21 agosto 2021

Domenica 22 Agosto 2021 nella liturgia



Festa del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, Doppio di II Classe, colore liturgico bianco. Commemorazioni della XIII Domenica dopo Pentecoste e IV di Agosto, e dei Santi Timoteo,  Ippolito e Sinforiano Martiri.

È possibile celebrare la Messa, a condizione che non sia Messa Conventuale, della solennità esterna di San Gioachino Padre della Beata Vergine Maria (colore liturgico bianco), essendone la Festa fissata alla Domenica tra l'Ottava dell'Assunzione prima del 1913 (cfr. AAS del 1916 pag. 74, Dubia espressi alla Sacra Congregazione dei Riti e da essa risolti il 12 Febbraio 1916). Trattandosi di una Festa di rito Doppio di II Classe se ne può celebrare una sola ed unica Messa: in ogni caso, a causa della Festa del Cuore Immacolato, la Messa della XIII Domenica dopo Pentecoste dovrà a prescindere essere recuperata Giovedì 26 Agosto. Da notare che l'Ordo dei sedevacantisti americani della chiesa  St. Gertrude the Great omette completamente la solennità esterna di San Gioachino, ma in considerazione dei fatti che 1) San Gioachino è una Festa feriata (di diritto ma non di fatto) e un Doppio di II Classe Primario, e 2) che il Cuore Immacolato non ha feriazione ed è un Doppio di II Classe Secondario, ne consegue stando alle rubriche che San Gioachino ha una Festa più nobile e quindi la solennità esterna gli spetta anche se questa Domenica è in occorrenza col Cuore Immacolato.

Ai Vespri commemorazioni di San Filippo Benizi Confessore, e della Domenica.


Nota: La Festa del Cuore Immacolato di Maria, che sostituisce il Giorno Ottavo dell'Assunzione, è stata inserita nel calendario universale nel 1942 e dotata di Ufficio e Messa propri nel 1944: non si può dunque trovare nei libri liturgici precedenti, a meno che non sia stato aggiunto dagli antichi proprietari il foglietto di aggiornamento edito dalla Sacra Congregazione dei Riti.


Qui per le peculiarità del Tempo dopo Pentecoste:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/05/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-dopo.html


Al Breviario

Tutto dal Comune delle Feste della Beata Vergine Maria con i Salmi riportati a Mattutino e Vespri, e quelli domenicali da Lodi a Nona (a Prima come alle Feste); Letture del II e prime due Letture del III Notturno, Antifone al Benedictus e al Magnificat, Orazione e commemorazione dal Proprio dei Santi (al 22 Agosto). Commemorazione della Domenica dal Proprio del Tempo interamente dalla XIII Domenica dopo Pentecoste (non si prende nulla dalla IV Domenica di Agosto): la IX Lettura  si omette e viene sostituita dalla VII Lezione della Domenica (o, nella sola recita privata, dalle tre Letture del III Notturno della Domenica riunite e seguite dal Te Deum, inoltre il Breviario mette a disposizione una IX Lezione del Cuore Immacolato da usare in caso di traslazione della Festa, e nella recita privata si può congiungerla all'VIII Lezione); poi commemorazione della Domenica a Lodi e Vespri come al solito. Ai Vespri commemorazione di San Filippo Benizi al 23 Agosto. Compieta della Domenica.

La conclusione degli Inni, eccetto l'Ave Maris Stella dei Vespri che ha una metrica diversa, è quella della Beata Vergine Maria: <<Jesu tibi sit gloria, qui natus es de Virgine, cum Patre et almo Spiritu, in sempiterna saecula>>; similmente il Versetto del Responsorio di Prima è quello delle Feste della Santa Vergine: <<Qui natus es de Maria Virgine>>. Le Antifone si raddoppiano, il Suffragio e le Preci si omettono.


Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Festa di San Gioachino, Padre della Beata Vergine Maria, Confessore, Doppio di II Classe, colore liturgico bianco. Commemorazioni del Giorno Ottavo dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, della XIII Domenica dopo Pentecoste e IV di Agosto, e dei Santi Timoteo, Ippolito e Sinforiano Martiri.

Ai Vespri commemorazioni di San Filippo Benizi Confessore, del Giorno Ottavo dell'Assunzione e della Domenica.


Tutto dal Comune di un Confessore non Pontefice con i Salmi riportati a Mattutino, quelli domenicali a Lodi (a Prima come alle Feste), e quelli indicati ai Vespri (che si prendono dai Primi Vespri del Comune degli Apostoli). Letture del II Notturno e prime due Letture del III Notturno, Versetto di Lodi e Vespri, Antifona al Benedictus e al Magnificat  dal Proprio dei Santi (alla Domenica tra l'Ottava dell'Assunzione, tra il 15 e il 16 Agosto, commemorazioni al 22 Agosto, al 23 Agosto quella di San Filippo Benizi ai Vespri)Commemorazione della Domenica dal Proprio del Tempo interamente dalla XIII Domenica dopo Pentecoste (non si prende nulla dalla IV Domenica di Agosto):  la IX Lezione di San Gioachino può omettersi o accorparsi con l'VIII senza soluzione di continuità, e viene sostituita dalla VII Lezione della Domenica o dalle tre Lezioni del III Notturno della Domenica similmente riunite e seguite dal Te Deum; poi commemorazione della Domenica a Lodi e Vespri come al solito.

La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutinon e Vespri è <<meruit supremos laudis honores>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<hac die laetus meruit supremos laudis honores>>; la conclusione degli altri Inni è quella della Beata Vergine Maria: <<Jesu tibi sit gloria, qui natus es de Virgine, cum Patre et almo Spiritu, in sempiterna saecula>>, se si usa la versione anteriore ad Urbano VIII, è <<Gloria tibi Domine, qui natus es de Virgine, cum Patre et Sancto Spiritu, in sempiterna saecula>>; similmente il Versetto del Responsorio di Prima è quello delle Feste della Santa Vergine: <<Qui natus es de Maria Virgine>>. Le Antifone si raddoppiano, le Commemorazioni Comuni e le Preci si omettono.


Al Messale

1) Per la Messa del Cuore Immacolato della Santa Vergine:

Messa al 22 Agosto:

  • Asperges
  • Gloria in excelsis
  • Si dicono tre Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione della XIII Domenica dopo Pentecoste
    • La terza è la commemorazione dei Santi Timoteo, Ippolito e Sinforiano (si fa solo alle Messe private)
  • Credo
  • Prefazio della Beata Vergine a causa dell'Ottava (agli *** inserire Et te in Festivitate)
  • Ite Missa est
  • Come Ultimo Vangelo si legge quello della Messa della Domenica


2) Per la solennità esterna di San Gioachino:

Messa come il giorno della Festa (16 Agosto):

  • Asperges (se è la Messa principale o l'unica Messa)
  • Gloria in excelsis
  • Si dicono tre Orazioni:
    • La prima della Messa
    • La seconda è la commemorazione del Cuore Immacolato di Maria (al 22 Agosto)
    • La terza è la commemorazione della XIII Domenica dopo Pentecoste
    • Tuttavia:
      • Se la solennità esterna si celebra come Messa bassa, si fa anche la commemorazione dei Santi Timoteo, Ippolito e Sinforiano
      • Se nella stessa chiesa si celebra una Messa Conventuale o una Messa Cantata conforme all'Ufficio, in questo caso non si fa nessuna commemorazione
  • Credo
  • Prefazio della SS. Trinità
  • Ite Missa est
  • Come Ultimo Vangelo si legge quello della Messa della Domenica


Letture del Mattutino (in latino)

AD I NOCTURNUM

Lectio 1

De Parábolis Salomónis

Prov 8:12-17

Ego sapiéntia hábito in consílio et erudítis intérsum cogitatiónibus. Timor Dómini odit malum: arrogántiam, et supérbiam, et viam pravam, et os bilíngue detéstor. Meum est consílium et ǽquitas, mea est prudéntia, mea est fortitúdo. Per me reges regnant, et legum conditóres justa decérnunt; per me príncipes ímperant, et poténtes decérnunt justítiam. Ego diligéntes me díligo; et qui mane vígilant ad me, invénient me.

Lectio 2, Prov 8:18-25

Mecum sunt divítiæ et glória, opes supérbæ et justítia. Mélior est enim fructus meus auro et lápide pretióso, et genímina mea argénto elécto. In viis justítiæ ámbulo, in médio semitárum judícii, ut ditem diligéntes me et thesáuros eórum répleam. Dóminus possidébit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab ætérno ordináta sum et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abýssi, et ego jam concépta eram; necdum fontes aquárum erúperant, necdum montes gravi mole constíterant; ante colles ego parturiébar.

Lectio 3, Prov 8:34-36; 9:1-5

Beátus homo qui audit me, et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam, et háuriet salútem a Dómino; qui autem in me peccáverit, lædet ánimam suam. Omnes, qui me odérunt, díligunt mortem. Sapiéntia ædificávit sibi domum, excídit colúmnas septem. Immolávit víctimas suas, míscuit vinum et propósuit mensam suam. Misit ancíllas suas ut vocárent ad arcem et ad mœ́nia civitátis: Si quis est párvulus, véniat ad me. Et insipiéntibus locúta est: Veníte, comédite panem meum, et bíbite vinum quod míscui vobis.

AD II NOCTURNUM

Lectio 4

Sermo sancti Bernardíni Senénsis

Sermo 9 de Visitatione

Quis mortálium, nisi divíno tutus oráculo, de vera Dei et hóminis Genetríce quidquam módicum, sive grande præsúmat incircumcísis, immo pollútis lábiis nomináre, quam Pater ante sǽcula Deus perpétuam prædestinávit in Vírginem, digníssimam Fílius elégit in Matrem, Spíritus Sanctus omnis grátiæ domicílium præparávit? Quibus verbis ego homúnculus sensus altíssimos virgínei Cordis, sanctíssimo ore prolátos, éfferam, quibus non súfficit lingua ómnium Angelórum? Dóminus enim ait: Bonus homo de bono thesáuro cordis profert bona; quod verbum potest étiam esse thesáurus. Quis inter puros hómines mélior homo potest excogitári, quam illa, quæ méruit éffici Mater Dei, quæ novem ménsibus in corde et in útero suo ipsum Deum hospitáta est? Quis thesáurus mélior, quam ipse divínus amor quo fornáceum cor Vírginis ardens erat?

Lectio 5

De hoc ígitur Corde quasi de fornáce divíni ardóris Virgo beáta prótulit verba bona, id est, verba ardentíssimæ caritátis. Sicut enim a vase summo et óptimo vino pleno, non potest exíre nisi óptimum vinum; aut sicut a fornáce summi ardóris non egréditur nisi incéndium fervens; sic quippe a Christi Matre exíre non pótuit verbum, nisi summi summéque divíni amóris atque ardóris. Sapiéntis quoque dóminæ et matrónæ est pauca verba, sólida tamen atque sententiósa habére; proínde septem vícibus quasi septem verba tantum miræ senténtiæ et virtútis a Christi benedictíssima Matre legúntur dicta, ut mýstice ostendátur ipsam fuísse plenam grátia septifórmi. Cum Angelo bis tantúmmodo est locúta. Cum Elísabeth bis étiam. Cum Fílio étiam bis, semel in templo, secúndo in núptiis. Cum minístris semel. Et in his ómnibus semper valde parum locúta est; excépto quod in laude Dei et gratiárum actióne se ámplius dilatávit, scílicet, quum ait: Magníficat ánima mea Dóminum. Ubi non cum hómine, sed cum Deo locúta fuit. Hæc septem verba secúndum septem amóris procéssus et actus sub miro gradu et órdine sunt proláta; quasi sint septem flammæ fornácei Cordis ejus.

Lectio 6

Ex ecclesiasticis documentis

Cultum litúrgicum, quo Cordi Immaculáto Vírginis Maríæ débitus tribúitur honor, cuíque plures viri sancti ac mulíeres viam parárunt, ipsa Apostólica Sedes primum approbávit ineúnte sǽculo undevicésimo, cum Pius Papa séptimus festum Puríssimi Cordis Maríæ Vírginis instítuit, ab ómnibus diœcésibus et religiósis famíliis, quæ id petiíssent, pie sanctéque agéndum: quod póstmodum Pius Papa nonus Offício ac Missa própria auxit. Ardens autem stúdium atque optátum, jam sǽculo décimo séptimo exórtum et in dies invaléscens, ut nempe ejúsmodi festum, majóri solemnitáte donátum, totíus Ecclésiæ commúne efficerétur, Summus Póntifex Pius duodécimus benígne excípiens anno millésimo nongentésimo quadragésimo secúndo, bello atrocíssimo per orbem fere totum ingravescénte, infínitas populórum ærúmnas míserans, pro sua in Matrem cæléstem pietáte ac fidúcia genus hóminum univérsum illíus Cordi benigníssimo obsecratióne solémni eníxe commendávit, atque in honórem ejúsdem Immaculáti Cordis festum cum Offício et Missa própriis in perpétuum ubíque celebrándum indíxit.

AD III NOCTURNUM

Lectio 7

Léctio sancti Evangélii secúndum Joánnem

Joannes 19:25-27

In illo témpore: Stábant juxta crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus María Cléophæ, et María Magdaléne. Et réliqua.

Homilía sancti Robérti Bellarmíno Epíscopi

De septem verbis Christi in Cruce, cap. 12

Onus et jugum impósitum a Dómino sancto Joánni, ut Vírginis Matris curam géreret, vere fuit jugum suáve et onus leve. Quis enim non libentíssime cohabitáret Matri illi, quæ Verbum incarnátum in útero novem ménsibus portávit, et illi totos trigínta annos devotíssime dulcissiméque cohabitávit? Quis non invídeat dilécto Dómini, qui in abséntia Fílii Dei præséntiam obtínuit Matris Dei? Sed, nisi fallor, póssumus et nos a benignitáte Verbi nostri causa incarnáti et ex dilectióne nímia nostri causa crucifíxi, précibus impetráre, ut dicat et nobis: Ecce Mater tua; et Matri suæ de nobis dicat: Ecce fílius tuus.

Lectio 8

Non est avárus pius Dóminus gratiárum, dúmmodo ad thronum grátiæ ejus cum fide et fidúcia et non ficto corde, sed vero et sincéro accedámus. Qui nos coherédes esse vóluit regni Patris sui, non dedignábitur certe nos coherédes habére amóris Matris suæ. Sed nec ipsa Virgo benigníssima gravábitur multitúdine filiórum, cum sinum amplíssimum hábeat et valde cúpiat, nullum períre ex his, quos Fílius suus tam pretióso sánguine et tam pretiósa morte redémit. Adeámus ergo cum fidúcia ad thronum grátiæ Christi, et supplíciter nec sine lácrimis ab eo petámus, ut de unoquóque nostrum Matri suæ dicat: Ecce fílius tuus; et unicuíque nostrum de Matre sua dicat: Ecce Mater tua.

Lectio 9

Commemoratio Dominica

Léctio sancti Evangélii secúndum Lucam

Luc 17:11-19

In illo témpore: Dum iret Jesus in Jerúsalem, transíbat per médiam Samaríam et Galilǽam. Et cum ingrederétur quoddam castéllum, occurrérunt ei decem viri leprósi. Et réliqua.

Homilía sancti Augustíni Epíscopi

Lib. 2 quæst. Evang. cap. 40

De decem leprósis, quos Dóminus ita mundávit, cum ait: Ite, osténdite vos sacerdótibus; quǽri potest, cur eos ad sacerdótes míserit, ut cum irent, mundaréntur. Nullum enim eórum, quibus hæc corporália benefícia prǽstitit, invenítur misísse ad sacerdótes, nisi leprósos. Nam et illum a lepra mundáverat, cui dixit: Vade, osténde te sacerdótibus, et offer pro te sacrifícium, quod præcépit Móyses, in testimónium illis. Quæréndum ígitur est, quid ipsa lepra signíficet: non enim sanáti, sed mundáti dicúntur, qui ea caruérunt. Colóris quippe vítium est, non valetúdinis, aut integritátis sénsuum atque membrórum.


Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

I NOTTURNO

Lettura 1

Dalle Parabole di Salomone

Prov 8:12-17

Io, Sapienza, accompagno la prudenza e possiedo scienza e riflessione. Timore del Signore è odiare il male; io detesto la superbia l'arroganza, la via del male e la doppiezza nel parlare. A me appartiene il consiglio e l'equità, a me l'intelligenza e la forza. Per mio mezzo regnano i re, e i legislatori stabiliscono giuste leggi; per mio mezzo comandano i capi, e i magistrati amministrano la giustizia. Io amo coloro che mi amano e chi mi cerca mi troverà.

Lettura 2, Prov 8:18-25

Con me sono le ricchezze e la gloria, le grandi opere e la giustizia. Il mio frutto infatti è migliore dell'oro e delle pietre preziose e i miei prodotti sono migliori di argento scelto. Cammino nelle vie della giustizia, in mezzo ai sentieri dell'equità, per arricchire chi mi ama e riempirlo di tesori. Il Signore mi ebbe con sé dall'inizio delle sue imprese, prima della creazione. Io fui stabilita fin dall'eternità, prima ancora che esistesse la terra. Non c'erano ancora gli abissi ed io ero già concepita; non erano ancora scaturite le sorgenti delle acque, né i monti si erano ancora formati nella loro mole; il Signore non aveva ancora fatto le colline, ed io già esistevo.

Lettura 3, Prov 8:34-36; 9:1-5

Beato l'uomo che mi porge ascolto e che veglia ogni giorno alla mia porta ed aspetta all'ingresso della mia casa. Chi troverà me, troverà la vita, e riceverà dal Signore la salvezza; ma chi peccherà contro di me, nuocerà all'anima sua. Tutti coloro che mi odiano amano la morte. La Sapienza si è fabbricata una casa, ha tagliato sette colonne. Immolò le sue vittime, versò il vino e imbandì la sua mensa. Mandò le sue ancelle, perché chiamassero, ai bastioni e alle mura della città: "Chi è fanciullo, venga da me". Ed agli stolti disse: "Venite, mangiate del mio pane e bevete il vino che io vi versai".

II NOTTURNO

Lettura 4

Sermone di San Bernardino da Siena

Sermone 9 sulla Visitazione

Sarà possibile che un uomo, con la sua bocca empia o addirittura abominevole, abbia la presunzione di parlare poco o tanto, della vera Madre dell'Uomo Dio, se non sulla scia della Rivelazione? Tanto più se si pensa che il Padre l'ha predestinata ad essere vergine, il Figlio la elesse come madre e lo Spirito Santo predispose che fosse dimora di ogni grazia. E io, piccolo uomo, con quali parole potrò esprimere i sentimenti di questo cuore di Vergine, già espressi dalla bocca di Dio, se non basta neppure la lingua di un angelo per descriverli? Il Signore disse: «L'uomo leale fa uscire il bene dallo scrigno del proprio cuore». Ed anche questa frase può essere un v ero tesoro. E chi può pensare che sia più adatto a parlare del cuore della Vergine, se non la stessa Vergine, quella che meritò di diventare Madre di Dio e che ospitò lo stesso Dio nel suo cuore e nel suo seno per nove mesi? E quale tesoro più adatto che lo stesso amore divino, di cui era infiammato, come fornace, il cuore della Vergine?

Lettura 5

Da questo cuore, come da una fornace di amore divino, la Vergine fece scaturire parole buone, cioè parole infiammate d'amore. Come da un'anfora colma di vino pregiato non può traboccare che vino pregiato; e come da un forno incandescente non può sprigionarsi che calore altissimo, così dalla Madre di Cristo non poté uscire nessuna parola che non fosse piena dell'amore e dell'ardore divino. La donna saggia che è una vera signora, usa pronunciare parole misurate, belle e sensate: perciò si legge che la benedetta Madre di Cristo pronunciò in sette diverse riprese, quasi sette parole ricolme di significato e di efficacia: ciò significa anche che ella era riempita dei sette doni dello Spirito Santo. Parlò due volte con l'angelo, due con Elisabetta, due con suo Figlio (una nel tempio e l'altra durante le nozze), una volta con i servitori. E in queste diverse occasioni parlò sempre moderatamente: si deve eccettuare il caso in cui lodò e ringraziò Iddio, quando prolungò il suo discorso dicendo: «L'anima mia magnifica il Signore». In questo caso parlò non con uomini ma con Dio. Queste sette parole furono pronunciate secondo un ordine e una sequenza che facevano vedere i sette modi di procedere e di agire dell'amore. Erano come sette fiamme del suo cuore ardente.

Lettura 6

Dai documenti ecclesiastici

Il culto liturgico con cui viene dato al cuore immacolato di Maria vergine il debito onore e a cui molti santi uomini e donne prepararono la via, dalla stessa sede Apostolica fu approvato la prima volta agli inizi del secolo decimonono, quando papa Pio VII istituì la festa del cuore immacolato della Vergine, da celebrarsi piamente e santamente da quelle diocesi e famiglie religiose che ne avessero fatto domanda; poi Pio IX vi aggiunse l'ufficio e la messa propria. In seguito il sommo pontefice Pio XII, accogliendo benignamente lo zelo ardente e il desiderio, sorto già nel secolo decimosettimo e in crescente sviluppo, di ottenere che simile festa fosse celebrata con maggiore solennità e fosse resa comune in tutta la Chiesa, nel 1942, quando una guerra atrocissima dilagava in tutto il mondo, avendo compassione delle infinite miserie dei popoli, per la sua pietà e fiducia nella Madre celeste, consacrò in forma solenne il genere umano al benignissimo cuore di lei e stabilì che fosse celebrata per sempre e dovunque la festa in onore del suo cuore immacolato con la messa e l'ufficio proprio.

III NOTTURNO

Lettura 7

Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni.

Giov 19:25-27

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena. Eccetera.

Omelia di San Roberto Bellarmino Vescovo

Sulle sette parole di Cristo in Croce, cap. 12

Il dover prendersi cura della vergine Madre, fu per san Giovanni un giogo veramente soave e un lieve incarico, impostogli dal Signore. Chi non avrebbe dimorato più che volentieri insieme con quella Madre, che aveva portato per nove mesi nel proprio seno il Verbo incarnato, e aveva abitato con lui per trent'anni completi? Chi non invidia quel prediletto di Gesù, perché, data l'assenza del Figlio di Dio, ottenne la presenza della Madre di Dio? Però, se non erro, anche noi con le nostre preghiere possiamo ottenere dal Verbo, che è generoso e che s'incarnò per noi e fu crocifisso per nostro amore, la grazia che lui stesso ci dica: «Ecco tua madre» e che indicandoci dica a sua Madre: «Ecco tuo figlio».

Lettura 8

II Signore non è avaro di grazie, purché ci accostiamo al suo trono di grazia con fede e fiducia e non con finto, ma con vero e sincero amore. Egli, che volle che noi fossimo coeredi del regno del Padre, non disdegnerà averci coeredi dell'amore di sua Madre. Neppure la stessa benignissima Vergine sarà aggravata dalla moltitudine dei figli, avendo un cuore grandissimo e un desiderio ardentissimo che nessuno perisca di quelli che il suo Figlio redense con tanto prezioso sangue. Andiamo dunque con fiducia al trono della grazia di Cristo, e supplici e non senza lacrime domandiamo che per ciascuno dica alla sua Madre: «Ecco tuo figlio»; e a ciascuno di noi: «Ecco tua madre».

Lettura 9

Commemorazione della Domenica

Lettura del santo Vangelo secondo Luca

Luc 17:11-19

In quell'occasione: Gesù nell'andare a Gerusalemme, passò tra la Samaria e la Galilea. Ed entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci uomini lebbrosi. Eccetera.

Omelia di sant'Agostino Vescovo

Questioni sul Vangelo Libro 2 cap. 40

Riguardo ai dieci lebbrosi, che il Signore guarì dicendo: «Andate a mostrarvi ai sacerdoti» si può domandare, perché li mandò ai sacerdoti, e volle che fossero guariti mentre vi andavano. Poiché, ad eccezione dei lebbrosi, non si trova ch'egli abbia mai inviato ai sacerdoti alcuno di quanti gli devono la guarigione corporale. Perché pure dalla lebbra aveva egli mondato colui al quale disse: «Va a mostrarti a' sacerdoti e offri per te il sacrificio prescritto da Mosè in testimonianza per essi». Bisogna dunque cercare, che cosa significhi questa lebbra: perché coloro che ne furono liberati, non si dicono guariti, ma mondati. Difatti essa altera il colore della pelle, senza togliere ordinariamente la sanità o l'integrità del sensi e delle membra.


Ad Primam: il Martirologio del 23 Agosto 2021

Decimo Kalendas Septembris, luna quintadecima.



Nel decimo giorno alle Calende di Settembre, luna quindicesima.




1) Parti proprie della Messa del Cuore Immacolato di Maria (in latino)

INTROITUS

Adeámus cum fidúcia ad thronum grátiæ, ut misericórdiam consequámur, et grátiam inveniámus in auxílio opportúno --- Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea regi. --- Glória Patri. --- Adeámus cum fidúcia ad thronum grátiæ, ut misericórdiam consequámur, et grátiam inveniámus in auxílio opportúno

COLLECTAE

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, qui in Corde beátæ Maríæ Vírginis dignum Spíritus Sancti habitáculum præparásti: concéde propítius; ut ejúsdem immaculáti Cordis festivitátem devóta mente recoléntes, secúndum cor tuum vívere valeámus. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, da nobis fídei, spei et caritátis augméntum: et, ut mereámur asséqui quod promíttis, fac nos amáre quod prǽcipis.

Auxílium tuum nobis, Dómine, quǽsumus, placátus impénde: et, intercedéntibus beátis Martýribus tuis Timótheo, Hippolýto et Symphoriáno, déxteram super nos tuæ propitiatiónis exténde. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

EPISTOLA

Léctio libri Sapiéntiæ.

Eccli 24:23-31

Ego quasi vitis fructificávi suavitátem odóris: et flores mei, fructus honóris et honestátis. Ego mater pulchræ dilectiónis, et timóris, et agnitiónis, et sanctæ spei. In me grátia omnis viæ et veritátis: in me omnis spes vitæ, et virtútis. Transíte ad me omnes qui concupíscitis me, et a generatiónibus meis implémini. Spíritus enim meus super mel dulcis, et heréditas mea super mel et favum. Memória mea in generatiónes sæculórum. Qui edunt me, adhuc esúrient: et qui bibunt me, adhuc sítient. Qui audit me, non confundétur: et qui operántur in me, non peccábunt. Qui elúcidant me, vitam ætérnam habébunt.

GRADUALE

Exsultábit cor meum in salutári tuo: cantábo Dómino, qui bona tríbuit mihi: et psallam nómini Dómini altíssimi. Mémores erunt nóminis tui in omni generatióne et generatiónem: proptérea pópuli confitebúntur tibi in ætérnum.

ALLELUIA

Allelúja, allelúja. Magníficat ánima mea Dóminum: et exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo. Alleluia.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Joánnem.

Joann 19:25-27

In illo témpore: Stabant iuxta crucem Jesu mater ejus, et soror matris ejus María Cléophæ, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit matri suæ: Múlier, ecce fílius tuus. Deinde dicit discípulo: Ecce mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.

OFFERTORIUM

Exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo; quia fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen ejus.

SECRETAE

Majestáti tuæ, Dómine, Agnum immaculátum offeréntes, quaesumus: ut corda nostra ignis ille divínus accéndat, cui Cor beátæ Maríæ Vírginis ineffabíliter inflammávit. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Propitiáre, Dómine, pópulo tuo, propitiáre munéribus: ut, hac oblatióne placátus, et indulgéntiam nobis tríbuas et postuláta concedas.

Accépta tibi sit, Dómine, sacrátæ plebis oblátio pro tuórum honóre Sanctórum: quorum se méritis de tribulatióne percepísse cognóscit auxílium. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

PRAEFATIO DE BEATA MARIA VIRGINE

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Festivitate beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Iesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem maiestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti iubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus)

COMMUNIO

Dixit Jesus matri suæ: Múlier, ecce fílius tuus: deinde dixit discípulo: Ecce mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Divínis refécti munéribus te, Dómine, supplíciter exorámus: ut beátæ Maríæ Vírginis intercessióne, cuius immaculáti Cordis solémnia venerándo égimus, a præséntibus perículis liberáti, ætérnæ vitæ gáudia consequámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Orémus. Sumptis, Dómine, cœléstibus sacraméntis: ad redemptiónis ætérnæ, quǽsumus, proficiámus augméntum.

Divíni múneris largitáte satiáti, quǽsumus, Dómine, Deus noster: ut, intercedéntibus sanctis Martýribus tuis Timótheo, Hippolýto et Symphoriáno, in ejus semper participatióne vivámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

ULTIMUM EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Lucam.

Luc 17:11-19

In illo témpore: Dum iret Jesus in Jerúsalem, transíbat per médiam Samaríam et Galilǽam. Et cum ingrederétur quoddam castéllum, occurrérunt ei decem viri leprósi, qui stetérunt a longe; et levavérunt vocem dicéntes: Jesu præcéptor, miserére nostri. Quos ut vidit, dixit: Ite, osténdite vos sacerdótibus. Et factum est, dum irent, mundáti sunt. Unus autem ex illis, ut vidit quia mundátus est, regréssus est, cum magna voce magníficans Deum, et cecidit in fáciem ante pedes ejus, grátias agens: et hic erat Samaritánus. Respóndens autem Jesus, dixit: Nonne decem mundáti sunt? et novem ubi sunt? Non est invéntus, qui redíret et daret glóriam Deo, nisi hic alienígena. Et ait illi: Surge, vade; quia fides tua te salvum fecit.


Traduzione italiana della Messa del Cuore Immacolato di Maria

INTROITO

Accostiamoci al trono delle grazia con piena e sicura fiducia, per avere misericordia e trovare grazia che ci soccorrano al tempo opportuno. --- Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema. --- Gloria --- Accostiamoci al trono della grazia con piena e sicura fiducia, per avere misericordia e trovare grazia che ci soccorrano al tempo opportuno.

COLLETTE

Preghiamo. O Dio onnipotente ed eterno, che nel cuore della beata Vergine Maria hai preparato una degna dimora allo Spirito Santo: concedi a noi di celebrare con spirito devoto la festa del suo cuore immacolato e di vivere come piace al tuo cuore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Onnipotente e sempiterno Iddio, aumenta in noi la fede, la speranza e la carità: e, affinché meritiamo di raggiungere ciò che prometti, fa che amiamo ciò che comandi.

Signore, accordaci placato il tuo aiuto: e per intercessione dei tuoi beati Martiri Timoteo, Ippolito e Sinforiano, stendi su di noi propizia la tua destra. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura del Libro della Sapienza.

Eccli 24:23-31

Come una vite, io produssi pampini di odore soave, e i miei fiori diedero frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore, del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me si trova ogni grazia di dottrina e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, voi tutti che mi desiderate, e dei miei frutti saziatevi. Poiché il mio spirito è più dolce del miele, e la mia eredità più dolce di un favo di miele. Il mio ricordo rimarrà per volger di secoli. Chi mangia di me, avrà ancor fame; chi beve di me, avrà ancor sete. Chi mi ascolta, non patirà vergogna; chi agisce con me, non peccherà; chi mi fa conoscere, avrà la vita eterna.

GRADUALE

Il mio cuore esulta nella tua salvezza. Canterò al Signore perché mi ha beneficato, inneggerò al nome del Signore, l'Altissimo. Ricorderanno il tuo nome di generazione in generazione, e i popoli ti loderanno nei secoli per sempre.

ALLELUIA

Allelúia, allelúia. L'anima mia magnifica il Signore, e si allieta il mio spirito in Dio, mio Salvatore. Alleluia.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

Giov 19:25-27

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria Maddalena. Gesù, dunque, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre». E da quell'ora il discepolo la prese con sé.

OFFERTORIO

L'anima mia esulta perché Dio è mio Salvatore, perché il Potente ha operato per me grandi cose e il Nome di Lui è Santo.

SECRETE

Offrendo alla tua maestà l'Agnello immacolato, noi ti preghiamo, o Signore: accenda i nostri cuori quel fuoco divino che ha infiammato misteriosamente il cuore della beata Vergine Maria. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Sii propizio, o Signore, al tuo popolo, sii propizio alle sue offerte, affinché, placato mediante queste oblazioni, ci conceda il tuo perdono e quanto Ti domandiamo.

Accetta, o Signore, l'offerta presentata in onore dei tuoi Santi dal popolo che ti è consacrato: esso sa che per i loro meriti ha ottenuto il soccorso nella prova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: (Sanctus).

COMUNIONE

Gesù disse a sua Madre: «Donna, ecco il Figlio tuo». Poi al discepolo disse: «Ecco la Madre tua». E da quell'ora il discepolo la prese con sé.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. Nutriti dai doni divini, ti supplichiamo, o Signore, a noi che abbiamo celebrato devotamente la festa del suo Cuore immacolato, concedi, per l'intercessione della beata vergine Maria: di essere liberati dai pericoli di questa vita e di ottenere la gioia della vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Fa, o Signore, Te ne preghiamo, che, ricevuti i celesti sacramenti, progrediamo nell’opera della nostra salvezza eterna.

Nutriti dall'abbondanza del dono divino, ti preghiamo, o Signore nostro Dio, per l'intercessione dei tuoi santi Martiri Timoteo, Ippolito e Sinforiano, di farci vivere sempre in questa comunione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

ULTIMO VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

Luc 17:11-19

In quel tempo: Recandosi Gesú a Gerusalemme, attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli corsero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono distanti e, alzando la voce, esclamarono: Gesú, Maestro, abbi pietà di noi. E come Egli li vide, disse: Andate, mostratevi ai sacerdoti. Ora avvenne che mentre andavano furono mondati. Ma uno di quelli, come vide che era guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce e cadde con la faccia a terra ai piedi di Gesú, ringraziandolo; e questi era Samaritano. Allora Gesú disse: Non sono stati guariti dieci? e gli altri nove dove sono? Non è stato trovato chi tornasse indietro e desse gloria a Dio, se non questo straniero? E gli disse: Alzati, va, poiché la tua fede ti ha salvato.


2) Parti proprie della Messa di San Gioachino (in latino)

INTROITUS

Dispérsit, dedit paupéribus: justítia ejus manet in sǽculum sǽculi: cornu ejus exaltábitur in glória. --- Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. --- Glória Patri --- Dispérsit, dedit paupéribus: justítia ejus manet in sǽculum sǽculi: cornu ejus exaltábitur in glória.

COLLECTAE

Orémus. Deus, qui præ ómnibus Sanctis tuis beátum Jóachim Genetrícis Fílii tui patrem esse voluísti: concéde, quǽsumus; ut, cujus festa venerámur, ejus quoque perpétuo patrocínia sentiámus. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, qui in Corde beátæ Maríæ Vírginis dignum Spíritus Sancti habitáculum præparásti: concéde propítius; ut ejúsdem immaculáti Cordis festivitátem devóta mente recoléntes, secúndum cor tuum vívere valeámus.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, da nobis fídei, spei et caritátis augméntum: et, ut mereámur asséqui quod promíttis, fac nos amáre quod prǽcipis. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

EPISTOLA

Léctio libri Sapiéntiæ.

Eccli 31:8-11

Beátus vir, qui invéntus est sine mácula, et qui post aurum non ábiit, nec sperávit in pecúnia et thesáuris. Quis est hic, et laudábimus eum? fecit enim mirabília in vita sua. Qui probátus est in illo, et perféctus est, erit illi glória ætérna: qui pótuit tránsgredi, et non est transgréssus: fácere mala, et non fecit: ídeo stabílita sunt bona illíus in Dómino, et eleemósynas illíus enarrábit omnis ecclésia sanctórum.

GRADUALE

Dispérsit, dedit paupéribus: justítia ejus manet in sǽculum sǽculi. Potens in terra erit semen ejus: generátio rectórum benedicétur.

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. O Jóachim, sanctæ conjux Annæ, pater almæ Vírginis, hic fámulis ferto salútis opem.  Allelúja.

EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.

Matt 1:1-16

Liber generatiónis Jesu Christi, fílii David, fílii Abralam. Abraham génuit Isaac, Isaac autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Judam et fratres ejus. Judas autem génuit Phares et Zaram de Thamar. Phares autem génuit Esron. Esron autem génuit Aram. Aram autem génuit Amínadab. Amínadab autem génuit Naásson. Naásson autem génuit Salmon. Salmon autem génuit Booz de Rahab. Booz autem génuit Obed ex Ruth. Obed autem génuit Jesse. Jesse autem génuit David regem. David autem rex génuit Salomónem ex ea, quæ fuit Uriæ. Sálomon autem génuit Róboam. Róboam autem génuit Abíam. Abías autem génuit Asa. Asa autem génuit Jósaphat. Jósaphat autem génuit Joram. Joram autem génuit Ozíam. Ozías autem génuit Jóatham. Jóatham autem génuit Achaz. Achaz autem génuit Ezechíam. Ezechias autem génuit Manássen. Manásses autem génuit Amen. Amon autem génuit Josíatn. Josías autem génuit Jechoníam et fratres ejus in transmigratióne Babylónis. Et post transmigratiónem Babylónis: Jeehonías génuit Saláthiel. Saláthiel autem génuit Zoróbabel. Zoróbabel autem génuit Abiud. Abiud autem génuit Elíacim. Elíacim autem génuit Azor. Azor autem génuit Sadoc. Sadoc autem génuit Achim. Achim autem génuit Eliud. Eliud autem génuit Eleázar. Eleázar autem génuit Mathan. Mathan autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Joseph, virum Mariæ, de qua natus est Jesus, qui vocátur Christus.

OFFERTORIUM

Orémus. Glória et honóre coronásti eum: et constituísti eum super ópera mánuum tuárum, Dómine.

SECRETAE

Súscipe, clementíssime Deus, sacrifícium in honórem sancti Patriarchæ Jóachim, patris Maríæ Vírginis, majestáti tuæ oblátum: ut, ipso cum cónjuge sua et beatíssima prole intercedénte, perféctam cónsequi mereámur remissiónem peccatórum et glóriam sempitérnam. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Majestáti tuæ, Dómine, Agnum immaculátum offeréntes, quaesumus: ut corda nostra ignis ille divínus accéndat, cui Cor beátæ Maríæ Vírginis ineffabíliter inflammávit.

Propitiáre, Dómine, pópulo tuo, propitiáre munéribus: ut, hac oblatióne placátus, et indulgéntiam nobis tríbuas et postuláta concedas. Per Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

PRAEFATIO DE SANCTISSIMA TRINITATE

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in unius singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne veræ sempiternǽque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur æquálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre quotídie, una voce dicéntes: (Sanctus).

COMMUNIO

Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensuram.

POSTCOMMUNIO

Orémus. Quǽsumus, omnípotens Deus: ut per hæc sacraménta, quæ súmpsimus, intercedéntibus méritis et précibus beáti Jóachim patris Genetrícis dilécti Fílii tui, Dómini nostri Jesu Christi, tuæ grátiæ in præsénti et ætérnæ glóriæ in futúro partícipes esse mereámur. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

Orémus. Divínis refécti munéribus te, Dómine, supplíciter exorámus: ut beátæ Maríæ Vírginis intercessióne, cuius immaculáti Cordis solémnia venerándo égimus, a præséntibus perículis liberáti, ætérnæ vitæ gáudia consequámur.

Orémus. Sumptis, Dómine, cœléstibus sacraméntis: ad redemptiónis ætérnæ, quǽsumus, proficiámus augméntum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

ULTIMUM EVANGELIUM

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Lucam.

Luc 17:11-19

In illo témpore: Dum iret Jesus in Jerúsalem, transíbat per médiam Samaríam et Galilǽam. Et cum ingrederétur quoddam castéllum, occurrérunt ei decem viri leprósi, qui stetérunt a longe; et levavérunt vocem dicéntes: Jesu præcéptor, miserére nostri. Quos ut vidit, dixit: Ite, osténdite vos sacerdótibus. Et factum est, dum irent, mundáti sunt. Unus autem ex illis, ut vidit quia mundátus est, regréssus est, cum magna voce magníficans Deum, et cecidit in fáciem ante pedes ejus, grátias agens: et hic erat Samaritánus. Respóndens autem Jesus, dixit: Nonne decem mundáti sunt? et novem ubi sunt? Non est invéntus, qui redíret et daret glóriam Deo, nisi hic alienígena. Et ait illi: Surge, vade; quia fides tua te salvum fecit.


Traduzione italiana della Messa di San Gioachino

INTROITO

A piene mani egli diede ai poveri; la sua giustizia dura in eterno e la sua forza sarà esaltata con gloria. --- Beato l'uomo che teme il Signore, e molto si compiace nei suoi comandi. --- Gloria --- A piene mani egli diede ai poveri; la sua giustizia dura in eterno e la sua forza sarà esaltata con gloria.

COLLETTE

Preghiamo. O Dio, che fra tutti i tuoi Santi, hai scelto san Gioacchino a genitore della Madre del tuo Figlio: a noi che celebriamo la sua festa concedi di godere sempre del suo patrocinio. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. O Dio onnipotente ed eterno, che nel cuore della beata Vergine Maria hai preparato una degna dimora allo Spirito Santo: concedi a noi di celebrare con spirito devoto la festa del suo cuore immacolato e di vivere come piace al tuo cuore.

Preghiamo. Onnipotente e sempiterno Iddio, aumenta in noi la fede, la speranza e la carità: e, affinché meritiamo di raggiungere ciò che prometti, fa che amiamo ciò che comandi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

EPISTOLA

Lettura delibro della Sapienza.

Eccli 31:8-11

Beato l'uomo che è trovato senza macchia, che non è andato dietro all'oro, e non ha sperato nel danaro e nei tesori. Chi è costui e gli daremo lode? Poiché' certo ha fatto meraviglie nella sua vita. Costui, che fu provato con l'oro e rimase incorrotto, sicché ridonda a sua gloria? Costui, che poteva peccare e non peccò, fare del male e non lo fece? Per questo i suoi beni sono resi stabili nel Signore, e le sue lodi celebrate in pubblica riunione.

GRADUALE

A piene mani egli diede ai poveri: la sua giustizia sta per sempre. Sarà forte sulla terra la sua prole e benedetta la generazione dei giusti.

ALLELUIA

Alleluia, alleluia. O Gioacchino, sposo di sant'Anna, padre della beata Vergine, concedi ai tuoi devoti l'aiuto per la salvezza eterna. Alleluia.

VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.

Matt 1:1-16

Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di Oavid, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco. Isacco generò Giacobbe. Giacobbe generò Giuda e i fratelli di lui. Giuda ebbe Fares e Zara da Tamar. Fares generò Esron. Esron generò Aram. Aram generò Aminadab. Aminadab generò Naasson. Naasson generò Salmon. Salmon ebbe Boaz da Raab. Boaz ebbe Obed da Rut. Obed generò Iesse. lesse generò Oavid, il re. E il re Oavid ebbe Salomone da quella che era stata di Uria. Salomone generò Robaamo. Robaamo generò Abia. Abia generò Asa. Asa generò Giosafat. Giosafat generò Ioram. Ioram generò Ozia. Ozia generò Ioatam. Ioatam generò Achaz. Achaz generò Ezechia. Ezechia generò Manasse. Manasse generò Amon. Amon generò Giosia. Giosia generò Geconia e i fratelli di lui, al tempo dell'esilio di Babilonia. E dopo l'esilio di Babilonia, Geconia generò Salatiel. Salatiel generò Zorobabel. Zorobabel generò Abiud. Abiud generò Eliacim. Eliacim generò Azor. Azor generò Sadoc. Sadoc generò Achim. Achim generò Eliud. Eliud generò Eleazar. Eleazar generò Matam. Matam generò Giacobbe. Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, detto il Cristo.

OFFERTORIO

Preghiamo. Di gloria e di onore lo coronasti; e lo costituisti sopra le opere delle tue mani, o Signore.

SECRETA

O Dio clementissimo, accetta il sacrificio offerto alla tua maestà, in onore del santo Patriarca Gioacchino, padre della Vergine Maria: e per l'intercessione sua, della sposa e della santissima figlia, concedi a noi di ottenere pienamente il perdono dei peccati e la gloria eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Offrendo alla tua maestà l'Agnello immacolato, noi ti preghiamo, o Signore: accenda i nostri cuori quel fuoco divino che ha infiammato misteriosamente il cuore della beata Vergine Maria.

Sii propizio, o Signore, al tuo popolo, sii propizio alle sue offerte, affinché, placato mediante queste oblazioni, ci conceda il tuo perdono e quanto Ti domandiamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREFAZIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigénito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Cosí che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l’unità nell’essenza e l’uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce: (Sanctus).

COMUNIONE

Fedele e saggio è il servitore che il Signore ha preposto alla sua casa: perché al tempo conveniente dia il cibo che spetta a ciascuno.

POST-COMUNIONE

Preghiamo. O Dio onnipotente, per mezzo di questi sacramenti che abbiamo ricevuto, rendici partecipi della tua grazia nella vita presente e della gloria eterna nella futura, per i meriti e le preghiere di san Gioacchino, genitore della Madre del tuo Figlio diletto, nostro Signore Gesù Cristo: Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiamo. Nutriti dai doni divini, ti supplichiamo, o Signore, a noi che abbiamo celebrato devotamente la festa del suo Cuore immacolato, concedi, per l'intercessione della beata vergine Maria: di essere liberati dai pericoli di questa vita e di ottenere la gioia della vita eterna.

Preghiamo. Fa, o Signore, Te ne preghiamo, che, ricevuti i celesti sacramenti, progrediamo nell’opera della nostra salvezza eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

ULTIMO VANGELO

Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

Luc 17:11-19

In quel tempo: Recandosi Gesú a Gerusalemme, attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli corsero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono distanti e, alzando la voce, esclamarono: Gesú, Maestro, abbi pietà di noi. E come Egli li vide, disse: Andate, mostratevi ai sacerdoti. Ora avvenne che mentre andavano furono mondati. Ma uno di quelli, come vide che era guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce e cadde con la faccia a terra ai piedi di Gesú, ringraziandolo; e questi era Samaritano. Allora Gesú disse: Non sono stati guariti dieci? e gli altri nove dove sono? Non è stato trovato chi tornasse indietro e desse gloria a Dio, se non questo straniero? E gli disse: Alzati, va, poiché la tua fede ti ha salvato.


Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

22 AGOSTO FESTA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

La devozione al Cuore Immacolato.

La divozione al Cuore Immacolato di Maria è antica come il Cristianesimo. Lo Spirito Santo l’insegnò per mezzo di san Luca, l’evangelista dell’infanzia del Salvatore: “Maria conservava nel suo Cuore e meditava tutte queste cose”. “E la Madre di Gesù conservava tutte queste cose nel suo Cuore” (Lc 2,19;51). La divozione, che porta i fedeli a rendere a Maria l’onore e l’amore che a Lei si devono, ha qui la sua origine. I più grandi Dottori della Chiesa cantarono le perfezioni del suo Cuore: sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Giovanni Crisostomo, san Leone, san Bernardo, san Bonaventura, san Bernardino da Siena, le due grandi monache sante, Gertrude e Metilde… Nel secolo XVII, san Giovanni Eudes “padre, dottore e apostolo del culto al Sacro Cuore” (Bolla di Canonizzazione) si fece dottore e apostolo del culto al Cuore purissimo di Maria e dal dominio della pietà privata, lo introdusse nella Liturgia cattolica.

Oggetto della divozione.

Di questa divozione egli ci dice: “Nel Cuore santissimo della prediletta Madre di Dio, noi intendiamo e desideriamo soprattutto venerare e onorare la facoltà e capacità naturale e soprannaturale di amare che la Madre dell’amore tutta impegnò nell’amare Dio e il prossimo. Poiché sia che il cuore rappresenti il cuore materiale che portiamo in petto, organo e simbolo dell’amore, o piuttosto la memoria, la facoltà d’intendere con cui meditiamo, la volontà, che è radice del bene e del male, la finezza dell’anima per la quale si fa la contemplazione, in breve, tutto l’interno dell’uomo (noi non escludiamo alcuno di questi sensi) intendiamo e vogliamo soprattutto venerare e onorare prima di ogni cosa e sopra ogni cosa, tutto l’amore e tutta la carità della Madre del Salvatore verso di Dio e verso di noi” (Divozione al Sacro Cuore di Maria, Caen, 1650, p. 38 e Cuore ammirabile, l. i, c. 2).

La cosa più dolce per un figlio è onorare la madre e pensare all’amore di cui è stato oggetto. San Bernardo, parlando del Cuore di Gesù, ci dice: “Il suo Cuore è con me. Il Cristo è mio capo. Come potrebbe non essere mio tutto quello che appartiene alla mia testa? Gli occhi della mia testa sono miei e allo stesso modo questo cuore spirituale è veramente mio cuore. È veramente mio e io possiedo il mio cuore con Gesù” (Vigna mistica, c. 3). Possiamo dire allo stesso modo del Cuore di Maria. Una madre è tutta di suo figlio e gli appartiene con i suoi beni, il suo amore, la sua vita stessa. Un figlio può sempre contare sul cuore della madre.

Noi tutti siamo figli della Santa Vergine, che ci accolse con Gesù nel suo seno nel giorno dell’Incarnazione. Ci generò nel dolore sul Calvario e ci ama in proporzione di quanto a Lei siamo costati. Essa ha offerto alPadre, per noi, quanto aveva di più caro, Gesù, ha detto il suo fiat per l’immolazione, lo ha dato a noi e come l’avrebbe dato senza dare se stessa?

Confidenza nel Cuore Immacolato.

Maria ridice a noi le parole di Gesù: Venite a me voi tutti e vi consolerò… Ci sorride e ci chiama come a Lourdes e nessuno, per la sua indegnità, ha motivo di starne lontano. Il Cuore di Maria fu sede della Sapienza, dimora per nove mesi del Verbo fatto carne, formò il Cuore stesso di Gesù e gli insegnò la misericordia verso gli uomini, pulsò all’unisono col Cuore di Gesù e per quel cuore fu ornato dei più preziosi doni di grazia, Cuore materno per eccellenza, resta il rifugio dei poveri peccatori. Per questo fu fatto immacolato e ne sgorgò soltanto sangue purissimo, il sangue dato a Gesù, perché lo versasse per la nostra salvezza. È il Cuore depositario e custode delle grazie meritate dal Signore con la sua vita e con la sua morte e sappiamo che Dio non distribuì mai, né distribuirà grazie ad alcuno se non per le mani e il Cuore di Colei, che è tesoriera e dispensatrice di tutti i doni. È il Cuore, infine, che ci è stato dato con quello di Gesù, “non solo per modello, ma perché sia il nostro, perché, essendo membra di Gesù e figli di Maria, dobbiamo avere con il nostro Capo e con la nostra Madre un solo cuore e dobbiamo compiere tutte le nostre azioni con il Cuore di Gesù e di Maria” (San Giovanni Eudes, Cuore ammirabile, l. xi, c. 2).

Consacrazione al Cuore Immacolato.

Se la consacrazione individuale di un’anima a Maria le assicura le grazie più grandi, quali frutti non potremo attendere dalla consacrazione del genere umano fatta dal Sommo Pontefice? La Vergine stessa si degnò farci sapere che desiderava tale consacrazione e, rispondendo al desiderio della Madonna di Fatima, S. S. Pio XII, il giorno otto dicembre 1942, pieno di confidenza nell’intercessione della Regina della pace, solennemente consacrò il genere umano al Cuore Immacolato di Maria. Le nazioni cattoliche si sono uniteal supremo Pastore.

MESSA

La festa del Cuore di Maria era stata concessa a parecchie diocesi e a quasi tutte le Congregazioni religiose, che la celebravano in date differenti. S. S. Pio XII l’estese a tutta la Chiesa e la fissò al giorno 22 Agosto.

VANGELO (Gv 19,25-27). – In quel tempo: Stavano vicino alla croce di Gesù la sua madre, la sorella della sua madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo la sua Madre e il discepolo ch’egli prediligeva, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco la tua Madre. E da quel momento il discepolo la prese con sé.

La maternità di Maria data dall’Incarnazione, ma fu proclamata in modo solenne sul Calvario da Gesù morente. Dandoci sua madre, Gesù ci diede la prova più grande del suo amore e Maria, accettando di divenirlo, ci mostrò quanto il suo cuore possedesse di tenerezza e di misericordia. Maria non si sentì mai madre come in quel momento in cui vedeva il Figlio soffrire e morire in croce, intendeva che ci confidava e ci donava a Lei, e accettò di estendere l’affetto che nutrì in vita per Gesù, non solo su san Giovanni, ma su noi tutti, sui carnefici del suo Figlio, su tutti quelli, che erano stati causa della morte di Lui.

Quando il centurione venne ad aprire il cuore di Gesù già morto, la spada predetta dal vecchio Simeone penetrò nell’anima, nel Cuore di Maria e produsse una ferita che, come quella del Salvatore, resterà sempre aperta.

Preghiera al Cuore Immacolato di Maria.

“Quali cose grandi e ricche di gloria bisogna dire e pensare del tuo amabile Cuore, o Madre degna di ogni ammirazione! Lo Spirito Santo dice che tu sei un abisso di prodigi e noi diremo, senza ingannarci, che il tuo Cuore è un mondo di meraviglie. L’umiltà del tuo Cuore ti ha innalzata al più alto trono di gloria e di grandezza, che possa essere occupato da una creatura. L’umiltà, la purezza e l’amore del tuo Cuore ti resero degna di essere Madre di Dio e di possedere per conseguenza tutte le perfezioni, tutti i privilegi, tutte le grandezze, che sono dovute a tale dignità. Per questo io ammiro, saluto e onoro il tuo Cuore verginale come un mare di grazia, un miracolo d’amore, uno specchio di carità, un abisso di umiltà, come il trono della misericordia, il regno della divina volontà, il santuario dell’amore divino, come il primo oggetto dell’amore della Santissima Trinità” (San Giovanni Eudes, Cuore ammirabile, l. ix, c. 14).

“Apri, o Madre di misericordia, apri la porta del tuo Cuore benignissimo alle preghiere che noi facciamo sospirando e gemendo. Tu non rigetti il peccatore, non lo disprezzi, anche se è al colmo della corruzione e del delitto, purché sospiri a te, purché implori con cuore contrito e penitente la tua intercessione” (San Bernardo, Preghiera alla Vergine).

“Sia sempre benedetto, o Madre, il tuo nobilissimo Cuore, onorato di tutti i doni della divina Sapienza e infiammato dagli ardori della carità. Sia benedetto il Cuore nel quale meditasti e conservasti con tanta diligenza e fedeltà i sacri misteri della Redenzione, per rivelarceli nel momento opportuno. A te la lode, a te l’amore, o Cuore amantissimo, a te l’onore, a te la gloria da parte di tutte le creature, per tutti i secoli dei secoli. Così sia” (Nicola de Saussay, Antidotario dell’anima, Parigi, 1495).


DOMENICA TREDICESIMA DOPO LA PENTECOSTE-

La serie domenicale, che cominciava una volta con la festa di san Pietro, o degli Apostoli, non superava mai questa domenica e la festa di san Lorenzo dava il nome alle domeniche seguenti, ma tale denominazione designava le domeniche dalla nona in poi negli anni in cui la Pasqua sorpassava l’equinozio di Primavera. Quando la data della Pasqua risaliva verso il suo termine più alto, si contavano da oggi le domeniche del settimo mese, cioè di settembre.

Le quattro tempora di autunno possono cadere in questa settimana, ma possono tardare anche fino alla decimottava e noi ne parleremo seguendo l’ordine del Messale, che le colloca dopo la decimasettima. [infra]

La domenica decimaterza in occidente prende ora il nome dal Vangelo dei dieci lebbrosi, che si legge nella Messa. I Greci, che la chiamano decimaterza di san Matteo, leggono invece oggi la Parabola della vigna nella quale gli operai, chiamati al lavoro ad ora diversa del giorno, ricevono tutti la stessa mercede (Mt ,20).

MESSA

Richiamo al tempo trascorso.

La Chiesa, essendo in possesso delle promesse attese per tanto tempo dal mondo, ritorna volentieri sopra l’espressione dei sentimenti, che riempivano l’anima dei giusti attraverso i secoli desolati durante i quali il genere umano non visse, ma vegetò in ombre di morte, perché teme che i suoi figli, per l’attuale ricchezza, dimentichino la condizione miserabile che la Sapienza divina loro ha risparmiato, chiamandoli a vivere dopo il compimento dei misteri della salvezza. Tale dimenticanza porterebbe naturalmente con sé l’ingratitudine che il Vangelo di oggi giustamente condanna e perciò l’Epistola e, prima ancora, l’Introito ci riportano al tempo in cui l’uomo viveva di sola speranza, pur avendo la promessa di una sublime unione che si sarebbe poi compiuta e restava, spogliato di tutto, in balia di Satana, esposto alle rappresaglie della giustizia divina, in attesa di ritrovare l’amore.

Le virtù teologali.

Vedemmo otto giorni fa quale sia il compito della fede e quale importanza abbia la carità per il cristiano, che vive sotto la legge della grazia. Gli è però necessaria anche la speranza perché, pur possedendo sostanzialmente i beni, che saranno poi la sua felicità eterna, restano tali beni sottratti alla sua visione, per la oscurità di questa terra di esilio, la vita presente resta per tutti un tempo di prova nel quale ciascuno deve meritare la sua corona (1Cor 9,25) e la lotta vi fa sentire le sue incertezze e le sue amarezze anche ai migliori. Imploriamo perciò con la Chiesa l’accrescimento delle tre virtù fondamentali della fede, della speranza e della carità, per. meritare di raggiungere in cielo il bene che ci è promesso, e chiediamo di aderire di cuore ai comandamenti di Dio, che nel cielo ci devono condurre e che il Vangelo di domenica scorsa riassumeva tutti nell’amore.

EPISTOLA (Gal 3,16-22). – Fratelli: le promesse furono fatte ad Abramo e a quello che doveva nascere da lui; non dice a quelli che nasceranno come dicesse a molti; ma, come se li compendiasse in uno, dice: e a quello che deve nascere da te e questo è Cristo. Or io così ragiono: il testamento autenticato da Dio non può essere una legge venuta quattrocentotrent’anni dopo annullato in maniera da rendere vana la promessa. Ma se l’eredità venisse per la legge, non verrebbe più per la promessa: invece è in virtù della promessa che Dio l’ha donata ad Abramo. A che dunque la legge? A motivo delle trasgressioni fu aggiunta, sino a che non fosse venuta la progenie a cui era stata fatta la promessa, e fu promulgata per ministero degli Angeli in mano d’un mediatore. Ma il mediatore non è mediatore d’uno solo, Dio invece è uno solo. È dunque la legge contro le promesse di Dio? Non può essere. Se davvero fosse stata data una legge capace di produrre la vita, allora sì che dalla legge verrebbe la giustizia; ma la Scrittura tutto chiuse sotto il peccato, affinché la promessa fosse largita ai credenti mediante la fede di Gesù Cristo.

La libertà del cristiano.

In questo lungo periodo del tempo dopo Pentecoste, consacrata a glorificare l’azione dello Spirito Santo, che santifica il mondo, la Chiesa nella Liturgia torna volentieri sugli avvenimenti memorabili, che liberarono l’uomo dal giogo della legge della paura, per sottoporlo al giogo dolce e leggero dell’amore. L’epistola ricorda oggi che l’opera divina di liberazione fu preparata lungamente.

I Giudei, per considerarsi ancora un popolo privilegiato, pretendono che la salvezza non si possa ottenere che attraverso l’osservanza della legge mosaica, che è legge di schiavitù, ma san Paolo ricorda loro che la salvezza fu promessa molto tempo prima di Mosè e fu posta in relazione non con la legge di Mosè, ma con la fede del Messia, che doveva venire a riscattare tutti gli uomini. Compiuta la promessa, la vecchia legge resta abrogata per sempre.

La promessa del Messia.

I Giudei possono meno di qualsiasi altro ignorare questa promessa e le sue particolari condizioni, perché, fatta un giorno ad Abramo, fu rinnovata ai patriarchi e confermata con divino giuramento, assicurando alla discendenza di Abramo colui che doveva essere sorgente di ogni benedizione. Il testo sacro non dice che le promesse siano dirette ad Abramo e ai suoi figli, ma al suo figlio, al suo rampollo, al solo del quale, storicamente, sarebbe stato possibile dire che è la benedizione del mondo.

Un uomo che promette può ritornare sulla sua promessa e questa non diventa definitiva che alla morte. La promessa divina è assicurata in altro modo, perché Dio non può morire, essa è garantita con la solennità, la ripetizione e il giuramento. Stabilita così fermamente la disposizione di Dio, non poteva essere annullata, né mutata dalla legge di Mosè, venuta 430 anni dopo, e perciò ci si impone necessariamente una domanda: la giustificazione e l’insieme dei legami soprannaturali, l’affigliazione divina e l’eredità celeste ci vengono dalla legge di Mosè o dalla promessa fatta ad Abramo? Non vi è posto per un dubbio: tutto ci venne non in forza della legge, bensì della promessa fatta ad Abramo.

La legge e la promessa.

Quale funzione ebbe allora la legge ? Fu istituzione divina senza scopo? No, ma la distanza tra la promessa e la legge è immensa. La promessa è frutto della bontà di Dio, la legge fu esigenza del peccato, mezzo curativo e provvisorio. Avendo il mondo dimenticato i precetti della legge di natura, cadendo in una crescente depravazione, Dio li promulgò. Volendo poi venire sulla terra, si scelse un popolo, lo separò dagli altri, lo costituì custode della promessa fino al giorno in cui si sarebbe compiuta, cioè fino al giorno in cui sarebbe apparso il rampollo, nel quale dovevano essere benedette tutte le nazioni.

Tale carattere della legge, distinta dalla promessa, è manifestato dal processo di promulgazione. La legge non è, come la promessa, una disposizione del tutto spontanea e proveniente dal cuore di Dio: è invece istituzione dovuta alle circostanze, ed è stabilita per mezzo di Angeli, perché Dio si riserba di intervenire direttamente più tardi, è affidata ad un mediatore, che è Mosè. Per la legge vi è un mediatore, perché vi sono due che trattano: le parti contraenti, ed è infatti un patto tra Dio e il suo popolo. Per questo la legge è caduca: essendo patto, è subordinata alla fedeltà delle parti e, se una non è fedele al patto, l’altra resta libera. Per quanto riguarda la promessa, Abramo ha invece davanti Dio solo, l’impegno di Dio è affatto gratuito, non vi è intermediario, non vi sono condizioni e la promessa è assoluta ed eterna.

La legge e la fede.

Vi sarà dunque opposizione tra la promessa e la legge e avrà la legge potuto smentire e annullare per molti secoli la promessa? No affatto. Senza dubbio il Signore è onnipotente e avrebbe potuto dare alla legge il potere di conferire vita e giustificazione; ma, esterna a noi da molto tempo, essa resta impotente e non fa che ricordare quel peccato che proibisce. Deve entrare nella nostra vita, essere scolpita nel cuore, per essere efficace e, senza dubbio, Dio avrebbe potuto assegnare alla legge tale privilegio, ma la Scrittura, che ci rivela il pensiero di Dio, ci insegna che vi fu una promessa e che, fino al giorno del suo compimento, volle Iddio che l’umanità giacesse prigioniera sotto il giogo del peccato, perché avesse la possibilità di conoscere, nella sua impotenza, che la giustizia è il frutto evidente non della legge, ma della promessa e si ottiene per mezzo della fede in Gesù Cristo (Dom Delatte, Epistola di San Paolo, I, 516).

VANGELO (Lc 17,11-19). – In quel tempo: Andando Gesù a Gerusalemme, passava per mezzo alla Samaria e alla Gallica. E stando per entrare in un certo villaggio, gli andarono incontro dieci lebbrosi che, fermatisi da lontano, gridarono; Gesù Maestro, abbi pietà di noi. Ed egli, vedutili, disse loro: Andate, mostratevi ai sacerdoti. E mentre andavano furono mondati. E uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro glorificando ad alta voce Dio, e gli si prostrò dinanzi a ringraziarlo; e questo era un samaritano. E Gesù prese a dire: Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri dove sono? Non s’è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio se non questo straniero? Poi gli disse: Alzati e va, la tua fede ti ha salvato.

I due popoli.

Il lebbroso Samaritano, guarito dalla sua schifosa malattia, figura del peccato, insieme ai nove lebbrosi di nazionalità giudaica, rappresenta la stirpe disprezzata dei gentili ammessa, da principio quasi furtivamente e per aggiunta, alla partecipazione delle grazie destinate alle pecorelle smarrite della casa di Israele (Mt 15,24). La diversa condotta di questi dieci uomini di fronte al miracolo che li riguarda, risponde all’atteggiamento dei due popoli, dei quali essi sono figura, verso la salvezza portata al mondo dal Figlio di Dio. Dimostrano cioè, una volta ancora, il principio stabilito dall’apostolo: “Non sono Israeliti tutti quelli che sono nati da Israele, non sono figli di Abramo tutti coloro che discendono da lui, ma in Isacco, dice la Scrittura (Gen 21,12), è stabilita la stirpe, che porterà il suo nome, ed è come dire che non sono i figli nati dalla carne i figli di Dio, ma i figli della promessa, nati dalla fede di Abramo, i quali formano davanti al Signore la sua vera discendenza” (Rm 9,6-8).

La Chiesa ama ritornare sul confronto dei due testamenti e sul contrasto evidente fra i due popoli e perciò, prima di andare oltre, occorre rispondere alla meraviglia che tale insistenza desta nelle anime poco abituate alla santa Liturgia. La forma di spiritualità, che oggi sostituisce in molti l’antica vita liturgica dei nostri padri, dispone molto mediocremente ad entrare in questo ordine di idee. Abituati a vivere soltanto di fronte a se stessi e alla verità, come essi la concepiscono, riducendo la perfezione all’oblio di ogni altra cosa, non sorprende che non possano capire questo continuo ritorno al passato, che essi credono scontato da secoli.

Però la vita interiore degna davvero di questo nome non è quello che essi pensano; nessuna scuola di spiritualità, né oggi né mai, considerò virtù la dimenticanza dei grandi eventi della storia che interessano la Chiesa e Dio stesso. Che cosa avviene, anche troppo spesso, da questo abbandono della Madre comune da parte dei suoi figli? Per giusta punizione, nell’isolamento creato dalle loro preghiere private, essi perdono di vista lo scopo principale della preghiera, che è l’unione nell’amore. In essi la meditazione si spoglia del carattere di conversazione con Dio, che tutti i maestri di vita spirituale le assegnano, diventa sterile esercizio di analisi, di ragionamento in cui l’astrazione regna sovrana.

Dopo il grande evento dell’Incarnazione del Verbo, venuto sulla terra per manifestare Dio nella successione dei tempi, per mezzo del Cristo e dei Suoi membri (2Cor 4,10-11), nulla è più importante, nulla che abbia interessato e interessi il cuore di Dio quanto la scelta dei due popoli chiamati da Lui successivamente a godere della sua amicizia. I doni e le chiamate di Dio non conoscono pentimenti e i Giudei, oggi nemici, perché respingono il Vangelo, non sono meno amati e carissimi, per merito dei loro padri (Rm 11,28-29). Verrà perciò il tempo, che il mondo aspetta, nel quale, ritirata la condanna di Israele, cancellate le sue iniquità, avranno pieno compimento (Rm 11,25-27) le promesse fatte ad Abramo, Isacco e Giacobbe e allora apparirà l’unità divina dei due testamenti: i due popoli si fonderanno in uno solo, sotto il Cristo loro capo (Ef 2,14).

Compiuta allora in modo perfetto l’alleanza di Dio, come Egli la volle nei suoi eterni disegni, avendo la terra dato il suo frutto (Sal 66,7), avendo il mondo raggiunto il suo fine, le tombe restituiranno i loro morti (Rm 11,15) e la storia terminerà quaggiù, per lasciare che l’umanità glorificata sbocci alla pienezza della vita, sotto lo sguardo eterno di Dio.

Insegnamento di questo miracolo.

Riprendiamo brevemente la spiegazione letterale del Vangelo. Il Signore preferisce istruirci con simboli, invece di manifestare la sua potenza, e perciò non restituisce prontamente la salute a quelli che la invocano, come fece in circostanze simili altra volta. “Lo voglio, sii guarito” disse un giorno ad uno di quegli sventurati che, all’inizio della sua vita pubblica, invocava il suo soccorso, e la lebbra era sparita (Mt 8,3). I lebbrosi del Vangelo di oggi sono invece liberati soltanto mentre vanno a presentarsi ai sacerdoti. Come aveva fatto con il primo, Gesù li invia ai sacerdoti, dando, dall’inizio al termine della Sua vita mortale, esempio del rispetto dovuto alla legge antica, fino a quando non sarà abrogata. La legge infatti dava ai discendenti di Aronne il potere non di guarire, ma di costatare la lebbra e di affermarne la guarigione (Lv 13), quando fosse avvenuta. È però giunto il tempo di una legge più augusta di quella del Sinai, di un sacerdozio che non giudicherà dello stato dei corpi, ma che, con sentenza di assoluzione, cancellerà la lebbra delle anime. La guarigione, che i dieci lebbrosi ottengono prima di incontrare i sacerdoti che cercano, dovrebbe bastare per rendere loro evidente che nell’Uomo-Dio è la potenza del nuovo sacerdozio annunziato dai Profeti.

PREGHIAMO

O Dio onnipotente ed eterno, aumenta in noi la fede, la speranza e la carità e fa’ che noi amiamo i tuoi comandamenti per meritare il premio che ci hai promesso.



22 AGOSTO COMMEMORAZIONE DEI SANTI TIMOTEO, IPPOLITO E SINFORIANO, MARTIRI

Tre martiri hanno l’onore di essere festeggiati oggi con la loro Regina immacolata e assunta in cielo. Timoteo, prete originario di Antiochia, martirizzato nel corso dell’ultima persecuzione, il quale, con pensiero delicato, fu sepolto presso il luogo di sepoltura di san Paolo, in ricordo del suo omonimo, discepolo dell’apostolo. Ippolito, martire romano, sepolto nell’isola sacra o isola di Porto. Sinforiano, giovane martire d’Autun. Contemplato il trionfo di Maria in cielo, ci pare di capire le parole che disse a Sinforniano la coraggiosa sua madre: « Guarda il cielo, figlio mio, e contempla colui che vi regna sovrano. Non ti è tolta la vita, solo ti è mutata in una migliore ».

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