fino al punto di proibire che si cuocesse il pane per i cattolici, (Contro le lettere di Petiliano, II, 184). Quando il Santo morì c’era un altro stato di cose, ma era stato necessario che il pastore, ponendo prima di tutti gli altri doveri quello di salvare le anime a lui affidate, anche loro malgrado, sacrificasse e giorni e notti a questo intento e corresse più di una volta il felice rischio del martirio, (Possidio. Vita di Agostino, 13). Il capo degli scismatici, temendo la forza delle sue ragioni più ancora della sua eloquenza, rifiutava ogni incontro con lui e dichiarava che mettere a morte Agostino sarebbe stata opera lodevole, che avrebbe meritato a chi avesse osato farlo il perdono di qualsiasi peccato (ibid. 10).

All’inizio del suo ministero egli esclamava: « Pregate per noi, pregate per noi, che viviamo in modo rischioso, fra i denti di lupi furiosi: pecore sbandate, pecore ostinate, che si offendono, perchè noi le cerchiamo, come se il loro sbandamento facesse sì che esse non siano nostre » (Discorso XLVI, 14).

Il suo zelo.

Quale bontà e quale devozione mostrava per il suo gregge fedele! È bello vederlo in mezzo al popolo parlare con familiarità, lasciarsi quasi aggredire e restarne preda. La sua porta sempre aperta accoglie ogni richiesta, ogni dolore, ogni litigio. Qualche volta di fronte alle insistenze di altre chiese e di concilii , che reclamano da lui lavori o consigli, interviene un accordo tra Agostino e i visitatori ma il patto dura poco, perchè i piccoli, gli umili sanno che non saranno congedati e che il suo cuore e la sua vita appartengono a loro.

Bisognerebbe poter leggere tutte le sue opere, il racconto delle « Confessioni », i discorsi e le Omelie per conoscerne l’anima eccezionale.

Pio XI terminando l’Enciclica in lode di lui dice che « la sua vita, i suoi meriti , il suo genio penetrante, la ricchezza e la profondità della scienza, la sublime santità, la lotta che condusse per difendere la verità cattolica fanno sì che pochi o nessuno possa essere paragonato a lui dall’inizio del mondo a oggi ».

La grandezza dei Santi non somiglia a quella dei potenti del mondo: questi ci incutono timore, quelli ci attirano e ispirano confidenza. La sublimità del loro genio, la santità della vita, il rigore delle penitenze, l’ardore della carità non ci scoraggiano. Noi sappiamo dal dogma della Comunione dei Santi che essi ci sono fratelli e vicinissimi al Signore, gli somigliano, partecipano della sua tenerezza, della sua benignità, della sua misericordia. Ci hanno lasciato i loro esempi e i loro insegnamenti e ora offrono le loro preghiere e i loro meriti, perchè noi, almeno da lontano, li seguiamo sulla strada che conduce a Dio. Ci sia possibile affezionarci per sempre a questo Dio che Agostino lamentava « di aver conosciuto e amato troppo tardi ».

Vita. – Agostino nacque a Tagaste nella Nùmidia il 13 novembre del 354 da padre pagano e da madre cristiana, santa Monica. Di intelligenza brillante, studiò a Cartagine, a Roma e a Milano, dove poi insegnò retorica. La sua giovinezza conobbe il disordine dei sensi e cadde nell’eresia manichea, ma toccato dalla grazia, che gli ottennero le preghiere e le lacrime della madre santa Monica, illuminato dai consigli e dagli insegnamenti di Sant’Ambrogio, si convertì e ricevette il battesimo il 25 aprile del 387. Rientrò poco dopo in Africa per condurvi, con numerosi discepoli, una vita monastica fatta di preghiera e di studio. Ordinato sacerdote, nel 391, per la scienza, l’eloquenza e la santità fu designato a succedere a Valerio, vescovo di Ippona. Per circa quarant’anni si dedicò all’istruzione del suo popolo e alla composizione delle sue innumerevoli opere. Mori nel 430, mentre i Vandali assediavano la sua città.

Preghiera.

Finalmente, dopo dodici secoli, la Croce è riapparsa nell’Africa che ci era cara per tante Chiese fiorenti, delle quali è scomparso anche il nome. Possa la restituita libertà assicurare alla Chiesa il completo trionfo sul Corano! Possa la nazione, che oggi protegge il tuo suolo natale, essere fiera di questo onore e comprendere i doveri che ne derivano!

Tuttavia la tua azione non si era, nella lunga notte, rallentata, e nel mondo intero le tue opere immortali rischiarano le intelligenze ed eccitano all’amore. Nelle basiliche alle quali attendono i tuoi figli imitatori, splendore di culto e perfezione di sante melodie conservano nel cuore dei popoli il soprannaturale entusiasmo che si impadronì del tuo quando, per la prima volta nell’Occidente, sotto la direzione di Ambrogio, esplose il canto alternato dei salmi liturgici (Confess. V, 16). In tutti i tempi la vita di perfezione si compiacque di rinnovare all’acqua della tua fonte (Prov. 5, 16) quella multiforme giovinezza richiesta dal duplice precetto della carità.

Illumina sempre la Chiesa col tuo mirabile fulgore, benedici le molteplici famiglie religiose, che ti vogliono patrono, aiuta noi tutti, ottenendoci lo spirito di amore e di penitenza, di confidenza e di umiltà, che tanto si addicono all’anima redenta; fa’ che conosciamo la debolezza della natura e la sua indegnità dopo la caduta, ma anche la bontà senza limiti di Dio, la sovrabbondanza della redenzione, l’onnipotenza della grazia. Possiamo noi tutti conoscere con te non solo la verità, ma dire lealmente e semplicemente a Dio: « Ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in Te» (Confess. 1,1).



LO STESSO GIORNO SANT’ERMETE, MARTIRE

Mentre l’Africa festeggia il suo grande vescovo, Roma oggi si porta alla Basilica di uno dei suoi più grandi martiri: sant’Ermete. Si crede che fosse uno schiavo o un liberto e, se non è possibile affermare alcunché di preciso della sua vita e della sua morte, è solidamente testimoniato il suo culto nelle catacombe, che portano il suo nome, e nelle chiese, che gli furono dedicate a Roma, in Sardegna e in Sicilia.

Nella colletta della Messa diciamo: « Signore, che hai dato forza e costanza nei supplizi al beato martire Ermete, fa’ che noi lo imitiamo nel disprezzo dei favori del mondo e che non temiamo di avere il mondo per nemico. ».

« Lo spirito del mondo è molto acuto e sottile: egli subito si accorge se noi ci accordiamo con lui, o se invece nutriamo lo spirito di Gesù Cristo. Questi due spiriti sono tra loro irriducibilemente contrari, senza la possibilità d’alcun compromesso. Chi vuol seguire Cristo, bisogna che si rassegni a soffrire guerra da parte del mondo. Ma che dico, rassegni! bisogna che ne goda e ne ringrazi Dio » (C. Schuster, Liber Sacramentorum, Vili, 236).

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