06 maggio 2022

Domenica 8 Maggio 2022 nella liturgia



III Domenica dopo Pasqua, Domenica minore, Semidoppio, colore liturgico bianco. Commemorazioni dell'Apparizione di San Michele Arcangelo e del quinto giorno tra l'Ottava del Patrocinio di San Giuseppe.

Alla Scrittura occorrente del Mattutino incomincia il libro dell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo.

È possibile celebrare la Messa, a condizione che non sia Messa Conventuale, della solennità esterna del Patrocinio di San Giuseppe (colore liturgico bianco), essendone la Festa fissata alla III Domenica dopo Pasqua prima del 1913 (cfr. AAS del 1916 pag. 74, Dubia espressi alla Sacra Congregazione dei Riti e da essa risolti il 12 Febbraio 1916). Essendo di rito Doppio di I Classe, tutte le Messe possono essere della solennità: in questo caso la Messa della III Domenica dopo Pasqua verrà recuperata Venerdì 13 Maggio.

In tutta Italia vige la pia pratica di recitare oggi a mezzogiorno la Supplica alla Regina del SS. Rosario di Pompei. Per quanto non sia di per sé liturgica, sarebbe molto auspicabile recitarla davanti al SS. Sacramento solennemente esposto.

Ai Vespri commemorazioni di San Gregorio Nazianzeno Vescovo Confessore e Dottore della Chiesa, dell'Apparizione di San Michele, e dell'Ottava.


Qui per le peculiarità del Tempo Pasquale:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/04/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-pasquale.html


Al Breviario

Antifone e Salmi dal Salterio (3 Notturni a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dal Proprio del Tempo. Commemorazioni dal Proprio dei Santi all'8 Maggio a Lodi, all'8 e al 9 Maggio ai Vespri; commemorazione dell'Ottava come alla Festa.

Le Antifone si raddoppiano, la Commemorazione della Croce e le Preci si omettono.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Festa del Patrocinio di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria, Confessore, Doppio di II Classe, colore liturgico bianco. Commemorazione della III Domenica dopo Pasqua.

Ai Vespri commemorazioni di San Gregorio Nazianzeno Vescovo Confessore e Dottore della Chiesa, e della Domenica.

Nota: la Festa dell'Apparizione di San Michele Arcangelo, avendo rito Doppio Maggiore, non si commemora ma viene traslata al 13 Maggio.


Tutto dal Proprio dei Santi (la Festa si trova dopo i Santi di Aprile) con i Salmi indicati a Mattutino e Vespri, e quelli domenicali a Lodi (a Prima come nelle Feste). Commemorazione della Domenica dal Proprio del Tempo; ai Vespri commemorazione dal Proprio dei Santi al 9 Maggio.

Le Antifone si raddoppiano, la Commemorazione della Croce e le Preci si omettono.


Liturgia del giorno nel Rito Ambrosiano a cura di Stefano Terenghi

Domenica III dopo Pasqua, colore liturgico verde.

[Nelle Lodi e nelle Messe private commemorazione di San Vittore Martire (riposa nella basilica di San Vittore al corpo)]

Pro populo: Patrocinio di San Giuseppe.

Nelle Sante Messe conventuali (c.l. Bianco), commemorazione di San Giuseppe Sposo delle B.V.M. (tutto tratto dalla Messa del 19 marzo).

Vespri della domenica (c.l. Verde)


Al Messale

1) Per chi celebra la Messa della Domenica:

Messa della III Domenica dopo Pasqua:

  • Vidi Aquam
    • Gloria in excelsis

    • Si dicono tre Orazioni
      • La prima della Messa
      • La seconda della commemorazione dell'Apparizione di San Michele (all'8 Maggio)
      • La terza della commemorazione dell'Ottava del Patrocinio di San Giuseppe (come al giorno della Festa)
    • Prefazio Pasquale (In hoc potissimum die)

      • Ite Missa est
      • Come Ultimo Vangelo si dice quello della Messa dell'Apparizione di San Michele

        2) Per chi celebra la Solennità del Patrocinio di San Giuseppe (Messa come il giorno della Festa):

        • Vidi Aquam (se è la Messa principale o l'unica)
        • Gloria in excelsis
        • Si dicono due Orazioni:
          • La prima della Messa
          • La seconda della commemorazione della III Domenica dopo Pasqua
        • Credo
        • Prefazio di San Giuseppe (Et te in Festivitate)
        • Ite Missa est
        • Come Ultimo Vangelo si dice quello della Messa della Domenica


        Pratiche

        Questa Supplica è stata composta, col nome di Atto d’amore alla Vergine, nel 1883 da Bartolo Longo, fondatore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, il quale sollecitava i fedeli a recitare un Ave Maria alla fine delle preghiere da lui composte e ad aggiungere una preghiera di suffragio per la sua anima benedetta.

        Approvata dalla Sacra Congregazione dei Riti, la Supplica fu arricchita da Leone XIII con l’indulgenza di sette anni e sette quarantene, a chi, con il cuore almeno pentito e devoto, la recita l’8 maggio e la prima Domenica di ottobre (Rescritto dell’8 giugno 1887), indulgenza confermata in perpetuo da San Pio X e resa applicabile alle anime del Purgatorio (Rescritto del 28 novembre 1903). Pio XI, con Breve Apostolico del 20 luglio 1925, ha confermato la detta indulgenza e ha concesso in più l’indulgenza plenaria a coloro che reciteranno la Supplica, confessati e comunicati, alle solite condizioni. Infine essa è stata inserita nel Preces et Pia opera indulgentiis ditata dello stesso Pio XI, testo ufficiale del 1938 che contiene tutte le indulgenze confermate dalla Santa Sede, e riedito da Pio XII nel 1952 col nome di Enchiridion Indulgentiarum.

        Ovviamente il testo è stato adulterato dai vaticansecondisti, come tutto ciò che vi è di buono, di santo e di cattolico nella Chiesa (è chiaro, non si sono fatti scrupolo né pudore di snaturare le Sacre Scritture e tutti gli atti del Culto divino in primis la Santa Messa, e si sarebbero dovuti fermare davanti a una pubblica prece?), ma qui viene fornito il testo tradizionale, reperibile nei già menzionati documenti.



        SUPPLICA ALLA REGINA DEL SANTISSIMO ROSARIO DI POMPEI

        DA RECITARSI NELL’ORA DI MEZZODÌ AGLI 8 DI MAGGIO E NELLA PRIMA DOMENICA DI OTTOBRE


        I. – O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl’idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.

        Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.

        Salve Regina.

        II. – È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l’ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

        Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.

        Salve Regina.

        III. – Che vi costa, o Maria, l’esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all’inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.

        Voi siete l’Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai  dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.

        Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c’ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.

        Salve Regina.

        Chiediamo la benedizione a Maria.

        Un’ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l’amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.

        Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del vostro Santuario.

        Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.

        O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d’inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia; a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.

        Salve Regina.


        Letture del Mattutino

        AD I NOCTURNUM

        Lectio 1

        Incipit liber Apocalýpsis beáti Joánnis Apóstoli

        Apo 1:1-6

        Apocalýpsis Jesu Christi, quam dedit illi Deus palam fácere servis suis, quæ opórtet fíeri cito: et significávit, mittens per ángelum suum servo suo Joánni, qui testimónium perhíbuit verbo Dei, et testimónium Jesu Christi, quæcúmque vidit. Beátus qui legit, et audit verba prophetíæ hujus, et servat ea, quæ in ea scripta sunt: tempus enim prope est. Joánnes septem ecclésiis, quæ sunt in Asia. Grátia vobis, et pax ab eo, qui est, et qui erat, et qui ventúrus est: et a septem spirítibus qui in conspéctu throni ejus sunt: et a Jesu Christo, qui est testis fidélis, primogénitus mortuórum, et princeps regum terræ, qui diléxit nos, et lavit nos a peccátis nostris in sánguine suo, et fecit nos regnum, et sacerdótes Deo et Patri suo: ipsi glória et impérium in sǽcula sæculórum. Amen.

        Lectio 2, Apo 1:7-11

        Ecce venit cum núbibus, et vidébit eum omnis óculus, et qui eum pupugérunt. Et plangent se super eum omnes tribus terræ. Etiam: amen. Ego sum alpha et ómega, princípium et finis, dicit Dóminus Deus: qui est, et qui erat, et qui ventúrus est, omnípotens. Ego Joánnes frater vester, et párticeps in tribulatióne, et regno, et patiéntia in Christo Jesu: fui in ínsula, quæ appellátur Patmos, propter verbum Dei, et testimónium Jesu: fui in spíritu in domínica die, et audívi post me vocem magnam tamquam tubæ, dicéntis: Quod vides, scribe in libro: et mitte septem ecclésiis, quæ sunt in Asia, Epheso, et Smyrnæ, et Pérgamo, et Thyatíræ, et Sardis, et Philadelphíæ, et Laodicíæ.

        Lectio 3, Apo 1:12-19

        Et convérsus sum ut vidérem vocem, quæ loquebátur mecum: et convérsus vidi septem candelábra áurea: et in médio septem candelabrórum aureórum, símilem Fílio hóminis vestítum podére, et præcínctum ad mamíllas zona áurea: caput autem ejus, et capílli erant cándidi tamquam lana alba, et tamquam nix, et óculi ejus tamquam flamma ignis: et pedes ejus símiles aurichálco, sicut in camíno ardénti, et vox illíus tamquam vox aquárum multárum: et habébat in déxtera sua stellas septem: et de ore ejus gládius utráque parte acútus exíbat: et fácies ejus sicut sol lucet in virtúte sua. Et cum vidíssem eum, cécidi ad pedes ejus tamquam mórtuus. Et pósuit déxteram suam super me, dicens: Noli timére: ego sum primus, et novíssimus, et vivus, et fui mórtuus, et ecce sum vivens in sǽcula sæculórum: et hábeo claves mortis, et inférni. Scribe ergo quæ vidísti, et quæ sunt, et quæ opórtet fíeri post hæc.

        AD II NOCTURNUM

        Lectio 4

        Sermo sancti Augustíni Epíscopi

        Sermo 147 de Tempore

        Diébus his sanctis resurrectióni Dómini dedicátis, quantum donánte ipso póssumus, de carnis resurrectióne tractémus. Hæc enim est fides nostra: hoc donum in Dómini nostri Jesu Christi nobis carne promíssum est, et in ipso præcéssit exémplum. Vóluit enim nobis, quod promísit in fine, non solum prænuntiáre, sed étiam demonstráre. Illi quidem qui tunc fuérunt, cum illum vidérent, et cum expavéscerent, et spíritum se vidére créderent, soliditátem córporis tenuérunt. Locútus est enim non solum verbis ad aures eórum, sed étiam spécie ad óculos eórum: parúmque erat se præbére cernéndum, nisi étiam offérret pertractándum atque palpándum.

        Lectio 5

        Ait enim: Quid turbáti estis, et cogitatiónes ascéndunt in cor vestrum? Putavérunt enim se spíritum vidére. Quid turbáti estis, inquit, et cogitatiónes ascéndunt in cor vestrum? Vidéte manus meas, et pedes meos: palpáte, et vidéte: quia spíritus ossa et carnem non habet, sicut me vidétis habére. Contra istam evidéntiam disputábant hómines. Quid enim áliud fácerent hómines, qui ea, quæ sunt hóminum, sápiunt, quam sic disputáre de Deo contra Deum? Ille enim Deus est, isti hómines sunt. Sed Deus novit cogitatiónes hóminum, quóniam vanæ sunt.

        Lectio 6

        In hómine carnáli tota régula intelligéndi est consuetúdo cernéndi. Quod solent vidére, credunt: quod non solent, non credunt. Præter consuetúdinem facit Deus mirácula, quia Deus est. Majóra quidem mirácula sunt, tot quotídie hómines nasci, qui non erant, quam paucos resurrexísse, qui erant: et tamen ista mirácula non consideratióne comprehénsa sunt, sed assiduitáte viluérunt. Resurréxit Christus: absolúta est res. Corpus erat, caro erat: pepéndit in cruce, emísit ánimam, pósita est caro in sepúlcro. Exhíbuit illam vivam, qui vivébat in illa. Quare mirámur? quare non crédimus? Deus est, qui fecit.

        AD III NOCTURNUM

        Lectio 7

        Léctio sancti Evangélii secúndum Joánnem

        Joann 16:16-22

        In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Módicum, et jam non vidébitis me; et íterum módicum, et vidébitis me: quia vado ad Patrem. Et réliqua.

        Homilía sancti Augustíni Epíscopi

        Tractatus 101 in Joannem, sub finem

        Módicum est hoc totum spátium, quo præsens pérvolat sǽculum. Unde dicit idem ipse Evangelísta in Epístola sua: Novíssima hora est. Ideo namque áddidit: Quia vado ad Patrem: quod ad priórem senténtiam referéndum est, ubi ait: Módicum et jam non vidébitis me: non ad posteriórem, ubi ait: Et íterum módicum, et vidébitis me. Eúndo quippe ad Patrem, factúrus erat ut eum non vidérent. Ac per hoc non ídeo dictum est, quia fúerat moritúrus, et donec resúrgeret, ab eórum aspéctibus recessúrus: sed quod esset itúrus ad Patrem, quod fecit posteáquam resurréxit, et cum eis per quadragínta dies conversátus, ascéndit in cælum.

        Lectio 8

        Illis ergo ait: Módicum, et jam non vidébitis me; qui eum corporáliter tunc vidébant: quia itúrus erat ad Patrem, et eum deínceps mortálem visúri non erant, qualem, cum ista loquerétur, vidébant. Quod vero áddidit: Et íterum módicum, et vidébitis me: univérsæ promísit Ecclésiæ, sicut univérsæ promísit: Ecce ego vobíscum sum usque ad consummatiónem sǽculi. Non tardat Dóminus promíssum. Módicum et vidébimus eum: ubi jam nihil rogémus, nihil interrogémus, quia nihil desiderándum remanébit, nihil quæréndum latébit.

        Lectio 9

        Hoc módicum longum nobis vidétur, quóniam adhuc ágitur; cum finítum fúerit, tunc sentiémus quam módicum fúerit. Non ergo sit gáudium nostrum quale habet mundus, de quo dictum est: Mundus autem gaudébit. Nec tamen in hujus desidérii parturitióne sine gáudio tristes simus: sed, sicut ait Apóstolus: Spe gaudéntes: In tribulatióne patiéntes: quia et ipsa partúriens, cui comparáti sumus, plus gaudet de mox futúra prole, quam tristis est de præsénti dolóre. Sed hujus sermónis iste sit finis: habent enim quæstiónem molestíssimam, quæ sequúntur: nec brevitáte coarctánda sunt, ut possint commódius, si Dóminus volúerit, explicári.



        Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

        I NOTTURNO

        Lettura 1

        Incomincia il libro dell'Apocalisse dell'Apostolo san Giovanni

        Apo 1:1-6

        Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli manifestò per far conoscere ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve: e le fece conoscere mandando il suo Angelo al suo servo Giovanni, che ha attestato la parola di Dio e ha reso testimonianza di Gesù Cristo in tutto ciò che ha visto. Beato chi legge e ascolta le parole di questa profezia, e mette in pratica le cose che in essa sono scritte: perché il tempo è vicino. Giovanni alle sette chiese che sono nell'Asia. Grazia a voi, e pace da colui che è, e che era, e ch'è per venire: e dai sette spiriti, che stanno davanti al suo trono: e da Gesù Cristo ch'è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra: il quale ci ha amati e ci ha lavati dai nostri peccati col proprio sangue, e ci ha fatti regno e sacerdoti di Dio suo Padre: a lui gloria e impero per i secoli dei secoli. Così sia.

        Lettura 2, Apo 1:7-11

        Ecco ch'egli viene sulle nubi, e lo vedrà ogni occhio, ed anche coloro che lo trafissero. E si batteranno il petto per lui tutte le tribù della terra. Sì: Così è. Io sono l'alfa e l'omega: il principio e la fine, dice il Signore Iddio: che è, e che era, e ch'è per venire, l'Onnipotente. Io Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella pazienza in Gesù Cristo, mi trovavo nell'isola di Patmos per aver predicato la parola di Dio e testimoniato di Gesù. Fui (rapito) in ispirito in giorno di Domenica, e udii dietro a me una gran voce come di tromba, che diceva: Quello che vedi scrivilo in un libro; e mandalo alle sette chiese che sono nell'Asia, a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea.

        Lettura 3, Apo 1:12-19

        Allora mi voltai per vedere la voce che mi parlava: e, voltatomi, vidi sette candelieri d'oro: e in mezzo ai sette candelieri d'oro (qualcuno) simile al figlio dell'uomo, vestito di lunga tunica e cinto il petto con fascia d'oro: e il suo capo e i capelli eran bianchi come candida lana e come la neve, e i suoi occhi come fiamma di fuoco, e i suoi piedi simili al rame arroventato nella fornace, e la sua voce come la voce di molte acque: e aveva nella sua destra sette stelle: e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli: e la sua faccia era luminosa come il sole nel suo maggior splendore. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ed egli pose la sua destra su di me, dicendo: Non temere: io sono il primo e l'ultimo, e vivo, ma fui morto, ed ecco sono vivente per i secoli dei secoli, ed ho le chiavi della morte e dell'inferno. Scrivi dunque le cose che hai veduto, e quelle che (già) sono, e quelle che devono accadere dopo di queste.

        II NOTTURNO

        Lettura 4

        Sermone di sant'Agostino Vescovo

        Sermone 147 del Tempo

        In questi santi giorni consacrati alla risurrezione del Signore, trattiamo, per quanto lo possiamo coll'aiuto della sua grazia, della risurrezione della carne. Ecco infatti la nostra credenza: la risurrezione è un benefizio di cui vediamo la promessa e l'esempio nella carne del Signor nostro Gesù Cristo. Poiché egli volle non solo preannunziare, ma anche dimostrare, nella sua persona, il compimento di ciò che ci ha promesso per la fine dei secoli. Quelli che allora erano con lui, l'hanno contemplato, e siccome erano presi da stupore e credevano di vedere uno spirito, si assicurarono, toccandolo, ch'era vero corpo materiale. Egli parlò non soltanto alle loro orecchie, intrattenendosi con loro, ma mostrandosi ancora ai loro occhi: e sarebbe stato poco per lui farsi vedere, se non avesse anche permesso che lo si toccasse e palpasse.

        Lettura 5

        Egli disse loro: «Perché vi turbate, e perché sorgono nel vostro cuore dei dubbi?» Luc. 24,38. Essi si pensavano di vedere uno spirito. «Perché vi turbate, disse, e perché sorgono nel vostro cuore dei dubbi? Guardate le mie mani ed i miei piedi: palpate ed osservate: perché uno spirito non ha la carne ed ossa, come vedete che ho io» Luc. 24,39. Essendo uomini, essi ragionavano contro una tale evidenza. Che farebbero d'altra parte uomini che hanno pensieri e gusti umani, se non disputassero in tal modo di Dio contro Dio? Perché Gesù è Dio, ed essi sono uomini. «Ma Dio conosce i pensieri degli uomini, e quanto sono vani» Ps. 93,12.

        Lettura 6

        Per l'uomo carnale unica regola d'intendere è la testimonianza dei suoi occhi. Egli crede ciò ch'è solito vedere: e non crede a ciò che non vede. Dio fa dei miracoli al di fuori del corso ordinario delle cose, perché è Dio. E maggior miracolo però far nascere ogni giorno sì gran numero di uomini che non esistevano, che il risuscitarne alcuni che già esistevano: e tuttavia questi fatti meravigliosi non sono oggetto della nostra attenzione, e l'abitudine di vederli li ha deprezzati. Cristo è risuscitato: è un fatto incontestabile. Egli aveva un corpo, era carne: fu appeso alla croce, rese lo spirito, il suo corpo fu posto nel sepolcro. Colui che viveva in questa carne l'ha mostrata piena di vita. Perché ne siamo stupiti? perché non crediamo? Colui che ha fatto questo (prodigio) è un Dio.

        III NOTTURNO

        Lettura 7

        Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni

        Giov 16:16-22

        In quell' occasione: Gesù disse ai suoi discepoli: Fra un poco non mi vedrete più: e fra un altro poco mi vedrete: perché me ne vo al Padre. Eccetera.

        Omelia di sant'Agostino Vescovo

        Trattato 101 su Giovanni, verso la fine

        Questo «fra un poco» è tutto lo spazio che rapido percorre il secolo presente. Onde lo stesso Evangelista dice nella sua Lettera: «È l'ultima ora». Il Signore) aggiunge: «Perché me ne vo al Padre» (Joann. 2,18: il che è da riferire alla prima proposizione che dice: «Fra un poco non mi vedrete più»: e non alla seconda dove dice: «E fra un altro poco, mi vedrete». Andando al Padre egli doveva infatti sottrarsi ai loro sguardi. E perciò queste parole non significano che egli dovesse morire, e che fino alla sua risurrezione sarebbe rimasto nascosto ai loro occhi: ma che doveva andare al Padre, ciò che fece allorquando, dopo essere risuscitato e aver conversato con loro per quaranta giorni, ascese al cielo.

        Lettura 8

        Dicendo: «Fra un poco, e non mi vedrete più» Joann. 10,16; s'indirizza a coloro che lo vedevano allora corporalmente: (e parla così) perché doveva andare al Padre, e dopo la sua ascensione non l'avrebbero visto più come uomo mortale quale lo vedevano allorquando diceva queste cose. Ma quello che aggiunse: «E fra un altro poco mi vedrete» (Ibi), lo promise a tutta la Chiesa, come a tutta la Chiesa) ha pure promesso: «Ecco che io sono con voi sino alla consumazione dei secoli» (Matth. 28,20. Il Signore non ritarda il compimento della sua promessa. Fra un poco, lo vedremo, ma in uno stato che non avremo più nulla a domandargli, non avremo più a interrogarlo su nulla, perché nulla ci resterà a desiderare, nulla di occulto da apprendere.

        Lettura 9

        Questo poco tempo ci sembra lungo, perché dura ancora; quando sarà finito, comprenderemo quanto era corto. La nostra gioia dunque non sia come quella del mondo, di cui è detto: «Il mondo invece godrà» Joann. 16,20. Tuttavia durante il parto del desiderio dell'eternità la nostra tristezza non sia senza gioia: ma mostriamoci, come dice l'Apostolo: «Allegri per la speranza: Pazienti nella tribolazione» Rom. 12,12: dacché la donna stessa che diventa madre, e alla quale siamo stati paragonati, prova più gioia nel mettere al mondo un fanciullo, che non soffra tristezza del dolore presente. E sia questo il fine del presente discorso: perché le parole che seguono contengono una questione assai spinosa: né dobbiamo circoscriverla nel piccolo spazio di tempo (che ci resta), affin di poterla spiegare più comodamente, se piacerà al Signore.


        Ad Primam: il Martirologio del 9 Maggio 2022

        Septimo Idus Maji, luna octava.



        Nel settimo giorno alle Idi di Maggio, luna ottava.




        1) Parti proprie della Messa della III Domenica dopo Pasqua

        INTROITUS

        Jubiláte Deo, omnis terra, allelúja: psalmum dícite nómini ejus, allelúja: date glóriam laudi ejus, allelúja, allelúja, allelúja. --- Dícite Deo, quam terribília sunt ópera tua, Dómine! in multitúdine virtútis tuæ mentiéntur tibi inimíci tui. --- Gloria Patri --- Jubiláte Deo, omnis terra, allelúja: psalmum dícite nómini ejus, allelúja: date glóriam laudi ejus, allelúja, allelúja, allelúja.

        COLLECTAE

        Orémus. Deus, qui errántibus, ut in viam possint redíre justítiæ, veritátis tuæ lumen osténdis: da cunctis, qui christiána professióne censéntur, et illa respúere, quæ huic inimíca sunt nómini; et ea, quæ sunt apta, sectári. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        Orémus. Deus, qui, miro ordine, Angelórum ministéria hominúmque dispénsas: concéde propítius; ut, a quibus tibi ministrántibus in cœlo semper assístitur, ab his in terra vita nostra muniátur.

        Deus, qui ineffábili providéntia beátum Joseph sanctíssimæ Genetrícis tuæ sponsum elígere dignátus es: præsta, quǽsumus; ut, quem protectórem venerámur in terris, intercessórem habére mereámur in cœlis: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        EPISTOLA

        Léctio Epístolæ beáti Petri Apóstoli.

        1 Pet 2:11-19

        Caríssimi: Obsecro vos tamquam ádvenas et peregrínos abstinére vos a carnálibus desidériis, quæ mílitant advérsus ánimam, conversatiónem vestram inter gentes habéntes bonam: ut in eo, quod detréctant de vobis tamquam de malefactóribus, ex bonis opéribus vos considerántes, gloríficent Deum in die visitatiónis. Subjécti ígitur estóte omni humánæ creatúræ propter Deum: sive regi, quasi præcellénti: sive dúcibus, tamquam ab eo missis ad vindíctam malefactórum, laudem vero bonórum: quia sic est volúntas Dei, ut benefaciéntes obmutéscere faciátis imprudéntium hóminum ignorántiam: quasi líberi, et non quasi velámen habéntes malítiæ libertátem, sed sicut servi Dei. Omnes honoráte: fraternitátem dilígite: Deum timéte: regem honorificáte Servi, súbditi estóte in omni timóre dóminis, non tantum bonis et modéstis, sed étiam dýscolis. Hæc est enim grátia: in Christo Jesu, Dómino nostro.

        ALLELUJA

        Redemptiónem misit Dóminus pópulo suo. Oportebat pati Christum, et resúrgere a mórtuis: et ita intráre in glóriam suam. Allelúja.

        EVANGELIUM

        Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

        Joann 16:16-22

        In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Módicum, et jam non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me: quia vado ad Patrem. Dixérunt ergo ex discípulis ejus ad ínvicem: Quid est hoc, quod dicit nobis: Módicum, et non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me, et quia vado ad Patrem? Dicébant ergo: Quid est hoc, quod dicit: Módicum? nescímus, quid lóquitur. Cognóvit autem Jesus, quia volébant eum interrogáre, et dixit eis: De hoc quǽritis inter vos, quia dixi: Módicum, et non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me. Amen, amen, dico vobis: quia plorábitis et flébitis vos, mundus autem gaudébit: vos autem contristabímini, sed tristítia vestra vertétur in gáudium. Múlier cum parit, tristítiam habet, quia venit hora ejus: cum autem pepérerit púerum, jam non méminit pressúræ propter gáudium, quia natus est homo in mundum. Et vos igitur nunc quidem tristítiam habétis, íterum autem vidébo vos, et gaudébit cor vestrum: et gáudium vestrum nemo tollet a vobis.

        OFFERTORIUM

        Orémus. Lauda, ánima mea, Dóminum: laudábo Dóminum in vita mea: psallam Deo meo, quámdiu ero, allelúja.

        SECRETAE

        His nobis, Dómine, mystériis conferátur, quo, terréna desidéria mitigántes, discámus amáre cœléstia. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        Hóstias tibi. Dómine, laudis offérimus, supplíciter deprecántes: ut eásdem, angélico pro nobis interveniénte suffrágio, et placátus accípias, et ad salútem nostram proveníre concédas.

        Sanctíssimæ Genetrícis tuæ sponsi patrocínio suffúlti, rogámus, Dómine, cleméntiam tuam: ut corda nostra fácias terréna cuncta despícere, ac te verum Deum perfécta caritáte dilígere: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        PRAEFATIO PASCHALIS

        Vere dignum et justum est, æquum et salutáre: Te quidem, Dómine, omni témpore, sed in hoc potíssimum die gloriósius prædicáre, cum Pascha nostrum immolátus est Christus. Ipse enim verus est Agnus, qui ábstulit peccáta mundi. Qui mortem nostram moriéndo destrúxit et vitam resurgéndo reparávit. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia cœléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: (Sanctus).

        COMMUNIO

        Módicum, et non vidébitis me, allelúja: íterum módicum, et vidébitis me, quia vado ad Patrem, allelúja, allelúja.

        POSTCOMMUNIO

        Orémus. Sacraménta quæ súmpsimus, quǽsumus, Dómine: et spirituálibus nos instáurent aliméntis, et corporálibus tueántur auxíliis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        Orémus. Beáti Archángeli tui Michaélis intercessióne suffúlti: súpplices te, Dómine, deprecámur; ut, quod ore proséquimur, contingámus ei mente.

        Divíni múneris fonte refécti, quǽsumus, Dómine, Deus noster: ut, sicut nos facis beáti Joseph protectióne gaudére; ita, ejus méritis et intercessióne, cœléstis glóriæ fácias esse partícipes. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        ULTIMUM EVANGELIUM

        Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.

        Matt 18:1-10

        In illo témpore: Accessérunt discípuli ad Jesum, dicéntes: Quis, putas, major est in regno cœlórum? Et ádvocans Jesus párvulum, státuit eum in médio eórum et dixit: Amen, dico vobis, nisi convérsi fuéritis et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum cœlórum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut párvulus iste, hic est major in regno cœlórum. Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo, me súscipit. Qui autem scandalizáverit unum de pusíllis istis, qui in me credunt, expédit ei, ut suspendátur mola asinária in collo ejus, et demergátur in profúndum maris. Væ mundo a scándalis! Necésse est enim, ut véniant scándala: verúmtamen væ hómini illi, per quem scándalum venit! Si autem manus tua vel pes tuus scandalízat te, abscíde eum et projíce abs te: bonum tibi est ad vitam ingrédi débilem vel claudum, quam duas manus vel duos pedes habéntem niitti in ignem ætérnum. Et si óculus tuus scandalízat te, érue eum et projice abs te: bonum tibi est cum uno óculo in vitam intráre, quam duos óculos habéntem mitti in gehénnam ignis. Vidéte, ne contemnátis unum ex his pusíllis: dico enim vobis, quia Angeli eórum in cœlis semper vident fáciem Patris mei, qui in cœlis est.


        Traduzione italiana

        INTROITO

        Giúbila in Dio, o terra tutta, allelúia: innalza inni al suo Nome, allelúia: dà a Lui gloria con le tue lodi, allelúia, allelúia, allelúia. --- Dite a Dio: quanto sono terribili le tue òpere, o Signore. Con la tua immensa potenza rendi a Te ossequenti i tuoi stessi nemici. --- Gloria. --- Giúbila in Dio, o terra tutta, allelúia: innalza inni al suo Nome, allelúia: dà a Lui gloria con le tue lodi, allelúia, allelúia, allelúia.

        COLLETTE

        Preghiamo. O Dio, che agli erranti mostri la luce della tua verità, affinché possano tornare sulla via della giustizia, concedi a quanti si professano cristiani, di ripudiare ciò che è contrario a questo nome, ed abbracciare quanto gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        Preghiamo. O Dio, che con ordine meraviglioso distribuisci gli uffici degli Angeli e degli uomini, concédici, propizio, che da coloro che in cielo continuamente servono alla tua presenza, sia difesa in terra la nostra vita.

        O Dio, che con ineffabile provvidenza ti sei degnato di eleggere il beato Giuseppe a sposo della tua Madre santissima; concedici, te ne preghiamo, che come lo veneriamo protettore in terra, così meritiamo di averlo intercessore in cielo: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        EPISTOLA

        Lettura della Lettera del Beato Pietro Apostolo

        1 Pet 2:11-19

        Caríssimi: Vi scongiuro che, come forestieri e pellegrini vi asteniate dai desiderii carnali, che mílitano contro l’ànima, vivendo bene tra i gentili, affinché, pure sparlando di voi quasi siate malfattori, considerando le vostre òpere buone, glorífichino Iddio nel giorno della sua venuta. Siate dunque soggetti ad ogni autorità umana per riguardo a Dio: sia al re come sovrano, sia ai prefetti come mandati da lui per far vendetta dei malfattori, e per onorare i buoni. Perché tale è la volontà di Dio, che facendo il bene chiudiate la bocca all’ignoranza degli uomini stolti. Comportatevi da uomini liberi, senza però che la libertà vi serva di pretesto alla malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti, amate i fratelli, temete Dio, rendete onore al re. Servi, siate soggetti con ogni timore ai padroni, non solo ai buoni e clementi, ma anche ai duri. Questa infatti è una grazia: in Gesú Cristo nostro Signore.

        ALLELUIA

        Il Signore mandò la redenzione al suo pòpolo. Allelúia. Bisognava che Cristo soffrisse e risorgesse dalla morte, ed entrasse cosí nella sua gloria. Allelúia.

        VANGELO

        Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

        Giov 16:16-22

        In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Ancora un poco e non mi vedrete piú: e di nuovo un altro poco e mi rivedrete, perché io vado al Padre. Dissero perciò tra loro alcuni dei suoi discepoli: Che significa ciò che dice: Ancora un poco e non mi vedrete piú: e di nuovo un altro poco e mi rivedrete, perché io vado al Padre? Cos’è questo poco di cui parla? Non comprendiamo quel che dice. E conobbe Gesú che volevano interrogarlo, e disse loro: Vi chiedete tra voi perché abbia detto: Ancora un poco e non mi vedrete piú: e di nuovo un altro poco e mi rivedrete. In verità, in verità vi dico che voi piangerete e gemerete, laddove il mondo godrà, sarete oppressi dalla tristezza, ma questa si muterà in gioia. La donna, allorché partorisce, è triste perché è giunto il suo tempo: quando poi ha dato alla luce il bambino non si ricorda piú dell’affanno, a motivo della gioia perché è nato al mondo un uomo. Anche voi siete adesso nella tristezza, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore gioirà, e nessuno vi toglierà il vostro gàudio.

        OFFERTORIO

        Preghiamo. Loda, ànima mia, il Signore: loderò il Signore per tutta la vita, inneggerò al mio Dio finché vivrò, allelúia.

        SECRETE

        In virtú di questi misteri, concédici, o Signore, la grazia con la quale, mitigando i desiderii terreni, impariamo ad amare i beni celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        Ostie di lode Ti offriamo, o Signore, pregandoTi supplichevoli: affinché, per intercessione degli Angeli, le accetti propizio e le renda proficue alla nostra salvezza.

        Confortati dal patrocinio dello Sposo della tua santissima Madre, noi imploriamo la tua clemenza, o Signore, affinché i nostri cuori, per tua grazia, disprezzino le cose terrene, e te, vero Dio, amino con perfetto amore: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        PREFAZIO PASQUALE

        È veramente degno e giusto, conveniente e salutare: Che Te, o Signore, esaltiamo in ogni tempo, ma ancor piú gloriosamente in questo tempo in cui, nostro Agnello pasquale, si è immolato il Cristo. Egli infatti è il vero Agnello, che tolse i peccati del mondo. Che morendo distrusse la nostra morte, e risorgendo ristabilí la vita. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine: (Sanctus).

        COMUNIONE

        Ancora un poco e non mi vedrete piú, allelúia: ancora un poco e mi vedrete, perché vado al Padre, allelúia, allelúia.

        POST-COMUNIONE

        Preghiamo. Fai, Te ne preghiamo, o Signore, che i sacramenti che abbiamo ricevuto ci ristòrino di spirituale alimento e ci siano di tutela per il corpo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        Preghiamo. Sostenuti dall’intercessione del tuo beato Michele Arcangelo: súpplici Ti preghiamo, o Signore, affinché di quanto abbiamo ricevuto con la bocca, conseguiamo l’effetto nell’ànima.

        Ristorati alla sorgente dei doni celesti, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro, affinché, come ci hai fatto godere della protezione del beato Giuseppe, Così pure per i suoi meriti e la sua intercessione, ci faccia partecipi delta divina gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        ULTIMO VANGELO

        Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.

        Matt 18:1-10

        In quel tempo: Si presentarono a Gesú i discepoli e gli dissero: Chi ritieni tu il piú grande nel regno dei cieli? E Gesú, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo ad essi e rispose: In verità vi dico che, se non vi convertirete e non diverrete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Quindi, chiunque si farà piccolo come questo fanciullo, questi sarà il più grande nel regno dei cieli. E chiunque accoglierà nel nome mio un fanciullo come questo, accoglie me stesso. Chi poi scandalizzerà uno di questi piccoli, che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una màcina d’àsino e fosse immerso nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali. Poiché è inevitabile che vi siano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale viene lo scandalo. Che se la tua mano e il tuo piede ti è di scandalo, troncali e gettali via da te: è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che essere gettato nel fuoco eterno con tutte e due le mani o i piedi. E se il tuo occhio ti è di scandalo, lévatelo e géttalo via da te: è meglio per te entrare nella vita con un solo occhio, che essere gettato nel fuoco della geenna con due occhi. Guardatevi dal disprezzare qualcuno di questi piccoli: vi dico che i loro Ángeli nei cieli vedono sempre il volto del Padre mio che è nei cieli.


        2) Parti proprie della Messa del Patrocinio di San Giuseppe come celebrata oggi

        INTROITUS

        Adjútor et protéctor noster est Dóminus: in eo lætábitur cor nostrum, et in nómine sancto ejus sperávimus, allelúja, allelúja. --- Qui regis Israël, inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph. --- Gloria Patri --- Adjútor et protéctor noster est Dóminus: in eo lætábitur cor nostrum, et in nómine sancto ejus sperávimus, allelúja, allelúja.

        COLLECTAE

        Orémus. Deus, qui ineffábili providéntia beátum Joseph sanctíssimæ Genetrícis tuæ sponsum elígere dignátus es: præsta, quǽsumus; ut, quem protectórem venerámur in terris, intercessórem habére mereámur in cœlis: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        Orémus. Deus, qui errántibus, ut in viam possint redíre justítiæ, veritátis tuæ lumen osténdis: da cunctis, qui christiána professióne censéntur, et illa respúere, quæ huic inimíca sunt nómini; et ea, quæ sunt apta, sectári. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        EPISTOLA

        Léctio libri Génesis.

        Gen 49:22-26

        Fílius accréscens Joseph, fílius accréscens, et decórus aspéctu: fíliæ discurrérunt super murum. Sed exasperavérunt eum, et jurgáti sunt, inviderúntque illi habéntes jácula. Sedit in forti arcus ejus, et dissolúta sunt víncula brachiórum et mánuum illíus per manus poténtis Jacob: inde pastor egréssus est, lapis Israël. Deus patris tui erit adjútor tuus, et Omnípotens benedícet tibi benedictiónibus cœli désuper, benedictiónibus abýssi jacéntis deórsum, benedictiónibus úberum et vulvæ. Benedictiónes patris tui confortátæ sunt benedictiónibus patrum ejus, donec veníret Desidérium cóllium æternórum: fiant in cápite Joseph, et in vértice Nazarǽi inter fratres suos.

        ALLELUJA

        Allelúja, allelúja. De quacúmque tribulatióne clamáverint ad me, exáudiam eos, et ero protéctor eórum semper. Allelúja. Fac nos innócuam, Joseph, decúrrere vitam: sitque tuo semper tuta patrocínio. Allelúja.

        EVANGELIUM

        Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

        Luc 3:21-23

        In illo témpore: Factum est autem, cum baptizarétur omnis pópulus, et Jesu baptizáto et oránte, apértum est cœlum: et descéndit Spíritus Sanctus corporáli spécie sicut colúmba in ipsum: et vox de cœlo facta est: Tu es Fílius meus diléctus, in te complácui mihi. Et ipse Jesus erat incípiens quasi annórum trigínta, ut putabátur, fílius Joseph.

        OFFERTORIUM

        Orémus. Lauda, Jerúsalem, Dóminum: quóniam confortávit seras portárum tuárum, benedíxit fíliis tuis in te, allelúja, allelúja.

        SECRETAE

        Sanctíssimæ Genetrícis tuæ sponsi patrocínio suffúlti, rogámus, Dómine, cleméntiam tuam: ut corda nostra fácias terréna cuncta despícere, ac te verum Deum perfécta caritáte dilígere: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        His nobis, Dómine, mystériis conferátur, quo, terréna desidéria mitigántes, discámus amáre cœléstia. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        PRAEFATIO DE SANCTO JOSEPH

        Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Festivitáte beáti Joseph débitis magnificáre præcóniis, benedícere et prædicáre. Qui et vir justus, a te Deíparæ Vírgini Sponsus est datus: et fidélis servus ac prudens, super Famíliam tuam est constitútus: ut Unigénitum tuum, Sancti Spíritus obumbratióne concéptum, paterna vice custodíret, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: (Sanctus).

        COMMUNIO

        Jacob autem génuit Joseph, virum Maríæ, de qua natus est Jesus, qui vocátur Christus, allelúja, allelúja.

        POSTCOMMUNIO

        Orémus. Divíni múneris fonte refécti, quǽsumus, Dómine, Deus noster: ut, sicut nos facis beáti Joseph protectióne gaudére; ita, ejus méritis et intercessióne, cœléstis glóriæ fácias esse partícipes. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        Orémus. Sacraménta quæ súmpsimus, quǽsumus, Dómine: et spirituálibus nos instáurent aliméntis, et corporálibus tueántur auxíliis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

        ULTIMUM EVANGELIUM

        Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

        Joann 16:16-22

        In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Módicum, et jam non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me: quia vado ad Patrem. Dixérunt ergo ex discípulis ejus ad ínvicem: Quid est hoc, quod dicit nobis: Módicum, et non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me, et quia vado ad Patrem? Dicébant ergo: Quid est hoc, quod dicit: Módicum? nescímus, quid lóquitur. Cognóvit autem Jesus, quia volébant eum interrogáre, et dixit eis: De hoc quǽritis inter vos, quia dixi: Módicum, et non vidébitis me: et íterum módicum, et vidébitis me. Amen, amen, dico vobis: quia plorábitis et flébitis vos, mundus autem gaudébit: vos autem contristabímini, sed tristítia vestra vertétur in gáudium. Múlier cum parit, tristítiam habet, quia venit hora ejus: cum autem pepérerit púerum, jam non méminit pressúræ propter gáudium, quia natus est homo in mundum. Et vos igitur nunc quidem tristítiam habétis, íterum autem vidébo vos, et gaudébit cor vestrum: et gáudium vestrum nemo tollet a vobis.


        Traduzione italiana

        INTROITO

        Il Signore è il nostro aiuto e il nostro protettore: il nostro cuore si rallegrerà in lui; e nel suo santo nome abbiamo sperato, alleluia, alleluia. --- Pastore d'Israele, ascolta: Tu che guidi Giuseppe come una pecora. --- Gloria. --- Il Signore è il nostro aiuto e il nostro protettore: il nostro cuore si rallegrerà in lui; e nel suo santo nome abbiamo sperato, alleluia, alleluia.

        COLLETTE

        Preghiamo.  O Dio, che con ineffabile provvidenza ti sei degnato di eleggere il beato Giuseppe a sposo della tua Madre santissima; concedici, te ne preghiamo, che come lo veneriamo protettore in terra, così meritiamo di averlo intercessore in cielo: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        Preghiamo.  O Dio, che agli erranti mostri la luce della tua verità, affinché possano tornare sulla via della giustizia, concedi a quanti si professano cristiani, di ripudiare ciò che è contrario a questo nome, ed abbracciare quanto gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        EPISTOLA

        Lettura del libro della Genesi.

        Gen 49:22-26

        Figliuolo crescente Giuseppe, figliuolo crescente, e bello di aspetto: le fanciulle corsero sulle mura. Ma lo amareggiarono, e contesero con lui, e gli portarono invidia i maestri di tirar frecce. L'arco di lui si appoggiò sul Dio forte, e i legami della braccia, e delle mani di lui furono disciolti per mano del possente Dio di Giaccobbe: indi uscì egli pastore, e pietra d'Israele. Il Dio del padre tuo sarà tuo aiutatore, e l'Onnipotente ti benedirà colle benedizioni di su alto del cielo, colle benedizioni dell'abisso, che giace giù basso, colle benedizióni delle mammelle, e degli uteri. Le benedizioni del padre tuo sorpassano quelle de' padri di lui; fino al venire di lui, che è il desiderio de colli eterni: posino elle sul capo di Giuseppe, sul capo di lui Nazareno tra' suoi fratelli.

        ALLELUIA

        Allelúia, allelúia. In qualunque calamità mi invocheranno, io li esaudirò, e sarò il loro protettore in perpetuo. Alleluia. Facci trascorrere, o Giuseppe, una vita innocente: e sia sempre sicura con il tuo patrocinio. Alleluia.

        VANGELO

        Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

        Luc 3:21-23

        In quel tempo: 0r avvenne che nel battezzarsi tutto il popolo essendo stato battezzato anche Gesù, e stando egli in orazione, si spalancò il cielo : e discese lo Spirito santo sopra di lui in forma corporale come una colomba : e dal cielo venne questa voce : Tu se' il mio Figliuolo diletto : in te mi sono compiagciuto. Ed esso Gesù, quando cominciò era di circa trent'anni; figliuolo, come si credeva, di Giuseppe.

        OFFERTORIO

        Preghiamo. Loda, o Gerusalemme, il Signore: Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte: ha benedetto i tuoi figli dentro di te, alleluia, alleluia.

        SECRETE

        Confortati dal patrocinio dello Sposo della tua santissima Madre, noi imploriamo la tua clemenza, o Signore, affinché i nostri cuori, per tua grazia, disprezzino le cose terrene, e te, vero Dio, amino con perfetto amore: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        In virtú di questi misteri, concédici, o Signore, la grazia con la quale, mitigando i desiderii terreni, impariamo ad amare i beni celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        PREFAZIO DI SAN GIUSEPPE

        È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno: noi ti glorifichiamo, ti benediciamo e solennemente ti lodiamo nella Festività di S. Giuseppe. Egli, uomo giusto, da te fu prescelto come Sposo della Vergine Madre di Dio, e servo saggio e fedele fu posto a capo della tua famiglia, per custodire, come padre, il tuo unico Figlio, concepito per opera dello Spirito Santo, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: (Sanctus).

        COMUNIONE

        Giacobbe generò Giuseppe spogso di Maria, dalla quale nacque Gesù chia- mato il Cristo, alleluia, alleluia.

        POST-COMUNIONE

        Preghiamo. Ristorati alla sorgente dei doni celesti, ti supplichiamo, o Signore Dio nostro, affinché, come ci hai fatto godere della protezione del beato Giuseppe, Così pure per i suoi meriti e la sua intercessione, ci faccia partecipi delta divina gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        Preghiamo. Fai, Te ne preghiamo, o Signore, che i sacramenti che abbiamo ricevuto ci ristòrino di spirituale alimento e ci siano di tutela per il corpo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

        ULTIMO VANGELO

        Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

        gIOV 16:16-22

        In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Ancora un poco e non mi vedrete piú: e di nuovo un altro poco e mi rivedrete, perché io vado al Padre. Dissero perciò tra loro alcuni dei suoi discepoli: Che significa ciò che dice: Ancora un poco e non mi vedrete piú: e di nuovo un altro poco e mi rivedrete, perché io vado al Padre? Cos’è questo poco di cui parla? Non comprendiamo quel che dice. E conobbe Gesú che volevano interrogarlo, e disse loro: Vi chiedete tra voi perché abbia detto: Ancora un poco e non mi vedrete piú: e di nuovo un altro poco e mi rivedrete. In verità, in verità vi dico che voi piangerete e gemerete, laddove il mondo godrà, sarete oppressi dalla tristezza, ma questa si muterà in gioia. La donna, allorché partorisce, è triste perché è giunto il suo tempo: quando poi ha dato alla luce il bambino non si ricorda piú dell’affanno, a motivo della gioia perché è nato al mondo un uomo. Anche voi siete adesso nella tristezza, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore gioirà, e nessuno vi toglierà il vostro gàudio.


        Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

        TERZA DOMENICA DOPO PASQUA

        La dignità del popolo Cristiano.

        Niente di più grande, di più alto sulla terra che i Principi della Santa Chiesa, che i Pastori stabiliti dal Figlio di Dio, e di cui la successione durerà tanto quanto il mondo; ma non crediamo che i sudditi di questo immenso impero, che si chiama la Chiesa, non abbiano anche la loro magnanima dignità. Il popolo Cristiano, in seno al quale si confondono in completa uguaglianza, sia un Principe che un semplice privato, sovrasta in luce e valore morale tutto il resto dell’umanità. Ovunque esso si estende, penetra la vera civilizzazione; poiché ovunque porta l’esatta nozione di Dio e del fine soprannaturale dell’uomo. Avanti a Lui arretra la barbarie, si cancellano le istituzioni pagane, per quanto antiche possano essere; un giorno vide anche la civiltà Greca e Romana rendergli le armi; e il diritto cristiano, scaturito dal Vangelo, sostituirsi da se stesso a quello dei Gentili. Numerosi fatti hanno dimostrato la superiorità che il battesimo imprime alla stirpe Cristiana; poiché non sarebbe ragionevole pretendere di trovare altrove la ragione principale di questa superiorità nella nostra civiltà, la quale non é stata che la conseguenza del battesimo.

        L’Unità della fede.

        Ma se la grandezza del popolo Cristiano è tale da esercitare il suo prestigio esteriore anche sugli stessi infedeli, che diremo di quello che la fede rivela in esso? L’Apostolo S. Pietro, il Pastore universale, nelle mani del quale noi abbiamo visto deporre le chiavi del Pastore Divino, così definisce il gregge che è incaricato di pascere: « Ma voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, gente santa, popolo d’acquisto, affinchè proclamiate le virtù di Colui che dalle tenebre vi ha chiamati alla sua meravigliosa luce » (I Piet. 2, 9).

        Effettivamente è in seno a questo popolo che si conserva la verità divina; e mai vi si spegnerà. Quando l’autorità docente deve proclamare, con la sua infallibilità, una decisione solenne in materia dottrinale, per prima cosa fa appello alla fede del popolo cristiano, e la sentenza dichiarerà inviolabile ciò che è stato creduto « in tutti i luoghi, in tutti i tempi, e da tutti » (1). Nel popolo cristiano, risiede quell’ammirabile principio della fraternità nelle intelligenze, in virtù del quale voi trovate la fede negli stessi dogmi tra le razze più diverse, anche se ostili le une alle altre; riguardo alla fede e per la sottomissione ai Pastori, non vi è che un popolo solo. Nel grembo di questo popolo, fioriscono le virtù più perfette, qualche volta le più eroiche; poiché esso è depositario, in gran parte, dell’elemento di santi ficazione che Gesù, con la sua grazia, ha riversato nella natura umana.

        La testimonianza dell’amore.

        Guardate anche con quale amore il Pastorato lo protegge e l’onora! A tutti i gradi della gerarchia è annesso il dovere di dare la propria vita per il gregge.

        Questo sacrificio del Pastore per le sue pecorelle non è neppure un eroismo: non è che uno stretto dovere. Vergogna e maledizione a colui che indietreggia! Il Redentore lo qualifica con il nome di mercenario. Ma invece, come è bella e quanto numerosa questa schiera di Pastori che, da diciannove secoli, dànno la vita per il loro gregge! Non vi è una pagina negli annali della Chiesa ove non risplendano i loro nomi, da quello di S. Pietro, crocifisso come il suo Maestro, fino a quello dei Vescovi della Cocincina, del Tonkino e della Russia, i cui recenti martiri sono venuti a ricordarci che il Pastore non ha cessato di considerarsi come la vittima del suo gregge. Perciò noi abbiamo visto che Gesù, prima di affidare i suoi agnelli e le sue pecore a Pietro, ha voluto assicurarsi se egli lo amava più degli altri. Se Pietro ama il suo Maestro, amerà anche le pecorelle di lui, e saprà amarle fino a dare la sua vita per loro. È l’avvertimento datogli dal Salvatore che, dopo avergli affidato tutto l’intero gregge, finisce con il predirgli il martirio. Popolo felice è quello i cui capi non esercitano il loro potere che alla condizione di essere pronti a spargere per esso tutto il loro sangue!

        Segni di rispetto.

        Con quale rispetto, quale considerazione, i Pastori trattano le pecorelle del Maestro! Se una di esse ha esercitato nella sua vita i caratteri che denotano la santità, fino al punto di meritare di essere proposta come modello e come spirito intercessore alla società cristiana, vedrete che, non solamente il Sacerdote, la cui parola chiama il figlio di Dio sull’altare; non solamente il Vescovo, le cui sacre mani sorreggono il bastone Pastorale; ma lo stesso Vicario di Cristo, s ‘inginocchierà devotamente davanti alla tomba e all’immagine di quel servo, o di quell’ancella del Signore, anche se umile è stato il suo stato sulla terra. Un tale rispetto per le pecorelle di Cristo, la gerarchia ecclesiastica lo testimonierà pure nel bambino appena battezzato, la cui lingua non si è ancora sciolta, che lo Stato non ha ancora annoverato tra i suoi cittadini, che forse prima della fine del giorno sarà già appassito come un fiore di campo. Il Pastore riconosce in lui un membro degno di rispetto di questo corpo di Gesù Cristo che è la Chiesa, un essere ricolmo dei doni sublimi che fanno di lui l’oggetto della compiacenza del cielo e la benedizione di tutti quelli che lo circondano. Quando nel sacro tempio è riunita la folla dei fedeli, e l’incenso si eleva sull’oblazione, e tutto intorno all’altare, il celebrante, che offre il Sacrificio, riceve l’omaggio di questo profumo misterioso che onora in lui il rappresentante di Cristo: il collegio sacerdotale vede poi avanzarsi verso di lui il turiferario, che viene a rendere onore a coloro che hanno i segni del carattere sacro; ma l’incenso non si arresta soltanto nel santuario. Ecco che il turiferario viene a mettersi di fronte alla folla dei fedeli, rendendo loro in nome della Chiesa quel medesimo omaggio che abbiamo visto rendere al Pontefice e ai sacerdoti; poiché anche il popolo fedele vive in Cristo. E ancora: quando noi vediamo che la spoglia mortale di un cristiano, fosse egli stato anche il più povero tra i suoi fratelli, é portata nella casa di Dio per ricevervi gli ultimi doveri, questi doveri sono ancora un omaggio. La Chiesa tiene a riconoscere ed onorare, fino all’ultimo momento, il carattere divino che la fede ha impresso anche nel più umile dei suoi figli. O popolo cristiano! come è giusto dire di te, ed a maggior ragione, ciò che Mose diceva per Israele: « Non c’è infatti altra nazione sì grande, che abbia i suoi dèi a lei così vicini, come il Dio nostro è presente a tutte le nostre invocazioni » (Deut. 4, 7). La terza domenica dopo Pasqua, nella Chiesa Greca, porta il nome di « Domenica del paralitico » perchè vi si celebra, in maniera particolare, la commemorazione del miracolo che nostro Signore operò alla Piscina Probatica.

        MESSA

        Epistola (I Piet. 2, 11-19). – Carissimi: Vi scongiuro a guardarvi, come forestieri e pellegrini, dai desideri carnali che fan guerra all’anima, e a vivere bene tra le genti, affinchè, invece di calunniarvi, come se foste dei malfattori , giudicandovi dalle buone opere, glorifichino Dio nel giorno in cui li visiterà. Siate adunque, per riguardo a Dio, soggetti ad ogni autorità umana: Al re come a sovrano, ai governanti come a suoi delegati per giustiziare i malfattori ed onorare i buoni; perchè questa è la volontà di Dio, che facendo il bene turiate la bocca all’ignoranza degli uomini stolti. Vivete pur da liberi, non facendo però della libertà un manto per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Rispettate tutti; amate i fratelli; temete Dio, onorate il re. Servi, siate con ogni rispetto soggetti ai vostri padroni, non soltanto ai buoni e ai dolci, ma anche a quelli che sono intrattabili. Poiché questa è una cosa gradita a Dio in Gesù Cristo, nostro Signore.

        I doveri del cristiano.

        « Il dovere di santificarsi si traduce per ognuno in obblighi concreti e adatti all’attuale situazione sociale di ciascuno di noi. La ragione d’insistere è specificata da S. Pietro: il cristiano è come un forestiero, è un ospite di passaggio nel mondo non conquistato dal Vangelo. Bisogna lottare contro le forze del peccato, che s’insinuano anche fino a noi, e conservare pure in mezzo ai Gentili che vi si abbandonano, una condotta esemplare che imponga stima e rispetto.

        Questo apostolato, prima di tutto detta ai cristiani con il suo buon esempio la condotta che devono tenere di fronte alle istituzioni umane. Il loro dovere sociale si riassume in quattro brevi frasi, che sono altrettante direttive generali per la vita: 1) trattare tutti gli uomini con il rispetto dovuto alla loro dignità di uomo; 2) amare coloro che ci sono fratelli nella fede; 3) temere Dio, con quel timore che è il principio della vera saggezza e il contrapposto dell’orgogliosa fiducia in noi stessi; 4) rispettare l’autorità regale rendendo a Cesare quel che è di Cesare. Finalmente un pensiero di fede guiderà il rispetto e l’ubbidienza dovuto ai superiori dai loro servi, e questa obbedienza cristiana darà loro diritto ai favori divini. Noi realizzeremo questo ideale del cristiano in grazia alla redenzione, sempre presente sull’altare. Ogni giorno essa ci ricorderà che il cristiano, essendo un altro Cristo, deve soffrire come lui per entrare nella gloria, e ci darà la forza di rassomigliargli.

        Vangelo (Gv. 16, 12-22). – In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Ancora un poco e non mi vedrete; e un altro poco e mi vedrete; perchè vado al Padre. Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: Che vuol dire con questo suo: Ancora un poco e non mi vedrete, e un altro e mi vedrete, e me ne vado al Padre? e ripetevano: Che significa questo suo un poco ? non comprendiamo quello che voglia dire. Or Gesù, conosciuto che volevano interrogarlo, disse loro: Vi domandate l’un l’altro che cosa voglia dire quel mio ancora un poco e non mi vedrete; e un altro poco e mi vedrete. In verità in verità vi dico: piangerete e gemerete ed il mondo godrà: voi certo sarete in afflizione ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia. La donna quando partorisce è in doglia, perchè è giunta la sua ora; quando però ha dato alla luce il bambino, non ricorderà più l’angoscia, a motivo dell’allegrezza, perchè è venuto al mondo un uomo. Così voi siete ora in tristezza; ma io vi vedrò di nuovo, e ne gioirà il vostro cuore, e nessuno vi toglierà la vostra gioia.

        Fiducia nella prova.

        « Il Signore doveva allontanarsi, ma le sue parole agli Apostoli sembravano contradditorie. Come poteva essere nello stesso tempo con il Padre Suo e con essi? Gesù, che leggeva nelle anime, comprese l’ansietà dei suoi. Senza dubbio, parlando così, pensava all’allontanamento momentaneo della passione e alla gioia della Risurrezione. Ma questa sparizione e questo ritorno erano ai suoi occhi, il simbolo di un’altra partenza e di un altro ritorno: l’ascesa al Padre, nell’Ascensione, e la riunione con i discepoli, nell’eternità. Fino ad allora, gli apostoli dovranno lavorare e seminare, in mezzo alle lacrime, nell’assenza del loro Maestro. Ma che importano le tribolazioni del tempo? Non vi penseremo più quando l’uomo rinnovato, sarà stato dato a Dio; quando la Chiesa lo avrà lodato, quando il nuovo Adamo comparirà davanti al Padre con la posterità che avrà generato nel suo sangue. Per farci coraggio non dobbiamo altro che essere ben compresi delle visuali che ci offre il Salvatore. Un istante di angoscia, e poi la gioia senza fine, la cui pienezza non lascerà niente a desiderare, niente da imparare. Nessuna delle potenze create sarà capace di rapircela» (3).

        PREGHIAMO

        O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perchè possano ritornare sulla via della giustizia, concedi a tutti quelli che dicono di essere cristiani di rigettare tutto ciò che è contrario a questo nome e di praticare ciò che è conforme ad esso.



        8 MAGGIO APPARIZIONE DI SAN MICHELE ARCANGELO

        Gli Angeli nel Vangelo.

        Il Salmista aveva predetto che l’arrivo dell’Emmanuele in questo mondo sarebbe stato salutato dai santi Angeli, che l’avrebbero umilmente adorato nel momento in cui avrebbe manifestato la sua presenza in mezzo agli uomini (Sal 96,8; Ebr 1,6).

        Noi vedemmo compiersi quest’oracolo nella notte di Natale. Il concento angelico attirò i pastori alla grotta, ove li accompagnammo per offrire i nostri omaggi al Dio Bambino. Nel trionfo della risurrezione, l’Emmanuele non poteva mancare di essere circondato da questi spiriti beati che l’avevano seguito con rispetto nelle umiliazioni ed i dolori della sua passione. Appena superata la barriera che lo tiene prigioniero nel sepolcro, un Angelo, il cui volto sfavilla e le cui vesti sono risplendenti come la neve, viene a rovesciare la pietra che chiude l’ingresso della tomba e ad annunciare alle pie donne che, colui che cercano, è risuscitato. Quando esse penetrano nell’antro del sepolcro, due Angeli, vestiti di bianco, si presentano ai loro sguardi e confermano la buona novella. Rendiamo omaggio a questi augusti messaggeri della nostra liberazione, e contempliamoli con rispetto mentre circondano Gesù durante il suo soggiorno sulla terra. Essi adorano questa umanità glorificata, che vedranno presto ascendere al più alto dei cieli e prendere posto alla destra del Padre. Si rallegrano con noi in questa festa di Pasqua, per mezzo della quale, nel nostro Salvatore risorto, ci è resa l’immortalità; come san Gregorio c’insegna [1]: “Questa Pasqua diviene anche la festa degli Angeli; poiché, allo stesso tempo che ci riapre il cielo, annuncia loro che le perdite che hanno subito nelle loro schiere, saranno colmate”. È dunque giusto che il Tempo pasquale consacri una solennità al culto degli Spiriti Angelici. Poco prima dell’Annunciazione di Maria, festeggiammo Gabriele; oggi riceve i nostri omaggi l’Arcangelo Michele, il principe della milizia celeste. Egli stesso ne fissò questo giorno, apparendo agli uomini, e lasciando un pegno della sua presenza e della sua protezione.

        Il nome e la missione dell’Arcangelo.

        Anche il solo nome di Michele lo designa alla nostra ammirazione: è un grido di entusiasmo e di fedeltà. “Chi è simile a Dio?” così si chiama l’Arcangelo. Satana, dal fondo dell’inferno, freme ancora a tale nome, che gli ricorda la protesta con la quale questo Spirito accolse il tentativo di rivolta degli Angeli infedeli. Michele ebbe le sue prove nell’armata del Signore, e per questa ragione gli fu affidata la guardia e la difesa del popolo di Dio, fino al giorno in cui l’eredità della sinagoga ripudiata passò alla Chiesa cristiana. Adesso è il custode e il protettore della Sposa del suo Maestro, la nostra madre comune. Il suo braccio veglia su di essa; la sostiene, la risolleva nelle sue prove, ne condivide tutti i trionfi.

        Ma non crediamo che il santo Arcangelo, incaricato dei più vasti e più elevati interessi per la conservazione dell’opera di Cristo, ne sia talmente sovraccaricato da non poter mantenere un orecchio aperto alla preghiera di ognuno dei membri della santa Chiesa. Dio gli ha dato verso di noi un cuore che compatisce e non una delle anime nostre sfugge alla sua azione. Egli possiede la spada per la difesa della Sposa di Cristo; si oppone al dragone sempre pronto a lanciarsi contro la Donna ed il suo frutto (Ap 12,13); ma, nello stesso tempo, si degna di prestarci attenzione quando ognuno di noi, dopo di avere confessati i propri peccati al Dio onnipotente, alla Beata Vergine Maria, li accusa anche davanti a lui, Michele Arcangelo, e gli domanda il favore della sua intercessione presso il Signore.

        Il suo occhio vigila, su tutta la terra, presso il letto dei moribondi; poiché è suo incarico particolare di raccogliere le anime elette quando escono dal loro corpo.

        Con tenera sollecitudine ed incomparabile maestà, egli le presenta alla luce eterna e le introduce nel soggiorno di gloria. È la santa Chiesa stessa che, nei testi della Liturgia, ci istruisce su queste prerogative del grande Arcangelo. Ci insegna che è stato preposto al Paradiso, e che Dio gli ha affidato le anime sante per condurle nella regione della felicità senza fine. Nell’ultimo giorno del mondo, quando Cristo comparirà sulle nubi del cielo per giudicare il genere umano, Michele dovrà compiere un ministero formidabile, eseguendo con gli altri Angeli, la separazione degli eletti e dei reprobi, che avranno ripreso i loro corpi nella Risurrezione generale. Nel medio evo i nostri padri amavano raffigurare l’opera del santo Arcangelo in quel momento terribile, presentandolo ai piedi del trono del giudice supremo, nell’atto di tenere una bilancia sulla quale pesa le anime con le loro opere.

        Il culto dell’Arcangelo.

        Il culto di un così potente ministro di Dio, di un così vigile protettore degli uomini doveva propagarsi nella cristianità, soprattutto dopo la disfatta dei falsi dèi, quando non si ebbe più a temere che gli uomini fossero tentati di rendergli onori divini. Costantino elevò in suo nome un celebre santuario che si chiamò Michaélion e che sorse nei pressi della sua nuova capitale. All’epoca in cui Costantinopoli cadde nel potere dei Turchi, non vi si contavano meno di quindici Chiese consacrate al nome di san Michele, sia entro le mura della città, sia nei sobborghi. Nel resto della cristianità questa devozione si accrebbe grado a grado; e fu per mezzo delle stesse manifestazioni del Beato Arcangelo, che i fedeli vennero invitati a ricorrete a Lui. Queste manifestazioni erano locali; ma Dio, che fa scaturire grandi effetti da cose piccole, se ne servì per svegliare nei Cristiani, a poco a poco, il sentimento della fiducia verso il loro celeste protettore.

        Le Apparizioni.

        I Greci celebrano l’apparizione che ebbe luogo nella Frigia, a Chone, nome che ha rimpiazzato quello di Colossi. Esisteva in questa Città una Chiesa eretta in onore di san Michele, ed essa era frequentata da una pia persona che si chiamava Arcipe, e che i Pagani perseguitavano furiosamente. Nell’intento di disfarsi di lui, allentarono la chiusa di un corso d’acqua che venne ad unirsi al Lico, minacciando di far crollare la Chiesa di san Michele, dove Arcipe stava in preghiera. Ma, improvvisamente, il Beato Arcangelo apparve, tenendo in mano una verga; di fronte alla sua presenza l’inondazione arretrò, e le acque, ingrossate dall’affluente che la malizia dei pagani aveva scatenato, andarono a perdersi nell’abisso in cui il Lico sprofonda e sparisce presso Colossi. La data di questo prodigio non è sicura; si sa solamente che ebbe luogo in un’epoca in cui i pagani erano ancora abbastanza numerosi a Colossi, per dare preoccupazione ai Cristiani. Un’altra apparizione fu destinata ad accrescere la devozione a san Michele tra il popolo italiano, ed ebbe luogo sul monte Gargano, nelle Puglie: è quella che noi festeggiamo oggi. Una terza ebbe luogo in Francia, sulle coste della Normandia, sul monte Tomba. Si celebra il sedici Ottobre. La festa odierna non è quella più solenne delle due che ogni anno la Chiesa consacra a san Michele; quella del ventinove settembre è di grado superiore, ma meno personale per il Beato Arcangelo, poiché vi si onorano nel medesimo tempo tutti i cori della gerarchia angelica.

        L’apparizione sul monte Gargano.

        Questa apparizione si crede abbia avuto luogo sotto il pontificato di Gelasio I, in Puglia, sulla cima del Gargano, ai piedi del quale è situata la città di Siponte.

        Secondo la tradizione, un toro si era impigliato nella boscaglia, all’ingresso di una caverna. Un uomo che lo inseguiva, scoccò una freccia su di esso; ma questa si girò, tornò sopra di lui e lo ferì. Un religioso terrore s’impossessò allora delle persone che erano andate all’inseguimento dell’animale, di modo che nessuno osava più avvicinarlo. Consultato il Vescovo di Siponte, rispose che si doveva interrogare Iddio per mezzo della preghiera e di un digiuno di tre giorni, alla fine del quale l’Arcangelo san Michele lo avvertì che il luogo dove si trovava quell’animale era sotto la sua protezione, e che voleva che esso si consacrasse al culto divino, in suo onore e degli Angeli. Una processione si recò alla caverna. Videro allora che essa era disposta in forma di Chiesa, vi si celebrò il santo Sacrificio, ed il luogo divenne celebre per i miracoli che vi si produssero.

        Lode.

        Come sei bello, Arcangelo san Michele, mentre rendi gloria al Signore, di cui hai umiliato il nemico! Il tuo sguardo si volge verso il trono di Dio, del quale hai sostenuto i diritti e che ti ha dato la vittoria. Il tuo grido: “Chi è simile a Dio?”, ha elettrizzato le legioni fedeli, ed è divenuto il nome tuo e la tua corona. Esso ci ricorderà per sempre, nell’eternità, la tua fedeltà ed il tuo trionfo sul drago. Ma nell’attesa noi riposiamo sotto la tua custodia, siamo i tuoi fortunati protetti.

        Protettore della Chiesa.

        Angelo custode della santa Chiesa, è venuto il momento di spiegare tutto il vigore del tuo braccio. Satana, nel suo furore, minaccia la Sposa del Maestro: fa brillare il lampo della tua spada, e piomba addosso a questo implacabile nemico ed alla sua orribile corte. Il regno di Cristo è scosso fino alle sue fondamenta. Ma se la terra deve vivere ancora, se i destini della Chiesa non sono ancora compiuti, non è il momento, o potente Arcangelo, che tu faccia sentire al demonio che non si oltraggia impunemente su questa stessa terra colui che l’ha creata, che l’ha riscattata, e che ha il nome di Re dei re, di Signore dei signori? Il torrente degli errori e del male non cessa di trascinare verso l’abisso questa generazione sedotta: salvala, dissipando gli oscuri complotti di cui essa è vittima.

        …e della buona morte.

        Tu, o Michele, sei il protettore delle anime nostre al momento del passaggio dal tempo all’eternità. Durante la nostra vita, il tuo occhio ci segue, il tuo orecchio ci ascolta. Noi ti amiamo, Principe immortale, e viviamo felici e fiduciosi all’ombra delle tue ali. Ben presto verrà il giorno in cui, in presenza dei nostri resti inanimati, la santa Chiesa, madre nostra, domanderà per noi, al Signore, che veniamo strappati dalle fauci del leone infernale e che le tue mani potenti ci ricevano e ci presentino alla luce eterna. Aspettando quel momento solenne, veglia sui tuoi protetti, o Arcangelo! Il dragone ci minaccia, vorrebbe divorarci. Insegnaci a ripetere con te: “Chi è simile a Dio?”. L’onore suo, il sentimento dei suoi diritti, l’obbligo di restargli fedeli e di servirlo, di confessarlo in ogni tempo e in ogni luogo formano lo scudo della nostra debolezza, l’armatura sotto la quale noi pure vinceremo, come tu vincesti.

        Ma ci occorre qualcosa di questo coraggio che tu attingesti all’amore di cui eri ricolmo. Fa’, dunque, che amiamo il tuo e nostro Signore, poiché solamente allora saremo invincibili come te.

        Satana non sa resistere alla creatura che è affascinata dall’amor di Dio e fugge vergognosamente. Il Signore ti aveva creato, o Michele, e tu hai amato in lui il tuo Creatore; noi, non ci ha solamente creati, ma ci ha riscattati nel suo sangue; quale deve essere dunque il nostro amore per lui? Fortificalo nel nostro cuore e poiché combattiamo nella tua milizia, dirigici, infiammaci, sostienici col tuo sguardo, e para i colpi del nemico. Tu sarai presente, lo speriamo, alla nostra ultima ora, vessillifero della salvezza! In cambio della nostra devozione per te, degnati di montar la guardia presso il nostro giaciglio e ricoprirlo del tuo scudo. Non abbandonare l’anima nostra, beato Arcangelo, quando essa si serrerà presso di te; conducila ai piedi del tribunale di Dio, ricoprila con le tue ali, rassicurala nei suoi terrori. Si degni il Signore, tuo padrone, di ordinarti di trasportarla prontamente nella regione delle gioie eterne!


        [1] Mattutino di Pasqua, 2ª lezione dell’omelia.


        Purtroppo mi è impossibile trovare online versioni dell'Anno Liturgico di Dom Guéranger anteriori al 1955, anno in cui, tra le perverse riforme realizzate dal massone apostata Annibale Bugnini, vi è la soppressione della Solennità del Patrocinio di San Giuseppe con la sua Ottava.

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