24 maggio 2022

Mercoledì 25 Giugno 2022 nella liturgia



Festa di San Gregorio VII Papa e Confessore, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione della Vigilia dell'Ascensione a Mattutino, Lodi e Messa, commemorazione di Sant'Urbano I Papa e Martire a Lodi e Messa, commemorazione del Mercoledì delle Rogazioni alla sola Messa.

Coloro che sono tenuti al Breviario e non assistono alla Messa delle Litanie Minori con la Processione, devono recitare le Litanie dei Santi (senza Salmi Penitenziali) al termine delle Lodi, che in tal caso si concludono col Benedicamus Domino omesso Fidelium animae.

Oggi ricorrono tre Messe:

  • La Messa di San Gregorio VII si canta dopo Terza; colore liturgico bianco. Laddove non si fa Processione e non si celebrano Messe private, questa è l'unica Messa, anche se lodevolmente si possono recitare o cantare prima le Litanie.
  • La Messa della Vigilia dell'Ascensione si canta dopo Sesta; colore liturgico bianco. Se non è la seconda Messa Conventuale si celebra come Messa privata.
  • La Messa Exaudivit delle Litanie Minori (che nel Messale si trova dopo la V Domenica dopo Pasqua) si celebra solo laddove si fa la Processione, anche se fosse l'unica Messa (a causa della Vigilia oggi non la si può celebrare come Messa privata). In coro si canta dopo Nona. Colore liturgico violaceo. Da notare che il rito della Processione non si trova nel Messale ma nel Rituale.

Primi Vespri dell'Ascensione del Signore, Doppio di I Classe con Ottava Privilegiata di III Ordine, colore liturgico bianco.


Nota: quest'anno di San Filippo Neri e Sant'Eleuterio non si fa nulla.


Qui per le peculiarità del Tempo Pasquale:

https://loquerequaedecentsanamdoctrinam.blogspot.com/2021/04/dispensa-di-liturgia-sul-tempo-pasquale.html


Al Breviario

All'Ufficio di San Gregorio VII:

Antifone e Salmi dal Salterio (3 Notturni a Mattutino, I Schema a Lodi), il resto dal Comune di un Confessore Pontefice. Letture del I Notturno dal detto Comune, Letture del II Notturno, Orazione e commemorazione dal Proprio dei Santi al 25 Maggio, prime due Letture del III Notturno dal Comune dei Sommi Pontefici, come IX Lezione si dice la I della Vigilia dal Proprio del Tempo (nella recita privata dell'Ufficio la IX Lezione del Comune si può accorpare all'VIII e al suo posto si possono dire le tre della Vigilia riunite).

La prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino termina con <<meruit beatas scandere sedes>>. Le Antifone si raddoppiano, la Commemorazione della Croce e le Preci si omettono.

All'Ufficio dell'Ascensione:

Ai Vespri tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi indicati. Compieta della Domenica.

Le Antifone si raddoppiano. Da questo momento cambia la conclusione degli Inni che è quella dell'Ascensione <<Jesu tibi sit gloria qui victor in caelum redis>>; la Commemorazione della Croce è definitivamente sospesa, le Preci saranno riprese solo nel Tempo dopo Pentecoste.

  

Nota per coloro che recitano per devozione il Breviario anteriore alle disastrose riforme del 1911 (chi ha l'obbligo dell'Ufficio purtroppo non soddisfa a tale obbligo se non usa il Breviario riformato dalla Costituzione Apostolica Divino Afflatu, almeno tale è stata la volontà di San Pio X espressamente manifestata nella detta Costituzione):

Festa di San Gregorio VII Papa e Confessore, Doppio minore, colore liturgico bianco. Commemorazione della Vigilia dell'Ascensione a Mattutino e Lodi, commemorazione di Sant'Urbano I Papa e Martire a Lodi. Le Rogazioni non si commemorano ma detto il Benedicamus Domino delle Lodi ed omesso Fidelium animae si recitano le Litanie dei Santi; esse non possono essere anticipate al giorno precedente nemmeno se si anticipano le Lodi; allora si recitano a parte.

Primi Vespri dell'Ascensione del Signore, Doppio di I Classe con Ottava, colore liturgico bianco.


Nota: quest'anno di San Filippo Neri e Sant'Eleuterio non si fa nulla.


All'Ufficio di San Gregorio VII:

Tutto dal Comune di un Confessore Pontefice con i Salmi indicati a Mattutino e Vespri, e quelli domenicali a Lodi (a Prima come nelle Feste). Letture del I e prime due Letture del III Notturno dal Comune, Letture del II Notturno Orazione e commemorazione dal Proprio dei Santi al 25 Maggio, come IX Lezione si dice la I della Vigilia dal Proprio del Tempo (oppure, indifferentemente, la IX Lezione del Comune si può accorpare all'VIII e al suo posto si possono dire le tre della Vigilia riunite).

La conclusione della prima strofa dell'Inno Iste Confessor a Mattutino è <<meruit beatas scandere sedes>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<hodie laetus meruit secreta scandere coeli>>Le Antifone si raddoppiano, la Commemorazione della Croce e le Preci si omettono.

All'Ufficio dell'Ascensione:

Ai Vespri tutto dal Proprio del Tempo con i Salmi indicati.

Le Antifone si raddoppiano. Da questo momento cambia la conclusione degli Inni che è quella dell'Ascensione <<Jesu tibi sit gloria qui victor in caelum redis cum Patre et almo Spiritu in sempiterna saecula>>; se si usa la versione tradizionale dell'Inno, anteriore alle alterazioni apportate da Urbano VIII, è <<Gloria tibi Domine qui scandis super sidera cum Patre et Sancto Spiritu in sempiterna saecula>>La Commemorazione della Croce è definitivamente sospesa, le Preci saranno riprese solo nel Tempo dopo Pentecoste.


Liturgia del giorno nel Rito Ambrosiano a cura di Stefano Terenghi

San Dionigi Vescovo milanese e Confessore (riposa nel Tempio Metropolitano), Santo Solenne, colore liturgico bianco.

Nello stesso giorno: Vigilia dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Al Martirologio: sul Monte Oliveto ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Nelle messe commemorazione della Vigilia dell’Ascensione.

Primi Vespri della Solennità dell’Ascensione di NSGC (c.l. Bianco).

Nota: nel Tempio Metropolitano, nelle Collegiate (e nelle Parrocchie, ove possibile) si celebrano due messe: una del Santo dopo terza (ore 09.00) e l’altra della Vigilia dopo nona (ore 15.00) con colore liturgico bianco.


Al Messale

    1) Per chi celebra la Messa di San Gregorio VII:

    Messa Si diligis dal Comune dei Sommi Pontefici con le Orazioni al 25 Maggio:

    • Gloria in excelsis
    • Si dicono quattro Orazioni:

      • La prima della Messa

      • La seconda della Vigilia dell'Ascensione

      • La terza delle Rogazioni

      • La quarta di Sant'Urbano I 

    • Prefazio degli Apostoli
    • Ite Missa est
    • Come ultimo Vangelo si dice quello della Messa della Vigilia


      2) Per chi celebra la Messa della Vigilia dell'Ascensione:

      • Gloria in excelsis
      • Si dicono quattro Orazioni:
        • La prima della Messa
        • La seconda di San Gregorio VII
        • La terza della Messa Exaudivit delle Litanie Minori

        • La quarta di Sant'Urbano I

      • Prefazio degli Apostoli a causa della commemorazione
      • Ite Missa est

      • Prologo di San Giovanni


      3) Per chi celebra la Messa delle Litanie Minori:

      Il Sacerdote indossa cotta, amitto, alba, cingolo, stola e piviale violacei; se vi sono Diacono e Suddiacono mettono dalmatica e tunicella violacee; se vi sono Chierici o chierichetti, fanno da accoliti e da crocifero. Dopo una breve preghiera il coro, o in sua assenza lo stesso celebrante, canta l'Antifona Exurge Domine e una volta tutti genuflessi comincia le Litanie dei Santi. Solo in questa cerimonia le Litanie si raddoppiano, nella recita privata non occorre farlo. Dopo aver ripetuto Sancta Maria ora pro nobis tutti si alzano e si comincia a formare la Processione. Se questa fosse particolarmente lunga, si possono ripetere le Litanie a partire da Sancta Maria, o si possono aggiungere i Salmi Graduali e Penitenziali, ma non Inni di genere festivo; le Orazioni con cui terminano le Litanie non possono essere dette mentre si cammina. Inoltre è consuetudine delle chiese di campagna fare, durante questa Processione e quelle delle Rogazioni, la Benedizione dei campi o dei monti o dei pascoli. Se si fa stazione presso una o più chiese, si interrompono le Litanie o i Salmi, la Processione viene ricevuta dal Clero locale, ci si inginocchia in silenzio (il celebrante, diacono e suddiacono sui gradini dell'Altare), dopodiché il coro o se non ve n'è il celebrante intona un'Antifona o Responsorio in onore del Titolare della chiesa, coi Versetti e l'Orazione A Cunctis; poi la Processione riprende. Nella chiesa in cui essa termina, la Processione viene ricevuta dal Clero, allorché il rettore o Parroco, in cotta ma senza stola, asperge quelli che entrano e consegna l'aspersorio al celebrante che lo tocca e si segna. Gli accoliti posano i ceri e il crocifero la croce, tutti si inginocchiano e si terminano le Litanie col Pater, il Salmo 69, i Versetti e le Orazioni, in seguito si celebra la Messa. Altrimenti, se si deve tornare alla Chiesa di partenza, questa stazione si fa come le altre, aggiungendo un'Antifona, Versetto e Orazione alla Santa Vergine prima di quelle del Titolare, e la conclusione delle Litanie si fa appena tornati alla chiesa da cui si è partiti.

      Se Messa non è l'unica che si celebra, non si tiene conto dell'Ufficio del giorno. Se nelle chiese Cattedrali o Conventuali è l'unica Messa Conventuale, o se nelle altre chiese è comunque l'unica Messa, si commemora l'Ufficio del giorno. Il cero pasquale non viene acceso.

      • Non si dicono Gloria né Credo
      • Si dicono quattro Orazioni:
        • La prima della Messa
        • La seconda:
          • Se questa Messa è l'unica che viene celebrata: commemorazione di San Gregorio VII
          • Se si celebrano altre Messe: Orazione di S. Maria: Concede
        • La terza:
          • Se è l'unica Messa: commemorazione della Vigilia dell'Ascensione
          • Se si celebrano altre Messe: Contro i persecutori della Chiesa: Ecclesiae tuae; oppure Per il Papa: Deus omnium Fidelium.

        • Se questa è l'unica Messa da celebrarsi, si aggiunge la commemorazione di Sant'Urbano I

      • Quanto al Prefazio:

        • Se questa è l'unica Messa da celebrarsi si dice il Prefazio degli Apostoli a causa della commemorazione
        • Se si celebrano altre Messe si dice il Prefazio Pasquale (In hoc potissimum die)

      • Benedicamus Domino
      • Ultimo Vangelo:

        • Se è l'Unica Messa: Vangelo della Messa della Vigilia dell'Ascensione
        • Se si celebrano altre Messe: Prologo di San Giovanni


      Bibliografia per la celebrazione della Processione e Messa delle Litanie Minori:

      • Rubriche della Messa Conventuale delle Rogazioni: L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris, Lecoffre 1935, Tomo I, pag. 399-401.

      • Cerimonie della Processione e della Messa celebrate a norma del Missale Romanum e del Rituale Romanum: L. Stercky, Manuel de liturgie et cérémonial selon le Rit Romain, Paris, Lecoffre 1935, Tomo II, pag. 350-359.

      • Cerimonie della Processione e della Messa celebrate pontificalmente, a norma del Caeremoniale Episcoporum: L. Stercky, Les Fonctions Pontificales selon le Rit Romain, Paris Lecoffre 1932, Tomo II, pag. 249-256.


      Letture del Mattutino

      AD I NOCTURNUM

      Lectio 1

      De Epístola prima beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum

      1 Tim 3:1-7

      Fidélis sermo: si quis episcopátum desíderat, bonum opus desíderat. Opórtet ergo epíscopum irreprehensíbilem esse, uníus uxóris virum, sóbrium, prudéntem, ornátum, pudícum, hospitálem, doctórem, non vinoléntum, non percussórem, sed modéstum; non litigiósum, non cúpidum, sed suæ dómui bene præpósitum, fílios habéntem súbditos cum omni castitáte. Si quis autem dómui suæ præésse nescit, quómodo Ecclésiæ Dei diligéntiam habébit? Non neóphytum, ne in supérbiam elátus, in judícium íncidat diáboli. Opórtet autem illum et testimónium habére bonum ab iis qui foris sunt, ut non in oppróbrium íncidat, et in láqueum diáboli.

      Lectio 2

      De Epístola ad Titum

      Titus 1:7-11

      Opórtet enim epíscopum sine crímine esse, sicut Dei dispensatórem: non supérbum, non iracúndum, non vinoléntum, non percussórem, non turpis lucri cúpidum: sed hospitálem, benígnum, sóbrium, justum, sanctum, continéntem, amplecténtem eum, qui secúndum doctrínam est, fidélem sermónem: ut potens sit exhortári in doctrína sana, et eos qui contradícunt, argúere. Sunt enim multi étiam inobediéntes, vaníloqui, et seductóres: máxime qui de circumcisióne sunt: quos opórtet redárgui: qui univérsas domos subvértunt, docéntes quæ non opórtet, turpis lucri grátia.

      Lectio 3, Titus 2:1-8

      Tu autem lóquere quæ decent sanam doctrínam: senes ut sóbrii sint, pudíci, prudéntes, sani in fide, in dilectióne, in patiéntia: anus simíliter in hábitu sancto, non criminatríces, non multo vino serviéntes, bene docéntes: ut prudéntiam dóceant adolescéntulas, ut viros suos ament, fílios suos díligant, prudéntes, castas, sóbrias, domus curam habéntes, benígnas, súbditas viris suis, ut non blasphemétur verbum Dei. Iúvenes simíliter hortáre ut sóbrii sint. In ómnibus teípsum præbe exémplum bonórum óperum, in doctrína, in integritáte, in gravitáte, verbum sanum, irreprehensíbile: ut is qui ex advérso est, vereátur, nihil habens malum dícere de nobis.

      AD II NOCTURNUM

      Lectio 4

      Gregórius Papa septimus, antea Hildebrandus, Suánæ in Etruria natus, doctrina, sanctitáte, omnique virtútum genere cum primis nobilis, mirifice universam Dei illustrávit Ecclésiam. Cum párvulus ad fabri ligna edolántis pedes, jam litterárum ínscius, lúderet, ex rejectis tamen segmentis illa Davidici eleménta oraculi, Dominábitur a mari usque ad mare, casu formasse narrátur: manum púeri ductante Númine, quo significarétur ejus fore amplíssimam in mundo auctoritátem. Romam deínde profectus, sub protectióne sancti Petri educátus est. Juvenis, Ecclésiæ libertátem a laicis oppressam ac depravatos ecclesiasticórum mores vehementius dolens, in Cluniacénsi monasterio, ubi sub regula sancti Benedicti austerioris vitæ observántia eo témpore maxime vigebat, monachi habitum induens, tanto pietátis ardore divinæ majestáti deserviébat, ut a sanctis ejusdem cœnobii pátribus prior sit eléctus. Sed, divina providéntia majora de eo disponente, in salútem plurimórum Cluníaco edúctus Hildebrandus, abbas primum monasterii sancti Pauli extra muros Urbis eléctus, ac postmodum Romanæ Ecclésiæ cardinalis creatus, sub Summis Pontificibus Leone nono, Victore secundo, Stephano nono, Nicolao secundo et Alexandro secundo, præcipuis munéribus et legatiónibus perfunctus est ; sanctíssimi et puríssimi consílii vir a beato Petro Damiáno nuncupatus. A Victore Papa secundo legátus a látere in Gálliam missus, Lugduni episcopum, simoníaca labe infectum, ad sui críminis confessiónem miraculo adegit. Berengárium in concílio Turonénsi ad iteratam hæresis abjuratiónem cómpulit. Cadalói quoque schisma sua virtúte compressit.

      Lectio 5

      Mortuo Alexandro secundo, invitus et mærens, unánimi ómnium consénsu, décimo Kalendas Maji anno Christi millesimo septuagesimo tertio, Summus Pontifex eléctus, sicut sol effulsit in domo Dei. Nam, potens opere et sermóne, ecclesiásticæ disciplinæ reparandæ, fidei propagandæ, libertáti Ecclésiæ restítuendæ, exstirpandis erróribus et corruptélis tanto studio incúbuit, ut ex Apostolórum ætate nullus Pontificum fuísse tradátur, qui majores pro Ecclésia Dei labóres molestiasque pertulerit, aut qui pro ejus libertáte acrius pugnaverit. Aliquot provincias a simoníaca labe expurgávit. Contra Henrici imperatóris ímpios conatus, fortis per ómnia athleta, impávidus permansit, seque pro muro dómui Israël pónere non tímuit ; ac eumdem Henricum, in profúndum malórum prolapsum, fidelium communióne regnosque privávit, atque súbditos pópulos fide ei data liberávit.

      Lectio 6

      Dum Missárum solemnia perágeret, visa est viris piis columba e cælo delapsa, humero ejus dextro ínsidens, alis exténsis caput ejus velare quo significátum est, Spíritus Sancti afflatu, non humanæ prudéntiæ ratiónibus ipsum duci in Ecclésiæ regímine. Cum ab iníqui Henrici exercitu Romæ gravi obsidióne premerétur, excitátum ab hostibus incendium signo crucis exstinxit. De ejus manu tandem a Roberto Guiscardo duce Northmanno ereptus, Cassinum se cóntulit ; atque inde Salernum ad dedicandam ecclésiam sancti Matthæi Apóstoli contendit. Cum aliquándo in ea civitáte sermónem habuísset ad pópulum, ærumnis confectus in morbum íncidit, quo se interitúrum præscívit. Postrema moriéntis Gregórii verba fuére: Diléxi justítiam et odívi iniquitátem, proptérea morior in exsílio. Innumerabília sunt, quæ vel fortiter sustinuit, vel multis coactis in Urbe Synodis sapiénter constítuit ; vir vere sanctus, criminum vindex, et acerrimus Ecclésiæ defensor. Exactis ítaque in pontificatu annis duodecim, migrávit in cælum anno salútis millesimo octogesimo quinto, plúribus in vita et post mortem miraculis clarus ; ejusque sacrum corpus in cathedrali basilica Salernitana est honorifice cónditum.

      AD III NOCTURNUM

      Lectio 7

      Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum

      Matt 16:13-19

      In illo témpore: Venit Jesus in partes Cæsareæ Philippi, et interrogabat discipulos suos, dicens: Quem dicunt homines esse Filium hominis? Et réliqua.

      Homilía sancti Leónis Papæ

      Sermo 2 in anniversario assumptionis suæ, ante medium

      Cum, sicut evangélica lectióne reserátum est, interrogásset Dóminus discípulos, quem ipsum (multis divérsa opinántibus) créderent; respondissétque beátus Petrus, dicens: Tu es Christus Fílius Dei vivi; Dóminus ait: Beátus es, Simon Bar-Jona, quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in cælis est: et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni cælórum: et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in cælis: et quodcúmque solveris super terram, erit solútum et in cælis. Manet ergo disposítio veritátis, et beátus Petrus, in accepta fortitúdine petræ persevérans, suscépta Ecclésiæ gubernácula non relíquit.

      Lectio 8

      In univérsa namque Ecclésia, Tu es Christus Fílius Dei vivi, quotídie Petrus dicit; et omnis lingua, quæ confitétur Dóminum, magistério hujus vocis imbúitur. Hæc fides diábolum vincit et captivórum ejus víncula dissólvit. Hæc érutos mundo, ínserit cælo, et portæ ínferi advérsus eam prævalére non possunt. Tanta enim divínituis soliditáte muníta est, ut eam neque hærética umquam corrúmpere právitas, nec pagána potúerit superáre perfidia. His ítaque modis, dilectíssimi, rationábili obséquio celebrétur hodiérna festívitas: ut in persóna humilitátis meæ ille intelligátur, ille honorétur, in quo et ómnium pastórum sollicitúdo, cum commendatárum sibi óvium custódia persevérat, et cujus étiam dígnitas in indígno heréde non déficit.

      Lectio 9

      Commemoratio Vigiliae Ascensionis

      Léctio sancti Evangélii secúndum Joánnem

      Joann 17:1-11

      In illo témpore: Sublevátis Jesus óculis in cælum, dixit: Pater, venit hora, clarífica Fílium tuum. Et réliqua.

      Homilía sancti Augustíni Epíscopi

      Tractatus 104 in Joannem, sub medium

      Póterat Dóminus noster, unigénitus et coætérnus Patri, in forma servi, et ex forma servi, si hoc opus esset, oráre siléntio: sed ita se Patri exhibére vóluit precatórem, ut meminísset nostrum se esse doctórem. Proínde eam, quam fecit oratiónem pro nobis, notam fecit et nobis: quóniam tanti magístri non solum ad ipsos sermocinátio, sed étiam pro ipsis ad Patrem orátio, discipulórum est ædificátio: et si illórum, qui hæc dicta áderant auditúri, profécto et nostra, qui fuerámus conscrípta lectúri.


      Traduzione italiana delle Letture del Mattutino

      I NOTTURNO

      Lettura 1

      Dalla prima lettera di s. Paolo apostolo a Timoteo

      1 Tim 3:1-7

      Dottrina garantita è questa: se qualcuno aspira all'episcopato, aspira ad una nobile funzione. Ebbene, è necessario che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, assennato, distinto, virtuoso, cordiale verso gli estranei, capace d'insegnare; non dedito al vino, non violento ma indulgente, conciliativo, disinteressato; sappia governare bene la propria casa e tenere sottomessi i figli con pieno decoro; poiché se uno non sa governare la propria casa, come potrà avere cura della Chiesa di Dio?; non sia un convertito di recente, affinché, gonfio d'orgoglio, non incorra nella stessa condanna del diavolo. Inoltre, deve godere la stima di quelli di fuori, in modo da non cadere in discredito e nella rete del diavolo.

      Lettura 2

      Dalla lettera a Tito

      Tito 1:7-11

      Infatti è necessario che il vescovo sia incensurabile, poiché egli governa la casa di Dio, e non sia altezzoso, né irascibile, né dedito al vino, né violento, né avido di loschi guadagni, ma cordiale verso gli estranei, amante del bene, equilibrato, giusto, pio, padrone di sé, saldamente abbracciato alla verace dottrina, quale fu insegnata, in modo che sia in grado con quell'insegnamento salutare di rivolgere esortazioni e di confutare gli avversari. Di fatto, vi sono molti insubordinati, ciarlatani e ingannatori, provenienti in massima parte dalla circoncisione, ai quali bisogna chiudere la bocca, poiché essi sono capaci di sconvolgere intere famiglie spacciando insegnamenti vietati, per losco guadagno.

      Lettura 3, Tito 2:1-8

      Tu invece devi predicare quello che è in accordo con il salutare insegnamento: che i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, robusti nella fede, nella carità, nella pazienza. Altrettanto, che le donne anziane abbiano un contegno santamente decoroso, non siano maldicenti né, schiave del vino; siano maestre di bontà, affinché istruiscano le giovani spose ad amare i mariti e i figli, Ad essere assennate, caste, laboriose in famiglia, buone, sottomesse ai loro mariti, in modo che la parola di Dio non sia oltraggiata. Ugualmente esorta i giovani perché siano temperanti in tutto. Presenta te stesso quale modello di opere buone, insegnando con incorruttibilità, nobiltà, esposizione sana, incensurabile, in modo che chi sta all'opposizione si vergogni, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro.

      II NOTTURNO

      Lettura 4

      Papa Gregorio VII, prima Ildebrando, nato a Soana in Toscana, grande innanzitutto per dottrina, santità e ogni altro genere di virtù, illustrò mirabilmente tutta la Chiesa di Dio. Fanciullo ancora ed ignaro di lettere, giocando ai piedi d'un falegname che piallava dei legni, si racconta che formasse per caso coi trucioli quelle parole profetiche di David: «Dominerà da un mare fino all'altro mare» Ps. 71,8; sorreggendo il Signore la mano del fanciullo, a significare la più alta autorità del mondo che possederebbe un giorno. Portatosi a Roma, vi fu educato sotto la protezione di san Pietro. Giovane, profondamente addolorato al vedere la libertà della Chiesa oppressa dai laici e i corrotti costumi del clero, vestì l'abito monastico nell'abbazia di Cluny, dove la osservanza e l'austerità della vita sotto la regola di san Benedetto era allora nel massimo vigore, e si diede al servizio della divina maestà con pietà sì ardente, che venne eletto priore dai santi padri di quel monastero. Ma destinandolo la provvidenza divina a cose maggiori, Ildebrando fu tratto per la salvezza di moltissimi da Cluny; ed eletto dapprima abate del monastero di san Paolo di Roma fuori le mura, e poi creato cardinale della Chiesa Romana, sostenne importantissime missioni sotto i sommi Pontefici Leone IX, Vittore II, Stefano IX, Nicolò II e Alessandro II; chiamato da san Pier Damiano l'uomo del consiglio santissimo e purissimo. Da Papa Vittore II inviato suo legato in Francia, costrinse miracolosamente il vescovo di Lione, colpevole di simonia, a confessare il suo delitto. Nel concilio di Tours costrinse Berengario ad abiurare una seconda volta l'eresia. Colla sua energia soffocò lo scisma di Cadaloo.

      Lettura 5

      Morto Alessandro II, eletto con unanime consenso sommo Pontefice, nonostante la sua resistenza e le sue lacrime, il 22 di Aprile dell'anno di Cristo 1072, rifulse come sole nella casa di Dio. Difatti, potente nelle opere e nelle parole, s'adoperò con tanto zelo a restaurare la disciplina ecclesiastica, a propagare la fede, a restituire la libertà alla Chiesa, ad estirpare errori e corruttele, che dal tempo degli Apostoli pare non esservi stato alcun Pontefice, il quale abbia sostenuto più fatiche e molestie per la Chiesa di Dio, o che abbia combattuto più fortemente per la sua libertà. Liberò più provincie dalla peste della simonia. Contro gli empi sforzi dell'imperatore Enrico si mostrò in tutto atleta forte ed intrepido, e non temé di alzarsi come un muro in difesa della casa d'Israele; ed essendo caduto questo stesso Enrico nei più gravi delitti, lo scomunicò, privò del regno e sciolse i suoi popoli dal giuramento di fedeltà.

      Lettura 6

      Mentre celebrava il sacrificio della Messa, pie persone videro una colomba discendere dal cielo, posarsi sulla sua spalla destra e coprire colle sue ali la sua testa; a significare con ciò ch'egli si lasciava guidare nel governo della Chiesa dallo Spirito Santo, non da ragioni umane. Assediato in Roma dall'esercito dell'iniquo Enrico, estinse con un segno di croce un incendio suscitato dai nemici. Liberato finalmente dalle mani di lui da Roberto Guiscardo capo dei Normanni, si portò a Cassino; e poi di là andò a Salerno per consacrarvi la chiesa di san. Matteo Apostolo. Un giorno, mentre parlava al popolo di quella città, sfinito da tante prove cadde malato, predicendo la sua morte. Le ultime parole di Gregorio morente furono: «Ho amato la giustizia e odiato l'iniquità, perciò muoio in esilio» Ps. 44,9. Non è possibile ridire le sofferenze coraggiosamente sostenute, o i saggi decreti fatti in molti concilii tenuti a Roma: uomo veramente santo, vindice dei delitti, e il più valoroso difensore della Chiesa. Aveva compito dodici anni di pontificato, allorché se ne andò in cielo, nell'anno della salute 1085, illustre per molti miracoli in vita e dopo morte; il suo sacro corpo fu sepolto con onore nella basilica cattedrale di Salerno.

      III NOTTURNO

      Lettura 7

      Lettura del santo Vangelo secondo Matteo

      Matt 16:13-19

      In quell'occasione: Gesù, venuto nelle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? Eccetera.

      Omelia di san Leone Papa

      Sermone 2 nell'anniversario della sua elezione, prima della metà

      Allorché, come abbiamo inteso dalla lettura del Vangelo, il Signore domandò ai discepoli, chi essi in mezzo alle diverse opinioni degli altri) credessero ch'egli fosse, e gli rispose il beato Pietro con dire: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Matth. 16,16; il Signore gli disse: « Beato te, Simone, figlio di Giona, perché non te l'ha rivelato la natura e l'istinto, ma il Padre mio ch'è nei cieli Matth. 16,17-19: e io ti dico, che tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non prevarranno contro di lei: e darò a te le chiavi del regno dei cieli: e qualunque cosa legherai sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa scioglierai sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli». Rimane dunque quanto ha stabilito la verità, e il beato Pietro conservando la solidità della pietra ricevuta, non cessa di tenere il governo della Chiesa affidatagli.

      Lettura 8

      Infatti in tutta la Chiesa ogni giorno Pietro ripete: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; ed ogni lingua, che confessa il Signore, è istruita dal magistero di questa voce. Questa fede vince il diavolo e spezza le catene di coloro ch'esso aveva fatti schiavi. Questa, riscattatili dal mondo, li introduce nel cielo, e le porte dell'inferno non possono prevalere contro di lei. Perché essa ha ricevuto da Dio fermezza sì grande, che né la perversità della eresia poté mai corromperla, né la perfidia del paganesimo vincerla. Così dunque, con questi sentimenti, dilettissimi, la festa odierna viene celebrata con un culto ragionevole; così che nella umile mia persona si consideri ed onori colui nel quale si perpetua la sollecitudine di tutti i pastori e la custodia di tutte le pecore a lui affidate, e la cui dignità non vien meno neppure in un erede.

      Lettura 9

      Commemorazione della Vigilia dell'Ascensione

      Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni

      Giov 17:1-11

      In quell'occasione: Gesù, sollevati gli occhi al cielo, disse: Padre, l'ora è venuta, glorifica il tuo Figlio. Eccetera.

      Omelia di sant'Agostino Vescovo

      Trattato 104 su Giovanni, circa la metà

      Nostro Signore, l'unigenito del Padre e coeterno con lui, «avendo preso la natura di servo» Philipp. 2,7 poteva, in questa natura di servo, pregare in silenzio, se fosse stato necessario: ma volle presentarsi così supplicante davanti al Padre da mostrare di ricordarsi d'essere nostro dottore. Perciò volle che la preghiera che fece per noi ci fosse nota: perché l'edificazione dei discepoli risulta non soltanto dalle lezioni che dà loro sì gran maestro, ma ancora dalla preghiera ch'egli indirizza al Padre per loro: e se queste parole erano l'edificazione di quelli che si trovavano presenti ad ascoltarlo, certo devono essere anche di noi che le avremmo lette raccolte (nel Vangelo).


      Ad Primam: il Martirologio del 26 Maggio 2022

      Septimo Kalendas Junii, luna vigesima quinta.



      Nel settimo giorno alle Calende di Giugno, luna venticinquesima.




      1) Parti proprie della Messa di San Gregorio VII

      INTROITUS

      Si díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas. Allelúja, allelúja. --- Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me, nec delectásti inimícos meos super me. --- Glória Patri --- Si díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas. Allelúja, allelúja.

      COLLECTAE

      Orémus. Deus, in te sperántium fortitúdo, qui beátum Gregórium Confessórem tuum atque Pontíficem, pro tuénda Ecclésiæ libertáte, virtúte constántiæ roborásti: da nobis, ejus exémplo et intercessióne, ómnia adversántia fórtiter superáre. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Orémus. Deus, a quo bona cuncta procédunt, largíre supplícibus tuis: ut cogitémus, te inspiránte, quæ recta sunt; et, te gubernánte, éadem faciámus.

      Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui in afflictióne nostra de tua pietáte confídimus; contra advérsa ómnia, tua semper protectióne muniámur.

      Deus, qui Ecclésiam tuam, in apostólicæ petræ soliditáte fundátam, ab infernárum éruis terróre portárum: præsta, quǽsumus; ut, intercedénte beáto Urbáno Mártyre tuo atque Summo Pontífice, in tua veritáte persístens, contínua securitáte muniátur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      EPISTOLA

      Léctio Epístolæ beáti Petri Apóstoli.

      1 Pet 5:1-4; 5:10-11

      Caríssimi: Senióres, qui in vobis sunt, obsécro consénior et testis Christi passiónum, qui et ejus, quæ in futúro revelánda est, glóriæ communicátor: páscite qui in vobis est gregem Dei, providéntes non coácte, sed spontánee secúndum Deum, neque turpis lucri grátia, sed voluntárie; neque ut dominántes in cleris, sed forma facti gregis ex ánimo. Et, cum appáruerit princeps pastórum, percipiétis immarcescíbilem glóriæ corónam. Deus autem omnis grátiæ, qui vocávit nos in ætérnam suam glóriam in Christo Jesu, módicum passos ipse perfíciet, confirmábit solidabítque. Ipsi glória et impérium in sǽcula sæculórum. Amen.

      ALLELUJA

      Allelúja, allelúja. Tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam. Allelúja. Constítues eos príncipes super omnem terram: mémores erunt nóminis tui, Dómine. Allelúja.

      EVANGELIUM

      Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Matthǽum.

      Matt 16:13-19

      In illo témpore: Venit Jesus in partes Cæsaréæ Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Joánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Jeremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Jesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Jesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in cœlis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni cœlórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in cœlis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in cœlis.

      OFFERTORIUM

      Orémus. Ecce, dedi verba mea in ore tuo: ecce, constítui te super gentes et super regna, ut evéllas et destruas, et ædífices et plantes. Allelúja.

      SECRETAE

      Sancti tui, quǽsumus, Dómine, nos ubíque lætíficent: ut, dum eórum mérita recólimus, patrocínia sentiámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Súscipe, Dómine, fidélium preces cum oblatiónibus hostiárum: ut, per hæc piæ devotiónis offícia, ad cæléstem glóriam transeámus.

      Hæc múnera, quǽsumus, Dómine, et víncula nostræ pravitátis absólvant, et tuæ nobis misericórdiæ dona concílient. 

      Múnera, quæ tibi, Dómine, lætántes offérimus, súscipe benígnus, et præsta: ut, intercedénte beáto Urbáno, Ecclésia tua et fídei integritáte lætétur, et témporum tranquillitáte semper exsúltet. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      PRAEFATIO DE APOSTOLIS

      Vere dignum et justum est, æquum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem tuum, Pastor ætérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui vicários eídem contulísti præésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: (Sanctus).

      COMMUNIO

      Tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam. Allelúja.

      POSTCOMMUNIO

      Orémus. Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, de percéptis munéribus grátias exhibéntes, intercedénte beáto Gregório Confessóre tuo atque Pontífice, benefícia potióra sumámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Orémus. Tríbue nobis, Dómine, cæléstis mensae virtúte satiátis: et desideráre, quæ recta sunt, et desideráta percípere.

      Vota nostra, quǽsumus, Dómine, pio favóre proséquere: ut, dum dona tua in tribulatióne percípimus, de consolatióne nostra in tuo amóre crescámus.

      Multíplica, quǽsumus, Dómine, in Ecclesia tua spíritum grátiæ, quem dedísti: ut beáti Urbáni Martyris tui atque Summi Pontíficis deprecatióne nec pastóri obœdiéntia gregis nec gregi desit cura pastóris. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      ULTIMUM EVANGELIUM

      Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

      Joann 17:1-11

      In illo témpore: Sublevátis Jesus oculis in cælum, dixit: Pater, venit hora, clarífca Fílium tuum, ut Fílius tuus clarífcet te : sicut dedísti ei potestátem omnis carnis, ut omne, quod dedísti ei, det eis vitam ætérnam. Hæc est autem vita ætérna: ut cognóscant te, solum Deum verum, et quem misísti Jesum Christum. Ego te clarificávi super terram: opus consummávi, quod dedísti mihi, ut fáciam: et nunc clarífica me tu, Pater, apud temetípsum, claritáte, quam hábui, priúsquam mundus esset, apud te. Manifestávi nomen tuum homínibus, quos dedísti mihi de mundo. Tui erant, et mihi eos dedísti; et sermónem tuum servavérunt. Nunc cognovérunt, quia ómnia, quæ dedísti mihi, abs te sunt: quia verba, quæ dedísti mihi, dedi eis: et ipsi accepérunt, et cognovérunt vere, quia a te exívi, et credidérunt, quia tu me misísti. Ego pro eis rogo, non pro mundo rogo, sed pro his, quos dedísti mihi: quia tui sunt: et mea ómnia tua sunt, et tua mea sunt: et clarificátus sum in eis. Et jam non sum in mundo, et hi in mundo sunt, et ego ad te vénio.


      Traduzione italiana della Messa di San Gregorio VII

      INTROITO

      Se mi ami, Simon Pietro, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore. Allelúia, allelúia. --- Ti voglio esaltare, Signore, perché mi hai salvato, né hai fatto che gioisca colui che mi ha in odio. --- Gloria --- Se mi ami, Simon Pietro, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore. Allelúia, allelúia.

      COLLETTE

      Preghiamo. O Dio, forza di quanti in te confidano, che al beato Gregorio Confessore e sommo Pontefice desti intrepida costanza nel tutelare la libertà della Chiesa, concedici che per sua intercessione ed a suo esempio, fortemente vinciamo ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Preghiamo. O Dio, dal quale derivano tutti i beni, rispondi alle nostre suppliche: e concedi a noi di pensare, con la tua ispirazione, ciò che è giusto e di compierlo, sotto la tua guida.

      Nelle nostre pene, noi ci rifugiamo fiduciosi nella tua misericordia, o Dio onnipotente, e tu, concedi a noi, contro ogni male protezione e difesa.

      O Dio, che liberi dal terrore delle potenze infernali la tua Chiesa, fondata sulla solidissima roccia apostolica: concedi, te ne preghiamo, che per intercessione del beato Urbano Martire tuo e sommo Pontefice, perseverando nella tua verità, sia munita di perenne sicurezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      EPISTOLA

      Lettura della Lettera di san Pietro Apostolo.

      1 Pet 5:1-4; 5:10-11

      Carissimi: Sacerdote anch'io e teste della Passione di Cristo e chiamato ad aver parte alla futura gloria, io scongiuro i sacerdoti che sono tra voi: Pascete il gregge di Dio, che vi è affidato, governandolo non per forza, ma volentieri per amor di Dio; non per il vil guadagno, ma con animo generoso; non come dominatori delle Chiese, ma come sinceri modelli del gregge; e così, quando apparirà il principe dei pastori, riceverete l'incorruttibile corona della gloria. Il Dio di ogni grazia, il quale ci ha chiamati in Gesù Cristo all'eterna sua gloria, con un po' di patire vi perfezionerà, vi conforterà, vi confermerà. A Lui impero e gloria in eterno. Amen.

      ALLELUIA

      Allelúia, allelúia. Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa! Allelúia. Li metterai come capi in tutta la terra, conserveranno il ricordo del tuo nome, Signore. Allelúia.

      VANGELO

      Lettura del Santo Vangelo secondo San Matteo.

      Matt 16:13-19

      In quel tempo, Gesù, venuto nella zona di Cesarea di Filippo, interrogava i suoi discepoli: «Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo?». Ed essi risposero: «Alcuni Giovanni il. Battista, altri Elia, altri ancora Geremia, o uno dei profeti». Disse loro Gesù: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, in risposta, gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli».

      OFFERTORIO

      Preghiamo. Ecco che le mie parole pongo sulla tua bocca: ecco che io ti prepongo a nazioni e a regni per svellere ed abbattere, per edificare e piantare. Allelúia.

      SECRETE

      Signore, i tuoi Santi ovunque ci rallegrino; affinché mentre ne ricordiamo i meriti ne esperimentiamo il patrocinio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Accetta, Signore, con l'offerta del sacrificio, le preghiere dei tuoi fedeli: e per l'efficacia di questo santo rito possiamo giungere alla gloria celeste.

      Questa offerta, Signore, sciolga i vincoli delle nostre colpe e ci ottenga i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      O Signore, ricevi benigno questi doni, che lieti ti offriamo; e, per intercessione del beato Urbano, fa' che gioisca la tua Chiesa per l'integrità della fede sempre esulti per la pace dei tempi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      PREFAZIO DEGLI APOSTOLI

      È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a te, Signore, la nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non abbandonare il tuo gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e proteggilo sempre. Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai eletto vicari dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: (Sanctus).

      COMUNIONE

      Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa! Allelúia.

      POST-COMUNIONE

      Preghiamo. Concedi, te ne preghiamo, Dio onnipotente, che, mentre Ti ringraziamo per i doni ricevuti, otteniamo per intercessione del beato Gregorio tuo Confessore e Pontefice, benefici ancora maggiori. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Preghiamo. A noi rinvigoriti dalla mensa celeste, concedi, o Signore, di desiderare il bene, e di ottenerlo a misura del nostro desiderio.

      Compi, Signore, con paterna bontà, le nostre preghiere: perché nutriti e consolati nella nostra sofferenza dai tuoi santi doni, cresciamo nel tuo amore.

      O Signore, moltiplica nella tua Chiesa lo spirito di grazia che le hai dato; affinché, per intercessione del beato Urbano Martire tuo e sommo Pontefice, non manchi nel gregge l'ubbidienza al pastore e nel pastore la cura del gregge. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      ULTIMO VANGELO

      Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

      Giov 17:1-11

      In quel tempo; levando gli occhi al Cielo, Gesù disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il tuo Figlio, onde anche il tuo Figlio glorifichi te, secondo il potere che Gli hai dato sopra ogni uomo, con il donare la vita eterna a coloro che gli hai affidati. E la vita eterna consiste in questo: che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai data da fare; ed ora, Padre, glorifica me presso di te con quella gloria che ebbi presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi affidasti, traendoli dal mondo; erano tuoi e li desti a me, ed essi hanno osservata la tua parola. Ora sanno che tutto quello che mi hai dato viene da te, perché le parole che comunicasti a me, le ho loro trasmesse, ed essi le hanno accolte, e veramente hanno riconosciuto che io sono venuto da Dio, ed han creduto che tu mi hai mandato. Per essi io prego; non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai affidati, perché son tuoi. Ed ogni cosa mia è tua, ed ogni tua è mia. In essi io sono stato glorificato. Io ormai non sono più nel mondo; ma essi restano nel mondo, mentre io vengo a te».


      2) Parti proprie della Messa della Vigilia dell'Ascensione

      INTROITUS

      Vocem jucunditátis annuntiáte, et audiátur, allelúja: annuntiáte usque ad extrémum terræ: liberávit Dóminus pópulum suum, allelúja, allelúja. --- Jubiláte Deo, omnis terra, psalmum dícite nómini ejus: date glóriam laudi ejus. --- Glória Patri --- Vocem jucunditátis annuntiáte, et audiátur, allelúja: annuntiáte usque ad extrémum terræ: liberávit Dóminus pópulum suum, allelúja, allelúja.

      COLLECTAE

      Orémus. Deus, a quo bona cuncta procédunt, largíre supplícibus tuis: ut cogitémus, te inspiránte, quæ recta sunt; et, te gubernánte, eadem faciámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Orémus. Deus, in te sperántium fortitúdo, qui beátum Gregórium Confessórem tuum atque Pontíficem, pro tuénda Ecclésiæ libertáte, virtúte constántiæ roborásti: da nobis, ejus exémplo et intercessióne, ómnia adversántia fórtiter superáre.

      Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui in afflictióne nostra de tua pietáte confídimus; contra advérsa ómnia, tua semper protectióne muniámur.

      Deus, qui Ecclésiam tuam, in apostólicæ petræ soliditáte fundátam, ab infernárum éruis terróre portárum: præsta, quǽsumus; ut, intercedénte beáto Urbáno Mártyre tuo atque Summo Pontífice, in tua veritáte persístens, contínua securitáte muniátur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      EPISTOLA

      Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Ephésios.

      Eph 4:7-13

      Fratres: Unicuíque nostrum data est grátia secúndum mensúram donatiónis Christi. Propter quod dicit: Ascéndens in altum, captívam duxit captivitátem: dedit dona homínibus. Quod autem ascéndit, quid est, nisi quia et descéndit primum in inferióres partes terræ? Qui descéndit, ipse est et qui ascéndit super omnes cœlos, ut impléret ómnia. Et ipse dedit quosdam quidem apóstolos, quosdam autem prophétas, álios vero evangelístas, álios autem pastóres et doctóres, ad consummatiónem sanctórum in opus ministérii, in ædificatiónem córporis Christi: donec occurrámus omnes in unitátem fídei, et agnitiónis Fílii Dei, in virum perféctum, in mensúram ætátis plenitúdinis Christi.

      ALLELUJA

      Allelúja, allelúja. Surréxit Christus, et illúxit nobis, quos rédemit sánguine suo. Allelúja. Exívi a Patre, et veni in mundum: íterum relínquo mundum, et vado ad Patrem. Allelúja.

      EVANGELIUM

      Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

      Joann 17:1-11

      In illo témpore: Sublevátis Jesus oculis in cælum, dixit: Pater, venit hora, clarífca Fílium tuum, ut Fílius tuus clarífcet te : sicut dedísti ei potestátem omnis carnis, ut omne, quod dedísti ei, det eis vitam ætérnam. Hæc est autem vita ætérna: ut cognóscant te, solum Deum verum, et quem misísti Jesum Christum. Ego te clarificávi super terram: opus consummávi, quod dedísti mihi, ut fáciam: et nunc clarífica me tu, Pater, apud temetípsum, claritáte, quam hábui, priúsquam mundus esset, apud te. Manifestávi nomen tuum homínibus, quos dedísti mihi de mundo. Tui erant, et mihi eos dedísti; et sermónem tuum servavérunt. Nunc cognovérunt, quia ómnia, quæ dedísti mihi, abs te sunt: quia verba, quæ dedísti mihi, dedi eis: et ipsi accepérunt, et cognovérunt vere, quia a te exívi, et credidérunt, quia tu me misísti. Ego pro eis rogo, non pro mundo rogo, sed pro his, quos dedísti mihi: quia tui sunt: et mea ómnia tua sunt, et tua mea sunt: et clarificátus sum in eis. Et jam non sum in mundo, et hi in mundo sunt, et ego ad te vénio.

      OFFERTORIUM

      Orémus. Benedícite, gentes, Dóminum, Deum nostrum, et obaudíte vocem laudis ejus: qui pósuit ánimam meam ad vitam, et non dedit commovéri pedes meos: benedíctus Dóminus, qui non amóvit deprecatiónem meam et misericórdiam suam a me, allelúja.

      SECRETAE

      Súscipe, Dómine, fidélium preces cum oblatiónibus hostiárum: ut, per hæc piæ devotiónis offícia, ad cœléstem glóriam transeámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Sancti tui, quǽsumus, Dómine, nos ubique lætíficent: ut, dum eórum mérita recólimus, patrocínia sentiámus.

      Hæc múnera, quǽsumus, Dómine, et víncula nostræ pravitátis absólvant, et tuæ nobis misericórdiæ dona concílient.

      Múnera, quæ tibi, Dómine, lætántes offérimus, súscipe benígnus, et præsta: ut, intercedénte beáto Urbáno, Ecclésia tua et fídei integritáte lætétur, et témporum tranquillitáte semper exsúltet. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      PRAEFATIO DE APOSTOLIS

      Vere dignum et justum est, æquum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem tuum, Pastor ætérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui vicários eídem contulísti præésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: (Sanctus).

      COMMUNIO

      Cantáte Dómino, allelúja: cantáte Dómino et benedícite nomen ejus: bene nuntiáte de die in diem salutáre ejus, allelúja, allelúja.

      POSTCOMMUNIO

      Orémus. Tríbue nobis, Dómine, cœléstis mensæ virtúte satiátis: et desideráre, quæ recta sunt, et desideráta percípere. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

      Orémus. Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, de percéptis munéribus grátias exhibéntes, intercedénte beáto Gregório Confessóre tuo atque Pontífice, benefícia potióra sumámus.

      Vota nostra, quǽsumus, Dómine, pio favóre proséquere: ut, dum dona tua in tribulatióne percípimus, de consolatióne nostra in tuo amóre crescámus.

      Multíplica, quǽsumus, Dómine, in Ecclesia tua spíritum grátiæ, quem dedísti: ut beáti Urbáni Martyris tui atque Summi Pontíficis deprecatióne nec pastóri obœdiéntia gregis nec gregi desit cura pastóris. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.


      Traduzione italiana della Messa della Vigilia dell'Ascensione

      INTROITO

      Con voce di gioia narrate e questo fate ascoltare, alleluia: fatelo giungere agli estremi del mondo: Dio ha liberato il popolo suo, alleluia, alleluia. --- O terra tutta, acclamate al Signore, cantate la gloria al suo Nome, in sua gloria elevate la lode. --- Gloria --- Con voce di gioia narrate e questo fate ascoltare, alleluia: fatelo giungere agli estremi del mondo: Dio ha liberato il popolo suo, alleluia, alleluia.

      COLLETTE

      Preghiamo. O Dio, dal quale derivano tutti i beni, rispondi alle nostre suppliche: e concedi a noi di pensare, con la tua ispirazione, ciò che è giusto e di compierlo, sotto la tua guida. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Preghiamo. O Dio, forza di quanti in te confidano, che al beato Gregorio Confessore e sommo Pontefice desti intrepida costanza nel tutelare la libertà della Chiesa, concedici che per sua intercessione ed a suo esempio, fortemente vinciamo ogni avversità.

      Nelle nostre pene, noi ci rifugiamo fiduciosi nella tua misericordia, o Dio onnipotente, e tu, concedi a noi, contro ogni male protezione e difesa.

      O Dio, che liberi dal terrore delle potenze infernali la tua Chiesa, fondata sulla solidissima roccia apostolica: concedi, te ne preghiamo, che per intercessione del beato Urbano Martire tuo e sommo Pontefice, perseverando nella tua verità, sia munita di perenne sicurezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      EPISTOLA

      Lettura dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini.

      Ef 4:7-13

      Fratelli, a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono fattoci dal Cristo. Ecco perché è detto: “Asceso in alto, fece schiava la schiavitù: distribuì doni agli uomini". Ma che significa l'essere salito, se non per esser prima disceso anche nelle infime regioni della terra? Colui che discese, è quello stesso che pure ascese sopra tutti i cieli per riempire ogni cosa. Ed egli pertanto altri costituì apostoli, altri profeti, altri evangelisti, altri pastori e dottori, per rendere atti i santi all'opera di ministero, per l'edificazione del Corpo del Cristo; finché arriveremo tutti all'unità della fede, all'intera conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, alla misura della piena maturità del Cristo.

      ALLELUIA

      Allelúia, allelúia. V. Cristo è risorto da morte, la sua luce brilla su di noi, egli ci ha redenti nel suo sangue. Io sono uscito dal Padre, e sono venuto nel mondo: ora lascio il mondo, e ritorno al Padre. Alleluia.

      VANGELO

      Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

      Giov 17:1-11

      In quel tempo; levando gli occhi al Cielo, Gesù disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il tuo Figlio, onde anche il tuo Figlio glorifichi te, secondo il potere che Gli hai dato sopra ogni uomo, con il donare la vita eterna a coloro che gli hai affidati. E la vita eterna consiste in questo: che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai data da fare; ed ora, Padre, glorifica me presso di te con quella gloria che ebbi presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi affidasti, traendoli dal mondo; erano tuoi e li desti a me, ed essi hanno osservata la tua parola. Ora sanno che tutto quello che mi hai dato viene da te, perché le parole che comunicasti a me, le ho loro trasmesse, ed essi le hanno accolte, e veramente hanno riconosciuto che io sono venuto da Dio, ed han creduto che tu mi hai mandato. Per essi io prego; non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai affidati, perché son tuoi. Ed ogni cosa mia è tua, ed ogni tua è mia. In essi io sono stato glorificato. Io ormai non sono più nel mondo; ma essi restano nel mondo, mentre io vengo a te».

      OFFERTORIO

      Preghiamo. Benedite, popoli, il nostro Dio, e fate udire il canto della sua lode: Egli ha posto la nostra anima tra i viventi e non ha reso incerto il nostro piede. Benedetto sia dunque il Signore, che non ha ripudiato la mia preghiera, e non ha tolto da me il suo amore, alleluia.

      SECRETE

      Accetta, Signore, con l'offerta del sacrificio, le preghiere dei tuoi fedeli: e per l'efficacia di questo santo rito possiamo giungere alla gloria celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      I tuoi Santi, o Signore, ci siano ovunque sorgente di gioia in modo che, mentre ne onoriamo i meriti, ne sentiamo il patrocinio.

      Questa offerta, Signore, sciolga i vincoli delle nostre colpe e ci ottenga i doni della tua misericordia.

      O Signore, ricevi benigno questi doni, che lieti ti offriamo; e, per intercessione del beato Urbano, fa' che gioisca la tua Chiesa per l'integrità della fede sempre esulti per la pace dei tempi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      PREFAZIO DEGLI APOSTOLI

      È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a te, Signore, la nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non abbandonare il tuo gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e proteggilo sempre. Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai eletto vicari dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: (Sanctus).

      COMUNIONE

      Cantate al Signore, alleluia: cantate e benedite il suo Nome, annunciate da giorno a giorno la sua salvezza, alleluia, alleluia.

      POST-COMUNIONE

      Preghiamo. A noi rinvigoriti dalla mensa celeste, concedi, o Signore, di desiderare il bene, e di ottenerlo a misura del nostro desiderio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Preghiamo. Concedi, te ne preghiamo, Dio onnipotente, che, mentre Ti ringraziamo per i doni ricevuti, otteniamo per intercessione del beato Gregorio tuo Confessore e Pontefice, benefici ancora maggiori.

      Compi, Signore, con paterna bontà, le nostre preghiere: perché nutriti e consolati nella nostra sofferenza dai tuoi santi doni, cresciamo nel tuo amore.

      O Signore, moltiplica nella tua Chiesa lo spirito di grazia che le hai dato; affinché, per intercessione del beato Urbano Martire tuo e sommo Pontefice, non manchi nel gregge l'ubbidienza al pastore e nel pastore la cura del gregge. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


      3) Parti proprie della Messa delle Litanie Minori

      AD PROCESSIONEM:

      Exurge Domine, adjuva nos, et libera nos propter nomen tuum. --- Deus, auribus nostris audivimus: patres nostri annuntiaverunt nobis. --- Gloria Patri. --- Exurge Domine, adjuva nos, et libera nos propter nomen tuum.

      Kýrie, eléison. (Et omnes litaniae duplicantur)

      Christe, eléison.

      Kýrie, eléison.

      Christe, audi nos.

      Christe, exáudi nos.

      Pater de cælis, Deus, miserére nobis.

      Fili, Redémptor mundi, Deus, miserére nobis.

      Spíritus Sancte, Deus, miserére nobis.

      Sancta Trínitas, unus Deus, miserére nobis.

      Sancta María, ora pro nobis.

      Sancta Dei Génitrix, ora pro nobis.

      Sancta Virgo vírginum, ora pro nobis.

      Sancte Míchaël, ora pro nobis.

      Sancte Gábriel, ora pro nobis.

      Sancte Ráphaël, ora pro nobis.

      Omnes sancti Ángeli et Archángeli, oráte pro nobis.

      Omnes sancti beatórum Spirítuum órdines, oráte pro nobis.

      Sancte Joánnes Baptísta, ora pro nobis.

      Sancte Joseph, ora pro nobis.

      Omnes sancti Patriárchæ et Prophétæ, oráte pro nobis.

      Sancte Petre, ora pro nobis.

      Sancte Paule, ora pro nobis.

      Sancte Andréa, ora pro nobis.

      Sancte Jacóbe, ora pro nobis.

      Sancte Joánnes, ora pro nobis.

      Sancte Thoma, ora pro nobis.

      Sancte Jacóbe, ora pro nobis.

      Sancte Philíppe, ora pro nobis.

      Sancte Bartolomǽe, ora pro nobis.

      Sancte Matthǽe, ora pro nobis.

      Sancte Simon, ora pro nobis.

      Sancte Thaddǽe, ora pro nobis.

      Sancte Matthía, ora pro nobis.

      Sancte Bárnaba, ora pro nobis.

      Sancte Luca, ora pro nobis.

      Sancte Marce, ora pro nobis.

      Omnes sancti Apóstoli et Evangelístæ, oráte pro nobis.

      Omnes sancti Discípuli Dómini, oráte pro nobis.

      Omnes sancti Innocéntes, oráte pro nobis.

      Sancte Stéphane, ora pro nobis.

      Sancte Laurénti, ora pro nobis.

      Sancte Vincénti, ora pro nobis.

      Sancti Fabiáne et Sebastiáne, oráte pro nobis.

      Sancti Joánnes et Paule, oráte pro nobis.

      Sancti Cosma et Damiáne, oráte pro nobis.

      Sancti Gervási et Protási, oráte pro nobis.

      Omnes sancti Mártyres, oráte pro nobis.

      Sancte Silvéster, ora pro nobis.

      Sancte Gregóri, ora pro nobis.

      Sancte Ambrósi, ora pro nobis.

      Sancte Augustíne, ora pro nobis.

      Sancte Hierónyme, ora pro nobis.

      Sancte Martíne, ora pro nobis.

      Sancte Nicoláe, ora pro nobis.

      Omnes sancti Pontífices et Confessóres, oráte pro nobis.

      Omnes sancti Doctóres, oráte pro nobis.

      Sancte Antóni, ora pro nobis.

      Sancte Benedícte, ora pro nobis.

      Sancte Bernárde, ora pro nobis.

      Sancte Domínice, ora pro nobis.

      Sancte Francísce, ora pro nobis.

      Omnes sancti Sacerdótes et Levítæ, oráte pro nobis.

      Omnes sancti Mónachi et Eremítæ, oráte pro nobis.

      Sancta María Magdaléna, ora pro nobis.

      Sancta Agatha, ora pro nobis.

      Sancta Lúcia, ora pro nobis.

      Sancta Agnes, ora pro nobis.

      Sancta Cæcília, ora pro nobis.

      Sancta Catharína, ora pro nobis.

      Sancta Anastásia, ora pro nobis.

      Omnes sanctæ Vírgines et Víduæ, oráte pro nobis.

      Omnes Sancti et Sanctæ Dei, intercédite pro nobis.

      Propítius esto, parce nobis, Dómine.

      Propítius esto, exáudi nos, Dómine.

      Ab omni malo, líbera nos, Dómine.

      Ab omni peccáto, líbera nos, Dómine.

      Ab ira tua, líbera nos, Dómine.

      A subitánea et improvísa morte, líbera nos, Dómine.

      Ab insídiis diáboli, líbera nos, Dómine.

      Ab ira et ódio et omni mala voluntáte, líbera nos, Dómine.

      A spíritu fornicatiónis, líbera nos, Dómine.

      A fúlgure et tempestáte, líbera nos, Dómine.

      A flagéllo terræmótus, líbera nos, Dómine.

      A peste, fame et bello, líbera nos, Dómine.

      A morte perpétua, líbera nos, Dómine.

      Per mystérium sanctæ Incarnatiónis tuæ, líbera nos, Dómine.

      Per advéntum tuum, líbera nos, Dómine.

      Per nativitátem tuam, líbera nos, Dómine.

      Per baptísmum et sanctum jejúnium tuum, líbera nos, Dómine.

      Per crucem et passiónem tuam, líbera nos, Dómine.

      Per mortem et sepultúram tuam, líbera nos, Dómine.

      Per sanctam resurrectiónem tuam, líbera nos, Dómine.

      Per admirábilem ascensiónem tuam, líbera nos, Dómine.

      Per advéntum Spíritus Sancti Parácliti, líbera nos, Dómine.

      In die judícii, líbera nos, Dómine.

      Peccatóres, te rogámus, audi nos.

      Ut nobis parcas, te rogámus, audi nos.

      Ut nobis indúlgeas, te rogámus, audi nos.

      Ut ad veram pœniténtiam nos perdúcere dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut Ecclésiam tuam sanctam régere et conserváre dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut domnum Apostólicum et omnes ecclesiásticos órdines in sancta religióne conserváre dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut inimícos sanctæ Ecclésiæ humiliáre dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut régibus et princípibus christiánis pacem et veram concórdiam donáre dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut cuncto pópulo christiáno pacem et unitátem largíri dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut omnes errántes ad unitátem Ecclésiæ revocáre, et infidéles univérsos ad Evangélii lumen perdúcere dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut nosmetípsos in tuo sancto servítio confortáre et conserváre dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut mentes nostras ad cæléstia desidéria érigas, te rogámus, audi nos.

      Ut ómnibus benefactoribus nostris sempitérna bona retríbuas, te rogámus, audi nos.

      Ut ánimas nostras, fratrum, propinquórum et benefactórum nostrórum ab ætérna damnatióne erípias, te rogámus, audi nos.

      Ut fructus terræ dare et conserváre dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut ómnibus fidélibus defúnctis réquiem ætérnam donáre dignéris, te rogámus, audi nos.

      Ut nos exaudíre dignéris, te rogámus, audi nos.

      Fili Dei, te rogámus, audi nos.

      Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, parce nobis, Dómine.

      Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, exáudi nos, Dómine.

      Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, miserére nobis.

      Christe, audi nos.

      Christe, exáudi nos.

      Kýrie, eléison.

      Christe, eléison.

      Kýrie, eléison.

      Pater noster, qui es in cælis, sanctificétur nomen tuum: advéniat regnum tuum: fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie: et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris:

      V. Et ne nos indúcas in tentatiónem:

      R. Sed líbera nos a malo.

      Deus, in adjutórium meum inténde: * Dómine, ad adjuvándum me festína.

      Confundántur et revereántur, * qui quærunt ánimam meam.

      Avertántur retrórsum, et erubéscant, * qui volunt mihi mala.

      Avertántur statim erubescéntes, * qui dicunt mihi: Euge, euge.

      Exsúltent et læténtur in te omnes qui quærunt te, * et dicant semper: Magnificétur Dóminus: qui díligunt salutáre tuum.

      Ego vero egénus, et pauper sum: * Deus, ádjuva me.

      Adjútor meus, et liberátor meus es tu: * Dómine, ne moréris.

      Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto.

      Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen.

      V. Salvos fac servos tuos.

      R. Deus meus, sperántes in te.

      V. Esto nobis, Dómine, turris fortitúdinis.

      R. A fácie inimíci.

      V. Nihil profíciat inimícus in nobis.

      R. Et fílius iniquitátis non appónat nocére nobis.

      V. Dómine, non secúndum peccáta nostra fácias nobis.

      R. Neque secúndum iniquitátes nostras retríbuas nobis.

      V. Orémus pro Pontífice nostro N.

      R. Dóminus consérvet eum, et vivíficet eum, et beátum fáciat eum in terra, et non tradat eum in ánimam inimicórum ejus.

      V. Orémus pro benefactóribus nostris.

      R. Retribúere dignáre, Dómine, ómnibus, nobis bona faciéntibus propter nomen tuum, vitam ætérnam. Amen.

      V. Orémus pro fidélibus defúnctis.

      R. Réquiem ætérnam dona eis, Dómine, et lux perpétua lúceat eis.

      V. Requiéscant in pace.

      R. Amen.

      V. Pro frátribus nostris abséntibus.

      R. Salvos fac servos tuos, Deus meus, sperántes in te.

      V. Mitte eis, Dómine, auxílium de sancto.

      R. Et de Sion tuére eos.

      V. Dómine, exáudi oratiónem meam.

      R. Et clamor meus ad te véniat.

      V. Dóminus vobíscum.

      R. Et cum spíritu tuo.

      Orémus

      Deus, cui próprium est miseréri semper et párcere: súscipe deprecatiónem nostram, ut nos, et omnes fámulos tuos, quos delictórum caténa constríngit, miserátio tuæ pietátis cleménter absólvat.

      Exáudi, quæsumus, Dómine, súpplicum preces, et confiténtium tibi parce peccátis: ut páriter nobis indulgéntiam tríbuas benígnus et pacem.

      Ineffábilem nobis, Dómine, misericórdiam tuam cleménter osténde: ut simul nos et a peccátis ómnibus éxuas, et a pœnis, quas pro his merémur, erípias.

      Deus, qui culpa offénderis, pœniténtia placáris: preces pópuli tui supplicántis propítius réspice; et flagélla tuæ iracúndiæ, quæ pro peccátis nostris merémur, avérte.

      Omnípotens sempitérne Deus, miserére fámulo tuo Pontífici nostro N., et dírige eum secúndum tuam cleméntiam in viam salútis ætérnæ: ut, te donánte, tibi plácita cúpiat, et tota virtúte perfíciat.

      Deus, a quo sancta desidéria, recta consília et justa sunt ópera: da servis tuis illam, quam mundus dare non potest, pacem; ut et corda nostra mandátis tuis dédita, et, hóstium subláta formídine, témpora sint, tua protectióne, tranquílla.

      Ure igne Sancti Spíritus renes nostros et cor nóstrum, Dómine: ut tibi casto córpore serviámus, et mundo corde placeámus.

      Fidélium, Deus, ómnium Cónditor et Redémptor, animábus famulórum famularúmque tuárum remissiónem cunctórum tríbue peccatórum: ut indulgéntiam, quam semper optavérunt, piis supplicatiónibus consequántur.

      Actiónes nostras, quǽsumus, Dómine, aspirándo prǽveni et adjuvándo proséquere: ut cuncta nostra orátio et operátio a te semper incípiat, et per te cœpta finiátur.

      Omnípotens sempitérne Deus, qui vivórum domináris simul et mortuórum, omniúmque miseréris quos tuos fide et ópere futúros esse prænóscis: te súpplices exorámus; ut, pro quibus effúndere preces decrévimus, quosque vel præsens sǽculum adhuc in carne rétinet vel futúrum jam exútos córpore suscépit, intercédentibus ómnibus Sanctis tuis, pietátis tuæ cleméntia, ómnium delictórum suórum véniam consequántur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      V. Dóminus vobíscum.

      R. Et cum spíritu tuo.

      V. Exáudiat nos omnípotens et miséricors Dóminus.

      R. Amen.

      V. Et fidélium ánimæ per misericórdiam Dei requiéscant in pace.

      R. Amen.

      AD MISSAM:

      INTROITUS

      Exaudívit de templo sancto suo vocem meam, allelúja: et clamor meus in conspectu ejus, introívit in aures ejus, allelúja, allelúja. --- Díligam te, Dómine, virtus mea: Dóminus firmaméntum meum et refúgium meum et liberátor meus. --- Gloria Patri --- Exaudívit de templo sancto suo vocem meam, allelúja: et clamor meus in conspectu ejus, introívit in aures ejus, allelúja, allelúja.

      COLLECTAE

      Orémus. Præsta, quaesumus, omnípotens Deus: ut, qui in afflictióne nostra de tua pietáte confídimus; contra advérsa ómnia, tua semper protectióne muniámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

      Deinde:

      Orémus. Concéde nos fámulos tuos, quǽsumus, Dómine Deus, perpetua mentis et corporis sanitáte gaudére: et, gloriosa beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, a præsénti liberári tristitia, et aeterna perfrui lætítia.

      Ecclésiæ tuæ, quæsumus, Dómine, preces placátus admítte: ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, secúra tibi sérviat libertáte. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

      Si tamen haec est unica Missa Conventualis, vel in aliis ecclesiis, unica Missa quae celebratur:

      Orémus. Deus, in te sperántium fortitúdo, qui beátum Gregórium Confessórem tuum atque Pontíficem, pro tuénda Ecclésiæ libertáte, virtúte constántiæ roborásti: da nobis, ejus exémplo et intercessióne, ómnia adversántia fórtiter superáre.

      Deus, a quo bona cuncta procédunt, largíre supplícibus tuis: ut cogitémus, te inspiránte, quæ recta sunt; et, te gubernánte, eadem faciámus.

      Deus, qui Ecclésiam tuam, in apostólicæ petræ soliditáte fundátam, ab infernárum éruis terróre portárum: præsta, quǽsumus; ut, intercedénte beáto Urbáno Mártyre tuo atque Summo Pontífice, in tua veritáte persístens, contínua securitáte muniátur. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      EPISTOLA

      Léctio Epístolæ beáti Jacóbi Apóstoli.

      Jac 5:16-20

      Caríssimi: Confitémini altérutrum peccáta vestra, et oráte pro ínvicem, ut salvémini: multum enim valet deprecátio justi assídua. Elías homo erat símilis nobis passíbilis: et oratióne orávit, ut non plúeret super terram, et non pluit annos tres et menses sex. Et rursum orávit: et coelum dedit plúviam et terra dedit fructum suum. Fratres mei, si quis ex vobis erráverit a veritáte et convérterit quis eum: scire debet, quóniam, qui convérti fécerit peccatórem ab erróre viæ suæ, salvábit ánimam ejus a morte, et opériet multitúdinem peccatórum.

      ALLELUJA

      Allelúja. Confitémini Dómino, quóniam bonus: quóniam in saeculum misericórdia ejus.

      EVANGELIUM

      Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Lucam.

      Luc 11:5-13

      In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Quis vestrum habébit amícum, et íbit ad illum média nocte, et dicet illi: Amíce, cómmoda mihi tres panes, quóniam amícus meus venit de via ad me, et non hábeo quod ponam ante illum: et ille deíntus respóndens, dicat: Noli mihi moléstus esse, jam óstium clausum est, et púeri mei mecum sunt in cubíli, non possum súrgere et dare tibi. Et si ille perseveráverit pulsans: dico vobis, etsi non dabit illi surgens, eo quod amícus ejus sit, propter improbitátem tamen ejus surget et dabit illi, quotquot habet necessários. Et ego dico vobis: Pétite, et dábitur vobis: quaerite, et inveniétis: pulsáte, et aperiétur vobis. Omnis enim, qui petit, áccipit: et qui quærit, invénit: et pulsánti aperietur, Quis autem ex vobis patrem pétii panem, numquid lápidem dabit illi? Aut piscem: numquid pro pisce serpéntem dabit illi? Aut si petíerit ovum: numquid pórriget illi scorpiónem? Si ergo vos, cum sitis mali, nostis bona data dare fíliis vestris: quanto magis Pater vester de coelo dabit spíritum bonum peténtibus se?

      OFFERTORIUM

      Orémus. Confitébor Dómino nimis in ore meo: et in médio multórum laudábo eum, qui ástitit a dextris páuperis: ut salvam fáceret a persequéntibus ánimam meam, allelúja.

      SECRETAE

      Hæc múnera, quǽsumus, Dómine, et víncula nostræ pravitátis absólvant, et tuæ nobis misericórdiæ dona concílient. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Deinde:

      Tua, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem.

      Prótege nos, Dómine, tuis mystériis serviéntes: ut, divínis rebus inhæréntes, et córpore tibi famulémur et mente. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Si tamen haec est unica Missa Conventualis, vel in aliis ecclesiis, unica Missa quae celebratur:

      Sancti tui, quǽsumus, Dómine, nos ubique lætíficent: ut, dum eórum mérita recólimus, patrocínia sentiámus.

      Súscipe, Dómine, fidélium preces cum oblatiónibus hostiárum: ut, per hæc piæ devotiónis offícia, ad cœléstem glóriam transeámus.

      Múnera, quæ tibi, Dómine, lætántes offérimus, súscipe benígnus, et præsta: ut, intercedénte beáto Urbáno, Ecclésia tua et fídei integritáte lætétur, et témporum tranquillitáte semper exsúltet. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      PRAEFATIO PASCHALIS

      Vere dignum et justum est, æquum et salutáre: Te quidem, Dómine, omni témpore, sed in hoc potíssimum die gloriósius prædicáre, cum Pascha nostrum immolátus est Christus. Ipse enim verus est Agnus, qui ábstulit peccáta mundi. Qui mortem nostram moriéndo destrúxit et vitam resurgéndo reparávit. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia cœléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: (Sanctus).

      Si tamen haec est unica Missa Conventualis, vel in aliis ecclesiis, unica Missa quae celebratur:

      PRAEFATIO DE APOSTOLIS

      Vere dignum et justum est, æquum et salutáre: Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem tuum, Pastor ætérne, non déseras: sed per beátos Apóstolos tuos contínua protectióne custódias. Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui vicários eídem contulísti præésse pastóres. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes: (Sanctus).

      COMMUNIO

      Petite, et accipiétis: quaerite, et inveniétis: pulsáte, et aperiétur vobis: omnis enim qui pétii, áccipit: et qui quærit, invénit: et pulsánti aperiétur, allelúja.

      POSTCOMMUNIO

      Orémus. Vota nostra, quǽsumus, Dómine, pio favore proséquere: ut, dum dona tua in tribulatióne percípimus, de consolatióne nostra in tuo amóre crescámus. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Deinde:

      Orémus. Sumptis, Dómine, salútis nostræ subsídiis: da, quaesumus, beátæ Maríæ semper Vírginis patrocíniis nos ubíque prótegi; in cuius veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti.

      Quaesumus, Dómine, Deus noster: ut, quos divína tríbuis participatióne gaudére, humánis non sinas subjacére perículis. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Si tamen haec est unica Missa Conventualis, vel in aliis ecclesiis, unica Missa quae celebratur:

      Orémus. Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, de percéptis munéribus grátias exhibéntes, intercedénte beáto Gregório Confessóre tuo atque Pontífice, benefícia potióra sumámus.

      Tríbue nobis, Dómine, cœléstis mensæ virtúte satiátis: et desideráre, quæ recta sunt, et desideráta percípere.

      Multíplica, quǽsumus, Dómine, in Ecclesia tua spíritum grátiæ, quem dedísti: ut beáti Urbáni Martyris tui atque Summi Pontíficis deprecatióne nec pastóri obœdiéntia gregis nec gregi desit cura pastóris. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.

      Si haec est unica Missa Conventualis, vel in aliis ecclesiis, unica Missa quae celebratur:

      ULTIMUM EVANGELIUM

      Sequéntia ✠ sancti Evangélii secundum Joánnem.

      Joann 17:1-11

      In illo témpore: Sublevátis Jesus oculis in cælum, dixit: Pater, venit hora, clarífca Fílium tuum, ut Fílius tuus clarífcet te : sicut dedísti ei potestátem omnis carnis, ut omne, quod dedísti ei, det eis vitam ætérnam. Hæc est autem vita ætérna: ut cognóscant te, solum Deum verum, et quem misísti Jesum Christum. Ego te clarificávi super terram: opus consummávi, quod dedísti mihi, ut fáciam: et nunc clarífica me tu, Pater, apud temetípsum, claritáte, quam hábui, priúsquam mundus esset, apud te. Manifestávi nomen tuum homínibus, quos dedísti mihi de mundo. Tui erant, et mihi eos dedísti; et sermónem tuum servavérunt. Nunc cognovérunt, quia ómnia, quæ dedísti mihi, abs te sunt: quia verba, quæ dedísti mihi, dedi eis: et ipsi accepérunt, et cognovérunt vere, quia a te exívi, et credidérunt, quia tu me misísti. Ego pro eis rogo, non pro mundo rogo, sed pro his, quos dedísti mihi: quia tui sunt: et mea ómnia tua sunt, et tua mea sunt: et clarificátus sum in eis. Et jam non sum in mundo, et hi in mundo sunt, et ego ad te vénio.


      Traduzione italiana della Messa delle Litanie Minori

      ALLA PROCESSIONE:

      Sorgi, o Signore, aiutaci, e liberaci per l'onore del tuo nome. --- O Dio, l'udimmo con le nostre orecchie e ce lo hanno raccontato i nostri padri. --- Gloria. --- Sorgi, o Signore, aiutaci, e liberaci per l'onore del tuo nome.

      Signore, pietà. (Ogni singola litania viene ripetuta due volte).

      Cristo, pietà.

      Signore, pietà.

      Cristo, ascoltaci.

      Cristo, esaudiscici.

      Padre celeste, Dio, abbi pietà di noi.

      Figlio, Redentore del mondo, Dio, abbi pietà di noi.

      Spirito Santo, Dio, abbi pietà di noi.

      Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi.

      Santa Maria, prega per noi.

      Santa Madre di Dio, prega per noi.

      Santa Vergine delle vergini, prega per noi.

      San Michele, prega per noi.

      Voi tutti, santi Angeli e Arcangeli, pregate per noi.

      Voi tutte, sante schiere degli Spiriti beati, pregate per noi.

      San Giovanni Battista, prega per noi.

      San Giuseppe, prega per noi.

      Voi tutti, santi Patriarchi e Profeti, prega per noi.

      San Pietro, prega per noi.

      San Paolo, prega per noi.

      Sant'Andrea, prega per noi.

      San Giacomo, prega per noi.

      San Giovanni, prega per noi.

      San Tommaso, prega per noi.

      San Giacomo, prega per noi.

      San Filippo, prega per noi.

      San Bartolomeo, prega per noi.

      San Matteo, prega per noi.

      San Simone, prega per noi.

      San Taddeo, prega per noi.

      San Mattia, prega per noi.

      San Barnaba, prega per noi.

      San Luca, prega per noi.

      San Marco, prega per noi.

      Voi tutti, santi Apostoli ed Evangelisti, pregate per noi.

      Voi tutti, santi Discepoli del Signore, pregate per noi.

      Voi tutti, Santi Innocenti, pregate per noi.

      Santo Stefano, prega per noi.

      San Lorenzo, prega per noi.

      San Vincenzo, prega per noi.

      Santi Fabiano e Sebastiano, pregate per noi.

      Santi Giovanni e Paolo, pregate per noi.

      Santi Cosma e Damiano, pregate per noi.

      Santi Gervasio e Protasio, pregate per noi.

      Voi tutti, santi Martiri, pregate per noi.

      San Silvestro, prega per noi.

      San Gregorio, prega per noi.

      Sant'Ambrogio, prega per noi.

      Sant'Agostino, prega per noi.

      San Girolamo, prega per noi.

      San Martino, prega per noi.

      San Nicola, prega per noi.

      Voi tutti, santi Pontefici e Confessori, prega per noi.

      Voi tutti, santi Dottori, prega per noi.

      Sant'Antonio, prega per noi.

      San Benedetto, prega per noi.

      San Bernardo, prega per noi.

      San Domenico, prega per noi.

      San Francesco, prega per noi.

      Voi tutti, santi Sacerdoti e Leviti, prega per noi.

      Voi tutti, santi Monaci ed Eremiti, prega per noi.

      Santa Maria Maddalena, prega per noi.

      Sant'Agata, prega per noi.

      Santa Lucia, prega per noi.

      Sant'Agnese, prega per noi.

      Santa Cecilia, prega per noi.

      Santa Caterina, prega per noi.

      Sant'Anastasia, prega per noi.

      Voi tutte, sante Vergini e Vedove, prega per noi.

      Voi tutti, Santi e Sante di Dio, intercedete per noi.

      Sii indulgente, perdonaci, o Signore.

      Sii indulgente, ascoltaci, o Signore.

      Da ogni male, liberaci, o Signore.

      Da ogni peccato, liberaci, o Signore.

      Dalla tua ira, liberaci, o Signore.

      Da una morte subitanea ed improvvisa, liberaci, o Signore.

      Dalle insidie del diavolo, liberaci, o Signore.

      Dall'ira, dall'odio e da ogni cattiva volontà, liberaci, o Signore.

      Dallo spirito della fornicazione, liberaci, o Signore.

      Dal fulmine e dalla tempesta, liberaci, o Signore.

      Dal flagello del terremoto, liberaci, o Signore.

      Dalle peste, dalla fame e dalla guerra , liberaci, o Signore.

      Dalla morte eterna, liberaci, o Signore.

      Per il mistero della tua santa incarnazione, liberaci, o Signore.

      Per la tua venuta, liberaci, o Signore.

      Per la tua nascita, liberaci, o Signore.

      Per il tuo battesimo e il tuo santo digiuno, liberaci, o Signore.

      Per la tua croce e la tua passione, liberaci, o Signore.

      Per la tua morte e la tua sepoltura, liberaci, o Signore.

      Per la tua santa risurrezione, liberaci, o Signore.

      Per la tua ammirabile ascensione, liberaci, o Signore.

      Per l'effusione dello Spirito Santo Paraclito, liberaci, o Signore.

      Nel giorno del giudizio, liberaci, o Signore.

      Noi peccatori, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ci perdoni, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu sia indulgente con noi, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di condurci vera penitenza, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di reggere e governare la tua santa Chiesa, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di conservare il Papa e tutti gli ordini ecclesiastici nella santa religione, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di umiliare i nemici della santa Chiesa, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di donare pace e vera concordia ai re ed ai principi cristiani, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di donare pace ed unità a tutto il popolo cristiano, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di richiamare all'unità della Chiesa tutti gli erranti e condurre alla luce del Vangelo tutti gli infedeli, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di confermare e conservare noi stessi nel tuo santo servizio, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di elevare le nostre menti ai desideri celesti, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di retribuire i beni eterni a tutti i nostri benefattori, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di liberare dalla dannazione eterna le nostre anime e quelle dei nostri fratelli, parenti e benefattori, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di darci e conservarci i frutti della terra, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di donare l'eterno riposo a tutti i fedeli defunti, ti preghiamo, ascoltaci.

      Perché tu ti degni di esaudirci, ti preghiamo, ascoltaci.

      Figlio di Dio, ti preghiamo, ascoltaci.

      Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci Signore.

      Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, esaudiscici Signore.

      Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

      Cristo ascoltaci.

      Cristo esaudiscici.

      Signore, pietà. Signore, pietà.

      Cristo, pietà. Cristo, pietà.

      Signore, pietà. Signore, pietà.

      Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori:

      V. E non ci indurre in tentazione:

      R. Ma liberaci dal male.

      Vieni, o Dio, in mio soccorso: Signore, affrettati ad aiutarmi.

      Siano confusi e svergognati, quei che cercano l'anima mia.

      Siano volti in fuga ed arrossiscano, quei che mi vogliono male.

      Siano volti in fuga subito e svergognati, quei che mi dicono: Bene, bene.

      Esultino e si rallegrino in te tutti quei che ti cercano: e quanti bramano da te la salute dicano sempre: Il Signore sia glorificato.

      Io per me son povero e bisognoso: o Dio, aiutami.

      Tu sei il mio aiuto e il mio liberatore: Signore, non tardare.

      Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.

      Come era nel principio e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.

      V. Salva i tuoi servi.

      R. Che sperano in te, Dio mio.

      V. Sii per noi, o Signore, una torre inespugnabile.

      R. Dinanzi al nemico.

      V. Non possa nulla il nemico contro di noi.

      R. E il figlio del male non ci rechi danno alcuno.

      V. Signore, non ci trattare come mentano i nostri peccati.

      R. Né ricompensarci come meritano le nostre iniquità.

      V. Preghiamo per il Sommo Pontefice N.

      R. Il Signore lo conservi, lo vivifichi, lo renda felice in terra e lo difenda dalle mani dei suoi nemici.

      V. Preghiamo per i nostri benefattori.

      R. Signore, degnati di ricompensare colla vita eterna tutti quelli che ci fanno del bene a gloria del tuo nome. Amen.

      V. Preghiamo per i fedeli defunti.

      R. L'eterno riposo dona loro. Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.

      V. Riposino in pace.

      R. Amen.

      V. Preghiamo per i nostri fratelli assenti.

      R. Salva i tuoi servi, o Signore, che sperano in te.

      V. Manda ad essi, Signore, il soccorso dal tuo Santuario.

      R. Da Sion manda la tua difesa.

      V. Signore, esaudisci la mia preghiera.

      R. E il mio grido giunga, a te.

      V. Il Signore sia con voi.

      R. E con il tuo spirito.

      Preghiamo.

      Signore, di cui è proprio l'usar misericordia e perdonare, accetta la nostra preghiera; affinché noi e tutti i tuoi servi detenuti dai lacci del peccato siano pietosamente assolti dalla tua benigna bontà.

      Esaudisci Signore, le preghiere dei supplicanti, e perdona ai tuoi servi i peccati, affinché noi tutti da te riceviamo pace e perdono.

      Signore, mostraci pietoso l'ineffabile tua misericordia, la quale ci purghi da tutti i peccati e ci liberi da quelle pene che per essi abbiamo meritate.

      Dio buono, che ti adiri per le colpe, e ti plachi per la penitenza, ascolta le preghiere del tuo popolo supplichevole ed allontana i flagelli dovuti alle nostre colpe.

      Onnipotente eterno Iddio, abbi misericordia del tuo servo, il nostro S. Pontefice N. e dirigilo per tua pietà sulla via della salute affinché per dono tuo desideri ed esegua perfettamente ciò che a te piace.

      Dio, da cui procedono i santi desideri, i retti consigli, le giuste azioni, da' ai tuoi servi quella pace che il mondo non può dare, affinché, uniti i nostri cuori ai tuoi comandamenti, senza timore dei nemici, i giorni siano tranquilli mediante la tua protezione.

      Il tuo S. Spirito abbruci e il cuor nostro e le reni affinché casti di corpo e mondi di cuore possiamo servirti e piacerti.

      Iddio Creatore e Redentore di tutti i fedeli da' il perdono di tutti i peccati alle anime dei servi tuoi defunti, affinché ottengano quella misericordia la quale hanno sempre domandata colle devote preghiere.

      Previeni, o Signore, coi tuoi lumi e col tuo aiuto accompagna le nostre azioni affinché e le nostre orazioni e le opere nostre abbiano da voi e principio e fine.

      Onnipotente eterno Iddio, che sei il padre dei vivi e dei morti, e che usi misericordia a coloro, i quali conosci che sono tuoi e per la loro fede e per le opere, umilmente ti preghiamo per l'intercessione di tutti i Santi, ad usar di tua pietosa clemenza ed a concedere il perdono dei peccati a tutti i vivi e defunti, per i quali abbiamo intenzione di pregare. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      V. Il Signore sia con voi.

      R. E con il tuo spirito.

      V. L'onnipotente e misericordioso Signore ci esaudisca.

      R. Amen.

      V. E le anime dei Fedeli per la misericordia di Dio riposino in pace.

      R. Amen.

      ALLA MESSA:

      INTROITO

      Dal suo tempio santo esaudì la mia voce, alleluia: il mio grido giunse dinnanzi a lui ed entrò nei suoi orecchi, alleluia, alleluia. --- Ascolta, o Dio , la mia voce tra i gemiti; preserva la mia vita dal timore del nemico. --- Gloria. --- al suo tempio santo esaudì la mia voce, alleluia: il mio grido giunse dinnanzi a lui ed entrò nei suoi orecchi, alleluia, alleluia.

      COLLETTE

      Preghiamo.  Nelle nostre pene, noi ci rifugiamo fiduciosi nella tua misericordia, o Dio onnipotente, e tu, concedi a noi, contro ogni male protezione e difesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Dopo:

      Preghiamo. Signore, te ne preghiamo, concedi ai tuoi servi perpetua salute di anima e di corpo; e, per intercessione della beata Vergine Maria, concedici di essere liberati dai mali presenti e di godere delle gioie eterne.

      Accogli, placato, o Signore le preghiere della tua Chiesa perché, distrutte tutte le avversità e gli errori, ti serva in sicura libertà. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Tuttavia, se questa è l'unica Messa Conventuale, o nelle altre chiese, l'unica Messa che viene celebrata, al posto delle due precedenti si dicono queste Orazioni:

      Preghiamo. O Dio, forza di quanti in te confidano, che al beato Gregorio Confessore e sommo Pontefice desti intrepida costanza nel tutelare la libertà della Chiesa, concedici che per sua intercessione ed a suo esempio, fortemente vinciamo ogni avversità.

      O Dio, dal quale derivano tutti i beni, rispondi alle nostre suppliche: e concedi a noi di pensare, con la tua ispirazione, ciò che è giusto e di compierlo, sotto la tua guida.

      O Dio, che liberi dal terrore delle potenze infernali la tua Chiesa, fondata sulla solidissima roccia apostolica: concedi, te ne preghiamo, che per intercessione del beato Urbano martire tuo e sommo Pontefice, perseverando nella tua verità, sia munita di perenne sicurezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      EPISTOLA

      Lettura dell'Epistola di San Giacomo Apostolo.

      Giac 5:16-20

      Carissimi, confessate gli uni agli altri i vostri peccati; e pregate gli uni per gli altri, per essere guariti: molto potere, infatti, ha la preghiera assidua del giusto. Elia era un uomo mortale come noi: pregò intensamente perché non piovesse sopra la terra, e non piovve per tre anni e sei mesi. Poi di nuovo pregò e il cielo diede la pioggia e la terra produsse i suoi frutti. Fratelli miei, se uno di voi si smarrisce lontano dalla verità, e un altro ve lo riconduce, sappiate che colui che riconduce un peccatore dalla via del suo errore, salverà quell'anima dalla morte e coprirà un gran numero di peccati.

      ALLELUIA

      Allelúia. Celebrate il Signore perché è buono: eterna è la sua misericordia.

      VANGELO

      Lettura del Santo Vangelo secondo San Luca.

      Luc 11:5-13

      In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno di voi ha un amico che viene a trovarlo verso la mezzanotte e gli dice: " Amico, prestami tre pani, perché è arrivato da un viaggio un mio amico e non ho nulla da offrirgli"; e l'altro di dentro gli risponde: "Non mi dar noia; la porta è già chiusa, i miei figli sono a letto con me: non posso alzarmi per darteli"; se quell'uomo continua a bussare, io vi assicuro: anche se egli non si alzerà per darglieli perché è un amico, tuttavia lo farà a causa del suo importunare, e gli darà tutti i pani di cui ha bisogno. E io vi dico: chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede, riceve; chi cerca, trova; a chi bussa, sarà aperto. Qual è fra voi quel padre che, se un figlio gli chiede del pane, gli darà un sasso? O, se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, pur essendo cattivi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a coloro che lo pregano?».

      OFFERTORIO

      Preghiamo. Celebrerò altamente il Signore colla mia bocca e gli darò lode in mezzo alla moltitudine: perché gli si è messo alla destra del povero, per salvare l’anima sua dai persecutori, alleluia.

      SECRETE

      Questa offerta, Signore, sciolga i vincoli delle nostre colpe e ci ottenga i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Dopo:

      Per la tua clemenza, Signore, e per l'intercessione della beata sempre vergine Maria, l'offerta di questo sacrificio giovi alla nostra prosperità e pace nella vita presente e nella futura.

      Proteggi, o Signore, noi che celebriamo i tuoi misteri, perché trattando le cose divine, ti serviamo col corpo e coll’anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Tuttavia, se questa è l'unica Messa Conventuale, o nelle altre chiese, l'unica Messa che viene celebrata, al posto delle due precedenti si dicono queste Orazioni:

      I tuoi Santi, o Signore, ci siano ovunque sorgente di gioia in modo che, mentre ne onoriamo i meriti, ne sentiamo il patrocinio.

      Accetta, Signore, con l'offerta del sacrificio, le preghiere dei tuoi fedeli: e per l'efficacia di questo santo rito possiamo giungere alla gloria celeste.

      O Signore, ricevi benigno questi doni, che lieti ti offriamo; e, per intercessione del beato Urbano, fa' che gioisca la tua Chiesa per l'integrità della fede sempre esulti per la pace dei tempi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      PREFAZIO PASQUALE

      È veramente degno e giusto, conveniente e salutare: Che Te, o Signore, esaltiamo in ogni tempo, ma ancor piú gloriosamente in questo tempo in cui, nostro Agnello pasquale, si è immolato il Cristo. Egli infatti è il vero Agnello, che tolse i peccati del mondo. Che morendo distrusse la nostra morte, e risorgendo ristabilí la vita. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine: (Sanctus).

      Tuttavia, se questa è l'unica Messa Conventuale, o nelle altre chiese, l'unica Messa che viene celebrata, al posto delle due precedenti si dicono queste Orazioni:

      PREFAZIO DEGLI APOSTOLI

      È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza innalzare a te, Signore, la nostra preghiera. Ti supplichiamo, Pastore eterno: non abbandonare il tuo gregge, ma per mezzo dei tuoi Santi Apostoli custodiscilo e proteggilo sempre. Continui ad essere governato da quelli che tu stesso hai eletto vicari dell'opera tua, e hai costituito pastori. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria: (Sanctus).

      COMUNIONE

      Chiedete e otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto: infatti colui che chiede, riceve; a colui che picchia verrà aperto, alleluia.

      POST-COMUNIONE

      Preghiamo. Compi, Signore, con paterna bontà, le nostre preghiere: perché nutriti e consolati nella nostra sofferenza dai tuoi santi doni, cresciamo nel tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Dopo:

      Preghiamo. Ricevuti i misteri della nostra salvezza, ti preghiamo, o Signore, di essere ovunque protetti dalla beata sempre vergine Maria, ad onore della quale abbiamo presentato alla tua maestà questo sacrificio.

      Ti preghiamo, Signore Iddio nostro, perché Tu non permetta che soggiacciano a umani pericoli coloro cui hai concesso di godere delle divina partecipazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Tuttavia, se questa è l'unica Messa Conventuale, o nelle altre chiese, l'unica Messa che viene celebrata, al posto delle due precedenti si dicono queste Orazioni:

      Preghiamo. Concedi, te ne preghiamo, Dio onnipotente, che, mentre Ti ringraziamo per i doni ricevuti, otteniamo per intercessione del beato Gregorio tuo Confessore e Pontefice, benefici ancora maggiori.

      A noi rinvigoriti dalla mensa celeste, concedi, o Signore, di desiderare il bene, e di ottenerlo a misura del nostro desiderio.

      O Signore, moltiplica nella tua Chiesa lo spirito di grazia che le hai dato; affinché, per intercessione del beato Urbano Martire tuo e sommo Pontefice, non manchi nel gregge l'ubbidienza al pastore e nel pastore la cura del gregge. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

      Se questa è l'unica Messa Conventuale, o nelle altre chiese, l'unica Messa che viene celebrata, al posto del Prologo di San Giovanni si dice il Vangelo della Vigilia:

      ULTIMO VANGELO

      Lettura del Santo Vangelo secondo San Giovanni.

      Giov 17:1-11

      In quel tempo; levando gli occhi al Cielo, Gesù disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il tuo Figlio, onde anche il tuo Figlio glorifichi te, secondo il potere che Gli hai dato sopra ogni uomo, con il donare la vita eterna a coloro che gli hai affidati. E la vita eterna consiste in questo: che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai data da fare; ed ora, Padre, glorifica me presso di te con quella gloria che ebbi presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi affidasti, traendoli dal mondo; erano tuoi e li desti a me, ed essi hanno osservata la tua parola. Ora sanno che tutto quello che mi hai dato viene da te, perché le parole che comunicasti a me, le ho loro trasmesse, ed essi le hanno accolte, e veramente hanno riconosciuto che io sono venuto da Dio, ed han creduto che tu mi hai mandato. Per essi io prego; non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai affidati, perché son tuoi. Ed ogni cosa mia è tua, ed ogni tua è mia. In essi io sono stato glorificato. Io ormai non sono più nel mondo; ma essi restano nel mondo, mentre io vengo a te».


      Dall'Anno Liturgico di Dom Guéranger

      25 MAGGIO SAN GREGORIO VII, PAPA E CONFESSORE

      Dopo aver salutato durante il Tempo pasquale i due nomi illustri di Leone Magno e di Pio V, c’inchiniamo oggi di fronte a quello di Gregorio VII. Questi tre nomi riassumono l’azione del Papato durante i secoli, dopo l’epoca delle persecuzioni. Mantenere intatta la dottrina rivelata, e la difesa della libertà della Chiesa: ecco la missione divinamente imposta ai successori di Pietro sulla Cattedra Apostolica. San Leone ha sostenuto, con coraggio ed eloquenza, la fede primitiva contro i novatori; san Pio V ha costretto la pretesa riforma ad indietreggiare ed ha strappato la cristianità dal giogo dell’islamismo; san Gregorio VII, posto tra questi due Pontefici nel succedersi del tempo, ha salvato la società dal pericolo maggiore di quanti ne avesse incorsi, facendo rifiorire i costumi cristiani per mezzo della restaurazione della libertà della Chiesa.

      Il secolo di ferro.

      Tra la fine del x secolo ed il principio dell’xi, la Chiesa di Gesù Cristo era in preda ad una delle più terribili prove che abbia mai avuto durante il suo passaggio in questo mondo. Dopo il flagella delle persecuzioni, dopo quello delle eresie, si era giunti a quello della barbarie. L’impulso di civiltà dato da Carlo Magno, si era arrestato al ix secolo, e l’elemento barbaro , piuttosto represso che domato, aveva forzato le dighe. Nelle masse la fede rimaneva ancora viva, ma da sola non poteva trionfare della rudezza dei costumi. Il disordine sociale, che proveniva dall’anarchia che il sistema feudale aveva scatenato in tutta l’Europa, generava mille violenze, e il diritto soccombeva ovunque sotto la forza e la dissolutezza. I Principi non trovavano più un freno nella potenza della Chiesa, poiché Roma stessa, asservita alle fazioni , vedeva troppo spesso assidersi sulla Cattedra Apostolica uomini indegni ed incapaci.

      Intanto il secolo xi proseguiva nel suo corso ed il disordine sembrava incurabile. I Vescovadi erano divenuti la preda del potere laico , che li vendeva, ed i principi si preoccupavano soprattutto di trovare nei prelati vassalli disposti a sostenerli con le armi nelle loro contese, o imprese violenti. Sotto un episcopato, per la maggior parte simoniaco, secondo quanto attesta san Pier Damiani, i costumi del basso clero erano caduti in uno stato di deplorevole bassezza; e per colmo di disgrazia, l’ignoranza andava sempre più cancellando anche la stessa nozione del dovere. Sarebbe stata la fine della Chiesa e della società, se la promessa di Cristo di non abbandonare mai la sua opera non fosse stata inviolabile.

      La missione di Gregorio VII.

      Per guarire tanti mali, per fare penetrare la luce in un tale caos, bisognava che Roma si risollevasse dal suo abbassamento e che salvasse, ancora una volta, la cristianità. Era necessario un Pontefice santo ed energico, che sentisse in se stesso quella forza divina che gli ostacoli non arrestano mai; un Pontefice la cui azione potesse essere lunga, e l’impulso abbastanza energico, per trarre i suoi successori nella via che egli avrebbe aperta. Tale fu la missione di Gregorio VII.

      La preparazione a Cluny.

      Come avviene in tutti gli uomini che vivono rettamente presso il Signore, questa missione fu preparata nella santità. Gregorio si chiamava ancora Ildebrando quando andò a nascondere la sua vita nel chiostro di Cluny. Solamente lì, e nelle duemila abbazie confederate sotto il bastone pastorale di questo insigne monastero della Francia, si trovava il sentimento della libertà della Chiesa e la tradizione monastica nella sua purezza; lì, da più di un secolo, veniva preparata la rigenerazione del costume cristiano, sotto la continua direzione di quattro grandi abbati: Oddone, Maieul, Dodilone e Ugo. Ma Dio serbava ancora il suo segreto; e nessuno avrebbe potuto scoprire gli ausiliari della più santa delle riforme in questi monasteri che. uno zelo fervoroso aveva attirato da un capo all’altro dell’Europa, in questa federazione con Cluny, per il solo motivo che esso era il santuario di tutte le virtù claustrali. Ildebrando cercò questo pio asilo, dove sperava almeno di fuggire lo scandalo.

      Il consigliere.

      Sant’Ugo non tardò a scoprire i meriti del giovane italiano, che fu ammesso nella grande abbazia francese. Un vescovo forestiero, un giorno s’incontrò col maestro e col discepolo: era san Brunone di Toul, designato dall’imperatore Enrico III a divenire Pontefice di Santa Romana Chiesa. Ildebrando si commuove alla vista di questo nuovo candidato alla Cattedra Apostolica, di questo papa che la Chiesa Romana non ha eletto, nè conosce, mentre è la sola ad avere il diritto di nominare il suo vescovo. Egli osa dire a Brunone che non deve accettare le Chiavi del cielo dalle mani di Cesare, che la coscienza lo obbliga a sottomettersi umilmente all’elezione canonica della città santa. Brunone, che fu poi san Leone IX, accetta umilmente il parere del giovane monaco, e tutt’e due, valicate le Alpi, s’incamminano verso Roma. L’eletto di Cesare divenne l’eletto della Chiesa Romana; ma Ildebrando non riacquistò più la libertà di separarsi dal nuovo Pontefice e, ben presto, dovette accettare il titolo e il ministero di Arcidiacono della Chiesa Romana. Questo incarico eminente l’avrebbe presto elevato alla cattedra apostolica, se Ildebrando avesse avuto un’ambizione diversa da quella di spezzare i ferri sotto i quali gemeva la Chiesa e di preparare la riforma della cristianità. Ma, quest’uomo di Dio, preferì servirsi della sua influenza per portare ad assidersi, sulla cattedra di Pietro, attraverso la via canonica e al di fuori del favore imperiale, una serie di Pontefici dalla condotta integra, e disposti ad usare della loro autorità per l’estirpazione degli scandali. Dopo san Leone IX, furono eletti successivamente Vittore II, Stefano IX, Nicolò II e Alessandro II, tutti degni della più alta stima.

      Il Papa e l’Imperatore.

      Ma colui che sotto cinque Papi era stato l’anima del loro pontificato, dovette finalmente consentire a sua volta a cingere la tiara. Quel grande cuore si commosse nel presentimento delle terribili lotte che l’attendevano; ma la sua resistenza , i suoi tentativi per sottrarsi al pesante fardello della cura di tutte le Chiese restarono infruttuosi; ed il nuovo Vicario di Cristo fu rivelato al mondo sotto il nome di Gregorio VII. Egli doveva realizzare completamente la grandiosità di questo nome che significa Vigilanza.

      La forza bruta si ergeva di fronte a lui, incarnata nella persona di un principe audace e scaltro, macchiato di molte colpe, che, a guisa di aquila rapace, teneva nella stretta la Chiesa, divenuta sua preda. Negli stati dell’impero, non si sarebbe tollerato nessun vescovo che non avesse ricevuto , con l’anello e il bastone pastorale, l’investitura di Cesare. Tale era Enrico di Germania. Seguendo il suo esempio, anche gli altri principi procedevano nello stesso modo, e annientavano così ogni libertà nelle elezioni canoniche. La doppia piaga della simonia e dell’incontinenza, continuava ad incrudelire sul corpo ecclesiastico. I pii predecessori di Gregorio avevano fatto regredire il male, mediante generosi sforzi, ma nessuno di loro si era sentito l’energia di misurarsi, corpo a corpo, con Cesare, la cui azione disastrosa fomentava ogni genere di corruzione. Una tale missione, con tutti i suoi pericoli, con tutte le sue angoscie, era riservata a Gregorio: ed egli non venne meno al compito.

      Tuttavia i tre primi anni del suo pontificato furono abbastanza pacifici. Gregorio fece proposte paterne ad Enrico. Nella corrispondenza con questo giovane principe, cercò di fortificarlo contro se stesso, contando su speranze che i fatti vennero a smentire troppo presto; e colmò di prove di fiducia e di tenerezza il figlio di un imperatore che aveva ben meritato dalla Chiesa. Enrico pensò che era meglio contenersi, per qualche tempo, di fronte ad un papa di cui conosceva la rettitudine; ma poi la diga cedette sotto l’impero del torrente , e l’avversario del potere spirituale si rivelò in lui completamente. La vendita dei vescovadi e delle abbazie ricominciò a profitto di Cesare. Gregorio colpì di scomunica i simoniaci, ed Enrico, affrontando con audacia le censure della Chiesa , seguitò a mantenere, nelle loro sedi, uomini risoluti a seguirlo in tutti gli eccessi.

      Il Papa allora indirizzò al principe un avvertimento solenne, ingiungendogli di staccarsi da quegli scomunicati, sotto pena di vedere ricadere anche su di lui i fulmini della Chiesa. Enrico, che aveva ormai gettato la maschera, si riprometteva di non tenere in nessun conto la minaccia del Pontefice, quando improvvisamente, la rivolta della Sassonia, di cui numerosi elettori dell’Impero abbracciavano la causa, viene a preoccuparlo per la corona. Egli intuisce che, in quel momento, una rottura con la Chiesa può divenirgli fatale. Lo vediamo allora rivolgersi umilmente a Gregorio, sollecitandone l’assoluzione, e facendo abiura della sua passata condotta tra le mani di due legati, mandati in Germania dal Pontefice. Ma appena il monarca ribelle si vede per un momento vincitore della rivolta sassone, rincomincia la lotta contro la Chiesa. In un’assemblea di vescovi, degni di lui, osa proclamare la deposizione di Gregorio. Ben presto l’Italia lo vede arrivare alla testa delle sue truppe, e la sua venuta dà, ad una folla di prelati, il segnale della rivolta contro un papa che non è disposto a sopportare l’ignominia della loro vita.

      La scomunica.

      È allora che Gregorio, depositario di quelle chiavi che hanno il potere di tutto legare o sciogliere nel cielo e sulla terra, pronuncia la terribile sentenza che dichiara Enrico privato della corona, ed i suoi sudditi esonerati del giuramento di fedeltà alla sua persona. Il Pontefice vi aggiunge un’anatema anche più temibile per i principi infedeli: li dichiara esclusi dalla comunione della Chiesa. Gregorio, fattosi così come un bastione di difesa della società cristiana minacciata da tutte le parti, attira sopra di sè la reazione di tutte le cattive passioni; e l’Italia è lungi dall’offrirgli quelle garanzie di fedeltà, sulle quali egli avrebbe avuto diritto di contare. Nella penisola Cesare aveva diversi principi in suo favore, ed i prelati simoniaci lo consideravano come il loro difensore contro la spada di Pietro. Era dunque da prevedersi che, ben presto, Gregorio non avrebbe più dove poggiare il piede in tutta l’Italia; ma Dio, che non abbandona la Chiesa, aveva suscitato un difensore della sua causa. In quel momento la Toscana e parte della Lombardia riconoscevano come sovrana la contessa Matilde. Questa nobildonna si leva alla difesa del Vicario di Dio; mette a disposizione della Sede Apostolica le sue ricchezze e i suoi eserciti; ciò finché vivrà; e, prima di morire, lega i suoi domini al Principe degli Apostoli ed ai suoi successori.

      Canossa.

      Non ostante i successi, Enrico ebbe dunque a fare i conti con Matilde. Questa principessa, la cui influenza pesava in Italia, potè sottrarre il generoso Pontefice al furore di lui. Con la sua protezione, Gregorio arrivò sano e salvo a Canossa, fortezza inespugnabile presso Reggio. In quello stesso momento, la fortuna di Enrico sembrò vacillare. La Sassonia rialzava la bandiera della rivolta, e più di un feudatario dell’impero si alleava con i ribelli per annientare il tiranno , che la Chiesa aveva, poco prima, messo al bando della cristianità. Enrico, per la seconda volta, ebbe paura e la sua anima, altrettanto perfida che vile, non indietreggiò davanti allo spergiuro. Il potere spirituale ostacolava i suoi piani sacrileghi: egli osò credere che, offrendogli una soddisfazione passeggera, avrebbe potuto fin dall’indomani rialzare la testa. Lo si vide presentarsi, a piedi nudi e senza scorta, a Canossa, vestito da penitente, e sollecitare con lacrime false, il perdono delle colpe. Gregorio ebbe compassione del suo nemico, per il quale Ugo di Cluny e Matilde intercedevano ai suoi piedi. Tolse la scomunica e reintegrò Enrico nel grembo della Chiesa; ma non giudicò ancora opportuno di revocare la sentenza, con la quale egli l’aveva privato dei diritti regali. Il Pontefice annunciò solamente la stia intenzione di recarsi alla dieta che doveva tenersi in Germania, di volersi rendere conto delle accuse che i principi dell’Impero avanzavano contro Enrico, e di decidere, allora, secondo giustizia.


      Enrico accettò tutto, prestò giuramento sul Vangelo, e raggiunse il suo esercito. La speranza gli rinasceva nel cuore, man mano che si allontanava da quella temibile fortezza, tra le cui mura, aveva dovuto sacrificare, per un istante, il suo orgoglio e la sua ambizione. Egli contava sull’appoggio delle cattive passioni, e il calcolo fino ad un certo punto non fu errato. Era un uomo che doveva finire miseramente , ma Satana aveva troppo interesse nel suo successo, per non venirgli in aiuto.

      Intanto nella Germania sorgeva un rivale contro Enrico: Rodolfo , duca di Svezia, chiamato alla corona da una dieta di elettori dell’Impero. Gregorio, fedele ai suoi principi di rettitudine, rifiutò, dapprima, di riconoscere l’eletto, anche se il suo attaccamento alla Chiesa e le sue nobili qualità lo rendevano particolarmente raccomandabile. Il Pontefice persisteva nel suo progetto di prendere conoscenza , nell’assemblea dei principi e della città della Germania, delle accuse rivolte contro Enrico, di ascoltare lui stesso, e di porre fine alle discordie, pronunciando un imparziale giudizio. Rodolfo insistette presso il Pontefice per ottenere il riconoscimento dei suoi diritti; Gregorio, che pur lo amava, ebbe il coraggio di resistere alle sue richieste, e di rimettere l’esame della sua causa a quella dieta che Enrico, con giuramento, aveva accettato a Canossa, ma di cui temeva tanto i risultati. Trascorsero tre anni, durante i quali la pazienza e la moderazione del Pontefice furono costantemente messe alla prova dagli indugi di Enrico e dal suo rifiuto di garantire la sicurezza della Chiesa. Finalmente il Pontefice, nell’impossibilità di mettere termine alle contese armate che insanguinavano la Germania e l’Italia, avendo costatato la cattiva volontà di Enrico e il suo spergiuro, lanciò di nuovo la scomunica contro di lui, e, in un concilio tenuto a Roma, rinnovò la sentenza, per mezzo della quale l’aveva dichiarato privo della corona. Nello stesso tempo Gregorio riconosceva l’elezione di Rodolfo e accordava la benedizione Apostolica ai suoi fautori.

      Lo scisma.

      La collera di Enrico salì al colmo, e la sua vendetta non ebbe più misura. Tra i prelati italiani maggiomente devoti alla sua causa, Guiberto, arcivescovo di Ravenna, era il più ambizioso ed il più compromesso presso la Sede Apostolica. Enrico fece di questo traditore un antipapa, sotto il nome di Clemente IH. Questo falso Pontefice non mancò di avere partigiani e lo scisma venne ad aggiungersi alle altre calamità che già pesavano sulla Chiesa. Era uno di quei momenti terribili, in cui, secondo l’espressione di san Giovanni, « è stato concesso alla bestia di far la guerra ai santi e di vincerli » (Apoc. 11, 7). Improvvisamente la vittoria arride al Cesare. Rodolfo rimane ucciso durante una battaglia in Germania, e le truppe di Matilde subiscono una disfatta in Italia. Enrico non ha più che un desiderio: quello di entrare a Roma, scacciarne Gregorio e intronizzare il suo antipapa sulla Cattedra di san Pietro.

      La sofferenza del Papa.

      In mezzo a questo cataclisma, dal quale la Chiesa dovrà nondimeno uscire purificata ed affrancata, quali erano i sentimenti del nostro santo Pontefice? Li descrive egli stesso, in una lettera indirizzata a sant’Ugo di Cluny. « Tali sono, egli dice, le angosce alle quali siamo in preda, che quegli stessi che vivono con noi, non soltanto non possono più sopportarle, ma non ne sostengono neppure più la vista. Il santo re Davide diceva al Signore: “All’affollarsi de’ miei interni affanni, le tue consolazioni mi deliziano l’anima” (Sai. 93, 19); ma per noi, molto spesso, la vita è una noia e la morte un voto ardente. Se accade che Gesù , il dolce consolatore, vero Dio e vero uomo, si degni tendermi la mano, la sua bontà rende la gioia al mio cuore afflitto; ma per poco che egli si ritiri, la mia perturbazione giunge all’eccesso. In quel che dipende da me, muoio continuamente; in ciò che viene da lui , a momenti io vivo. Se le mie forze cedono del tutto, io grido dicendogli con voce gemente: “Se imponesti un fardello così pesante a Mosè ed a Pietro, mi pare che ne sarebbero sopraffatti. Cosa può succedere di me, che sono niente, in confronto a loro? Tu, dunque, Signore, non devi fare che una cosa: governare tu stesso con il tuo Pietro il pontificato che mi è imposto; altrimenti mi vedrai soccombere; ed il pontificato sarà ricoperto di confusione nella mia persona”.

      Progetto per una crociata.

      Questo grido di dolore che sfugge dall’anima del Pontefice, ne rivela tutto il suo carattere. Lo zelo per i costumi cristiani che non possono conservarsi con la libertà della Chiesa, è il movente di tutta la sua vita. Esso solamente aveva potuto fargli affrontare quella situazione terribile , dalla quale egli non doveva raccogliere, in questo mondo, che i dispiaceri più cocenti; e tuttavia Gregorio era quel padre della cristianità che, precorrendo i suoi successori, aveva concepito, fin dai primi anni del suo pontificato, la grande e coraggiosa idea di ricacciare l’islamismo fino in Oriente , e di spezzare il giogo dei cristiani, da esso oppressi, scendendo contro i Saraceni.

      L’Azione universale.

      Abbiamo parlato poco fa, del progetto di una crociata, che più tardi fu di per sè sufficiente ad immortalare Urbano II; ma, quante opere diverse, quanti interventi pastorali, in tutto il mondo cristiano, che fanno dei dodici anni di questo pontificato, una delle epoche in cui il papato sembra avere spiegato la maggiore attività e vigilanza! Nella sua vasta corrispondenza, Gregorio non si limita a dirigere gli affari della Chiesa nell’Impero, in Italia, in Francia, in Inghilterra, nella Spagna; ma sostiene le giovani cristianità della Danimarca, della Svezia, della Norvegia; l’Ungheria, la Boemia, la Polonia, la Serbia, la stessa Russia, ricevono le sue lettere colme di sollecitudine. Nonostante la rottura del vincolo comune tra Roma e Bisanzio, il Pontefice non tronca i suoi interventi e vorrebbe arrestare lo scisma che trascina la Chiesa greca fuori strada. Sulla costa d’Africa la sua vigilanza sostiene ancora tre sedi vescovili che hanno sopravvissuto all’invasione saracena. Con lo scopo di unificare la cristianità latina, rafforza i vincoli della preghiera pubblica, abolendo nella Spagna la liturgia gotica, e facendo arretrare al di là della frontiera di Boemia la liturgia di Bisanzio che stava per invaderla. Quale carriera per un solo uomo! ma anche quale martirio era riservato a questo gran cuore! Dobbiamo seguire la relazione di tutte le prove subite dal nostro Pontefice. La Chiesa e la società dovevano essere salvate per mezzo suo; ma, come il Maestro, egli « berrà l’acqua dal torrente; per tener alto il capo» (Sai. 109, 7).

      L’invasione di Enrico IV.

      Enrico marcia sulla città santa, insieme al falso vicario di Cristo. Un incendio, acceso dalla sua mano sacrilega, minaccia di divorare il quartiere del Vaticano; Gregorio benedice il suo popolo smarrito e subito le fiamme indietreggiano e si spengono. Per un momento l’entusiasmo s’impadronisce dei Romani, così spesso ingrati verso il Pontefice che è, per se stesso, la vita e la gloria di Roma. Enrico, già preparato a compiere il sacrilegio, esita e trema. Lascerà cadere nella polvere l’ignobile fantasma che ha voluto opporre al vero Papa; non domanda più che una cosa ai Romani: che Gregorio consenta a dargli la sacra unzione, ed egli, Enrico di Germania, d’ora in avanti imperatore, si dimostrerà figlio devoto della Chiesa. Questa preghiera viene trasmessa a Gregorio da tutta la città. « Conosco troppo la furberia del re – risponde il nobile Pontefice che egli dia prima soddisfazione a Dio ed alla Chiesa che ha calpestato: potrò allora assolverlo nel suo pentimento, e porre sulla sua testa di convertito, la corona imperiale ». Le istanze dei Romani non poterono ottenere altra risposta dall’inflessibile custode dei diritti della cristianità. Enrico stava per allontanarsi, quando improvvisamente la popolazione incostante, conquistata da infami proventi giunti da Bisanzio (poiché tutti gli scismi si coalizzano contro il papato) si distacca da colui che è suo re e suo padre, e viene a deporre le chiavi della città ai piedi del tiranno, che porta loro l’asservimento delle anime. Gregorio si vede allora ridotto a cercare un asilo nella fortezza di Castel sant’Angelo.

      I Normanni saccheggiano Roma.

      Da quella fortezza egli potè udire le empie vociferazioni del corteo che conduceva Enrico alla Basilica Vaticana , dove l’antipapa lo aspettava alla Confessione di san Pietro. Era la domenica delle Palme de! 1085. Il sacrilegio fu consumato. La vigilia, Guiberto aveva osato sedersi sul trono della Basilica Lateranense. E poi, sotto le palme trionfali portate in onore di Cristo, di cui Gregorio era il Vicario, si vide l’intruso porre sulla testa del Cesare scomunicato la corona dell’Impero cristiano; ma Dio preparava chi avrebbe vendicato la Chiesa. Nel momento in cui il Pontefice era sempre più stretto dall’assedio alla fortezza che gli serviva da rifugio e che sembrava avesse tutto da temere dal furore del suo nemico , a Roma improvvisamente, risuonò un grido di guerra per l’arrivo del valoroso capo dei Normanni, Roberto il Guiscardo. Questo guerriero, era accorso per mettere le sue armi al servizio del Pontefice assediato, e per liberare Roma dal giogo tedesco. Il falso Cesare e l’antipapa sono presi da subitaneo panico; l’uno e l’altro prendono la fuga, e la città spergiura espia negli orrori d’un saccheggio spaventoso la colpa del suo odioso tradimento.

      L’esilio.

      Il cuore di Gregorio si sentì oppresso dal disastro del suo popolo. Impotente a contenere la rabbia devastatrice dei barbari, che non seppero limitarsi alla liberazione del Pontefice, ma dettero sfogo a tutta la loro cupidigia nella città che avrebbero dovuto castigare e non rovinare; minacciato dal ritorno di Enrico che contava sul risentimento dei Romani e si preparava a sostituire i Normanni, quando avessero saziato la loro cupidigia, Gregorio desolato uscì da Roma e, scuotendo la polvere dai suoi calzari, andò a chiedere asilo a Monte Cassino, per passare qualche ora in questo santuario del Patriarca dei monaci. Là dovette presentarglisi alla memoria il contrasto tra i giorni tranquilli della sua gioventù, trascorsa al riparo del chiostro, e gli uragani dai quali la sua carriera apostolica fu incessantemente agitata. Errante, fuggitivo, abbandonato da tutti, salvo che dal fior fiore delle anime fedeli e devote, egli proseguiva nella sua dolorosa passione; ma il Calvario, per lui, non era più molto lontano, ed il Signore non doveva tardare a riceverlo per concedergli il riposo dei suoi santi. Prima di discendere dal sacro monte, si manifestò nuovamente un fatto meraviglioso accaduto già altre volte. Mentre Gregorio all’altare celebrava il santo Sacrificio, apparve improvvisamente, posata sulla sua spalla, una bianca colomba che gli parlava all’orecchio. Non fu difficile, a questo esplicito simbolo, riconoscere l’azione dello Spirito Santo che dirigeva e governava i pensieri e gli atti del santo Pontefice.

      L’agonia a Salerno.

      Si era nei primi mesi dell’anno 1085. Gregorio si recò a Salerno, ultima stazione della sua vita agitata. Le forze l’abbandonavano sempre di più. Nondimeno volle far lui stesso la dedicazione della Chiesa dell’evangelista S. Matteo, il cui corpo riposava in quella città; e, con fievole voce, diresse ancora una volta al popolo la sua parola. Poi, ricevuto il Corpo e il Sangue del Salvatore, fortificato da questo potente viatico, riprese il cammino verso la sua dimora, e si distese su quel letto, da cui non doveva più rialzarsi. Immagine commovente del Figlio di Dio sulla croce, come lui spogliato di tutto e abbandonato dalla maggior parte dei suoi, gli ultimi pensieri furono per la santa Chiesa, che lasciava nella vedovanza. Indicò a qualche cardinale e vescovo che lo circondava i nomi di coloro, tra le mani dei quali avrebbe visto con soddisfazione passare la sua laboriosa successione: Desiderio, Abbate di Montecassino, che, dopo di lui, fu Vittore III; Ottone di Chatillon, monaco di Cluny, che fu, dopo Vittore, Urbano II; ed il fedele legato Ugo de Die, che Gregorio aveva creato arcivescovo di Lione. S’interrogò il Pontefice agonizzante sulle sue intenzioni relative ai numerosi colpevoli che egli aveva dovuto colpire con la spada della scomunica. E per questo ancora, come Cristo sulla croce, egli ebbe misericordia e giustizia: « Salvo, egli disse, il re Enrico, e Guiberto, l’usurpatore della Sede Apostolica, come quelli che favoriscono la loro ingiustizia e la loro empietà, assolvo e benedico tutti coloro che hanno fede nel mio potere, essendo quello stesso dei santi Apostoli Pietro e Paolo ». Tornandogli alla mente il ricordo della pia contessa Matilde, affidò questa figlia, devota di santa Romana Chiesa, alle cure del coraggioso Anselmo di Lucca, rammentando così, come nota il biografo di questo santo vescovo, il dono che Gesù morente fece di Maria a Giovanni, il discepolo prediletto. Trent’anni di lotte e di vittorie furono, per l’eroica contessa, il prezzo di questa benedizione suprema.

      La morte.

      La fine era imminente; ma la sollecitudine del padre della cristianità sopravviveva ancora in Gregorio. Chiamò, uno dopo l’altro, gli uomini generosi che circondavano il suo giaciglio, e fece loro giurare, tra le sue fredde mani, di non riconoscere mai i diritti del tiranno, finché non avesse reso soddisfazione alla Chiesa. Raccolse le sue ultime forze per intimare a tutti una solenne proibizione di riconoscere come Papa colui che non fosse stato eletto canonicamente e secondo le regole dei santi Padri. Poi, raccogliendosi in se stesso, e accettando la divina volontà sulla sua vita di Pontefice, che non era stata che un continuo sacrificio , disse: « Ho amato la giustizia ed ho odiato l’iniquità; è per questo che muoio in esilio ».

      Uno dei vescovi che era presso di lui, rispose con rispetto: « Voi non potete, signore, morire in esilio, voi che, tenendo il posto di Cristo e dei Ss. Apostoli avete ricevuto in eredità le nazioni ed avete il possesso di tutta quanta la terra ».

      Parole sublimi, che Gregorio non potè più sentire; poiché la sua anima era volata al cielo e, in quel momento, riceveva la corona dei martiri.

      Il trionfo.

      Gregorio era dunque vinto, come Cristo stesso lo fu dalia morte. Ma il trionfo su di essa non mancò al discepolo, come non era mancato al Maestro. La cristianità, decaduta in tante maniere , si risollevò in tutta la sua dignità; e si può dire che un pegno di questa risurrezione fu dato dal cielo nello stesso dì in cui Gregorio, a Salerno, esalava l’ultimo respiro. In quel medesimo giorno, venticinque maggio 1085, Alfonso VI entrava vittoriosamente a Toledo, e piantava la croce sulla città riconquistata, dopo quattro secoli di schiavitù sotto il giogo saraceno.

      Ma alla Chiesa così oppressa occorreva un continuatore dell’opera di Gregorio, ed il Dio di cui fu il vicario non glielo rifiutò. Il martirio del grande Pontefice fu come una semenza per altri papi degni di lui. Allo stesso modo che egli aveva preparato i suoi predecessori, così può dirsi che procedettero da lui i suoi successori; e nelle relazioni dei fasti del papato, in nessun’altra epoca troviamo una serie di nomi più gloriosi di quella che va da Vittore III, successore immediato di Gregorio, a Bonifacio Vili, col quale rincominciò, per lunghi secoli, il martirio che aveva subito il nostro grande eroe. La sua anima si era appena liberata dalle prove di questa valle di lacrime, che già si dichiarava la vittoria. I nemici della Chiesa erano abbattuti, la soppressione delle investiture spegneva la simonia, ed assicurava l’elezione canonica dei Pastori; la legge sacra della continenza del clero riprendeva da per tutto il suo impero.

      Giudizi sull’opera di S. Gregorio.

      Gregorio fu lo strumento di Dio per la riforma della società cristiana; e se il suo nome è stato benedetto dai veri figli della Chiesa, la sua missione era troppo bella e troppo coraggiosamente adempiuta, perché non attirasse sopra di lui l’odio dell’inferno. Ora, ecco ciò che il principe di questo mondo (Gv. 12, 31), nella sua rabbia, escogitò contro di esso. Non contento di aver fatto di Gregorio un oggetto di abominazione per gli eretici, questi pervennero a renderlo odioso per i falsi cattolici, imbarazzante per i mezzi-cristiani. Nonostante il giudizio della Chiesa, che lo aveva elevato al culto degli altari, per un pezzo questi ultimi ostentarono di chiamarlo insolentemente Gregorio VII. Il culto ne fu proscritto da governi che ancora si dicevano cattolici; e fu proibito con editti episcopali. Il suo pontificato ed i suoi atti furono accusati come contrari alla religione cristiana dal più eloquente dei nostri sacri oratori. Vi fu un tempo in cui le righe che consacriamo a questo santo Papa, in un libro destinato ad aumentare nei fedeli l’amore e l’ammirazione per gli eroi della santità che la Chiesa offre al loro culto, avrebbero attirato sopra di noi la vendetta delle leggi. Le lezioni dell’Officio di oggi furono soppresse dal Parlamento di Parigi nel 1729, con proibizione di servirsene, sotto pena di sequestro della rendita del beneficio ecclesiastico. Queste barriere sono cadute, questi scandali sono cessati. In seguito al ripristino della Liturgia romana nella Francia, ogni anno il nome di S. Gregorio VII è proclamato nella nostra Chiesa, gli viene resa pubblicamente quella lode, con la quale dobbiamo onorare i santi, ed il divin Sacrificio è offerto a Dio per la gloria di un Pontefice cosi illustre.

      Era tempo, per l’onore della Francia, che tale giustizia fosse resa a chi la merita. Quando già da un pezzo si sentono gli storici ed i pubblicisti protestanti della Germania colmare di elogi colui nel quale riconoscono l’eroico difensore dei diritti della società umana, anche se ai loro occhi egli non può essere che un semplice grande uomo; quando i governi, ridotti agli estremi dal dilagare sempre più imperioso del principio democratico, non hanno più agio di cedere alle loro vecchie gelosie contro la Chiesa; quando l’Episcopato si stringe sempre più saldamente attorno alla Cattedra di san Pietro , centro di vita, di luce e di forza: nulla è più naturale che vedere il nome immortale di san Gregorio VII risplendere di una nuova gloria, dopo l’eclissi che l’aveva così a lungo nascosto agli sguardi di un numero troppo grande di fedeli. Che questo nome glorioso resti, dunque, sino alla fine dei secoli, come uno degli astri più fulgidi del Tempo pasquale, e che egli riversi sulla Chiesa dei nostri giorni l’ascendente salutare che diffuse su quella del medio evo.

      Lode.

      Le nostre gioie pasquali si sono accresciute del tuo trionfo, o Gregorio, poiché riconosciamo in te l’immagine di colui che, per mezzo della sua gloriosa Risurrezione annunciata a tutto l’universo , ha risollevato il mondo che ricadeva su se stesso. Il tuo pontificato era stato preparato dal disegno della divina Sapienza quale era di rigenerazione per la società soccombente sotto la forza della barbarie. Il tuo coraggio, basato sulla fiducia nella parola di Gesù, non indietreggiò di fronte ad alcun sacrificio. La tua vita sulla Fede Apostolica non fu che una lunga battaglia; e per aver amato la giustizia e odiato l’iniquità dovesti morire in esilio. Ma in te si compiva l’oracolo del Profeta, come sul Maestro divino: « Poiché ha dato la sua vita in espiazione, godrà di una discendenza longeva » (Is. 53, io). Una serie gloriosa di trentasei papi si avanza nella via che aprì il tuo sacrificio; grazie a te, la Chiesa tornò ad essere libera e la forza s’inchinò davanti al diritto. Dopo questo trionfale periodo, la guerra le è stata nuovamente dichiarata, ed essa dura ancora. I Principi sono insorti contro il potere spirituale; hanno scosso il giogo del vicario di Dio, ed hanno declinato quaggiù il controllo di ogni autorità. I popoli, a loro volta, si sono sollevati contro un potere che non si riallacciava più al cielo con un vincolo visibile e sacro; e tale doppia insurrezione oggi riduce agli estremi la società.

      La libertà e la forza.

      Questo mondo appartiene a Gesù Cristo, « Re dei re. Signore dei signori » (I Tim. 6, 15); a lui, Uomo-Dio, « fu dato ogni potere in cielo e sulla terra » (Mt. 28, 10). Chiunque insorge contro di esso, re o popolo, sarà spezzato, come lo fu quello ebreo che, nel suo orgoglio, esclamava: « Non vogliamo che costui regni sopra di noi » (Le. 19, 14). Gregorio, prega per questo mondo che tu hai salvato dalla barbarie, e che é prossimo a ricadérvi. Gli uomini del nostro tempo non parlano che di libertà; é in nome di questa pretesa libertà ch’essi hanno dissolto la società cristiana; e la forza é il solo mezzo che resti loro per mantenere un po’ d’ordine in seno a tanti elementi nemici. Tu hai trionfato su di essa, hai ristabilito i diritti dello Spirito; per te era stata riconosciuta la libertà dei figli di Dio, la libertà del bene, che regnò durante vari secoli. Generoso Pontefice, vieni in aiuto di questa Europa che la tua salda mano preservò un tempo dalla rovina imminente. Placa dolcemente Cristo, che gli uomini bestemmiano, dopo averlo espulso dal suo dominio, come se egli non dovesse rientrarvi trionfante nel giorno dei suoi giudizi. Implora la sua clemenza per tanti cristiani che sono stati sedotti e trascinati da sofismi assurdi, da ciechi pregiudizi, da una educazione perfida, da parole altisonanti e mal definite, che chiamano cammino del progresso quello che li allontana sempre più dall’unico fine che Dio si è proposto creando l’uomo e l’umanità.

      Preghiera per la Chiesa.

      Da quel soggiorno di pace dove tu riposi dopo tante lotte, volgi uno sguardo, o Gregorio, sulla santa Chiesa che prosegue nella sua penosa via, attraverso mille difficoltà. Tutto è contro di essa: gli avanzi delle antiche leggi, ispirate dalla reazione della forza contro lo spirito, gli allettamenti dell’orgoglio popolare che persegue accanitamente tutto ciò che gli sembra contrario all’uguaglianza dei diritti, la recrudescenza dell’empietà, che ha capito che bisogna calpestare la Chiesa per raggiungere Iddio. In mezzo a questa tempesta, la rocca che sostiene il seggio immortale sul quale tu hai tenuto il posto di Pietro, é battuta da onde furiose. Prega per il vicario di Dio, veglia su quella città santa che fu tua sposa sulla terra. Sventa i perfidi piani del nemico, rianima di zelo i figli della Chiesa, affinchè, con il loro coraggio e la loro generosità, continuino a venire in aiuto alla più sacra delle cause.

      …per l’episcopato.

      Prega, o Pontefice, per l’ordine episcopale, la cui sorgente si trova nella sede apostolica. Fortifica coloro che ricevettero la sacra unzione del Signore, nella lotta che devono sostenere contro la tendenza di una società che ha espulso Cristo dalle sue leggi e dalle sue istituzioni. Che essi siano investiti dalla forza dell’alto , integri nella confessione dell’antica dottrina, solleciti a premunire i fedeli esposti a tante seduzioni in questo fatale naufragio della verità e del dovere. In un tempo come il nostro, la forza della Chiesa non risiede più che nelle anime; i suoi appoggi esteriori sono scomparsi quasi dappertutto. Il divino Spirito, la cui missione è quella di sostenere quaggiù l’opera del Figlio di Dio, l’assisterà fino all’ultimo giorno; ma, quali strumenti suoi, egli vuole uomini staccati dalle preoccupazioni della vita presente, rassegnati, se ve ne è bisogno, all’impopolarità, risoluti a tutto affrontare, per proclamare l’immutabile insegnamento della suprema Cattedra. Oggi, grazie alla divina misericordia, nella Chiesa sono numerosi quei Pastori conformi alle intenzioni di colui che san Pietro chiama «il Principe dei pastori » (I Piet. 5, 4). Prega affinchè tutti, seguendo il tuo esempio, amino la giustizia e odino l’errore; che essi non temano nè l’esilio , nè la persecuzione, nè la morte; poiché « non v’è discepolo da più del maestro » (Mt. 10, 24).



      VIGILIA DELL’ASCENSIONE

      Il terzo mattino delle Rogazioni è passato; si ode ormai l’ora del mezzogiorno che viene ad aprire l’ultima giornata che il Figlio di Dio passerà insieme agli uomini sulla terra. Potrebbe sembrarci di aver perduto di vista, durante questi tre giorni, il momento così vicino della separazione; ma i sentimenti della perdita che ci minaccia viveva in fondo al nostro cuore, e le suppliche che presentavamo al cielo, in unione con la santa Chiesa, ci preparavano a celebrare l’ultimo dei misteri dell’Emmanuele.

      I discepoli al Cenacolo.

      Ora i discepoli sono tutti uniti a Gerusalemme, stretti intorno a Maria nel Cenacolo e aspettano l’ora in cui il Maestro si manifesterà per l’ultima volta. Raccolti e silenziosi rivivono nei loro cuori tutte le prove di bontà e di condiscendenza che egli ha loro prodigato in questi quaranta giorni, e gli insegnamenti che hanno ricevuto dalla sua bocca. Adesso lo conoscono, sanno che è venuto da Dio; da lui hanno appreso quale sia la missione, alla quale li ha destinati: saranno loro, uomini ignoranti, che istruiranno tutti i popoli della terra. Ma ormai. Egli si prepara a lasciarli: « ancora un poco e più non mi vedrete » (Gv. 16, 16).

      Preghiera.

      O Gesù, nostro Creatore e fratello nostro, noi ti abbiamo seguito fin dalla tua nascita con gli occhi e con il cuore; nella Liturgia abbiamo celebrato ciascuno dei tuoi passi da « gigante » (Sai. 18, 6) con speciali solennità; ma osservando la tua continua elevazione, nell’opera redentrice, dovevamo prevedere il momento nel quale saresti andato a prendere possesso del solo posto che ti conviene, del trono sublime dove starai eternamente assiso alla destra del Padre. Lo splendore che ti circondava dopo la resurrezione, non era di questo mondo; e tu non puoi più restare con noi. In questi quaranta giorni, ti sei trattenuto con noi soltanto per consolidare la tua opera; e domani, la terra, che ti possedeva da trentatrè anni, sarà priva di te. Noi ci rallegriamo del trionfo che ti aspetta insieme con Maria tua Madre , ai discepoli che ti sono sottomessi alla Maddalena ed alle sue compagne; ma alla vigilia di perderti permetti anche ai nostri cuori di provare un sentimento di tristezza poiché tu eri l’Emmanuele, il « Dio con noi », e d’ora in avanti sa rai l’astro divino che aleggerà su noi e non potremo più nè vederti nè toccarti con le nostre mani , o Verbo di Vita! (I Gv. i, i). Tut tavia diciamo ugualmente: a te sia gloria e amore! poiché ci hai trattati con una misericordia infinita. Tu non ci dovevi niente, noi eravamo indegni di attirare i tuoi sguardi, e sei sceso su questa terra macchiata dal peccato, hai abitato tra noi, hai pagato il nostro riscatto con il sangue, ristabilendo la pace tra Dio e gli uomini. Sì, adesso é giusto che tu ritorni a colui che ti ha mandato (Gv. 16, 5). Noi sentiamo la voce della Chiesa che accetta il tuo esilio , e che non pensa che alla tua gloria: « Fuggi diletto mio, ed imita la gazzella o il cerbiatto sul monte degli aromi » (Cant. 8, 14). Potremmo noi, peccatori come siamo, non imitare la rassegnazione di colei che é, allo stesso tempo, tua Sposa e nostra Madre?



      LO STESSO GIORNO SANT’URBANO, PAPA

      Questa giornata è ancora contrassegnata dal trionfo di un altro Papa. Gesù risorto aveva detto a Pietro: « Seguimi » (Gv. 21, 19). E Pietro lo aveva seguito fino alla croce. Eredi suoi. Urbano e Gregorio, si sono posti appresso al medesimo capo, e noi salutiamo il loro comune trionfo, nel quale brilla quella forza insuperabile che il vincitore della morte ha comunicato , in tutti i secoli, a coloro che ha scelto sulla terra, per rendere testimonianza alla verità ed alla risurrezione.

      Vita. – Urbano nacque a Roma e, dopo essere stato impiegato al servizio della Chiesa, il 14 ottobre del 222, successe a Callisto I. Il suo Pontificato durò sette anni, sotto il regno di Alessandro Severo che assicurò la pace alla Chiesa. Morì a Roma il 19 maggio 230 e fu seppellito nel cimitero di San Callisto. Gli Atti apocrifi di santa Cecilia lo hanno fatto confondere con un altro Urbano, vescovo, ma non papa, che visse al tempo di Diocleziano, morì martire il 25 maggio e fu sepolto a San Pretestato.

      Preghiera.

      Noi, Pontefice santo, celebriamo il tuo trionfo con una gioia aumentataci anche dall’anniversario della dipartita da questa terra di san Gregorio VII, tuo illustre successore, per l’eterno soggiorno, dove l’attendevi nella gloria. Dall’alto del cielo, hai seguito le sue lotte e costatato che il suo coraggio non era inferiore a quello dei martiri. Lui, a Salerno, sul letto di morte si rianimava nell’ultima lotta, al pensiero del tuo estremo combattimento in quel medesimo giorno. O vincolo meraviglioso della Chiesa trionfante e di quella militante! o sublime fraternità dei santi! o speranza immortale per i nostri cuori! Gesù risorto c’invita a raggiungerlo per l’eternità. Ogni generazione gl’invia i suoi eletti, ed essi vanno, di volta in volta, a riunirsi sotto quel Capo, come altrettante membra che completano il suo corpo. Egli è la « primizia di quelli che riposano » (I Cor. 15, 20) e ci farà partecipare alla sua vita, se anche noi avremo partecipato alle sue sofferenze e alla sua morte. Prega, Urbano, affinchè il desiderio di riunirci a Gesù che è « la via, la verità e la vita » (Gv. 15, 6) s’infiammi in noi ognor più. Rendici superiori ai calcoli terreni e accordaci sempre di poter sentire che, fino a quando stiamo in questo mondo, « siamo esuli lontani dal Signore » (II Cor. 5, 6).

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